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MessaggioInviato: 15/11/2010, 09:57 
Europa a rischio, Irlanda verso il crack.
E il Portogallo "potrebbe lasciare l'euro"


Dichiarazione shock del ministro degli esteri di Lisbona Amado (nella foto). E per evitare attacchi speculativi contro i PIIGS la Commissione Europea prepara un piano di aiuti per l'Irlanda (che nega) da 80 miliardi, 4 volte quanto costo' il bailout della Grecia. Ma vale la pena salvare paesi irresponsabili, imporre piani feroci di austerita', abbassare la qualita' della vita a milioni di persone? Alert Btp e Cct (dal 2013 in poi). Opinione di Luca Ciarrocca (direttore e fondatore di Wall Street Italia)

Fonte:
http://www.wallstreetitalia.com/article ... ge=1037124


Le notizie si susseguono, in questa domenica di fuoco per chi segue da vicino la geo-politica e la finanza globali. La news piu' clamorosa e' un'intervista del ministro degli Esteri del Portogallo Luis Amado al locale settimanale Expresso: Lisbona potrebbe essere costretta a far fronte "ad uno scenario di uscita dall'euro" - ha detto Amado - "per riguadagnare le condizioni di stabilita' e fiducia dei mercati". "Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti i gruppi politici e delle istituzioni, per fronteggiare la gravita' della situazione". (Link: Expresso e WSJ).

Nel frattempo la Commissione Europea avrebbe messo a punto un piano di salvataggio da 80 miliardi di euro, pari a 110 miliardi di dollari, volto a salvare l'Irlanda vicina al crack soprattutto per la pessima situazione del sistema bancario, come scrive il sito web del quotidiano britannico The Times. L'obiettivo e' che la tensione si stemperi prima dell'apertura delle borse lunedi' mattina ma non e' certo cio' possa avvenire. Fonti di Bruxelles fanno capire che "Dublino non ha richiesto gli aiuti", utilizzando le stesse (ipocrite) parole usate come copertura lo scorso maggio, quando fu predisposto il piano di salvataggio per la Grecia.

Il problema dell'Irlanda e' piu' urgente e sara' discusso martedi' a Bruxelles dai ministri finanziari della Ue (per l'Italia Giulio Tremonti) quello del Portogallo verra' subito dopo in ogni caso ambedue i casi dimostrano che sulla stabilita' finanziaria dell'Europa e' in atto una guerra "quasi nucleare", con tutto quel che ne puo' conseguire per l'euro. Peccato che in Italia il 95% dei cittadini non sappia nulla di quanto sta accadendo, essendo la massa lobotomizzata e concentrata (si fa per dire) sulla caduta o resistenza di Silvio, le sue escort, il calcio, il Grande Fratello e anche la disfatta della Ferrari.


Continua >>>>>
http://www.wallstreetitalia.com/article ... ge=1037124



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MessaggioInviato: 16/11/2010, 11:51 
Cita:
Corriere della Sera scrive:

IL TEMA DELL'AIUTO AGLI STATI IN BILICO ALL'ORDINE DEL GIORNO DEI MINISTRI FINANZIARI
«L'Ue morirà se i problemi di budget
di alcuni Paesi non saranno risolti»

Van Rompuy: Unione europea a rischio se crollano Irlanda e Portogallo
FONTE: http://www.corriere.it/economia/10_novembre_16/allarme-van-rompuy-ue_53807d5a-f163-11df-8c4b-00144f02aabc.shtml
Cita:
MF scrive:
Eurozona a rischio se alcuni Paesi non si muovono, Borse in tensione
http://www.milanofinanza.it/news/dettag ... enzie=TMFI
Cita:
SOLE 24 ORE: scrive:
Van Rompuy, eurozona a rischio se alcuni paesi non si muovono. Ma l'Irlanda resiste: nessun aiuto
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... d=AYpGu6jC


Ultima modifica di GIANLUCA1989 il 16/11/2010, 11:54, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 16/11/2010, 21:04 
Usa: crescono fame e poverta'

Sono 47 milioni gli americani alla mensa dei poveri, e' record

Immagine

16 novembre, 18:08

Fonte:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 67024.html

(ANSA) - WASHINGTON, 16 NOV - Negli Usa le famiglie sono sempre piu' povere e aumenta la fame. Secondo il ministero dell'Agricoltura, nell'ultimo anno almeno un milione di famiglie con bambini non e' stata piu' in grado di comprarsi da mangiare.

