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MessaggioInviato: 14/04/2011, 18:45 
Bossi: boicottiamo i prodotti francesi.

Il leader della Lega lancia la sfida. Due Paesi in competizione su tutto. Oltre agli immigrati pesa la vicenda Lactalis
Boicottare i prodotti d’Oltralpe francesi dopo che la Francia ha respinto i permessi temporanei per i migranti? Per Umberto Bossi non ci sono dubbi: «Si fa bene. Anche i francesi hanno boicottato il latte padano. Chi la fa l’aspetti...». Dopo aver "sparato" sugli immigrati e averli invitati a togliere il disturbo, la Lega cambia bersaglio e se la prende direttamente contro la Francia. Una battaglia che, per l'ennesima volta, risveglia quel sentimento di amore e odio che, da sempre, ha caratterizzato i rapporti tra l'Italia e i cugini d'Oltralpe. Con un'unica differenza: questa volta a lanciare il guanto di sfida è stato proprio l'Umberto decidendo di boicottare gli scambi commerciali con la Francia. Un giro d'affari che ha visto l'Italia esportare in terra francese un totale complessivo di prodotti per 39 miliardi e importare dalla Francia merci per 30,3 miliardi. Un ingente giro d'affari che non ha comunque fatto desistere la Lega dall'invitare tutti gli italiani ad alzare la testa per fronteggiare l'arroganza francese.

L'affondo di Bossi, infatti, arriva in un momento in cui il malcontento italiano verso la terra di Sarkozy è alle stelle. Primi tra tutti gli allevatori inferociti per la questione delle quote latte. E proprio a quello si riferisce Bossi sostenendo che «la Francia in passato avrebbe boicottato il latte padano». Infatti in sede europea i nostri «cugini» tennero un ruolo attivo nel promulgare leggi che prevedevano multe salate per chi eccedeva nella produzione. Decisioni che allora, come oggi, hanno trovato la netta opposizione dei leghisti sempre pronti a difendere gli interessi delle classi produttive italiane. E sempre su questo filone anche le recenti acquisizioni di aziende italiane da parte di brand francesi hanno contribuito ad aumentare il nervosismo del Belpaese nei riguardi dello strapotere d'Oltralpe. Non da ultimo il caso della scalata della francese Lactalis a Parmalat.

Una mossa strategica dato che in ballo ci sono, nel settore agroalimentare in particolare, le sovvenzioni dell'Unione Europea. Soldi che coprono il 40% del budget dell'Ue, dei quali Italia e Francia ne ricevono già una grossa fetta, e che, se i francesi riuscissero a conquistare pezzi importanti del settore agroalimentare italiano, come Parmalat, ma anche Cirio, diventerebbero ancora più ingenti. In altre parole più soldi europei alla Francia, meno all'Italia. A tutto questo bisogna unire il capitolo energetico e quello dell'immigrazione. Due problemi concatenati che hanno trovato la loro genesi nella guerra sponsorizzata da Parigi contro la Libia. Una nazione che, non dimentichiamo, è un'alleata storica di Roma e sua socia in affari su importanti questioni energetiche.

Tutte cose che in Francia ben si sapevano e che, malignamente, si potrebbe pensare siano state il motivo scatenante dell'insistenza francese nel voler attaccare Gheddafi. Ma anche in questo caso, mentre la Francia ambisce a issare la bandierina in uno dei Paesi più ricchi del nord-Africa, l'Italia si trova ad affrontarne le conseguenze: una fiumana di immigrati clandestini provenienti dalla Tunisia, ex colonia francese, che hanno letteralmente invaso l'isola di Lampedusa. Ma di questi la Francia non intende occuparsene, e come lei anche la stragrande maggioranza dei ministri dell'Interno dell'Ue che hanno risposto con un secco «no» alla richiesta d'aiuto dell'Italia. E la «querelle» che ha seguito l'accordo italo-tunisino, con la Francia che non voleva accogliere gli immigrati di quel Paese, diventa arma di ricatto. Un ricatto al quale la Lega non intende più sottostare e, dal basso, ascoltando le proteste della propria base, indossa l'armatura e giura battaglia al grido di «boicottaggio».

Il primo a urlarlo a gran voce è stato proprio Luca Zaia, governatore del Veneto, che martedì è tornato a ribadire la necessità di «boicottare» i prodotti francesi. E lo fa partendo dal suo simbolo per eccellenza: lo Champagne. «È una mia vecchia battaglia, il meno 66% dello Champagne è un grande merito che ho avuto e i veneti hanno dato seguito alla mia speranza continuando a preferire le bollicine italiane a quelle francesi». Ma Zaia riserva le parole più dure contro i cugini d'Oltralpe sul tema dell'immigrazione: «Un segnale ai francesi e all'Europa va dato. Innanzitutto dichiariamo la nostra disponibilità a uscire dall'Europa e poi c'è la necessità di cominciare a boicottare i loro prodotti. Non è possibile che al di là del confine di Ventimiglia ci sia un'oasi di pace e al di qua ci siano gli immigrati che cercano di andare in Francia con permesso di soggiorno temporaneo e si ritrovino ripristinata una frontiera».

Le iniziative antifrancesi in casa leghista si sono immediatamente allargate a macchia d'olio. Così, per esempio, i nordisti seduti nel consiglio comunale dell'emiliana Langhirano hanno presentato un ordine del giorno, primo firmatario il senatore Giovanni Torri, che chiede «la possibilità di sospendere o addirittura revocare i gemellaggi che il comune intrattiene da anni con i francesi di Espalion e Cavaillon». È stato invece il senatore vicentino Paolo Franco a proporre il boicottaggio delle vacanze in Francia perché «è troppo comodo sentirsi parte dell'Europa solo quando questo torna utile, rifuggendo i propri doveri quando non c'è un immediato tornaconto».

Insomma, tra Italia e Francia è scontro aperto. E così tornano alla memoria i sentimenti sanguigni dallo sport come lo scontro Materazzi-Zidane ai Mondiali 2006 e agli Europei del 2000. Eppure questa volta si ha l'impressione che si stia andando oltre. La misura è colma ed è forse giunta l'ora di dare un forte segnale d'orgoglio italiano. I primi a pensarci sono stati i giocatori di Rugby della nostra nazionale che, cosa mai successa al Sei Nazioni, hanno sconfitto al Flamionio la Francia. E ora anche la politica sta mostrando gli artigli. La Lega c'è. Qualcuno forse si unirà. Quello che è certo è che c'è chi ha già voluto tirarsi indietro: «Le parole di Bossi sul boicottaggio dei prodotti francesi sono poco decorose per un ministro della Repubblica». Uno sfogo di Antonio Borghesi, vice capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera che, subito dopo, tradisce il vero significato della sua nota: «Anziché‚ boicottare i prodotti francesi, Bossi e la Lega dovrebbero boicottare le scelte di un presidente del Consiglio cui si è ormai sottomessa, per porre fine ad una vicenda che segna un degrado inaudito dei valori». E così anche il boicottaggio diventa un'arma per attaccare il Cav.


