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MessaggioInviato: 03/03/2011, 19:02 
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greenwarrior ha scritto:

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dark side ha scritto:

eh certo, e' la CGIL il problema italiano. [:o)]


E' uno dei problemi, non certo il solo.

proprio cosi' .
ma se mi e' concesso, lo e' diventato ancora di piu' da quando alle imprese sono state concesse leggi che massacrano i lavoratori, leggi di un'elasticita' tale che possono fare cio' che vogliono negando il futuro a milioni di giovani.

chi dobbiamo ringraziare?


Ultima modifica di dark side il 03/03/2011, 19:08, modificato 1 volta in totale.


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Se a ciascun l'interno affanno si vedesse in fronte scritto quanti che invidia fanno ci farebbero pietà
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MessaggioInviato: 04/03/2011, 22:16 
Analisti: rialzo tassi Bce pesera'
soprattutto su Italia e Spagna


http://www.wallstreetitalia.com/article ... ge=1090621

MILANO - La reazione a caldo degli analisti alle parole proferite ieri dal numero uno della Bce Jean Claude Trichet non è affatto positiva. Trichet ha spiazzato i mercati, sottolineano diversi esperti, soprattutto in un momento in cui, con le tensioni geopolitiche, il rischio di una crisi petrolifera - che intacchi i fondamentali dell'economia - è reale.

Intervistato da Class Cnbc Marco Sticchi, portfolio manager di Nemesis Am, a Londra precisa che, oltre alle minacce di un ennesimo rialzo dei prezzi delle materie prime, "la crisi europea è tutt'altro che risolta". Il riferimento è alla ripresa della congiuntura Ue, e ovviamente a tutti i problemi endogeni al Vecchio Continente.

Insomma, il dilemma come al solito è scegliere se dare la priorità al controllo dei prezzi o alla crescita dell'economia, quest'ultima ora minacciata da non pochi fattori.

Dello stesso avviso Alessandro Frigerio, di Rmj Sgr, che in un intervento durante la trasmissione conferma di prevedere per quest'anno un rialzo dei tassi da parte della Bce di 75 punti base, dall'attuale 1% all'1,75%, che rischierà di zavorrare soprattutto le economie dell'Italia e della Spagna.

Sticchi poi parla anche dei problemi a cui sta facendo fronte l'azionario: "i rischi si stanno accumulando e la storia ci insegna che ogni crisi petrolifera non è mai stata senza conseguenze sui risk asset".

Detto questo, il rally delle commodities - che spinge di per sé al rialzo il tasso di inflazione (ma non la componente core) - è davvero destinato a proseguire?

Facendo riferimento allo stesso comportamento degli hedge fund, Sticchi spiega che sì, questi stanno -per ora- continuando a puntare sul settore, ma "solo perchè i vari commenti rendono più semplice, diciamo, scommettere al rialzo che non al ribasso".

Il punto è che "le commodities potrebbero anche subire una battuta d'arresto, come è stato nel caso dei prezzi del grano, che dopo il recente balzo ha visto scendere le proprie valutazioni. La stessa cosa vale per il petrolio, anche se noi riteniamo che il rischio rimanga al rialzo".

Ma, detto questo, "gli stessi fondi speculativi non hanno affatto una visione unica sulla performance delle materie prime".

Insomma, non proprio un buon momento, se si considera pure che, come dice Massimo Lo Cicero, professore dell'Università di Tor Vergata, il dubbio è se "ci si sta incamminando verso una lenta ripresa o una ripresa veloce" nelle economie occidentali.

Infine, sul caso Italia, intervistato sempre da Class Cnbc, il presidente della Bei -braccio finanziario dell'Ue, Philippe Maystadt, afferma che "l'economia è sì in una fase di ripresa, ma si tratta di un recupero lento". In Italia, continua poi, "esiste un grande bisogno di investimenti, in quanto gli investimenti aumenterebbero la competitività del paese. Ma è importante che gli investimenti si concretizzino non solo in ambito pubblico ma anche in quello privato".

E certo la prospettiva di una serie di manovre di politica monetaria restrittiva, porta tutti a rivedere quale sarà il ritmo di crescita dell'economia europea, e in particolare dei suoi anelli deboli.



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MessaggioInviato: 06/03/2011, 11:02 
Continua l'attacco alla cultura?


