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MessaggioInviato: 08/04/2011, 17:43 
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steve1965 ha scritto:

Castellani e Chiamparino , ultimi due "sindaci " , siete riusciti a far scappare dall'area torinese tutte le più grandi aziende che avevano le loro sedi centrali nella nostra città e tra poco anche la Fiat ci saluterà , vedrete !


Ci puoi giurare..... [;)]


Cita:
Ma come al solito domani la colpa , dopo panegirici di parole , cadrà sul solito Berlusca , anche se qui a Torino non c'è MAI stato un sindaco di destra , e gli stolti applaudiranno al solito inno " se non ora quando ? "


Guarda.... se non c'è riuscito il Presidente a rimettere in piedi
il settore industriale, che è il suo pane, non ci riuscirà proprio nessuno [:246]

Almeno..... nessuno dell'attuale classe dirigente.

Speriamo nella prossima.... se non verremo
declassati a paese del terzo mondo nel frattempo.



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MessaggioInviato: 09/04/2011, 11:39 
VV L'ITALIA (Quale?)




La Rai e l'Unità d'Italia Tra Baudo e Vespa rabbia, sputi e ascolti flop

(di Maurizio Caverzan)

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I due superconduttori nervosi per la fine anticipata dello show dedicato alla storia d'Italia. Vespa infuriato perché in un filmato celebrativo il giornalismo Rai è stato personificato da Santoro

L’Unità d’Italia divide i big della Rai in diretta tv. Accuse, ripicche, malumori, una tensione che tracimava dal video in un programma che avrebbe dovuto essere festoso. Ci potrebbe essere qualcosa di emblematico nelle scintille che l’altra sera, alla puntata anticipatamente finale di «Centocinquanta» visti i modesti ascolti, hanno animato il dietro e il davanti le quinte di Raiuno, tra Baudo e Vespa. Superpippo e Superbruno, due campioni della tv nazional-popolare - «Centocinquanta» non poteva esserlo di più - hanno perso la gara dell’audience. E, di conseguenza, pure le staffe. Sul finire della serata, mentre la banda dei Carabinieri eseguiva Rossini, Vespa si agitava in disparte, seminascosto ai più. Non all’occhio impietoso di «Striscia la notizia» che, come da copione, ci ha maramaldeggiato sopra. Motivo dell’irritazione del conduttore di «Porta a Porta», l’inserimento di Michele Santoro tra i volti storici della Rai, tra Frizzi, Conti, Giletti, Mara Venier.

Non sapendone nulla, Vespa è andato su tutte le furie: vibrate proteste in onda con i collaboratori, abbandono anticipato dello studio, tensione durante il brindisi di commiato. Un comportamento che la Rai potrebbe anche sanzionare. «Nessun abbandono del programma, solo un tardivo ritorno alle regole», ha precisato ieri Vespa in una nota. Prima di spiegare le ragioni della sua sfuriata: «Quando ho visto che la storia del giornalismo Rai era incarnata dal solo Michele Santoro l’ho considerato un gravissimo errore prima che una stupida provocazione, non nei miei confronti, visto che ero in studio, quanto degli assenti e della stessa Rai. Non ho mai lesinato a Santoro complimenti professionali pur dissentendo radicalmente da tante sue scelte, ma la storia del giornalismo in Rai è fatta anche - per fare solo qualche esempio - da Sergio Zavoli, Piero Angela, Tito Stagno, Paolo Frajese. Se Santoro fosse stato inserito in quel gruppo, non avrei avuto nulla da obiettare».

Basterà a far rientrare i propositi di sanzione? Forse occorrerà far passare qualche giorno per metabolizzare la caduta d’immagine del servizio pubblico e il flop degli ascolti. Anche perché pure per Baudo si sussurrano provvedimenti dopo che, a ridosso della puntata precedente, aveva replicato con uno sputo (mancando il bersaglio) a Claudio Donat Cattin, capostruttura Rai e autore storico di Vespa, che lo aveva accusato senza giri di parole di «comportamento mafioso».

Si sa, squadra che perde fa saltare i nervi. Soprattutto se non abituata, come nel caso dei due Super. Dopo la prima puntata, andata in onda proprio la sera del 150° dell'Unità, «Centocinquanta» era sceso fino al 14 per cento di share, (poco più del 12 l’altra sera) risultando sempre battuto dalla concorrenza. Al punto che qualcuno si sbizzarriva sulla vittoria delle «Iene» di Italia Uno contro i dinosauri di Raiuno. In Viale Mazzini si era tentato di correre ai ripari, cercando di mixare meglio gli ingredienti. Parlare di storia in prima serata su Raiuno non è facile, soprattutto se si vogliono ascolti da rete ammiraglia. Così la celebrazione della storia e dell'identità nazionale era stata infarcita di sofieloren, massimighini, belenrodriguez, massimiranieri e ballerine assortite, spingendo a notte fonda i talk show con giornalisti e storici, peraltro spesso qualificati. Risultato: Vespa imputava a Baudo l’eccesso di intrattenimento, Baudo accusava Vespa di overdose di interventi da convegno.
Probabilmente, se l’Auditel avesse dato esiti diversi, i due big della tv nazional-popolare sarebbero andati d’accordo per tutte le puntate. Invece, l’errore più grossolano è stato fatto al momento della programmazione. Se proprio si voleva serializzare la celebrazione, bisognava farlo prima, avvicinandosi alla data dell’anniversario. Non dopo. Invece, passata, la festa, scappato il pubblico. E così…
Ora, se due professionisti navigati come Superpippo e Superbruno si mandano a quel Paese come un La Russa e un Fini qualsiasi, significa proprio che la Rai è allo sbando, priva di una guida autorevole. E stavolta, non riuscendo a essere né nazionale né popolare, ha perso proprio sul suo terreno.