Il 15% delle famiglie e' 'food insicure', cioe' non ha la certezza di mettere insieme ogni giorno il pranzo con la cena. E gli americani che si nutrono grazie ai 'food stamps', i buoni pasto per i poveri, sono aumentati di 10 milioni, raggiungendo la cifra record di 47 milioni.



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MessaggioInviato: 21/11/2010, 09:28 
IL PIU’ GRANDE CRIMINE

Di Paolo Barnard

Settembre 2010

Questo saggio vi parla del più grande crimine in Occidente dal secondo dopoguerra a oggi. Milioni di esseri umani e per generazioni furono fatti soffrire e ancora soffriranno per nulla. I dettagli e l’ampiezza della loro sofferenza sono impossibili da rendere in parole. Soffrirono e soffriranno per una decisione che fu presa a tavolino da pochi spregiudicati criminali, assistiti dai loro sicari intellettuali e politici.

Essi sono all’opera ora, mentre leggete, e il piano di spoliazione delle nostre vite va intensificandosi giorno dopo giorno, anno dopo anno. La decisione di cui parlo si è materializzata in un progetto di proporzioni storiche come pochi prima, architettato con un dispiegamento di mezzi impressionante, quasi impossibile da concepire per una mente comune, e una finalità che toglie il respiro solo a considerarla: la distruzione degli Stati sovrani, delle leggi, delle classi lavoratrici, e di ogni virgulto rimasto di democrazia partecipativa in tutto l’Occidente, per profitto. Fu letteralmente deciso a tavolino, e ci sono riusciti: nomi e cognomi, date e fatti, nelle righe che seguono.


Continua >>>>
http://www.paolobarnard.info/docs/Il_Pi ... rimine.pdf
















Commento: da mettersi le mani nei capelli... [8)]



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MessaggioInviato: 21/11/2010, 21:04 
L'ex ministro Paolo Savona chiede che l'Italia esca dall'euro

Paolo Savona, ex ministro e presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, ha proposto che l'Italia si liberi del “cappio europeo che si va stringendo al collo”, considerando la convenienza di uscire dall'Euro o dall'Unione. Si tratta della prima figura autorevole, rappresentativa di una parte dell'establishment politico-economico, a rompere il tabù imposto negli ultimi vent'anni, e a mettere in discussione una scelta che per l'Italia si sta rivelando sempre più disastrosa.

In una lettera al direttore de Il Foglio, Savona ha scritto il 10 novembre che entrando nell'Euro fin dalla sua nascita, l'Italia ha accettato “il vincolo esterno nella promessa di un futuro migliore che non si è realizzato; anzi stringe la corda attorno al collo che si è volontariamente posta”.

Ben presto si è capito che una moneta senza governo non avrebbe funzionato; data l'impossibilità di governare la moneta con un organismo politico, fu introdotta una “governance delle regole”, e cioè i parametri di Maastricht e il Patto di Stabilità. Però, il meccanismo è fallito e ora si cerca di riformarlo senza passare per i Parlamenti, come prevede il Trattato, e farlo approvare direttamente dai capi di stato. “Dal governo delle regole si passa al governo del loro aggiramento. L'Italia si troverà di fronte a uno di quei momenti storici che richiedono una scelta importante (…)”