Alessandro Bertasi

http://www.iltempo.it/politica/2011/04/ ... iamo.shtml



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MessaggioInviato: 14/04/2011, 18:46 
..non avendo una prospettiva od un programma alternativo,l'unico modo x arrivare alle poltrone tanto ambite e comode il sistema e'sempre il medesimo,magari aggiungendo qualche tassa nuova,o x sistemare amici e familiari vari,le provano tutte,il muro e' caduto ma non cambia il metodo







"La sinistra e il golpe contro Silvio e popolo"Giuliano Ferrara a 'Radio Londra': per l'opposizione gli italiani sono rimbecilliti. Dal Palasharp ad Asor Rosa, inno al colpo di mano

pubblichiamo il testo della puntata di mercoledì di Radio Londra, condotta da Giuliano Ferrara.

C’è chi propone di fare un colpo di stato contro il governo eletto, il governo eletto dagli italiani, il governo Berlusconi. Si chiama Alberto Asor Rosa, è stato deputato della sinistra e professore universitario. Negli anni Settanta militava, diciamo, in quelle tendenze di pensiero alla Toni Negri contigue culturalmente al terrorismo italiano. Ecco che cosa ha scritto sul quotidiano comunista Il Manifesto di ieri: «Ciò cui io penso è una prova di forza che, con l’autorevolezza e le ragioni...» eccetera «... scenda dall’alto, instaura quello che io definirei un normale “stato di emergenza”, si avvale più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato, congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari...» eccetera eccetera eccetera.
Insomma, un Colpo di Stato in piena regola contro il governo eletto dagli italiani. Siamo finalmente alla piena, diciamo, dispiegata chiarezza in un progetto politico che molti altri editorialisti, questa volta di Repubblica, avevano già definito anche nella famosa assemblea del Palasharp, dove un ragazzino di tredici anni fu convocato a recitare la litania dell’odio contro l’arci-nemico.
Che cosa dicono costoro? Dicono che siccome lui, Silvio Berlusconi, ha rimbecillito gli italiani con le televisioni, siccome con i voti non credono di essere in grado di batterlo alle elezioni, siccome in Parlamento non c’è una maggioranza alternativa e invece di lavorare per trovare una maggioranza alternativa nel Paese e nel Parlamento e varare un governo come sono stati i due governi Prodi (Romano Prodi ha battuto due volte Silvio Berlusconi no?) bisogna fare qualcosa di extraistituzionale.
E Asor Rosa, il profesor Asor Rosa, quest’uomo con questi baffi sicuri di sé e questa prosa non proprio elegantissima, dice che cosa bisogna fare: un golpe con i Carabinieri e la Polizia di Stato, che venga dall’alto contro il basso popolo incapace di capire come stanno le cose.
Un golpe delle élites, un golpe favorito dagli intellettuali e dalle loro idee. Un golpe che, diciamo, sarebbe un esproprio di sovranità ai danni del popolo italiano.
Guardate che non sto scherzando, Alberto Asor Rosa non è un passante, ripeto che è stato un dirigente politico della sinistra, fa parte, diciamo, di quelle che potremmo definire la cricca Scalfari, cioè il gruppo di potere editoriale e, se posso consentirmi, lobbistico che in simbiosi con i magistrati cerca, non di portare Silvio Berlusconi ai processi, ma di abbattere Silvio Berlusconi in quanto capo politico del governo.
L’Italia è una democrazia regolare, e vogliamo stare tutti tranquilli e andare a dormire tranquilli, però c’è chi lavora per un Colpo di Stato.

http://www.libero-news.it/news/715190/_ ... polo_.html
[}:)] [:o)]


Ultima modifica di ubatuba il 14/04/2011, 18:53, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 14/04/2011, 19:24 
Poi dicono che non ci sono più i ... comunisti!



NON VOGLIAMO I COLONNELLI
Appello contro l’antidemocrazia intollerante e anticostituzionale

Matura in ambienti democratici una tendenza alla ripulsa della democrazia liberale e a contestare il regolare funzionamento delle istituzioni repubblicane. L’ultima trovata è una “prova di forza dall’alto” che “congeli le Camere” e imponga “d’autorità una nuova legge elettorale” con l’aiuto, esplicitamente richiesto, degli apparati preposti alla tutela dell’ordine pubblico, Carabinieri e Polizia di stato (Alberto Asor Rosa, il manifesto, 13 aprile 2011). E questo è solo l’ultimo di numerosi e allarmanti pronunciamenti in favore di vie extraistituzionali al cambiamento di governo.

Abbiamo opinioni diverse, e in qualche caso opposte, sullo stato della democrazia in Italia, sulle politiche di governo e maggioranza, sulle decisioni in materia di giustizia e di legalità.

Ma giudichiamo estremamente gravi le soluzioni anticostituzionali invocate, anche in forme meno rozze, da alcuni leader d’opinione che mostrano di voler rinunciare all’unico metodo possibile di iniziativa e di lotta in una democrazia repubblicana europea e occidentale: la costruzione, nel conflitto ordinato e istituzionalmente normato, di una alternativa di governo fondata sul consenso dei cittadini.

Siamo convinti che occorra vigilare contro ogni impulso alla prova di forza e contro una torsione culturale verso la trasformazione della politica in intolleranza, chiusura settaria, demonizzazione del nemico, antidemocrazia comunque motivata o mascherata.

