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Stellare
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 Oggetto del messaggio: RFID MicroChip per la vostra sicurezza TV Sub ITA
MessaggioInviato: 12/10/2010, 16:52 



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MessaggioInviato: 12/10/2010, 16:59 
azz ... ci siamo



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Microchip solo su stupratori,pedofili e assassini.


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MessaggioInviato: 12/10/2010, 17:11 
Cita:
eSQueL ha scritto:

azz ... ci siamo


Eh sì eh..... i tempi sono maturi... [:246]

Emhm... ce la fate a dare un'occhiata anche a questo?




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MessaggioInviato: 12/10/2010, 17:35 
Si microcippano poi il loro sedere...


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Marziano
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MessaggioInviato: 12/10/2010, 18:38 
Aiutoooooooooo avevo appena postato la notizia sul microCHIP obbligatorio per i cani....


OMG [:(]


Ultima modifica di NOcoverUP il 12/10/2010, 18:40, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 12/10/2010, 18:46 
Microchip nel cervello: privacy a rischio
di Antonio TETI


Comunicare con la trasmissione del pensiero, controllare un essere umano attraverso l’alterazione e la manipolazione della sua mente è un’aspirazione antica, praticata soprattutto in Oriente. Sembrava che la via per raggiungere l’obiettivo fosse stata aperta prima nella Russia staliniana degli anni Trenta poi, dopo la guerra di Corea, quando i reduci dai campi di prigionia cinesi mostrarono strani comportamenti, battezzati “brainwashing” (lavaggio del cervello) dal funzionario della CIA Edward Hunter.
Ma se i tentativi di controllo del cervello umano rappresentano il passato, in tempo di “information container”, la raccolta continua e incessante di dati per il futuro è affidata allo sviluppo delle tecnologie a radiofrequenze (RFId – Radio Frequency Identification), applicabili all’essere umano e fruibili per ottenere informazioni utili in tempo reale. Sviluppando questo metodo, si potrebbe arrivare molto più lontano, soprattutto utilizzando la tecnologia delle frequenze elettromagnetiche del corpo umano.
Un futuro che, non molto vicino ma neppure troppo lontano, consentirà un flusso infinito di informazioni in tempo reale: addirittura la lettura del pensiero. è la prospettiva del terzo millennio, con un problema però: garantire la sicurezza delle informazioni e della loro trasmissione via etere preservando, nello stesso tempo, la privacy e l’integrità delle informazioni stesse.


L'Information and Communication Technology (ICT) ha assunto, a livello planetario, la connotazione di un invading element che pervade la vita, i costumi e la società moderna in cui viviamo. L'esigenza di essere costantemente “connessi” e di utilizzare strumenti che possano garantirci l'accesso a dati ed informazioni di ogni genere, rappresenta, per le società maggiormente progredite, un'esigenza imprescindibile. Le moderne tecnologie, soprattutto negli ultimi anni, hanno risposto a questa esigenza assicurando, ai “fruitori di tecnologie”, la produzione di dispostivi tecnologici di sempre maggiore potenza e versatilità, fino a superare quelle che potevano sembrare le normali esigenze di connettività. Attualmente possiamo disporre di prodotti informatici delle dimensioni di un comune smartphone, in grado di garantire trasmissioni dati di ogni genere e una capacità di accesso alla rete Internet soddisfacente, che delinea già il precoce invecchiamento dei portatili che, fino a ieri, erano considerati un prodotto rivoluzionario in termini di versatilità, ingombro ridotto e trasportabilità. Ma è ormai altrettanto chiaro che i bisogni dell'uomo vanno ben oltre le apparenti normali esigenze di accesso alle informazioni.
Da qualche tempo, un termine molto in voga nei Paesi anglosassoni, definisce meglio il concetto di raccolta di informazioni: information container. La raccolta continua e incessante di dati, la possibilità di poter disporre di database su cui effettuare estrapolazioni ed interrogazioni, per soddisfare i bisogni della conoscenza dell'uomo, rappresentano, secondo molti autorevoli esperti, il vero business del terzo millennio.
Ma la raccolta di dati ed informazioni implica necessariamente il coinvolgimento di risorse umane. I dati sono fruibili solo se qualcuno li produce e li immette in un sistema informativo. In tal senso, Internet rappresenta un formidabile strumento di raccolta autonoma ed incontrollata di informazioni di vario genere, proprio perché generato da una immissione dati di tipo “open source”. Soprattutto nell'ambito delle operazioni di intelligence, la raccolta di informazioni mediante la metodologia “open source” (meglio noto con l'acronimo di OSINT- Open Source INTelligence) indica l'attività di ricerca mediante la consultazione di fonti di pubblico accesso e dominio. L'OSINT si avvale di diverse fonti di informazione come i giornali, le televisioni, dati pubblici, collaborazioni con studiosi e professionisti e non ultimo anche Internet, che ha assunto, a livello mondiale, il ruolo di incontrollabile “grande fratello”. L'OSINT rappresenta un valido strumento di raccolta dati, ma non certo la metodologia di riferimento assoluto del terzo millennio. Inoltre le informazioni disponibili sulla rete Internet necessitano di un corposo lavoro di “raffinazione”, in quanto le informazioni disponibili possono essere “inquinate” da errori o inesattezze che possono “intossicare” la bontà delle informazioni stesse.
Proprio per questo motivo, ancora oggi, la metodologia migliore è quella che tende ad acquisire le informazioni alla “fonte”, cioè direttamente dall'uomo e possibilmente senza coinvolgerlo direttamente nella gestione dell'acquisizione delle informazioni. Ma come è possibile acquisire direttamente ed automaticamente delle informazioni senza il coinvolgimento diretto di un essere umano? La risposta potrebbe risiedere nelle tecnologie di trasmissione RFID e Wireless.
Per comprendere meglio le origini che hanno portato alle realizzazioni tecnologiche, che di seguito saranno descritte, risulta opportuno fare alcune precisazioni.
Se analizziamo il significato del termine brainwashing (traducibile dall'inglese come lavaggio del cervello) su di un qualsiasi dizionario delle lingua italiana, la spiegazione del significato del termine viene sommariamente descritta come “Processo per cui, con sistemi psichici e fisici coercitivi, si cerca di privare la psiche di una persona del suo patrimonio ideologico abituale allo scopo di sostituirlo con nuove idee e concetti”. In realtà l'idea di ricercare una metodologia che potesse “alterare e modificare” la mente di un uomo risale al IV secolo a.C. e la si deve ad un pensatore cinese dell'epoca noto con il nome di Meng K'o (meglio noto come Mencio in Occidente). L'idea era quella di ricercare una metodologia che consentisse di effettuare il lavaggio del cervello, per permettere la “pulizia” della mente, dello spirito e dell'anima. Gli orientali, nel corso dei secoli, si impegnarono notevolmente nella scienza del controllo della mente, ma solo nei primi anni Trenta, in Unione Sovietica, queste metodologie furono impiegate massicciamente, per agevolare lo svolgimento delle “purghe staliniste”, attraverso i processi-burla, durante i quali ex-dirigenti del Partito Comunista, caduti in disgrazia, ammettevano le loro colpe, denunciavano pubblicamente altri componenti del Partito e condannavano le loro stesse idee politiche, facendo una spietata autocritica con una inspiegabile sincerità.
Gli Stati Uniti saggiarono questi comportamenti anomali qualche decennio dopo, esattamente durante il conflitto coreano, nel 1950. La causa fu il rilascio di alcuni prigionieri americani: la CIA non riusciva a comprendere il comportamento dei soldati che avevano trascorso un periodo di prigionia nelle carceri di “rieducazione” coreane, che sembrava notevolmente anomalo. Alcuni soldati rilasciati da questi campi, apparivano convertiti all'ideologia comunista, energicamente convinti nel rinnegare la loro Patria e a denunciare lo stile di vita capitalista, auspicando, nel contempo, un regime maoista. Fu proprio per queste motivazioni che la CIA iniziò ad indagare su quello che, sempre negli anni cinquanta, il funzionario della stessa CIA, Edward Hunter ribattezzò pubblicamente con il termine di brainwashing. Che la guerra potesse produrre strani effetti sugli esseri umani era già noto da secoli, ma che si potesse agire sul sistema cerebrale in modo scientifico, mediante tecniche e metodologie dirette, apriva scenari di grande rilevanza.
Sono passati decenni e lo studio delle tecnologie di trasmissione di informazioni cerebrali in dati interpretabili, ha sempre interessato strutture di ricerca e scienziati, per comprendere quali fossero le reali possibilità di trasmettere il pensiero umano ad un dispositivo in grado di interpretare e tradurre i pensieri e le sensazioni dell'uomo.
 

