Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]




Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 225 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11 ... 15  Prossimo
Autore Messaggio

U.F.O.
U.F.O.

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 323
Iscritto il: 30/03/2009, 18:56
Località: Cles
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 21/08/2010, 09:45 
Cita:
Rubina71 ha scritto:

Io sono dell'idea che Agharti sia la metafora del regno di Dio che si trova nell'animo umano!


Come Roerich in più riprese sottolinea in presenza del Lama esistono due Agharti: quella celeste dell'anima e quella terrestre, fisicamente presente su questo pianeta.

Cita:
Near ha scritto:

Cita:
keiji ha scritto:

l'ho detto nella mia teoria dei popoli intraterresti che scrissi proprio qua nel forum tempo fa, eroandato in montagna dove cè uno dei tanti ingressi ma crollati e inacessibili ormai.


Uhm...non me la ricordo sinceramente. Riusciresti a trovarla e a ripostarla qua?
Mi associo alla richiesta.



_________________
Doc
Top
 Profilo  
 

Pleiadiano
Pleiadiano

Avatar utente

Difensore della logicaDifensore della logica

Non connesso


Messaggi: 4533
Iscritto il: 05/12/2008, 22:51
Località: Padova
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 22/08/2010, 12:37 
A titolo di curiosità... non è necessario andare molto lontano per trovare miti di regni sotterranei. Sulle Dolomiti esiste l'antico mito del regno di Aurona, così chiamato perché ricco di oro e altri minerali preziosi.
Secondo la leggenda, era un regno sotterraneo posto sotto le Dolomiti, il cui accesso era una grande porta d'oro nel fianco di una montagna, in corrispondenza del lago di Braies, dove ancora oggi si troverebbe l'ingresso, però interrato e chiuso.
Secondo la leggenda, Aurona era abitata da un popolo che aveva abbandonato la superficie per poter godere delle ricchezze del mondo sotterraneo: il suo re aveva fatto un patto con gli Dei inferi, per cui tutti i suoi sudditi avrebbero dovuto vivere sottoterra in cambio delle immense risorse del mondo sotterraneo. Per generazioni tale popolo aveva vissuto nel sottosuolo, dimenticando il sole e le meraviglie della natura, fino a quando una principessa, innamoratasi di un principe della superficie, ne spalancò le porte e spinse tutto il popolo a seguirla, lasciando Aurona e le sue immense ricchezze deserte e abbandonate.
Ma il mondo sotterraneo non rimase del tutto deserto: il ciclo delle leggende dice che sottoterra (non è ben chiaro se sempre ad Aurona, o in un'altra parte del mondo sotterraneo, che nelle leggende dolomitiche sembra avere diversi regni) dormono in una sorta di sonno simile ad un'animazione sospesa, gli ultimi superstiti del popolo dei Fanes, un altro popolo delle Dolomiti che si rifugiò sottoterra per sfuggire ai suoi nemici, cadendo nel sonno perenne, in attesa della venuta del "Tempo Promesso", in cui sulla Terra regnerà la pace e non ci saranno più guerre.... solo allora i Fanes riemergeranno sulla superficie.
Secondo la leggenda, la Regina dei Fanes, e sua figlia ed erede Lujanta, si risvegliano una volta all'anno e vagano sopra una barca su uno dei laghi delle Dolomiti (non mi ricordo se quello di Braies o un altro) per vegliare la situazione, in attesa in cui arriverà il Tempo Promesso e torneranno in vita tutti gli antichi eroi (probabile allusione alla credenza nella reincarnazione, di origine druidica).
Come ho già detto in altre occasioni, le leggende dolomitiche, come gran parte del folklore e della cultura del Triveneto, hanno parecchie valenze fantascientifiche, che fanno riflettere....


Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Lo Storico dai mille nomiLo Storico dai mille nomi

Non connesso


Messaggi: 16367
Iscritto il: 01/10/2009, 21:02
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 22/08/2010, 18:07 
Interessante enkydu... Da dove l'hai presa questa leggenda? Ne conosci altre che potrebbero riguardare l'argomento di questo topic?


Top
 Profilo  
 

Pleiadiano
Pleiadiano

Avatar utente

Difensore della logicaDifensore della logica

Non connesso


Messaggi: 4533
Iscritto il: 05/12/2008, 22:51
Località: Padova
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 22/08/2010, 20:32 
Cita:
Near ha scritto:

Interessante enkydu... Da dove l'hai presa questa leggenda? Ne conosci altre che potrebbero riguardare l'argomento di questo topic?


Queste e altre leggende possono essere lette nelle opere di Carlo Felice Wolff, che raccolse le tradizioni orali dolomitiche prima che sparissero del tutto. Appena trovo delle edizioni accessibili, vi faccio sapere.... sì, conosco altre leggende in proposito, ma non ho molto tempo da dedicare al forum, purtroppo....


Ultima modifica di Enkidu il 22/08/2010, 20:34, modificato 1 volta in totale.

Top
 Profilo  
 

U.F.O.
U.F.O.

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 323
Iscritto il: 30/03/2009, 18:56
Località: Cles
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 22/08/2010, 22:10 
Ho trovato un sito che si occupa delle leggende sui Fanes.
http://www.ilregnodeifanes.it/italiano/intro.htm



_________________
Doc
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Lo Storico dai mille nomiLo Storico dai mille nomi

Non connesso


Messaggi: 16367
Iscritto il: 01/10/2009, 21:02
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 23/08/2010, 11:07 
Grazie doc!


Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 41080
Iscritto il: 22/06/2006, 23:58
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 25/08/2010, 00:30 
PORTO BADISCO E LA GROTTA DEI CERVI

Fonte:
http://www.salentonet.it/grotta_dei_cervi.php

Immagine


Piccolo centro abitato da pescatori, sorge tra “Punta Scuru” e “Capo Palascia”, nei pressi di Otranto.La leggenda vuole che Porto Badisco sia stata la prima sponda adriatica toccata da Enea, nel suo viaggio in Italia, fuggendo da Troia. In questa costa ricca di calette e di particolari geologici particolarmente suggestivi, come la Marmitta dei Giganti, si trova la famosa Grotta dei Cervi, che quattro millenni fa ospitò i primi abitanti della zona.

Scoperta il 1° febbraio del 1970 dal gruppo speleologico "Pasquale de Lorentiis" di Maglie, la Grotta dei Cervi situata nella splendida insenatura di Porto Badisco, a 49 km. da Lecce e a 6 km da Otranto, rappresenta uno dei siti archeologici più suggestivi e spettacolari del Salento e il più imponente d’Europa.

Incastonato nella roccia calcarea, questo complesso ipogeo è attualmente inaccessibile al pubblico.

Immagine


La grotta risale a più di quattromila anni fa e presenta al suo interno numerosissime iscrizioni in guano e ocra rossa dell’era neolitica, rimaste intatte nel tempo in tutto il loro fascino e nitidezza. Inizialmente fu battezzato “Antro d’Enea”, sulla base di un’ antica leggenda che narra lo sbarco di Enea proprio nell’insenatura di Porto Badisco; in seguito alla scoperta di numerose raffigurazioni pittoriche parietali di cervi, gli fu dato il nome attuale.

Immagine

Svariate immagini ricoprono gran parte della grotta: uomini che tendono l’arco, donne, bambini, animali come cervi o cani, oggetti (vasi, otri), nonché immagini dal contenuto simbolico e in alcuni casi magico.

Gli ambienti si susseguono secondo criteri logistici; nella parte anteriore della grotta probabilmente si svolgeva la vita familiare, mentre nella zona più interna pratiche per lo più cultuali.

All’interno si diramano tre corridoi, il primo dei quali, accessibile direttamente dall’ingresso ovest, è ricchissimo di rappresentazioni pittoriche. Dopo circa 150 m. si diramano altri due corridoi più piccoli, i quali alla fine si ricongiungono nuovamente in un unico corridoio più grande.

Immagine

Il secondo corridoio è piuttosto stretto, ma nonostante le ridotte dimensioni, è il più ricco di iscrizioni e di testimonianze preistoriche; sono presenti inoltre numerose stalattiti e stalagmiti.
Infine il terzo corridoio, stretto e basso, è caratterizzato qua e là da aree più ampie ricche di stalattiti.

Esiste una stanza situata in profondità, piuttosto misteriosa e affascinante, detta “stanza delle manine”: moltissime impronte di mani preistoriche, disseminate sull’intera superficie della “stanza” creano in chi vi entra un senso di angoscia e inquietudine, acuito dal profondo silenzio che aleggia intorno, interrotto solo qua e là dal suono delle gocce che cadono dalle stalattiti.

Immagine




Passeggiando nella preistoria...
pubblicato il 18 Marzo 2010

Tratto da trekkingsalento.com

Immagine

La Grotta dei Cervi, scoperta nel 1970 dal gruppo speleologico "Pasquale de Lorentiis" di Maglie, è disposta lungo il litorale ionico, a Porto Badisco a sud di Otranto. Essa rappresenta il complesso pittorico neolitico più imponente d'Europa e la sua scoperta fece il giro del mondo suscitando grande interesse negli ambienti della ricerca. Tutto ciò attestava che una grotta nel Salento, aveva ospitato l'uomo preistorico. All'interno della grotta, Oltre ad un notevole corredo di ceramiche, risalenti al neolitico, è stata rinvenuta una imponente documentazione parietale realizzata con guano ed ocra rossa. Le numerose scene di caccia al cervo, presenti sulle pareti bianche della grotta, gli uomini preistorici, dotati di archi e frecce e i piccoli gruppi di animali, si ripetono ad ogni angolo del complesso ipogeo, con chiarezza e sconcertante realtà.

Le particolari condizioni climatiche hanno contribuito alla perfetta conservazione di tali preziose testimonianze che ancora oggi rievocano con estrema forza un sugestivo ritorno al passato. Spirali apparentemente senza senso, grovigli di elementi meandriformi a formare strani individui dotati di corpo lineare ma di incredibili trasformazioni spiraliformi germoglianti, misteriose riunioni di personaggi seduti ed in visione dall’alto, magiche interpretazioni di danze tribali o riti propiziatori, incomprensibili segni di ogni tipo che lasciano andare libera la fantasia a qualsivoglia interpretazione.