* Luigi Amicone (direttore di Tempi),
* Ritanna Armeni (editorialista del Riformista),
* Giovanni Belardelli (storico, editorialista del Corriere della sera),
* Sergio Belardinelli (docente, animatore del progetto culturale della Cei),
* Alessandro Campi (docente universitario),
* Stefano Ceccanti (parlamentare del Pd),
* Franca Chiaromonte (parlamentare del Pd),
* Stefano Fassina (responsabile economia del Pd),
* Domenico Delle Foglie (pubblicista cattolico, collaboratore di Avvenire),
* Ruggero Guarini (scrittore),
* Massimo Introvigne (docente universitario) ,
* Giorgio Israel (docente universitario),
* Raffaele La Capria (scrittore),
* Claudia Mancina (docente universitario),
* Alessandro Maran (vicecapogruppo del Pd alla camera),
* Enrico Morando (senatore del Pd),
* Piero Ostellino (editorialista del Corriere della sera, liberale),
* Marco Tarquinio (direttore di Avvenire)
* Giorgio Tonini (senatore del Pd)

http://www.ilfoglio.it/soloqui/8511



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MessaggioInviato: 14/04/2011, 19:26 
Storia di una persecuzione politica istigata dall’antidemocrazia puritana

Tecnica di un colpo di stato

Perché non si convoca un raduno al Palasport per demolire queste pallottole verbali? Le istituzioni battano un colpo contro lo scempio.

Il professor Alberto Asor Rosa incita sul manifesto, compassato quotidiano comunista, al colpo di stato. E’ un italianista in cattedra, quindi non si cura di scegliere come Dio comanda tra congiuntivo e indicativo (vuole “una prova di forza… che scenda dall’alto, che instaura… un normale stato d’emergenza” eccetera, e il resto della citazione la trovate qui sotto nell’antologia degli orrori confezionata per voi). Ma per quanto scriva da passante, Asor Rosa non è un passante. E’ un esponente autorevole della cricca Scalfari. E’ uno che con il vecchio Toni Negri, oggi in pensione, animava le correnti ideologiche contigue al terrorismo, dette “operaisti”, e che amava molto Slobodan Milosevic e il suo nazionalcomunismo abbattuto dalla guerra del Kosovo. Insomma, uno special one del più trucido e violento cazzeggio dell’antidemocrazia travestita da perbenismo e neopuritanesimo all’italiana.

Non solo il professore non è un passante, la sua idea golpista, esplicitata ieri come mai prima d’ora, con tanto di invocazione di Carabinieri e Polizia di stato al servizio di un piano eversivo per “congelare la Camere” e liquidare con la forza il governo eletto, è la versione letterale di molte altre posizioni analoghe, più o meno dissimulate, espresse da editorialisti del quotidiano di Carlo De Benedetti, la tessera numero uno del Partito democratico (così il brillante finanziere e nostro saltuario collaboratore ebbe a definirsi in passato). Ammiccamenti o pupi viventi del sardo-piemontese e appena un po’ più contegnoso Ezio Mauro, e del mondano Fondatore del giornale che egli dirige, gli editorialisti militanti di Rep. sono gli stessi che parlano dai palchi accanto al vanesio Eco e al banale Saviano e a un bambino tredicenne incaricato di recitare la litania dell’odio contro il Cav., una vera forma di prostituzione politica minorile al servizio dell’Anticostituzione. Tutti teorizzano il diritto di abbattere il tiranno con ogni mezzo, e affermano che non si può ottenere una nuova maggioranza in Parlamento e nemmeno nelle urne, ragion per cui occorre il colpo di stato, nelle forme magari meno evidenti di un governo del presidente o in quelle trucibalde descritte ieri da Asor Rosa.

Il pretesto è che Berlusconi è un delinquente, tocca il culo alle ragazze (il playful premier del Financial Times o, se volete, il “giocoliere galante” evocato dal vostro direttore), ha rincretinito gli italiani con i palinsesti televisivi, immagino a colpi di Lerner, Gabanelli, Gruber, Dandini, Floris, Santoro e Fabio Fazio, in più annullando ogni caratterizzazione politica dei programmi Mediaset e generando durante il suo dominio tirannico sul sistema un terzo polo televisivo in cui eccelle Enrico Mentana con il suo tg7; il delinquente inoltre ordina al Parlamento il confezionamento di leggi ad personam per difendersi dalla cura equilibrata con cui magistrati comizianti della procura di Palermo vogliono tirarlo dentro da anni con accuse di strage mafiosa, una delicata Boccassini vuole imputargli una rete di prostituzione per delle feste tenutesi a casa sua, e una quantità di altri magistrati, civili e penali, desiderano che vada in galera per le accuse più varie e che prima, per cortesia, passi un sette-ottocento milioni di risarcimento all’editore di Repubblica.

La faccenda è grottesca, ma è anche molto seria. Il fronte antiberlusconiano eccita gli animi alla guerra civile. Il gioco è sporco, brutale. Le gride illiberali emesse da questi tecnici del colpo di stato rimbecilliscono davvero una minoranza fanatica. La loro stampa fiancheggiatrice di bassa lega, guidata da un manipolo di teppisti dell’informazione, diffama e denigra a piene mani, tutti i giorni, coloro che tentano di resistere all’ondata di piena **********iola. Mettono in pericolo la convivenza civile con l’ostentazione della virtù mentre i loro attori e saltimbanchi simbolo investono alla caccia del 20 per cento di interessi promesso dal Madoff dei Parioli i loro piccoli risparmi ottenuti nel vasto e florido mercato dell’odio politico. Questa masnada mette in mora le istituzioni e i poteri neutri. Rovescia ogni frittata e, mentre butta fango e ********** sull’Arcinemico, lamenta di essere vittima di una orwelliana macchina del fango (il senso dell’umorismo non è il forte di questi golpisti meschini, di questi chiagn’ e fotti).

C’è chi il dirty job, il lavoro sporco, lo fa con argomenti diretti, come l’italianista che sbaglia congiuntivo e indicativo, chi lo fa con argomenti malinconici e profetici, chi lo fa impancandosi a difensore del diritto o meglio di una versione totalitaria e incostituzionale della legalità, intesa come una clava da opporre alla sovranità del Parlamento, alla sovranità dei cittadini che lo eleggono, alla divisione dei poteri distrutta dalla incauta riforma dell’articolo 68 della Costituzione, nell’anno di grazia del Grande Terrore, il 1993.

E’ ovvio che a nessuno di questi gentiluomini, a nessuna di queste nobildonne importa che sia possibile processare Berlusconi. Se questo fosse l’obiettivo, a prescrizione sospesa, con il lodo Maccanico, poi Schifani, poi Alfano, sarebbe un gioco da ragazzi costruire un’alternativa al giocoliere galante, rovesciarlo con un voto popolare e poi processarlo in tribunale. Ma loro non vogliono processarlo, vogliono abbatterlo e vogliono farlo anche per derubare noi delle imperfette ma vive libertà italiane e per derubare lui del suo patrimonio a nome e per conto (corrente) dei loro padroni. In spregio ai cittadini che hanno scelto un imprenditore e leader politico atipico per ben tre volte (e hanno scelto liberamente un altro principe, Romano Prodi, ben due volte relegando Berlusconi all’opposizione).

