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 Oggetto del messaggio: Vimana, macchine volanti nell'India antica
MessaggioInviato: 31/03/2011, 18:00 
Ecco un topic interamente dedicato ai Vimana, al loro studio ed analisi, un luogo in cui poter far convergere i nostri sforzi per portare maggiore luce su questa affascinante tematica.
Ogni aiuto sarà ben gradito, ogni consiglio ben accetto ovviamente nel rispetto e nel dialogo.

Enrico Baccarini



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MessaggioInviato: 01/04/2011, 10:27 
VIMANA



Il termine vimanana indica un generico e mitologico oggetto volante, descritto in numerosi testi religiosi indiani. Non sono state individuate, finora, evidenze fisiche di tali oggetti, ma la loro descrizione è diffusa, e viene persino descritto il loro uso nelle guerre mitologiche del Mahabharata e del Ramayana. Secondo le descrizioni di questi testi sacri, i vimanana sono in grado sia di volare nell'aria, nello spazio e di immergersi sott'acqua.

Nei Veda, si menzionano diversi tipi di Vimana, con diverse forme e dimensioni:

* Il sole e carri volanti che ruotano tirati da animali, di solito cavalli (anche se il carro della divinità vedica Pusan è trainato da delle capre)
* Il agnihotra-vimana, con due motori (agnis in sanscrito significa "fuoco")
* Il gaja-vimana, con più motori (gaja in sanscrito significa "elefante")

Il Vaimanika Shastra è un vero e proprio manuale che descrive, non solo come pilotare un vimana, ma anche le sue caratteristiche tecniche. Vengono anche descritte altre tipologie: il martin pescatore, l'ibis, e altri animali.
Pare che l'etimologia della parola Vimana derivi da vi-mana, ossia "Luogo di cui sono state prese le misure"(?). La parola ha anche il significato di tempio indù. Una altra teoria etimologica plausibile è quella che farebbe provenire la parola "vimana" dall'unione di "vi" (vocabolo che sta a significare "uccello", o più genericamente qualcosa di volante) e mana (parola che indica qualcosa di artificiale e di abitato). Come spiega D. W. Davenport nel 1979, sul proprio libro 2000 a.C.: distruzione atomica, dove dà una sua interpretazione della traduzione in inglese del Vaimanika Shastra.

Probabilmente con il tempo il significato della parola è translitterato nel seguenti significati:

* Area delimitata e destinata a scopi sacri;
* tempio;
* luogo di Dio.

Nelle ultime scritture sono descritti altri veicoli volanti, e qualche volta vengono fatti riferimenti poetici persino a veicoli terrestri. In alcuni moderne lingue indiane, per esempio in gujarati, la parola vimana viene utilizzata per indicare un moderno aeroplano.
Nel libro buddhista Vimanavatthu (in lingua pali: "Storie di Vimana") si usa la parola vimana per indicare un breve testo usato come ispirazione o un sermone buddhista.

[align=right]Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Vimana[/align]


Ultima modifica di Bastion il 01/04/2011, 10:30, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 01/04/2011, 12:32 
1962 - UN VIMANA SULLA "DOMENICA DEL CORRIERE"



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Il 9 dicembre del 1962 la storica rivista La Domenica del Corriere ospitava in prima pagina una eccezionale tavola realizzata dall’artista Walter Molino raffigurante niente meno che un Vimana.

La parola Vimana, è formata dal prefisso vi, “uccello” o “volare”, e dal suffisso man che indica “luogo abitato costruito artificialmente”, da cui il vocabolo assume il significato figurato di “uccello artificiale abitato” mentre per altri studiosi la parola Vimana sarebbe traducibile in ‘uova luminose‘. Gli antichi testi sanscriti li identificano comunque inderogabilmente come mezzi di trasporto utilizzati dai Deva, gli dei, per spostarsi in cielo, nello spazio, nell’acqua o sulla terraferma.

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Come i lettori di ENIGMA sapranno, è da molti anni che ci dedichiamo ad indagare e studiare questa tematica, tanto affascinante quanto misconosciuta, avendone riscoperto numerosi recessi che molto presto vedranno la luce in una pubblicazione specialistica.
Sono numerosi i testi sacri, o epici, della letteratura classica indiana che ci parlano di questi velivoli, tra i più noti si può ricordare il Ramayana, il Mahabharata, i Puranas o la Bhagaravata ma anche il Vaimanika Shastra oppure il Samarangana Sutradhara, antico testo di architettura scritto dal re Paramara Bhoja di Dhar (1000-1055 d.C.), lo Yuktikalpatani di Bohja, nei Rig Veda, nello Yajur Veda o nell’Atharva Veda, nell’Avadhana o nel Kathasaritsagara, nel Raghuvamsa come anche nell’Abhijnanasakuntalam di Kalidasa oppure nell’Abimaraka di Bhasa e nel Jatalas.
Nomi e titoli di opere che a noi occidentali non dicono niente ma che in realtà nascondo i più importanti, ed antichi, testi sacri dell’India e dell’umanità stessa.

Con il tempo il significato originario della parola fu translitterato in significanti di tipo religioso venendo ad identificare:

* un’area delimitata e destinata a scopi sacri;
* un tempio;
* un luogo in cui si manifestava il dio.

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Il Vimana, o tempio principale del complesso sacro
di Brahadishwara, Tanjavur, Tamilnadu, India


Sorge in noi a questo punto una considerazione. Secondo i dettami della scuola occidentale la civiltà umana sarebbe il prodotto di una evoluzione recente, un percorso che dall’uomo delle caverne del neolitico sarebbe giunto fino ai primi conglomerati urbani del 3500 a.C. (ca.). Dall’Africa, definita come la culla della vita, saremmo quindi giunti alla scoperta dell’atomo e al volo spaziale in modo lineare. Una linearità che negli ultimi anni, se non decenni, ha però dimostrato possedere molte falle, crepe che ne hanno incrinato la superfice mostrando oltre il suo velo qualcosa di estremamente diverso e ancor più sconcertante. L’inquadramento della scuola occidentale, consequanzialmente, si sta mostrando e dimostrando oggi sempre più restrittivo e limitante laddove alcuni suoi capisaldi sembrano lentamente venire scardinati dalle loro basi. Un esempio tra tanti? La stessa teoria dell’invasione ariana proposta da Muller nel XIX secolo, teoria che negli ultimi anni ha perso ogni plausibilità e credenzialità nel mondo scientifico.
Affermare quindi che i nostri predecessori hanno posseduto una tecnologia elevata pari o superiore ai traguardi scientifici del terzo millennio risulterebbe un’eresia, una tesi simile stravolgerebbe completamente l’odierna società, vanificando di colpo il lento cammino di conquiste, costellato di sacrifici e guerre, della nostra specie.
Analizzando i misteri dell’India antica, dai Vimana alla civiltà dell’Indo-Sarasvati, ci accorgiamo che qualcosa non torna, che quanto abbiamo sempre considerato come imprescindibile e sicuro, sembra in realtà poter celare nuovi scenari inimmaginabili. Primi tra tutti i Vimana, macchine volanti impossibili per l’epoca in cui vengono collocati ma che però vengono ricordati non solo in testi epici (da cui se ne potrebbe trarre una origine immaginaria) ma anche in testi sacri, trattati scientifici, testi in cui la loro descrizione viene spinta fino a spiegarne il meccanismo ed il funzionamento.
Il Professor D. K. Kanjilal descrive la storia del Matsya Purana (Dileep Kumar Kanjilal, Vimana in ancient India, Sanskrit Pustak Bhandar, 1985) e dei Vimana dell’India Antica con le seguenti parole: “Dietro al velo di leggenda esce la verità scientifica che tre basi aeroportuali furono costruite ed usate da strani esseri. Una in un orbita stazionaria, un altra mobile nel cielo e la terza collocata permanentemente sulla superficie terrestre. Queste erano simili alle moderne stazioni spaziali raggiungibili ad una particolare ora da una latitudine e longitudine prefissata. La freccia di Shiva (di cui parla il testo), si riferisce ad un missile ardente lanciato da un satellite in orbita che va a colpire una nave spaziale facendola cadere nell’oceano indiano. Le vestigia di un antica civiltà prosperosa, distrutta in battaglie, affiora attraverso queste antiche storie”.

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Il Dr. Kanjilal scrisse pubblicò un saggio su queste tematiche nel volume di Erich von Daniken “Ricordi dal futuro: dalle porte del terzo millennio ai culti cargo“, Milano : Sugarco, 1986. – 263 p. : ill. ; 21 cm.

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Leggendo nel Rig Veda, il testo più antico ad oggi conosciuto, descrive alcuni di questi mezzi di trasporto:

* Jalayan – è un veicolo progettato per muoversi sia in aria che in acqua… (Rig Veda 6.58.3)
* Kaara – è un veicolo progettato per muoversi sia sulla terra che in acqua… (Rig Veda 9.14.1)
* Tritala – è un veicolo progettato per muoversi nei tre elementi… (Rig Veda 3.14.1)
* Trichakra Ratha – è un veicolo a tre motori progettato per muoversi nell’aria…(Rig Veda 4.36.1)
* Vaayu Ratha – è una veicolo sospinto da un motore ad aria… (Rig Veda 5.41.6)
* Vidyut Ratha – un veicolo sospinto da un motore potentissimo…è (Rig Veda 3.14.1).

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Un bassorilievo scolpito anticamente nelle cave di
Ellora raffigurante un Vimana


Dopo aver percorso un breve cammino in questa affascinante tematica lasciamo ognuno a meditare su quanto presentato.

[align=right]Fonte:
- Articolo di Enrico Baccarini
- http://www.enricobaccarini.com/?p=3372
[/align]


Ultima modifica di Bastion il 01/04/2011, 14:13, modificato 1 volta in totale.


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Ultima modifica di Hynekeniano il 01/04/2011, 13:28, modificato 1 volta in totale.


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2000 a. C. ESPLOSIONE ATOMICA



David W. Davenport, un inglese, ma nato in India, esperto di Sanscrito e di tradizioni indiane, sembra oggi rinverdire le esperienze di Schliemann e dei suoi rapporti con l'archeologia ortodossa.
David, dunque ha approfondito lo studio dei testi Vedici, partendo dal presupposto, tutto indiano, che quanto dicono i manoscritti non deve essere interpretato in chiave simbolico-mitologica, ma storica.
David tornò in occidente con le prove di un 'ESPLOSIONE ATOMICA nell'Antichità!
I reperti raccolti nella zona ritenuta l'epicentro della deflagrazione a Mohenjo-Daro ( luogo di morte, oggi ), una volta: Suvarnaka-Lanka, sono stati sottoposti a rigorose analisi da parte degli esperti del C.N.R. Con risultati imprevedibili per tutti, tranne che per David.
Gli oggetti riportati ( bracciali, anfore, bronzi, pietre ) appaiono come fusi, vetrificati, per effetto di un calore dell'ordine di circa 1500°, cui è seguito un brusco raffreddamento, in una frazione di secondo!
Nessun evento o calamità naturale poteva condurre a risultati del genere, ne eruzioni vulcaniche, ne meteoriti, ne alluvioni, ne terremoti ( esiste ancora un pozzo funzionante ), ne tanto meno battaglie convenzionali nelle quali fossero impiegati armamenti dell'epoca.

“ Un'esplosione atomica non è poi cosa tanto sorprendente” sostiene Davenport.

“ I testi Vedici parlano di mezzi aerei ( i famosi Vimanas ) e di armi sofisticate quali soltanto oggi potremo immaginare. Dal che si deduce che CHI impiegava una tale tecnologia era in grado di servirsi di energie di tipo Atomico”.

