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MessaggioInviato: 27/09/2010, 16:54 
Cgil: in 10 anni -5.500 euro di potere d'acquisto

Un rapporto presentato da Ires-Cgil evidenzia che dal 2000 al 2010 c'è stata una perdita di potere d'acquisto pari a 5.453 euro. Epifani: "Urgente un intervento che sgravi i lavoratori dipendenti". Le associazioni consumatori: "Colpiti anche da rincari per oltre 11mila euro"

Roma - Una flessione considerevole su cui politici, sindacalisti ed economisti dovranno necessariamente riflettere. Dieci anni "da dimenticare" per i salari dei lavoratori dipendenti, con una perdita complessiva di potere d’acquisto di quasi 5.500 euro. Dal 2000 al 2010 - secondo un rapporto Ires-Cgil - c’è stata una perdita cumulata di potere d’acquisto dei salari lordi di fatto di 3.384 euro (solo nel 2002 e nel 2003 si sono persi oltre 6.000 euro) che, sommata alla mancata restituzione del fiscal drag, si traduce in 5.453 euro in meno per ogni lavoratore dipendente alla fine del decennio.

Epifani: serve riequilibrio fiscale In Italia esiste "un grande problema che riguarda l’abbassamento dei salari anche legato al prelievo fiscale". Lo sottolinea il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, a margine della presentazione del rapporto che chiede "un intervento urgente che sgravi il lavoro dipendente" riequilibrando il peso del prelievo a favore dei salari. I salari, secondo Epifani, pagano al momento di più di altri redditi ed è necessaria una "svolta" che affronti il problema delle retribuzioni.

I consumatori: rincari per oltre 11mila euro I salari non solo sono stati penalizzati dalla perdita di potere d’acquisto ma anche da un’ondata di rincari di prezzi e tariffe, pari dal 2002 al 2009 a 10.270 euro, cui si aggiungono 1.118 euro nel 2010. È questa l’analisi di Adusbef e Federconsumatori. Già da tempo, ricordano, "avevamo chiesto una commissione che indagasse su cosa fosse avvenuto nel 2002 durante il cambio lira-euro per cui, in presenza di un aumento incredibile dei prezzi soprattutto dei beni di largo consumo, veniva registrato addirittura un calo del tasso di inflazione dal 2,7 al 2,5, mentre dai nostri osservatori e dai nostri calcoli (peraltro suffragati da altri autorevoli centri economici) il tasso medio avrebbe dovuto collocarsi al 5,6% e quello relativo ai prodotti di largo consumo all’8,9%".

Fonte
http://www.ilgiornale.it/economia/cgil_ ... comments=1


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MessaggioInviato: 28/09/2010, 11:41 
Turismo italiano in affanno....

VIDEO ANSA:
http://www.ansa.it/web/notizie/videogal ... 72902.html



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 28/09/2010, 12:09 
Ue, conti pubblici. Berlino detta la linea dura. E per l’Italia sono guai


Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble difende il giro di vite e propone sanzioni severe per i trasgressori. Con un debito pari al 116% del Pil, l’Italia rischia di farsi sommergere da multe e penalizzazioni
Ristrutturazione dei conti e severe sanzioni pronte ad abbattersi implacabilmente sui trasgressori. I dettagli delle proposte sul nuovo Patto di Stabilità europeo saranno resi noti soltanto mercoledì ma per le nazioni più indebitate del Continente, Italia in primis, l’allarme è già scattato, ed è un allarme che sembra presagire lacrime e sangue e in Finanziaria.

In attesa di presentare in via ufficiale il proprio progetto il commissario Ue Barroso e il numero uno agli affari monetari dell’Unione Holli Rehn avrebbero già incassato un sostegno importantissimo: quello della Germania. A rivelarlo il Financial Times, citando una lettera inviata dal ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble ai 26 colleghi europei. Una missiva, quella di Berlino, che conterrebbe proposte serissime pensate con un solo obiettivo: sistemare i conti dell’Unione prima che sia troppo tardi.