“Anche se si fa finta che il problema non esista, il cappio europeo si va stringendo attorno al collo dell'Italia. È giunto il momento di comprendere che cosa stia effettivamente succedendo nella revisione del Trattato di cui si parla e nella realtà delle cose europee, prendendo le necessarie decisioni; compresa quella di esaminare l'opportunità di restare o meno nell'Unione o nella sola euro area, come ha fatto e fa il Regno Unito gestendo autonomamente tassi di interesse, creazione monetaria e rapporti di cambio. Se l'Italia decidesse di seguire il Regno Unito – ma questa scelta va seriamente studiata – essa attraverserebbe certamente una gravi crisi di adattamento, con danni immediati ma effetti salutari, quelli che ci sono finora mancati: sostituirebbe infatti il poco dignitoso vincolo esterno con una diretta responsabilità di governo dei gruppi dirigenti. Si aprirebbe così la possibilità di sostituire a un sicuro declino un futuro migliore attraverso il re impossessamento della sovranità di esercitare scelte economiche autonome, comprese quelle riguardanti le alleanze globali”.

Mentre Savona ha auspicato un dibattito nazionale su questo tema, nessuno dei vari Giavazzi, Boeri ecc. ha avuto il coraggio di rispondere. Lo ha fatto Giorgio La Malfa, antico collega e amico di Savona, il quale ha scritto che “un Paese governato seriamente potrebbe scegliere la strada che oggi suggerisce Savona”. Ma teme che “il problema della partecipazione/esclusione dall’euro possa essere il detonatore della divisione del Paese fra una parte che si sente in condizioni di condividere le politiche della Germania e una parte che non è in condizioni di farlo”. Per cui, “non abbiamo alternative, oggi come oggi, alla partecipazione all’euro”.

L'argomento di La Malfa è in realtà stato confezionato da ambienti filo-separatisti come l'Economist e la Commissione EU di Barroso, ed è il contrario della realtà. L'Euro ha provocato un decennio di declino economico che ha aumentato il divario nord-sud; se cerchiamo un detonatore della spaccatura finale del paese va cercata proprio nella permanenza nell'Eurozona. La stretta deflazionistica che si preannuncia, blindata dalla riforma del Patto denunciata da Savona, non farà che esasperare il divario nord-sud e far crollare la capacità di sostenere gli squilibri nazionali.

Ironicamente, il vantaggio supremo dell'uscita dall'Euro non è affrontato nemmeno da Savona: si tratta del ripristino del credito pubblico sovrano, e quindi della capacità di finanziare investimenti su larga scala per garantire la ripresa.

Carriera istituzionale di Paolo Savona

Dopo la laurea inizia la sua carriera in Banca d'Italia vincendo il concorso per entrare al Servizio Studi. Qui collabora con i Governatori Donato Menichella e Guido Carli. Dirige insieme ad Antonio Fazio il gruppo di lavoro che crea il primo modello econometrico dell'economia italiana, M1BI. Trascorre un periodo di studio al MIT di Boston, dove conosce Franco Modigliani. Insieme a Michele Fratianni studia la creazione monetaria internazionale. Trascorre un periodo di specializzazione alla Federal Reserve.

Nel 1976 Guido Carli diventa Presidente di Confindustria e chiede a Savona di seguirlo come Direttore Generale [1], carica che manterrà fino al 1980.

Successivamente è Presidente del Credito Industriale Sardo, Segretario Generale per la Programmazione Economica al Ministero del Bilancio, Direttore Generale e poi Amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro, quindi Presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, di Impregilo e di Gemina.

Ministro dell'Industria nel Governo Ciampi, è stato fino a maggio 2006 Capo del Dipartimento per le Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio dei ministri e Coordinatore del Comitato Tecnico per la Strategia di Lisbona, che ha redatto il Piano Italiano per la Crescita e l'Occupazione presentato alla Commissione Europea il 15 ottobre 2005.

Fonte
http://www.ecplanet.com/node/1903


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MessaggioInviato: 23/11/2010, 12:25 
Irlanda: "lasciatela fallire"

Tranne un gruppo ristretto di politici e banchieri corrotti, tutti sanno che il modello di salvataggio e' fallimentare. Non c'e' motivo per cui i contribuenti d'Europa debbano pagare per gli errori degli altri.