http://www.ilgiornale.it/interni/lunita ... comments=1



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MessaggioInviato: 09/04/2011, 11:47 
BENE! ORA LA MAGISTRATURA ENTRA ANCHE ALL'OSPEDALE!

(Tra poco ci dirà anche cosa dobbiamo ...mangiare!) [:(!]





Medicina, la Cassazione: stop interventi chirurgici nei casi senza speranza

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Una signora pur di ottenere un breve prolungamento della vita aveva dato il proprio consenso informato ai medici per tentare un intervento chirurgico disperato. La Cassazione ha detto stop.

http://www.ilgiornale.it/?SS_ID=-1



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MessaggioInviato: 09/04/2011, 20:00 
Fisco: Lombardia al top per evasione scovata
Poi Lazio-Campania. Nel 2010 a Trento aumento record (+71,6%)

09 aprile, 12:25

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http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 57394.html

di Manuela Tulli

ROMA - Gli accertamenti fiscali diminuiscono ma diventano piu' fruttuosi. Nel 2010 l'Agenzia delle Entrate ha effettuato seimila controlli in meno rispetto all'anno precedente ma ha aumentato il 'bottino', almeno in termini di evasione scovata anche se resta un certo scarto tra quanto accertato e quanto poi viene effettivamente riscosso.

La maggiore imposta accertata si attesta a 27,8 miliardi di euro, il 5,7% in piu' rispetto al 2009. In alcune aree del Paese i controlli sono stati particolarmente incisivi: a Trento la maggiore imposta accertata e' aumentata, dal 2009 al 2010, del 71,6%, a fronte di un numero di controlli che e' rimasto costante: 7.251, solo 2 in piu' rispetto all'anno precedente.

Anche in Lombardia la caccia agli evasori ha fatto registrare un aumento della presunta evasione: +48,6% rispetto all'anno precedente, per un ammontare di 8,2 miliardi di euro. In crescita invece la fedelta' fiscale in Emilia Romagna, dove i controlli del 2010 hanno fatto emergere un calo dell'evasione (sempre in termini di maggiore imposta accertata) del 54,9%. E' quanto risulta dai dati della lotta all'evasione nel 2010 dell'amministrazione fiscale, divisi regione per regione.

In termini assoluti e' ancora la Lombardia in cima alla classifica per accertamenti e imposta accertata. E' evidente pero' che sul dato incide il peso che la Regione ha nell'economia nel Paese.

Al secondo posto, per maggiore imposta accertata dall'amministrazione fiscale figura il Lazio (5,5 miliardi di euro, ammontare che pero' registra un calo del 4,8% rispetto all'evasione scovata nel 2009). In questo caso va sottolineato il fatto che in questa regione si sono registrate importanti operazioni (come Telecom Sparkle) che hanno fruttato importanti introiti per l'erario.

Terzo posto per la Campania con poco piu' di 2 miliardi di euro, pari a quelli dell'anno precedente. Per quanto riguarda le tipologie di contribuenti, 5,4 miliardi dell'evasione scoperta nel 2010 arriva dai 2.609 ''grandi'' contribuenti oggetto di controlli, le societa' con un giro d'affari superiore ai 150 milioni di euro.

Considerato il tessuto economico dell'Italia, il lavoro del fisco tra i ''paperoni'' e' stato pressoche' tutto concentrato al Centro-Nord. La meta' dei controlli sono stati fatti tra Lombardia e Lazio. Al Sud i controlli sui 'big' sono stati una manciata: 46 in Campania (16,9 milioni l'evasione rintracciata), 33 in Puglia (con 88,9 milioni di maggiore imposta accertata), 20 in Sicilia (3 milioni), 6 in Calabria (2 mln).



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MessaggioInviato: 09/04/2011, 20:02 
Bene! Se ne salvasse ... uno! [8)]



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MessaggioInviato: 09/04/2011, 20:07 
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Ufologo 555 ha scritto:

Bene! Se ne salvasse ... uno! [8)]


Sono dati davvero spaventosi.... [xx(]



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MessaggioInviato: 10/04/2011, 13:02 
Arieccolo un o di quelli .."buoni"!

