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Lord Nerevar ha scritto:

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Lord Nerevar ha scritto:

Margherita Hack, il nucleare e i sardi:
"L'Isola posto giusto per le centrali"!
La questione è scientifica, mica politica. «Il posto giusto per una centrale nucleare è la Sardegna». Margherita Hack, astrofisica di respiro internazionale, sa benissimo di tirarsi addosso gli insulti di molti ma è abituata a dire quello che pensa. di GIORGIO PISANO


Un guaio, le ginocchia: non reggono come una volta. Altrimenti tornerebbe sul suo mezzo di trasporto preferito: la bicicletta. «Mi sento più sicura che a piedi». Ma tutti a dirle che non si può più, che 89 anni sono abbastanza per abbandonare i pedali, che il traffico è una trappola. Eppoi, l'Italia - lo sanno tutti - non è un Paese per vecchi. Almeno per vecchi in bicicletta.

Periferia di Trieste. Nel soggiorno della casa a due piani («Macché villetta, la chiami casa perché la villetta è un altro affare»), Margherita Hack sta a metà strada tra una torre di libri che parte dal pavimento e un'altra in bilico sul tavolo. Caos assoluto, disordine felice e incontrollato. Astrofisica di culto, santa patrona del politicamente scorretto, vive l'autunno dell'anagrafe con l'irruenza di sempre. Impossibile imbrigliarla, tentare di farle dire qualcosa di cardinalizio.

Ben sapendo che gli indigeni s'infurieranno, ripete con implacabile inflessione fiorentina che «la Sardegna è l'unica regione italiana asismica, dunque la migliore per ospitare una centrale nucleare». Inutile aggiungere che le ha lanciato un anatema perfino la scrittrice Michela Murgia, fino a ieri fan dichiarata e orgogliosa della professoressa: «L'è una stupidaggine, chiunque lo dica».

Domenica 03 aprile 2011 16.05

http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/218854



AIO'!!!Ma sta vecchia babbiona ce l'ha con la Sardegna!!!E basta!Ma perchè invece non va a Fukushima ad aiutare i giapponesi?


La vecchia carampana incartapecorita non ha capito che sarà la volta buona che i Sardi torneranno ad essere uniti rispolverando l'indipendentismo e rimbracciando le armi come gli antichi Shardana e come nelle guerre contro i romani ed i mori.

Già in sardegna c'è ad inquinare la più grossa raffineria del mediterraneo della famiglia Moratti logicamente, i poligoni di tiro all'uranio impoverito e al cesio, di Teulada e Quirra, l'ex base dei sottomarini nucleari alla Maddalena.

Le dedico l'inno Sardo con traduzione italiana. [;)]




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"Ti avverto, chiunque tu sia. Oh tu che desideri sondare gli arcani della Natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto il Tesoro degli Dei.
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MessaggioInviato: 04/04/2011, 14:40 
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Thethirdeye ha scritto:

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Messaggio di Dryaad

E' evidente che qualcuno farà del Business sul nucleare quindi mettiamoci l'animo in pace su questo. E' evidente però, che se la tecnologia si svilupperà con le certezze di efficenza, sicurezza e soprattutto quantità, la cosa sia da prendere in considerazione.

Voi cosa ne pensate?


Che in un paese come l'Italia, CORROTTO come l'Italia, la faccenda è davvero molto pericolosa.... perchè le garanzie relative al corretto smaltimento delle scorie, non ce la può dare proprio nessuno. Abbiamo avvelenato il territorio in lungo e in largo per molto meno. Pensi che le varie ecomafie non si mettano in moto per accaparrarsi lo smaltimento delle scorie radioattive e riversare le stesse nel territorio come se nulla fosse con il beneplacido dei vari politici corrotti?

Io non mi fido.... neanche un pò.

Esattamente

http://www.youtube.com/watch?v=nK2wo7P21lk


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MessaggioInviato: 04/04/2011, 16:21 
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Thethirdeye ha scritto:

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Lord Nerevar ha scritto:
E basta!Ma perchè invece non va a Fukushima ad aiutare i giapponesi?


Piuttosto, perchè non propone la Toscana come regione disponibile allo scempio........
o forse teme il parere dei toscani? [:246]

No,la prenderanno bene! [:246]


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MessaggioInviato: 04/04/2011, 16:32 
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weboy ha scritto:

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Thethirdeye ha scritto:

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Messaggio di Dryaad

E' evidente che qualcuno farà del Business sul nucleare quindi mettiamoci l'animo in pace su questo. E' evidente però, che se la tecnologia si svilupperà con le certezze di efficenza, sicurezza e soprattutto quantità, la cosa sia da prendere in considerazione.

Voi cosa ne pensate?


Che in un paese come l'Italia, CORROTTO come l'Italia, la faccenda è davvero molto pericolosa.... perchè le garanzie relative al corretto smaltimento delle scorie, non ce la può dare proprio nessuno. Abbiamo avvelenato il territorio in lungo e in largo per molto meno. Pensi che le varie ecomafie non si mettano in moto per accaparrarsi lo smaltimento delle scorie radioattive e riversare le stesse nel territorio come se nulla fosse con il beneplacido dei vari politici corrotti?

Io non mi fido.... neanche un pò.