Troneggia tra tutte,quella che piace a noi immaginare come uno stregone, lo “sciamano” che, con la sua eccezionale presa, ispira più di tutte e fa balzare la fantasia del visitatore sino a concretizzare l’immagine di un danzatore piumato. Ciò che, in particolare, fa rabbrividire, è la stanza delle manine: il ritrovarsi nelle viscere della terra, in un contesto calcarenitico rischiarato, da torce elettriche, il sentirsi fagocitato da una miriade avvolgente di impronte di mani preistoriche di varie misure e sparse dappertutto, innesca un’angoscia profonda; la sensazione è quella di essere circondati da persone vive risalenti ad epoche remote, da giovani, vecchi, adolescenti di 6000 anni fa probabilmente in riunione per iniziazione. Grotta dei Cervi: appunto per la immagine di questi animali che ricorre insistente…la magia continua; il silenzio ancestrale, nel suo interno, sembra essere rotto da grida, da riti, da brusio lontano e dal caratteristico suono provocato dal gocciolio delle stalattiti.




Ecco la grotta "proibita"

Fonte:
http://www.focus.it/Storia/speciale/Ecc ... ibita.aspx

Immagine

Un viaggio alla scoperta della Grotta dei Cervi, in provincia di Lecce, uno dei principali monumenti del neolitico in Europa. Le sue misteriose iscrizioni affascinano gli scienziati, ma le delicate condizioni che hanno permesso la loro conservazione per migliaia di anni, potrebbero essere alterate dalla presenza dei visitatori. Così alcuni ricercatori hanno pensato di ricostruire l’ambiente al computer per renderlo accessibile a tutti.

di Andrea Parlangeli

Danze rituali, scene di caccia, simboli astratti ancora tutti da decifrare... sono circa 3 mila i pittogrammi in ocra rossa e guano di pipistrello che decorano la Grotta dei Cervi a Porto Badisco, in provincia di Lecce, e ne fanno uno dei principali monumenti del neolitico in Europa.
Peccato che nessuno abbia potuto visitare questo antichissimo luogo di culto, se non pochi addetti ai lavori: le delicate condizioni di umidità (98-100%) e di temperatura (18 °C), che hanno permesso la miracolosa conservazione delle pitture, sarebbero infatti alterate dalla presenza di visitatori, portando al rapido degrado dei disegni. Per questo, il coordinamento Siba dell’Università del Salento, in collaborazione con la Soprintendenza dei Beni Archeologici della Puglia e il Visual Information Technology Group dell’IIT-Nrc in Canada, nel 2003 ha avviato il progetto “Grotta dei Cervi – Porto Badisco” per ricostruire virtualmente la grotta.

Mani di bambino
La Grotta dei Cervi è un complesso di cunicoli sotterranei collegati tra loro. Ci sono 3 corridoi principali, lunghi circa 300 metri, che raggiungono una profondità di 26 metri sotto il livello del mare. Entrare non è semplice, richiede il passaggio attraverso strette aperture, ma una volta superate le difficoltà, lo spettacolo che si apre di fronte agli occhi del visitatore è straordinario, soprattutto per la ricchezza di simboli dei pittogrammi. Ci sono (presunte) rappresentazioni di caccia, tra cui una che è stata interpretata come una caccia ai cervi e ha dato nome alla grotta. C’è un’intera volta di una sala sotterranea, in fondo al “corridoio 2”, tempestata da impronte di mani di bambino: forse quel che resta di un rito d’iniziazione, o semplicemente un modo di dire “io sono stato qui” (impronte simili si trovano in tutto il mondo, dalla Patagonia alla Francia e al Sahara). Ma quel che colpisce è soprattutto il ricchissimo repertorio di immagini astratte, difficilissime – forse impossibili – da decifrare.

Immagine

Monumento alla Dea?
«Ci sono simboli che ricorrono in tutto il mondo antico, come la spirale (simbolo di vita e rigenerazione attribuito alla Dea Madre), che nella Grotta dei Cervi è presente nei pittogrammi ed è il motivo dominante di decorazione delle ceramiche rinvenute» dice Elettra Ingravallo, docente di Paletnologia all’Università del Salento. «Ma gran parte dei simboli sono un mistero. In realtà, più che guardare ai singoli simboli, a mio parere bisognerebbe considerare l’opera nel suo complesso: lungo il percorso c’è un racconto che si snoda, una storia condivisa e nota ai frequentatori della grotta. La grotta doveva essere l’equivalente di quello che per noi è un santuario o un luogo di culto. Sicuramente ospita la più ricca raccolta di simboli risalenti al neolitico – un vero e proprio manifesto ideologico della preistoria - di tutto il mondo occidentale».





Domanda....... ma la necessità che ha portato queste popolazioni a vivere ad una simile profondità...... qualcuno è in grado di spiegarmelo? [8]



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

UfoPlanet Informazione Ufologica - Ufoforum Channel Video
thethirdeye@ufoforum.it
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Lo Storico dai mille nomiLo Storico dai mille nomi

Non connesso


Messaggi: 16367
Iscritto il: 01/10/2009, 21:02
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 25/08/2010, 08:25 
Be, presumo fosse un luogo come un'altro per ripararsi...


Top
 Profilo  
 

Ufetto
Ufetto

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 93
Iscritto il: 18/01/2010, 14:44
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 25/08/2010, 23:09 
Non è che vivevano lì, forse lo usavano come "santuario"; nessuno d'altra parte, saprà mai con sicurezza a cosa servivano le pitture rupestri o cosa significassero.


Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Lo Storico dai mille nomiLo Storico dai mille nomi

Non connesso


Messaggi: 16367
Iscritto il: 01/10/2009, 21:02
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 26/08/2010, 10:46 
ALLA SCOPERTA DELLA TERRA CAVA


Il libro è consultabile gratuitamente da internet.