La doppia vita di Scalfaro
Mai in aula, solo in piazza

L'ex presidente ha zero presenze a Palazzo Madama. Però partecipa e manda messaggi ai comizi del centrosinistra.


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"IO non ci sto!" (e nemmeno NOI!)


Il 12 febbraio del 2009 Oscar Luigi Scalfaro, presidente emerito della Repubblica e senatore a vita, era in piazza Santi Apostoli a Roma a fianco del Pd in difesa della Costituzione. E contro Berlusconi. Il 13 marzo dell'anno successivo mandò invece un messaggio alla manifestazione del centrosinistra ancora a Roma ma in piazza santi Apostoli. Sempre contro Berlusconi. L'11 marzo di quest'anno era invece alla trasmissione Agorà su Raitre ad attaccare Berlusconi sulla politica delle riforme. E ieri ha inviato un messaggio ai giovani che hanno sfilato in varie città italiane per chiedere lavoro contro il precariato.

Insomma Oscar Luigi Scalfaro, nonostante i suoi quasi 93 anni – li compirà il 9 settembre – è ancora molto attivo in politica. Soprattutto contro il governo. Eppure tutta questa vitalità non si traduce in una altrettanto indefessa presenza sui banchi di palazzo Madama. Perché in aula l'ex presidente della Repubblica ha collezionato ben zero presenze in due anni e mezzo di legislatura, come risulta dal sito del Senato. Le presenze (107) che vengono segnate nella sua casella sono quelle in cui Scalfaro era in missione o in congedo. Cioè quelle in cui si è preoccupato di risultare assente giustificato. Un senatore dalla doppia vita, molto attento a «spendersi» per il centrosinistra ma scarsamente interessato ai suoi impegni istituzionali. Specialmente ora che il governo non ha più bisogno dei voti dei senatori a vita a palazzo Madama come invece accadeva con Prodi. Allora erano quasi sempre presenti, tutti schierati, per sostenere un esecutivo che traballava pericolosamente.

Perfino Rita Levi Montalcini, ormai centenaria, era costretta a sobbarcarsi faticosi spostamenti in aula. E aveva addirittura chiesto all'ufficio di presidenza di avere un bagno a disposizione al piano terra visto l'obbligo di restare ore e ore in aula. Oggi i senatori a vita a palazzo Madama appaiono pochissimo. Carlo Azeglio Ciampi non si è mai visto, così come l'imprenditore Sergio Pininfarina e la stessa Montalcini. Più assidui, invece, Emilio Colombo e Giulio Andreotti. Nonostante entrambi non abbiano ormai una salute di ferro. Il primo ha collezionato 332 presenze, il secondo qualcuna in meno, fermandosi a quota 302. Nessuno di loro però continua a fare attività politica come Luigi Scalfaro. Che per non sedersi neppure una volta a palazzo Madama ha comunque uno stipendio di oltre quindicimila euro. Al quale se ne aggiunge un altro di circa cinquemila euro per il suo passato di magistrato.


Paolo Zappitelli

10/04/2011

http://www.iltempo.it/politica/2011/04/ ... faro.shtml



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MessaggioInviato: 10/04/2011, 13:10 
La sinistra contro il Cav perché è troppo ricco

E il Pd vuole più soldi pubblici da dare ai partiti

(di Salvatore Tramontano )


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I politici sono stati i meno colpiti dalla crisi. Ma la loro ingordigia non ha limiti. Sposetti, ex tesoriere dei Ds, batte cassa: il premier è troppo ricco, per sconfiggerlo abbiamo bisogno di soldi. La proposta? Finanziare i partiti con altri fondi pubblici. Alla faccia dei tagli alle spese e delle difficoltà del Paese.


Sanità, ora Vendola presenta il conto ai cittadini

(di Bepi Castellaneta )


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La "rivoluzione" non c'è stata e i cambiamenti promessi non si vedono, mentre Nichi aumenta l'Irpef per risanare i bilanci. Neanche Terlizzi, città natale del governatore, scampa al dissesto: sono già stati chiusi molti reparti dell'ospedale.