Esattamente






Siamo nelle mani di una manica di criminali senza scrupoli...... [xx(]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=9841



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Posto l'ultima tremenda notizia dal Giappone

Paura iodio radioattivo 7,5 mln volte la norma
Tepco: campione dell'acqua esaminato raccolto davanti al reattore n.2 della centrale nucleare


http://ansa.it/web/notizie/rubriche/mon ... 12528.html



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Hynekeniano ha scritto:

Posto l'ultima tremenda notizia dal Giappone

Paura iodio radioattivo 7,5 mln volte la norma
Tepco: campione dell'acqua esaminato raccolto davanti al reattore n.2 della centrale nucleare


http://ansa.it/web/notizie/rubriche/mon ... 12528.html


Santa miseria......

ma che tipo di impatto (a breve e lungo termine) avrà questa scelta di riversare l'acqua contaminata nell'oceano? Come reagirà la flora e la fauna marina? [8)]



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Sarà l'inferno

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Ester ... 99496.html

Qua la situazione monitorata da Greenpeace è in inglese

http://www.greenpeace.org/usa/en/campai ... -disaster/

http://petrolitico.blogspot.com/2011/04 ... eggio.html



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MessaggioInviato: 06/04/2011, 09:46 
Fino all'8 di aprile è possibile leggere on line il libro inchiesta di Maurizio Torrealta ed Emilio del Giudice " il segreto delle tre pallottole"
qui: http://www.bookliners.com/_front/it/-Il ... e_577.html



IL SEGRETO DELLE TRE PALLOTTOLE
di Cristina Donati
http://www.terrediconfine.eu/il-segreto ... ttole.html


