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LaStampa - 04.05.1978 - numero 100 - pagina 11

"Luminoso, affusolato, veloce"
[color=blue]Tutta Milano, meno i radar ha visto un "Ufo,, nel cielo


MILANO — Nella serata di mercoledì, un oggetto misterioso è apparso nel cielo di Milano, spostandosi attraverso tutta la città. S'è parlato di un disco volante; parecchie centinaia di persone, per vederlo, sono rimaste affacciate alla finestra, o in strada col naso in aria, buona parte della notte. La torre di controllo dell'aeroporto di Linate ha confermato che «un oggetto di natura non identificata, luminoso», è comparso e sparito nel cielo del capoluogo lombardo. E' la prima volta che a Milano si registra un fatto simile.

Tuttavia i testimoni sono soltanto uomini e donne; i radar non lo hanno inquadrato. Non funzionavano perfettamente, oppure l'«Ufo» era fatto in modo tale da poter sfuggire al loro controllo? Qualcuno lo ha descritto dotato di «luce particolarmente intensa», con «bagliori metallici», di «forma affusolata»; altri si dicono sicuri che, a un certo punto, l'oggetto misterioso si è fermato in cielo, e vi è rimasto immobile per alcuni secondi.

Oggi i centralini dell'aeroporto di Linate, dell'Alitalia, della Malpensa, di persone ed uffici che risiedono nella zona intorno a Segrate — nel cui cielo, appunto, pare che l'«Ufo» abbia sostato prima di scomparire velocemente — sono stati tempestati di chiamate. Non solo, com'è comprensibile, da parte di giornali e di appassionati di astronomia, ma principalmente di curiosi, di gente ansiosa di sapere.

Il commento più frequente che si è raccolto ieri a Milano era: «Perché dovremmo esserci solo noi, in tutto l'universo?». Nessuno sembra dubitare su questi presunti extraterrestri. Gli esperti della materia si mostrano soddisfatti: «Finalmente, gli "Ufo" cominciano ad essere notati anche nelle grandi città, da parte di cittadini non particolarmente suggestionabili né ingenui. Finché apparivano in zone sperdute di campagna, o in montagna o su spiagge dimenticate, gli scettici potevano ipotizzare che sì trattava di allucinazioni o fantasie.

Se gli "Ufo" si decìderanno a mostrarsi anche in grandi centri, quest'argomento perderà valore».

o. r.

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StampaSera - 04.05.1978 - numero 100 - pagina 15

Gli Altri Dicono
(dal) corriere della sera

[color=blue]Un Ufo era l'altra sera su Milano.


L'hanno visto gli uomini della torre di controllo all'aeroporto di Linate e centinaia e centinaia di cittadini che erano per le strade. Tutti giurano, tra stupore e vaga inquietudine. La trottola luminosa, arrivava da nord-ovest, s'è abbassata «quasi volesse atterrare», è risalita, è scomparsa nel cielo buio verso sud. «Non siamo-soli», dunque, come dice lo slogan pubblicitario del film «Incontri ravvicinati del terzo tipo»?

Milano non sembra città di esasperate fantasie, né d'attese messianiche. Eppure — a quanto assicura la cronaca — l'altra sera ha rivelato qualche brivido nuovo, non più il sogno o la visione individuali, l'utopia costruita sugli ambigui frammenti del «possibile», ma una sorta di coro allucinato e commosso. Si racconta — senza che la voce abbia conferme ufficiali — che stavano per scattare l'allarme e il servizio d'emergenza.

Linate come improvvisata base degli extraterrestri? Linate, col suo nome così pienamente lombardo, a far concorrenza ai deserti americani e australiani? .Quante cose può svelare una sera, finalmente tiepida, di maggio. Dicono che l'Ufo, la «cosa», era inesistente per lo schermo dei radar: il radar non registra fantasmi.
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07.05.1978 - numero 103 - pagina 5 >

[color=blue]L'almanacco

Luigi Compagnone

Mercoledì 3 maggio — Non concordo con chi ha scritto che l'Ufo apparso nel cielo di Milano ha donato ai milanesi un attimo di fantasia. Un Ufo non induce a sogni fantastici. Fa pensare a una tecnologia perfetta e tediosa, al massimo dell'ingegnerismo, al prodotto di una cultura che, assieme ai dischi volanti, generi i robot e dimentichi gli uomini.

Senza dire, infine, che l'Ufo apparso su Milano non è probabilmente nato dai sogni dei milanesi, ma dalle loro (legittime) allucinazioni[/color]



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StampaSera - 08.05.1978 - numero 103 - pagina 7

Euforia dopo l'ultimo "avvistamento,,
[color=blue]Nascono in Lombardia le "basi,, per gli Ufo

Una già pronta nel Varesotto, prossima apertura d'una seconda

Può darsi che vacilli il trono di Milano coma capitale morale del Paese, ma si consolida il «potere ambrosiano» come capitale degli Ufo. Misteriosamente guidati da esseri desiderosi forse di entrare in contatto con l'alta finanza ed il grande commercio, oggetti volanti di tutti i tipi, comunque non identificati (sennò, che razza di Ufo sarebbero?) si danno convegno lungo i dolci colli della Brianza e poi si dirigono svelti verso la Certosa, la Scala, piazza del Duomo. Uno ha fatto lunga sosta — come per segnalare una predilezione per un certo tipo di pneumatici — sul grattacielo Pirelli, detto familiarmente Pirellone.