Proprio su questo tracciato si inserisce l'ultima e forse la più interessante delle scoperte nel settore della tecnologia avanzata, che risale ad alcuni mesi fa e che, peraltro, sta facendo discutere molto l'opinione pubblica americana. Mi riferisco allo sviluppo delle tecnologie a radiofrequenze (RFId - Radio Frequency Identification), applicabili all'essere umano e fruibili per ottenere informazioni utili in tempo reale sullo stato di salute dell'individuo. La notizia ci giunge da oltre oceano e più precisamente dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che, già da tempo, ha iniziato ricerche e sperimentazioni su questa tecnologia e sulla sua possibile modalità di impiego nelle Forze Armate. In tal senso, la struttura governativa statunitense ha deciso di stanziare la somma di 1,2 milioni di euro per verificare la possibilità di adottare la tecnologia RFId per un progetto di sperimentazione particolarmente audace. L'idea è quella di poter impiantare un tag RFId nel cranio dei soldati per poter osservare, in tempo reale, lo stato delle funzioni vitali dei militari mediante tag (etichette) dotati di biosensori in grado di rilevare, ad esempio, informazioni sul livello di glucosio, ossigeno e altre sostanze presenti nel sangue. L'accordo, stipulato con il Centro Bioelectronics, Biosensors, and Biochips (C3B) dell'Università di Clemson, si svilupperà in un arco temporale di cinque anni. Il Direttore del C3B, Anthony Guiseppi-Elie Professore di ingegneria e bioingegneria chimica e molecolare, asserisce che i biosensori collegati al chip RFId “…avranno lo scopo di segnalare costantemente lo stato di salute dei militari e di permettere, in caso di incidente o ferimento, un'immediata segnalazione del livello di gravità del caso. Spesso molte persone non sopravvivono a seguito di una emorragia interna, pertanto sapere immediatamente - al momento del ricovero - qual è il tasso di ossigeno nel sangue può rappresentare per loro la migliore possibilità di salvezza. Il nostro obiettivo è solo quello di migliorare la qualità delle terapie. E questo non soltanto per i soldati, ma anche per tutti i civili vittime di incidenti”.
Tuttavia da quanto si evince dalle informazioni fruibili proprio sul portale del C3B (http://www.clemson. edu/c3b/) i tag possono contenere informazioni a più ampio spettro: informazioni complete sulla storia clinica del paziente, sulla propria famiglia, gli interventi subiti e i trattamenti farmacologici a cui sono sottoposti, etc. La gestione di queste informazioni potrebbe facilitare enormemente il compito di medici ed infermieri, sul campo di battaglia, ma l'utilizzo di questo dispositivo costituisce un elemento di riflessione per definire nuovi scenari di applicazione e possibili utilizzazioni (più o meno improprie e più o meno legali) delle informazioni contenute all'interno del tag. Tuttavia le possibilità offerte dalla tecnologia RFID possono andare ben oltre la normale immaginazione. è opportuno, a questo punto, fare chiarezza sul concetto di campo elettromagnetico. Le trasmissioni in radiofrequenza si basano sul rispetto della compatibilità elettromagnetica (ECM). Le onde elettromagnetiche sono rappresentate dal movimento oscillatorio di cariche elettriche dovute alle variazioni subite da campi elettrici. L'intensità di un segnale elettromagnetico può essere espressa in dbmV o in MVolt. è importante ricordare che, come asseriva lo stesso James Clerk Maxwell (1) , intorno alle linee di un campo elettrico, in funzione del tempo, si manifestano delle linee di forza magnetiche che avvolgono quelle elettriche. Questi campi magnetici non si formano immediatamente, ma presentano una progressione per quanto concerne la loro stabilizzazione. Poiché il campo è sede di energia, la stessa viene distribuita mediante delle onde elettromagnetiche che si propagano nello spazio fino alla velocità di 300.000 Km/sec..
Negli Stati Uniti la NSA (National Security Agency), nell'ambito della ricerca delle metodologie per raccolta delle informazioni che si basa sui segnali (SIGINT - Signals Intelligence), ha attivato, da tempo, un programma di ricerca per la codifica delle onde EMF (ElectroMagnetic Frequencies). Va sottolineato che la bontà del sistema SIGINT risiede nella certezza che ogni ambiente è pervaso da correnti elettriche che generano un campo magnetico che origina, di conseguenza, onde EMF. Gli studi condotti dalla NSA, in collaborazione con il Dipartimento della Difesa, hanno dimostrato che queste onde vengono generate anche dal corpo umano, possono essere intercettate ed elaborate minuziosamente da software specifici, ospitati anche da piccoli personal computer.
Inoltre, soprattutto negli ultimi anni, sono state sviluppate delle tecnologie proprietarie avanzate in grado di analizzare tutti gli oggetti o elementi organici (uomo) in grado di generare correnti elettriche.
In base a recenti informazioni, proprio per applicazioni SIGINT, vengono sperimentati dispositivi innovativi come l'EMF Brain Stimulation, il Remote Neural Monitoring (RNM) e l'Electronic Brain Link (EBL).
L'EMF Brain Stimulation è un dispositivo progettato per le ricerche nel settore neurologico, soprattutto nello sviluppo delle “radiazioni bioelettriche (EMF non ionizzate). I risultati conseguiti in queste tecnologie (segrete) sono state catalogate dalla NSA come “Radiazioni intelligenti”, meglio identificate come “informazioni elettromagnetiche involontarie diffuse nell'ambiente non radioattive o nucleari”.
Il dispositivo EMF quindi sembra poter operare su una banda di frequenze in grado di “colloquiare” con il sistema nervoso centrale dell'uomo. Inoltre, sembra che questo sistema sia stato già utilizzato per applicazioni di tipo “bring-to-computer-links”, con velivoli dell'Aeronautica Militare statunitense. Attraverso elettrostimolazioni neuronali sarebbe possibile interagire direttamente con l'avionica del velivolo da combattimento e sembra che alcuni esperimenti di “controllo cerebrale a distanza” siano stati condotti dagli UAV (2) utilizzati durante la campagna irachena per la ricognizione del campo di battaglia.
A questo punto appare chiaro anche l'utilizzo del Remote Neural Monitoring (RNM). Quest'ultimo dispositivo, che lavorerebbe in sinergia con il dispositivo EMF, consentirebbe di decifrare il pensiero umano. Considerato che un pensiero generato dal cervello utilizza campi bioelettrici, è possibile attivare degli analizzatori di segnali elettromagnetici che possono consentire la traduzione in linguaggio verbale del pensiero. Non solo! Il sistema RNM è in grado di inviare segnali codificati anche alla corteccia uditiva del sistema nervoso in modo da permettere, ad esempio, la trasmissione audio senza l'ausilio dell'orecchio (comunicazione diretta con il cervello).