La legge contro gli sconti sui libri
http://www.ilpost.it

Per difendere gli interessi di editori e librai, il Senato ha approvato una norma che pagheranno i lettori

4 marzo 2011

Mercoledì scorso il Senato ha approvato quasi all’unanimità – unici astenuti i senatori radicali – un disegno di legge sulla “Nuova disciplina del prezzo dei libri” promosso da Riccardo Levi, senatore del PD. La legge stabilisce che non si possano applicare ai libri sconti superiori al 15 per cento del loro prezzo. Soltanto in occasioni di speciali “campagne promozionali”, da effettuarsi per un periodo non superiore a un mese e comunque mai a dicembre, gli sconti possono arrivare al 20 per cento: ma in quelle occasioni, se vogliono, i librai possono sottrarsi all’applicazione degli sconti. I libri venduti “per corrispondenza”, cioè su Internet, non possono essere scontati per più del 20 per cento. La legge arriverà alla Camera nelle prossime settimane, dove anche quest’ultimo tetto dovrebbe essere portato al 15 per cento.
Le contraddizioni plateali di questa iniziativa sono due. Una è quella tra un intervento proibizionista come questo e tutte le chiacchiere – anche quelle molto bipartisan – sulla necessità di riformare in senso liberale le leggi di questo paese. Ovvero tra la retorica della “rivoluzione liberale” di cui il centrodestra si riempie la bocca da anni – l’ultima volta pochi giorni fa, con la proposta di modifica degli articoli della Costituzione sulla libertà d’impresa – e un intervento smaccatamente statalista e regolamentatorio. Tra le liberalizzazioni e le “riforme a costo zero” promosse dal PD per sbloccare l’economia e incentivare i consumi, e un intervento che evidentemente imbriglia ulteriormente il mercato e avvantaggia tutti meno che i consumatori. Come ha detto nel suo intervento il senatore radicale Perduca:


«mi dispiace in qualche modo incrinare questa comunione di intenti, ma lo faccio perché credo vada consegnata alla storia della Repubblica italiana la resistenza di un minimo di approccio liberale e liberista nei confronti della sacra e santa unione tra editori, librai e le maggiori organizzazioni di rappresentazione degli utenti e dei consumatori, che non necessariamente sono passate alla storia per fare gli interessi degli stessi»


La seconda contraddizione è quella tra la sempre annunciata intenzione di rendere più accessibili la cultura e i libri e la pratica di impedirne l’abbassamento dei prezzi. Colpisce in particolare che gli editori – sempre pronti a difendere il regime privilegiato dell’IVA sui libri – si dimentichino improvvisamente l’argomento del contenimento dei prezzi per i lettori quando questo contenimento può essere offerto da imprese che gli sono concorrenti come le grandi librerie online. Perché di fatto, di questo si tratta: di una barriera corporativa di editori e librai tradizionali nei confronti dell’apertura del mercato alla concorrenza moderna delle librerie online, con i benefici per i consumatori che sempre arrivano dai regimi liberi e di maggiore concorrenza. È un po’ come se l’apertura del mercato degli operatori telefonici si fosse accompagnata a un divieto di fare prezzi concorrenziali a quelli di Telecom.
C’è infine anche una comica faccia tosta negli argomenti con cui un provvedimento di questa invadenza è stato proposto e presentato come una legge a tutela e salvaguardia del sacro valore dei libri e dell’importanza dei loro lettori. I libri, ha detto in aula il senatore del PD Vincenzo Vita, sarebbero minacciati “dall’arrivo dei grandi ipermercati” e dalla “vendita online”, perché se “si fa la vendita su grandi colossi come Amazon, vedremo sparire una parte qualitativa della cultura italiana, della cultura migliore del villaggio globale” (sic). Non è chiaro in che modo Amazon minacci le vendite e la diffusione dei libri anziché incentivarle. Non è chiaro perché far sì che i libri costino di più e che il loro prezzo sia vincolato dalla legge possa facilitare la loro vendita e la loro diffusione. Soprattutto non è chiaro in che modo questa norma prepotente possa avvantaggiare chi i libri li compra e li legge.
È chiarissimo, invece, che questa norma avvantaggia chi i libri li vende. Molti tra questi, almeno: ché le difficoltà di molte librerie sono indubbie, ma non si risolvono con misure protezionistiche, né si trattiene così il cambiamento. La norma avvantaggia chi è allergico alla concorrenza, ai rischi e alle opportunità che questa comporta. Avvantaggia chi – in tempi tempestosi in cui la salvezza può venire solo dalla duttilità e la disponibilità all’innovazione – vuole garantirsi una sopravvivenza a danno dei libri e di chi li legge. Gli stessi promotori di questa norma hanno detto più volte che la legge è stata scritta a più mani, insieme alle associazioni dei librai e a quelle degli editori. Si tratta naturalmente di un’operazione legittima, purché lo si dica apertamente: questa legge è un favore ai librai e agli editori, ingiusto e inopportuno, il cui risultato è scongiurare che i libri siano più facili ed economici da comprare e leggere.