L’Italia è una democrazia. Il giocoliere galante gioca con tutto tranne che con la regola delle regole, il diritto della maggioranza a governare sotto il controllo delle istituzioni. Un controllo occhiuto, che va dal Quirinale alla Corte costituzionale, da un establishment economico e finanziario criticabile, ma plurale ed europeo, a una stampa liberissima e in certi casi omologata alla morale corrente del contropotere. Questa democrazia è sotto il tiro dei cecchini. Sono pallottole verbali, come abbiamo visto sono invocazioni alla violenza contro la Costituzione e le leggi, contro il verdetto elettorale, sono parole che chiedono dall’alto quel che non si riesce a fare dal basso per mancanza di consenso, sono parole ma parole contundenti, che avvelenano l’aria che si respira, condannano una generazione politica al settarismo, al moralismo più insincero e al virtuismo ipocrita. Sono parole che vanno spiegate, diffuse, illustrate e criticate, anzi demolite, con tutti i mezzi leciti. Non capisco come sia possibile che, al posto o a integrazione di piccoli show in tribunale, il Popolo della libertà non convochi un grande raduno nazionale al Palasport di Roma con il titolo: “Storia di una persecuzione politica”. E il sottotitolo: “Tecnica di un colpo di stato”.

Non si può assistere a questo grottesco scempio della legalità e sovranità repubblicana senza protestare, senza scendere in strada, senza resistere. E le istituzioni terze, le istituzioni di garanzia, alle quali in sospetta concomitanza il leader del Pd Massimo D’Alema chiede uno sbrigativo “scioglimento delle Camere”, dovrebbero, se ci sono, battere un colpo significativo e rumoroso. E spiegare che con la democrazia non si scherza, che c’è un confine valicare il quale è costituzionalmente proibito.

http://www.ilfoglio.it/soloqui/8495



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MessaggioInviato: 14/04/2011, 19:31 
<h2>Ecco la storia del '900 raccontata dalla sinistra: le foibe sono delle fosse e il Cav un farabutto.</h2>

(di Francesco Maria Del Vigo)

I gulag sono un'interpretazione sbagliata del comunismo, le foibe delle buche, Berlusconi un ribelle che combatte la legge e Antonio Di Pietro un perseguitato. E' la storia raccontata dai libri che spesso finiscono sui banchi di scuola

I gulag? "In linea di principio il comunismo esprimeva l'esigenza di uguaglianza come premessa di libertà e l'ignominia dei gulag non è dipesa da questo sacrosanto ideale, ma dal tentativo utopico di tradurlo immediatamente (...)". Il Manifesto? Un comizio di Toni Negri della metà degli anni Settanta? No, un libro di testo, uno di quelli che potrebbe finire sui banchi dei nostri figli: esattamente pagina 1575, quarta edizione (del 1998) di Elementi di storia del XX secolo di Augusto Camera e Renato Fabietti.

I libri di storia faziosi? L'argomento è tornato alla ribalta in questi giorni in seguito alla proposta di una pattuglia di parlamentari del Pdl, capitanati da Gabriella Carlucci, di istituire una commissione d'inchiesta sulla faziosità dei libri di storia. Un tema che viene da lontano, sul finire degli anni Novanta avanzò una proposta simile Giorgia Meloni, allora segretario nazionale di Azione Giovani, il movimento studentesco di Alleanza Nazionale. Un'iniziativa gloriosamente inascoltata: nessuno raccolse l'invito del futuro ministro della Gioventù. Ed è proprio dai dossier di allora che emergono le aberrazioni storiche contenuti in alcuni testi poco scolastici e molto politici.

Torniamo al testo. Una decina di pagine dopo le foibe vengono licenziate come: "uno sfogo dell'ira popolare". Il terrorismo degli anni di piombo? A quello "nero si salda presto il terrorismo che si dichiara rosso e proletario, ma che in realtà matura in ambienti universitari e piccolo borghesi e consegue, oggettivamente, gli stessi risultati del terrorismo nero, cioè genera tensione e disordini, dai quali può nascere solo un'involuzione reazionaria e fascistoide".

Cambiamo libro e passiamo al Manuale di storia 3 L'età contemporanea di Giardina, Sabbatucci e Vidotto: "La politica staliniana in tema di nazionbalità non fu solo di carattere repressivo. Bisogan tener conto che, nella lista dei popoli perseguitati dal regime compaiono solo etnie nettamente minoritarie, spesso isolate nella loro zona di insediamento". Beh, se sono minoritarie...

Nel Vocabolario della lingua parlata in Italia Di Carlo Salinari le foibe sono spiegate così: "Fosse (...) in cui durante la guerra 40-45 furono gettati i corpi delle vittime della rappresaglia nazista". E qui siamo al paradosso: la frittata è totalmente ribaltata. Viee da chiedersi da chi sia parlata questa fantomatica lingua...

E poi non può mancare Silvio Berlusconi, ancora in vita e saldamente al governo ma già storicizzato dagli intellettuali engagé e, ovviamente, descritto con le fattezze del cattivo. Sull'esposto del governo in cui si denuncia l'attacco della procura di Milano: "Qui va rilevata, oltre alla grossolanità degli uomini, la sfacciata ribellione alla legge da parte delle forze di governo e l'ostilità verso una sia pur piccola pattuglia di magistrati indipendenti. In un crescendo di vendetta macbethiana si colloca la vicenda di Antonio Di Pietro, inquisito, oggetto di una lunga e implacabile persecuzione da parte della forza legale". Questo è un testo per addetti ai lavori: Dizionario giuridico italiano-inglese di Francesco de Franchis.

La lista dei soggetti bersagliati dalla censura storiografica è infinita: dal fiumanesimo a Marinetti, da D'Annunzio a Nietzsche passando per poeti, pittori e personaggi pubblici. Omissioni, menzogne, morti che valgono meno di altri morti, solo perché sono caduti dalla parte sbagliata.

http://www.ilgiornale.it/interni/ecco_s ... comments=1



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Siamo proprio in ASSURDISTAN! [:D]




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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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Tutta colpa di Berlusconi e naturalmente di Israele

Polemica dopo la morte di Vittorio Arrigoni. L'Ism, ong del volontario, attacca l'Italia. Sospetti e accuse: non hanno evitato la tragedia.