E' un ragionamento che non fa una grinza. Infatti non è pensabile che Valmiki, autore del Ramayana, e gli altri più o meno sconosciuti estensori dei testi Vedici possedessero una fantasia così sbrigliata da poter immaginare missili teleguidati, armi chimiche, batteriologiche e via dicendo, quando le armi impiegate in quel tempo erano soltanto archi, frecce e lance!
E quando nel Ramayana si parla di queste armi non le confonde davvero con esplosioni atomiche e missili, basta controllare i lvolume di David Davenport.
Senza dubbio altrettanto sorprendente è il fatto che nel 2000 a. C. ci fossero Astronavi che solcavano in lungo ed in largo i cieli del nostro pianeta!
I manoscritti le chiamano “Vimanas”, vocabolo che significa letteralmente “uccello artificiale abitato”. Nel Ramayana si parla diffusamente di uno di essi, il “Pushpaka-Vimana”, in dotazione al re di Lanka, Ravana Dashagriva, che se ne era impadronito come trofeo dopo aver usurpato il trono al fratello Dhanada.
Quando, dopo un'aspra lotta, Rama conquistò Lanka per liberare Sita, la sua sposa, rapita dal perfido Ravana, il Pushpaka-Vimana fu catturato come bottino di guerra e servì al vincitore per tornarsene in volo nella città paterna di Ayodhya.
Tutto questo per dire che il viaggio aereo di circa 2000 Km e la descrizione che Rama fa a Sita del territorio sorvolato con i nomi dei fiumi, dei laghi delle città, è uno dei brani più interessanti del Ramayana. Ci si può ragionevolmente domandare come facesse il suo autore a descrivere il cielo buio, di giorno, nel sorvolare la vasta regione dall'alto e conoscere la giusta rotta...
I casi sono tre: o Valmiki si è inventato tutto, il che è improbabile, o aveva avuto una reale esperienza di volo, oppure aveva a disposizione precise carte geografiche.
A parte le difficoltà obiettive a rispondere ad interrogativi del genere, l'enigma delle Astronavi della preistoria si complicano quando ai poemi epici, che parlano dei Vimanas, si aggiunga un altro manoscritto Sanscrito: il Vymanika Shastra, che è un vero e proprio manuale aeronautico!
L'incredibile non è tanto il fatto che anche in questo testo si disserti di vari tipi di velivoli, quanto il fatto che in esso siano descritti i loro piani tecnici, sia pure con l'approssimazione con la quale oggi un profano interessato alla NASA descriverebbe i piani dell'”Apollo” o del “Viking!
Maharashi Bharadwja, autore del Vymanika, concentra in poco più di un centinaio di pagine, istruzioni per i piloti, indicazioni sulla loro alimentazione a bordo, chiarimenti sul tipo di metalli, descrizioni di tre tipi di Vimanas e delle loro più sofisticate apparecchiature!
Nel libro di Davenport è descritto lo sforzo dell'autore, che non era un tecnico, di essere il più possibile chiaro e preciso.
Con tutto ciò appare comunque evidente che colui che ha scritto il Vymanika Shastra ha visto REALMENTE le Astronavi ; le ha viste abbastanza a lungo per descriverle, probabilmente è anche salito a bordo ed ha parlato molto con i piloti...
No vi è paragone fra dovizia d'informazioni che questo testo fornisce e le scarne descrizioni del Ramyana, del Mahabaharata e di altri testi Vedici.
Va fatta un'altra considerazione. Se i testi sono autentici ( come ci assicura davenport, in base alle prove raccolte ), se è stato compilato realmente circa una ventina di secoli fa ( e come ci assicura lo scopritore, Joser, direttore dell'International Accademy of Sanskrit Research di Mysore ) ci troviamo di fronte ad un documento la cui importanza è difficilmente misurabile!
Anzi, è probabile che, se esaminato con cura e mente scevra di pregiudizi da un'equipe di scienziati, possa fornire informazioni tali da far fare un balzo in avanti alla nostra tecnologia!
Per ultimo ho lasciato l'interrogativo più affascinante dell'intera vicenda: CHI PILOTAVA I VIMANAS ?
Il Ramayana ed il Mahabharata sono chiari in proposito: NESSUNO dell'epoca Vedica, sia ariano che dravidico, era in grado di pilotare quelle Astronavi.
David non ebbe dubbi.” EXTRATERRESTRI “ dice “ nella Valle dell'Indo. Almeno fino al 300 a.C., doveva essercene un buon numero. Probabilmente il LORO scopo era quello dello sfruttamento di giacimenti metalliferi per il quale utilizzavano manodopera del posto.
Quanto poi ai loro interventi diretti nelle guerricciole tra gli indigeni “ dice sempre Davenport “ si può ipotizzare che l'uso della Loro sofisticata tecnologia militare voleva significare la Loro capacità di porre fine qa qualsiasi bega che disturbasse il quieto svolgimento del Loro programma.
Quando in seguito il Loro programma di ricerche e di sfruttamento si è concluso, se ne sono andati, lasciando che il Loro ricordo impresso nella memoria degli indigeni, che a loro volta lo tramandarono ai loro discendenti sotto forma di racconti che, con il passare del tempo, si deformarono sempre più trasformandosi in “miti” e “leggende”.
Qui, Davanport, si raffigura questi Esseri abbastanza simili alla nostra Era, dato il loro comportamento!
Comunque, il fatto che 4000 anni fa, nel cielo della Valle dell'Indo sia avvenuta un'esplosione Atomica di potenza tale da distruggere una popolosa città di circa tremila abitanti ( che furono persino avvisati di abbandonare il luogo, infatti furono trovati una dozzina di cadaveri calcificati come ad Hiroshima ) , chiamata a quei tempi Suvarnaka-Lanka, ed ora Mohenjo-Daro ( luogo di morte, dove tuttora gli indigeni si rifiutano di andare,anche mio fratello me l'ha più volte confermato ) e cancellare una civiltà ricca ed evoluta, non è notizia che un occidentale positivista possa tranquillamente accettare come dato storico incontrovertibile...
Un archeologo tradizionalista non la prenderebbe neppure in considerazione! E se qualcuno insistesse portando alcune prove quali la zona individuata dell'epicentro dell'esplosione ( con i muri delle abitazioni che degradano fino a pochi cm. d'altezza a causa dell'onda d'urto avvenuta in quota, proprio come si farebbe ora per la massima distruzione, sull'epicentro ) ed i testi Sanscriti che descrivono la catastrofe nei minimi dettagli, compreso il lampo accecante, il succitato archeologo , guardando l'interlocutore con un misto di ribrezzo e di compatimento, obietterebbe che la storia è un insieme di fatti accertati e non un campionario di invenzioni poetiche e mitologiche.
Ma per noi, i fatti sono questi:

1) Mohenjodaro, fiorente e popolosa città in riva all'Indo è “morta” improvvisamente in un'epoca imprecisata che gli archeologi hanno fissato entro limiti massimi del 1700-2500 a.C.

2) Nelle sue strade, sono stati rinvenuti 44 scheletri, 43 dei quali risalenti al momento della fine della città. Il 44° è invece vecchio di pochi secoli fa e quindi non ci interessa.

3) Le posizioni in cui sono stati trovati gli scheletri denunciano una morte improvvisa, ma senza segni di ferite d'arma bianca.

4) Gli scheletri portano evidenti segni di calcinazione.

5) La posizione in cui sono stati trovati , fa ritenere che le persone non si aspettassero di morire!

6) Gli scheletri sono stati rinvenuti in una fascia semicircolare della città.

7) Durante gli scavi sono state rinvenute pochissime armi.

8) Sui ruderi della città sono state rilevate tracce di vasti incendi che hanno interessato soprattutto i piani più alti.

9) Almeno uno dei pozzi della città è ancora attivo.

10) I ruderi sono di altezze diverse. Collegandone le cime con una linea ideale si ottiene una retta che degrada verso il lato Sud-Sud-Ovest della città.

11) Nel punto in cui questa retta ideale si congiunge al terreno, il suolo è ricpoerto , per una larga zona, di frammenti d'argilla fusi e vetrificati.

12) Questi frammenti sono stati esposti, per un brevissimo periodo, ad un calore di migliaia di gradi.

13) La maggioranza delle case sono state trovate prive delle suppellettili, come se la popolazione avesse EVACUATO la città...

Questi tredici punti essenziali rappresentano altrettanti fatti incontrovertibili, che chiunque può controllare con relativa facilità.
Viste , a grandi linee, le caratteristiche della scomparsa di questa città, resta l'ipotesi che gli eroi e gli dei descritti nei testi Vedici, siano in realtà EXTRATERRESTRI.
E' un'ipotesi che si fa fatica ad accettare, perché sotto sotto, emotivamente , siamo ancora... tolemaici!


Ultima modifica di Bastion il 01/04/2011, 14:16, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 01/04/2011, 13:58 
I 32 SEGRETI DEI VIMANA COSI COME ESPOSTI NEL VIMANIKA SHASTRA ASSIEME ALL'INTERPRETAZION CHE NE DIEDE DAVID DAVENPORT



Il pilota deve imparare 32 segreti da Precettori competenti e soltanto ad una persona che li avrà imparati può essere affidato un vimana, e non ad altri. Questi segreti sono così spiegati da Siddhanaatha:

1) MAANTRIKA: come prescritto nel "Mantraadhikaara", invocando le Mantras di Chhinnamasta, Bhairavee, Vgine, Siddhaamba, si acquista il potere di ghutikaa, paadukaa, visibile ed invisibile, ed altre Mantras con potenti erbe ed oli efficaci e Bhuvaneswaree Mantra, che conferisce poteri spirituali, per costruire vimana che non si rompono, non possono essere tagliati, non possono essere bruciati e non possono essere distrutti.

2) TAANTRIKA: acquisendo Mahaamaaya, Shambara ed altri poteri tantrici si possono trasferire al vimana.

3) KRITAKA: studiando architetti come Vishwakarma, Chhayaaparusha, Manu, Maya ed altri (il pilota o lo specialista) imparerà a costruire vimana di vari modelli.
Questi primi tre segreti possono essere interpretati come l'obiettivo del manuale, in quanto precisano alcune prerogative cui il pilota deve far fronte. Infatti, come correttamente precisa Davenport: “anche gli aviatori moderni studiano a fondo i particolari tecnici dei velivoli da pilotare prima di guidare un aereo”. L’affermazione i vimana non si rompono, deve essere interpretata come confronto tra materiali disponibile all’epoca (legno, ferro, bronzo, tela, vetro), e un materiale completamente nuovo o sconosciuto, di fronte al quale ogni paragone era di fatto impossibile. Il riferimento al fatto che (il pilota o lo specialista) imparerà a costruire vimana di vari modelli può essere interpretato come la creazione di una scuola, di tecnici o specialisti capaci di effettuare la messa a punto del mezzo e provvedere ad alcune semplici manutenzioni. Si può inoltre supporre che l’equipaggio dei vimana fosse costituito da piloti e tecnici capaci di piccole riparazioni.

4) ANTARAALA: nel cielo, nelle regioni atmosferiche battute dal vento, nello scontro ai bordi di correnti potenti, il vimana inavvertito ha probabilità di essere schiacciato e ridotto in pezzi. Ma essendo avvertito dell’avvicinarsi di tali punti pericolosi, il vimana può essere arrestato e guidato con prudenza.
Si dice che "ai bordi di correnti potenti, il vimana potrebbe essere schiacciato e ridotto in pezzi". La struttura dell’aeromobile quindi è vulnerabile e non indistruttibile. Inoltre, dice Davenport: “Qui ci troviamo già su un terreno molto più concreto. Ad alta quota, attorno ai 12.000 metri soffiano effettivamente delle correnti costanti e fortissime, attorno ai 400 kilometri l’ora. Furono scoperte alla fine degli anni trenta ed impararono a conoscerle a loro spese, durante l’ultima guerra mondiale, i piloti delle super fortezze volanti che andavano a bombardare il Giappone. Talvolta accadeva che, pur con i motori al massimo, il vimana rimanesse immobile nel cielo perché riusciva ad uguagliare, ma non a superare la corrente contraria. Se il comandante non aveva il buon senso di tornare rapidamente alla base o scendere a quote più basse, il vimana finiva per precipitare per esaurimento del carburante. Oggi queste stesse correnti sono sfruttate dai Jet di linea per i voli transcontinentali. Data la particolare forma dei Vimana è possibile che queste correnti avessero su di loro un effetto ancor più disastroso che sugli aerei attuali. Inoltre in queste righe si accenna, per la prima volta, alla capacità dei Vimana di rimanere immobili nel cielo” Alla luce di numerose testimonianze e avvistamenti ufologici, è facile pensare ad una volontaria possibilità di stabilizzare il mezzo volante in cielo. Si deve concludere quindi che il riferimento a tecnologie non compatibili con una cultura terrestre antica fa pensare che, all’epoca della consegna di tali segreti, in India vi fossero colonie aliene.

5) GOODHA: come spiegato nel (Vaayatstva-Parakarana), utilizzando i poteri Yaasaa, Viyaasaa Prayaasaa nell’ottavo strato atmosferico attorno alla terra, si attraggono i contenuti bui dei raggi solari e si possono usare per nascondere il Vimana ai nemici.
La frase, come spiegato nel (Vaayatstva-Parakarana),… nell’ottavo strato atmosferico attorno alla terra, indica chiaramente che esistevano conoscenze approfondite di meteorologia. Secondo Davenport: “….se si considera che la luce è una vibrazione di frequenza variabile e che il nostro occhio è capace di avvertire una ristrettissima banda delle frequenze possibili (dai rossi ai violetti). ………. Se i piloti dei Vimana riuscivano a far sì che i loro velivoli riflettessero unicamente raggi di frequenza non percepibile, avrebbero potuto, almeno in teoria, diventare invisibili.” Sempre in riferimento alle testimonianze ufologiche è lecito domandarsi se i Vimana non possedessero anche la capacità di rendersi invisibili agli occhi dei radar, pur tuttavia rimanendo visibili ad occhio nudo.
6) DRISHYA: dalla collisione nell’atmosfera della forza elettrica e della forza del vento, viene creato uno splendore incandescente, il cui riflesso, catturato dallo specchio frontale del Vimana, può essere manipolato per produrre un Maaya-Vimana, o Vimana camuffato.
Il fenomeno a cui ci si riferisce potrebbe essere legato alla ionizzazione dell’atmosfera prodotta dal vento solare, cosa scoperta soltanto dopo gli anni trenta. Questi ioni, attraendo gli elettroni liberi prossimi a loro si deionizzano emettono fotoni, viene quindi creato uno splendore incandescente.

7) ADRISHYA: secondo il (Shaktitantra), per mezzo del Vynarathya vikarana ed altri poteri nel cuore della massa solare, si possono attrarre le forze del flusso etereo nel cielo e mescolarle con il Balaahaa-vikarana shkati nel globo aereo, produrre in questo modo una copertura bianca che renderà il Vimana invisibile.
Questo segreto, si riferisce al fenomeno della condensazione dell’aria ottenibile elettricamente sfruttando gli strati ionizzati dell’atmosfera e mescolarli con il Balaahaa-vikarana shkati nel globo aereo, per generare forse un rapido raffreddamento del Vimana che produce, una copertura bianca che renderà il Vimana invisibile, cioè una nebbiolina che consentirà di confondere il Vimana con una nuvola.