Al centro della questione, ovviamente, c’è la drastica dieta dimagrante da imporre al disavanzo pubblico. I Paesi caratterizzati da un rapporto debito/Pil superiore al 60% dovranno infatti tagliare l’eccesso del proprio debito di almeno un ventesimo all’anno se vorranno evitare di incorrere nelle sanzioni di Bruxelles. Per una Paese come la Francia, che secondo le previsioni dovrebbe chiudere il 2010 con debito pari all’83% del prodotto nazionale si tratterebbe di tagliare 4 punti percentuali all’anno per i prossimi tre anni. Per l’Italia, che con il suo 116% detiene il peggior quoziente d’Europa, sarebbe necessario tagliarne ben otto. Per un totale di circa 130 miliardi. Proprio Italia e Francia, manco a dirlo, rappresentano oggi i leader indiscussi della linea “morbida” di chi si oppone al piano tedesco e, in particolare, al principio delle sanzioni automatiche pronte a scattare senza appello di fronte al mancato raggiungimento degli obiettivi.

Il progetto tedesco, sostenuto anche da Olanda e Gran Bretagna, sembra rimarcare in modo inequivocabile ciò che per molti analisti è già una verità consolidata: in Europa non c’è più tempo da perdere. La crisi greca, i guai di Spagna, Irlanda e Portogallo, e il generale deterioramento dei conti pubblici prodotto dagli interventi di soccorso al sistema finanziario rischiano di scavare una voragine incolmabile nei bilanci degli Stati membri. Alla fine del 2009, il Fondo Monetario Internazionale aveva lanciato l’allarme sull’evoluzione del rapporto debito/Pil nelle economie più avanzate. Secondo le previsioni del Fmi, il valore del quoziente tedesco dovrebbe passare dal 78,7 all’89,3% entro il 2013, quello inglese dal 68,7 al 98,3, quello francese dall’83 al 96,3. Lo stato dei conti italiani, infine, sarebbe pronto ad andare fuori controllo facendo segnare ancora una volta un poco invidiabile primato: 128,5%. In assenza di drastiche manovre, insomma, la situazione sarebbe destinata ad esplodere.

Le sanzioni

In questo quadro, sembrano molto rigide anche le ‘punizioni’ per chi trasgredirà i limiti. Multe milionarie per chi non riuscirà a ridurre sufficientemente il proprio debito, tagli ai fondi per lo sviluppo e ai sussidi agricoli, sospensione del diritto di voto nel Consiglio dei ministri dell’Unione per quegli Stati membri incapaci di adeguarsi alle direttive. Le ipotesi lanciate da Schäuble identificano una linea strategica ancor più radicale del previsto. Già da qualche giorno, infatti, si era parlato apertamente di requisiti contabili più stringenti rispetto al passato ma le proposte tedesche sulle sanzioni rischiano ora di cogliere di sorpresa anche coloro che ultimamente si erano preparati al peggio.

In attesa di sapere se la linea tedesca saprà prevalere, il contenuto generale del piano Barroso-Rehn ha già inflitto una chiara sconfitta alle velleità espresse nel recente passato dal governo italiano. In estate, Giulio Tremonti aveva espresso soddisfazione per la decisione dell’Ue di includere il debito netto dei privati nel suo indice di sostenibilità sovrana. Una scelta che penalizzava nazioni come la Gran Bretagna caratterizzate da più elevati livelli di indebitamento presso famiglie, banche e imprese. Il nuovo Patto di Stabilità, al contrario, rilancia prepotentemente il peso del rapporto tra debito pubblico e prodotto nazionale. Un vero e proprio tallone d’Achille per l’Italia che, nella classifica mondiale per valore del quoziente, è superata da appena cinque Paesi.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09 ... uai/65182/



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MessaggioInviato: 28/09/2010, 13:25 
Ci mancano solo le multe!! Cioè invece di aiutare chi sta peggio magari intervenendo sull'economia.. lo si multa? Bella soluzione. [:D]



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MessaggioInviato: 28/09/2010, 14:01 
Cita:

Ue, conti pubblici. Berlino detta la linea dura. E per l’Italia sono guai


Per l'Italia? Diciamo pure per gli italiani.... [}:)]



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MessaggioInviato: 28/09/2010, 14:04 
Bersani attacca la maggioranza "Compravendita uguale corruzione"

Il segretario del Pd: "Roba da magistratura.
Non si possono fare promesse nè corrispondere stipendi"


Fonte:
http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... ef=HRER1-1

ROMA - "È in corso un'operazione che prelude all'ipotesi del governo Berlusconi-Bossi-Cuffaro. Ma poi sono in corso altre manovre, già successe in passato e che si ripetono: se uno promette la rinomina o comunque uno stipendio è corruzione, roba da magistratura". Così il segretario Pd Pier Luigi Bersani attacca contro la "compravendita" di parlamentari da parte del Pdl.