INTRODUZIONE
Credo che sia giunto il momento di riportare in auge una consapevolezza che ha da sempre accompagnato gran parte dell'umanità. Si tratta dell'interno del pianeta che è cavo ed anche abitato.
La struttura della Terra in sostanza non è stata mai ben definita dalla scienza moderna, sebbene alcune ipotesi ricorrenti siano state assunte come verità.
Ci hanno fatto intendere che la Terra fosse formata da tre principali involucri materiali.
Il primo, chiamato litosfera o crosta terrestre, è diviso a sua volta in tre livelli: il più esterno, discontinuo, di costituzione essenzialmente granitica e spesso da 10 a 25 Km, è conosciuto col nome di SIAL. Al di sotto vi è una zona intermedia o SALSIMA, di costituzione gabbrica e spessa 10-30 Km. Questi due primi livelli formano i continenti e le parti più superficiali degli oceani.Il terzo, quello più interno (SIMA) che è essenzialmente basaltico, costituisce direttamente il fondo degli oceani in cui mancano i due superiori. Sotto quest'ultimo livello è presente lo stesso materiale, ma allo stato fluido viscoso. In altre parole sotto la litosfera vi è il mantello, compreso tra i 60-70 e 3000 Km di profondità. Nel terzo involucro si trova il nucleo di costituzione metallica (NIFE), allo stato fuso ma con la parte più interna nuovamente assimilabile ad un corpo solido. Tra il nucleo esterno e quello interno vi è una zona di transizione.
Le conoscenze dirette dell'uomo però si limitano solo ai primi chilometri del SIAL. Per le zone più profonde i dati ci sono stati forniti essenzialmente dalla sismologia. È stato osservato, infatti, che la velocità di propagazione delle onde sismiche varia bruscamente a certe profondità, probabilmente da attribuire ad alcune discontinuità corrispondenti a superfici che dividono involucri di costituzione diversa.
Detto ciò si può ben capire come mai la misteriosa cavità terrestre sia considerata, nei migliori dei casi, come ipotesi fantasiosa fino a ridurla ad una mistificazione.
In realtà la Terra con struttura cava è un argomento affascinante e carico di notevole significato spirituale, oltre che scientifico, finito nella morsa della più spietata congiura del silenzio.
A pensarci bene la "scoperta" della vera struttura del pianeta avrebbe potuto causare quello che è accaduto con Galileo Galilei quando tentò di far avanzare la scienza nella direzione non gradita al potere, soprattutto quello religioso.
Credo ancora che un'apertura nei confronti di tale tematica porterebbe l'uomo verso una seria presa di coscienza perché gli abissi del pianeta, dove per il momento si nasconde il mistero più assoluto, in verità sono abitati anche da potenti Dei.
La conoscenza di un mondo sotterraneo naturalmente ha avuto un posto di rilievo nelle leggende popolari, tanto da spingere l'uomo negli ultimi secoli a migliorarla attraverso l'esplorazione e la ricerca.
Ad un certo punto, quando le prove mettevano in condizioni tali da non nutrire più dubbi, sono cominciate le azioni d'insabbiamento, di mistificazione e soprattutto di segretezza da parte dei più autorevoli governi del nostro pianeta, in particolare quello degli Stati Uniti d'America.
Per fare un esempio similare, si può affermare che si sono verificate le stesse traversie che hanno interessato i dischi volanti.
Da questa situazione partirò per rispolverare quanto sinora conosciuto, arricchendone i contenuti con le testimonianze di coloro che, in qualche maniera, hanno contribuito a dipanare l'arcano raccontando la loro fortunata visita all'interno del pianeta.
Vorrei anche far notare che codesto lavoro non ha l'obiettivo di essere un compendio di geofisica, considerando che si vuole solo offrire conoscenze, alcune delle quali provenienti da una scienza non terrestre, su una realtà che probabilmente avrebbe dato, se ben conosciuta, un considerevole stimolo ascensionale nel processo evolutivo degli uomini del pianeta Terra.

L'autore Costantino Paglialunga



Il libro lo trovate qua:

http://www.edicolaweb.net/nonsoloufo/terracav.htm


Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 41080
Iscritto il: 22/06/2006, 23:58
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 30/08/2010, 17:35 
Amazing Caves

Fonte:
http://translate.google.it/translate?js ... l=en&tl=it

Immagine

Immagine

Immagine

Immagine

Immagine

Immagine

Immagine

Immagine

Immagine

Immagine

Immagine

Immagine

Immagine



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

UfoPlanet Informazione Ufologica - Ufoforum Channel Video
thethirdeye@ufoforum.it
Top
 Profilo  
 

Essere Interdimensionale
Essere Interdimensionale

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 9434
Iscritto il: 03/12/2008, 18:42
Località: romagnano sesia
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 30/08/2010, 18:36 
cari amici ,
rimetto anche quelle di
Naica Crystal Cave

http://www.authorstream.com/Presentatio ... owerpoint/

tanto per ricordarsi cosa c'è(o ci sarà da scoprire?) all'interno della terra

ciao
mauro



_________________
sono lo scuro della città di Jaffa
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Lo Storico dai mille nomiLo Storico dai mille nomi

Non connesso


Messaggi: 16367
Iscritto il: 01/10/2009, 21:02
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 22/11/2010, 11:14 
Facendo alcune ricerche sulle divinità sud americane, mi sono imbattuto in una frase che mi ha riportato alla mente questo topic....
Precisamente riguarda la divinità Quetzalcoatl, divinità azteca, conosciuta probabilmente anche con altri nomi da altre ex popolazioni amerinde.
La frase è questa:

"Si racconta poi che Quetzalcoatl fosse andato a Mictlan, il mondo sotterraneo, ed avesse creato il quinto mondo-genere umano dalle ossa delle razze che lo avevano preceduto (con l'aiuto di Cihuacoatl), usando il suo stesso sangue per infondere alle ossa nuova vita."
[align=right]Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Quetzalcoatl[/align]

Per chi non lo sapesse il "Mictlan" era una specie di "inferno dantesco" azteco. Più informazioni su di esso lo trovate qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Mictlan


Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 41080
Iscritto il: 22/06/2006, 23:58
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 13/01/2011, 18:39 
Postato da Cagliari79 qui:
http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... Y_ID=85298



Il mondo alieno degli intraterrestri

Da secoli, nel folklore amerindo, vi è traccia di misteriosi indios dalla pelle bianca a custodia di perdute città sotterranee e di gotte inviolabili quanto inaccessibili. Tra verità e leggenda, ecco la cronaca documentale dei "figli degli dei".


di Alfredo Lissoni

La leggenda di certe misteriose gallerie fra Centro e Sudamerica, che ospiterebbero civiltà perdute, gira da oltre mezzo secolo anni sia negli ambienti esoterici che nei più paludati circoli archeologici, oltreché che fra gli esploratori; in tempi più recenti, con l'aumentato interesse per le storie di UFO e alieni, esse hanno avuto gli onori della ribalta grazie ad un libro del saggista svizzero Erich Von Daeniken, "Il seme dell'universo" (Ferro edizioni, 1972), in cui si raccontava la storia, completamente inventata, dell'esistenza di caverne scavate millenni or sono dagli alieni in Ecuador. Von Daeniken sosteneva di essere stato portato nelle grotte della Cueva de los Tajos dall'archeologo Juan Moricz, e di avervi trovato tesori, gioielli raffiguranti astronavi ed un tavolo e sette scranni in pietra, istoriati nella notte dei tempi. A seguito di queste rivelazioni, si mossero oltre duecento spedizioni archeologiche da tutto il mondo, ma si scoprirono solo delle grotte levigate da un fiume, senza traccia alcuna di E.T.
Tuttavia, nel 1978, un libro dei documentaristi Marie-Th#65533;r#65533;se Guinchard e Pierre Paolantoni ("Les intraterrestres", gli intraterrestri; Lefeuvre edizioni) rilanciava la leggenda. Questa volta a parlare era "Yan", pseudonimo di un archeologo ungherese che avrebbe trovato, nella zona peruviana di Madre de Dios l'accesso al mondo sotterraneo degli "intraterrestri".
"Esistono, io li ho visti", sottotitolava il libro, che mostrava una serie di foto sfuocate delle caverne ed i disegni di due grotte sotterranee, contenente la prima una colonna di quarzo brillante in grado di rischiarare l'ambiente (e realizzata dagli intraterrestri); la seconda, il tavolo ed i sette troni citati da Von Daeniken nel suo libro del 1972. In realtà, osservando la foto di "Yan", pur se sfuocata, si
notava una straordinaria rassomiglianza con l'archeologo Juan Moricz!
Facile dunque pensare che fosse quest'ultimo (che ha sempre negato il suo coinvolgimento con lo scrittore svizzero) ad inventare ed a spacciare ai vari turisti per caso improvvisati la storia (peraltro identica) dei sette scranni del mondo sotterraneo!