SINISTRA Occidentale suo malgrado

Vittorio Arrigoni, volontario italiano ucciso a Gaza Ormai la sinistra o quel che resta di un'opposizione indefinibile (per non dire inqualificabile) ha deciso di processare Berlusconi anche per la morte del nostro volontario in Palestina. Perché se il povero Vittorio Arrigoni è morto deve essere stato per forza colpa del governo italiano. E le responsabilità sono sotto gli occhi miopi e votati unicamente al raggio ottico della strumentalizzazione. Il cordoglio che merita questo giovane pacifista, nostro connazionale da rispettare nella vita e nei valori, viene tradito puntualmente dallo sciacallaggio privo di umanità reale e di logica sistemica. Che senso ha sentire tutti i soloni della sinistra esprimere un generico dolore per poi scagliarsi contro il solito obiettivo: l'assenza del governo italiano. Ma di cosa stiamo parlando? Di sicuro non lo sa Bobo Craxi che riunitosi con i suoi pensieri più astrusi (ma non è una novità) ha poi rilasciato una dichiarazione assurda, incomprensibile anche nella presunta indivuduazione di una exit-strategy confezionata sulla tempistica. Sentitelo, ne vale la pena. «Qualcuno ha cercato di evitare la morte di Vittorio Arrigoni»? È quanto si domanda il responsabile Esteri del Partito socialista italiano. «Il giovane - prosegue Craxi nella nota - che con coraggio anticonformista ha saputo raccontare il conflitto in Medio Oriente, è infatti caduto in un agguato vittima di un ordinario regolamento di conti fra disperati palestinesi. Mi domando se in Italia qualcuno abbia mosso un dito, in queste ore, per tentare di sviluppare una difficile trattativa, perché temo di no, forse per il tempo che è mancato, forse per relazioni politiche inesistenti. È morto un giovane coraggioso e poco si è tentato per cercare di salvarlo». Accuse sinuose all'Italia che non feriscono solo il governo, ma tutti gli italiani che invece piangono con sincero dolore il proprio connazionale. Un sottile e pericoloso dardo, nel senso della destabilizzaizone, che si intuisce anche nelle parole di Alfredo Tradardi, coordinatore di International Solidarity Movement, il movimento di cui era attivista Vittorio Arrigoni: «I lati oscuri di questa vicenda sono prevalenti. Attendiamo ulteriori informazioni nel corso della giornata». Secondo Tradardi la situazione deve essere precipitata nella notte e se la polizia di Hamas ha individuato il luogo, evidentemente c'è stata una reazione da parte del gruppo di rapitori che ha portato alla morte di Vittorio. «Riteniamo - la sua conclusione - che la responsabilità morale e politica della morte di Vittorio sia del governo israeliano e di tutti i suoi complici. Può apparire una forzatura, ma noi non possiamo dimenticare che Gaza è un campo di concentramento a cielo aperto dal 2006». Non poteva mancare nel coro nel tragico gioco del tiro al piccione, l'intervento dell'Idv, per bocca di Antonio Di Pietro: «L'Italia dei Valori esprime profondo cordoglio per l'uccisione di Vittorio Arrigoni e si unisce al dolore dei familiari colpiti da questa tragedia». Finito il necrologio, l'ex magistrato «attacca», ancora una volta alla cieca: «È inammissibile che paghi con la vita un giovane che era in Medio Oriente solo per offrire aiuti umanitari e per assistere la popolazione palestinese martoriata da guerre intestine. Chiediamo formalmente al governo di riferire in Parlamento, il ministro Frattini spieghi davanti al Paese e agli italiani cosa è accaduto realmente al nostro connazionale e si attivi in tutte le sedi internazionali competenti per accertare la verità». Da apprezzare invece il dolce e garbato ricordo del giornale col quale collaborava Arrigoni: «Noi del Manifesto eravamo molto legati a Vittorio. Della sua morte abbiamo saputo stanotte (ieri, ndr), verso le 3, ci ha telefonato una ragazza che lo conosceva e subito è partito un tam tam tra i colleghi». Il direttore del quotidiano, Norma Rangeri, parla di Vittorio Arrigoni con affetto e stima. «Del suo impegno aveva fatto una questione di vita. Andava a raccogliere il prezzemolo con i palestinesi al confine con la Striscia dove rischiava ogni volta di prendere con facilità un colpo in testa e si imbarcava con i pescatori per raggiungere acque pescose, ma "proibite" e pericolose».


Marino Collaccia


http://www.iltempo.it/politica/2011/04/ ... coni.shtml



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Arrigoni è stato ucciso dallo stesso regime che pensava di difendere




http://www.ilfoglio.it/



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Ufologo 555 ha scritto:

Arrigoni è stato ucciso dallo stesso regime che pensava di difendere



E chi lo dice?
L'ippopotamo?



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Certo! Comunque vorrei sapere una cosa: uno che va lì per la PACE dovrebbe mediare tra le parti, no? Il fatto che i suoi non vogliono che passi attraverso il territorio di Israele mi fa pensare molto! Diciamo, lalora, che era lì per tenere la parte dei palestinesi (ma questo lo ha fatto anche D'alema, Andreotti e TANTI "Pacifisti"... Così detti).[^]



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("Povera Italia"): brava Italia!


Immigrati/ Gli italiani danno un calcio all'Europa. Il 63% vuole uscire dall'Unione.

Sabato 16.04.2011 18:00


Clamorosi i risultati di Trendsetting, il sondaggio di Affaritaliani.it realizzato in collaborazione con Swg. La maggioranza assoluta degli italiani (63%) è d'accordo con l'affermazione del ministro dell'Interno Roberto Maroni "L'Europa ci aiuti o è meglio dividersi". Addirittura il 36% del campione si dice del tutto d'accordo con la proposta dell'esponente leghista. I contrari a questa eventualità estrema sono il 37%.

Tra gli elettori di centrodestra ben l'83% vuole uscire dall'Unione Europea. Non solo. Favorevole a questa soluzione anche il 63% di elettori di centro/non collocati. Ma addirittura il 36% dei sostenitori di centro sinistra pensano che il responsabile del Viminale abbia ragione.


http://affaritaliani.libero.it/cronache ... 50411.html


Ultima modifica di Ufologo 555 il 16/04/2011, 20:10, modificato 1 volta in totale.


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Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

("Povera Italia"): brava Italia!


Immigrati/ Gli italiani danno un calcio all'Europa. Il 63% vuole uscire dall'Unione.