Scalfari fa lo snob contro l’immunità parlamentare che lo salvò dalle manette

(di Stefano Zurlo)



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Il fondatore di Repubblica firmò con Lino Jannuzzi una inchiesta sul "piano Solo". Il generale Giovanni de Lorenzo querelò e i due furono condannati a 15 e 14 mesi di carcere: Scalfari diventò deputato, Jannuzzi senatore...


http://www.ilgiornale.it/



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MessaggioInviato: 10/04/2011, 13:14 
Ancora? No, basta così; è già arrivata fino al ... collo! [^]



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MessaggioInviato: 11/04/2011, 09:26 
L’imprenditore dei boss, massone e sottosegretario mancato


Il personaggio Amico di Gelli e dei servizi segreti, i magistrati lo considerano l’“inventore” delle ecomafie in Campania. Candidato alle politiche nel 1994, sfiorò l’elezione per un soffio

Al posto di Cosentino doveva esserci lui. Cipriano Chianese aveva tutte le carte in regola per fare il parlamentare: avvocato ricchissimo, imprenditore potente, massone e amico dei casalesi. Nel 1994 ci provò e sfiorò l’elezione alla Camera dei deputati, nella lista di Forza Italia, per una manciata di voti. Tutti fecero il possibile. Persino Silvio Berlusconi presenziò in videoconferenza al comizio conclusivo della sua campagna elettorale. Sarebbe bastato qualche voto in più e non avrebbe dovuto frequentare le aule del tribunale, ma quelle del Parlamento. L’immunità avrebbe bloccato ogni processo e zittito i maligni. E chissà, la poltrona di sottosegretario su cui poi si è seduto Cosentino, sarebbe potuta andare a Cipriano Chianese.
Soddisfazioni nella vita, però, non gliene sono mancate. L’ordinanza di custodia cautelare che nel 2010 lo costringe agli arresti domiciliari, lo descrive così: «È il protagonista assoluto della penetrazione camorristica nel settore dei rifiuti, è il vero e proprio inventore del sistema delle ecomafie nella sua declinazione campana». Chianese è il primo in Campania a comprendere che la monnezza può trasformarsi in oro. Per questo l’avvocato originario di Parete, piccolo paese in provincia di Caserta, confinante con Giugliano, non si dedicherà quasi per nulla all’attività forense, ma alla tessitura di una rete di rapporti di altissimo profilo. Le relazioni di Chianese con gli uomini di potere sono infatti la base del più grande e catastrofico traffico di rifiuti della storia di Italia, che ha traformato la Campania nella cloaca delle industrie del Nord Italia e del Nord Europa.
Tutto comincia alla metà degli anni ‘80, l’imprenditore di Parete costruisce a Giugliano gli invasi della sua società, la Setri, che poi si chiamerà in Resit. In queste discariche verranno seppelliti per quasi venti anni le scorie tossiche di migliaia di imprenditori settentrionali. Da solo non ce l’avrebbe mai fatta. Indispensabile l’aiuto di Licio Gelli, che entra nella prima epocale inchiesta sulle ecomafie denominata Adelphi. Decisivo il sostegno dei servizi segreti deviati: un uomo del Sisde lo incontra in più occasioni e a Chianese si rivolge per ottenere un trasferimento. Così come lo ha aiutato non poco avere importanti contatti nel mondo della politica e in Procura per insabbiare le prime inchieste. Nel business l’avvocato casertano fa entrare subito i Casalesi.
Come racconta il pentito Gaetano Vassallo, è lui a spiegare ai capoclan Francesco Bidognetti e Francesco Sandokan Schiavone che le discariche possono diventare il nuovo El Dorado delle mafie. È sotto la regia di Chianese che si costituiscono sul finire degli anni ‘80 una gran numero di ditte legate ai clan casertani e impegnate nello smaltimento illegale dei rifiuti tra Parete, Giugliano e Villaricca: Ecologia 89, l’Ecotrasp, la Cicagel, la Novambiente. E quando i guai giudiziari si fanno particolarmente seri, Chianese i soldi continua a farli grazie al Commissariato per l’emergenza rifiuti. Che spreme per bene dal 2002 al 2004, minacciando in continuazione di lasciare l’immondizia per strada. (Giorgio Mottola, Terra)
http://www.9online.it/blog_emergenzarif ... o-mancato/



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MessaggioInviato: 11/04/2011, 09:27 
La casta si raddoppia i finanziamenti


Prendi e raddoppia: il blitz dei partiti

di Eduardo Di Blasi
La proposta del Pd Sposetti prevede che anche le fondazioni possano beneficiare dei rimborsi. Una norma che raddoppia i costi della politica

“Non fate come hanno fatto gli altri giornali: spiegatela bene la mia proposta e non guardate solo ai soldi”, dice Ugo Sposetti, tesoriere dei Ds – tuttora esistenti – e architetto della fondazione che ha tenuto assieme memoria, immobili e simboli della sinistra comunista ed ex comunista italiana.

E certo non è facile immaginare la proposta di legge presentata dal deputato Pd per unificare l’intera legislazione “sulla disciplina e il finanziamento pubblico dei partiti”, senza pensare a quanto costerà ai cittadini. La norma da lui immaginata, infatti, finisce per raddoppiare i “costi della politica”, moltiplicando per due i contenitori che possono ricevere soldi pubblici: ai partiti, chiamati ad organizzare il consenso, si aggiungerebbero le fondazioni che andrebbero a curare “l’attività culturale e la formazione politica” del partito cui fanno riferimento.