Immagine

Il RNM può tracciare l'attività elettrica della corteccia cerebrale visiva di un soggetto trasformandola in un'immagine visibile, a livello tridimensionale, sul monitor di un computer. Sembra inoltre che tale sistema sia in grado anche di tradurre gli impulsi inviati dall'apparato visivo alla memoria visiva scavalcando gli occhi e i relativi nervi ottici. Naturalmente la comunicazione sarebbe bidirezionale pertanto sarebbe possibile anche trasmettere al sistema nervoso centrale immagini generate da un dispositivo remoto… Inoltre il RNM è in grado di alterare la percezione di traumi, umore e controllo motorio. Quindi il RNM è un sistema di collegamento “corteccia cerebrale-corteccia uditiva” innovativo ed evoluto per quanto concerne la trasmissione dati uomo-macchina e i campi di applicazione potrebbero essere veramente impensabili.
Cerchiamo ora di comprendere il sistema da un punto di vista tecnico. In funzione del fatto che sia possibile rilevare, identificare e monitorare i campi bioelettrici di una persona, questi dispositivi sembrerebbero in grado di rilevare, in modalità non-invasiva, informazioni generate dal sistema nervoso dell'uomo mediante una codifica digitale dei potenziali evocati in un range di 30-50 Hz., 5 milliwatt di emissioni elettromagnetiche del cervello. Infatti le attività neuronali del cervello creano degli spostamenti elettrici che generano un flusso magnetico. Tale flusso presenta una costante di 30-50 Hz 5 milliwatt di onde EMF. Tali flussi, contenuti nelle EMF, vengono identificati appunto come “potenziali evocati” (Evoched potentials). Ogni pensiero, reazione, comando motorio, evento uditivo o visivo elaborato dal cervello, genera un potenziale evocato. I campi magnetici che sono generati, vengono decodificati in pensieri, immagini e suoni trasformati in segnale digitale e pertanto analizzati ed elaborati da computers.
Pertanto, mentre l'EMF Brain Stimulation può essere utilizzato per inviare impulsi elettromagnetici codificati per attivare i potenziali evocati in un soggetto prescelto, un Brain Link (collegamento neuronale) può consentire di stabilire un collegamento permanente al soggetto per effettuarne il monitoraggio e per la trasmissione di informazioni alla corteccia cerebrale, onde modificarne i comportamenti e le azioni. Quindi mentre il Brain Link rappresenta il sistema di comunicazione con il soggetto umano prescelto, il RNM rappresenta il sistema di sorveglianza dello stesso. Il sistema RNM per poter funzionare, richiede la codifica della frequenza di risonanza di ogni specifica area del cervello. Tali frequenze possono variare in funzione delle diverse aree del cervello. Le frequenze cerebrali variano da 3 Hz. a 50 Hz..
“Questa informazione modulata può essere immessa nel cervello ad intensità varianti, da quella subliminale a quella percettibile”.