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MessaggioInviato: 06/03/2011, 18:33 
l sindaco Pd brucia i 4 miliardi per L'Aquila
di Gian Marco Chiocci


*

L'inchiesta sul dopo terremoto: il governo ha stanziato da due anni i fondi per la ricostruzione del centro storico, ma Cialente sta paralizzando i lavori per una guerra di carte bollate con gli uffici tecnici. E i proprietari delle case rischiano di non ricevere più i risarcimenti


E poi dicono che la colpa della mancata ricostruzione del centro storico dell’Aquila è colpa del satrapo di Arcore. Sentite qua: da quasi due an­ni il governo ha stanziato quattro miliardi di euro che a tutt’oggi,però,giacciono inu­tilizzati per una fantozziana controversia fra il sindaco Pd de l’Aquila, Massimo Cialen­te (quello che strepita ogni due per tre contro l’esecutivo Berlusconi) e Gaetano Fonta­na, braccio tecnico-operati­vo per il rifacimento della cit­tà terremotata, coordinatore della cosiddetta Struttura tec­nica di missione.

LA BATTAGLIA IDEOLOGICA Quattro miliardi benedetti, che andavano (vanno) spesi tutti e subito così da richieder­ne poi altrettanti e altri anco­ra. Soldi bloccati con argo­mentazioni capziose dal pri­mo cittadino che si ostina a non attuare quanto previsto dalla legge, deciso com’è a far valere le sue ragioni, che pre­vedono altre soluzioni, meno risolutive e solo apparente­mente più rapide. Per capire a che livello di schizofrenia arri­vi talvolta la politica occorre circumnavigare a piedi la par­te nobile della città sventrata dal sisma il 6 aprile 2009: silen­zio mortale, qualche soldato di guardia ai varchi, cani ran­dagi e topi a spasso fra le mace­rie. Se le new town in periferia sono state tirate su a tempo di record, in centro non si muo­ve paglia. Niente. Le gru fer­me, nessun sospetto d’inizio lavori nei palazzi puntellati co­me i bastoncini dello shan­ghai. Il perché di quest’impas­se è folle, ed è presto detto: da tempo, perché così dispone il decreto legge 39/09 (articolo 14,comma 5 bis)l’amministra­zione comunale guidata da Massimo Cialente avrebbe do­vu­to predisporre un vero e pro­prio «piano di ricostruzione» del centro storico. Ovverosia un dettagliatissimo piano glo­bale di ripristino della parte più antica della città, con mi­gliorie e/ o abbattimenti dei pa­­lazzi pericolanti, con interven­ti non a se stanti (palazzo per palazzo, chiesa per chiesa) ma da considerare in un «uni­cum » nella ricostruzione di tutto il centro.

COSA IMPONE LA LEGGE Forse non tutti sanno che la ricostruzione leggera e pesan­te della periferia della città ha discriminato tra prima e secon­da casa, prevedendo per que­st’ultima stringenti limitazioni al risarcimento dei danni a cau­sa dell’inserimento di un tetto massimo di 80mila euro,tra l’al­tro concesso per una sola volta e solo in presenza di utilizzo professionale o commerciale dell’immobile (cioè se nello sta­bil­e vi è effettivamente una par­tita Iva). Per il centro storico, in­vece, la distinzione tra prima e seconda casa non è prevista dalla legge. Il «centro storico» è pertanto inteso dalla legge co­me un unicum meritevole di tu­tela diretta in ragione del pre­minente interesse pubblico sot­teso al suo recupero. Per sinte­tizzare ancora meglio: il rappor­to che dovrebbe costituirsi tra i singoli interessi in relazione al piano di recupero è lo stesso che intercorre tra «contenuto» e «contenitore», intendendo con il primo la somma aritmeti­c­a dei singoli edifici con il corre­do delle numerose e variegate posizione giuridiche soggetti­ve, e con il secondo l’insieme degli stessi in una logica di in­sieme giuridico, sociale, urba­nistico, architettonico, artisti­co ed economico. Il decreto legge, dunque, prevede l’obbligo di predispo­sizione di questi specifici «pia­ni di ricostruzione », espressa­mente sanciti dalla legge sulla ricostruzione e, se non bastas­se, ribadito dalle note di strate­gi­a redatte dalla Struttura Tec­nica di Missione. Il Comune dell’Aquila, però, del decreto legge non ha tenuto conto. Ha avviato un’ipotesi di ricostru­zione che prevede l’applica­zione diretta dell’attuale nor­mativa dettata dalle diverse or­dinanze della presidenza del Consiglio (buone per le perife­rie) anche ai singoli edifici del centro storico. La ragione per cui il sindaco Cialente sta pen­sando di aggirare l’obbligo dei «Piani» risiede ufficial­mente nel tentativo, invero meritevole, di accorciare i tempi della ricostruzione. Pur­troppo, però, una simile impo­stazione è destinata a creare maggiori danni rispetto a quel­li che tenta di riparare.