Bersani si riferisce all'inchiesta pubblicata questa mattina da Repubblica: "Se uno promette una rinonima, e nel caso di mancata rinomina, uno stipendio, compie un atto illegale".




L'INCHIESTA

Ecco il contratto della compravendita
Peones ingaggiati con 10 mila euro


Nel 2008 due ex leghisti premiati dal Pdl per le trame anti-Prodi: Pottino e Gabana non furono rieletti, ma in compenso ottennero uno stipendio mensile. Il ministro Elio Vito fu determinante nell'opera di convincimento

di CARMELO LOPAPA


Continua>>>
http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... ef=HREC1-5



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MessaggioInviato: 28/09/2010, 21:20 
"Italia? Mafia e pizza", e la Brambilla chiede i danni d'immagine
Il ministro contro l'applicazione 'What country' della Apple

28 settembre, 20:26

Fonte:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 79623.html

ROMA - L'immagine dell'Italia non puo' essere rappresentata semplicisticamente con 'mafia, pizza, pasta e scooter': dopo il vespaio provocato ieri dall'applicazione 'What Country', disponibile a pagamento sul negozio online di Apple, il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla ha perso le staffe e ha dato mandato all'Avvocatura dello Stato per procedere nelle sedi opportune contro i responsabili ''del grave danno d'immagine arrecato al nostro Paese''.

Un'azione, ricorda il ministro, avviata anche nel rispetto delle deleghe affidatele dal governo per la tutela e il rilancio dell'immagine dell'Italia e del Made in Italy. Dopo le polemiche di ieri sull'accostamento dell'Italia all'associazione pizza-mafia, a cui hanno fatto seguito anche interrogazioni parlamentari e le proteste dell'Osservatorio Antiplagio, dal dicastero di via della Ferratella Brambilla ha mosso lancia in resta contro l'americana Apple per l'applicazione 'What Country' (disponibile per iphone, ipod e ipad). ''Si tratta di una rappresentazione offensiva e inaccettabile - ha tuonato il ministro - per di piu' accompagnata da un testo 'esplicativo' che, se possibile, peggiora ulteriormente le cose''. L'Italia, ricorda ai possibili detrattori, ''e' un faro nel mondo per la sua storia, la sua cultura e il suo stile. Come cittadina e come ministro non posso permettere che si getti discredito sul nostro Paese utilizzando un'organizzazione criminale come nostro testimonial. Tutto questo fa grande torto all'Italia e agli italiani. Tale immagine distorta, alla cui creazione hanno contribuito anche tante pellicole cinematografiche diffuse in tutto il mondo, deve essere definitivamente corretta''. Ed e' per questo, ha annunciato, ''che ho chiesto ad Apple di rimuovere l'applicazione da APP store e ho dato mandato all'Avvocatura dello Stato di procedere nelle sedi opportune contro i responsabili''. Insperabilmente, l'iniziativa legale avviata dal ministro ha avuto il pregio di mettere dalla stessa parte della barricata governo e opposizione. ''Siamo soddisfatti per la decisione del ministro del Turismo Brambilla di dare seguito alla nostra denuncia e all'indignazione espressa dall'Osservatorio Antiplagio a causa della scelta dell'azienda americana Apple di commercializzare un'applicazione per iphone, ipod e ipad chiamata 'What Country' che identifica l'Italia con pizza e mafia'', ha spiegato Laura Garavini, capogruppo del Pd in commissione Antimafia, che gia' nella giornata di ieri aveva annunciato la presentazione di un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Interno. ''Ora ci aspettiamo - ha puntualizzato - che l'azione del governo sia incisiva, cioe' che ottenga da Apple la rimozione dell'applicazione che non solo offende il nostro paese ma, soprattutto, utilizza la mafia come marchio per vedere, facendo cosi' pubblicita' al crimine''.