Ci sono molti modi per raccontare una storia, e in genere è l'autore a decidere la strada più adatta, il punto di vista più coerente con la propria immaginazione, l'impronta che rende unico e personale ogni racconto. Eppure a volte la via del romanzo è una scelta obbligata, se quello che si vuole raccontare sfiora universi tanto reali quanto assurdi e fa rischiare conseguenze più sgradevoli della stroncatura di un critico letterario. Per Il Segreto delle Tre Pallottole forse è successo proprio questo, perché magari esporre il tutto in altro modo sarebbe stato troppo... complicato.
Il titolo può far pensare a un giallo da quattro soldi o a un western di bassa categoria, ma la vicenda non è proprio così: parla di un'inchiesta giornalistica - avviata a partire dagli anni Ottanta - su alcune scoperte relative al nucleare, e su alcuni aspetti delle loro applicazioni belliche a tutt'oggi ancora in evoluzione.
In opere come questa, è importante focalizzare i protagonisti, che al di là degli pseudonimi sono gli stessi autori del libro: il giornalista Maurizio Torrealta, il suo team, e il professor Emilio Del Giudice.
Maurizio Torrealta è un giornalista: uno dei fondatori di Radio Alice, è stato redattore del Tg3 e ha collaborato con la trasmissione radiotelevisiva "Samarcanda". Attualmente lavora per RaiNews24. Ha pubblicato Ultimo. Il capitano che arrestò Totò Riina (Feltrinelli, 2001) e La trattativa. Mafia e Stato: un dialogo a colpi di bombe (Editori Riuniti, 2002).
Emilio Del Giudice è laureato in Fisica e specializzato in Fisica Teorica all'Università di Napoli, ateneo presso il quale è stato prima professore incaricato (Teoria delle Forze Nucleari, Fisica delle Particelle Elementari, Fisica per Geologi) e poi assistente ordinario (Fisica Teorica). Oggi è ricercatore dell'INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), sezione di Milano, e vicepresidente della Fondazione Omeopatica Italiana. I suoi interessi di ricerca: Fisica delle Particelle Elementari, Fisica della Materia Condensata, Fisica dei Sistemi Biologici. Presenta al suo attivo numerosissime pubblicazioni, tra cui First Steps Toward an Understanding of «cold» Nuclear Fusion assieme a Giuliano Preparata e Tullio Bressani.
Poi ci sono altri personaggi: la città di Khiam (Libano), Gaza, la guerra dei Balcani e "Desert Storm", Martin Fleischmann, Edward Teller, Robert Oppenheimer, l'esercito israeliano e quello americano, e tanti altri. Tutti in veste fantastica, naturalmente.
Il romanzo ha una chiave di lettura evidente; c'è uno scheletro di elementi non immaginari uniti da collegamenti scritti in forma romanzata, ma distinguibili nella massima parte dei casi attraverso un piccolo particolare tecnico: interviste, inchieste, fatti documentati sono in corsivo, e, guarda caso, costituiscono la parte principale. In questo libro, separare trama e giudizio non è possibile: la storia si commenta da sola, come un episodio di cronaca nera letto non per valutare la bravura del redattore ma per riconoscere il killer che abbiamo alla porta.
Il Segreto delle Tre Pallottole inizia una notte d'estate di vent'anni fa. Il professor Fleischmann, il padre della fusione a freddo, conosciuta dalla massa come la più grande bufala scientifica sul nucleare, è in viaggio per Londra: deve operarsi all'intestino, invaso da centinaia di piccoli tumori la cui origine è incomprensibile, ma perde la coincidenza aerea e deve fermarsi a San Francisco. Nell'albergo trovato casualmente all'ultimo momento, riceve la telefonata di Edward Teller, colui che ha ispirato il film Il Dottor Stranamore e almeno un romanzo di Philip K. Dick, Cronache del Dopobomba. Teller è uno dei realizzatori della bomba all'idrogeno, e ha ricevuto nel 1991 il premio Nobel per la pace. Motivazione: "Per aver dedicato la vita al cambiamento del concetto di pace quale era stato inteso sinora". E questa non è fantasia ma storia. Tornando al romanzo, qualcuno è al corrente degli spostamenti del professor Fleischmann. Perché viene seguito e, soprattutto, informato di essere seguito?
Le vicende si spostano diversi anni più tardi. Claudio - il giornalista del romanzo - viene informato che un gruppo di scienziati dell'ENEA, acronimo per Energia Nucleare ed Energie Alternative, derivato dal CNRN (Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari) e dal CNEN (Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare), sta conducendo studi sulla fusione fredda, ma gli interessanti risultati positivi ottenuti non vengono presi in considerazione. Perché?
Una gentile e determinata dottoressa dell'Enea informa Claudio circa alcuni possibili gruppi - accademici, privati, o forse nessuna delle due cose - che non desiderano la diffusione di questi dati. Altri elementi arrivano da un fisico teorico, Kurt Grass, che ha lavorato sull'argomento: se, invece di caricare con idrogeno o deuterio un metallo come il palladio, si utilizza l'uranio, è possibile provocare una reazione nucleare superando il problema della massa critica, che rende enormi gli ordigni nucleari a fusione calda (minimo 8 Kg di uranio). In questo modo, invece, è possibile creare bombe piccole quanto una pallottola con la potenza di 20.000 tonnellate di tritolo. E questo NON deve essere risaputo. Punto.
Il problema di tante iniziative pacifiste, anti nucleari, anti tutto, è di avere spesso molto fumo e poca sostanza: mancano le prove, ma a volte, in qualche fortunata congiunzione astrale, qualcuno, magari sottovoce, parla. Così accade nel romanzo, e allora la curiosità, l'istinto e il desiderio di capire fanno sì che Claudio e il suo team inizino un'indagine a 360 gradi, per la quale sono necessarie informazioni sulla fusione fredda. La fusione fredda, o LENR (Low Energy Nuclear Reactions), è una serie di reazioni nucleari riguardanti nuclei di idrogeno caricati dentro metalli pesanti, i quali funzionano come una specie di spugna dove tali nuclei vengono costretti a unirsi rilasciando energia. Il processo, stimolato attraverso una leggera corrente elettrica, ha una resa da cinque a venticinque volte superiore rispetto all'energia iniziale fornita.
Al giornalista viene confermato che, nonostante siano comprovati dagli esperimenti, tali risultati non vengono diffusi, non vengono pubblicati gli articoli relativi, non vengono rinnovati i finanziamenti. Al contrario, la Francia è molto interessata agli sviluppi di questa ricerca, peccato però che il dottor Renè Pellat, alto commissario della CEA (Commissariat à l'énergie Atomique et aux énergies Alternatives), muoia all'improvviso quindici giorni dopo l'incontro con gli scienziati italiani. Ci sono altre morti collegate a questa storia, ognuna delle quali appartiene alla cronaca: un fisico teorico italiano deceduto nel 2000 (Giuliano Preparata?) per microtumori all'intestino (gli stessi di Fleischmann?) e Eugene Mallove, caporedattore dell'ufficio stampa del MIT di Boston (ucciso a bastonate nel 2004) che aveva scoperto gravi alterazioni dei dati sulla fusione fredda nella relazione del Centro Ricerche sui Plasmi pubblicata nel 1989.
La spiegazione del titolo arriva alla fine del libro, assieme a un'inquietante consapevolezza. A dispetto di tutti i trattati di non proliferazione del nucleare a scopo bellico, degli accordi plurilaterali circa il veto all'impiego di armi atomiche, queste sarebbero già in uso da anni. Più piccole e meno scenografiche di quelle di Hiroshima e Nagasaki, ma per il resto esattamente equivalenti. Con un piccolo proiettile atomico è possibile sventrare un edificio, creare un cratere radioattivo, amputare arti senza che le vittime quasi se ne accorgano. Soprattutto, e questo sembra essere il vero scopo, è possibile ottenere l'effetto più sporco e disumano delle bombe atomiche: la contaminazione di aria acqua e suolo attraverso polveri fatte di nano particelle che nessun filtro riesce a bloccare, l'avvelenamento lento e apparentemente senza colpevoli di popolazioni che abitano l'area interessata. Del resto, le bombe DIME (Dense Inert Metal Explosive) esistono ufficialmente: sono ordigni che coniugano esplosivi come l'HMX o l'RDX con piccole quantità di materiale inerte (per esempio il tungsteno), allo scopo di controllare il raggio d'esplosione, nonché ottenere effetti concentrati e potenziati sugli obiettivi colpiti. Il tutto è inglobato in fibre di carbonio. A questo punto, cosa vieta di immaginare che queste DIME possano essere fabbricate con uranio caricato ad atomi d'idrogeno? Al momento dell'impatto non si otterrebbe una deflagrazione normale ma nucleare, le cui tracce chimiche sarebbero alquanto anonime. Resterebbe però la radioattività, rilevabile con semplici strumenti e impossibile da cancellare direttamente: l'unica cosa sarebbe schermarla, sotterrarla. Nasconderla. Ecco perché servono tre pallottole, che ricordano un po' il gioco delle tre carte. Qui, la prima pallottola che esplode è all'uranio cosiddetto impoverito, ma non esiste se non nei musei; la seconda contiene uranio sporco (leggermente arricchito), e questa esiste eccome, ma la sua presenza viene facilmente sviata; la terza è quella di cui nessuno deve sospettare l'esistenza, "coperta" dalle prime due.
Il libro non ha una vera e propria conclusione, ma emerge un fatto circa questi ordigni atomici così piccoli e potenti: sarebbero già stati usati durante la Guerra dei Balcani, a Khiam, a Gaza, a Bassora e in chissà quanti altri scenari di guerra su cui non abbiamo dati, indipendentemente da colori, schieramenti, ideologie, religioni. La cosa certa è che quando una bomba di questo tipo esplode, il suo contenuto inizia a innescare reazioni nucleari, a liberare nanoparticelle radioattive, invisibili, inodori, letali. Immaginiamo che queste polveri prendano la via del vento: il vento, come sappiamo, "non sa leggere", quindi è inutile pregarlo di non depositarle sulla nostra casa, sui nostri figli e sul nostro futuro.
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ultimissime sconvolgenti...