Il fatto è già stato raccontato e commentato, ma ora c'è qualcosa di nuovo all'Ovest. Il signor Massimo Pittella, direttore della sezione milanese del Cun (Centro Ufologico nazionale) ha interpellato le autorità militari dello scalo aereo di Linate: l'avvistamento avvenuto giovedì dopo le 21 è ufficialmente confermato. Testimone principale il sergente maggiore Antonio De Stasio, il quale ha fornito anche qualche schiarimento sulla mancata segnalazione da parte dei radar.

L'Ufo, che emanava una luce bianca intensissima, è giunto dal Nord ed è andato a fermarsi — od almeno così è parso da Linate — sulla verticale del grattacielo Pirellone. Qui non si è trattenuto molto: soltanto qualche secondo poi, ha ripreso la velocissima traiettoria ed è sparito. Il radar di Linate non ha segnalato nulla, ed è questo il punto più sconcertante, poiché qualsiasi oggetto, anche se proviene da altri mondi, deve avere una certa materia e quindi farsi notare dal radar. Ma le autorità militari hanno una risposta attendibile. In un primo tempo, appena avvistato il «coso», la richiesta di controllo radar non è stata effettuata perché la si credeva uno scherzo.

In un secondo tempo, eseguita finalmente la ricerca, questa è stata disturbata dal fatto che la palla di fuoco era già sul grattacielo e la segnalazione quindi impossibile per la presenza di masse di ferro e di cemento. Quando poi l'oggetto si è mosso tornando nel cielo libero, il radar non ha più segnalato nulla perché quello si muoveva a velocità assai superiore a quella dei normali aerei, per la quale i radar sono programmati.

La caduta di queste obiezioni è stata salutata con scoppi di gioia nei vari centri ufologici che abbondano nella capitale lombarda. In modo particolare, sabato sera, nella riunione, in piazza Sant'Alessandro 4, del Centro Fratellanza cosmica. Emilio Siragusa, fondatore, era al colmo della gioia: «Ci siamo. Si avvicinano. Arrivano i nostri. Fra poco li avremo tra noi, i nostri fratelli, forse in piazza del Duomo... ».

Più controllati, i rappresentanti del Cun si sono riuniti ieri per creare in Lombradia (come già in Piemonte ad opera del Clypeus) una federazione unica dei centri ufologici. Ed intanto il gruppo Solari sempre di Milano, annunzia di aver inaugurato una base Ufo nel Varesotto, e ne inaugura ora un'altra, in previsione di un traffico intensissimo d'oggetti misteriosi. Perché poi proprio verso il Nord Italia, con tutte le «grane» che gli esseri extraterrestri possono trovare? Mistero. Forse lo faranno per venire a darci una mano...

Il presidente nazionale Giancarlo Barattini, di professione pubblicitario, divenuto famoso per aver visto nel cielo di Roma una squadriglia di dieci o dodici Ufo in un colpo solo, in formazione di croce, si mantiene cauto: «Quando gli avvistamenti sono troppi, è segno che qualcosa di non vero è nell'aria. I \veri ufologi aspettano e non emettono giudizi. Sono troppo seri». Intanto giunge la notizia che anche a Torino, la sera di giovedì, tra le 23,20 e le 23,25, è stata vista una palla di fuoco che percorreva la rotta dell'autostrada, diretta verso Milano. Come per il calcio, siamo forse alla vigilia di una serrata competizione ufologica tra le due massime città del Nord.

Carlo Moriondo[/color]



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StampaSera - 11.05.1978 - numero 106 - pagina 25

Da domami sera all'«erba»
[color=blue]Debutta in teatro fantascienza


Debutta domani sera al Teatro Erba .quello che è stato definito «il primo spettacolo italiano di fantascienza». Si intitola «Da quale mondo vieni?» e comprende tre atti unici di Peter Kolosimo, Mauro Macario e Lino Aldani. La regia è di Mauro Macario e gli interpreti, sei in tutto, sono Remò Varìsco, Carla Maria Puccini, Santo Versace, Susanna Maronetto, Enrico Baroni e Danilo Bruni; scene e costumi di Gian Mestarono.

L'idea è maturata a poco a poco in Mauro Macario, che ha voluto mettere assieme tre testi (due scrìtti appositamente, il terzo tratto da un racconto di Aldani) che svolgessero un discorso unitario ed in evoluzione, nel solco di una fantascienza propriamente «italiana», che rifugge quindi dalla versione meccanica, robotica, dei kolossal cinematografici americani

«Cristo delle stelle» di Kolosimo, che apre lo spettacolo, è ambientato in una base spaziale del futuro. Qui si compie lo scontro fra Cristo, che medita un viaggio su un'astronave fotonica per condurre a salvezza gli uomini minacciati dalla irreversìbile degradazione del nostro pianeta, e Giuda, portavoce del sinedrio degli scienziati tradizionalisti. Giuda si oppone a Cristo, in un conflitto di memorie galileiane fra le verità della scienza e quelle del potere.