Inoltre ogni essere umano ha un suo unico set di frequenza di risonanza. Pertanto l'invio di informazioni audio ad una persona che utilizza frequenze diverse avrebbe come conseguenza la non-ricezione delle informazioni.
Naturalmente tutto il progetto è avvolto nel più assoluto segreto e la NSA è ovviamente indisponibile alla divulgazione, al pubblico, di qualsiasi informazione o commento sulla metodologia in questione.
Lo studio della mente e delle sue potenzialità ha da sempre costituito il maggiore degli obiettivi dell'uomo e questi sistemi tecnologici di interazione con il sistema nervoso centrale dell'uomo, possono condurre alla configurazione di scenari che potevano apparire fantascientifici, fino a qualche tempo fa. A questo punto il problema sostanziale della scoperta assume due ambiti di criticità: la corretta applicazione della tecnologia e la garanzia della riservatezza della scoperta. Anche se, apparentemente e secondo una valutazione superficiale e drogata dall'emotività, l'applicazione di un tag RFID al sistema nervoso centrale di un uomo può sembrare un'applicazione ai limiti dell'etica e del moralmente lecito, in realtà la corretta applicazione della scoperta può condurre al conseguimento di obiettivi ottimali per quanto concerne, ad esempio, la vita dell'uomo. Un sensore a radiofrequenze può allertare l'alterazione dei valori del sangue o di altri parametri riconducibili alla salute dell'essere umano. Inoltre, sarebbe possibile risolvere alcune disfunzioni di molti disabili (come già accade) mediante la stimolazione di alcuni gangli nervosi che controllano le articolazioni e i movimenti del corpo umano. Ma questa tecnologia potrebbe essere utilizzata anche per applicazioni di carattere “informativo”. Supponiamo di poter disporre di una memoria artificiale controllata a distanza che consenta di “scaricare” informazioni quotidiane che altrimenti potrebbero andare perse nei milioni di sinapsi che si attivano e disattivano nell'arco della nostra esistenza. Quante volte ci soffermiamo sull'importanza di informazioni dimenticate o completamente azzerate dalla nostra mente? Quanti casi giudiziari vengono catalogati come “irrisolti” per mancanza di prove legate alla memoria persa di testimoni, vittime ed indagati? Una memoria artificiale (meglio identificata come un semplice hard disk evoluto) collegata al nostro cervello mediante sistemi a radiofrequenza e protetta da sistemi di cifratura non potrebbe esserci di aiuto? Forse il paragone potrebbe sembrare eccessivo, ma soffermiamoci a riflettere su quanto sia stato determinante il contributo dato dalle “scatole nere” degli aerei all'uomo per la comprensione delle dinamiche degli incidenti aerei… Quindi il problema sostanziale è quello del controllo della tecnologia e non certo dell'evoluzione della stessa.
Tuttavia se una tecnologia così potente cadesse nelle mani sbagliate, le conseguenze potrebbero essere disastrose. Ad esempio, i gruppi terroristici internazionali, potrebbero utilizzarla per gestire un esercito di “volontari”, pilotati a distanza, per le più abominevoli ed atroci azioni di violenza rivoluzionaria che si possano immaginare. Oppure, potrebbe essere utilizzata per “pilotare” le decisioni e le azioni di leader politici, movimenti religiosi o, addirittura, paesi interi, manovrando, a livello internazionale, economie e alleanze tra diversi blocchi politici. Pertanto, garantita la corretta applicazione della scoperta, il problema rilevante rimane quello della riservatezza delle tecnologie implementate. Garantire l'integrità e la segretezza di scoperte scientifiche considerevoli, che potrebbero avere impatti notevoli sull'intera società mondiale, è un dovere di chi ha raggiunto tali traguardi. è altresì vero che una corretta informazione, condotta da enti e strutture istituzionali e governative, può assumere una importanza assoluta per quanto concerne la corretta comprensione della portata delle scoperte e delle attività condotte dal Governo centrale. Il cittadino deve sentirsi coinvolto nella tutela degli studi e delle scoperte realizzate dal proprio Paese. Molto spesso la segretezza eccessiva, come la storia di molti paesi ci insegna, rischia di provocare disinformazione, diffidenza e malcontento nella popolazione. Il cittadino deve essere, lui stesso, lo strumento a tutela e salvaguardia degli interessi economici, politici ed istituzionali della Nazione in cui vive.
Purtroppo attualmente non sono molte le Nazioni che hanno ben compreso questo concetto. Altro elemento fondamentale, per quanto concerne
il controllo e la corretta gestione delle tecnologie ICT (Information and Communication Technology), è la tutela dell'integrità delle informazioni digitali. Oltre ad una corretta informazione è indispensabile attivare percorsi formativi rivolti al cittadino, per consentirgli di comprendere quali possano essere i rischi derivanti dall'utilizzo delle moderne tecnologie e la corretta gestione delle stesse. La conoscenza delle potenzialità (e dei pericoli!) degli strumenti informatici ha assunto un rilievo determinante per ogni società che si definisca civile ed industrializzata.
Potrei citare esempi riconducibili alla clonazione delle carte di credito, all'intrusione nei network server, ai cellulari, agli smartphone da parte di cyber-criminali che quotidianamente tentano di carpire dati ed informazioni per motivazioni diverse.
Ma cosa si fa per contrastare questi crimini informatici? Certo le Forze dell'ordine fanno il possibile ma non basta. Il cittadino deve esser coinvolto in questa azione di contrasto. Come? Con la formazione. Istruendo il popolo su come gestire e dominare le tecnologie informatiche utilizzate, evitando il rischio di assumere il ruolo dei “dominati”.L'esempio dello studio condotto nell'Università di Clemson rappresenta il futuro, ma i rischi derivanti dall'utilizzo dei dispositivi tecnologici disponibili sul mercato sono reali e sconosciuti alla maggioranza della popolazione. Ancora un esempio. Alcuni mesi fa, sul New York Times, è stata pubblicata una notizia che ha provocato grande sconcerto, questa volta, nella comunità medico-scientifica. Stiamo parlando di un dispositivo che da anni aiuta a sopravvivere milioni di persone al mondo e che rappresenta una delle scoperte più rilevanti per la cura dei cardiopatici: il pacemaker. Da quanto si apprende, sembra che sia stato anch'esso inserito nella famiglia dei “risk devices”, tutti quei dispositivi elettronici che utilizziamo quotidianamente e che fanno parte del nostro modo di comunicare con il resto del pianeta. “Pacemakers and Implantable Cardiac Defibrillators: software radio attacks and zero-powers defenses”, questo è il titolo di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del Medical Device Security Center, un consorzio a cui aderiscono l'Università di Washington, l'Università del Massachusetts e il prestigioso Beth Israel Deaconess Medical Center (Istituto di ricerca della famosa Harvard Medical School). La mission del consorzio (come si evince dal portale http://www.secure-medicine.org/) è quella di comprendere le modalità di utilizzo migliore delle moderne tecnologie applicate al settore della sanità e dell'assistenza ai pazienti, preservandone la riservatezza, la privacy e l'integrità dei dati personali.
Lo studio si basa sull'analisi della nuova generazione di pacemakers, meglio nota con il termine di Implantable Medical Devices (IMDs) che consente, mediante l'adozione di un Implantable Cardioverter Defibrillators (ICDs), di assumere costantemente informazioni cliniche generali sullo stato di salute del paziente. L'ICDs abbinato al pacemaker, è disegnato per comunicare in modalità wireless con un software esterno che agisce su di uno spettro di frequenza di 175 kHz.
Mediante neuro-stimolatori collegati ad un computer wireless, è possibile monitorare le disfunzioni cardiache del soggetto affetto da questa patologia, in ogni istante della sua vita. Inoltre, qualora ce ne fosse bisogno, è possibile modificare le terapie e gli eventuali farmaci assunti dal paziente. La peculiarità maggiore di questo dispositivo risiede nella sua capacità di poter essere “riprogrammato”, in funzione dell’evoluzione della patologia del paziente, nel corso degli anni. Inoltre, in caso di attacchi cardiaci, il dispositivo è in grado di effettuare dei ridotti elettroshock per ripristinare il corretto battito cardiaco. Solo negli Stati Uniti, dal 1990 al 2002, più di 2.6 milioni di pacemakers e di dispositivi ICDs sono stati impiantati in pazienti affetti da malattie cardiache. I ricercatori, mediante un processo di ingegnerizzazione di un protocollo di comunicazione e, con l'utilizzo di un oscilloscopio, un software che agisce sulle onde radio ed un personal computer, sono riusciti ad inserirsi nel pacemaker e a riprogrammarlo completamente, modificando le impostazioni del sistema.
L'attacco, condotto a poche decine di metri dal dispositivo, ha permesso: l'identificazione del peacemaker, il download dei dati del paziente comprese le informazioni cardiache, il nome e i dati anagrafici. Inoltre è stato possibile modificare il settaggio del pacemaker, sostituire le informazioni della tipologia di terapia e, “dulcis in fundo”, attivare la funzione di defibrillazione. Durante la sperimentazione, per simulare l'organismo umano, è stata utilizzata la carcassa di un quarto di bue, a cui è stato impiantato il peacemaker. La spesa sostenuta per condurre l'esperimento ammonta a circa 30.000 dollari oltre ad uno studio, durato alcuni mesi, sulle frequenze utilizzate dai dispositivi, condotto da medici, ingegneri elettronici e informatici.