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MessaggioInviato: 28/09/2010, 21:42 
Per 150 anni il Nord infangando il Sud gli si è rivelato un Boomerang e ne stanno cogliendo le spese tutti,sia il Nord che il Sud.[}:)]
Gli stranieri non fanno distinzioni.[;)]


Ultima modifica di bleffort il 28/09/2010, 21:52, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 29/09/2010, 17:04 
Crisi economica, Nord-Ovest il più colpito

Roma - (Adnkronos) - E' l'area nord-occidentale del Paese quella che ha registrato nel 2009 il maggior calo del Pil, sceso del 6%, mentre la perdita è stata più contenuta nel Centro e nel Mezzogiorno.
Roma, 28 set. (Adnkronos) - E' il Nord-Ovest l'area italiana che ha registrato nel 2009 il maggior calo del Pil, sceso di ben il 6% mentre la perdita di prodotto interno lordo è stata più contenuta nel Centro e nel Mezzogiorno. Addirittura, la Calabria è l'unica regione con un indicatore stabile. Lo rileva l'Istat che oggi ha diffuso le stime a livello regionale dei principali aggregati economici, quali prodotto interno lordo (Pil), unità di lavoro, valore aggiunto, redditi da lavoro dipendente e spesa per consumi finali delle famiglie.Nel 2009, rileva infatti l'Istat, il Pil si è ridotto del 6% nel Nord-Ovest, del 5,6% nel Nord-Est, del 3,9% nel Centro e del 4,3% nel Mezzogiorno, a fronte di un valore nazionale pari a -5%. Il Pil per abitante ai prezzi di mercato, misurato dal rapporto tra Pil nominale e numero medio di residenti nell'anno, segna una flessione del 3,7% a livello nazionale.

Il calo del Pil per abitante ai prezzi di mercato, prosegue l'Istituto di Statistica, si conferma più contenuto nel Mezzogiorno (-2,7%) e nel Centro (-2,9%), mentre è più marcato nel Nord-Ovest (-4,6%) e nel Nord-Est (-4,5%). In valori assoluti, tuttavia, si confermano le disparità fra le macroregioni del Pil ai prezzi di mercato per abitante: 30.036 euro nel Nord-Ovest, 29.746 euro nel Nord-Est e 28.204 euro nel Centro, contro i 17.324 euro del Mezzogiorno.

In particolare, l'Istat riferisce che il Nord-Ovest è la ripartizione geografica dove la crisi economica si è fatta sentire di più. La flessione del Pil è spiegata principalmente, sottolinea l'Istituto di statistica, dall'andamento del settore industriale, nel quale il valore aggiunto in termini reali diminuisce del 14,9% contro il -2,8% dei servizi e il -0,6% del settore agricolo. Il calo del Pil è più marcato in Lombardia e Piemonte (rispettivamente -6,3% e -6,2%). Il Pil per abitante ai prezzi di mercato si riduce del 5% in Lombardia e del 4,6% in Piemonte, contro il -4% della Valle d'Aosta e il -1,8% della Liguria.

Fonte
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Econo ... 67988.html


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MessaggioInviato: 30/09/2010, 01:35 
Europa: multe e sanzioni per evitare un altro caso Grecia.
Ecco quanto paghera' l'Italia


Roma tra i sorvegliati speciali per debito pubblico (primi nella Ue e terzi nel mondo) e deficit. Bruxelles, che punta a rendere esecutive le nuove norme entro la metà del 2011, ha proposto una sanzione pari allo 0,2% del Pil ai paesi che spendono troppo nel medio termine e una di pari importo per quelli il cui deficit supera il limite del 3% del Pil.

Pubblicato il 29 settembre 2010

Fonte:
http://www.wallstreetitalia.com/article ... ge=1012162

La Commissione europea stringe i vincoli del patto di stabilità per scongiurare il rischio di nuovi casi come quello della Grecia. E' il senso di una giornata che, se le regole proposte dalla Commissione saranno accettate dai ministri Ue e dal Parlamento europeo, si può quasi definire storica.

Bruxelles, che punta a rendere esecutive le nuove norme entro la metà del 2011, ha proposto una sanzione pari allo 0,2% del Prodotto interno lordo ai paesi che spendono troppo nel medio termine e una di pari importo per quelli il cui deficit supera il limite del 3% del Pil. Una multa pari allo 0,1% del Pil è stata invece proposta per quei paesi che non sono stati in grado di ovviare ai propri squilibri macroeconomici. Le nuove sanzioni colpiscono i membri dell'area euro e non prevedono il congelamento dei fondi Ue ai paesi che violano le regole, come invece proponeva la Germania.