Pubblicato il 22 novembre 2010 | Ora 18:35
Fonte: WSI


Tutti, tranne un gruppo ristretto di banchieri e politici corrotti, sanno benissimo che l'Irlanda dovrebbe essere lasciata al suo triste destino: la bancarotta. Invece il governo - peraltro traballante dopo l'annuncio dei Verdi di voler lasciare l'esecutivo - sta spingendo il paese in una posizione sempre piu' difficile, dove le tensioni sociali sono ai massimi livelli e potrebbero sfociare in un conflitto sociale tout court, a conferma che gli interessi della sua gente sono l'ultima cosa di cui chi amministra a Dublino si preoccupa.

L'unica cosa che interessa all'amministrazione e' conservare quello che oggi e' ormai dimostrato essere un modello fallimentare (lo dice anche JPM), e impedire che tutte le principali banche tedesche e inglesi subiscano perdite. Parola dell'investitore Jim Rogers che in un'intervista a RT sostiene che lasciare fallire il paese "sarebbe come impartire a tutti una bella lezione, e alla fine l'Europa per questo ne uscirebbe piu' forte e con essa l'euro". "Non si possono spendere somme di denaro impressionanti - continua il presidente di Rogers Holding - che non si hanno e che qualcun altro deve pagare. E' ridicolo. In futuro l'Irlanda sara' paralizzata perche' tutto quello che guadagna andra' per pagare il debito vecchio.

"Non vi e' alcun motivo per cui i contribuenti in giro per l'Europa o in Italia debbano pagare per gli errori degli altri. Gli obbligazionisti e gli azionisti delle banche dovrebbero perdere soldi, non i contribuenti". E' cosi' semplice, eppure cosi' irrilevante quando si tratta di un modello economico morente.



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MessaggioInviato: 23/11/2010, 19:10 
http://www.wallstreetitalia.com/article ... ge=1042488

Euro e debiti sovrani: ecco chi gioca con le carte truccate

Facendo due conti, solo il salvataggio irlandese avrebbe un costo per le nostre scarne finanze di 16 miliardi in tre anni. L’Europa, e con essa l’Italia, hanno bluffato con i mercati finanziari facendo credere che il meccanismo di salvataggio avrebbe garantito la stabilità dei debiti e dei mercati. Falso. Aprite gli occhi.

(WSI) – Vi fidereste di qualcuno che garantisce per un vostro debitore ma a sua volta deve trovare i soldi in prestito? Probabilmente no ed è per questo stesso motivo che il mercato non si fida dell’Europa e soprattutto non si fida dell’establishment politico ed economico del vecchio continente.

Gli investitori hanno capito che il Fondo di stabilità europeo può sostenere per un periodo limitato un paio di piccoli paesi dell’Unione ma non tre o quattro. E soprattutto non potrebbe sostenere il peso di una crisi spagnola che sembra avvicinarsi ogni giorno di più.

Per capire la fragilità della struttura finanziaria messa in piedi dai tecnocrati di Bruxelles basta ricordare che l’Italia dovrebbe garantire direttamente (sotto forma di stanziamenti) o indirettamente (sotto forma di debito) 74 dei 440 miliardi, cioè la quota di competenza italiana, da utilizzare nel salvataggio dell’Eurozona. Facendo due conti, solo il salvataggio irlandese avrebbe un costo per le nostre scarne finanze di 16 miliardi in tre anni. L’Europa, e con essa l’Italia, hanno bluffato con i mercati finanziari facendo credere che il meccanismo di salvataggio avrebbe garantito la stabilità dei debiti e dei mercati, il bluff ha funzionato per qualche settimana nel caso della Grecia e per poche ore nel caso dell’Irlanda.