Fukushima è l'anticamera d'una catastrofe planetaria

Il disastro nucleare Fukushima, dove la situazione sta precipitando, rivela il rischio concreto di uno scenario apocalittico: la completa fusione del nocciolo può produrre una catastrofe ambientale di portata incalcolabile, facendo impallidire il ricordo di Chernobyl. Se le barre di combustibile esaurito prenderanno fuoco per mancanza di liquido refrigerante, l’intenso calore alzerà pennacchi di radiazioni fino all’atmosfera più alta, interessando tutto il pianeta. Questo è lo scenario da incubo: nubi di materiale radioattivo che innaffiano il pianeta con tossine letali per mesi e mesi. E secondo l’Istituto Centrale di Meteorologia e Geodinamica di Vienna, il processo mortale è già iniziato.

Domenica scorsa (27/03/2011), scrive Mike Whitney su “Il Cambiamento”, i funzionari della Tepco hanno riferito che i livelli di radiazione fuorusciti nell’acqua di Fukushima 3mare presso il reattore 2 erano 100.000 volte superiori al normale, e che la radiazione dell’aria superava di 4 volte i limiti di legge previsti. Di conseguenza, lavoratori d’urgenza e trasportati lontano dall’impianto, dove la crisi sta peggiorando di ora in ora. Gli scienziati di Vienna hanno detto al “New Scientist” che «l’impianto nucleare danneggiato di Fukushima sta emettendo iodio e cesio radioattivo a livelli prossimi a quelli osservati in seguito all’incidente di Chernobyl del 1986», prima ancora che la centrale sia esplosa: nel caso, le conseguenze sarebbero ancora peggiori, perché a Fukushima le quantità di materiale radioattivo sono maggiori, quindi la minaccia è superiore.

Secondo gli specialisti austriaci, l’impianto di Fukushima ha circa 1.760 tonnellate di combustibile nucleare nuovo ed esausto in loco, mentre nel reattore di Chernobyl c’erano solo 180 tonnellate. E ora le autorità nipponiche hanno «rivelato la prospettiva di una probabile falla nell’involucro di contenimento del nocciolo del reattore n° 3», paventando «uno sviluppo potenzialmente minaccioso nella corsa per evitare un rilascio su grande scala delle radiazioni». Al “New York Times”, un alto dirigente nucleare ha detto che «c’era una lunga crepa verticale che correva lungo il lato del contenitore del reattore stesso». La fessura, precisa Mike Whitney, corre fin sotto il livello dell’acqua nel reattore e sta facendo fuoriuscire fluidi e gas. La maxi-crepa è il vaso di Pandora: disperde materiale radioattivo nell’acqua e nell’acqua.

Come riferisce “Kyodo News”, è aumentato l’inquinamento del mare: nei pressi dell’impianto è stato rilevato un aumento costante dello iodio-131 radioattivo, che ha raggiunto una concentrazione pari a 1.850,5 volte il limite di legge. Nishiyama, il portavoce dell’Agenzia giapponese per la sicurezza, ha detto che non può negare la possibilità che i materiali radioattivi continuino ad essere rilasciati in mare. «Com’era prevedibile – scrive Whitney – i media si sono messi in completa modalità “Perdita Petrolio del Golfo della Bp”, facendo ogni sforzo per minimizzare il disastro e per placare il pubblico con mezze verità e disinformazione. L’obiettivo è Fukushima 1quello di nascondere la portata della catastrofe e proteggere l’industria nucleare: è un altro caso di profitti a scapito delle persone».