Al momento, l'unica difficoltà nel realizzare l'espe-rimento sembra risiedere solo nella necessità di essere a pochi metri dal soggetto che si vuole “attaccare”.
“Il punto debole del pacemaker - affermano i ricercatori - è l'uso di radiofrequenze indispensabili per regolarlo dall'esterno, che possono essere intercettate. Il pericolo crescerà quando saranno introdotti dispositivi regolabili via Internet, che avranno il grande vantaggio di poter essere controllati dal medico anche a grande distanza ma che necessiteranno di misure di sicurezza aggiuntive”. Tuttavia i risultati più sconvolgenti della sperimentazione, oltre alla violazione della privacy e alla possibilità di modificare valori e informazioni del paziente, sono da attribuire alla possibilità di attivare le funzioni di defibrillazione che potrebbero mettere in serio pericolo l'essere umano anche prima della possibilità di usufruire di dispositivi controllabili tramite Internet. A cosa mi riferisco? Supponiamo, che il Sig. Rossi soffra di problemi cardiaci e che utilizzi un pacemaker. Un bel mattino il nostro Sig. Rossi si sveglia, si rade, si veste e dopo aver consumato la sua colazione, si reca in ufficio. Siamo nel bel mezzo di una riunione di lavoro con tutti i suoi collaboratori. Uno dei partecipanti attiva il suo pc (o il suo piccolo palmare) e dopo qualche “mouse click”, il nostro Sig. Rossi inizia ad avvertire un forte dolore al centro dello sterno. Dopo qualche istante stramazza al suolo colpito da infarto. Il partecipante spegne il suo dispositivo e assiste alla conclusione del suo… delitto perfetto! Potrebbe sembrare fantascienza, ma non è così. è il pericolo maggiore che si dovrà affrontare nel terzo millennio: garantire la sicurezza delle informazioni e della loro trasmissione via etere, preservando, nel contempo la privacy e l'integrità delle informazioni.