I primi continuerebbero a ricevere il rimborso elettorale così come fanno oggi (la cifra complessiva è di 170 milioni di euro annui, tra rimborsi per politiche, regionali ed europee). Le seconde, tutte assieme, riceverebbero invece 185 milioni di euro l’anno.

Non è l’unica novità contenuta nella proposta Sposetti, ma certo è difficile immaginare questo raddoppio dei costi come “secondario” rispetto al resto del provvedimento. Alla domanda: “Non sono troppi soldi?”, Sposetti risponde: “No che non sono troppi. Perché altrimenti governeranno sempre i partiti dei ricchi, e i Berlusconi ve li tenete per i prossimi 20 anni”.

È un punto di vista. Come lo è il secondo affondo: “Chi fa demagogia per i soldi della politica si vada a vedere quanto spendono Francia e Germania”. È proprio dalla Germania infatti, che Sposetti ha ricavato l’idea del doppio contenitore. Lì i partiti del Bundestag, “oltre a ricevere un contributo diretto di 133 milioni di euro, possono beneficiare di uno stanziamento per le fondazioni pari a 334 milioni”, afferma il deputato anche nel documento di presentazione messo agli atti parlamentari. E il referendum del ‘93? Non doveva cancellare il finanziamento pubblico dei partiti? Sposetti ci gira intorno: “I finanziamenti i partiti li ricevono come rimborso per le campagne elettorali, e gli altri non arriverebbero ai partiti ma alle fondazioni che sono da queste distinte”. Un altro punto di vista.

La nuova norma, d’altronde, fissa alcuni punti fermi che si riallacciano al profilo pubblico dei partiti organizzati così come immaginato in sede di Assemblea costituente, definendone meglio la natura pubblica. Così, dal punto di vista giuridico i partiti passerebbero da associazioni di fatto ad associazioni vere e proprie, “iscritte in pubblici registri” e obbligate a rispettare alcune regole come la garanzia della democrazia interna, le primarie per la scelta delle cariche elettive (anche se possono essere limitate ai soli iscritti) e la trasparenza dei propri bilanci. L’iscrizione a un registro cancellerebbe anche, per questi soggetti, la sottoscrizione delle liste al momento delle elezioni. I partiti dovranno però dotarsi, per l’appunto, di fondazioni. Indicate come “entità separate” (chi detiene cariche direttive nelle fondazioni non può candidarsi o ricoprire incarichi di governo) non possono versare denari nelle casse dei partiti ma solo erogare servizi.

C’è di più. Il rimborso elettorale (un euro per ogni avente diritto al voto, moltiplicato per gli anni della legislatura e per ogni organo elettivo) ritornerebbe a essere concesso ad ogni partito che superi la soglia dell’1%. La norma dello sbarramento al 4% con la conseguente perdita del rimborso elettorale per Sposetti è iniqua: “Uno può decidere che per avere una rappresentanza in Parlamento deve raggiungere una certa soglia, ma perché non si deve concedere ai movimenti politici il rimborso per averci provato? Se all’epoca Pci, Dc e Psi avessero pensato a norme del genere la Lega non sarebbe mai sopravvissuta”.

La proposta Sposetti, presentata lo scorso ottobre, martedì sarà all’attenzione della commissione Affari costituzionali di Montecitorio. L’hanno firmata 56 deputati di tutti gli schieramenti: molti Pd, cinque Pdl, l’Udc Savino Pezzotta, il Responsabile D’Anna, anche l’Idv Di Stanislao e Luca Barbareschi, all’epoca in Fli. Nulla, per adesso, fa pensare che sarà ostacolata.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04 ... ti/103428/



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MessaggioInviato: 11/04/2011, 17:59 
.....alcuni giornali si scandalizzano x il fatto che x minzolini ferrara e sgarbi si spendono 25.000.000 euro in tre anni,ma non parlano dei 35 000.000 annui che vengono spesi x i conduttori sinistri