Eppure, certe bugie hanno le gambe corte: la radiazione si è manifestata nella fornitura d’acqua di Tokyo, è stata proibita l’importazione di latte, frutta e verdura da quattro prefetture in prossimità di Fukushima e la zona di evacuazione intorno agli impianti è stata allargata ad un raggio di 18 miglia. Inoltre, gli apparecchi rilevatori hanno conteggiato le minuscole particelle radioattive che si sono diffuse dal sito del reattore attraverso il Pacifico fino al Nord America, l’Atlantico e l’Europa. «È solo una questione di giorni prima che si disperda in tutto l’emisfero settentrionale», ha detto alla “Reuters” Andrea Stahl, scienziato senior presso l’Istituto Norvegese per la Ricerca Atmosferica. E se i portavoce ufficiali continuano a ripetere che non c’è “nessuna minaccia” che la radiazione raggiunga gli Stati Uniti, per il medico Brian Moench «forse dovremmo tutti fischiettare “Don’t worry, be happy” all’unisono».

Nessuno può dirsi certo di essere al riparo, insiste Whitney: le ciminiere asiatiche arrivano a inquinare la Californa, su cui si deposita anche la sabbia del Deserto del Gobi. E la metà del mercurio presente nell’atmosfera su tutti gli Stati Uniti proviene dalla Cina. Non solo: una settimana dopo un test di ordigni nucleari in Cina, scrive il “Washington’s Blog”, lo iodio-131 può essere individuato nella tiroide dei cervi del Colorado. Quindi: «Le carcasse fumanti di Fukushima sono una macchina perpetua di morte che avvelena tutto quello che ha intorno – mare, cielo e terra». L’inquinamento del suolo intanto è elevatissimo: il doppio di quello di Chernovyl, secondo il dottor Tetsuji Imanaka, in dichiarazioni raccolte da Aileen Mioko per il “New Scientist”. Siamo già al doppio di Chernoyl, e la situazione sta peggiorando.

Nonostante ciò, è in atto una colossale opera di insabbiamento della verità. Secondo l’Unione degli Scienziati Coinvolti (Union of Concerned Scientists), il governo di Tokyo sta «sprecando l’opportunità di avviare una evacuazione ordinata da aree più grandi attorno a tutto il sito, in particolare per le categorie maggiormente vulnerabili, come bambini e donne incinte. In pratica si tratta di non perdere tempo prezioso e intraprendere subito un’evacuazione su scala più ampia». I lavoratori giapponesi stanno Fukushima 2mettendo le loro vite in gioco per riprendere il controllo dell’impianto danneggiato, ma con scarso successo. La probabilità di un altro incendio, un’altra esplosione mostruosa o una fusione del nocciolo aumenta di giorno in giorno.

Il danneggiamento di Fukushima, dice Whitney, sta progredendo esponendo decine di migliaia di persone al rischio di cancro della tiroide, di leucemia infantile e di altre malattie mortali. «Sabato, il primo ministro giapponese, Naoto Kan, ha detto che la situazione nello stabilimento nucleare di Fukushima era “grave”. Questo potrebbe essere l’eufemismo del secolo». I governi, non solo quello giapponese, cercano di proteggere la lobby nucleare: quella che finanzia le campagne elettorali, compresa quella di Obama. E intanto la situazione precipita, come conferma il disastro di Fukushima: «Il governo giapponese ha minimizzato la crisi per far sembrare che le cose siano sotto controllo, ma è tutta una farsa», scrive Whitney. «Non controllano nulla. La missione di soccorso è stata un flop fin dall’inizio e ora le cose sono a un punto critico. L’intervento d’emergenza è stato superato dagli eventi e adesso si tratta di “aspettare e vedere”. Ci stiamo avvicinando all’ora zero».

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fonte http://www.ecplanet.com/node/2403



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Il nucleare (e non solo) come arma di sterminio

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MessaggioInviato: 07/04/2011, 21:27 
Cioè... siamo a rischio estinzione non per una guerra atomica, ma per l'esplosione di centrali nucleari? [8)]

Negli ultimi due anni, ci sono stati danni gravissimi all'ecosistema di questo pianeta... e solo per nostra incuria.
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MessaggioInviato: 08/04/2011, 10:11 
«Il nucleare? Non conviene»
http://www.step1.it/index.php?id=6956-i ... n-conviene

di Perla Maria Gubernale | 07/04/2011 |

Dopo l'emergenza di Fukushima, in tutto il mondo si è riaperto il dibattito sull’atomo. Quali sono i rischi reali per la popolazione? I costi superano davvero i benefici rispetto, per esempio, agli investimenti sulle fonti alternative? Step1 ne ha parlato con Guido Raia, ingegnere che ha lavorato alla progettazione di centrali e reattori. E che ci spiega perché è contrario al ritorno delle centrali


Ancora una forte scossa di terremoto in Giappone e gli occhi del mondo tornano a guardare alla centrale nucleare di Fukushima, dopo il disastro causato dallo tsunami poco meno di un mese fa. Intanto si è riaperto il dibattito sui rischi del nucleare e le possibili contaminazioni, in un momento in cui l'Europa intera era pronta ad investire sulla costruzione delle centrali. In attesa del referendum del 12 e 13 giugno prossimi, il Governo italiano slitta di un anno tutte le decisioni, prendendosi una “pausa di riflessione”.

Per fare il punto, Step1 ha intervistato Guido Raia, ingegnere nucleare che ha lavorato dieci anni per l'Ansaldo, azienda che negli anni '70 e '80 si occupava della progettazione dei reattori: “Il nucleare in Italia, al di là della sicurezza, non conviene perché dovremmo intraprendere un iter lungo e costosissimo”.