«Picnic al Musine», di Macario stesso, è il racconto di un «incontro ravvicinato» con un extraterrestre compiuto da una coppia (lui ottuso ed incredulo, lei aperta e curiosa) durante una gita al Musine, classica «riserva» di Ufo. È, per bocca dell'«alieno», piovono severe accuse alla pochezza d'amore fra gli uomini, in una sorta di prosecuzione del film diSpielberg («dove egli finisce, io comincio», dice Macario).

«I figli del sonno» di Aldani; infine, narra l'utilizzazione che l'anonimo Potere nella Terra del 2200 fa del ci nema in funzione repressiva: esiste infatti l'onirofilm», un sostitutivo dell'amore fisico, una delle cui massime dive è una nuova Marilyn Monroe, conscia della mostruosità di quella società e protagonista di una sua inutile rivolta contro la •macchina».

<<Sono tre momenti successivi —spiega Macario — . Il primo scalino è quello scientifico-astronomico, punto di partenza di ogni discorso sulla fantascienza. Gli altri due momenti li potremmo definire come "fantamorale" (un invito all'armonia e all'amore) e "fantapolitica" (i conflitti drammatici cui porta l'uso del potere)».

Come è arrivato alla fantascienza? •Sono un ufologo convinto, seguo i fenomeni medianici e parapsicologici. Il mio è un atteggiamento di spiritualità laica, che nasce dalle ceneri di una religione fossilizzata e dalla saturazione del consumismo. La mia generazione, delusa dal rapporto con una realtà che non muta, cerca un'alternativa in questa tensione verso l'ignoto, nell'allontanamento da una concezione realistica della vita».

Ma anche in questo futuro e in questa ricerca •alternativa» restano anfratti «realistici» : la Puccini infatti, viene preannunciato, si spogliera al terzo atto.[/color]



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LaStampa - 12.05.1978 - numero 107 - pagina 7

Stasera lo spettacolo di fantascienza di Mauro Macario
[color=blue]Pic-nic con gli Ufo al Teatro Erba

Per la prima volta sul palcoscenico in Italia tre atti unici con fantamorale e fantapolitica

TORINO — La febbre della fantascienza è arrivata in teatro. Per la prima volta in Italia, è stato allestito uno spettacolo in cui si fondono astronomia, scienza, ufologia, ipnosi, fantamorale e fantapolitica: s'intitola Da che mondo vieni? e va in scena questa sera al teatro Erba, divenuto ormai la capitale torinese della parapsicologia. Si tratta di tre atti unici di Peter Kolosimo, Mauro Macario e Lino Aldani. Regista del cocktail, Mauro Macario. Da che mondo vieni? non è intessuto di «bip bip», come si potrebbe pensare; punta piuttosto su una atmosfera surreale, ottenuta attraverso un commento di musica «cosmica» e un gioco di luci e proiezioni che non mancheranno di avere un certo effetto.

Mauro Macario si cimenta per la prima volta con la regìa teatrale: «Tutti fanno fantascienza, e spesso male — afferma polemicamente — sui libri, al cinema e alla tv. Ho provato per vedere se riesco a farla anch'io, male, in teatro». Facile pensare che lui, figlio d'arte, si sia buttato in un'operazione di prevedibile successo, saltando a cavallo della moda del momento. Ma Macario, irruente, verbosissimo, respinge la illazione e fa paragoni un po' rischiosi: «Sono un ufologo convinto e un astronomo dilettante. La mia, è una rivolta contro la concretezza e la realtà, contro ciò di cui tutti parlano con uguale gergo.

Ho bisogno di quello che la politica, la chiesa, il consumismo non mi hanno dato, e mi sono avvicinato a questo mondo in un modo ispirato: è un genere che bisogna sentire. La fantascienza è per me quello che Brecht è per Strehler».

Dei tre atti unici in programma, il primo, di Kolosimo, è una chiave di lettura per la tematica dello spettacolo. In una ipotetica base spaziale, Cristo, che qui diventa Chris, è come se scendesse dalla croce per continuare a salvare gli uomini. Ma è un Cristo scientifico, che ha fatto sue le teorie di uno scienziato tedesco, secondo il quale il propellente di un'astronave dev'essere il fotone, elemento della luce. Chris vuol salvare con l'astronave fotonica gli uomini minacciati dalla degradazione irreversibile del nostro pianeta, ma contro di lui c'è Jud, portavoce del sinedrio degli scienziati tradizionalisti. E non poteva mancare la Maddalena, che diventa Meg, segretaria di una base spaziale.

Il secondo episodio, di cui Macario è autore, è la storia spielberghiana dell'incontro tra un extraterrestre e una coppia — in crisi — che fa un pic-nic al Musine, ormai per tradizione meta degli Ufo. L'extraterrestre accusa gli umani di pochezza d'amore fra gli uomini. «Il finale non posso dirlo — spiega Macario — perché è "giallo", alla Agatha Christie».

L'ultima parte ipotizza una società extraterrestre in cui il potere, per asservire le masse, ha inventato l'onirofilm, strumento elettronico per cui la gente fa a meno di avere rapporti sessuali. In questo mondo si svolge la tragedia di una Marilyn Monroe del 2200, che sente la necessità di essere amata in un modo «umano», e che invano si rivolta contro la «macchina».