Roma - Se la Rai spende 25 milioni in un triennio, come urla il Fatto, per pagare Minzolini, Sgarbi e Ferrara, ne spende almeno 35 per gli anti-Cav del servizio pubblico, ma in un anno solo. Le cifre sono riservate e contengono qualche sorpresa, come la «clausola paracadute» fatta inserire da Giovanni Floris come collaboratore esterno (compenso: 550mila euro annui, cioè come Minzolini, che però dirige un Tg) della Rai per il suo Ballarò. Se per qualche motivo l’azienda dovesse chiudere il programma (ipotesi piuttosto remota in realtà), per contratto Floris dovrà essere ri-assunto dalla Rai come caporedattore. Un paracadute invidiabile. Ma veniamo ai costi, «sopra e sotto la linea» come si dice in gergo, cioè complessivi, tra compensi e produzione. Il talk show di Raitre costa a Viale Mazzini, per un anno televisivo, 4.100.000 euro, poco meno di 100mila euro a puntata. Ma non è certamente il programma più costoso tra quelli sgraditi al centrodestra.
In cima, molte spanne davanti agli altri, c’è Fabio Fazio, l’affabulatore dal cuore tenero di Che tempo che fa. Il programma (65 puntate nell’ultimo anno) costa un bel po’, 10,4 milioni di euro, di cui 2 servono per il compenso di Fazio. Siamo sulle 160mila euro a puntata per il programma confezionato dalla berlusconiana Endemol, eppure sgradito ai berlusconiani. Nello stesso bouquet va aggiunto lo speciale Vieni via con me, grande successo di ascolto per altri 2,8 milioni di euro, tra produzione, Fazio e Saviano. Il contratto di Fazio è in scadenza e non è detto sia rinnovato dalla Rai di Mauro Masi, impegnato in una ridefinizione generale dei palinsesti (con nuovi equilibri tra informazione e spettacolo tra le tre reti). L’agente di Fazio, il potente Beppe Caschetto, nel frattempo è in contatto con La7, anche se Endemol è scettica sul passaggio dalla terza alla settima rete.
Se Che tempo che fa costa ma fa felice la Sipra, concessionaria della pubblicità Rai, la stessa cosa non si può dire di Parla con me, di Serena Dandini, altro contratto (ma con la Fandango, produttrice del talk) in scadenza e parecchio in bilico. Le cifre che trapelano da Viale Mazzini: si parla di 115 puntate all’anno, costo unitario 67mila euro, totale 7,8 milioni. La conduttrice ha un ottimo compenso, circa 700mila euro, un ottimo rapporto con il direttore di RaiTre Ruffini (la Dandini è una pura espressione della Rai veltroniana), ma meno con la direzione generale. Buone performance fa un altro programma detestato dal centrodestra, Annozero di Santoro, impossibile da eliminare dal palinsesto perché così ha ordinato il Tribunale del lavoro (ma si attende l’esito del ricorso in Cassazione). Di Annozero si producono 33 puntate in un anno televisivo, e ognuna costa circa 210mila euro. Dentro c’è il compenso di 700mila euro di Santoro, per un totale di 7 milioni di euro annuali. Lo share va bene e spesso benissimo, ma non è un mistero che i vertici Rai rinuncerebbero volentieri alle percentuali di Santoro per avere un talk più equilibrato il giovedì su RaiDue. In difficoltà sul rinnovo è invece Milena Gabanelli, autrice e conduttrice di Report, premiato programma di inchieste che però, per Viale Mazzini, comporta una voce di bilancio a parte, quella delle querele (ma anche Santoro non scherza, per un Annozero la Fiat ha chiesto un risarcimento danni da brivido: 20 milioni di euro). E non è l’unica richiesta di danni causata dalle (belle) inchieste della Gabanelli. Invece di per sé Report è piuttosto economico. Venti puntate all’anno costano 2.200.000 euro, con un misero compenso (paragonato alle medie degli altri) di 150mila euro per la Gabanelli. Non costa moltissimo nemmeno In mezz’ora di Lucia Annunziata (un format però molto semplice), a cui vanno circa 8mila euro lordi ogni 30 minuti domenicali. È stata lei a raccontare che «In Mezz’ora costa, in tutto, 26mila euro lordi a puntata». Per circa 30 puntate all’anno fanno 780mila euro totali. Quanto ai programmi «berluscones», va detto che di Radio Londra i vertici Rai sono piuttosto soddisfatti. Era previsto un 20% di share, mentre Ferrara viaggia sul 18%, poco meno. E con «solo» 32mila euro a puntata (costi pieni, dalle telecamere al conduttore) la Rai chiude un programma di prime time. «Un affare» dice un top manager Rai


http://www.ilgiornale.it/interni/la_rai ... comments=1


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MessaggioInviato: 11/04/2011, 18:06 
Propaganda senza limiti: e Il Fatto dà lezioni anche nelle scuole...

(di Francesco Maria Del Vigo)


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L'ultima iniziativa del quotidiano di Padellaro: mandare Travaglio e Gomez nelle scuole per parlare con gli studenti. I temi? Da Emergency alla trattativa Stato-mafia. Ma si sa già dove andranno a parare...

Un incubo. Provate a immaginare: tornate a scuola, la mattina arrivate in classe, spalancate la porta e davanti a voi seduto in cattedra c'è Marco Travaglio. L'indice scorre già sul registro per trovare lo studente che verrà interrogato sull'opera omnia delle procure contro Berlusconi.Un incubo? Siamo proprio sicuri? Non è detto. L'ultima iniziativa della banda del Fatto quotidiano è inquietante: “Perché non portiamo “i fatti” nelle scuole? Dopo un lungo periodo di organizzazione, l’idea di diffondere notizie e documentari negli istituti d’Italia è finalmente realtà”. Facciamola breve: Travaglio, Padellaro, Gomez e Telese vogliono infilarsi nella scuola pubblica per diffondere le loro idee. Su invito degli istituti, ovviamente. Ma non dubitiamo che molti docenti prendano la palla al balzo per trasformare l'aula scolastica in un tribunale pronto a condannare la maggioranza. Tutto questo nella scuola pubblica, quella per studenti di destra, di sinistra e anche totalmente disinteressati alla politica. Ma la scuola pubblica, quella che dovrebbe essere di tutti gli studenti (berlusconiani, antiberlusconiani o disinteressati) può permettersi un’incursione di questo tipo?