I titoli di Stato di Dublino sono stati acquistati (...) ma il movimento è stato dovuto per lo più a ricoperture di operatori che avevano venduto in precedenza e chiudevano le proprie posizioni sul mercato, i "real money", cioè gli investitori di lungo termine che investono sulla base dele tendenze macroeconomiche di un Paese non si sono visti. Così come non si sono visti compratori reali dei debiti sovrani di Spagna, Portogallo e Italia.

Gli speculatori hanno deciso di concedere una breve pausa ai governi europei interrompendo le massicce vendite ma non hanno ancora invertito il trend. Non ci pensano proprio a esporsi per cifre rilevanti su titoli europei che non siano tedeschi. Il problema è che Spagna, Portogallo e Italia devono continuare a finanziarsi sui mercati non per effettuare nuovi investimenti ma semplicemente per continuare a pagare il proprio debito pregresso, ogni scadenza obbligazionaria viene rimborsata contraendo un nuovo debito, come una bicicletta in corsa non ci si può fermare all’improvviso altrimenti si cade.

Gli Stati Uniti hanno deciso di mantenere la bicicletta in corsa permettendo alla Banca centrale di stampare denaro per comprare i titoli di Stato correndo un grandissimo rischio inflazione. In Europa questo non si può fare, la Bce ha come unico obiettivo di mantenere bassa l’inflazione. E l’ortodossia economica tedesca non ammette eccezioni. I ministri delle Finanze europei sono così costretti a un equilibrismo fra i mercati che chiedono nuove misure e le regole europee che le impediscono. Nascono così improbabili operazioni di salvataggio che possono solo rinviare i problemi di qualche mese.

Questo limite intrinseco all’Unione monetaria sta venendo sempre di più allo scoperto e gli investitori chiedono rendimenti maggiori per finanziare Paesi che hanno basse prospettive di crescita economica e di stabilità finanziaria. Al prossimo vertice europeo Germania e Francia chiederanno a tutti i paesi dell’area euro di diminuire il proprio debito per tranquillizzare i mercati, la Banca centrale europea ha già fatto sapere che si aspetta una riduzione dei deficit e del debito nel breve termine.

L’Italia arriverà al quel tavolo tentando di valorizzare il basso debito privato a fronte di un enorme debito pubblico, probabilmente riuscirà a non farsi imporre la manovra da 45 miliardi alla quale saremmo obbligati dai rigidi parametri di debito/Pil. Tuttavia è molto probabile che ci venga imposto un piano di austerity di almeno un punto di pil. Una manovra, minimo, di 16 miliardi.


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MessaggioInviato: 24/11/2010, 02:34 

COME SI DISTRUGGONO LE BANCHE ?
RITIRANDO IL NOSTRO DENARO


FONTE: ILSOLE24ORE.COM

Cantona guida la rivolta contro le banche: ritiriamo i risparmi il 7 dicembre.

http://www.altrainformazione.it/wp/2010 ... ro-denaro/

L’ex stella del Manchester United Eric Cantona, che i tifosi inglesi chiamavano «Dio», si ritrova in Francia alla testa di un movimento di protesta contro le banche, che ha già raccolto migliaia di simpatizzanti. Tutto è iniziato – ricostruisce il Guardian – con una intervista al quotidiano Presse Ocean di Nantes, l’8 ottobre scorso.

Rispondendo a una domanda sulle dimostrazioni contro la riforma delle pensioni in Francia, Cantona, che indossava una maglietta rosso fuoco, ha criticato gli episodi di violenza spiegando che i dimostranti farebbero meglio a far nascere un movimento economico rivoluzionario, «iniziando a ritirare i propri soldi dalle banche».

«Che senso ha scendere in piazza? Per dimostrare? Non è più questa la strada - ha detto Cantona -. La rivoluzione è veramente facile oggi: il sistema è costruito sulle banche, quindi deve essere distrutto attraverso le banche. [i]Se i tre milioni di persone che hanno dimostrato andassero in banca e ritirassero i propri soldi le banche collasserebbero».