8) PAROKSHA: secondo il (Meghotpatthi-parakarana), o Scienza della Nascita delle Nubi, entrando nel secondo strato delle nubi estive e attraendo il potere interno con lo specchio di attrazione di forza del Vimana, e applicando al Parivesha o alone, del Vimana, si genera una forza paralizzante e i Vimana nemici sono messi fuori uso.
Scrive Davenport: “Se per "nuvole estive" si intendono i cumulonembi, se ne deduce che gli antichi piloti dei Vimana erano in grado di sfruttare la carica elettrica delle nubi per lanciare scariche contro i velivoli nemici.” Evidente il legame con il precedente segreto. È certo che tali conoscenze fossero ignote ai nostri antenati sia all’epoca della comunicazione sia a quella della dettatura e stesura di tali segreti. La struttura dei cumulonembi è infatti un’acquisizione recente. Purtroppo non disponiamo dei molti testi cui fanno riferimento i diversi segreti, ma nessuno può affermare che tali conoscenze, anche se scritte su testi antichi, fossero patrimonio della conoscenza terrestre, dal momento che abbiamo dovuto impiegare secoli se non millenni per renderli patrimonio della nostra conoscenza.

9) APAROKSA: secondo il (Shakti-tantra), con la proiezione del raggio di luce Rohine, le cose di fronte al Vimana sono rese visibili.
“Quando si sa che Rohine sta per rosso diventa facilissimo capire che si parla di un apparecchio a raggi infrarossi che consente di vedere le cose anche al buio.” interpreta correttamente Davenport. Sorge il dubbio che i Vimana possedessero una tecnologia che noi stiamo ancora sviluppando ben 4000 anni dopo.

10) SANKOCHA (CONTRAZIONE): come prescritto nel Yantraango-pasamhaara, quando il Vimana sta andando in velocità, con le ali completamente stese e c’è un pericolo davanti, azionando il settimo interruttore del Vimana, le sue parti possono essere fatte contrarre.
Sostiene Davenport: “Come vedremo studiando dettagliatamente un tipo di Vimana, questi veicoli erano probabilmente costruiti per due velocità: una ipersonica, negli strati alti dell’atmosfera ed un’altra, subsonica, negli strati più densi. In questo secondo caso, avevano la possibilità di far fuoriuscire ali e coda per aumentare la portanza del velivolo. In caso di pericolo, facendo rientrare ali e coda, e aumentando improvvisamente la potenza del motore di sostentamento, il Vimana avrebbe avuto una drammatica accelerazione verso l’alto che l’avrebbe tolto dai guai.” Ancora una volta pensiamo alle testimonianze ufologiche legate alla presunta capacità degli UFO di variare le proprie dimensioni e cambiare il moto.

11) VISTRITA: secondo l’(Akaashatantra) quando il Vimana è nella corrente aerea centrale nella prima e nella terza regione del cielo, azionando l’interruttore nell’undicesima sezione del vimana, questi si espande convenientemente.
Dall’interpretazione di Davenport: “Siamo nel caso inverso al precedente: quando il Vimana scende da una zona d’aria rarefatta agli strati più densi, allarga le ali per aumentare la portanza e manovrare più agevolmente.” Il decimo e l’undicesimo segreto estremamente chiari alla luce della nostra recente tecnologia riguardo alla possibilità di ampliare le superfici portanti di un velivolo.

12)VIROOPA KARANA: come affermato nel (Dhooma Parakarana), producendo il 32° tipo di fumo con l’apposito meccanismo, caricandolo con la luce delle ondate di calore nel cielo e proiettandolo attraverso il tubo Padmaka Chakra sullo specchio Vyroopya, cosparso d’olio bhiravee in cima al Vimana, e facendolo girare al 123° tipo di velocità, ne emergerà una forma fiera e terrificante del Vimana che causerà grande spavento in chi guarda.

13) ROOPAANTARA: come stabilito nel (Tylaprakarana), preparando gli oli griddhrajihwaa, kunbhinee e kaakajangha e ungendone lo specchio distorcente del Vimana, applicandovi il 19° tipo di fumo e caricandolo col Kuntinee shakti nel Vimana, ne appariranno forme come il leone, la tigre, il rinoceronte e il serpente, la montagna e il fiume che confonderanno e stupiranno gli osservatori.

14) SUROOPA: attraendo i 13 tipi della forza Karaka menzionati nel (Karaka-Parakarana), applicando aria sovraccarica di neve e proiettandola attraverso il tubo convettore d’aria verso gli specchi pushpinee-pinjula nel lato anteriore destro del Vimana e focalizzandoli sopra il raggio Suragha, apparirà a chi guarda il Vimana una donzella celeste coperta di fiori e di gioielli.
Segreti di tipo elusivo - psicologico. Secondo Davenport, ci si riferisce al modo in cui devono operare i piloti, per realizzare: “ … una specie di cortina fumogena dalle dimensioni controllate, adatta a spaventare (e quindi tenere lontane) le popolazioni indigene, piuttosto che a produrre un qualche effetto sui veicoli nemici.” Interessanti i riferimenti relativi alla produzione di sostanze chimiche diverse indicate come 19° o 32° tipo di fumo, al caricamento degli specchi ricoperti opportunamente di oli del tipo bhiravee, griddhrajihwaa, kunbhinee e kaakajangha ed alla proiezione delle diverse immagini tramite il tubo Padmaka Chakra o Kuntinee shakti o convettore d’aria che sono focalizzati sugli specchi rotanti. È particolarmente rilevante notare la descrizione del 14° segreto in cui applicando aria sovraccarica di neve e proiettandola attraverso il tubo convettore d’aria verso gli specchi pushpinee-pinjula nel lato anteriore destro del Vimana e focalizzandoli sopra il raggio Suragha, apparirà a chi guarda il Vimana una donzella celeste coperta di fiori e di gioielli. Il raggio Suragha, è interpretabile alla luce delle tecnologie Laser. Secondo Malanga e Pinotti come si potrebbe trovare un collegamento con il "fenomeno BVM". Tale laser potrebbe essere usato per realizzare un ologramma, interpretato per secoli dai testimoni come l’apparizione della Beata Vergine Maria.

15) JYOTIRBHAAVA: come affermato nel (Amshubodhinee) dal Samgnaa e altri 16 digitis dello splendore solare, attraendo il 12° e 16° digitis e focalizzandoli sulla forza dell’aria nella sezione Mayookha del quarto sentiero del cielo, e similmente, attraendo la forza dello splendore etereo e mescolandola con lo splendore del settimo strato della massa d’aria e poi proiettando queste forze attraverso i tubi del Vimana sulla sezione dello specchio ghuaa-garha, sarà prodotto un ricco splendore come quello del sole del mattino.
Per Davenport siamo davanti alla: “capacità del Vimana di illuminare a giorno una vasta zona, riflettendo e concentrando, da grandissima altezza la luce solare in un punto dove, sulla terra, è già caduta la notte.”

16) TAMOMAYA: come è descritto nel (Darpana Parakarana) per mezzo dello specchio della forza buia, catturare la forza dell’oscurità, passarla attraverso il meccanismo Thamo nella sezione Nord-Ovest del Vimana, e azionando un interruttore, si produce a mezzogiorno la totale oscurità di una notte di luna nuova.
Secondo questo segreto esisterebbe il meccanismo Thamo capace di produrre il buio. L’operazione è immaginabile come un annullamento della propagazione delle onde elettromagnetiche nella gamma del visibile. Come ciò sia possibile e attraverso quale meccanismo realizzabile è però impossibile immaginarlo.

17) PRALAYA: come descritto nel libro della distruzione, attraendo i cinque tipi di fumo attraverso il tubo della macchina concentratrice, nella parte frontale del Vimana, e immergendoli nella nube del fumo menzionata in (Shadgarbha-Viveka), e spingendola per mezzo di energia elettrica, attraverso il tubo aereo dai cinque rami, si distrugge tutto come in un cataclisma.
Davenport pensa: “che il Vimana sia in grado di produrre una tromba d’aria”, o, se vogliamo:” una sorta di arma meteorologica capace di produrre un piccolo uragano in una zona limitata.” Siamo forse davanti ad un riferimento a composti chimici in grado di creare reazioni che portino a violenti spostamenti d’aria nell’atmosfera?

18) VIMUKHA: come menzionato nel (RgHridaya), proiettando la forza del Kubera, Vimuka e della polvere velenosa Vyshawaanara, attraverso il tubo dello specchio Roudree e azionando l’interruttore del meccanismo dell’aria, si produce una totale insensibilità e coma.
Davenport: “È chiaramente riconoscibile, nonostante il linguaggio al solito, molto complesso, un’arma chimica. In questo caso il veleno viene distribuito sull’area interessata attraverso un irroratore (meccanismo dell’aria) non dissimile da quelli usati per spargere insetticida sui campi.”

19) TAARA: mescolando con le forze eteree 10 parti di forza dell’aria, 7 parti di forza dell’acqua e 16 parti di splendore solare, e proiettandole, per mezzo dello specchio a stella attraverso il tubo frontale del vimana, si crea l’apparenza di un cielo stellato.
Questo segreto è molto oscuro e la sua interpretazione alquanto azzardata. Per Davenport: “Potrebbe essere un mezzo mimetico del Vimana che, dal basso apparirebbe come un puntino luminoso in mezzo ad altri puntini simili.”

20) MAHAASHABDA VIMOHANA: concentrando la forza dell’aria nei sette tubi del Vimana e azionando un interruttore si produce, come stabilito nel (Shabda-parakaashikaa), un crescendo di tonante rumore che fa tremare la gente di paura, la stordisce e la rende insensibile.
Secondo Davenport: “Siamo ritornati su un terreno più solido. Gli effetti disastrosi di una forte e continua onda sonora sul sistema nervoso sono noti. Anche gli effetti del crescendo sono ben descritti: prima lo spavento per il rombo di cui è ignota l’origine, poi lo stordimento e finalmente, quando il suono diventa insopportabile, lo svenimento. Ci troviamo di fronte ad un’arma di indubbia efficacia se usata da un Vimana contro un esercito a terra. Con un mezzo del genere è realmente possibile, ad un solo carro, eliminare parecchie centinaia di avversari, se sono concentrati in una zona relativamente piccola.”

21) LANGHANA: come stabilito nel (Vaayu tattva prakarna), quando si passa da una corrente d’aria in un’altra, il Vimana affronta lo splendore baadaba del sole e prende fuoco. Per prevenire, l’energia elettrica e l’energia dell’aria del Vimana devono essere congiunte e centrate nel centro vitale del Vimana e, azionando un interruttore, il Vimana salterà verso la salvezza.
Ecco un passo che a Davenport, risultava incomprensibile. Possiamo però trovarci davanti ad un riferimento al rientro nell’atmosfera di un mezzo che si trova a passare da una corrente d’aria in un’altra (cioè dallo spazio esterno all’atmosfera terrestre). In questo caso, come noto, si crea una forza d’attrito in grado di distruggere il mezzo volante. Insomma: il Vimana affronta lo splendore baadaba del sole e prende fuoco. Il segreto suggerisce di convogliare le forze in grado di distruggere il Vimana nei punti dove questo è più protetto, cioè centro vitale.

22) SAARPA-GAMANA: attraendo il dandavaktra e le altre sette forze dell’aria, e aggiungendovi raggi solari, passando attraverso il centro zig-zagheggiante del Vimana e azionando un interruttore, il Vimana assumerà un andamento a zig-zag come un serpente.
Davenport: “Operare bruschi e frequenti cambiamenti di rotta è una manovra comune ai moderni caccia da combattimento per sfuggire ai missili nemici, o per ingannare i radar.” Nella casistica ufologica sono presenti numerosi riferimenti ad oggetti in grado di volare con una andatura simile a quella descritta in questo segreto.

23) CHAPALA: quando si avvista un vimana nemico, azionando un interruttore nel centro di forza della sezione mediana del Vimana a 4087 giri all’ora atmosferica, sarà generata un’onda di velocità, che squasserà il vimana nemico.
Per Davenport: “si desume che i Vimana erano in grado di creare fortissime turbolenze e di dirigerle verso un bersaglio preciso. Nulla di simile è ancora stato messo a punto, almeno a nostra conoscenza.” Particolarmente delizioso è il riferimento all’ora atmosferica, che è una classica misura del tempo locale e non universale.

24) SARVATOMUKHA: quando una formazione di vimana nemici arriva all’attacco, azionando l’interruttore nella corona del Vimana, lo si fa girare con agilità e fronteggiare gli attacchi da ogni lato.
Davenport: ”Niente di sorprendente su questa manovra che, tuttavia, comporta degli accorgimenti particolari (dei quali non è fatta menzione) per salvaguardare l’equipaggio, che si troverebbe dentro una specie di trottola volante.” Il dubbio di Davenport può essere immediatamente fugato se si suppone che i piloti dei Vimana siano seduti su postazioni collegate cardanicamente al Vimana ed abbiano di fronte a loro un set di video che controllino l’esterno. Ancora una volta si evince che la tecnologia dei Vimana controllava tutte e tre le forze fisiche conosciute, elettriche, magnetiche e gravitazionali.