Il progetto parte con un documentario su Emergency per poi passare a temi d'attualità: Libia e immigrazione. E poi un piatto forte del repertorio travagliesco: le trattative Stato-mafia, basta aver letto qualche riga degli editoriali del quotidiano di Padellaro per capire dove vogliono andare a parare. “Il Fatto Quotidiano è un giornale che non è legato ad alcun partito politico e non prende finanziamenti pubblici proprio per essere libero di informare e non avere alcun vincolo. La nostra non è un’iniziativa politica anche perché, come ha scritto il direttore nell’editoriale del primo numero del giornale, la nostra linea politica è la Costituzione, e il nostro unico obiettivo è quello di raccontare i fatti. Adesso il Fatto Quotidiano vuole portarli anche nelle scuole, con i propri documentari e filmati, per informare i giovani, per aiutarli a pensare e costruire un futuro migliore, grazie alle loro menti ancora libere da pregiudizi in un momento in cui la scuola è piegata dai tagli e dalla crisi”. Tutto dietro la foglia di fico della Costituzione: noi difendiamo la Carta e quindi possiamo anche sostituirci agli insegnanti e sciacquare le fresche coscienze dalla corruzione i costumi. Ma il Fatto è un quotidiano schierato ferocemente contro il Cavaliere, un foglio che fa politica tutti i giorni e attacca, con colpi sotto la cintura, tutto ciò che è in odore di berlusconismo. Niente a che vedere con la Costituzione e niente a che vedere con l’imparzialità che dovrebbe avere chi sale in cattedra.

Alla fine è tutta pubblicità: se lo studente non va in edicola a comprare il Fatto, il Fatto va direttamente a scuola per indottrinare lo studente. Il primo incontro c'è già stato, al Liceo Virgilio di Roma, e Padellaro e Telese si sono detti stupiti di non aver trovato solo teenager inebetiti dai reality show.

E poi cosa succederà? Temi sul tirannicidio e genuflessioni in direzione della procura di Milano? Gli assenti verranno interrogati in contumacia e chi bigia sarà blindato a San Vittore? Il gioco può continuare all'infinito: compiti in classe sorvegliati dai finanzieri, debiti formativi convertiti in debiti economici e agli studenti morosi pignorate le merendine. Il nostro è solo uno scherzo, ma il loro no. Ed è proprio questo il problema...

http://www.ilgiornale.it/interni/ma_si_ ... comments=1



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MessaggioInviato: 11/04/2011, 18:15 
.....ma questo censore e moralizzatore,questo personaggio che sembra immacolato......,ma forse dovrebbe spiegare come mai pure lui ha un po sentenze di condanne ,e pure lui ha usufruito delle prescrizione che tanto aborriva quando era riferita ad altri....ad onore del vero nel suo palmares ha anke un certo numero si assoluzioni....