Sabato 16.04.2011 18:00


Clamorosi i risultati di Trendsetting, il sondaggio di Affaritaliani.it realizzato in collaborazione con Swg. La maggioranza assoluta degli italiani (63%) è d'accordo con l'affermazione del ministro dell'Interno Roberto Maroni "L'Europa ci aiuti o è meglio dividersi". Addirittura il 36% del campione si dice del tutto d'accordo con la proposta dell'esponente leghista. I contrari a questa eventualità estrema sono il 37%.

Tra gli elettori di centrodestra ben l'83% vuole uscire dall'Unione Europea. Non solo. Favorevole a questa soluzione anche il 63% di elettori di centro/non collocati. Ma addirittura il 36% dei sostenitori di centro sinistra pensano che il responsabile del Viminale abbia ragione.


http://affaritaliani.libero.it/cronache ... 50411.html



in effetti l'entrata in europa l'hanno voluta i politici,x i loro interessi,basta vedere il fatto che hanno svenduta la liretta pur di entrare,la cosa giusta era e sarrebbe quella di un referendum popolare x vedere se il popolo italiano lo vuole,cosa di cui dubito molto

[:245] [:246] [:255]


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<h2>Patto tra Fini e la magistratura. Berlusconi: “Ho in mano le prove” </h2>

(Pubblicato il13 aprile 2011 dainfosannio)


Immagine


Roma – «Allora… Siamo in 170… Direi decisamente troppi per il bunga bunga. Anche se… posso sempre dividervi per gruppi…». Silvio Berlusconi li accoglie così i tanti ospiti che lunedì sera partecipano alla cena del Pdl lombardo organizzata a Villa Gernetto, ormai da qualche anno nuova location degli appuntamenti mondani del premier.

Un Cavaliere decisamente di buon umore, che va avanti fino a tarda notte tra battute, canzoni in francese e uova di Pasqua con «sorpresa». Un Berlusconi che nel suo discorso davanti allo stato maggiore del partito – ministri, sottosegretari, parlamentari, eurodeputati e consiglieri lombardi – non perde però occasione per rievocare quella che fino a quel momento era rimasta «solo» una riflessione onirica di Giuliano Ferrara che – proprio dalla prima pagina del Giornale – aveva raccontato di aver sognato il premier che, stufo delle tante beghe interne al Pdl, si diceva pronto a mollare baracca e burattini e ritirarsi dalla politica.

Così, quando davanti ai 170 ospiti il Cavaliere arriva in qualche modo ad «accarezzare» quel fatidico giorno, molti dei presenti vanno con la mente proprio all’editoriale domenicale di Ferrara. «A tutti i grandi politici che ho avuto occasione d’incontrare – racconta infatti Berlusconi – chiedo quale sia stato il giorno più bello della loro vita. E tutti, da Bush a Blair passando per Aznar, mi rispondono che è quello in cui hanno deciso lasciare la politica». Insomma, chiosa il premier, «non vedo cosa ho da preoccuparmi» visto che, dirà più avanti, «il mio giorno più bello deve ancora venire».

Una battuta, certo. L’evocazione, forse, di un qualche spettro che Berlusconi non attende con particolare ansia. Oppure un modo per iniziare a mettere le mani avanti se mai, come favoleggia qualcuno, nel 2013 decidesse di lasciare la premiership a un successore designato. Chissà. Di certo c’è che – a pochi giorni dal «sogno» di Ferrara – il Cavaliere ci tiene a far sapere che, se mai dovesse lasciare, sarebbe per lui il giorno più bello. Per poi comunque rassicurare tutti sul partito. Perché, dice, «è unito» come «sono unite tutte le diverse anime del Pdl». Sarà.

Prima di buttarsi nel menù tricolore (dall’antipasto al dolce, tutti piatti bianco-rosso-verde in onore del 150 anni dell’unità d’Italia) c’è tempo per il consueto affondo sulla giustizia e sui «31 processi tutti mediatici che sono ancora oggi costretto a subire». Ecco perché, aggiunge Berlusconi, «nei prossimi due anni andremo avanti sia con la riforma della giustizia che con il ddl sulle intercettazioni». Cose su cui «siamo stati bloccati da Gianfranco Fini». Ed è su questo punto che il Cavaliere va giù piuttosto duro, raccontando pubblicamente quello che fino a ieri era filtrato nei retroscena dei giornali e comunque mai in modo tanto dettagliato. «Ho la copia – affonda il premier – di un accordo sottoscritto a inizio legislatura tra la magistratura e il presidente della Camera. Un patto scritto in cui i pm si impegnavano a non toccare Fini se lui in cambio avesse bloccato la riforma della giustizia. Così è stato».

Si chiude tardi, con Berlusconi a cantare. «Andate da Bersani – scherza – e chiedetegli se canta Bandiera rossa come io canto in francese». E con un uovo di Pasqua di polistirolo alto quasi due metri da cui esce una violinista bionda in un attillato vestito di raso nero. Finisce di suonare e Berlusconi non si tiene: «Mi darebbe il suo numero di telefono?». «Ma è la nipote di qualcuno?», chiosa ridendo Ignazio La Russa.

(di Adalberto Signore – ilgiornale.it)

http://infosannio.wordpress.com/2011/04 ... -le-prove/



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MessaggioInviato: 16/04/2011, 23:19 
cambiamo il titolo:

Berlusconi e la magistratura.

BERLUSCONI ATTACCA LE TOGHE E AMMETTE:
"PROCESSO BREVE MI SERVE"

ROMA - Il presidente del Consiglio dichiara guerra ai magistrati. Prima li definisce 'eversorì e chiede una commissione d'inchiesta per accertare se ci sia al loro interno un'associazione a delinquere. Poi avverte: in Parlamento ci sono molti provvedimenti importanti che ora, con la maggioranza che ho, potrò finalmente approvare. Primo tra tutti: il testo sulla prescrizione breve che lui preferisce chiamare 'processo europeò. Già approvato dalla Camera, è ora all'esame del Senato. E per la prima volta Berlusconi ammette: mi serve per poter governare perchè contiene una norma che «forse, forse, potrebbe accorciare la prescrizione di un mio processo». Il processo a cui fa riferimento è quello Mills in cui lui è imputato di corruzione in atti giudiziari. Un procedimento che, nel corso della convention del Pdl a Roma, non esista a definire pura «eversione». Il Cavaliere non solo illustra tutta 'l'artiglieria pesantè che ha già messo e intende mettere in campo. Ma racconta anche la sua versione dei fatti spiegando, come fossero aneddoti, i processi a suo carico più importanti (anche quello sui diritti Tv). Obiettivo: far capire alla 'sua gentè come stanno »davvero le cose«. Lo aveva annunciato nei giorni scorsi, oggi mantiene l'impegno. Dopo aver ribadito quanto le toghe si siano accanite contro di lui in 17 anni (»oltre 2000 le udienze«) illustra l'intero elenco delle leggi da fare sulla giustizia omettendo però 'l'ultima-natà: la norma che il Pdl vuole presentare al testo sul 'giudizio abbreviatò che prevede la sospensione del processo nel caso in cui (come per la vicenda Ruby), sia stato sollevato conflitto di attribuzioni. Il ddl, che ora dovrà essere votato dall'Aula di Palazzo Madama, già contiene un altro tema 'caldò inserito con l'emendamento di Franco Mugnaì (Pdl): la misura destinata ad allungare 'sine diè i processi consentendo alla difesa di citare i testimoni che vuole. Nella strategia 'anti-toghè, il Cavaliere inserisce anche la riforma »epocale« della giustizia (già assegnata alle commissioni I e II della Camera) perchè, ribadisce, si deve arrivare a carriere separate, a due Csm e le assoluzioni di primo grado non devono essere più appellabili.