OCCASIONE PERSA Il rischio che potrebbe con­cretizzarsi attraverso l’applica­zione diretta al centro storico dell’attuale impalcatura giuri­d­ica dettata dalle numerose or­dinanze, è che singole porzioni di edificio, o addirittura interi palazzi, non vengano recupera­ti per assenza del diritto alla ri­parazione a carico dello stato in considerazione del titolo giuri­dico di possesso (seconda ca­sa). Nel centro storico della cit­tà di L’Aquila sono presenti cir­ca 9 mila immobili; di questi 3mila hanno una destinazione non residenziale, mentre solo 2mila sono prime case e dun­que recuperabili attraverso l’applicazione delle ordinanze che hanno regolato la ricostru­zione della periferia. In questo senso il Piano di Ricostruzione previsto dal decreto legge rap­presenta l’unico strumento in grado di tutelare il centro stori­co proprio perché non discrimi­na tra prime e seconde case. Inoltre esso, proprio perché «piano» urbanistico, potrebbe porsi quale fonte normativa at­traverso cui introdurre, senza far ricorso a strumenti ablatori, disposizioni di salvaguardia che consentano un integrale ri­pristino del tessuto urbanistico anche in presenza di eventuale inerzia dei singoli proprietari.

L’EMERGENZA CONTINUA Le numerose ordinanze post terremoto sono state concepite per garantire una tutela «individuale» ai singoli proprietari di immobili, men­tre il piano di ricostruzione è stato inteso come strumento di tutela del preminente «be­ne pubblico» rappresentato dal «centro storico» nel suo insieme. Va da sé che il diritto di ciascun cittadino di poter fruire nuovamente degli spa­zi pubblici del centro, passa necessariamente attraverso il ripristino della sicurezza statica di tutti i suoi palazzi, proprio in ragione del rischio indotto che un mancato re­stauro di un palazzo potreb­be arrecare all’incolumità pubblica. A ciò si aggiunga che nel centro storico dovran­no inevitabilmente essere ri­fatti anche i sottoservizi (fo­gne, condutture dell’acqua, gas, impianti elettrici) e che gli edifici sono spesso addos­sati l’uno all’altro senza solu­zione di continuità. Qualun­que approccio serio e ragio­nevole non può che passare attraverso il coinvolgimento dell’insieme dei variegati in­teressi, pubblici e privati, in un progetto di sintesi e coor­dinamento tecnico e giuridi­co che, per l’appunto, è stato individuato dal legislatore nel «piano di ricostruzione». Che se approvato un anno fa, con i quattro miliardi di euro a disposizione, a quest’ora avrebbe già permesso di cura­re le prime ferite del centro storico dell’Aquila.