«Il tutto — precisa Macario — in un'impostazione di medio evo prossimo venturo. Un teatro di parola e di mistero, con elementi curiosi, ma serio e rigoroso». Le intenzioni sono lodevoli, gli ingredienti svariati e fittissimi, la moda del mistero è un buon richiamo. Che cosa si può volere di più, per attirare spettatori?

m. ve.
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Ultima modifica di rmnd il 09/01/2011, 03:15, modificato 1 volta in totale.


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StampaSera - 13.05.1978 - numero 108 - pagina 5

Presentata da un membro a Waldheim
[color=blue]Una proposta all'Onu: «Occupiamoci degli Ufo»


NEW YORK — Sir Eric Gairy, primo ministro di Grenada, ha detto ieri sera parlando con i giornalisti che cercherà di ravvivare in assemblea generale l'autunno prossimo il problema degli Ufo insistendo sulla proposta di istituire uno speciale ente delle Nazioni Unite per investigare sugli oggetti volanti non identificati (Unidentified Flying Objects - Ufo).

Gary ha parlato della cosa con il segretario generale Kurt Waldheim. La risposta migliore che Gairy ha ottenuto dall'assemblea generale 1977 è un accordo secondo cui Waldheim dovrebbe ricevere dai Paesi membri dell'Orni tutte le informazioni relative agli Ufo per costruire una ipotesi di studio, ma sino a questo momento le uniche informazioni sono giunte da Grenada. Gairy ha comunque detto che la gente parla ora più liberamente di queste cose e riporta un maggior numero di visioni di Ufo.
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StampaSera - 13.05.1978 - numero 108 - pagina 25

[color=blue]stelle (in astronave) ,

Piero Perona

Il Teatro Erba propone un incontro ravvicinato con la fantascienza. Finora chi parlava d'un viaggio nella luna doveva citare le parole messe in bocca a Cyrano dal Rostand o seguire l'Orlando Furioso di Ronconi sulle tracce dell'Ariosto.

Ora, con «Da quale mondo vieni?», non si. tratta più tanto d'immaginazione quanto di vere distanze in anni-luce e di autentiche problematiche avveniristiche. Al pubblico, che già affolla le serate del lunedi per la fantascienza e la medianità, l'operazione non è dispiaciuta. Tre autori si accordano per dare tre atti unici, Gian Mesturìno idea gli effetti d'uso e nasce uno spettacolo che dovrebbe inserirsi nella voga per il fantastico e l'irrazionale.

Il primo e più anziano degli scrittori è Peter Kòlosimo, temperamento di divulgatore e autore di successo (premio Bancarella, traduzioni nei cinque continenti).

Il secondo è Mauro Macario, figlio del comico e attivo in teatro e cinema sia come attore, sia come autore.

Infine Lino Aldani, insegnante ritroso e teatrante austero.

Sono apporti diversi che la regìa dello stesso Macario tenta di unificare in un discorso di spiritualità laica.

Ecco di Kòlosimo Cristo delle stelle dove il Chris è il nuovo salvatore del genere umano, Jud l'eterno antagonista difensore dell'ordine costituito e Meg (la Maddalena) rappresenta la buona fede di un'umile donna. Il Chris vuole creare una dimensione meravigliosa proiettando nell'universo una moderna astronave che viaggia con il fotone, cioè con l'elemento sintesi della luce. Un brano conciso dove il linguaggio teatrale non sembra approfondito.

Segue di Mauro Macario Pic-nic al Musine cioè alla montagna dove per tradizione si affollerebbero gli Ufo: il contrasto tra un. marito per principio contràrio a capire una futura realtà e tra una moglie aperta alle suggestioni dell'irrazionale si risolve in maniera drammatica. Interessante l'andamento di fantamorale; incerta la linea, non si sa se bozzettistica o mitica, quando non è superstiziosa.

Conclude l'esperimento I figli del sogno con Lino Aldani teso a riprodurre il dolore di una vamp del 2200, protagonista degli «onirofilm» nei quali la passione si consuma secondo uno schema e non secondo la vita.

La ribellione contro le macchine dà da pensare, però i dialoghi risultano semplicistici. Gli attori — Carla Maria Puccini, Susanna Maronetto, Enrico Baroni, Remo Varisco, Santo Versace e Danilo Bruni — non sono tenuti a freno e inventano ognuno una propria interpretazione della fantascienza.
Risultato: Italia, mistero cosmico (per usare un titolo di Kòlosimo). .
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LaStampa - 14.05.1978 - numero 109 - pagina 9

"Da quale mondo vieni?", fantascienza all'Erba
[color=blue]Cristo fugge in astronave

TORINO — Fin troppo facile notare che nei periodi di forte crisi esplode il ricorso all'irrazionale. Lo spettacolo ne ha dato ampia prova negli ultimi mesi lanciando gli eroi di Guerre stellari e Incontri ravvicinati del terso tipo, riempiendo la testa dei bambini davanti alla tv con Atlas - Ufo - Robot, provocando le polemiche prò e contro Piero Angela che dal piccolo schermo ride della parapsicologia.