(1) James Clerk Maxwell, nato nel 1831 a Edimburgo, è stato uno dei più noti matematici e fisici della storia. I suoi studi furono focalizzati sull’osservazione dell'elettromagnetismo e sulla concezione di campo elettromagnetico la cui propagazione avviene attraverso l'etere.
(2) UAV (Unmanned Aerial Vehicle) è un velivolo senza pilota che può essere autonomo o pilotato a distanza. Questi velivoli possono seguire un piano di volo in maniera automatica oppure possono essere teleguidati a distanza da una stazione fissa o mobile. Il suo utilizzo è stato molto apprezzato soprattutto durante la guerra del Golfo per missioni di ricognizione tattica e strategica. Inoltre sono utilizzati anche per missioni Elint (Electronic Intelligence) grazie alla possibilità di alloggiare al proprio interno macchine fotografiche e telecamere per il controllo del territorio.


La versione integrale del n. 2/2010 sarà disponibile online nel mese di ottobre 2010.

http://www.sisde.it/gnosis/Rivista17.nsf/ServNavig/17



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robs79 ha scritto:

Microchip solo su stupratori,pedofili e assassini.


Non hai visto il video? Qui sponsorizzano il microchip per la sicurezza per le malattie, per difendersi da LADRI PEDOFILI E STUPRATORI.
I teologi della cospirazione hanno previsto questo gia' 20 anni fa ...

Coincidenza ??? non credo proprio [8]



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MessaggioInviato: 12/10/2010, 19:27 
Se ricordate, ne avevamo già parlato.[:D]
La Mondex, ha predisposto in accordo con la master card, un microchip che permetterà di pagare le spese senza bisogno di carte di credito o contanti.
Già ci controllano quando utilizziamo i normali canali di pagamento, figuratevi cosa possono fare con un microchip.[xx(]



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Nutrirsi di fantasia, ingrassa la mente.

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MessaggioInviato: 26/10/2010, 00:29 
Propaganda a favore del microchip per tutti,
uomini e animali, con la collaborazione delle
"associazioni animaliste"


ott 25th, 2010

Fonte:
http://www.altrainformazione.it/wp/2010 ... nimaliste/





Questo breve spezzone del telefilm CSI rappresenta un’ovvia propaganda (neanche troppo subliminale) a favore dell’impianto del microchip. Chi denuncia i loschi progetti del Nuovo Ordine Mondiale avverte da tempo che uno degli obiettivi delle élite criminali che ci governano è quello di impiantare un microchip in ognuno di noi.

Con la scusa di avere un dispositivo inalienabile che possa identificare le persone meglio della carta di identità, che possa sostituire i bancomat, le carte di credito e persino i soldi di cartamoneta (ogni pagamento diverrebbe una transazione elettronica mediata dal microchip), i nostri padroni/sorveglianti avrebbero anche un mezzo per tracciare ogni nostro movimento e ogni nostro spiarci in ogni nostra mossa e presumibilmente anche influenzare la nostra mente.

Peccato che il microchip è in realtà un prodotto inaffidabile (http://scienzamarcia.blogspot.com/2010/ ... abile.html)che può essere clonato, così come avviene con un cellulare, altro che sicurezza! Del resto il fatto che delle prostitute rumene minorenni (http://scienzamarcia.blogspot.com/2009/ ... e-col.html) siano state controllate tramite l’impianto di microchip rende l’idea di come questa sia una tecnologia ottimale per controllare e schiavizzare le persone.

Immagine

Per quanto i soli negazionisti del CICAP ci possano ridere sopra , un recente articolo (http://www.sisde.it/gnosis/Rivista17.nsf/ServNavig/17)apparso su una rivista del SISDE (servizi segreti italiani) mostra come sia perfettamente realizzabile una manipolazione mentale con l’ausilio dell’impianto di un microchip. Del resto da anni esistono persone che denunciano di avere ricevuto a loro insaputa (ad esempio con la scusa di un’operazione chirurgica) l’impianto di un microchip che ne ha condizionato negativamente la vita.

In Italia le vittime di tali armi per il controllo mentale in Italia si sono organizzate in un’associazione (AVAEM). Il caso più famoso nel nostro paese è quello di Paolo Dorigo, che ha pure attuato uno sciopero della fame per chiedere che tale strumento di tortura gli venga rimosso. Qui sotto un video relativo al servizio di un’emittente locale che ne ha dato notizia.

Agli scettici consigliamo caldamente la visione di tale video
e la lettura del già segnalato articolo sulla rivista del SISDE.


http://scienzamarcia.blogspot.com/2010/10/il-sisde-da-ragione-ai-complottisti.html

Quest’ultimo video può essere scaricato sia in formato .flv (http://scienzamarcia.blogspot.com/2010/ ... tisti.html) che in formato .avi (http://www.mediafire.com/?h703dr9q6qn0kg3)(la dimensione dei file è molto piccola, circa 5 Megabyte).



Nel frattempo, con una opposizione quasi nulla, il sogno delle nostre élite si è già realizzato per quanto riguarda i nostri "fedeli amici a quattro zampe", con il complice silenzio o con l’attiva collaborazione di tutte o quasi tutte le cosiddette associazioni animaliste, quelle che a parole tutelano gli animali ma poi non alzano la loro voce quando su questi teneri esseri indifesi vengono praticate vaccinazioni tossiche e mortali (http://scienzamarcia.blogspot.com/2010/ ... -agli.html) o quando ad essi vengono impiantati microchip che possono causare tumori e altre malattie mortali (http://scienzamarcia.blogspot.com/2009/ ... ochip.html).