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martedì 08 marzo 2011, 16:27 Moralismo sulle donne: Striscia smaschera Repubblica e l'Espresso


Il documentario di Ricci contro la mercificazione dell'immagine femminile. Nel mirino i media di sinistra: i giornali che danno lezioni di femminismo e poi spogliano le donne nelle loro prime pagine



Sfruttamento del corpo femminile. Donne in tenuta adamitica, natiche coperte da perizomi millimetrici, seni nudi, cosce chilometriche mostrate in tutta la loro maestosità. E’ berluscolandia? No. Non solo, almeno. C’è una battaglia di cui nessuno parla, una crociata contro il perbenismo peloso che non fa clamore. Il guru di questa battaglia è l’uomo che creato il Gabibbo e capitan ventosa: Antonio Ricci, un uomo non in odore di berlusconismo. La sua ultima fatica è un documentario che si chiama il Corpo delle donne 2 (GUARDA IL FILMATO), la versione al rovescio dell’opera di Lorella Zanardo, la sacerdotessa della sinistra femminista 2.0. Un filmato che è stato integralmente trasmesso da Matrix poche settimane fa. Chi ci sarà nel mirino di un prodotto che difende la dignità femminile? Berlusconi? Il bunga bunga? Qualche drago divoratore di fanciulle? Tenetevi saldi alle vostre sedie, è una novità: il gruppo editoriale l’Espresso. Si parla di loro. Sì, proprio di quelli che un numero sì e l’altro anche attaccano Berlusconi e i suoi amici di fare carne da macello di tutte le donne.

Venti minuti di radiografia dei media dell’intellighentia di sinistra. Quelli che hanno sempre ragione, quelli che sono il buon senso a prescindere da tutto: Repubblica, Repubblica.it e l’Espresso. La tesi del servizio è semplice: voi che accusate tutti di mercificare il corpo delle donne, voi siete i primi a sfruttarlo per i vostri interessi. Che non è una giustificazione, ma è come dire: da che pulpito viene la predica. Il documentario è una radiografia analitica dei media di De Benedetti: donne discinte che ammiccano il lettore-acquirente in posizioni da manuale di kamasutra, articoli chilometrici sull’ultimo trend di impianto di silicone al seno, fotogallery del miglior sorriso al botox di Hollywood e video pruriginoso del backstage del calendario di qualche velina.

Tutto fa vendere, ogni centimetro di carne femminile fa marketing. La stessa velina di cui, magari, nel commento della pagina prima si stigmatizza la frenesia di mettersi in mostra stivalata su qualche rotocalco. E’ sempre lo stesso Stivale, quello dei due pesi e delle due misure. Le veline vanno esibite al pubblico ludibrio della piazza, anche se per gli stessi intellettuali di sinistra il Drive in era un passo lungo nel cammino luminoso della lotta di liberazione dei costumi femminili (leggi l’articolo). Lo stesso Ricci che prima era un alfiere della modernizzazione del paese e della libertà di informazione (non si può dire che Striscia abbia mai riservato un trattamento di favore ai politici della maggioranza) e che collezionava premi di giornalismo per le cronache dissacrati ora diventa n pericoloso collaborazionista. Tutta colpa delle veline.

Oggi è tutto diverso, di mezzo ci sono Berlusconi e la politica, quindi ogni gamba si trasforma in una leva per scardinare l’esecutivo. L’ultima battaglia è questa che vede contrapposta l’armata di Antonio Ricci e la corazzata di Repubblica. I nipotini di Scalfari alzano il ditino contro il velinismo di Striscia la notizia che decide di fargli le pulci. Il risultato è davanti agli occhi di tutti: il soft porno domina. Ma se è inserito in una cornice berlusconofoba va bene tutto… Oggi è l'8 marzo e va in scena il femminismo, cosa ci riserverà la prossima battaglia di Striscia?

http://www.ilgiornale.it/interni/morali ... comments=1


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MessaggioInviato: 09/03/2011, 00:46 
Banca d'Italia: "Per famiglie meno soldi e più prestiti"
Allarme da via Nazionale: "I mutui costano di più, tassi di interesse aumentati rispetto a dicembre". Calano disponibilità

Per le famiglie, a gennaio, mutui e prestiti costano di più: è quanto ha rilevato Bankitalia nel bollettino Moneta e Banche. Secondo il dossier, i tassi di interesse sui mutui per l'acquisto di abitazioni erogati nel mese di gennaio sono aumentati al 3,36% dal precedente 3,18% (dicembre 2010). I tassi sul credito al consumo, invece, sono schizzati di quasi mezzo punto percentuale rispetto a dicembre (dall'8,33% all'8,78%). Lieve ribasso, infine, per gli interessi riconosciuti sui conti correnti, passati dallo 0,36% allo 0,35 per cento.