Ingegnere Raia, dopo l'incidente nucleare, a Fukushima la situazione peggiora giorno per giorno: le radiazioni in aria e in mare sono altissime e il rischio di fusione del nucleo non è ancora scongiurato. Quanto sono vere le rassicurazioni che arrivano dal Governo giapponese?
A Tokio stanno facendo finta di nulla perché avrebbero dovuto evacuare milioni di persone. Se succede qualcosa di grave, non si dice mai che cosa sta succedendo davvero perché le conseguenze sarebbero ancora più disatrose.

E adesso, in tutto il mondo, è allarme radiazioni e infuoca la polemica su “Nucleare sì, nucleare no”. Al di là della tragedia, quanto il nucleare può essere considerato sicuro?
Per quanto si dica che adesso il nucleare sia sicuro, esiste sempre un rischio residuo, cosa che negli impianti non nucleari non solo non avviene, ma non comporta conseguenze così disastrose.

Cosa si intende per rischio residuo?
Calcolare il rischio residuo significa rendere incredibile un evento, attraverso oppurtuni calcoli. Se la probabilità che avvenga un incidente è al di sotto di una parte su 10 milioni, un incidente è considerato incredibile e quindi non se ne tiene conto. Mettere in sicurezza una centrale vuol dire rendere incredibile il maggior numero di incidenti possibili con conseguenze disastrose che vanno verso l'esterno, compreso il rischio di esplosione nucleare e la perdita del raffreddamento, com'è accaduto adesso in Giappone.

Ma basta affidarsi solo ai dati e alle statistiche quando si tratta di prevenire dei disastri enormi come quello di Fukushima?
Agli incidenti sono assegnati specifici codici di calcolo, ma, a mio parere, lasciano il tempo che trovano. Servono solo a stabilire se una soluzione è più sicura dell'altra, ma quanto sia veramente sicura una soluzione non si sa in assoluto. I numeri sono numeri, statistiche, ma gli impianti sono così complessi che non si può tenere conto di qualsiasi cosa succeda.

Quindi le centrali nucleari, per quanto possano essere moderne e tecnologicamente avanzate non potranno mai essere sicure al 100%. Basta questo per essere contrari? Alla fine, nessun tipo di centrale per la produzione di energia è totalmente sicura o fuori dal rischio di incidenti.
Se si è contrari all'idea del nucleare, non ci si può basare sulla sicurezza, perché chiunque può dire che adesso le centrali sono sicure. Altra cosa è il discorso di costi, dove, anche in base alle stime ufficiali, si evince che non è assolutamente conveniente. È chiaro che sulla gente fa più presa la sicurezza, però, finita l'emergenza, bisognerà sensibilizzare anche sugli altri problemi.

Lei è un ingegnere nucleare contrario alle centrali, nonostante il suo lavoro sia stato progettarle. Ci spiegherebbe il perché della sua posizione, anche sul piano della sicurezza?
Sono contrario proprio perché ho fatto l'ingegnere nucleare. Ammesso che io faccia i miei conti come si deve, io mi occupo di una sola parte del reattore. L'attuale formazione conta di creare specialisti, ma gli specialisti non sanno tutto: è difficile in una struttura complessa creare l'interfaccia, mettere assieme le varie cose e fare sì che funzionino. È proprio l'interfaccia, spesso ad essere fonte di problemi grossi.

Potrebbe spiegarci meglio?
Nel caso del reattore giapponese, è andato tutto bene finchè ha funzionato tutto. A causa del fortissimo terremoto, si è spento il generatore elettrico che, però, non viene gestito come una componente fondamentale per la sicurezza dell'impianto, ma solo come un generatore. Non si poteva pensare ad un evento del genere, ma è proprio questo il problema. Non possiamo mai essere sicuri al 100% dell'incredibilità di un evento.

Nonostante il Giappone sia una regione ad alto rischio sismico, la centrale di Fukushima non ha resistito come avrebbe dovuto ad un terremoto. Come mai? Non sono stati fatti i dovuti calcoli al momento della progettazione?
Tutte le centrali vengono costruite con criteri antisismici, anche in Italia, in base al sisma di riferimento, il più forte che storicamente c'è stato in quella zona. Forse non c'era mai stato un terremoto così forte, ma bisognava tenerne conto.

Le centrali di ultima generazione che livelli di messa in sicurezza hanno raggiunto?
Quelle che si costruiranno adesso prevedono l'impatto di un grosso aereo sopra il reattore. Questo implica una struttura a bunker, con una copertura in cemento armato enorme, ma con costi sempre più alti. Ma questo tipo di precuzione non esclude del tutto altri tipi di incidenti imprevisti.

Il materiale radioattivo fuoriuscito dalla centrale ha dato origine da una enorme nube tossica che ha contaminato il territorio giapponese e che, nei giorni scorsi, ha raggiunto anche l'Europa e l'Italia. C'è rischio di contaminazione anche dalle nostri parti?
No, siamo troppo lontani. Ma c'è da dire che le contaminazioni nucleari hanno delle conseguenze di mortalità lineari: immaginiamo che la dose mortale sia un quantitativo x di radiazioni su una persona. La stessa dose, mille volte più bassa, però su mille persone, produce sempre un morto. Se io dilusco le radiazioni, è vero che la dose è molto bassa e che forse non succederà niente, però, mediamente, ci sarà sempre lo stesso numero di vittime dovute a quella dose. È statistico.