Il video è finito su Youtube: 40.000 i clic in poche ore, con il movimento francese "StopBanque" pronto a concretizzare l’iniziativa, fissando al prossimo 7 dicembre il «D-day», il giorno in cui gli aderenti andranno in banca a ritirare i propri risparmi.



E sarebbero già 14.000 quelli pronti a farlo, aderendo al manifesto di StopBanque firmato da una regista belga, Geraldine Feullein, e da uno francese, Yann Sarfati. Il movimento si è propagato velocemente in tutta Europa, grazie ai social network, arrivando fino in Corea del Sud. Interesse anche in Italia: quasi 20.000 i clic sulla versione con sottotitoli in italiano e numerose pagine Facebook che invitano, il prossimo 7 dicembre, a ritirare i propri soldi dalle banche.

Un responsabile della federazione bancaria francese ha liquidato l’iniziativa con una risata, «è una cosa stupida», e ricordato con ironia che se Cantona, che nel ‘95 venne condannato a due settimane di carcere per aver colpito un tifoso avversario con un calcio stile Kung fu, vuole veramente ritirare i propri soldi «avrebbe bisogno di molte valigie».[/i]

Fonte: http://www.ilsole24ore.com
Link: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AYxYfflC



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MessaggioInviato: 24/11/2010, 09:57 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:


COME SI DISTRUGGONO LE BANCHE ?
RITIRANDO IL NOSTRO DENARO




La piu' grande cavolata del millennio è arrivata anche su ufoforum.....



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Cita:
Kasimir ha scritto:

La piu' grande cavolata del millennio è arrivata anche su ufoforum.....



Beh..... se pensiamo che la liquidità presente in ogni banca è solo nei "numeri digitali" dei loro computers e che mai e poi mai potrebbero avere la disponibilità in contanti relativa al totale dei conti aperti dai clienti.... non è poi tanto una cavolata..... [:)]



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Si, è una cavolata.

Perche' alla fine, stiamo confondendo il denaro liquido e il signoraggio con un problema ben piu' serio, ovvero che di soldi, la gente non ne ha!!
Se le banche hanno una richiesta enorme di denaro poiche' ci sono tante chiusure conto (come consigliato dall'azione di cui sopra), saranno costrette (per motivi di leggi interne) a chiedere ai clienti con finanziamenti di rientrare il prima possibile.
In pratica, le banche sono "bilancia" dell'economia, se tu togli da una parte, ne devi metter dall'altra e in questo caso, chi ha i prestiti sono le persone che di soldi non ne hanno e rischiano che la banca gli chieda tutti i soldi subito (in quanto creditrice con tanto di ipoteca) magari ipotecando la casa che hanno comperato con un mutuo.

Oltretutto, c'e' il rischio che si vada a finire come l'Argentina. E' successa piu' o meno la stessa cosa quando non solo sono crollate le banche, ma tutto lo stato! C'e' stata una richiesta di denaro enorme per le feste natalizie, le banche hanno chiuso e tutto è crollato.

Non sono le banche in se' ad essere il problema, il problema è il potere di pochi ed il sistema che è stato messo in piedi che è sbagliato. Ed è sbagliato il modo di pensare della gente. Chi ci guadagna da questa azione? Ovviamente i banchieri (e non i bancari, attenzione!), che finalmente vedono bruciare letteralmente il denaro della gente (poiche' è carta straccia) e loro intanto sono gia' a posto perche' con quella carta ci hanno comprato oro e metalli preziosi, vero bilanciere della ricchezza.
Ricordo che tale moneta dovrebbe corrispondere in peso a tanto metallo prezioso (oro, argento, bronzo e via dicendo), ovvero è il signoraggio il vero problema. Ma ripeto, non sono le banche il vero problema, è chi "manovra i fili" che dovrebbe essere soppresso...