CALANO I SOLDI SUL CONTO - Inoltre, a gennaio, sono aumentati le richieste di prestito bancario effettuate dalle famiglie (cresciute del 5%), mentre sono diminuti i soldi sul conto corrente. Su base annua, il calo dei depositi nell'intero comparto privati - che include anche le famiglie - si è attestato all'1,7 per cento. Dal bollettino, infine, risulta che i prestiti che superano un milione di euro per le società non finanziarie hanno segnato una riduzione dal 2,56 al 2,36 per cneto. Nel complesso, per le imprese a gennaio i tassi sui nuovi finanziamenti alle imprese erogati sono calati di 10 punti base, al 2,69 per cento.

http://libero-news.it/news/685439/Banca ... titi_.html


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MessaggioInviato: 09/03/2011, 19:40 
"COLTELLI?MEGLIO I PIATTI"


Che disastro la sinistra A Napoli volano i coltelli tra l'ex pm e il prefetto



Dopo le primarie farsa il Pd sceglie Morcone. Ma scoppia la grana De Magistris che non rinuncia alla candidatura: "Ci affronteremo in campagan elettorale". Democratici e Idv ai ferri corti

Napoli - Dopo le primarie farsa, con la vittoria del bassoliniano Cozzolino e la fila di cinesi in coda per votare a Scampia, il Pd si ritrova con la grana De Magistris. L'ex pm che, in quota Idv, si è ufficialmente candidato alla guida della città partenopea per le prossime elezioni amministrative del 15 e 16 maggio. Solo che adesso i Democratici tutti, con il segretario Pierluigi Bersani in testa, sono riusciti a convincere Mario Morcone, prefetto e direttore dell'agenzia per i beni confiscati alla mafia. Ma l'ex pm dipietrista non ha nessuna intenzione di farsi da parte e promette battaglia.

Morcone scioglie la riserva Il prefetto Morcone scioglie la riserva: "Dopo aver riflettuto a lungo, ho accettato la candidatura a sindaco di Napoli per amore della mia città. Pur non avendo mai militato in nessuna formazione politica, ho apprezzato che il partito Democratico abbia manifestato una convergenza sul mio nome, chiedo che anche altre importanti espressioni e risorse dell’area di centrosinistra sostengano la mia candidatura e lavorerò per questo" sottolinea in un appello che è rivolto anche a Sinistra e libertà. "Metto a disposizione la mia passione, le mie competenze e la mia lunga esperienza maturate nella pubblica amministrazione. Il mio impegno prioritario sarà rivolto ad avvicinare l’amministrazione comunale alla città nelle sue espressioni migliori" assicura.

De Magistris non ci sta De Magistris non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro dopo la decisione del prefetto Morcone di candidarsi a sindaco di Napoli per il Pd. "La candidatura di Morcone non sposta di un millimetro la mia posizione" spiega l’europarlamentare dell’Idv. "Ci confronteremo in campagna elettorale. Il Pd ha deciso di non scegliere la strada del cambiamento, non credo che il rinnovamento passi per Morcone. Serviva invece uno scatto nel modo di fare politica e dal punto di vista generazionale". Ora, aggiunge, "mi confronterò con lealtà e passione con la continuità rappresentata da Morcone e convinceremo i napoletani a votare me e la coalizione che mi sosterrà".
tag di questo articolo:

http://www.ilgiornale.it/interni/che_di ... comments=1


Ultima modifica di ubatuba il 09/03/2011, 19:41, modificato 1 volta in totale.

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Debito: e' l'Italia il paese piu' a rischio nel 2011

Pubblicato il 09 marzo 2011 - Ore 20:30

Immagine

Fonte:
http://www.wallstreetitalia.com/article ... ge=1087340

La societa' americana di analisi di rischio Maplecroft ha appena pubblicato l'indice del rischio fiscale 2011 che mette in fila i 163 paesi al mondo in base al livello di possibilita' di default. Il calcolo si basa su fattori quali eta' media della popolazione, livelli del debito e tasso di partecipazione alla forza lavoro. Ecco spiegato il primo posto dell'Italia.

Sono 12 i paesi che corrono un "rischio estremo". A sorpresa dei famigerati PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) solo l'Italia e' inserita nell'elenco. Non costituisce invece una grossa sorpresa il fatto che tutte le nazioni tranne una siano europee.

Tra gli altri stati presenti anche economie considerate molto solide, come la Francia (al terzo posto), la Svezia (al quarto), la Germania (al quinto), la Danimarca (al settimo) e il Regno Unito (al decimo). Il secondo piazzamento e' del Belgio, mentre Ungheria (sesta), Austria (ottava), Finlandia (undicesima) e Grecia (dodicesima), completano la classifica. L'"intruso" al nono posto e' il Giappone.