25) PARASHABDA GRAAHAKA: come spiegato nel (Sowdaaminee Kaala), o Scienza dell’Elettronica, per mezzo del meccanismo catturatore di suoni nel Vimana, si possono sentire le parole e i suoni negli aerei nemici che volano nel cielo.
Davenport: “Due le possibilità: o questo apparecchio è semplicemente una radio che consente, se regolata sulla giusta frequenza, di ascoltare le conversazioni, sempre via radio, dei nemici, oppure il passo va inteso alla lettera, nel qual caso ci troveremmo di fronte ad un apparecchio sofisticatissimo, capace di rilevare dall’esterno vibrazioni sonore prodotte all’interno degli altri velivoli. Qualcosa di simile è stato ottenuto puntando un fascio di raggi laser su una placca sensibile posta sulle pareti esterne dell’ambiente che si vuole spiare. Sembra che i piloti dei Vimana potessero fare a meno della placca.”

26) ROOPAAKARSHANA: per mezzo del meccanismo fotografico del Vimana, si ottiene un’immagine televisiva dell’interno di vimana nemici.
Davenport conclude: “Ai nostri occhi questa è pura fantascienza”, poiché quando egli scrive (nel 1979), le tecnologie che hanno permesso i GSM o i sistemi UMTS, erano realmente fantascienza!

27) KRIYAAGRAHANA: girando la chiave sul fondo del Vimana, si fa apparire uno schermo bianco. Elettrificando i tre acidi nella parte Nord-Est del Vimana, e sottoponendoli a 7 tipi di raggi solari e passando la forza risultante dentro il tubo dello specchio Thrisheersha e facendo in modo che lo schermo sia di fronte allo specchio, e girando la chiave superiore, tutte le attività che sono in corso sul terreno verranno proiettate sullo schermo.
“Anche se descritto in modo strano, ci troviamo di fronte ad un monitor collegato ad una telecamera, probabilmente dotata di zoom.” Si fa chiaramente riferimento ad uno schermo video che, quando è spento, risulta scuro all’osservatore ed appena acceso diventa bianco. Attualmente gli schermi al plasma usano pixel che vanno stimolati elettricamente contenenti tre gas differenti, necessari per creare i tre colori fondamentali Verde, Rosso, Blu. Nel segreto si dice inoltre che i tre acidi devono essere, sottoposti a 7 tipi di raggi solari. Anche questa informazione è corretta. Per riprodurre tutte le sfumature dei colori naturali, nei moderni cinescopi occorre procedere alla modulazione dei tre colori principali con i sette colori dell’arcobaleno.

28) DIKPRADARSHANA: girando la chiave sul fronte del Vimana, il meccanismo dishaampati mostrerà la direzione dalla quale il vimana nemico si sta avvicinando.
Davenport brevemente conclude: “Noi lo chiamiamo radar.” Difficile smentire una simile affermazione.

29) AAKAASHAAKAARA: stando al (Aakaasha-Tantra), mescolando una soluzione di mica nera con neem e decotto bhoonaaga, e ungendone le parti esteriori di un Vimana fatto di placche di mica ed esponendolo ai raggi del sole, il vimana apparirà come il cielo e diverrà indistinguibile.
“Si tratta di un altro accorgimento mimetico,” sostiene Davenport. Ma la descrizione è illuminante non solo perché ci spiega che il Vimana è costruito con placche di mica o con mattonelle ceramiche o leghe ceramiche, ma anche perché tali mattonelle, opportunamente verniciate nella parte esterna, ungendone le parti esteriori, possono cambiare il colore del Vimana. L’uso di tale tecnologia è diventato normale per la NASA nella costruzione di capsule.

30) JALADA ROOPA: mescolando succo di melograno, bilva o olio di bael, sale di rame, nero fumo, granthica o liquido gugul, polvere di mostarda e decotto di scaglia di pesce, e aggiungendo conchiglie di mare e polvere di rocce di sale e raccogliendo il fumo della soluzione, inondandolo del calore solare che avviluppa la copertura, il Vimana apparirà come una nuvola.
L’interpretazione di Davenport : “Sembra una ricetta di cucina particolarmente disgustosa”. Un chimico esperto, in realtà, potrebbe chiarire gli ingredienti e le procedure, in quanto la descrizione segue le stesse modalità di precisione nella descrizione già usate nel 27° segreto ( spiegare cioè l’essenzialità delle cose, non il funzionamento). Occorre innanzitutto sottolineare che, fino a Mendeleev, gli alchimisti erano soliti non parlare di sali, basi o carbonati di calcio, bensì, per le loro formule, usavano la descrizione degli elementi o componenti che contenevano le sostanze necessarie alla realizzazione della formula chimica desiderata. Non era inusuale quindi leggere formule contenenti frasi come succo di melograno per indicare l’uso di zuccheri e vitamine, nero fumo, per riferirsi al carbonio o conchiglie di mare e polvere di rocce per indicare silicati e carbonati. Lo strano intruglio, sottoposto al processo di distillazione, produceva il fumo della soluzione, o più precisamente il gas, come abbiamo più volte indicato. Questo era trasformato in nuvola, inondandolo del calore solare che avviluppa la copertura. Anche in questo caso ciò che a prima vista può sembrare un racconto incomprensibile può diventare, per un esperto chimico moderno, molto chiaro.

31) STABDHAKA: proiettando il fumo avvelenato Apsmaara nel tubo situato nella parte Nord del Vimana, e scaricandolo col meccanismo Stambhana, la gente negli aeroplani nemici sarà resa incosciente.
“Di nuovo un’arma chimica” nella traduzione di Davenport. “probabilmente si tratta di un gas ad alta penetrazione giacché deve raggiungere i nemici chiusi all’interno del loro velivolo.” L’ipotesi che tale gas fosse capace di un’alta penetrazione, almeno con le conoscenze tecniche attuali, è ancora difficilmente comprensibile.

32) KARSHANA: quando vimana nemici arrivano in forza per distruggere il tuo Vimana, mettendo in fiamme il Jwaakine shakit nel Wyshwaanara-naal, o tubo situato sull’ombelico del vimana, e girando le chiavi delle due ruote ad 87 gradi, il rovente Shakti avvilupperà il vimana nemico e lo brucerà.
Davenport afferma: “Il testo è troppo poco preciso per poterne trarre indicazioni utili. Potrebbe trattarsi di un raggio laser, o di un missile incendiario o di qualunque altra cosa” Si nota come che questo è l’unico segreto in cui apertamente si parla di distruzione del nemico.

Questi sono i 32 segreti che devono essere conosciuti dai piloti, secondo Siddhanaatha. La conclusione del manuale è tipicamente orientale. Sembra di leggere un testo sacro, se non fosse che le nostre conoscenze sono tali da farci interpretare diversamente il messaggio. Le conclusioni provvisorie a cui si può giungere, per il momento, alla fine di di tutto questo, sono riassunte di seguito.


Ultima modifica di EnricoB il 01/04/2011, 14:20, modificato 1 volta in totale.


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Introduzione

Nella letteratura Vedica, sono molte le descrizioni di macchine volanti chiamate Vimana. Il poema epico nazionale indiano, il Mahabharata è un opera lunga e complessa. Non sono rimaste prove (archeologiche) della tecnologia aerospaziale indiana antica, ma i riferimenti a macchine volanti sono comuni negli antichi testi vedici. Molte di queste opere descrivono il loro uso in guerra. Dipendendo dai punti di vista, potrebbe trattarsi di fantascienza, oppure la cronaca di un conflitto tra esseri con armi potentissime ed avanzate.

La scuola europea considera la civiltà umana come qualcosa di recente cominciata ieri da qualche parte in Africa, e finita oggi con la scoperta dell’atomo, concependo la cultura antica come primitiva e selvaggia. È una “superstizione moderna” quella di pensare che l’avanzare verso la conoscenza sia qualcosa di lineare. La nostra visione “della preistoria” è inadeguata. Noi non abbiamo ancora liberato le nostre menti dalla presa di una Religione “una-e-unica”, un solo Libro Sacro “uno e unico” e una sola Scienza “una e unica”.

La menzione di aeroplani, ricorre molte volte in tutta la letteratura Vedica. Il verso che segue (tratto dallo Yajur-Veda), descrive il movimento di una di tali macchine:

Yajur Veda, 10.19 “O ingegnere specializzato, tu che progetti navi oceaniche, spinte da motori ad acqua come quelli usati nei nostri aeroplani, che danno la capacità di alzarsi in verticale oltre le nubi e viaggiare in tutta la regione. Sii tu, prosperoso in questo mondo e vola attraverso l’aria e attraverso la luce”

Il Rg Veda, il documento più antico della storia descrive alcuni di questi mezzi di trasporto:

Jalayan – è un veicolo progettato per muoversi sia in aria che in acqua… (Rig Veda 6.58.3)
Kaara – è un veicolo progettato per muoversi sia sulla terra che in acqua… (Rig Veda 9.14.1)
Tritala – è un veicolo progettato per muoversi nei tre elementi... (Rig Veda 3.14.1)
Trichakra Ratha – è un veicolo a tre motori progettato per muoversi nell'aria…(Rig Veda 4.36.1)
Vaayu Ratha – è una veicolo sospinto da un motore ad aria… (Rig Veda 5.41.6)
Vidyut Ratha – un veicolo sospinto da un motore potentissimo…è (Rig Veda 3.14.1).

Il termine Kathasaritsagara indica operai altamente specializzati, questi potevano essere dei Rajyadhara, esperti in meccanica e in grado di costruire navi oceaniche o dei Pranadhara, esperti nel fabbricare macchine volanti capaci di trasportare oltre 1000 passeggeri. I testi affermano che queste macchine erano capaci di coprire in pochi istanti lunghissime distanze.


citazione:

Secondo Dott. Vyacheslav Zaitsev: “il Ramayana racconta molte storie di astronavi celestiali, dotate di due motori e molte finestre che rombano nel cielo e che sono così veloci che sembrano comete. Il Mahabharata e altri libri in sanscrito descrivono dettagliatamente queste astronavi come dotate di motori a fotoni che sfruttando la luce, potevano librarsi nell’aria e raggiungere altri pianeti del sistema solare e andare oltre verso le stelle...”.

Appunti puranici sulle antiche macchine volanti


Immagine

L’Arthasastra di Kautilya (III secolo a.C.) menziona fra gli uomini d’affari e tecnocrati, i Saubhikas o piloti che conducono gli aeroplani in cielo. Saubha era il nome della città aeroportuale del Re Harishchandra e la radice di “Saubika” indica una persona in grado di volare o che sa come pilotare un velivolo. Il saggio Kautilya usa un’altra parola significativa “Akasa Yodhinah” la cui traduzione è: persone addestrate per il combattimento aereo. L'esistenza di carri aerei, di qualsiasi forma, era così nota che trovò posto fra gli editti reali dell’Imperatore Asoka che fu giustiziato durante il suo regno da 256 a.C. Il Vaimanika Shastra, fa riferimento ad altre 97 autorevoli opere di cui almeno 20 di questi libri, spiegavano i meccanismi delle macchine volanti, purtroppo questi testi sembrano andati irrimediabilmente perduti. Lo Yuktikalpataru di Bhoja, include un appunto sulle macchine volanti nei versi 48-50. Questo confermato da un commento all’opera datato 1870 D.C., che appartiene all’Università di sanscrito di Calcutta. Siamo quindi in possesso di materiale manoscritto che testimonia l’esistenza di Vimana o aerei nell’India antica i quali seguivano la rotta occidentale, verso il Mare Arabico, l’Africa, Oceano Atlantico, l’America Latina, ecc., e queste erano solo le rotte più brevi. È probabile che delle navi avessero seguito la stessa rotta via mare, ma la maggior parte delle navi da carico, comunque dovevano seguire rotta più lunga attraverso l’Oceano pacifico, Indonesia, Polynesia, America Latina a causa dei venti e delle correnti equatoriali che rendevano più facile la navigazione.

E se gli antichi indiani potevano vantarsi di una forma di viaggio attraverso il cielo, questo fa si che le linee di Nazca in Perù acquisiscano un altro significato. Quindi non solo referenze scritturali di aerei e le loro rotte di navigazione, ma anche i luoghi di atterraggio sarebbero stati segnalati nei contorni aggrovigliati delle figure della Pampa di Nazca. Maria Reiche, una scienziata tedesca, studiò con dedizione e a fondo questi disegni, li preservò dalla distruzione e li pubblicò di fronte al mondo. È probabile che le figure enormi che sono visibili dal cielo avrebbero aiutato gli antichi piloti (Saubhikas) dell’India per sbarcare in Perù. Le linee di Nazca in Perù sembrano dei segnali di atterraggio per aerei precolombiani. Ci sono molti indizi nei testi in lingua sanscrita sul Vimana indiano che porta re e dignitari a Pataldesa. Il Ramayana descrive il volo di Ravana da Varunalaya (Borneo) a Rasatala (Perù).

Il Professor D. K. Kanjilal descrive la storia del Matsya Purana (capitolo 129) e dei Vimana dell’India Antica con le seguenti parole: “Dietro al velo di leggenda esce la verità scientifica che tre basi aeroportuali furono costruite ed usate da strani esseri. Una in un orbita stazionaria, un altra mobile nel cielo e la terza collocata permanentemente sulla superficie terrestre. Queste erano simili alle moderne stazioni spaziali raggiungibili ad una particolare ora da una latitudine e longitudine prefissata. La freccia di Shiva (di cui parla il testo), si riferisce ad un missile ardente lanciato da un satellite in orbita che va a colpire una nave spaziale facendola cadere nell’oceano indiano. Le vestigia di un antica civiltà prosperosa, distrutta in battaglie, affiora attraverso queste antiche storie”.