In particolare a Torino il Teatro Erba ha richiamato un pubblico da tutto esaurito con i suoi trattenimenti di medianità, ufologia, telecinesi. Ora la stessa sala programma con "Da quale mondo vieni?", uno spettacolo di prosa che rientra nel genere fantascientifico. Sorge spontaneo un dubbio. Basta il successo d'una serata famigliare punteggiata dagli applausi di chi si trova in linea con una moda, per varare un nuovo genere e fornire un'indicazione ai teatranti?

Nei tre atti unici rappresentati — Cristo delle stelle di Peter Kolosimo, Pic-nic al Musine di Mauro Macario e I figli del sogno di Lino Aldani — è difficile rintracciare un autonomo linguaggio teatrale. Si ascoltano discorsi affrontati dalla fantascienza tecnologica e dalla fantascienza sociologica almeno una quindicina d'anni fa, s'incontrano personaggi che ambiscono alla quotidianità ma rientrano nella routine. Due attrici — Carla Maria Puccini e Susanna Maronetto — e quattro attori — Enrico Baroni, Remo Varisco, Santo Versace e Danilo Bruni — si dannano nel tentativo di apparire credibili.

Qualche interesse desta la profetica figura del Chris nel 1° atto quando vuole salvare l'umanità con un'astronave per strapparla all'immobilismo del sinedrio. Così i bisticci piccolo-borghesi tra marito tradizionalista e moglie spiritista costituiscono la sorpresa del secondo atto. Né sembra scontata l'aspirazione ad essere amata di una seduttrice per procura che agisce negli «onirofilm» destinati a sostituire il rapporto erotico tra gli uomini del futuro (I figli del sogno).

Sono spunti che il regista Mauro Macario, indulgente con gli interpreti, si limita ad accennare. Attenzione a non deludere il pubblico oggi tenero con la fantascienza. Non sono lontani gli Anni Sessanta di fobia fantascientifica nel nostro Paese quando si costringeva Roberta Rambelli, in quanto donna e italiana, a firmare i suoi romanzi con il nome di Robert Rainbell.

p. per.
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LaStampa - 14.05.1978 - numero 109 - pagina 13

I lettori discutono
[color=blue]Il mistero degli Ufo


Su La Stampa abbiamo letto alcuni articoli nei quali si sono chiamati in causa anche gli Ufo. Gradiremmo fare alcune precisazioni. Siamo anche noi del parere che la componente psicologica giochi un ruolo di primaria importanza nel fenomeno Ufo, ma nessuno di noi intende «restringere l'interpretazione ufologica ad un fenomeno di autosuggestione», il che sarebbe quanto meno poco obiettivo. Occorre a nostro parere partire dalla constatazione dei fatti.

E l'unico fatto certo è il fenomeno: qualcuno ha visto qualcosa. Il che ci porta ad affermare che esiste anche un qualcosa, una realtà ancora misteriosa. Vogliamo negare l'evidenza solo perché non siamo ancora in grado di spiegarla? Lavoisier «dimostrò» la non-esistenza delle meteoriti constatando che non essendoci pietre in cielo non potevano cadérne.

Ma questa non è scienza, bensì presunzione saccente. Un ultimo appunto: il convegno che si terrà quest'autunno a Torino sarà solo di ufologia. Le pratiche spiritistiche e le credenze occultiste sono altra cosa e non ci riguardano.

Gruppo Clypeus[/color]



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LaStampa - 16.05.1978 - numero 110 - pagina 9

I Lettori discutono
[color=blue]Turisti nello spazio


Scriviamo in relazione ad alcuni articoli sull'ufologia e la parapsicologia. Innanzitutto desideriamo chiarire che è assolutamente necessario considerare l'ufologia separatamente dalla parapsicologia, per evitare che l'ufologia stessa venga frammischiata a fenomeni la cui esistenza non è stata ancora provata (e ciò perché possiamo affermare che « gli Ufo — come fenomeno — esistono»).

Inoltre, non si deve considerare l'ipotesi extraterrestre come l'unica idonea alla spiegazione della problematica ufologica; essa, proprio perché ipotesi, ha lo stesso valore di tutte le altre fino ad ora avanzate. Non dimentichiamo che esiste una netta differenza tra ipotesi e verità! Altra considerazione: marziani, venusiani e tutti gli altri « turisti » spaziali fanno parte di quella fauna extraterrestre che è frutto per lo più di mere invenzioni o di errate interpretazioni.

Ci auguriamo che si eviti di invalidare il paziente e continuo lavoro di tutti coloro i quali desiderano giungere a dare al fenomeno una spiegazione razionale.

Centro torinese ricerche ufologiche.[/color]



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LaStampa - 20.05.1978 - numero 114 - pagina 9

[color=blue]Gli Ufo potrebbero essere nostri vicini di casa

Firenze: Congresso sui misteri Si parla anche di dischi volanti
Intervista con il famoso ufologo Joseph Alien Hynek - Altri argomenti in discussione sono la parapsicologia, l'astrofisica e l'archeologia


Dal Nostro Inviato Speciale Firenze — Si parla di dischi volanti, non perché siano stati visti nel cielo fiorentino in questi giorni, ma in sede di congresso. E' quello organizzato dal «Giornale dei misteri» in collaborazione con Radio Montecarlo, sui gruppi di ricerca che concernono vari temi, dalla parapsicologia all'archeologia, dall'astrofisica alla magia.