Indios dalla pelle bianca

Tutte leggende, dunque? Forse. E forse no. Già nel 1941 due americani, David e Patricia Lamb, dopo un viaggio in Chiapas (Messico), sostenevano di avere scoperto una tribù di indios molto agguerriti, di bassa statura, di pelle chiara, che erano i guardiani di una vasta rete di gallerie sotterranee; vennero ricevuti dal presidente Roosevelt, che volle sapere ogni dettaglio.
Tali indios, secondo alcuni ufologi, sarebbero i discendenti degli alieni scesi nel Continente America nella notte dei tempi, ed incrociatisi con i locali. Un celebre esploratore d'inizio secolo, il colonnello inglese Percy Fawcett, sparito nel Mato Grosso alla ricerca del "mondo sotterraneo", confermò nel suo diario l'esistenza di indios amazzonici dalla pelle bianca. "A Jequie, un centro piuttosto grande che esportava cacao a Bahia, un vecchio negro di nome Elias José do Santo, ex ispettore della polizia imperiale, mi raccontò di indiani dalla pelle chiara e dai capelli rossi che vivevano nel bacino del Gongugy, e di una città incantata che trascinava sempre più avanti l'esploratore, finché svaniva come un miraggio. Seppi poi dei Molopaques, una tribù scoperta a Minas Gerais in Brasile nel secolo XVII; avevano la pelle chiara e portavano la barba; le loro donne avevano capelli biondo oro, bianchi o castani, piedi e mani piccoli, occhi azzurri".
La vicenda degli indios bianchi è confermata anche da un altro esploratore, il professor Marcel Homet, archeologo, paleontologo, antropologo ed etnologo francese. Quest'ultimo, durante l'esplorazione dell'Amazzonia brasiliana, nella zona dell'Urari-Coera, si era imbattuto in due indios sbucati dalla foresta. "Senza alcun preavviso", scrisse Homet nel libro "I figli del sole" (MEB edizioni), "la cortina di foglie della giungla si aperse e ci apparvero due indios bellissimi. Ci studiavano con attenzione, infastiditi dal fatto che puntassimo loro contro i nostri fucili. Ebbi agio di osservarli attentamente. Erano esseri umani di forme bellissime. Dove avevo visto degli esseri simili? Ma certo, in Arabia! I nasi aquilini, le fronti spaziose, gli occhi grandi, spalancati, ed il colore chiaro della pelle...Erano uomini di razza bianca, veri mediterranei, progenitori, contemporanei o parenti di questa razza".
I due indios vennero in seguito identificati da una delle guide del professor Homet come Waika, membri di una tribù assai poco conosciuta, "pericolosi e crudeli combattenti" che avevano la curiosa usanza di rapire donne dalla pelle bianca con cui accoppiarsi, forse per preservare il colore della loro pelle, oltremodo insolito in quelle regioni selvagge.
Homet citava anche un cercatore d'oro a nome Francisco Raposo, che nel 1743 si sarebbe imbattuto, ad oriente del fiume amazzonico Xing in due indios di una tribù sconosciuta, che alla sua vista se la diedero a gambe. Quegli indios avevano la pelle bianca.
La presunta tribù che vivrebbe nell'Amazzonia peruviana sarebbe stata oltremodo feroce.
Nell'estate del 1979 il Radio Club Peruviano di Cuzco segnalava di avere perso i contatti con una spedizione francese avventuratasi nel dipartimento di Madre de Dios; sfortunatamente, non era questo il primo caso. Tutte le spedizioni che si erano avventurate in quella zona, alla ricerca di una sperduta città precolombiana, erano scomparse misteriosamente. Nel caso dei francesi, l'ultimo messaggio da questi inviato diceva: "Siamo attaccati da una tribù sconosciuta di indios bianchi, alti almeno due metri", gli stessi da secoli presenti nel folklore sudamerindio.


Il regno del Gran Paititì

"Ero proprio in Venezuela, ai confini dell'Amazzonia colombiana, l'anno in cui la notizia rimbalzò su tutti i giornali brasiliani. Si trattava di questo: erano state avvistate, da due passeggeri di un bimotore che stava sorvolando la zona, tre piramidi di più di cento metri d'altezza, disposte in forma triangolare e situate sull'estesissima frontiera del Brasile. Su questa bomba giornalistica si erano buttati anche Erich Von Daeniken e Jacques Cousteau". A parlare è la linguista ed archeologa dilettante basca Mireille Rostaing Casini che, nel suo libro "Archeologia misteriosa" (Salani) racconta: "La storia non finiva qui. Ai primi del 1979 erano state fotografate da un aereo dodici piramidi, grandissime, nella foresta del dipartimento peruviano di Madre de Dios, anch'esso confinante con il Brasile. Queste fotografie le mostrano in collocazione simmetrica, le une vicine alle altre, in due file di sei.
Le piramidi si trovano in una regione dove si pensa sia esistito un grandissimo e potente impero, detto del Gran Paititì, e di cui non si sa praticamente nulla se non che nel suo territorio si trovavano enormi ricchezze in oro ed una grande quantità di tesori nascosti. Un indio mi disse che in questa zona esiste un passaggio nella collina denominata Tampu-Tocco, attraverso il quale si passa ad altri mondi situati nelle viscere della terra".
La storia delle dodici piramidi del Gran Paititì scatena da anni polemiche infuocate. La prudenza è dunque necessaria. Diversi esponenti dell'archeologia e della scienza ufficiale, in testa lo stimatissimo geologo brasiliano Aziz Nacib Ab'Saber, e che hanno sorvolato la zona in elicottero, ritengono trattarsi soltanto di curiose formazioni rocciose, coperte di vegetazione. Costoro disconoscono quanto fotografato nel 1975 dai satelliti meteo Landsat: un'area piana, ellittica, al cui interno sembra proprio di vedere dodici strutture piramidali in duplice fila; fra i sostenitori, i membri della spedizione francese di Thierry Jamin, che il 21 luglio 1998 sarebbe dovuta partire per la zona conosciuta come Pantiacolla, l'antica Paititì. All'ultimo minuto la spedizione saltò, per l'improvviso dietro front degli sponsor.