Questi appunti confermano l’uso di qualche genere di veicolo volante noto come Vimana di invenzioni meccaniche, carri armati, missili, ecc. Questi mezzi che sembrano strani e non-scientifici, in un recente passato sono stati eguagliati dalla tecnologia umana tramite l’innovazione di armi estremamente sofisticate e di satelliti spaziali come il Mariner, Vostok, Soyuz, Aryabhatta, ecc. Questi fatti richiedono più di un semplice e passeggero pensiero.

Le macchine volanti furono designate nel Rig Veda col nome di Ratha (veicolo). Ecco come viene generalmente descritto. La sua forma è triangolare ed è pilotato da almeno tre persone (Tribandhura). Possiede tre ruote (che probabilmente rientrano durante il volo). Il carrello possiede tre supporti, uno per ruota. Il materiale di costruzione è composto da una lega di oro, argento e ferro. La carrozzeria e tenuta insieme da speciali ribattini. Usa tre tipi di combustibile, viaggia molto veloce sfrecciando come un uccello nel cielo volando alto verso il Sole e la Luna e al suo atterraggio emette un grande frastuono. I testi vedici, affermano che il suo colore è simile a quello dell’oro e bello da vedersi.

Riferimenti dalla letteratura antica

Immagine

Secondo il Professor Dileep Kumar Kanjilal nel suo libro, “Vimana nell’India Antica”:


citazione:

Vimana nell’India Antica “oltre al Vaimanika Shashtra, il Samarangana Sutradhara e lo Yuktikalpataru di Bhoja, ci sono circa 150 versi nel Rigveda, nello Yajurveda e nell’Atharvaveda, molti passaggi letterari che appartengono al Ramayana, al Mahabharata, ai Purana, al Bhagavata ed al Raghuvamsa e degli spunti nel Darma Abhijnanasakuntalam di Kalidasa, nell’Abimaraka di Bhasa, nel Jatalas, nella Letteratura di Avadhana, nel Kathasaritsagara e in molte di queste opere sono contenuti grafici di macchine volanti, spiegazioni riguardo al loro funzionamento e descrizioni delle rotte di volo..."


Il Ramayana usa entrambi i termini di “Vimana” e “Ratha”:


citazione:

Dal Ramayana (Kamagam ratham asthaya... nadanadipatim…) "Egli Sali a bordo del Khara (aeroplano) che era decorato con gioielli e visi oscuri e si allontanò con un rumore che assomiglia al tuono delle nubi durante un temporale... Lei potrà andare dove vuole, dopo che io e Sita attraverso un volo aereo avremo raggiunto l’isola di Lanka… Quindi Ravana e Maricha salirono a bordo del loro aereo (Vimana), grande quanto un palazzo e lasciarono quel luogo. Poi quegli esseri, fecero salire Sita sull’aereo e si diressero verso la foresta di Ashoka e dall’alto le fu mostrato il campo di battaglia. Quell’aereo, con grande frastuono si era innalzato nel cielo."


Riferimenti ad aerei e ad astronavi, li possiamo trovare anche nel Mahabharata. Il libro parla di queste macchine volanti, descrivendo circa 41 avvistamenti in luoghi diversi e in modo particolare parla dell’attacco di Salva all’antica capitale indiana (Dwaraka).


citazione:

Dal Mahabharata "Il re Salva aveva possedeva una aereo noto come Saubha-pura, con il quale bombardò Dwaraka con una pioggia di bombe e missili… Krishna l’inseguiva, Salva si diresse verso l’Oceano, poi con una virata raggiunse di nuovo la terra ferma. Fu una lotta difficile, una battaglia ad un Krosa (approssimativamente 12000 metri) di altezza sopra del livello del mare… Krishna lanciò un potente missile che colpì l’aereo, il quale si frantumò e precipitò in mare"

Questa vivida descrizione dell'attacco aereo all’antica capitale indiana è descritto anche nel Bhagavata Maha Purana. Dove troviamo dei riferimenti a missili, sofisticate macchine da guerra e invenzioni meccaniche, molto simili ai Vimana descritti nel Mahabharata.

Immagine

Sundara Vimana (sezione verticale).

La civiltà indiana

I manoscritti dell’imperatore Asoka, sono gli archivi più interessanti per istaurare una ricerca sull’esistenza di aerei e astronavi che gli indiani chiamavano Vimana. L’esistenza di macchine volanti (di qualsiasi forma), era così nota agli antichi indiani, tanto che queste trovarono posto tra gli editti reali dell’Imperatore Asoka, scritti durante il suo regno 256 - 237 a.C.

Perfino nel Kama Sutra di Vatsyana, troviamo riferimenti ad invenzioni meccaniche originate dalle 64 scienze ausiliarie. L’Arthasastra di Kautilya (III° secolo A.C.), è un opera che tratta principalmente di economia e politica, ma in esso sono contenute anche informazioni di carattere scientifico e spesso fa riferimento agli ingegneri meccanici e piloti noti come Saubhika...

Una discussione riguardo all’esistenza e all’uso di macchine volanti nell’India antica, deve essere supportata da una profonda conoscenza della cosmogonia indiana. Uno studio accurato della letteratura vedica, mostrerà che questa non era solo una raccolta di poesie primordiali, ma una letteratura varia appartenente ad una società potente e dinamica dove le persone avevano la conoscenza del vapore, delle nubi, delle stagioni, dei diversi tipi di vento, della forza del vento che soffia a diverse altezze, della distesa del cielo e così via… Nel Rigveda 1.101.4, troviamo riferimenti a tre tipi di nuvole, composte da fumi e vapori, abbiamo l’esempio dell’acqua che attraverso il calore evapora trasformandosi in nubi. Molti concetti meteorologici indiani sono stati ripresi da versi contenuti nel Rigveda. Dileep Kumar Kanjilal conclude la sua ricerca dicendo:


citazione:

Vimana nell’India Antica "Col passare del tempo ed a causa di eventi storici e calamità naturali, le macchine volanti andarono perdute insieme ai segreti della loro costruzione".


La discontinuità della conoscenza tecnica di una scienza particolare, in un noto periodo storico, non è un fatto impossibile, ciò è stato dimostrato dall’incapacità di esaminare la natura del ferro del pilastro di Chandraketu che tutti possiamo vedere nell’odierna Delhi.

Hiuentzang, un pellegrino cinese del VII secolo d.C. fece precisi riferimenti a 7 palazzi storici, dei quali non rimane più nessuna traccia.

Sir P. C. Roy, aveva mostrato che durante il periodo che va dal 1509 alla fine del III secolo a.C., si conoscevano metodi di lavorazione su vasta scala di metalli come oro, argento, rame, ferro, latta, piombo, mercurio e la lavorazione di leghe come ottone, bronzo, e altre che come base avevano oro ed argento mischiati a materiali più vili. Grandi varietà di minerali, gemme e pietre preziose sono state descritte dettagliatamente da Kautilya. Anche la conoscenza del processo di fermentazione giunse ad un livello molto avanzato. Con uno stato estremamente sviluppato di civiltà che fiorisce nell’arte, nella letteratura, nella storia, nella medicina, nell’alchimia, nella chimica, nella fisica, nella matematica, nell’astronomia, nell’astrologia, nella geologia, nel commercio, nell’agricoltura e nelle costruzioni navali, è naturale per pensare che il genere di macchine volanti, descritte dalla letteratura sanscrita, con tutta probabilità erano conosciute. Dai tempi di Panini ai tempi di Bhoja, abbiamo visto fiorire grandi università come quelle di Taxila, Valabhi, Dhar, Ujjain, Visala, ecc.. Gli annali di storia c’informano che i saccheggi da parte delle tribù straniere cominciarono solo dopo il II secolo d.C. Due secoli dopo cominciarono ad ondate, gli attacchi da parte di orde straniere, quali: arabi, turchi, afgani, ecc.. Tutte le università conosciute e i centri del sapere come: i Templi, i Viharas ed i Bhandaras che contenevano libri e tesori inestimabili dell’eredità indiana dovettero sostenere il fuoco e la furia dei predatori. In questo oscuro firmamento di devastazione e incertezza, ci furono gli sforzi del re Bhoja che nel 12mo secolo, tentò la compilazione di numerosi testi. Molte scoperte attribuite ad afgani, turchi, arabi ecc., sono state ereditate dalle opere letterarie dell’antica India… Un esempio lo abbiamo in quello che noi chiamiamo i “numeri arabi”, che di fatto sono “indiani”, ma che sono giunti a noi a attraverso gli arabi.

Gli aerei chiamati Puspaka-vimana

La designazione originale della macchina volante era “Ratha”, che cedette il posto al termine “Vimana”. Il Samarangana Sutradhara suggerisce che il disegno dell’aereo fu imitato per costruire palazzi e soprattutto templi. Come indicato da Sayana gli aerei venivano costruiti per gli Dei (esseri alieni provenienti dallo spazio esterno). La conclusione ovvia è che Esseri Celesti provenienti da altri mondi visitarono la Terra lasciandoci in eredità la loro tecnologia. Il testo del Rigveda che va dal primo al decimo Manadal, chiama le macchine volanti Ratha. Lo Yajurveda che è considerato posteriore al Riveda, chiama le macchine volanti Vimana. Tali veicoli erano multiformi. A questi, il modello triangolare e quello quadrangolare sopravvissero, a causa della loro praticità d’uso. I Puspaka erano gli aerei più usati per la loro manovrabilità. Nei testi vedici la forma di questi aerei viene descritta come triangolare. Con un area interna molto vasta e che potevano trasportare fino a 8 persone d’equipaggio. Un tipo di ala triangolare, che spuntava da una superficie conica, lo rendeva stabile e facilmente manovrabile. Nel Mahabharata, le descrizioni delle città aeroportuali sembrano indicare un grado altissimo di tecnologia erano abilissimi nel far decollare gli aerei sopra le nubi e molto probabilmente fino alla zona dell’esosfera.

Gli aerei chiamati Shakuna-vimana

L’India ha posseduto una civiltà superiore grazie a possibili contatti con visitatori extraterrestri e le macchine volanti chiamate Vimana, descritte dagli antichi testi indiani possono evidenziare i collegamenti con la tecnologia aerospaziale moderna… Questa ipotesi fu affermata da uno scienziato italiano alla Conferenza Spaziale Mondiale.

L’importanza di tali studi ed investigazioni potrebbe portare a risultanti scioccanti per l’uomo di oggi perché l’esistenza di macchine volanti oltre che con la mitologia può essere spiegata con l’esistenza di una civiltà superiore e dimenticata. Concentriamo la nostra attenzione, su quegli Dei, su quegli eroi che combatterono nei cieli a bordo di aeroplani facendo uso di armi terribili.

Queste macchine volanti, sono troppo simili ai Jet moderni. La descrizione dei Vimana è troppo tecnica e dettagliata per essere considerata un mito.

Shakuna Vimana disegnato nel 1923 sulla descrizione dei testi vedici

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A conferma della sua tesi c’erano numerosi testi. 32 indizi erano connessi con la tecnologia dei Vimana. Alcune tecnologie potevano essere equiparate con i sistemi usati oggi, tra queste il radar, l’energia solare e la fotografia. Citando il “Vymanika Shastra”, lo scienziato disse: Le macchine volanti dell’antica India furono costruite attraverso uno speciale calore in grado di assorbire i metalli chiamati “Somaka”, “Soundalike” e “Mourthwika”. In oltre il testo illustra sette generi di specchi e lenti installati a bordo per scopi difensivi ed offensivi. Lo specchio chiamato “Pinjula” era una sorta di scudo per gli occhi, che impediva ai piloti di essere accecati dai raggi dell’arma “Marika”, lanciata da un aereo nemico. Quanto descritto non sembra molto diverso da quello che noi oggi chiamiamo tecnologia laser.

I principi di propulsione che secondo i pensieri più comuni, sono dovuti all’energia elettrica e chimica, potrebbero essere stati prodotti dall’energia solare. Per esempio: Il “Tripura Vimana”, spiega il “Vymanika Shastra”, possedeva uno scafo lungo e piatto… questo ci fa pensare che tale costruzione fu così ideata per sfruttare meglio i raggi solari. Nel “Samaraanganasutraadhaara”, che descrive la storia astronautica indiana, in essa 230 versi sono dedicati ai principi di costruzione dei Vimana ed al loro uso sia in guerra che in pace. Aggiunse, che gli antichi ariani conoscevano l’uso del calore come arma: ...Lo strumento di difesa chiamato “Astra”, include l’arma “Soposamhara” (la fiamma che erutta da un missile), l’arma “Prasvapna” (che provoca il sonno) e quattro generi di “Agni-Astra” (lingue di fuoco che si muovono producendo tuoni). La macchina progettata per navigare attraverso il “Suryamandala” (il sistema solare), si chiamava “Naksatramandala” e a causa della sua descrizione di natura tecnica, non può essere messa da parte come se fosse un mito.

I viaggi nello spazio aperto, le incredibili armi di distruzione di massa ed il fatto che i Vimana assomigliano ai moderni oggetti volanti non identificati, suggerirebbero che l’India possedesse un grado superiore di civiltà. Nella luce di queste mie affermazioni, penso, che dobbiamo esaminare più attentamente i testi indù e sottoporre i modelli di Vimana descritti ad uno scrutinio scientifico.

Immagine del Shakuna Vimana disegnato nel 1923 sulla descrizione dei testi vedici.

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Citazioni affascinanti - Il Bagavata Mahapurana, parla di un personaggio di nome Angira, il quale possedeva una macchina capace di condurlo ovunque nello spazio (B.M.P. 6:14:14). "Una volta il re Citraketu, stava viaggiando nello spazio su uno splendido aeroplano, che gli era stato regalato da Visnu..." (B.M.P. 6:17:4)


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Rukma Vimana

Fonte Esopedia.