Tutti i paesi europei hanno un obiettivo di bilancio a medio termine, che impone loro di mirare al pareggio dei conti o di portarsi addirittura in avanzo. Le nuove regole prevedono che, fino a quando non si è raggiunto questo obiettivo, il deficit debba essere ridotto di almeno lo 0,5% del Pil ogni anno. In aggiunta, la crescita della spesa pubblica non potrà essere superiore a un tasso di crescita prudente ipotizzato per il Pil nel medio termine, a meno che l'obiettivo di bilancio di medio termine non sia stato raggiunto. Se le spese supereranno il limite posto dalla Commissione il paese sarà in un primo tempo oggetto di avvertimento. Se questo non basta, il paese dovrà fare un deposito che frutterà interessi pari allo 0,2% del proprio Pil.

Per i paesi il cui deficit supera il 3% del Pil, la Commissione propone che l'apertura della procedura per deficit eccessivo comporti anche l'obbligo di effettuare un deposito senza interessi pari allo 0,2% del Pil presso un conto dell'esecutivo Ue. Tale deposito verrà convertito in una vera e propria multa se i conti pubblici non verrano sanati come raccomandato dai ministri delle finanze Ue. Fino ad oggi le sanzioni sono state solo un'opzione che si presentava alla fine di una procedura che poteva durare anni.

Per mettere maggiore enfasi sulla riduzione del debito la Commissione ha inoltre proposto che quei paesi con un debito superiore al 60% del Pil, come è il caso dell'Italia, debbano ridurre l'eccesso di un ventesimo ogni anno. In caso contrario, per quel paese verrà aperta la procedura per deficit eccessivo che implica, in un primo tempo, l'obbligo di effettuare un deposito senza interessi pari allo 0,2% del Pil.

Infine, per minimizzare il rischio di crisi scatenate da squilibri macroeconomici come le bolle immobiliari di Irlanda e Spagna, la Commissione ha proposto che monitorerà le economie dei membri Ue per individuare l'emergere di simili squilibri. Nel caso di squilibri gravi, per il paese in questione verrà aperta una procedura per squilibri eccessivi con relative raccomandazioni da parte dei ministri delle finanze Ue su come porvi rimedio. Se i consigli dovessere essere ignorati, scatterebbe una multa pari allo 0,1% del Pil all'anno finchè non il paese non si decide ad agire come raccomandato.

Poiche' il Pil Italiano e' stato nel 2009 di 1.520 miliardi di euro, il nostro paese dovra' pagare 3.04 miliardi per debito eccessivo e altri 3.04 miliardi di euro per sforamento del deficit di bilancio del 3%. In totale: 6.08 miliardi di euro in multe.

A luglio il debito pubblico dell'Italia (il piu' alto nella Ue e il terzo piu' alto del mondo, in valore assoluto) ha toccato un nuovo massimo storico. Secondo il supplemento di finanza pubblica al bollettino statistico della Banca d'Italia, al 31/7/2010 il debito pubblico italiano è salito a quota 1.838,296 miliardi di euro, mentre a giugno si era attestato a 1.822,050 miliardi.

L'alto debito dell'Italia, al 115,8% del Pil nel 2009 e con una stima al 124,7% al 2015, limiti gli spazi di manovra sul bilancio e rende il nostro paese, fra le nazioni europee ed occidentali avanzate, uno di quelli con minore 'spazio di manovra fiscale'. Secondo le griglie della Ue il debito pubblico di ciascun paese membro dovrebbe essere attestato al 60% del pil, mentre l'Italia ha sfondato ormai tetti impensabili con cifre quasi doppie.

Rispetto al marzo 2009, il debito italiano e' aumentato di varie decine miliardi in termini assoluti, cioe' almeno 3 volte la "manovra" da 25 miliardi approvata con grandi polemiche pochi mesi fa dalllo stesso ministro dell'Economia Giulio Tremonti per far quadrare il bilancio dello Stato, manovra di cui oggi nessuno ricorda nulla.