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Con il decreto del governo in fumo 120mila posti di lavoro


"Con il decreto sulle energie rinnovabili il governo Berlusconi rischia di licenziare oltre 120 mila lavoratori che lavorano nell'unico settore che non ha subito la crisi economica ma anzi è in forte crescita". Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che definisce un vero e proprio "accanimento contro la green economy e lo sviluppo delle energie del futuro". "Mentre in Italia il governo Berlusconi vuole porre il limite di 8 mila Megawatt per il fotovoltaico la ben meno assolata Germania si è posta l'obiettivo per il 2020 di 20 mila Megawatt di fotovoltaico - prosegue Bonelli. La verità è che il governo Berlusconi vuole fare cassa sulle energie rinnovabili per trovare i soldi per finanziare il nucleare su cui nessuna azienda privata è disposta ad investire, perchè antieconomico". "Con il decreto Romani l'Italia rischia di diventare il fanalino di coda nel mondo per gli investimenti nella green economy e di perdere definitivamente il treno della ripresa - conclude Bonelli -. Mentre il governo italiano vuole tagliare gli incentivi alle energie verdi la Cina ha investito il 37,8% (171 miliardi) degli stimoli anti-crisi in misure green, gli Usa l'11,5% (86,6 miliardi), la Corea del Sud l'85,5% (23,7miliardi). Il governo ritiri immediatamente questo decreto che rischia di azzerare lo sviluppo di un settore che oggi dà sostentamento ad oltre 44 mila famiglie".

Fonte: Agi

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MessaggioInviato: 09/03/2011, 22:22 
Cita:
Blissenobiarella ha scritto:

Con il decreto del governo in fumo 120mila posti di lavoro


"Con il decreto sulle energie rinnovabili il governo Berlusconi rischia di licenziare oltre 120 mila lavoratori che lavorano nell'unico settore che non ha subito la crisi economica ma anzi è in forte crescita". Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che definisce un vero e proprio "accanimento contro la green economy e lo sviluppo delle energie del futuro". "Mentre in Italia il governo Berlusconi vuole porre il limite di 8 mila Megawatt per il fotovoltaico la ben meno assolata Germania si è posta l'obiettivo per il 2020 di 20 mila Megawatt di fotovoltaico - prosegue Bonelli. La verità è che il governo Berlusconi vuole fare cassa sulle energie rinnovabili per trovare i soldi per finanziare il nucleare su cui nessuna azienda privata è disposta ad investire, perchè antieconomico". "Con il decreto Romani l'Italia rischia di diventare il fanalino di coda nel mondo per gli investimenti nella green economy e di perdere definitivamente il treno della ripresa - conclude Bonelli -. Mentre il governo italiano vuole tagliare gli incentivi alle energie verdi la Cina ha investito il 37,8% (171 miliardi) degli stimoli anti-crisi in misure green, gli Usa l'11,5% (86,6 miliardi), la Corea del Sud l'85,5% (23,7miliardi). Il governo ritiri immediatamente questo decreto che rischia di azzerare lo sviluppo di un settore che oggi dà sostentamento ad oltre 44 mila famiglie".

Fonte: Agi

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Questa cosa è davvero il colmo dei colmi [xx(]
E neanche si vergognano.....



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 10/03/2011, 00:27 
Istat. Case, compravendite in calo: -3,4%

Piano CasaNel terzo trimestre del 2010 le convenzioni relative a compravendite di unità immobiliari sono risultate pari a 168.933, in calo del 3,4 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo comunica l’Istat, l’Istituto nazionale di statistica.
Nel complesso, le compravendite stipulate nei primi nove mesi del 2010 sono 586.801, lo 0,6 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2009.
Il 93,6 per cento delle convenzioni effettuate nel periodo considerato riguarda immobili ad uso abitazione ed accessori e il 5,7 per cento unità immobiliari ad uso economico. Per la prima tipologia, dopo un periodo di risalita, si rileva una diminuzione tendenziale del 2,7 per cento. Le compravendite di immobili ad uso economico, contrassegnate da una flessione pari all’11,6 per cento, accentuano invece l’andamento negativo che aveva caratterizzato anche i primi due trimestri del 2010.

http://www.agopress.info/istat-case-com ... o-34/2344/


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MessaggioInviato: 13/03/2011, 10:34 
Il ritorno dell'uomo che vive a sua insaputa.