Ultima modifica di Hynekeniano il 01/04/2011, 15:34, modificato 1 volta in totale.


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L’Èra dei Vimana

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Un tempo gli dèi si mostravano agli uomini nei vimana, splendidi velivoli frutto di una tecnologia impressionante. Negli antichi trattati indiani il segreto della loro costruzione e gli eventi catastrofici che mutarono la Terra.

È ormai assodato che le più antiche civiltà terrestri maturarono alte conquiste nel campo letterario, artistico, politico e metafisico, espressione di un elevato grado di crescita intellettuale fiorita nel corso degli anni. Diversi regni potenti si succedettero nel dominio di vasti territori del mondo conosciuto, con l’annessione di altri popoli sotto la loro egida, segno di una compagine statale determinata ed efficiente.

Altra cosa è affermare che i nostri predecessori erano in possesso di una tecnologia elevata che ricorda da vicino i traguardi scientifici del terzo millennio. Una simile tesi stravolgerebbe completamente l’odierna società, vanificando di colpo un lento cammino di conquiste costellato di sacrifici che hanno donato alla nostra specie lo status di Homo Sapiens Sapiens.

Il primo passo da compiere è accogliere con mente aperta gli antichi testi sacri in chiave scientifica, svelando in tal senso l’oscura terminologia di individui che assistettero a fenomeni fuori della loro comprensione. Se nei medesimi libri troviamo, però, dettagliate descrizioni tecniche in un linguaggio moderno di strane macchine mosse da un’energia sconosciuta, le cose assumono un’altra prospettiva. Lo scrittore, anche se all’oscuro di principi aeronautici, padroneggiava specifiche conoscenze che gli permisero di svelare un’antica scienza. Ammetterlo conduce al passo successivo, la ricerca comparata di prove che svelino il segreto dei vimana.

L’arte di dominare il cielo


La parola vimana in sanscrito è formata dal prefisso vi, “uccello” o “volare”, e dal suffisso man che indica “luogo abitato costruito artificialmente”. Il vocabolo assume così il significato di “uccello artificiale abitato”. Nel 1875, venne scoperto un antico manoscritto del IV sec. a.C. composto dal saggio Bharadwaja (presumibilmente basato su fonti di epoca vedica), il Vymaanika-Shastra o Scienza dell’Aeronautica, che riporta in dettaglio la costruzione e le caratteristiche di volo di un vimana, il quale si differenzia in quattro modelli principali dalle diverse funzioni: Shakuna, Sundara, Rukma e Tripura. I disegni che emergono in base alle descrizioni mostrano autentiche navi spaziali.

Il testo contiene in apertura questa affermazione: “Gli esperti in scienza aeronautica dicono:’Ciò che può volare da un posto all’altro è un Vimana’. Gli esperti dicono che ciò che può volare nell’aria, da un’isola ad un’altra isola, da un mondo ad un altro mondo, è un Vimana”. La possibilità di raggiungere altri pianeti nel cosmo era normale a quei tempi, risultato di una scienza elevata che esplorava i confini del sistema solare e asseriva l’abitabilità di Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, il Sole e la Luna. Una carta stellare del 4.000 a.C., appartenuta allo studioso David Davenport, mostra i contatti tra la Terra e altri sistemi stellari lontanissimi, patria di civiltà evolute. Gli stessi yogi, potenziando la mente, varcano sconosciuti regni sovradimensionali.

Il Vymaanika–Shastra, dopo aver fornito istruzioni sull’equipaggiamento e la dieta dei piloti simile a quella degli astronauti, prosegue elencando 32 segreti che gli stessi devono adottare in volo, il più importante dei quali il trasferimento di poteri spirituali latenti nell’uomo alla macchina stessa. Seguono: invisibilità, alterazione della forma, velocità ipersonica, radar, telecamere spia e apparati di rilevamento sonoro, raggi infrarossi, creazione di ologrammi per confondere i nemici, concentrazione della luce solare su vaste zone, oscurità temporanea, armi ultrasoniche e batteriologiche. Poche le differenze con gli odierni velivoli spia.

Gli scienzati dell’Universo

Ma il Vymaanika–Shastra non è l’unica opera in circolazione sui vimana; nella letteratura indiana, la quasi totalità dei testi sacri ne fa menzione, dai quattro Veda, ai Brahmana, allo Srimad–Bhagavatam sino a comparire in numerosi trattati di varia natura, classificati come cronache documentate. Tra questi, il Samarangana Sutradhara stabilisce che le aeronavi disponevano di una propulsione a mercurio e potevano muoversi anche grazie al suono. Il Drona Parva, una parte del più ampio Mahabharata, ce ne illustra le modalità: “La Mente divenne il suolo che sosteneva quel vimana, la Parola divenne il binario sul quale voleva procedere…E la sillaba OM piazzata davanti a quel carro lo rendeva straordinariamente bello. Quando si mosse, il suo rombo riempì tutti i punti della bussola”.

La necessità di tenere nascoste ai profani le vie del cielo per il bene dell’umanità fu il proposito di re Ashoka, imperatore buddhista della dinastia Maurya vissuto in India dal 304 al 232 a.C. Egli creò la “Società Segreta dei Nove Sconosciuti” con il compito di catalogare la scienza del tempo in nove libri, tra cui I segreti della gravitazione, custodito in luoghi remoti dell’Asia. Diversi anni fa i Cinesi rinvennero antichi documenti sanscriti che trattavano dell’energia antigravità presente nell’uomo capace di far levitare ogni cosa. I veicoli interstellari chiamati “Astras”, avevano la facoltà di rendersi invisibili grazie all’energia antima e di operare deviazioni nello spazio–tempo tramite la facoltà di “diventare pesanti come una montagna di piombo”. Notiamo che “astra” in lingua latina è il plurale di stella, mentre antima ha dato origine ad antimateria, etimologicamente un’energia composta interamente di antiparticelle. Una simile conoscenza era interamente opera umana o scaturiva dalle profondità celesti, perfettamente note agli scienziati indù?


Vimana, dono degli dèi

La forma aerodinamica degli apparecchi spinse ad innalzare meravigliose strutture sacre di forma piramidale, vimana per i seguaci del tantrismo, ancor oggi visibili in tutta l’India, che indicano il tempio del dio in movimento. Varie razze di divinità, costantemente in contatto con i monarchi indiani, assistevano ai sacrifici rituali spandendo fiori dai loro vimana, e riprendevano al termine la via del cielo.

Arjuna, leggendario eroe vedico amico di Krishna, parla nei suoi viaggi interplanetari di lontane regioni ove non brillano Sole e Luna, ma stelle fulgenti piccolissime se osservate dal pianeta azzurro. Il re Citaketu viaggiava nello spazio su un veicolo luminoso donatogli dal dio Vishnu e si imbatte in Siva, che scompare velocemente alla vista nella sua astronave.

Il Mahabharata descrive un utilizzo tattico dei vimana in guerre campali, con il lancio di proiettili sfolgoranti che vaporizzano le creature seminando il panico e narra le vicende del monarca Salva che, desideroso di annientare la città di Krishna, ottiene dall’architetto di un altro sistema planetario un portentoso vimana. Il re bombarda inizialmente dall’alto la cittadella con sassi e tronchi d’albero, e utilizza in seguito un’arma capace di manipolare le condizioni atmosferiche, ma alla fine Krishna otterrà la sua vittoria fronteggiando in cielo Salva grazie a un missile ad ultrasuoni che uccide all’istante. L’episodio svela che l’uomo, debitamente istruito, era pur sempre impotente di fronte a una simile tecnologia, appannaggio degli dèi, che portò millenni prima al trionfo del glorioso Impero Rama, in una terribile guerra stellare ricordata nel Ramayana di Valmiki.


La vittoria di Rama



Il celebre poema epico indiano narra la storia di Rama, settima incarnazione del dio Visnhu, che prende in sposa la principessa Sita e stabilisce un vasto impero tra Iran e Afghanistan, noto nei testi classici come “Le sette città dei Rishi”. Il malvagio Ravana, re di Lanka, rapisce la donna che Rama parte a liberare con l’aiuto di Hanuman, uccide Ravana e infine rade al suolo la sua città. Storicamente esistette una dinastia Ravana che regnò a Lanka per quattrocento anni, delineandosi in tal modo uno scenario che ispirò il successivo racconto dell’Iliade di Omero, ove due imperi combattono a causa di una donna. Quello che interessa è il frequente ricorso nel poema a macchine volanti equipaggiate con armi incredibili, che sino all’ultimo decidono le sorti della battaglia.

Nel quindicesimo capitolo compare il Pushpaka Vimana, enorme aeronave dorata appartenuta a Brahma, che Ravana sottrae al fratello e guida con l’aiuto di uno strano essere umanoide. In cielo guerreggia con una schiera di astronavi nemiche lanciando missili, giunge a Lanka e Rama vincitore si impossessa del velivolo che lo condurrà infine nella residenza paterna. Durante la traversata, Rama illustra a Sita i luoghi dello scontro, indicando Lanka dimora dei titani, nome di una razza che tornerà utile nel corso della nostra ricerca. Lanka, in dravidico antico “isola“, viene descritta come un baluardo circondato d’acqua oltre un’oceano vastissimo, particolare che ha suggerito agli studiosi David Davenport ed Ettore Vincenti l’identificazione con l’opulenta Mohenjo Daro, in Pakistan. Lanka era bagnata dal fiume Indo più volte definito oceano e confinava a sud–est con l’impero di Rama. Se i nessi geografici corrispondono, ancor più sconvolgenti le scoperte archeologiche.


Il luogo della morte


La nascita di Mohenjo Daro sembra avvenire dal nulla. Fiorente metropoli che contava 30.000 abitanti, era progettata secondo un moderno schema architettonico a griglia e vantava un eccellente sistema di fognature, nonché un enorme piscina. Il suo nome, “luogo della morte”, deriva dal ritrovamento di 44 scheletri in vari quartieri della città, quando venne intrapresa un’esplorazione sistematica delle sue rovine da Sir Mortimer Wheeler nel 1945. La sua scoperta si deve però all’archeologo R. D. Banerjee che ottant’anni fa portò alla luce gli edifici sottostanti su cui sorgeva una stupa buddhista del 300 a.C.

Gli scheletri, sparsi in un’area precisa della metropoli, giacevano scomposti con le membra contorte, segno che la morte li ha colti all’improvviso. L’attacco da parte di tribù ariane, mito letterario creato dal nulla, non sussiste, poiché non vi sono armi accanto ai corpi e soprattutto le ossa presentano strane carbonizzazioni e calcinazioni, dovuto agli effetti di un’esplosione nucleare. Soltanto una bomba a fusione è in grado di provocare simili devastazioni, con un epicentro da cui irradia l’onda d’urto che viene a creare sull’area colpita tre zone distinte, come a Mohenjo Daro. Il Survey of India (Istituto di Cronologia) ha sinora individuato le date di alcune battaglie cruciali in base ai riferimenti astrologici dei Veda, effettuando una comparazione sui reperti archeologici della Valle dell’Indo. Nel caso di Mohenjo Daro, gli esperti hanno riscontrato un salto di oltre quattrocento anni rispetto alla cronologia accertata, suggerendo una contaminazione nucleare dei resti organici. Davenport e Vincenti hanno rinvenuto lontano dagli scavi archeologici una piana con oggetti d’uso comune vetrificati, che ad un’attenta analisi risultavano irradiati dall’Uranio del Plutonio e del Potassio 40 a livelli fuori della norma.

Prove sufficienti ad avvalorare un’antica guerra tra esseri stellari, che impressionarono la memoria dei nativi. Un manufatto di pietra scolpita mostra un casco con visiera sottile totalmente differente dagli elmi allora in uso e più vicino a quello di un pilota, mentre il Palazzo del Governatore cinge un ampio cortile che un tempo aveva ospitato, forse, il Pushpaka Vimana. Senza contare che un quarto soltanto della città è stato sinora riportato alla luce; ma i riscontri non finiscono qui.

Secondo le antiche leggende, i signori del cielo irati con Lanka polverizzarono sette città con una luce che brillava come mille Soli ed emanava il rombo di diecimila tuoni. Nel Ramayana, il saggio Rishi avverte gli abitanti del suo eremo di scappare lontano dal Gran Deserto del Thar, poiché di lì a sette giorni una pioggia di ceneri avrebbe messo fine al regno di Danda, cognato di Ravana. Gli scheletri ritrovati a Mohenjo Daro sono in numero esiguo rispetto alla totalità degli abitanti, fuggiti di colpo per evitare la purificazione celeste. Scienza e mitologia si fondono e ancora un volta gli antichi testi confermano le odierne scoperte.

Un segreto da dimenticare

Ma una guerra atomica a bordo dei vimana è un episodio circoscritto alla sola India? Alcune caverne in Turkestan e nel deserto del Gobi contenevano dispositivi semisferici di vetro e porcellana con un’estremità conica ripiena di mercurio, che gli scienziati sovietici hanno definito “antichi strumenti per la guida di veicoli cosmici”. Resti di remote metropoli vetrificate giacciono, poi, tra le sabbie del Gobi che un tempo era patria di civiltà evolute scese a formare l’uomo. Furono loro a governare Atlantide, che aveva in dotazione un Vimana–Vailixi adoperato per una battaglia sulla Luna. Le Stanze di Dzyan, testo occulto del Tibet, narra che il Grande Re dal Volto Abbagliante ipnotizzò i Signori Oscuri conscio della distruzione di Atlantide e si impadronì con il suo popolo dei vimana nemici, per raggiungere terre lontane.