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MessaggioInviato: 01/10/2010, 23:57 
LAVORO: CISL, MENO DISOCCUPAZIONE MA PREOCCUPA CRESCITA INATTIVI

(AGI) -Roma, 1 ott. – “E’ positivo che il tasso di disoccupazione, pari all’8,2% in agosto, sia in calo di 0,2 punti percentuali rispetto a luglio, ma deve preoccupare che cio’ non si traduca ancora in un aumento del numero degli occupati, che resta invariato. Crescono invece, anche in agosto, come accade da mesi, gli inattivi. Rimane alto, purtroppo, lo scoraggiamento delle persone che smettono di cercare un lavoro”. Giorgio Santini, segretario confederale della Cisl commenta in una nota i dati diffusi oggi dall’Istat sull’andamento occupazionale.
“Anche la riduzione, positiva, del tasso di disoccupazione giovanile – sottolinea Santini – che probabilmente si spiega con assunzioni stagionali legate al periodo estivo, non puo’ considerarsi un indicatore di miglioramento consolidato, finche’ non ripartiranno stabilmente le assunzioni. Del resto sia i dati definitivi del secondo trimestre 2010, sia quelli relativi all’occupazione nelle grandi imprese, diffusi dall’Istat nei giorni scorsi, forniscono segnali contradditori.” “Rimane pertanto alta l’esigenza di uno sforzo straordinario e condiviso tra Governo, Regioni e parti sociali, sia per fare decollare le politiche attive per il reimpiego nei territori, sia per mettere in campo misure che facilitino le assunzioni – conclude il Segretario Confederale della Cisl – come l’utilizzo del part time in chiave occupazionale, il credito di imposta per le nuove assunzioni nel Mezzogiorno e, soprattutto, il rilancio dell’apprendistato, con una maggiore incentivazione economica, per l’accesso dei giovani al lavoro, ricordando che in Europa la disoccupazione giovanile e’ piu’ bassa proprio perche’ funzionano meglio che da noi i meccanismi misti di studio e lavoro”. (AGI) Red/Ila

Fonte
http://www.aziende-oggi.it/archives/00064307.html


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Disoccupazione in calo, ma una donna su due è senza lavoro
Ad agosto il tasso è sceso all'8,2% contro il 10,1% dell'Ue. Una donna su due, però, è inattiva. Questa la fotografia scattata dall'Istat nelle sue stime provvisorie

Disoccupazione in calo - Migliora leggermente ad agosto la situazione del mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione scende all'8,2% contro l'8,4% di luglio, al livello più basso da settembre 2009. Ma una donna su due in Italia non lavora e il tasso di disoccupazione giovanile si attesta al 25,9% ad agosto, con una riduzione di 0,8 punti percentuali rispetto al mese precedente e un aumento di 0,6 punti percentuali rispetto ad agosto 2009.
E' la fotografia scattata dall'Istat nelle sue stime provvisorie.

Il numero di occupati (dati destagionalizzati) risulta invariato rispetto a luglio e in diminuzione dello 0,6% rispetto ad agosto 2009. Il tasso di occupazione è pari al 56,9%, invariato rispetto a luglio e con una riduzione di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso
periodo dell'anno precedente.
Diminuisce del 2,4% anche il numero delle persone in cerca di occupazione rispetto a luglio (in aumento del 3,6% rispetto ad agosto 2009). Rispetto a luglio quindi il tasso di disoccupazione risulta in calo di 0,2 punti percentuali mentre su base annua registra un aumento dello 0,3%.

Le donne fuori dal mondo del lavoro - A livello complessivo, per il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, i dati congiunturali "costituiscono finalmente un inequivoco segnale positivo che nessuna Cassandra potrà contestare".
E a mettere a segno una riduzione a confronto con luglio non è solo il tasso generale dei senza lavoro, che scende sotto le previsioni: cala anche la quota dei giovani alla ricerca di un'occupazione, con il tasso di disoccupazione, in arretramento per il quarto mese di seguito, al 25,9% dal 26,7% di luglio.
Ma, fa notare l'Istituto di statistica, il "livello rimane elevato". Va meglio anche sul versante femminile, con il tasso delle donne senza lavoro che scende (fermo al 9,1%) e con l'occupazione che sale leggermente (46,1%).

Tuttavia si estende l'area dell'inattività, a quota 49,2%. In altre parole si fa largo l'effetto scoraggiamento che spinge le donne fuori dal mondo del lavoro, facendo sì che interrompano la ricerca di un posto. E per gli uomini non ci sono ancora notizie buone, neppure parzialmente: sale la quota dei senza lavoro e cala l'occupazione. Inoltre, resta negativo il confronto con agosto 2009 (il tasso disoccupazione era all'7,9%).