La cronaca di Akakor

Esiste dunque, nel cuore dell'Amazzonia, una civiltà perduta, forse nemmeno umana, legata al culto delle piramidi? Piramidi, come sottolinea la Rostaing Casini viste le foto, non di tipo azteco ma egizio? E’ difficile sostenerlo, ma da un mio collaboratore, il fisico salvadoregno Luis Lopez spesso a spasso per le Americhe, ho ottenuto ulteriori elementi. "Durante alcune mie ricerche in Salvador", mi ha raccontato Lopez nel maggio del 1993 " ho incontrato un archeologo italiano, Mario P., che da anni lavora in Perù. Quest'uomo, appartenendo all'establishment scientifico ufficiale e temendo il ridicolo, ha preteso il riserbo; mi ha raccontato di avere visto degli UFO nella zona e di avere scattato delle foto a certe bruciature circolari; Mario ha aggiunto che questi fenomeni sono ricorrenti nella foresta amazzonica al punto che gli indios, affatto spaventati, hanno ribattezzato i visitatori spaziali gli incas, intesi come appartenenti ad una razza superiore, di signori, come sono considerati gli antichi incas".
"Non solo", prosegue Lopez. "L'archeologo ha anche scoperto una serie di scheletri umani lunghi due metri, appartenenti ad una razza sconosciuta.
Questa scoperta è per ora mantenuta top secret e non so se e quando essa verrà divulgata".
Se così fosse, ed ammesso che la leggenda degli indios bianchi tale non sia, quale è la loro misteriosa origine? La risposta la troviamo in un altro libro, la "Cronaca di Akakor" (Edizioni Mediterranee) del giornalista e sociologo bavarese Karl Brugger (assassinato in circostanze misteriose nel 1984). Brugger conobbe bel 1972 a Manaus, in Brasile, il capo indio - bianco di pelle - Tatunca Nara, a suo dire discendente di una mitica tribù "spaziale", gli Ugha Mongulala. Secondo il racconto di Tatunca Nara, i Mongulala vivevano nel cuore dell'Amazzonia, sin dalla notte dei tempi, "in piccoli gruppi, in caverne e grotte, camminando carponi". Poi, nell'anno 13500 a.C. del nostro calendario, "erano giunti gli Dei. Essi portarono la luce". "Gli stranieri", ha raccontato il capo indio a Karl Brugger, "apparvero all'improvviso nel cielo su brillanti navi d'oro. Segnali di fuoco illuminarono la pianura; la terra tremava ed il tuono risuonava sulle colline. Gli uomini si prostrarono con stupore e profondo rispetto davanti ai potenti stranieri, che vennero ad impossessarsi della terra".
"Gli stranieri dissero che la loro patria si chiamava Schwerta, un mondo lontano nella profondità del cosmo. A Schwerta viveva la loro gente, ed essi erano partiti di là per visitare altri mondi, e portarvi la loro scienza. Schwerta era un immenso impero, formato da mondi numerosi come i granelli di polvere di una strada. I visitatori ci dissero che ogni seimila anni i due mondi, quello dei nostri Primi Maestri e la nostra terra, s'incontreranno. E che allora gli Dei torneranno. Dovunque sia e qualsiasi forma abbia Schwerta, con l'arrivo di questi visitatori dal cielo cominciò sulla terra l'Età dell'Oro".
I Maestri, come vennero prontamente ribattezzati dagli indios, "vennero sulla terra con 130 famiglie, per liberare gli uomini dall'oscurità. E loro accettarono e riconobbero gli uomini come fratelli. I Maestri fecero stabilire le tribù nomadi e divisero lealmente ogni frutto della terra. Pazientemente e senza stancarsi, ci insegnarono le loro leggi, anche se gli uomini facevano resistenza, come bambini ostinati. Per questo loro amore verso gli uomini, per tutto quello che diedero ed insegnarono noi li veneriamo come i nostri portatori di luce. I nostri migliori artigiani riprodussero le loro immagini per testimoniare in eterno la loro grandezza. Così sappiamo come erano fatti i nostri Signori Anteriori".
"I Signori di Schwerta", racconta Tatunca Nara, "erano simili agli uomini. Il loro corpo esile ed i tratti del volto erano molto delicati. Avevano la pelle bianca ed i capelli neri con riflessi blu. Portavano una folta barba e come gli umani erano vulnerabili, perché fatti di carne. C'era però un particolare segno fisico che li distingueva dagli abitanti della Terra: essi avevano alle mani e ai piedi sei dita. Questo era il segno dell'origine divina".
I Maestri, prosegue il capo indio, non erano terrestri. Tatunca Nara, nel ricostruire per Karl Brugger l'intera storia del suo popolo, divideva decisamente il periodo dei visitatori spaziali (peraltro corrispondente, secondo alcune fonti, alla reale nascita della civiltà egizia) dal successivo arrivo di esploratori bianchi: i goti, nel 570 d.C., gli spagnoli, nel 1532, i nazisti, nel 1941. I Maestri "tracciarono canali e strade, seminarono piante nuove, sconosciute a noi uomini. Insegnarono ai nostri primitivi antenati che un animale non è solo una preda da cacciare, ma anche una preziosa proprietà, che allontana la fame. pazientemente trasmisero loro il sapere necessario per comprendere i segreti della natura. Sorretti da questi principi, gli Ugha Mongulala sono sopravvissuti per millenni a gigantesche catastrofi e guerre sanguinose".