Nelle città sotterranee di Akakor, in Brasile, esistono strane mappe su cui appaiono il sistema solare con diverse lune, due isole nell’Atlantico e nel Pacifico inabissatesi a causa di uno scontro nel cielo tra due razze stellari che perturbò le orbite di Marte e Venere (cfr. Il regno di Akakor, ACAM Sezione Civiltà Enigmatiche).

Gli Indiani Hopi del Nordamerica ricordano nei loro miti il Terzo Mondo popolato da uomini che con i patuwwota (scudi di cuoio) si mossero guerra annientando la civiltà. Nell’ovest degli USA esistono numerose rovine consumate dalle radiazioni nucleari a perenne memoria. Gli edifici delle Sette Cidades, vicino al Rio Longe, presentano tracce di cristallizzazione che assomigliano a quelle di Sacsayhuaman, in Perù, distribuite in un’area di 15.000 m2.

Sul Monte Rano–Kao, nell’Isola di Pasqua, si trova una grande spaccatura segno di un intenso calore che ha fuso l’ossidiana sul terreno e ha lasciato un cratere circolare poco distante. Incisioni di legno mostrano individui stravolti colpiti da forti radiazioni.

Anche il Medioriente conserva testimonianze di sviluppi tecnologici avanzati. Le Halkatha, vecchie leggi babilonesi, recitano: “Guidare una macchina volante è un grande privilegio. La conoscenza del volo è estremamente antica, un dono degli dèi del passato per sopravvivere”. Un testo caldeo, il Sifr’ala, descrive minuziosamente le parti costruttive di un aereo quali bobine di rame, sfere vibratorie e aste di grafite soffermandosi sull’aerodinamicità del veicolo. Il resoconto più famoso del Medioriente di un antico volo nel cosmo vede protagonista il re antidiluviano di nome Etana che a bordo di un’aquila scompare nel cielo e osserva dall’alto la Terra diventare sempre più piccola.

Preziosi per una comparazione con l’epica indiana sono le cronache sumere di una guerra furiosa scoppiata tra fazioni opposte di dèi per il possesso delle Terra, che provoca un vento radioattivo dalla Penisola del Sinai, cosparsa ancor oggi di pietre annerite. Molti ricorderanno il reperto di Toprakkale, conservato al Museo Topkapi di Istanbul, che raffigura una sorta di shuttle guidato da un individuo in tuta spaziale, chiara conferma di remota tecnologia operante in area mesopotamica.

Dalla vicina penisola arabica, la mitologia indiana giunse sino in Grecia, dimora di un pantheon assortito al cui apice regnava Zeus. Il nome deriva dal sanscrito Dyaush–Ptr, che ha originato il corrispondente latino Giove Padre, in seguito relegato a semplice aiutante del tonante Indra. Zeus era descritto come potente divinità che scagliava fulmini, eco lontana di armi tremende adoperate nella guerra decennale che lo oppose alla razza semidivina dei Titani: “Allora Zeus…dal Cielo scagliò i suoi dardi infuocati. I fulmini che lanciò erano potenti di rumore e di luce…I Titani nati dalla Terra furono avvolti da un bruciante vapore. Innumerevoli fiamme salirono sino al chiaro etere. Lo splendore delle pietre dei fulmini e dei lampi accecava gli occhi anche dei più forti”. Queste le ultime testimonianze del conflitto piovuto dal cielo, opera di esseri dalle fattezze umane, venerati dai nostri progenitori come dèi. Il tempo cancellò il ricordo delle loro imprese e il silenziò calò sulla tecnologia aeronautica, nata per valicare i confini del cosmo. I carri celesti disparvero dalla Terra, lasciando a pochi eletti il dominio dei cieli. Un manoscritto nepalese di età indefinita racconta che un antico re indiano, incapace di pilotare un vimana, convoca un esponente degli Yavanas, una stirpe bionda dalla pelle chiara discendente di Noè che abitava il Mediterraneo orientale dopo il Diluvio. Il monarca si librò in aria ma non venne mai a conoscenza del segreto del volo appartenuto agli dèi e un tempo custodito nella sua terra.

Bibliografia

Autori vari L’universo fantastico dei miti, Mondadori, 1977
Compassi, Valentino Dizionario dell’universo sconosciuto, SugarCo, 1989
Davenport, W. David – Vincenti, Ettore 2000 a.C.: distruzione atomica – SugarCo, 1979
Dopatka, Ulrich Dizionario UFO – Glossario di preastronautica, Sperling & Kupfer, 1980
Feuerstein, George – Kak, Subhash – Frawley, David Antica India la culla della civiltà, Sperling & Kupfer, 1999
Leslie, Desmond & Adamsky, George I dischi volanti sono atterrati –Edizioni Mediterranee, 1995
Noorbergen, Rene I segreti delle antiche razze, SIAD Edizioni, 1978
Sitchin, Zecharia Guerre atomiche al tempo degli dèi, Piemme, 2000


Fonte:

http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.1030



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caro Enrico,
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Il testo arriva dall'università creata da Maharishi Yogi il santone dei Beatles.



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caro Enrico,
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fammi sapere.
ciao
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Caro Mauro,
grazie mille è un testo molto importante nella comprensione dei Vimana. Il capitolo XXXI parla approfonditamente del funzionamento degli Yantra ovvero delle "macchine" come i Vimana.

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Riporto direttamente da un post di questo forum di Ubatuba (http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... Y_ID=99913)

Cita:

L’opera s’intitola Samarangana Sutradhara, o “Il Comandante in campo” (nome talvolta abbreviato “il Samar”) ed è un’opera enciclopedica sull’architettura classica indiana (Vastu Shastra).
In 83 capitoli, i temi trattati sono di urbanistica, architettura della casa, architettura del tempio e arti scultoree, insieme alle Mudra (le diverse pose delle mani, e le pose del corpo, così come le posizioni delle gambe), i canoni della pittura, e un capitolo sull’arte dei congegni meccanici yantra (capitolo 31).

Questo capitolo sugli yantra ha attirato l’attenzione della pseudoscienza e dell’ufologia in particolare. Ai versi 95-100 l’autore parla di aeromobili a forma di uccelli (Vimana), con diversi modi di propulsione, e ai versi 101-107 menziona una sorta di robot utilizzabili in qualità di guardie.
Il Re Bhoja usò spesso il termine sanscrito yantra, piuttosto del termine vimana (più familiare per noi), e dichiarò che le sue conoscenze si basavano su manoscritti Indù, che erano già antichi ai suoi tempi, nel sec. XI d.C.
Ecco alcuni estratti da quell’antico testo:

“Essi erano propulsi dall’aria e al loro interno c’era un motore a mercurio, con un apparato che riscaldava il ferro. Il potere latente nel mercurio li spingeva, come un soffio di vento. Riscaldata dal fuoco controllato, una polvere di tuono contenuta nel recipiente di ferro si sviluppava attraverso il mercurio. Se il motore metallico, realizzato in modo appropriato e riempito di mercurio e fuoco, era avviato nella parte superiore, esso sviluppava il proprio fuoco con un ruggito da leone.
… al suo interno si può collocare il motore al mercurio con il suo apparato per riscaldare il ferro. Grazie alla potenza latente nel mercurio, usata per il movimento, un uomo seduto all’interno può viaggiare su grandi distanze nel cielo, in un modo veramente stupefacente.
Se si usano i metodi indicati, si può costruire un Vimana grande come il tempio del Dio-in-movimento. Quattro forti contenitori di mercurio devono essere costruiti al suo interno.
Quando essi sono stati riscaldati ed esce il fuoco controllato dai contenitori di ferro, il Vimana sviluppa una potenza di tuono grazie al mercurio ed appare come una perla nel cielo”.


Nella lingua sanscrita esiste un termine (vimana vidya) che può essere tradotto con “arte di costruire e guidare oggetti volanti”. Non è strano che una pa­rola tanto specifica sia da tempo immemorabile nel vocabolario dell'antica India? Il Mahabbarata contiene accenni a “un carro vo­lante con i fianchi di ferro e rivestito di ali”. Sembra veramente trattarsi di un aeroplano. Nell'altro grande poema epico indiano, il Ramayana, si ha una descrizione particolareggiata del vimana: “Esso vola con la velo­cità del vento e manda un suono melodioso”. Cer­tamente il velivolo non somigliava ai nostri turbo­getti, almeno per quest'ultimo particolare. Altre istru­zioni riguardano il pilota: egli deve essere ben istruito su quanto deve fare, in caso contrario non gli si porrà in mano alcun vinama. Il vinama poteva rimanere a mezz'aria, completamente fermo, cioè era anche più versatile dei nostri elicotteri e veicoli a cuscino d'aria. Dall'altitudine che si poteva raggiungere con il vina­ma, l'oceano sembrava “come uno stagno”; il buon pilota poteva distinguere le coste e i delta dei fiumi. Quando non venivano usati per il volo, i vimana erano collocati in vimana griba, qualcosa di simile ai nostri hangar. Ciò che dava energia a queste macchine era un liquido giallo#8209;biancastro. I vimana erano usati in guer­ra, per compiere lunghi viaggi o semplicemente per di­vertimento. Di dove vengono tutti questi particolari, così pertinenti da sembrare estratti da un manuale dei giorni nostri? Da pura fantasia (ma allora come spie­gare l'esattezza degli elementi reali: l'oceano che dall'al­to pare uno stagno; la preoccupazione per custodire il veicolo in un adatto ricovero; la realistica considerazio­ne circa il combustibile che deve essere consumato per il volo) o da ricordi di un'Età dell'Oro della Scienza, nel lontano passato?


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MessaggioInviato: 02/04/2011, 01:04 
Ho una disamina pronta a tal proposito, ma devo approfondire ne approfitto nel week-end, il termine Yantra ha altre valenze per la cultura di cui parliamo, ma........



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I correlati cinesi dei Vimana

Negli annali cinesi leggiamo che l'imperatore Shun (circa 2258 - 2208 a.C.) aveva costruito, più o meno nello stesso periodo in cui possiamo collocare l'attività di Dedalo, non soltanto un apparecchio capace di vo­lare, ma anche un paracadute.

L'imperatore Cheng Tang nel 1766 a.C. ordinò a Ki Kung Shi di costruirgli un carro volante. Il proget­tista fece i suoi piani ed eseguì quanto gli era stato or­dinato; durante il volo di collaudo Ki Kung Shi riusci a rag­giungere la provincia di Honan. Il vascello celeste fu distrutto in seguito a un editto dello stesso Cheng Tang, il quale temeva che il segreto del meccanismo potesse cadere in cattive mani. Questa precisazione ci permette di sapere che della macchina esistevano schemi e di­segni esecutivi.

Chu Yuan (332 - 295 a.C.), il grande poeta, descri­ve un suo volo su un carro di giada, che lo portò, al di sopra del deserto di Gobi, fino ai Monti Kun Lun nel­la regione occidentale. Chu Yuan descrive le diverse viste che ebbe del territorio dall'alto e dice come il carro di giada corresse sicuro malgrado le tempeste di sabbia del deserto. I particolari sono cosi vividi che rie­sce difficile credere a un parto della fantasia; sembra piuttosto che il poeta abbia espresso in forma dramma­tica un resoconto preesistente.

Nella prima metà del IV secolo, Ko Hung descris­se un elicottero: “Alcuni hanno costruito carri volanti con legno speciale tratto dalla parte interna dei rami di giuggiolo; per mettere la macchina in moto essi usa­vano strisce di pelle di bue avvolte a lame rotanti”.

Al 147 d.C. risale un bassorilievo in pietra prove­niente dallo Shantung: vi è rappresentato un carro vo­lante tirato da tre draghi alati al di sopra delle nuvole. Queste rappresentazioni e analoghe descrizioni sono assai frequenti nel folklore cinese.


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MessaggioInviato: 02/04/2011, 01:48 
USATE ARMI NUCLEARI NELLA BATTAGLIA DI KURUKSHETRA?



Nel 3.000 a.C. ebbe luogo un cruenta guerra. La dinastia dei Pandava, affrontava in battaglia la dinastia dei Kuru. Il fronte si trovava in una pianura nel nord dell’India, ancora oggi chiamato Kurukshetra (campo dei Kuru). L’intera storia è narrata nel Mahabharata. Tuttavia -di quella sanguinosa guerra- ne parlano moltissimi altri Purana (libri storici).



Facciamo parlare il Bagavata Maha Purana:

Bagavata Maha Purana libro primo 7:18

…Quando il prode Asvathama, l’assassino dei giovani principi, vede da lontano Arjuna che viene dritto su di lui a grande velocità, pazzo di paura fugge sul suo carro nella speranza di salvarsi…

Bagavata Maha Purana libro primo 7:19

Quando vede… che nessun altro mezzo di protezione gli si offre, decide di ricorrere all’arma ultima, la potente arma nucleare detta Brahmastra…

Bagavata Maha Purana libro primo 7:20

Vedendo la sua vita in pericolo… decide di usare l’arma nucleare… sebbene ignori come controllarla…

Bagavata Maha Purana libro primo 7:21

Una luce abbagliante si diffuse allora in tutte le direzioni, così ardente che Arjuna crede che la sua vita sia in pericolo, quindi si rivolge a Krishna…

Bagavata Maha Purana libro primo 7:26

“…Che cos’è questa radiosità temibile che si diffonde ovunque? Da dove viene? Non capico”.