Fonte
http://tg24.sky.it/tg24/economia/2010/1 ... avoro.html


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MessaggioInviato: 03/10/2010, 23:00 
In Italia un giovane su sei risulta fuori da ogni attività

I dati dell'ufficio studi della Confartigianato sulla generazione che va dai 15 ai 29 anni Un giovane su sei risulta fuori da ogni attività

Pure loro sono tecnicamente «invisibili». Ancora più degli esponenti di quelle tante categorie di lavoratori autonomi che non hanno protezione sociale. Invisibili per la scuola o l'università, l'Inps, il fisco. Perfino per gli uffici di collocamento. Sono i 641 mila giovani italiani fra i 15 e i 24 anni che non studiano, non lavorano ma nemmeno lo cercano, il lavoro. Un numero impressionante, considerando che si tratta del 10,5 per cento di tutte le persone di quell'età. E il bello è che di questi «invisibili» i due terzi circa sono al Sud: 415 mila, ovvero il 16,2 per cento di tutti i giovani meridionali. Quasi tre volte rispetto al Nord. Nelle regioni settentrionali coloro che si trovano in questa condizione sono 157 mila, ovvero il 6,5% del totale. Ancora meno, il 6,3 per cento, nel Centro: dove il loro numero non raggiunge i 70 mila, un sesto nei confronti del Mezzogiorno. Per un Paese sviluppato qual è il nostro si tratta di un fenomeno decisamente rilevante. Se poi la fascia d'età «giovanile» di estende dai 24 ai 29 anni, ecco che gli «invisibili» diventano addirittura 908 mila. E il loro peso sale ancora al 18,7% dell'intera popolazione italiana compresa in quella fascia d'età. Ciò significa che fino ai 29 anni è «invisibile» un giovane su sei.

Un segnale chiaro, secondo l'ufficio studi della Confartigianato che ha elaborato questi dati: con la crisi si è ancora accentuato nel nostro Paese il fenomeno della concorrenza sleale nei confronti delle piccole imprese regolari. Segnale che troverebbe conferma in altri dati preoccupanti. Per esempio la diminuzione del tasso di attività fra gli italiani della fascia d'età 25-54 anni. Fra il primo trimestre del 2008 e lo stesso periodo di quest'anno è calato dell'1,2 per cento, passando dal 78,2 al 77 per cento. E questo mentre negli altri Paesi europei, dove il tasso di attività dei cittadini non più considerati in età scolare né ancora pensionabili è superiore a quello nostrano, si registravano aumenti pur modesti. Anche qui, se il peggioramento ha riguardato tutta Italia, è al Sud che il fenomeno si è sentito di più: nel Mezzogiorno la flessione è stata del 2,5 per cento. La Confartigianato ha stimato che durante la crisi economica ben 338 mila adulti fra i 25 e i 54 anni siano usciti dalla forza di lavoro, e di questi ben 160 mila donne: categoria che da noi ha il poco invidiabile primato europeo del minore tasso di attività (appena superiore al 46 per cento). Ben 230 mila sfortunati, pari al 68 per cento dell'intera platea, sono meridionali: 143 mila uomini e 97 mila donne.

Considerando tutto il Paese, nel primo trimestre di quest'anno i maschi «inattivi» non più in età scolare ma non ancora pensionabili erano un milione 361 mila, contro 4 milioni 628 mila donne. Totale: 5 milioni 989 mila persone, il 10 per cento dell'intera popolazione italiana. Più di un milione dei quali (esattamente un milione 69 mila) nella sola Campania. In questa regione i maschi fra 25 e 54 anni «inattivi» sono 277 mila, il 21 per cento del totale.

Per non dire poi dell'aumento del lavoro «autonomo» irregolare o «abusivo», come lo definisce l'organizzazione degli artigiani. La quale ha calcolato, sulla base dei dati dell'Istat, che tra il 2008 e il 2009 il numero degli occupati indipendenti non regolari è aumentato dal 9,2 al 9,4 per cento del totale della forza di lavoro autonoma, raggiungendo 639.900 unità. Parliamo di una cifra pari al 62 per cento di tutti gli occupati indipendenti nel settore manifatturiero. Si tratta anche di una quantità di persone pressoché identica a quella dei giovani «invisibili» fra i 15 e i 24 anni. Una semplice coincidenza, ma significativa.