Per l'ufologia c'è una voce molto autorevole, quella di Joseph Alien Hynek, astronomo statunitense, autore di un volume famoso, «The Ufo Experience a Scientific Inquiry». Hynek farà la sua relazione oggi, ma già da ieri, prima dell'inizio dei lavori, consente a rispondere ad alcune domande dei giornalisti, Ha un bagaglio di esperienze notevoli, venti anni di studi sui dischi volanti per conto dell'Air Force, poi per conto proprio con il «Center for Ufo Studies» di Evanston, nell'Illinois, da lui fondato nel '72, dove un cervello elettronico ha immagazzinato 60 mila testimonianze di osservazioni di dischi volanti nel mondo. Stevens Spielberg, autore del celebre film «Incontri ravvicinati del terzo tipo», si è valso della sua collaborazione.

Che cosa c'è dunque di vero nell'ormai lunghissima vicenda Ufo? Hynek spiega che quando nel '48 incominciò ad analizzare il fenomeno era scettico in modo assoluto, ora si considera «una persona non credente che vuole approfondire». Ha classificato tutto il materiale secondo varie suddivisioni: osservazioni da distanza, osservazioni da vicino, notturne, diurne e attraverso i radar. E ancora tre tipi:

1) contatti da vicino, ma senza alcun effetto sul mondo circostante;
2) contatti ravvicinati con qualche effetto, come le bruciature sul terreno
3) testimonianze di contatti con creature.

Dice: «Se dobbiamo credere anche solo alla metà delle testimonianze del terzo tipo, dobbiamo ritenere che ci siano delle intelligenze estranee al nostro mondo. La domanda scientifica che ci dobbiamo porre è questa: da dove vengono queste intelligenze? La credenza popolare vorrebbe che venissero dallo spazio, ma nella nostra tecnologia non c'è nulla che possa dirci che queste intelligenze vengono da altri pianeti, dei quali i più vicini sono distanti 100 milioni di volte la distanza Terra-Luna. Resta una teoria diversa: se possono venire da un mondo parallelo al nostro, cioè vicino a noi».

Certo il soggetto vale la pena di essere studiato. Secondo Hynek, l'ufologia potrebbe essere un'altra rivoluzione galileiana, addirittura una nuova teologia. Gli si chiede come mai gli Stati Uniti non rendono pubblici i risultati delle loro ricerche in questo campo, lo scienziato risponde che forse, di fronte a molti dubbi, preferiscono tacere.

Da un certo numero di anni tagliato fuori dalle carte se- grete del Pentagono, dopo una polemica con l'Air Force che a suo avviso partiva da un errato concetto di Ufo, Hynek vorrebbe anche lui, al pari di chi gli fa le domande, conoscere il perché del silenzio di Carter sulla documentazione raccolta, mentre invece in sede di campagna elettorale il Presidente aveva promesso che avrebbe reso pubblici tutti i risultati. «Se non c'è nulla da tenere nascosto, rompa il silenzio», dice lo scienziato.

Remo Lugli[/color]



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LaStampa - 21.05.1978 - numero 115 - pagina 5

[color=blue]L'aureola di Sant'Ambrogio


Giorgio Manganelli
Alcuni giorni fa, le gazzette riferirono la notizia che, nei cieli della città di Milano, si era librato un « disco volante », uno di quegli oggetti non identificati che consentono a persone di instabile equilibrio nervoso e mentale — tra le quali mi annovero — momenti di vana, ma onesta eccitazione. Il disco volante milanese venne visto da molte persone di varia cultura e classe sociale; i radar, che non hanno né cultura né speranze di vita futura, non registrarono nulla.

Ora, per un soggetto di estrazione genericamente milanese, quale l'estensore di questa nota, la notizia dell'apparizione di un disco volante nel cielo di una città apparentemente refrattaria allo straordinario, suscita misti e contrastanti sentimenti. Se il disco fosse apparso, diciamo, vent'anni fa, sarebbe stato tutto più semplice; allora Milano era una città avida di futuro, i grattacieli le spuntavano come foruncoli sul volto di una sedicenne ignara di essere destinata a diventare diva; era una metropoli che si raccontava su di sé storie improbabili, ma eccitanti; si sentiva l'unica città europea in Italia, anche più di Torino, cui mancava la impetuosa spavalderia delle città rissosamente cordiali.

Un disco volante si sarebbe librato nel cielo di quella Milano in omaggio ad una città galattica, una metropoli discussa e magari chiacchierata tra Aldebaran e Cassiopea. Un ufo equivaleva ad un « ciao », una pacca, un brindisi in mezzo al cielo, una amichevole fumata di sigaro, come se le mandano vecchi e danarosi amici, al club, da due grandi, comode poltrone di cuoio. Milano poteva essere tentata a costruire un tal grattacielo da toccare l'ufo, e farci due chiacchiere, con la cravatta allentata e in maniche di camicia. Ma, si noti, in tutti quegli anni nessun oggetto volante non identificato parcheggiò nel cielo grigiastro della capitale morale. Forse non era vero che di Milano si parlava sulle lune di Saturno; comunque, Milano era indifferente; dopo tutto, il fatto che gli ufo non venissero a Milano nemmeno per la Fiera o per il derby poteva essere la prova definitiva che non esistevano.