Bagavata Maha Purana libro primo 7:27

Krishna rispose: “Sappi che è opera di Asvathama. Egli si sta servendo del Brahmastra, ma ignora come controllare tale arma. Ha agito per disperazione, nella paura di una morte imminente.

Bagavata Maha Purana libro primo 7:28

Soltanto un’altra arma simile potrà neutralizzarla. O Arjuna, tu sei esperto nell’arte militare, vinci con la tua potentissima arma questa potente radiazione”.

Bagavata Maha Purana libro primo 7:29

Udite quelle parole, Arjuna si prepara, poi lancia il suo Brahmastra, per neutralizzare l’arma nucleare di Asvathama.

Bagavata Maha Purana libro primo 7:30

Quando le radiazioni delle due armi nucleari si fondono, un grande cerchio di fuoco, simile al disco solare, avvolge tutti gli astri del firmamento e gli spazi intersiderali.

Bagavata Maha Purana libro primo 7:31

Nei tre sistemi planetari, tutti cominciano a soffrire terribilmente per il calore prodotto dall’unione delle due armi. Gli abitanti di quei pianeti, spaventati, pensano al fuoco chiamato Samvartaka, il fuoco che distrugge l’universo intero al tempo dell’annientamento.

Bagavata Maha Purana libro primo 7:32

Di fronte allo scompiglio in cui si trova immersa la popolazione di tutto l’universo e la distruzione imminente di tutti i pianeti, Arjuna neutralizza subito l’energia sprigionata dalle due armi nucleari…



Questa storia non ha bisogno di essere commentata, è abbastanza chiara che non ha bisogno di spiegazioni.
I tre sistemi planetari, sono, l’inferiore (o pianeti i cui abitanti sono molto primitivi), il mediano (a cui appartiene anche la Terra) e il superiore (o pianeti i cui abitanti sono molto evoluti). Sebbene le due armi nucleari, fossero state lanciate sulla Terra, le loro radiazioni unite, si diffusero in gran parte dell’universo e gli abitanti dei diversi pianeti cominciarono a sentire così intensamente il calore che ebbero paura di morire. Questo significa che nel nostro universo esistono altri pianeti che come la Terra sono abitati… e che già 5.000 anni fa questo era conosciuto…
Il calore di un arma nucleare “primitiva” è simile all’esplosione di una supernova, che è in grado di distruggere tutto il suo sistema planetario. Paragonata ad un arma nucleare “moderna”, quest’ultima appare insignificante.
Esiste un’altra fondamentale differenza tra l’arma nucleare “antica” e quella “moderna”. Quella antica poteva essere in qualche modo controllata e neutralizzata, mentre quella moderna, una volta lanciata, la distruzione è inevitabile. Con il programma “scudo stellare”, gli americani hanno provato a mettere in piedi un sistema, di neutralizzazione, in caso di attacco nucleare. Si tratta di lanciare un’altra arma nucleare, in modo che vada a colpire la prima, in modo da neutralizzarla nello spazio, prima che questa raggiunga il suo obbiettivo. Hanno scoperto l’acqua calda… Tecnica gia conosciuta, da quei militari che 5.000 anni fa si sono affrontati a Kurukshetra.
A scuola ci hanno insegnato, che gli uomini vissuti 5.000 anni fa, erano dei primitivi… ma i nostri insegnanti non avevano letto il Mahabharata e tutti gli altri Purana.

[align=right]Fonte - Associazione Vidya Bharata (http://www.vedanta.it/articoli/manuele_01.htm), di Manuele - ML SB[/align]


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MessaggioInviato: 02/04/2011, 01:53 
VIMANA, LE ASTRONAVI DEGLI DEI

(Astronavi aliene nell’antico Israele e nell'antica India)



In India:

Con il termine sanscrito "vimana" ("vimanam" in pali) vengono indicati misteriosi oggetti volanti descritti negli antichi poemi epici indù, dalle prestazioni del tutto superiori a quelle delle moderne astronavi. Negli antichissimi testi religiosi della filosofia indiana le astronavi venivano descritte come i mezzi di trasporto usate dagli “esseri celesti” durante i loro viaggi. In uno di questi testi, il Ramayana di Valmiki si legge testualmente: "La splendente astronave irradiava un bagliore fiammeggiante. Fiammeggiando come un fuoco rosso vivo, volava il carro alato di Ravana. Era come una cometa nel cielo". L’astronave era dunque una macchina fragorosa che, decollando, si ammantava di una forte luminosità. “…Quando partì, il suo rombo riempì tutti i quattro punti cardinali".



In Israele:

Non sono solo gli antichi Purana (testi storici) indiani a descriverci l’esistenza di astronavi e di esseri alieni… Molte testimonianze le troviamo anche nella Bibbia. Il profeta Ezechiele, descrive alcuni esseri ed anche il veicolo usato da questi. La storia è ambientata tra Babel e Nippur, nei pressi del fiume Kebar, era il quinto giorno del mese di Tammuz (giugno luglio), era il quinto anno della deportazione del re Jojakin (593 a.c.). A Ezechiele appare un turbine tempestoso, proveniente dal nord, emetteva fumo, sembrava una nube, con al centro un nucleo folgorante di fuoco, che continuamente si rinnovava. Man mano che la macchina volante si avvicinava al profeta, questo ne discerne, meno confusamente le diverse parti. In quel fuoco, qualcosa brilla come un fulmine. Quattro esseri dall’aspetto umano si fanno avanti. Infatti, la testa e il petto, la parte cioè più alta e frontale, che sono visti per primi, hanno caratteristiche umane. Ciascuno di essi, subito dopo, svela quattro aspetti:



1. Fattezze di uomo;

2. Fattezze di leone sul fianco destro;

3. Fattezze di toro sul fianco sinistro;

4. Fattezze di ali come di aquila per la parte posteriore;



Ciascuno possedeva quattro ali, due coprivano il corpo e due erano tese verso l’alto, le ali di uno potevano toccare quelle dell’altro. Queste ultime muovendosi producevano il rumore dell’oceano in tempesta. Di sotto le ali usciva un paio di braccia. Gli esseri erano disposti perpendicolarmente in forma di croce: nord-sud e est-ovest. Tra di essi, Ezechiele discerne, ora, muoversi rapidamente fuoco vivo, che brucia a mo di fiaccole e sprigiona lampi. Accanto ad essi, poi, guardando verso il veicolo che li aveva condotti fin la, Ezechiele nota quattro turbine, la loro forma è poco comune, ognuna pareva ne avesse un’altra dentro, incrociatesi ad angolo retto. Il veicolo era di proporzioni gigantesche, tutto ricoperto di oblò e si muoveva in sintonia con quegli strani esseri. Gli esseri sembravano dipendere dall’energia di quella macchina. Dall’insieme risultava una specie di carro maestoso, indefinibile. Sulla cima di quella macchina vi era una sorta di cupola luminosa, trasparente che brillava come il cristallo che sovrastava la testa di quegli esseri. Sotto la cupola si intravedeva un seggio, qualcosa di simile ad un trono e su di esso stava seduto un uomo dalle apparenti fattezze umane, un uomo la cui luminosità era come quella del fulmine, sembrava risplendere come fuoco vivo. Un alone gli brillava intorno, simile all’arcobaleno tra le nubi. A quel punto Ezechiele si spaventa e si getta con la faccia a terra…



Torniamo in India:

Le astronavi potevano essere equipaggiate con potenti armi da guerra. Nel Mahabharata queste potenti veicoli vengono descritti in modo molto particolareggiato, nella sezione Drona Parva, leggiamo: "Costruiremo un’astronave di grande potenza. La mente divenne il suolo che sosteneva quel veicolo, la parola divenne il binario sul quale voleva procedere. Tutti i discorsi e tutte le scienze erano raccolte in essa, tutti gli inni, ed anche il Suono Vedico “vashat”. E la sillaba “om” piazzata davanti a quel carro lo rendeva straordinariamente bello. Quando si muoveva, il suo rombo riempiva tutti i punti cardinali. Antiche tradizioni tibetane, parlano di un "magico cubo volante" chiamato duracalapam, grazie al quale i monaci in meditazione sostenevano di essere in grado di spostarsi in qualsiasi angolo della Terra. La distinzione, netta e precisa di un’astronave, compare nel testo Samsaptakabagha: "Quando veniva usato quella macchina era enormemente risplendente, come un carro celeste che vola nel cielo". Nel Ramayana, nel VI libro dello Yuddhacanda, si legge del combattimento fra Rama e Ravana con “dardi” infuocati, lanciati da navi spaziali mosse da motori dai cui scarichi “uscivano faville” e nel Samaranga Sutradhara troviamo ben 230 Sloka (versi) dedicati ai principi della costruzione delle aeronavi.

Torniamo in Israele:

La Bibbia narra di alcuni esseri chiamati Nefilim e li definisce antichi eroi. La Bibbia, un libro antico che parla di esseri ancora più antichi.



Genesi 6:1

“Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli degli Elohim (esseri celesti), videro che le figlie degli uomini erano belle e si accoppiarono con esse…”



Genesi 6:4

“C’erano sulla terra i Nefilim a quei tempi -e anche dopo- quando i figli degli “esseri celesti” si univano alle figli degli uomini e queste partorivano loro dei figli, sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi”.



Qui la Bibbia si ferma, ma la storia viene ripresa da un antico testo, il “Libro dei Vigilanti”, il cui autore è l’Enoc biblico.



Libro dei Vigilanti 6:1-6

“Ed accadde, da che aumentarono i figli degli uomini, che in quei tempi nacquero, ad essi, ragazze belle di aspetto. E i figli degli esseri celesti, i figli del cielo, le videro, se ne innamorarono e dissero fra loro:

“Venite, scegliamoci delle donne fra le figlie degli uomini e generiamoci dei figli”. E disse loro Semeyaza, che era il loro capo: <<Io temo che può darsi che voi non vogliate che ciò sia fatto e che solo io pagherò il fio di questo atto>>. E tutti gli risposero e gli dissero: <<Giuriamo, tutti noi e ci impegniamo che non recederemo da questo proposito e che lo porremmo in essere>>. Allora tutti insieme giurarono e tutti quanti si impegnarono vicendevolmente ed erano in tutto, duecento. E scesero in Ardis, cioè sulla vetta del monte Armon e lo chiamarono così, poiché su esso avevano giurato e si erano scambiati promessa impegnativa”.



Seguono i nomi dei duecento “esseri celesti” che scesero sulla Terra, per accoppiarsi con le figlie dell’uomo. Dopo essersi accoppiati, insegnarono alle loro mogli e ai loro figli la loro scienza in ogni dettaglio… il resto della storia la potete trovare sul “Libro dei Vigilanti”



Torniamo in India:

Dal Mahabharata: “Gli esseri celesti volavano sulle loro aeronavi, come portati dalle nuvole, raggiungevano tranquillamente la loro meta: i luminosi Adita nel loro splendore, i Marut muovendosi nell’aria; gli alati Suparna, i Naga coperti di squame e i Gandharva famosi per la loro musica: a bordo di splendenti veicoli celesti, tutti insieme solcavano il cielo limpido e azzurro”.



I testi vengono scarsamente tradotti perché si dovrebbe ben sapere che, se fossero rivelati pubblicamente, verrebbero male usati. Gli studiosi preferiscono evitare di interpretare alcuni dei brani quali il seguente, di ordine prettamente tecnico: “Forte e durevole deve essere il corpo, come un grande “uccello” volante, di materiale leggero. Dentro si deve porre il motore al mercurio, con sotto l'apparecchio in ferro per il riscaldamento. Per mezzo della forza latente del mercurio, che mette in moto le turbine, un uomo seduto all'interno può viaggiare nel cielo, in modo meraviglioso, percorrendo grandi distanze. Quattro forti contenitori di mercurio debbono essere costruiti nella struttura interna. Quando sono stati riscaldati per mezzo dei contenitori di ferro, l’astronave sviluppa la forza del tuono attraverso il mercurio. E subito diventa come una perla nel cielo... Tuttavia, se questo motore di ferro con le giunture appropriatamente saldate viene riempito di mercurio e il calore viene condotto fino alla parte superiore, sviluppa potenza con il ruggito di un leone... I possibili movimenti dell’aeronave sono l'inclinazione, l'ascesa e la discesa verticale, gli spostamenti avanti e indietro, l' ascesa normale, la discesa normale, la progressione su lunghe distanze grazie all'opportuna regolazione delle parti funzionanti che assicurano il moto perpetuo. La forza e la durata di queste macchine dipende dai materiali usati”. Ecco ora alcune delle qualità principali dell’astronave, può essere invisibile, trasportare passeggeri, essere resa piccola e compatta, muoversi in silenzio (se deve essere usato il suono deve esservi una grande flessibilità di tutte le parti mobili che debbono esser costruite alla perfezione); deve durare a lungo; deve esser ben coperta; non deve diventare troppo calda, troppo rigida o troppo morbida; può essere mosso da melodie e ritmi.

Per questo motivo molti studiosi di sanscrito e di ebraico, che hanno potuto leggere gli antichi Sastra (scritture rivelate) indiani e ebraici, si sono convinti che in un passato remoto alcuni esseri celesti, siano scesi sulla Terra.

Fonte - Associazione Vidya Bharata (http://www.vedanta.it/articoli/manuele_02.htm), di Manuele - ML SB


Ultima modifica di EnricoB il 02/04/2011, 01:54, modificato 1 volta in totale.


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