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MessaggioInviato: 12/04/2011, 12:13 
Inquinamento: 30 mila attacchi d'asma
tra gli adolescenti ogni anno


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InformaSalus.it

11/04/2011

http://www.informasalus.it/it/articoli/ ... scenti.php

Cresce l'inquinamento dell'aria – causato principalmente da veicoli, industrie, centrali elettriche, inceneritori e cementifici – e, in modo direttamente proporzionale, aumentano le malattie polmonari e non, come infarti e ictus. A lanciare l'allarme sono gli pneumologi ed esperti di tutela ambientale che si sono riuniti a Scanno (L'Aquila) per un Congresso sul tema.

“Studi internazionali – ha spiegato Mauro Mocci, dell'Associazione medici dell'ambiente - evidenziano che con l'alzarsi del livello di inquinamento crescono le malattie polmonari e non (infarti, ictus). Sono aumentati i casi di tumori al polmone correlati all'esposizione cronica di inquinanti atmosferici. Uno studio svolto nelle otto maggiori città italiane, ha evidenziato che l'inquinamento dell'aria è responsabile di 30.000 attacchi di asma l'anno nei ragazzi sotto i 15 anni. Esiste – aggiunge l'esperto - anche una correlazione inquinamento/ polmonite: il numero dei ricoveri di bambini affetti da polmonite, nell'area metropolitana di Roma, aumenta in rapporto all'innalzamento dei livelli di inquinamento atmosferico”.

E di smog si muore. Mocci ha infatti illustrato quanto emerso dallo studio MISA2 (Metanalisi italiana degli studi sugli effetti a breve termine dell'inquinamento atmosferico) che ha esaminato (dal 1996 al 2002) gli effetti a breve termine dell'inquinamento atmosferico su nove milioni di abitanti: 900 decessi in più da polveri, fumo, microgocce di sostanze liquide in sospensione nell'atmosfera sotto forma di particelle microscopiche (PM10); 2000 decessi in più da diossido di azoto (NO2) e 1900 decessi in più da monossido di carbonio (CO).

Mocci ha fatto poi riferimento allo studio EpiAir (Inquinamento atmosferico e salute) del Centro nazionale per la prevenzione ed il controllo delle malattie che ha messo in risalto che tra gli effetti a lungo termine, concentrazioni medie di particelle fini (Pm10 e Pm2,5) sono state associate ad aumento della mortalità e declino della funzione polmonare.

Come ha spiegato Mocci, “l'aria che respiriamo, i cibi che mangiamo, l'acqua che beviamo, possono essere contaminati da sostanze inquinanti provenienti da varie fonti”. Dunque, aggiunge l'esperto, “a fronte della diminuzione che si è registrata negli ultimi decenni delle concentrazioni di alcuni inquinanti antropici come il monossido di carbonio, il biossido di zolfo, il benzene e il piombo, permangono invece elevati i livelli di ossido di azoto, ozono, diossine, i metalli pesanti, prodotti chimici persistenti e polveri fini ed ultrafini”.

“Netta riduzione dell'utilizzo dei combustibili fossili (petrolio, gas, carbone) e dei suoi derivati (incenerimento di plastiche), maggiore sviluppo delle energie rinnovabili (fotovoltaico, eolico, termodinamico, idrico, idrogeno...) aumento dei mezzi di trasporto meno inquinanti (metropolitane, tram, auto e bus elettrici, tutti alimentati da fonti rinnovabili), è la strada da percorrere”, ha concluso Mocci.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 14/04/2011, 21:04 
Ecologia e ambienteSulla rivista Climatic Change LettersEffetto serra: quando il pericolo viene dai gas di scisti
Il gas naturale estratto dagli scisti ha dato un notevole contributo ai gas serra, in forma di emissioni di metano, negli ultimi 20 anni, maggiore di quello dato da gas convenzionali, olio e carbone Il gas naturale estratto dagli scisti ha dato un notevole contributo ai gas serra, in forma di emissioni di metano, negli ultimi 20 anni, maggiore di quell dato da gas convenzionali, olio e carbone: è questa la conclusione di uno studio condotto dai ricercatori della Cornell University di New York che ne danno un resoconto sulla rivista Climatic Change Letters.

Robert Howarth e colleghi hanno valutato le emissioni di metano dovute ad fratturazioni idrauliche delle formazioni scistose sulla base dei dati più recenti pubblicati dall'industria del gas e del petrolio (EPA 2010) oltre a quelli contenuti nei rapporti sulle perdite di gas naturale del General Accountability Office (GAO 2010).

Si è così calcolato che, complessivamente, durante il ciclo di vita medio di un pozzo per gas di scisti, una percentuale variabile tra il 4 e l'8 per cento della produzione totale dell'impianto viene immessa in atmosfera come metano, attraverso gli sfoghi e in forma di perdite dagli equipaggiamenti, o come riflussi durante le perforazioni che producono fratturazioni nelle formazioni scistose.

Com'è noto il metano è un gas serra molto più potente del biossido di carbonio, anche se ha un tempo di persistenza in atmosfera 10 volte più breve. Come risultato, il suo effetto sul riscaldamento climatico decade molto più rapidamente. A conti fatti, il metano sembra avere il contributo dominante per i gas di scisti su un arco temporale di 20 anni, con un contributo tre volte più consistente delle emissioni dirette del biossido di carbonio.

Su questa scala temporale, il contributo del gas di scisti è superiore a quello del carbone almeno del 20 per cento, con una stima più probabile di un contributo doppio.

Secondo le conclusioni di Robert Howarth: “L'ampio contributo dei gas di scisti all'effetto serra sembra minare le fondamenta del suo utilizzo come 'combustibile di transizione' per i prossimi decenni se l'obiettivo è ridurre il riscaldamento globale. Per una seria ed efficace pianificazione dell'impatto dei gas serra occorre valutare attentamente i diversi contributi e le possibilità di evitarli”. (fc)

http://lescienze.espresso.repubblica.it ... lo/1347464


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