Vedi per esempio cosa fa il sito http://www.amicidizampa.it/ che pubblicizza l’evento "Campagna per il microchip a tutti i cani nel Biellese", evento al quale collaborano attivamente le associazioni "animaliste" LAV, ASPA, LEAL, nonché i gestori del locale canile. Sicuramente molte delle persone che si attivano in tal senso saranno in buona fede, ma possiamo permetterci di supporre molti dirigenti nazionali di certe associazioni siano consapevolmente complici.
Nel manifesto di tale orrido evento (fare click sulla figura per vederla ingrandita) viene specificato che un regolamento regionale piemontese impone l’impianto del microchip ad ogni cane domestico pena una sanzione pecuniaria per il proprietario che può andare dai 38 ai 232 euro.

Immagine

D’altronde dopo avere visto gli ex dirigenti della Legambiente collaborare col proprio silenzio al varo di decreti che proteggono gli inquinatori (http://scienzamarcia.blogspot.com/2010/ ... iente.html), e gli attuali dirigenti collaborare col proprio silenzio al peggiore inquinamento nella storia del mondo moderno, dopo avere visto quanto il WWF sia sostanzialmente della stessa pasta (http://scienzamarcia.blogspot.com/2010/ ... obile.html), che cosa potremmo attenderci?

Link
http://scienzamarcia.blogspot.com/2010/ ... p-per.html



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 26/10/2010, 01:16 
Cita:
Blissenobiarella ha scritto:

Microchip nel cervello: privacy a rischio
di Antonio TETI


Comunicare con la trasmissione del pensiero, controllare un essere umano...

http://www.sisde.it/gnosis/Rivista17.nsf/ServNavig/17



Leggo solo ora l'articolo di Bliss..
Posto qui anche se non è strettamente attinente (andrebbe postato in quei thread sulla ricerca dell'immortalità) ma esiste pur sempre una certa correlazione...anche diabolicamente affascinante [}:)]

Cita:
La mente come un computer
[color=blue]"Faremo backup del cervello"

L'uomo che negli anni Ottanta descrisse il web del Duemila, oggi prevede un futuro plasmato dalle nanotecnologie: "Salvare quello che abbiamo in testa è tecnicamente già possibile", dice Ray Kurzweil. "Migliaia di robot scorreranno nel nostro sangue"

RAY Kurzweil porta un cognome che si può leggere sulle tastiere durante i concerti rock, sul Wall Street Journal, accanto alla definizione "genio sempre al lavoro", o su Forbes come "insuperabile macchina da pensiero". Tra questi e altri innumerevoli riconoscimenti, si delinea il profilo di Kurzweil, inventore di tante tecnologie, dal riconoscimento vocale all'Ocr, la lettura ottica dei caratteri stampati, passando per la sintesi del suono e della voce umana (per il suo amico Stevie Wonder). Fino all'ampliamento delle teorie della singolarità con il concetto dei "ritorni accelerati". Materie complesse per definire un'abilità innegabile di Kurzweil: vedere nel futuro, e anche piuttosto bene. Seppure spesso l'Accademia non abbia ratificato subito le sue intuizioni, poi puntualmente diventate realtà, come quando a inizio degli anni Ottanta descrisse come sarebbe stato il web oggi. Senza però suscitare particolari entusiasmi.

Stavolta Ray Kurzweil ha utilizzato il palco di una convention viennese per illustrare uno dei prossimi traguardi possibili di quella che oggi è fantascienza e domani già scienza: entro vent'anni, dice Kurzweil, le persone comuni saranno in grado di effettuare un "backup" completo del proprio cervello, una copia carbone del contenuto della propria mente. In maniera non dissimile da come oggi si fa con gli hard disk, per non perdere i dati. Memorie, pensieri, connessioni, processi mentali: tutti dentro un archivio elettronico, salvi per sempre, immortali e forse pronti per essere utilizzati in qualche modo. "Il procedimento è già tecnicamente possibile oggi" spiega lo scienziato. Ma lo scenario che Kurzweil prefigura è quello in cui ognuno potrà copiare il contenuto della sua mente in una specie di pen-drive.

Secondo Kurzweil la tecnologia alla base di questo sviluppo, le nanotecnologie, porterà una serie di altri benefici: "Nei prossimi vent'anni avremo migliaia di nanobot nel sangue, microscopici computer dentro di noi in grado di curarci e potenziare le nostre abilità". Detto da uno 'scienziato della visione' come Kurzweil, che ha sempre visto verificare le sue ipotesi e le previsioni anche temporali di realizzazione, la cosa ha un certo peso. Al momento, Kurzweil ha collezionato 19 lauree ad honorem e sta collaborando con Google su progetti che riguardano la gestione e la conservazione dell'energia a livello globale. Ovvero il progetto più importante di Big G, dopo la gestione di tutte le informazioni del mondo. Forse, entro vent'anni per ricordarci quello che non ricordiamo più, potremo usare un motore di ricerca alimentato dai microcomputer vaganti nel nostro cervello.

Uno scenario che può spaventare, ma i nanobot inevitabilmente rappresenteranno la parte cibernetica della quale non sapremo più fare a meno, come accade con internet oggi. Tecnologie che apriranno la strada a infinite altre teorie del possibile.


(21 ottobre 2010)
http://www.repubblica.it/tecnologia/2010/10/21/news/la_mente_come_un_hard_disk_potr_salvare_il_contenuto-8314321/[/color]



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MessaggioInviato: 26/10/2010, 11:45 
che io sappia i chip degli animali
servono solo a identificare i proprietari
e si leggono a 50 cm di distanza..
(potenza del segnale qualche microwatt)

-> per limitare abbandoni,
che causano incidenti,
ecc. ecc.

il che mi sembra sensato..

la questione dei chip umani
e` diversa..
se sono localizzatori gps (tipo TOMTOM)..
penso che un po` di danno lo facciano,
anche se non so quantificare quanto..

ma i chip biologici riescono a estrarre dal corpo
tutta questa energia per trasmettere?
-> il corpo umano (matrix docet) e` come una batteria,
ma per un segnale decente qualche watt e` necessario..

non saprei..