Dopo il disastro giapponese, l'Europa ha tirato un brusco freno a mano sull'energia nucleare. Anche in Italia, dove fino ad un mese fa si era pronti a costruire le centrali e ad investire sul nucleare, il Governo si è preso una “pausa di riflessione” di un anno. Era necessaria una tragedia per rendersi conto dei rischi?
Io non la vedrei così positivamente. Il Governo italiano sul nucleare sta facendo una moratoria in attesa che si calmino le acque. Io fino ad ora non ho visto dei passi avanti. Si deve ancora avviare un inter lunghissimo, ricostituire un'industria italiana capace di seguire il nucleare perché quella che c'era, dove io lavoravo (Ansaldo nucleare, n.d.r.), è stata distrutta. Bisogna formare il personale, ripristinare le competenze, fare i diversi progetti perché ogni centrale va costruita ad hoc per il territorio in cui verrà a trovarsi. Alcune parti vanno progettate appositamente, con diversi requisiti antisismici, e così via. Questo porta via un certo numero di anni. Senza contare quelli che passeranno per la realizzazione.

Quanto tempo ci vorrà?
Solo la realizzazione dell'immenso bunker antiaereo in cemento richiede 4-5 anni: costruendone due contemporaneamente, dovranno essere messi a lavoro tutti i cementifici italiani. La capacità di costruzione italiana è questa, che comunque dovrebbe essere alternativa ai lavori per il ponte sullo Stretto: il cemento o lo si utilizza per una cosa o per un'altra. Ammesso quindi che ci sia già un progetto pronto e un'industria capace di seguire il nucleare, in Italia, per avere le prime centrali dovremmo aspettare tra i dieci e i quindici anni.

Caorso, Montalto di Castro, Trino, Garigliano: tutte centrali nucleari italiane attive tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80. Poi, nell'86, il referendum prima e Cernobyl dopo, hanno decretato un lungo stop sulla questione, durato fino a pochi anni fa. In che condizioni si trovano adesso queste centrali?
In Italia le centrali vecchie sono state tutte chiuse, nessuna è in attività ma costano ugualmente perché non è stato risolto il problema dello smaltimento: i bidoni con le scorie radioattive sono ancora nei piazzali delle vecchie centrali, e bisogna tenerli continuamente sotto controllo finché non si troverà una soluzione. Il punto è trovare un luogo dove poter depositare queste scorie per millenni.

Si è pensato alle possibili soluzioni per smaltire queste scorie?
Chiuderle, ad esempio, all'interno di miniere di sale, perché geologicamente sono prive di acqua. Il progetto è stato portato avanti solo negli USA ma non è mai andato in porto a causa dei costi troppo elevati: le miniere si dovrebbero provvedere di sistemi di ventilazioni molto complessi ed efficenti per centinaia di anni e non è così semplice realizzarli.

Umberto Veronesi, presidente dell'Agenzia per la Sicurezza Nucleare del Governo, ha dichiarato che «l'Italia, senza il Nucleare, è destinata a morire. Il petrolio sarà esaurito in mezzo secolo e altre fonti non saranno sufficienti a garantire la produzione dell'energia di cui abbiamo bisogno». Le scorte di uranio, invece, garantiranno il fabbisogno energetico più a lungo?
Non è che ci sia poi tutto questo uranio nel mondo. Per questo, in Francia si era progettato il Superphénix, un reattore veloce che permetteva di introdurre come combustibili uranio naturale più plutonio, e che lo avrebbe anche prodotto. Una centrale nucleare standard lavora con uranio naturale arricchito: si fa una separazione particolamente laboriosa prelevando uranio 235, fissile, e si miscela a quello naturale per arricchirlo. Quindi, di tutto l'uranio che esiste, per le centrali nucleari ne viene usato solo una parte. Grazie ai reattori veloci a plutonio, invece, avremmo una scorta di combustibile molto più grande. Ma il progetto è stato abbandonato perché troppo costoso.

Per quanto tempo basterebbero le attuali scorte di combustibili per le centrali nucleari?
Il Superphénix sarebbe potuto durare 400 anni, mentre con i normali reattori potremmo prudurre energia nucleare per meno di un secolo, tra i 50 e i 60 anni.

Viste le scarse risorse di combustibile, quanto è vero che produrre energia nelle centrali nucleari costerebbe meno rispetto alle altre fonti, anche rinnovabili?
Questo basso costo del nucleare non è che sia poi così vero. È vero che adesso potrebbe avere dei costi contenuti perché le centrali sono poche, ma se per la produzione di energia si optasse per una scelta totalmente nucleare in tutto il mondo, l'uranio comincerebbe a scarseggiare. L'uranio si trova dappertutto, specialmente in zone vulcaniche come la nostra, però si tratta di parti per milioni, ovvero si dovrebbero macinare migliaia di tonnellate di roccia per trovarne una discreta quantità. C'è, è vero, ma i costi per estrarlo sarebbero altissimi.

