Allarme sulla disoccupazione giovanile: è a livelli record nel mondo e salirà ancora
a disoccupazione giovanile ha raggiunto un livello record nel 2009 ed è destinata a crescere ulteriormente quest'anno a causa della crisi e della ripresa troppo lenta del mercato del lavoro. A lanciare l'allarme è l'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), l'agenzia Onu con sede a Ginevra. Il rapporto, pubblicato in coincidenza con le celebrazione della Giornata internazionale della Gioventù, evento che apre ufficialmente oggi l'Anno internazionale della Gioventù, spiega che tra il 2007 e il 2009 il tasso di disoccupazione è balzato dall'11,9% al 13%. Un incremento senza precedenti.
Dei circa 620 milioni di giovani economicamente attivi alla fine del 2009 i senza lavoro erano 81 milioni, il massimo storico. Il loro numero è destinato ad aumentare a 81,2 milioni nel 2010, quando il tasso di disoccupazione salirà al 13,1%, seguito poi da un modesto declino al 12,7% nel 2011. «Non c'era mai stato prima un incremento di questa grandezza da quando registriamo questi dati», ha commentato al New York Times, l'economista dell'Ilo, Steven Kapsos.
La crisi finanziaria globale ha colpito in proporzione più i giovani che gli adulti. In alcuni paesi europei, tra cui la Spagna e la Gran Bretagna, molti giovani hanno addirittura perso ogni speranza di trovare un impiego. Questo fenomeno avrà importanti conseguenze. Rischia di creare «una generazione perduta -spiega Kapsos - costituita di giovani che sono stati spinti fuori dal mercato del lavoro e che hanno perso ogni speranza di poter vivere in modo decente». I dati Eurostat mostrano che la situazione più drammatica è in Spagna dove il tasso di disoccupazione tra i giovani sotto i 25 anni ha raggiunto il 40,5%, ben lontano dal 9,4% della Germania.
Non solo disoccupati ma anche poveri. L' Ilo calcola, inoltre, che circa 152 milioni di giovani lavoratori nel mondo, cioè un quarto degli occupati giovanili, vivano in situazioni di estrema povertà, in famiglie che, nel 2008, sopravvivevano con meno di 1,25 dollari per persona al giorno. Le proiezioni mostrano che la ripresa dell'occupazione giovanile richiederà più tempo rispetto agli adulti, categoria quest'ultima, che ha visto il massimo storico della disoccupazione al 4,9% globale nel 2009 e per la quale é previsto un calo al 4,8% nel 2010 e al 4,7% nel 2011.
L'allarme disoccupazione resta alto anche Negli Stati Uniti e le ricette per risanare la situazione non hanno finora dato i risultati sperati. Al punto che anche la consigliera economica di Barack Obama, Christine Romer, ha gettato la spugna. All'inizio di agosto, infatti, proprio in coincidenza con la pubblicazione dell'ultimo rapporto mensile del mercato del lavoro americano relativo al mese di luglio, la Romer ha annunciato che lascerà l'incarico alla Casa Bianca e tornerà ad insegnare. Potrebbe essere solo una coincidenza, ma il fatto è che i dati hanno smentito le previsioni e le promesse lanciate da Obama al momento del suo insediamento. Nel gennaio 2009, la Romer aveva previsto che, in assenza di ulteriori interventi correttivi, entro il quarto trimestre 2010 il tasso di disoccupazione avrebbe potuto sfiorare l'8,8%. Oggi siamo al 9,5%. E questo un anno e mezzo dopo il nuovo pacchetto fiscale da 775 miliardi di dollari varato da Barack Obama, che avrebbe dovuto generare, in due anni, tre-quattro milioni di posti di lavoro e portare la disoccupazione sotto l'8%.
Molti economisti spiegano che lo stimolo ha evitato una crisi più severa. E che occorre spendere di più. La Romer, in una intervista a Bloomberg Businessweek di questa settimana, sostiene che «la correlazione tra crescita e occupazione» si è spezzata a causa della peculiarità di questa crisi, prettamente finanziaria. A corto di credito, molte aziende hanno dovuto licenziare più persone del normale. Ma che fare allora per far scendere la disoccupazione? La ricetta della Romer resta la stessa. «Stimolare la domanda. Ripristinare un clima di fiducia in grado di far ripartire i consumi e gli investimenti privati attraverso incentivi alle imprese».
Fonte
http://www.ilsole24ore.com/art/economia ... 0035.shtml