Ma ecco che, proprio oggi, un disco volante sosta nei cieli sempre grigiastri, ma anche un poco più avviliti, di Milano. La Fiera è già chiusa e il campionato è finito; che cosa vuole? La frangia ottimistica e tecnologica di Milano avrà forse pensato: secol si rinnova, qui ricomincia da capo, Milano ridiventa Stramilano. Ma io non lo credo. L'apparizione di un oggetto allucinatorio, inverosimile, incomprensibile proprio sopra Milano ha, ai miei occhi, il sapore di un evento antico. Assomiglia più agli « omina » agli eventi prodigiosi degli antichi, che non alla fredda magia tecnologica.

E' il segno che Milano ha dentro di sé una vocazione arcaica, una voglia di ritornare alle origini, di ritrovare il solco della propria dimenticata « città quadrata ». Da questo punto di vista, che mai potrebbe essere quell' ufo? Un'ipotesi: potrebbe essere l'aureola di Sant'Ambrogio che si libra su tutta la città, le rammenta che in via Torino c'era una volta il Circo, e al Carobbio un tempio coi capitelli corinzi. Quel disco rammenta gli scudi tondi degli sforzeschi, e quelle magiche tonde pietre che piombavano — come accadde a Roma — sulle città care agli dèi.

Può essere la traccia di un profetico carro di fuoco che fa il giro del pianeta, per vedere se tutto è in ordine per la Fine del Mondo. O il timbro che garantisce che, in quella piccola città, ci sono ancora « sette giusti ». Infine — ma è cattiva filologia — suppongo che sia, quel cerchio, l'orma della luna che saluta una città che le appartiene: Milano da Mediolanum, da In media luna.[/color]



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LaStampa - 21.05.1978 - numero 115 - pagina 5

[color=blue]Almanacco

Luigi Compagnone
Venerdì 19 maggio — Ah bene, si torna dunque a parlare degli Ufo e io smarritamente mi chiedo:
« E' mai possibile che nell'universo vi siano altre intelligenze all'infuori di me? ». La domanda è umile e trepida, ma è il mio inconscio che altezzosamente rapporta l'universo al caseggiato in cui vivo e le « altre » improbabili intelligenze ai miei vicini di casa.[/color]



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StampaSera - 22.05.1978 - numero 115 - pagina 7

L'astronomo che studia gli "oggetti non identificati,,
[color=blue]Allen Hynek: vi spiego perché mi sono convertito agli Ufo


Ha l'aria di un tranquillo | professore in pensione: barba bianca, occhiali, lo sguardo brillante e un po' stanco dello studioso. Joseph Alien Hynek, 68 anni, di Chicago, è arrivato in questi giorni a Firenze per un convegno dei gruppi di ricerca de «Il giornale dei misteri» come un personaggio circondato da un alone romanzesco. Affronta cineprese e giornalisti aggrappandosi alla sua pipa. Risponde a tutte le domande sugli Ufo senza lasciarsi trascinare da fantasiose ipotesi, non evoca torme di ominidi verdi o astronavi che ci svolazzano attorbo.

Si limita a dire che se c'è qualcosa di strano nel nostro cielo è giusto che venga studiato correttamente. Pacato, non facile agli entusiasmi, avrebbe potuto concludere nell'ombra la sua carriera. E' stato assistente all'Università dell'Ohio, ha lavorato in un laboratorio di fisica, ora è preside della Facoltà di astronomia della Northwestern University e direttore di quell'osservatorio. Ha collaborato ai progetti Gemini, Apollo e Skylab, si è occupato di spettroscopia stellare e di supernove. Un'attività apprezzata, ma niente di cosi clamoroso da portarlo alla ribalta internazionale. Eppure è accaduto qualcosa ad un certo punto della sua vita che ne ha fatto un personaggio popolare e discusso. Molti ne sorridono, altri lo considerano addirittura un simbolo. Ha sfidato l'opinione corrente delle autorità militari e scientifiche americane pronunciandosi, lui astronomo e membro del mondo accademico, a favore di un'indagine seria sugli oggetti volanti non identificati.

«Newsweek» lo ha definito il «Galileo dell'ufologia» forse perché non si è piegato alla scienza costituita; ha avuto anche la notorietà di un divo comparendo come consulente tecnico di Spielberg per il film «Incontri ravvicinati del terzo tipo», quella vicenda che culmina nell'apparizione fantastica di figure extraterrestri sbucate dalle luci di un'astronave.

La storia di Hynek è la conversione di un addetto ai lavori. La racconta lui stesso in un libro dal titolo «Rapporto sugli Ufo» che sta per uscire anche in Italia pubblicato da Mondadori.
«Prima ero scettico — dice —, la mia trasformazione è stata graduale. Oggi non dedicherei un minuto di più alla questione degli Ufo se non fossi convinto che il problema è reale e che gli sforzi per investigarlo e comprenderlo potrebbero avere conseguenze di grande portata: magari rivoluzionare la visione che l'uomo ha di se stesso e del suo posto nell'universo».