A proposito di costi, dati alla mano, quanto costerebbe al nostro Paese la costruzione delle centrali?
Da fonte Enea (Agenzia nazionale nuove tecnologie, n.d.r.) sappiamo che una centrale nucleare di terza generazione costerebbe circa 4miliardi e mezzo di euro, senza contare i costi per la chiusura delle vecchie, ad oggi intorno agli 11 miliardi. Facendo i calcoli, una centrale nucleare costerebbe in tutto tra i 7 e gli 8 miliardi. Invece, mille megavatt di un impianto fotovoltaico casalingo, con i pannelli sul tetto, quindi non ottimizzato dal punto di vista dei costi perché le centrali, in proporzione, costerebbero molto di meno, siamo intorno ai 7 miliardi, quindi tanto quanto. Il fotovoltaico costerà sempre meno, mentre il nucleare sempre di più. Non solo: con il solare possiamo partire subito, ed avere, da qui a dieci anni, l'equivalente in energia che produrrebbero le 4 centrali nucleari che si vogliono costruire. Mentre, le centrali, da qui a dieci anni non ci saranno, anche a volerle fare subito.

Ma allora, se in Italia le Regioni si oppongono, in Europa si chiudono le centrali e i costi per realizzarlo sono enormi, perché il Governo insiste sul nucleare quando, invece, si potrebbero finanziare le energie alternative? Quali interessi si nascondono dietro?
Il nucleare andrà in mano a grosse industrie per grossi appalti. È tutta una questione politica, perché le grandi aziende possono dettare legge ai governi. Ma bisogna capire anche chi ci tiene veramente a tutto questo. Un'industria nucleare non c'è più, l'Enel non ne vuole sapere, ma è chiaro che nel momento in cui si partirebbe col nucleare, chi se ne occuperà si vedrà arrivare in tasca moltissimi soldi. Le fonti alternative, invece, sono un filone che sfugge. È un nonsense perché, a parità di costo, l'occupazione sarebbe enormemente maggiore sulle fonti alternative, proprio perché molto più diffuse sul territorio e richiedono quindi molta più manodopera e lavoro, però, di piccole industrie, che non hanno peso politico. Interessa anche ai numerosi esperti e commissioni sul nucleare che si andranno a formare e per cui i finanziamenti si perderanno in mille rivoli.

In Italia basterebbero le fonti alternative per il fabbisogno energetico?
Per il nucleare che si può fare in Italia, quindi due centrali da qui a quindici anni, sì.

È giusto definire il nucleare “energia pulita”?
Rispetto alle rinnovabili, no. Il carbone o il petrolio inquinano, mentre la centrale nucleare, se non ci fosse il problema di rischio per la popolazione, sarebbe più pulita. Per esserlo, però, bisognerebbe trovare dei luoghi desertici dove costruirle, in modo che, per gli eventuali incidenti, nel raggio di centinaia di chilometri non ci siano pericoli per la popolazione. Senza contare la produzione delle scorie radioattive.

Il Governo è già al lavoro per stilare una mappe definitiva delle regioni dove sorgeranno le centrali. Quali sono i siti meno pericolosi in Italia?
La Sardegna, perché è la meno sismica o zone poco popolose, come la Pianura Padana. La più pericolosa è la Sicilia, perché siamo proprio sopra ad una faglia. Ma quando si parla di “No al nucleare” non è vincente parlare di rischio, perché si può sempre progettare in sicurezza per un determinato sito.

Tutte le regioni rifiutano la costruzione delle centrali perché garantiscono di essere autosufficienti a livello di produzione energetica. La Sicilia, ad esempio, è davvero autosufficiente?
Sì, come tutte le regioni che hanno sul loro territorio impianti petroliferi. E poi, non abbiamo una così alta concentrazione di industrie che comportano alti consumi di energia. Al limite, ci vuole poco ad essere autosufficienti, comprando energia dalla Francia.

In che senso?
Una delle caratteristiche di una centrale è che, per rendere economici i costi di gestione, deve sempre stare accesa. La Francia produce energia nucleare e, in questo modo, tanta più energia elettrica di quella che serve alla popolazione e ha cominciato a venderla agli altri Paesi, ma sottocosto, altrimenti dovrebbe spegnere gli impianti. L'Italia compra questa energia. Se è conveniente, ben venga che si compri, piuttosto che spendere molto di più per la costruzione delle centrali.



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MessaggioInviato: 08/04/2011, 10:26 
A livello di memoria, dato che piove sempre sul bagnato.

Giappone: perdite acqua centrale Onagawa
Dopo sisma di ieri che ha provocato 3 morti e piu' di 100 feriti
08 aprile, 08:55

(ANSA) - TOKYO, 8 APR - Perdite d'acqua sono state rilevate dalla centrale di nucleare di Onagawa, prefettura di Miyagi, dopo il forte terremoto di ieri (magnitudo di 7.4) che ha registrato finora 3 morti e centinaia di feriti. Tohoku Electric, gestore dell'impianto gia' disattivato dopo il sisma/tsunami dell'11 marzo, ha reso noto che le perdite sarebbero 8-9 legate alle vasche di raffreddamento del combustibile spento dei reattori 1 e 2. Tohoku ha precisato che non c'e' stato cambiamento dei livelli di radiazioni.


http://ansa.it/web/notizie/rubriche/top ... 65878.html



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