Pdl, Scajola vede B. ad Arcore e rivendica un ruolo di primo piano nel partito

Sciaboletta chiede un ruolo di primo piano nel Pdl. Claudio Scajola ha le idee chiare: vuole farsi portavoce degli ex azzurri che si sentono in qualche modo schiacciati dai leghisti e da coloro che provengono da An, far ritornare l’identità di Forza Italia, il vecchio spirito del ’94 e rappresentare le istanze del territorio e di circa 62 parlamentari. Con questi obiettivi l’ex ministro dello Sviluppo si è presentato nel tardo pomeriggio ad Arcore per incontrare Silvio Berlusconi.

“Si è ragionato sul partito”, spiegano fonti parlamentari. Scajola nei giorni scorsi sarebbe arrivato ad ipotizzare un proprio gruppo parlamentare qualora l’area a cui fa riferimento non venisse rappresentata nel governo e nel partito. L’ex ministro mira, quindi, ad avere un proprio spazio e a veder riconosciuto il suo peso politico. Nessuna volontà, spiegano le stesse fonti parlamentari, di andare contro Berlusconi o l’esecutivo, ma anzi l’intenzione di dare un apporto positivo in modo da ‘rispondere’ ai mal di pancia degli ex esponenti di Forza Italia.

In un primo momento si era ipotizzato un ritorno di Scajola al ministero di via Veneto con lo spacchettamento delle deleghe. In questi giorni, però, si è tornati a ragionare su un incarico in Via dell’Umiltà. Secondo quanto riferiscono le stesse fonti nel mirino di Scajola ci sarebbe un ruolo da coordinatore, “Non certamente coordinatore unico ma al fianco di La Russa e Verdini, visto che Bondi è stato messo in qualche modo in disparte nella gestione del partito”. Scajola ha in dote un pacchetto di voti consistente e per questo ambirebbe ad un incarico. Il premier, però, non avrebbe gradito l’uscita di Scajola che avrebbe fatto firmare un documento a circa 23 deputati e più di una decina di senatori: il premier, in ogni caso, potrebbe affidare a Scajola un ruolo organizzativo legato anche all’imminente campagna elettorale sulle amministrative.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03 ... ito/97300/



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MessaggioInviato: 13/03/2011, 11:35 
Cita:
eSQueL ha scritto:

Il ritorno dell'uomo che vive a sua insaputa.

Pdl, Scajola vede B. ad Arcore e rivendica un ruolo di primo piano nel partito




Eh certo.... rispetto agli altri mariuoli, lui è un debuttante.
Perchè mai non dovrebbe tornare? Il suo irrilevante e presunto reato,
tutto sommato, è poca cosa rispetto a ciò che è stato messo in atto dal
resto della band [:D]



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Parentopoli

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Quasi 2000 persone assunte in due anni nelle municipalizzate romane. Tra loro molti dirigenti. Il tutto senza concorso. Chi li ha assunti? Ma soprattutto chi li ha raccomandati?

Gli organigrammi dell’azienda dei trasporti e di quella dei rifiuti urbani nella capitale sono stati presi d’assalto: mogli, fidanzate, figli e figlie, amici, parenti e conoscenti. E i bilanci, già pesantemente in rosso, si sovraccaricano di personale inutile. Perché di questi quasi nessuno guiderà gli autobus o spazzerà le strade: parenti e clienti stanno saldamente attaccati a poltrone di scrivania.

“PRESADIRETTA” entra nel vivo dello scandalo romano proprio mentre i magistrati stanno arrivando alla conclusione dell’inchiesta. Un racconto di Vincenzo Guerrizio, Raffaella Pusceddu e Elena Stramentinoli.

Sprechi e corruzione anche nella seconda parte di questa puntata di “PRESADIRETTA”. In Sicilia ci sono più dipendenti pubblici che in tutte le altre regioni d’Italia. La regione è autonoma e gode di molti benefici e ne godono anche deputati, assessori, dirigenti che hanno gli stipendi, i benefit, le liquidazioni e le pensioni più alte d’Europa. Un viaggio tra i privilegi che la casta dell’isola si è cucita addosso. di Domenico Iannacone.


Per vedere la puntata andata in onda domenica 6 marzo 2011,
alle 21.30, clicca qui [8)]
http://www.presadiretta.rai.it/dl/porta ... d2f92.html



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