Lo avevano chiamato come esperto a collaborare al progetto Blue Book, l'incarico affidato alla Air Force statunitense per far luce una volta per tutte sulla faccenda degli Ufo. Ma lì, racconta Hynek, dominava una mentalità tipicamente militare per cui se non si riusciva a mettere le mani su un pezzo di astronave, ciò voleva dire che erano tutte fandonie. E poi, a voler prendere sul serio certe segnalazioni, c'era il rischio di mettere le forze armate in stato di allarme con l'intasamento delle comunicazioni e altre conseguenze immaginabili.

«Non può essere, dunque non è» era il motto sottinteso. E alla fine il progetto Blue Book fu soppresso poiché — si sentenziava — quel programma di ricerche non aveva nessuna ragione d'essere né dal punto di vista della sicurezza nazionale né da quello della scienza. «La scienza aveva parlato — commenta Hynek con ironia — ma gli Ufo non lessero quel rapporto e continuarono ad apparire».

Anche lui, ammette, s'era impegnato a dissipare le fantasie dei patiti dei «dischi volanti». Dapprima le sue spiegazioni si ispiravano sempre alle nozioni correnti. C'era un avvistamento di un oggetto misterioso nel cielo? Era un pallone sonda, una meteora, un aereo visto in una strana luce, un effetto meteorologico. Al massimo, quando proprio non affiorava una sia pur fragile interpretazione del fenomeno, parlava di allucinazione dell'osservatore. Poi, lentamente, perplessità e dubbi sono aumentati. Su tante segnalazioni assurde, una parte appariva attendibile anche se non trovava spiegazione.

Alla fine degli Anni Sessanta la conversione di Hynek era completa. Adesso accusa l'Air Force di essere stata troppo sbrigativa nel liquidare certi episo di, nel tacere su segnalazioni registrate anche al radar. «Allora — confessa — ero troppo debole. Ero soltanto un piccolo professore di astronomia. Quando scienziati di grido sostengono che gli Ufo sono un "nonsenso" che cosa può fare un modesto docente? Andare dai generali e dire: ascoltate me invece di loro? Per essere sincero allora mi interessava soprattutto la mia carriera...».

La sua rivincita sta in un dossier che è una requisitoria contro le spiegazioni di comodo. Riferisce nomi, date, luoghi, testimonianze; getta uno sguardo indiscreto nell'archivio del Blue Book. Ecco un esempio, fra i tanti. L'equipaggio di un DC-4 della United Airlines in volo da Jacksonville a Washington avvista una luce bianco-azzurra che volteggia a ovest dell'aereo. Il comandante accende tutti i segnali di coda, di posizione e così via. Allora Soggetto sfreccia via in salita». Che cosa dice l'Air Force? « Una probabile meteorite ». Ma — ribatte Hynek — questi corpi celesti non volteggiano, non si muovono a fianco di un aereo e non sfrecciano via in salita.

I casi di questo genere, alcuni registrati al radar (e fino a qualche tempo fa top secret), sono parecchi. C'è poi un episodio che sembra aver contribuito in modo decisivo alla conversione dell'astronomo. Accadde a Socorro, nel Nuovo Messico. Hynek fu inviato come investigatore ufficiale. Aveva un grande desiderio di trovare una spiegazione naturale, ma non gli riuscì e «la cosa» fu classificata come oggetto o fenomeno non identificato. Il testimone era un poliziotto dal carattere e dal curriculum «impeccabile». Raccontò di aver visto a poca distanza, accanto alla strada, una sagoma ovale, con un suono che passava da una frequenza alta ad una bassa. Precisò che c'erano fiamme azzurro-arancione e «due persone di forma normale e di statura bassa, forse adulti piccoli o bambini alti». Avvertì dall'auto, via radio, lo sceriffo. Poi l'oggetto salì lento e diritto e scomparve verso le montagne. Hynek dice di aver esaminato con cura il luogo e trovato tracce sul terreno e alcune piante grasse carbonizzate.

Aggiunge che si tentò di dimostrare che si era trattato di qualche apparecchio spaziale, forse un modulo di atterraggio lunare. Ma non si riuscì a trovare nessuna prova «che un velivolo di fabbricazione umana fosse atterrato a Socorro nel pomeriggio in questione ;/. Conclusione? L'astronomo non cede alle tentazioni della fantascienza, ma neppure agli sbrigativi rifiuti dell' establishment.

Esorta a non essere troppo « antropocentrici »: non offre delle risposte, pone degli interrogativi. «Si direbbe che tutto ciò sia opera di qualche "intelligenza". Ma da dove viene? Giunge veramente dalle profondità dello spazio oppure è molto più vicina a noi di quanto si creda? E' extraterrestre o metaterrestre? O ancora, come sosteneva lo psicologo Jung, è una strana manifestazione della psiche umana?». Noi non conosciamo gli Ufo, aggiunge, ma i rapporti sugli Ufo.

C'è qualcosa di strano che dobbiamo studiare con rigore e non sbarazzarcene con un sorriso scettico. Domandarsi se questi oggetti sono astronavi che vengono dallo spazio è porre il problema in modo sbagliato: occorre vedere che cos'è questo fenomeno, indipendentemente dalla sua origine. «Ordiniamo i fatti prima di tentare una teoria». Lui è convinto che sia una realtà, per quanto inspiegabile. E magari l'inizio di una nuova avventura nell'ignoto.

Ernesto Gagliano[/color]



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