Procedimenti estinti per remissione della querelaDal 2004 è stato oggetto di un procedimento penale per il reato di diffamazione aggravata dal mezzo della stampa, a seguito degli articoli M'illumino d'incenso e Zitti e Vespa, pubblicati sul quotidiano l'Unità nei giorni 12 marzo e 6 maggio di quello stesso anno. Il procedimento ai danni del giornalista si è concluso nel 2008 dopo che la persona offesa, il giornalista Antonio Socci, ha deciso di rimettere la querela[53] a seguito delle scuse pubbliche di Travaglio.[54]
[modifica] Procedimenti prescrittiIl 23 febbraio 2011 la condanna per diffamazione confermata in appello per il processo Previti cade in prescrizione poiché il giudice ha impiegato un anno per motivare la sentenza.[55]
[modifica] Sentenze di condannaNel 2000 è stato condannato in sede civile,[56][57] dopo essere stato citato in giudizio da Cesare Previti a causa di un articolo su L'Indipendente, al risarcimento del danno quantificato in 79 milioni di lire.[58][59]
Il 4 giugno 2004 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile a un totale di 85.000 euro (più 31.000 euro di spese processuali) per un errore di omonimia contenuto nel libro «La Repubblica delle banane» scritto assieme a Peter Gomez e pubblicato nel 2001. In esso, a pagina 537, si descriveva «Fallica Giuseppe detto Pippo, neo deputato Forza Italia in Sicilia», «Commerciante palermitano, braccio destro di Gianfranco Miccicché... condannato dal Tribunale di Milano a 15 mesi per false fatture di Publitalia. E subito promosso deputato nel collegio di Palermo Settecannoli». L'errore era poi stato trasposto anche su L'Espresso, il Venerdì di Repubblica e La Rinascita della Sinistra, per cui la condanna in solido, oltreché la Editori Riuniti, è stata estesa anche al gruppo Editoriale L’Espresso.[60]
Il 5 aprile 2005 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile, assieme all'allora direttore dell'Unità Furio Colombo, al pagamento di 12.000 euro più 4.000 di spese processuali a Fedele Confalonieri (Mediaset) dopo averne associato il nome ad alcune indagini per ricettazione e riciclaggio, reati per i quali, invece, non era risultato inquisito.[61]
Il 20 febbraio 2008 il Tribunale di Torino in sede civile lo ha condannato a risarcire Fedele Confalonieri e Mediaset con 26.000 euro, a causa dell'articolo "Piazzale Loreto? Magari"[62] pubblicato nella rubrica Uliwood Party su l'Unità il 16 luglio 2006.[63]
Nel giugno 2008 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile, assieme al direttore dell'Unità Antonio Padellaro e a Nuova Iniziativa Editoriale, al pagamento di 12.000 euro più 6.000 di spese processuali per aver descritto la giornalista del TG1 Susanna Petruni come personaggio servile verso il potere e parziale nei suoi resoconti politici: «La pubblicazione», si leggeva nella sentenza, «difetta del requisito della continenza espressiva e pertanto ha contenuto diffamatorio».[61]
Nel gennaio 2010 la Corte d'Appello penale di Roma lo ha condannato a 1000 euro di multa per il reato di diffamazione aggravato dall'uso del mezzo della stampa, ai danni di Cesare Previti[64]. Il reato, secondo il giudice monocratico, sarebbe stato commesso mediante l'articolo Patto scellerato tra mafia e Forza Italia pubblicato sull'Espresso il 3 ottobre 2002.[65] La sentenza d'appello riforma la condanna dell'ottobre 2008 in primo grado inflitta al giornalista ad 8 mesi di reclusione e 100 euro di multa.[66] In sede civile, a causa del predetto reato, Travaglio era stato condannato in primo grado, in solido con l'allora direttore della rivista Daniela Hamaui, al pagamento di 20.000 euro a titolo di risarcimento del danno in favore della vittima del reato, Cesare Previti.[67]
Il 28 aprile 2009 è stato condannato in primo grado dal Tribunale penale di Roma per il reato di diffamazione ai danni dell'allora direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce, perpetrato mediante un articolo pubblicato su L'Unità dell'11 maggio 2007.[68][69]
Il 21 ottobre 2009 è stato condannato in Cassazione (Terza sezione civile, sentenza 22190) al risarcimento di 5.000 euro nei confronti del giudice Filippo Verde che era stato definito «più volte inquisito e condannato» nel libro Il manuale del perfetto inquisito, affermazioni giudicate diffamatorie dalla Corte in quanto riferite «in maniera incompleta e sostanzialmente alterata» visto il «mancato riferimento alla sentenza di prescrizione o, comunque, la mancata puntualizzazione del carattere non definitivo della sentenza di condanna, suscitando nel lettore l'idea che la condanna fosse definitiva (se non addirittura l'idea di una pluralità di condanne)».[70]
Il 18 giugno 2010 è stato condannato[71] dal Tribunale di Torino - VII sezione civile - a risarcire 16.000 € al Presidente del Senato Renato Schifani (che aveva chiesto un risarcimento di 1.750.000 €) per diffamazione avendo evocato la metafora del lombrico e della muffa a Che tempo che fa il 15 maggio 2008. Il Tribunale ha invece ritenuto che le richieste di chiarimenti, da parte di Travaglio, circa i rapporti di Schifani con esponenti della mafia siciliana rientrino nel diritto di cronaca, nel diritto di critica e nel diritto di satira.[72]
L'11 ottobre 2010 Travaglio è stato condannato per diffamazione dal Tribunale di Marsala, per aver dato del figlioccio di un boss all'assessore regionale siciliano David Costa, arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e successivamente assolto in forma definitiva. Travaglio è stato condannato a pagare 15.000€[73].


http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Travaglio

[:257] [:259]


Ultima modifica di ubatuba il 11/04/2011, 18:18, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 11/04/2011, 19:52 
Cita:
ubatuba ha scritto:

.....alcuni giornali si scandalizzano x il fatto che x minzolini ferrara e sgarbi si spendono 25.000.000 euro in tre anni,ma non parlano dei 35 000.000 annui che vengono spesi x i conduttori sinistri


Ma ti rendi conto almeno, che i "sinistri" fanno guadagnare alla RAI 20 volte in più della loro retribuzione? Accendere ogni tanto il cervello.. [:p]
Ferrara e Minzolini (<-- soprattutto) hanno avuto la capacità di far perdere oltre il 50% dello share..


Ultima modifica di Lawliet il 11/04/2011, 19:55, modificato 1 volta in totale.


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