Visitatori dal cosmo

Grazie agli Schwerta, gli Ugha Mongulala costruirono un impero che si estendeva dal Perù al Brasile al Mato Grosso (la regione ove scomparve Fawcett). I Maestri, secondo Nara, conoscevano le leggi dell'intero cosmo. Unendosi carnalmente con gli indios, generarono la tribù degli Ugha Mongulala, gli "alleati eletti". Costoro, eccezion fatta per le sei dita, nei tratti somatici ricordavano molto i visitatori. Ecco dunque spiegata la presenza di indios bianchi, più o meno alti, nel cuore della foresta amazzonica?
Gli alieni costruirono diverse città, e molte piramidi, "un mezzo per raggiungere la seconda vita". Un "brutto giorno" gli dei dovettero ripartire. Erano in lotta con un altro popolo dello spazio. "Nel 10481 a.C. gli Dei lasciarono la Terra", disse Nara. "Le navi dorate dei nostri Primi Maestri si spegnevano nel cielo come le stelle. La fuga degli Dei gettò il mio popolo nell'oscurità. Fummo attaccati da esseri estranei simili agli uomini, con cinque dita ma con sulle spalle teste di serpenti, tigri, falchi e altri animali. Disponevano di una scienza avanzatissima che li rendeva uguali ai primi Maestri. Tra queste due razze di Dei scoppiò una guerra. Bruciarono il mondo con armi potenti come il sole. Ma la previdenza degli Dei salvò gli Ugha Mongulala dalla distruzione". I visitatori di Schwerta costruirono nel sottosuolo amazzonico tredici dimore sotterranee, disposte secondo la costellazione da cui provenivano. E convinsero gli indios a rifugiarsi dentro caverne scavate nella roccia, e murate dall'interno. Con questo espediente gli indios sarebbero scampati alle devastazioni planetarie scatenate dalle lotte fra dei, come pure a successivi cataclismi e perfino all'avanzata dei conquistadores.
Questo elemento mi è stato in parte confermato da un'esploratrice italiana che ha condotto diverse spedizioni in Perù, la milanese Elena Bordogni. "Durante una spedizione", mi ha raccontato, "incappammo in un camminamento che costeggiava una montagna e che fiancheggiava un burrone. Sul sentiero si vedevano, pietrificate, le orme dei piedi dei sacerdoti che anticamente percorrevano quella via. Con grande sorpresa ci accorgemmo che ad un certo punto il sentiero si interrompeva dinanzi ad una parete liscia della montagna. Solo in seguito, scoprendo che le grotte erano state murate dall'interno, capimmo dove finissero quelle impronte di pietra". Si trattava delle grotte Mongulala?
Anche la Rostaing Casini ha scoperto, nelle tradizioni orali peruviane, testimonianze dell'improvvisa fuga e scomparsa degli Ugha: "Secondo le tradizioni dei mistici, circa 6000 anni or sono si sarebbe verificato un terribile cataclisma che avrebbe indotto una parte dei Mongulala a rinchiudersi nel fitto della foresta; altri avrebbero invaso i territori costieri dell'oceano Pacifico, sedi di civiltà preincaiche, per poi imbarcarsi verso ignoti lidi. Alcuni si sarebbero stanziati nell'Isola di Pasqua".
La storia degli Ugha Mongulala è una miniera per gli appassionati di archeologia misteriosa. I Maestri di Schwerta vengono descritti da Tatunca Nara come esseri "dal volto splendente" . La stessa definizione viene fornita dal patriarca ebraico Enoch, allorché racconta di essere stato rapito in cielo dagli angeli. Sia gli angeli di Enoch che gli Schwerta dei Mongulala si accoppiarono con le donne della Terra. Gli Schwerta avrebbero poi colonizzato "il grande fiume Nilo" ed avrebbero nascosto nella foresta amazzonica un disco volante! "La macchina volante", racconta Tatunca Nara, "brilla come l'oro ed è fatta di un metallo a noi sconosciuto. E’ un grosso cilindro e può ospitare due persone. Non ha vele né remi ma vola più veloce dell'aquila, attraverso le nubi".
Ancora, gli Schwerta costruirono le piramidi sudamericane ed egizie "con certe macchine che potevano sollevare il masso più pesante, tenendolo sospeso come per magia; lanciavano fulmini accecanti e fondevano le rocce".
Gli Schwerta erano portatori di pace. La loro fuga rappresentò la fine per gli Ugha Mongulala, distrutti dalle guerre civili prima, dai terremoti poi ed infine costretti dall'arrivo dei conquistadores all'esilio perenne, nelle caverne sotterranee scavate dagli Dei. "Ma gli Dei torneranno", dichiarò Tatunca Nara a Brugger, prima di tornarsene nella sua patria misteriosa. "Torneranno per aiutare i loro fratelli, gli Ugha Mongulala. L'alleanza tra questi due popoli sarà rinnovata, e i nostri discendenti si incontreranno di nuovo. Allora ritorneranno i primi maestri...".

Sarà così davvero?


http://isole.ecn.org/cunfi/Caverne_Aliene.htm



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

UfoPlanet Informazione Ufologica - Ufoforum Channel Video
thethirdeye@ufoforum.it
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Lo Storico dai mille nomiLo Storico dai mille nomi

Non connesso


Messaggi: 16367
Iscritto il: 01/10/2009, 21:02
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 21/04/2011, 15:37 
Riguardo all'esploratore Percy Fawcett:

"Secondo la visione mistica ed esoterica, che ebbe inizio con l’altro figlio di Fawcett, Brian (1906-1984) e con il nipote dell’esploratore, Timothy Paterson (1935-2004), la Sierra do Roncador sarebbe uno dei luoghi sacri del mondo, una specie di porta d’accesso ad un mondo sotterraneo sconosciuto agli umani. I cosiddetti intraterrestri vivrebbero nel famoso Tempio di Ibez dove si sarebbero ritirati i discendenti di Atlantide, poco dopo il diluvio universale.
Paterson era convinto che suo zio avesse trovato l’entrata segreta che lo avrebbe condotto fino a Ibez, una specie di El Dorado Atlantideo, dove sarebbe racchiuso il mistero del nostro remoto passato e forse la chiave del nostro incerto futuro."


Fonte: http://www.yurileveratto.com/it/articolo.php?Id=83


Top
 Profilo  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 225 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11 ... 15  Prossimo

Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
cron
Oggi è 18/06/2025, 22:58
© 2015 UfoPlanet di Ufoforum.it, © RMcGirr83.org