Poi ci sono le intercettazioni da fare (adesso c'è anche un ddl di Scilipoti sul tema) è la responsabilità civile dei magistrati. Su questo punto Berlusconi insiste: la gente la vuole perchè i magistrati devono pagare per gli errori commessi. Una conferma al fatto che l'emendamento di Gianluca Pini (Lega) resta nella Comunitaria. Magari modificato, ma resta. Ha un bell'appellarsi adesso il presidente del Senato Renato Schifani alla moderazione e al dialogo tra le forze politiche assicurando che non ci sarà «alcuno scontro con il Capo dello Stato». Dopo l'intervento del premier, tra poli tira aria da bufera. «È un delirio irresponsabile», commenta il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro, «è lui il vero eversore!». Finalmente «getta la maschera - interviene Leoluca Orlando (Idv) - perchè ha ammesso che la prescrizione breve è stata fatta per lui». Ha perso il controllo, osserva Lorenzo Cesa (Udc). Napolitano «deve intervenire al più presto», è la supplica del leader Idv Antonio Di Pietro. E l'accusa di "eversione" nei confronti del premier arriva anche dal finiano Italo Bocchino. Sconfiggere il "populismo di destra", incalza il segretario Pd Pierluigi Bersani "è ormai un'esigenza nazionale". Come se non bastasse, a riscaldare il clima ci si mette anche la polemica sui manifesti: «Fuori le Br dalla Procura di Milano». Secondo l'opposizione, il "mandante" sarebbe Berlusconi. Il Guardasigilli Angelino Alfano prende però le distanze: «Non c'è nessuna giustificazione» per la loro affissione. Concorda Maroni: ingiustificato evocare ora le Brigate Rosse.



BERLUSCONI: "DAI DOCENTI DI SINISTRA VALORI ERRATI" «Mamma vuol dire amore e vita. E noi, proprio perchè vantiamo una cultura che predilige l'amore e rifiuta l'invidia e l'odio, cerchiamo di essere un governo amico delle donne, soprattutto delle mamme. Credo davvero che nessun governo abbia fatto tanti provvedimenti in favore quanto il nostro». Lo ha sottolineato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel messaggio inviato al convegno promosso oggi a Padova dall'Associazione Internazionale delle Mamme. Il premier ha quindi ricordato tutti i provvedimenti promossi dal suo governo in favore della famiglia: «Abbiamo tutelato la famiglia con il bonus bebè, il piano casa, gli affitti agevolati per le giovani coppia, le riduzione dei costi scolastici e il bonus per la scuola privata, perchè i genitori possano scegliere liberamente quale educazione dare ai loro figli, e sottrarli a quegli insegnanti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi da quelli della famiglia». E ancora il presidente del Consiglio ha ricordato che «abbiamo fatto leggi che puniscono severamente la violenza sessuale, abbiamo introdotto il reato di stalking contro gli 'atti persecutorì contro le donne». Nel suo messaggio al convegno promosso a Padova dall'Associazione Internazionale delle Mamme, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è quindi detto «convinto che voi donne siete più brave di noi uomini, a scuola, nell'università, sul lavoro, siete più puntuali, più precise, più responsabili. Sapete individuare per istinto la soluzione più giusta per i vari problemi, mentre noi uomini per arrivarci dobbiamo percorrere dei giri complicati». «Anche per questo -ha sottolineato quindi il premier- ho voluto che nel nostro governo ci fossero ministri donne e madri, che sono attivissime e bravissime». In conclusione il presidente del Consiglio nel suo messaggio scrive «care mamme, vi garantisco che il governo continuerà a lavorare con lo stesso entusiasmo e lo stesso impegno per valorizzare il vostro ruolo nella famiglia, nel mondo del lavoro e nella società».

"INSEGNANTI DI SINISTRA DANNO VALORI DIVERSI" Silvio Berlusconi, in un messaggio inviato a Padova a una riunione dell'Associazione nazionale delle mamme, ha sottolineato che i genitori oggi possono scegliere liberamente «quale educazione dare ai loro figli e sottrarli a quegli insegnamenti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi dal quelli della famiglia». Il premier, parlando dell'azione del governo ha ricordato l'introduzione di leggi contro la violenza sessuale e il reato di stalking. Si è detto quindi convinto delle grandi capacità delle donne: «siete più brave di noi uomini, a scuola, sul lavoro, siete più puntuali , più precise e più responsabili. Anche per questo ho voluto che nel nostro governo ci fossero ministri donne e mamme che sono attivissime e bravissime». «Care mamme - ha concluso - vi garantisco che il governo continuerà a lavorare con lo stesso entusiasmo e con lo stesso impegno per valorizzare il vostro ruolo nella famiglia nel mondo del lavoro e nella società». Berlusconi nella nota si è congedato con «un bacio e un saluto affettuoso a tute voi con l'augurio che possiate realizzare tutti i progetti e i sogni che avete nella mente e nel cuore».