Cita:
se pensiamo che la liquidità presente in ogni banca è solo nei "numeri digitali" dei loro computers e che mai e poi mai potrebbero avere la disponibilità in contanti relativa al totale dei conti aperti dai clienti

mmm e allora? se la banca ti chiude lo sportello per un motivo qualsiasi e tu ti lamenti che vuoi contante, loro ti rispondono "hai il bancomat e la carta di credito, usali".
Che te ne fai del contante al giorno d'oggi? e' carta straccia pure quella, perche' non corrisponde al valore reale, come ho spiegato prima!! E' tutta una follia quella che hanno scritto e se attuata, puo' mettere in ginocchio ancor piu' solo l'economia e cioè, tutti quanti noi...

E poi ancora, il vero problema delle banche è che "costano", un conto corrente ti costa 200euro mediamente all'anno, una volta ti davano soldi per tenere aperto un conto, ora devi pagare il servizio.
Il piu' delle volte non ti danno il finanziamento perche' non hai un solido patrimonio alle spalle o semplicemente la busta paga.
E' quello che fa incazzare le persone, sostanzialmente. Costassero meno anche questi servizi, forse le cose andrebbero meno.

E torno sull'aspetto del "pensiero delle persone":
è inutile che tu ti faccia 10 finanziamenti da 100 euro l'uno al mese quando hai gia' il mutuo della casa (o l'affitto) e magari anche la rata dell'auto e prendi 1500 euro (se li prendi). Magari quei mini finanziamenti ti servono per il telefonino nuovo, per il portatile, per la cavolata che fa "trendy" come molti usano oggi comperare, solo perche' fa figo.
Questo è sbagliato, signori. E poi vi lamentate che non arrivate a fine mese... e in piu' vi lamentate che le banche sono "ladre". Avessimo pensato prima a essere piu' cauti nella scelta della gestione delle finanze personali, ora andrebbe meglio.

Per ultimo, detto tra noi, 14000 persone che chiudono un conto corrente... ma che barzelletta, a confronto dei milioni di conti aperti che ha una banca come l'unicredit ad esempio... [:o)]

Probabilmente mi darete dell'ignorante, ma non sono mona. Chi ha fatto una proposta del genere non sa nemmeno di cosa sta parlando...


Ultima modifica di Kasimir il 24/11/2010, 11:25, modificato 1 volta in totale.


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Blissenobiarella ha scritto:




Notevole. Chissà perché non passa in tv.



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Crisi del debito, ora tocca al Portogallo

E' iniziato l'effetto domino sulle economie comunitarie partito dall'Irlanda. Napolitano: a rischio l'euro e la solidarietà europea
Gli operatori finanziari sono diffidenti per natura e hanno il senso dell’ironia. Le risate riecheggiavano ieri nelle sale cambi di Londra quando venivano rievocati gli “stress test” effettuati dalla Banca centrale europea pochi mesi fa e avevano ampiamente promosso le banche irlandesi, portoghesi e spagnole.

Il male dell’Europa è riassumibile in quelle risate una perdita verticale di credibilità dell’establishment politico ed economico europeo incapace di affrontare i problemi per quello che sono e offrire al mercato una soluzione credibile e duratura. La Bce appare ingessata nella sua ortodossia monetaria e nell’impossibilità di conciliare il boom economico tedesco che richiederebbe un rialzo di tassi con la realtà economica degli altri paesi europei che richiederebbe un ulteriore allentamento monetario.

La politica non riesce a rassicurare sulla capacità di trovare un accordo su chi debba pagare il conto di una crisi dei debiti sovrani che sono enormi e poggiano su economie dalle gambe troppo fragili per sostenerli. Dopo aver inneggiato per due anni alla prudenza europea e alla follia finanziaria americana ci siamo dovuti rendere conto che interi Stati europei erano diventati dei subprime, Stati che sostenevano le proprie banche che sostenevano società immobiliari piene di palazzi e villette invendute. I governi europei hanno ignorato i problemi, li hanno rinviati aspettando che qualcosa accadesse, si sono inventati stress test inutili per rassicurare il mercato e fondi di sostegno che non funzionano e non convincono.