Ultima modifica di mik.300 il 26/10/2010, 11:51, modificato 1 volta in totale.


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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 10/11/2010, 12:31 









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MessaggioInviato: 10/11/2010, 15:27 
Cita:
mik.300 ha scritto:

che io sappia i chip degli animali
servono solo a identificare i proprietari
e si leggono a 50 cm di distanza..
(potenza del segnale qualche microwatt)

-> per limitare abbandoni,
che causano incidenti,
ecc. ecc.

il che mi sembra sensato..

la questione dei chip umani
e` diversa..
se sono localizzatori gps (tipo TOMTOM)..
penso che un po` di danno lo facciano,
anche se non so quantificare quanto..

ma i chip biologici riescono a estrarre dal corpo
tutta questa energia per trasmettere?
-> il corpo umano (matrix docet) e` come una batteria,
ma per un segnale decente qualche watt e` necessario..

non saprei..



In effetti io come allevatore di equidi sono stata obbligata ormai da 2 anni a microcippare tutti i miei animali, con ben 2 volte l'anno il controllo dell'ASL, pena amministrativa ed impossibilità di portare a fiere od in qualsiasi altro posto i miei animali, impossibilità di vendita o fecondazione essendo stalla di monta!! [V]
Ad oggi l'anagrafe equina è a livello nazionale, mentre l'anagrafe canina è ancora solo a livello locale, infatti se sei di Vercelli e per tua disgrazia perdi il cane in Sardegna, andando a trovare Cagliari79, anche se il tuo cane ha il microchip, ti va di c.lo, se trovi il responsabile che ha buon cuore e spende tanto del suo tempo x cercare la regione, provincia dove hanno mandato i microcip da numero a numero, essendo tutto ancora su supporti locali e non db a livello nazionale.
Il giorno che obbligheranno ad avere microcip anche all'allevatore, allora ragazzi assisterete all'inizio della resistenza all'ultimo respiro...! [^] [^] [:X]



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In Arrivo le Smart Pill: Chip Corporei in Pillole

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Articolo di Mike Adams, pubblicato il 9 novembre 2010 su naturalnews.com
http://www.naturalnews.com/030341_microchips_drugs.html

la traduzione è a cura del sito Anticorpi
http://www.anticorpi.info/2010/11/in-ar ... porei.html

Fonte:
http://www.altrainformazione.it/wp/2010 ... n-pillole/

In Arrivo le Smart Pill: Chip Corporei in Pillole
L’età del microchip medicinale è alle porte. Novartis, una delle più grandi case farmaceutiche al mondo ha annunciato di avere intrapreso un progetto diretto allo incorporamento di microchip direttamente allo interno di farmaci di nuova generazione, per creare la tecnologia "smart pill."

Tale nanotecnologia gli è stata concessa su licenza dalla Proteus Biomedical di Redwood City, California.
Una volta attivato dallo acido dello stomaco, il chip inizia il suo lavoro di rilevamento e trasmissione dati ad un ricevitore indossato dal paziente. Lo stesso ricevitore è in grado altresì di inviare i dati via internet ad un medico.

L’idea è quella di creare "pillole intelligenti" in grado di percepire ciò che accade allo interno dello organismo e fornire tali informazioni al medico curante. Novartis ha previsto di iniziare ad applicare tale tecnologia nei suoi farmaci destinati a contenere il rischio di rigetto nei trapianti di organi, e successivamente espanderla ad altri prodotti. La stessa tecnologia in breve tempo sarà presumibilmente adottata da altre società, per lo impiego in altre tipologie di farmaci.



A prima vista sembra tutto fantastico, ma i lettori di Natural News senza dubbio si staranno ponendo un sacco di domande.

Per cominciare, Novartis non sembra affatto intenzionata ad effettuare alcun test clinico circa i problemi di sicurezza derivanti dalla ingestione di un microchip.

"Novartis non ha in programma di condurre studi clinici ad ampia scala per testare questi nuovi prodotti", riferisce Reuters (http://www.reuters.com/article/idUSTRE6A754720101108)

"Invece, si propone di effettuare test di bioequivalenza, i quali dimostrino che gli effetti farmacologici di tale nuova tipologia di farmaci siano equivalenti a quelli del ‘vecchio’ tipo."



RICORDATI DI PRENDERE LE MEDICINE

Ma la parte davvero eclatante riguardo questi farmaci microchippanti è che essi saranno utilizzati anche per assicurarsi che la gente assuma puntualmente le proprie medicine.

Le compagnie farmaceutiche perdono miliardi di dollari l’anno (nelle loro menti) a causa dei pazienti che semplicemente dimenticano di prendere le loro pillole.

Naturalmente, spesso la ragione di tali dimenticanze deriva dagli stessi farmaci, molti dei quali provocano danni alla funzione cognitiva, ma questa è un’altra storia.

Per cui queste smart-pill saranno verosimilmente utilizzate per monitorare i pazienti in modo che possa essere loro "gentilmente ricordato" di assumere le pillole al momento giusto. Nel settore del marketing, questa strategia è definita: "programma di continuità." E’ un sistema per ottenere vendite ripetute su base regolare.

In questa ottica, le pillole con microchip arrecherebbero più vantaggi alle aziende farmaceutiche che ai pazienti. Ciò è particolarmente vero se si considerano i casi in cui i farmaci si rivelino dannosi per la salute umana – la esperienza è piena di medicinali che in seguito alla loro immissione sul mercato si siano rivelati estremamente pericolosi o addirittura mortali (qualcuno ha detto Vioxx?).


CONTINUA>>>> [}:)]
http://www.altrainformazione.it/wp/2010 ... n-pillole/



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