PD: "SOLO RETORICA" «Con il governo Berlusconi ogni donna che aspetta un figlio è a rischio licenziamento». La responsabile politiche per la famiglia e terzo settore del Pd Cecilia Carmassi commenta così il messaggio che il premier ha inviato alla riunione dell«Associazione nazionale delle mammè a Padova. »Sulla famiglia e sulle donne, solo retorica e falsità - aggiunge - non so con quale faccia, Berlusconi possa affermare di sostenere e tutelare la maternità quando uno dei primi atti del suo governo è stato quello di cancellare il divieto delle dimissioni in bianco: con il governo Berlusconi ogni donna che aspetta un figlio è a rischio licenziamento attraverso la pratica di far firmare alle donne, al momento dell'assunzione, un foglio di dimissioni in bianco«. »Non so con quale coraggio Berlusconi - prosegue - riesca a parlare di aiuti sulla casa e sugli affitti. Il suo governo ha praticamente azzerato il fondo nazionale per il contributo sugli affitti e non è in grado di sostenere un piano d'edilizia pubblica rivolto alle giovane coppie e alle famiglie numerose. Da quest'anno grazie ai tagli di Berlusconi e di Tremonti, l'Italia è fanalino di coda in tutta Europa sui finanziamenti alle politiche sociali e alle politiche per la famiglia«. »Tutto il resto - conclude - è retorica elettorale, offensiva dell'intelligenza degli italiani e delle italiane«.

se questa non e' una legge ad personam.......



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MessaggioInviato: 17/04/2011, 18:52 
....piu' che terzo polo lo si potrebbe nominare TERZO POLLO O POLO IN VIA DI LIQUEFAZIONE,




Alle Amministrative ognuno per sé in molte città. E a Olbia vanno con Vendola. A Gubbio Udc e Fli sono riusciti addirittura ad allearsi con Lega e Pdl. A Rovigo Casini con il centrosinistra, Fini e Rutelli da soli.


.
La campagna elettorale è ufficialmente aperta.. Da ieri alle 12, cioè da quando è scaduto il termine ultimo per presentare le liste e le candidature per le prossime Amministrative, la macchina del voto si è messa in moto. Una tornata elettorale che porterà 12.889.193 elettori, divisi in 15.732 seggi, a rinnovare 1178 Comuni e undici Province ma che, viste le anticipazioni, sarà vissuta come una vera e propria competizione politica. Un voto che permetterà alla maggioranza di capire quanto può aver inciso sul proprio elettorato la campagna mediatica e giudiziaria messa in atto contro il presidente Berlusconi. Ma non solo. Queste votazioni serviranno anche all'opposizione, soprattutto al Pd, per ridefinire i propri equilibri interni considerando la forza dirompente di Sel. Ma chi, i prossimi 15 e 16 maggio sembra, invece, giocarsi il tutto e per tutto, è il cosiddetto Terzo polo. Udc, Fli, Api avranno, per la prima volta, l'occasione di presentarsi alle urne come elemento dirompente di questo bipolarismo eppure, come era immaginabile, il Terzo Polo ha già dato segni di cedimento. E così basta scorrere l'elenco delle città chiamate al voto per capire che, nella maggior parte dei casi, non ci sarà alcuna alleanza tra i fedelissimi di Gianfranco Fini e quelli di Pier Ferdinando Casini. Fli e Udc sono infatti pronte a correre divise proponendo, in qualche caso, delle coalizioni quanto mai azzardate. Avversari quindi a Caserta dove l'Udc ha scelto di appoggiare il candidato del Pdl, Pio del Gaudio, mentre i finiani, con Api e altre liste, appoggiano Luigi Falco. Stesso scenario si ripete per il sindaco di Reggio Calabria dove Udc e Pdl tifano per Demetrio Arena, mentre Fli corre da sola con Carlo Sbano. E, sempre rimanendo in Calabria, a Catanzaro, i centristi stanno con il centrodestra in appoggio a Michele Traversa, i futuristi spingono Luigi Ciambrone e l'Api di Rutelli ha deciso di tifare per Antonio Argirò il candidato sindaco proposto dall'ex governatore Agazio Loiero. Tripartizione del fantomatico Polo della Nazione anche a Cosenza: Udc e Pdl con Mario Occhiuto, Fli con Sergio Nucci e Api con Salvatore Perugini. Ma non solo al Sud i terzopolisti si sono spaccati. Ecco, per esempio, il caso della veneta Rovigo dove l'Api si è schierata con il candidato di centrosinistra Federico Frigato, l'Udc ha optato per una corsa in solitaria con Riccardo Rizzo, e Fli si gioca tutto candidando il segretario cittadino Giacomo Labarbuta. Una decisione rischiosa per i futuristi che potrebbero non raggiungere quel 5% chiesto dal partito ai segretari regionali per poter candidare Fli in una corsa in solitaria. Altra importante città del Nord dove lo «spezzatino» delle coalizioni ha dato il massimo è sicuramente Trieste. Lì, infatti, non solo il Terzo Polo si è diviso con Fli che sostiene Michele Lobianco e con l'Udc che spinge Edoardo Sasco, ma anche Pdl e Lega hanno deciso di fare una corsa autonoma candidando, i primi, Roberto Antonione e, gli altri, il deputato Massimiliano Fedriga. Ma anche dove Udc e Fli decidono di correre assieme non è detto che siano state rispettate le direttive dei rispettivi partiti. Infatti se non più tardi di venerdì sera il vicepresidente dei futuristi, Italo Bocchino, aveva detto che mai si sarebbe visto il simbolo di Fli vicino a quello del Pd o di Sel, a Olbia si è deciso diversamente. Infatti Gianni Giovannelli ex Pdl e sindaco uscente sarà sostenuto da Pd, Idv, Sel oltre che da Udc, Api e Fli. E strano è anche il caso dell'umbra Gubbio dove nonostante l'odio a livello nazionale tra Udc e Lega, il candidato di centrodestra Lucio Lupini è riuscito nel miracolo di tenere assieme una coalizione che va dal Pdl all'Udc passando per Lega e Fli. Anche il Lazio comunque riserva interessanti colpi di scena per quanto riguarda il trio Udc, Fli e Api. A Viterbo, per esempio, i tre partiti sono alleati in sette comuni con il Pd o con il centrosinistra mentre in due, Canino e Soriano nel Cimino, il Terzo Polo è spaccato e i suoi rappresentanti sono presenti sia nella lista di centrodestra che in quella di centrosinistra. Ma è a Latina che i finiani hanno dato il massimo. Infatti, una volta appreso che l'Udc si era allineato con il candidato del Pdl, Giovanni Di Giorgi, Fli ha deciso per una corsa in solitaria con la lista «Pennacchi per Latina, Futuro e Libertà». Un vero e proprio laboratorio «Fasciocomunista» grazie alla collaborazione di Antonio Pennacchi, premio Strega con l'ormai famoso Canale Mussolini, che punterà tutto su Filippo Cosignani, avvocato ed ex consigliere di Alleanza nazionale



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