La Germania, unico Paese europeo con i conti realmente in regola, ha tollerato, ha aspettato ed è intervenuta debolmente nel caso greco, ma ora che è chiamata a partecipare ai salvataggi con maggiore impegno economico vuole dettare le condizioni. Lo ha detto ieri al Parlamento tedesco il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble: “Pensiamo che l’Unione europea accetterà il piano d’intervento tedesco”, una promessa ai propri elettori e un avvertimento agli altri partner europei che avrebbe sentito telefonicamente nel pomeriggio.

Il piano tedesco prevede infatti che chi ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità per troppi anni debba ora stringere la cinghia fino all’inverosimile e chi ha comprato obbligazioni dei Paesi a rischio debba prepararsi a poter soffrire una perdita. Anche chi ha comprato obbligazioni delle banche più esposte ha poco da stare allegro perché la coerenza teutonica vuole che paghi un prezzo. Il messaggio è chiaro: se non siete tedeschi dovete almeno provare ad esserlo, riducendo le vostre spese, il vostro debito pubblico e anche il vostro tenore di vita. Ci si aspetta che nel fine settimana i ministri delle Finanze europee stabiliscano una volta per tutte le regole per l’erogazione degli aiuti all’Irlanda, oltre ad affrontare il problema del Portogallo che non è messo molto meglio e sembra prossimo a chiedere aiuto all’Unione, nonostante le smentite ufficiali del governo, e infine che si gettino le basi per un intervento in Spagna. Lo dice anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con toni insolitamente allarmistici: “La crisi mette in forse la conquista della moneta unica e il principio solidarietà”.

Ma la vera partita si giocherà il 15 e 16 dicembre al tavolo del Consiglio europeo dove Germania, Francia e Olanda detteranno le condizioni per il rientro nei parametri di deficit e di debito degli altri Paesi. All’Italia che ha mantenuto un certo rigore nella spesa negli ultimi anni e ha un tessuto produttivo ed industriale di rispetto potrebbe essere richiesto diminuire lo stock di debito, anche con una manovra drastica e difficilmente sostenibile da 20 o 25 miliardi che la metta definitivamente al riparo dal contagio e da attacchi speculativi mirati. Ma un intervento di tale portata rischierebbe di rimandare la ripresa economica e renderla impossibile. A quel punto, dunque, applicare l’approccio dei tagli lineari che scontenta tutti e quindi nessuno, e iniziare a fare delle scelte per priorità, settori e aree geografiche. Scelte che non possono essere fatte da un governo con una risicata maggioranza o in campagna elettorale. Un grosso problema per Silvio Berlusconi che, mentre gli spread sui titoli di Stato raggiungevano il massimo storico, ieri prometteva 100 miliardi (che non ci sono) per il Sud.

Non a caso sui mercati internazionali si inizia a parlare dell’Italia come un Paese che potrebbe essere in grado di maneggiare il proprio debito ed evitare una crisi finanziaria, ma il cui rischio politico è al momento imponderabile. Su questa sospensione di un giudizio definitivo si basa la fragile stabilità dei nostri titoli di Stato: la permanenza del Cavaliere a palazzo Chigi non dipende solo dal voto di fiducia alla Camera, ma anche dalla disponibilità di Angela Merkel di aprire il portafoglio e salvare Irlanda e Portogallo, concedendo un po’ di fiato anche all’Italia.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11 ... llo/79081/



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MessaggioInviato: 28/11/2010, 17:35 
per quanto riguarda il ns debito però bisogna dire però,
che allo stato dell'arte nell'ultima asta dei ns bot si sono avute richieste per guasi il triplo dell'emissione e risparmiando anche sul dont.
tenendo conto che i bot sono tit.short e che il debito a breve di uno stato è di gran lunga piu'sensibile ed importante per determinare il buono stato dei conti sopratutto quando si parla con i finti amici,direi che nn è malaccio..questo và detto.


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