Secondo la Confartigianato il flusso del lavoro irregolare viene alimentato anche da politiche del welfare profondamente distorsive. L'indagine porta l'esempio dei sussidi di disoccupazione in agricoltura che spettano a chi ha lavorato in un anno almeno 51, 101 o 151 giornate secondo i casi. E non manca di citare il Rapporto di monitoraggio delle politiche occupazionali di due anni fa nel quale il ministero del Lavoro denuncia apertamente «distorsioni e comportamenti collusivi». Nel 2007 hanno goduto delle varie indennità di disoccupazione, secondo l'Inps, ben 504.377 individui, cioè il 48,9 per cento di tutti gli operai agricoli attivi in Italia. Ma se nel Nord Ovest la quota dei beneficiati non è andata oltre il 14,4 per cento, al Sud è arrivata a uno stratosferico 65,4 per cento del totale. Dei 504.377 operai agricoli sussidiati dall'Inps, ben 422.337, ossia l'83,7 per cento, è nel Mezzogiorno.

Il top si tocca in Calabria, con 100.757 disoccupati: numero pari quasi ai tre quarti (il 74,3 per cento) di tutti gli operai agricoli calabresi. Su livelli paragonabili anche la Sicilia, dove i destinatari di trattamenti di disoccupazione sono stati nel 2007 ben 116.589, il 74,2 per cento del totale. Seguono la Puglia, con 111.049 beneficiati (il 60,3 per cento), e la Campania, con 63.982 disoccupati (65,7 per cento). All'opposto, la Lombardia, dove nel 2007 sono state corrisposte appena 5.024 indennità (l'11,1 per cento).

Ma se le cose stanno così, come meravigliarsi se proprio la Calabria è l'area della penisola dove l'illegalità nel mercato del lavoro raggiunge i livelli più elevati? Sempre nel 2007, ha stimato l'Istat, i lavoratori «irregolari» erano in quella regione il 27,3 per cento di tutti quanti gli occupati. E quel che è più grave, il loro numero risultava superiore dell'1,3 per cento rispetto a quello del 2001, anno nel quale il governo (allora presieduto da Silvio Berlusconi) aveva approvato una legge con l'obiettivo di favorire l'emersione delle attività in nero. Provvedimento che si sarebbe però rilevato un sostanziale fallimento, come dimostrano proprio questi dati.

Fonte
http://www.ecplanet.com/node/1750


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MessaggioInviato: 04/10/2010, 00:40 
tenere in considerazione questo dato:
"Il tasso di disoccupazione 'reale', registrato nel secondo trimestre dell'anno, va ben oltre il dato comunicato dall'Istat (8,5%) attestandosi all'11,5%". E' il calcolo dell'Osservatorio Cig del dipartimento Settori produttivi della Cgil Nazionale che 'rettifica' il dato diffuso dall'istituto statistico il 23 settembre scorso, considerando anche i lavoratori inattivi e in cassa integrazione come "un potenziale di disoccupazione".

inoltre non sono nel calcolo coloro che non cercano lavoro da anni, e sono tantissimi, ma restano fuori dalle percentuali.

se ci mettiamo GLI ABUSATI contratti a tempo determinato abbiamo un'esercito di persone SENZA FUTURO.



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MessaggioInviato: 04/10/2010, 15:31 
Un documentario interresante da "Presadiretta" di Raitre chiamato "senza fabbriche"

Siamo veramente usciti dalla crisi come ha dichiarato di recente il nostro Presidente Del Consiglio? Il peggio è passato? E che Italia ci riconsegnerà la crisi? Per rispondere a queste domande PRESADIRETTA ha mandato i suoi inviati in mezzo alle migliaia di fabbriche della metalmeccanica di precisione e del distretto delle ceramiche di Reggio Emilia e Provincia. E ha scoperto che il 25 per cento della manodopera di tutta la provincia è in difficoltà sul posto di lavoro, 60mila persone che vivono con la metà dello stipendio, perché sono in cassa integrazione o nelle liste di disoccupazione.

Il video completo

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/me ... 7ca89.html

Il video diviso in 7 parti su Youtube








Ultima modifica di vimana131 il 04/10/2010, 15:35, modificato 1 volta in totale.

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