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dark side ha scritto:

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Sulla purezza dei partigiani non ci metterei la mano sul fuoco, se vuoi ti faccio parlare con mio Nonno (che non era fascista).

alcuni partigiani hanno dato di matto.... lo sappiamo, dopo l'olocausto e per l'olocausto , non perche' il cane del vicino fascista gli ha fatto pipi' nel giardino.
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Le porcherie le hanno fatte da entrambe le parti e non sempre in nome della giustizia.

e certo, c'e' sempre qualche cretino che coglie la palla al balzo.
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Ricorda che in guerra l' umanità viene messa in soffitta e che in nome della libertà l' uomo diventa una bestia. Basta sciocche contrapposizioni storiche su chi sia più colpevole e cerchiamo di lasciar da parte i nostri orientamenti politici.
Usiamo il cervello e non qualcos' altro.

oooooh ok, finalmente lo vogliamo dire o no che gia' l'uomo e' una bestia e dopo il nazifascismo la gente era fuori di testa, famiglie dimezzate, figli uccisi , e ogni genere di barbarie. molti dopo accecati dall'odio hanno pensato di farsi le loro vendette altri ci hanno marciato con epurazioni politiche .... ecco l'abbiamo detto, ma tutto questo e' stato generato da una cosa sola, del NAZIFASCISMO!
adesso viene il corvo a dire che i merli sono neri..... mah?
se mussolini hitler e stalin non fossero mai nati noi adesso staremo qui' a scrivere ste cose?


Gli eccidi del triangolo rosso, non si possono accomunare con la scusante del fascimo. Nemmeno la pulizia etnica delle foibe, tantomeno la strage di Porzus;


La posizione del Partito Comunista Italiano

Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano. Le sue posizioni sulla questione giuliano-dalmata sono controverse. « Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città, non sotto la spinta del nemico incalzante, ma impauriti dall'alito di libertà che precedeva o coincideva con l'avanzata degli eserciti liberatori. I gerarchi, i briganti neri, i profittatori che hanno trovato rifugio nelle città e vi sperperano le ricchezze rapinate e forniscono reclute alla delinquenza comune, non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi.[72] »
(Da Profughi di Piero Montagnani su "L'Unità" - Organo del Partito Comunista Italiano - Edizione dell'Italia Settentrionale, Anno XXIII, N. 284, Sabato 30 novembre 1946)
Il P.C.I. non ebbe responsabilità dirette sul massacro; tuttavia acconsentì a lasciare la Venezia Giulia e il Friuli orientale sotto il controllo dei partigiani di Tito, avallando implicitamente l'espansionismo jugoslavo. Fu per questo motivo che ordinò ai propri combattenti partigiani nella regione di porsi sotto comando jugoslavo (fu in questo contesto che maturò il celebre eccidio di Porzûs).[73]

Terminato il conflitto molti militanti comunisti italiani collaborarono con i comunisti jugoslavi e molti si resero complici dei massacri. Va detto che le scelte dei comunisti italiani (spesso tacciati di "tradimento") furono coerenti al loro internazionalismo, secondo il quale l'affermarsi del comunismo era un valore superiore a quello di patria e di nazione. Coerenti a questo ideale giunsero anche ad auspicare la formazione di una settima repubblica federativa jugoslava, di carattere italiano, comprendente Trieste, Monfalcone e il Friuli orientale. Negli anni successivi furono tuttavia molti gli ex partigiani e i militanti a prendere la via dell'esodo, dopo aver sperimentato il volto nazionalista e repressivo del comunismo jugoslavo.[74][75]

Negli anni successivi il P.C.I. contribuì a dare una visione alterata degli avvenimenti, volta a minimizzare e a giustificare le azioni dei comunisti jugoslavi.[76] Di questo atteggiamento ne fecero le spese i profughi, ai quali fu ingiustamente cucita addosso l'odiosa nomea di "fascisti in fuga"[77]).

A tutt'oggi, come si dice avanti, persiste in taluni ambienti comunisti e post-comunisti un atteggiamento che tende a minimizzare e a giustificare gli eccidi.



http://it.wikipedia.org/wiki/Massacri_delle_foibe



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MessaggioInviato: 05/05/2010, 02:05 
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A tutt'oggi, come si dice avanti, persiste in taluni ambienti comunisti e post-comunisti un atteggiamento che tende a minimizzare e a giustificare gli eccidi.

e sbagliano, bisognerebbe mettere un faro su tutto, fare processi e restituire ai morti di tutti i colori la loro dignita', lo so, ma poi la politica ha fermato tutto questo.
come sbagliano a destra quando se accusati di quei fatti rispondono ma l'avete fatto anche voi, cavolo ferma tutto, c'e' stato il nazifascismo, l'olocausto, con il suo interminabile elenco di atrocita'.... poi ci sono state vendette trasversali, americani, inglesi, russi, italiani, tutti a fare vendette approssimative, io sarei per rifare mille processi, per primi a quegli americani che hanno letteralmente massacrato un battaglione di tedeschi disarmati e semi svestiti che tornavano dalla russia in stato pietoso ad esempio, cosi' come quegli italiani politicizzati in rosso che si sono tolti parecchi futuri antagonisti politici, e la lista e' lunga, che vogliamo fare? io direi prima di tutto fare in modo di non dimenticare , tutti , destra e sinistra, perche' quello che e' successo non accada mai piu', poi se ci sono elementi per poter definire qualche angolo buio lo facciano.



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MessaggioInviato: 01/10/2010, 12:34 
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[color=blue]Partigiani come terroristi
Arriva "I vinti non dimenticano" di Giampaolo Pansa che collega le Brigate Rosse alla resistenza comunista. Il seguito del "Sangue dei vinti" racconta la storia dei non fascisti uccisi senza motivo.

I lettori troveranno in questo libro molti nomi di persone sconosciute. Donne e uomini privi di una storia pubblica, scomparsi senza lasciare traccia di sé. Sono persone uccise nel corso della nostra guerra civile. E quasi tutte schierate da una parte sola: quella fascista, raccolta sotto le bandiere della Repubblica sociale italiana, come militanti, combattenti, semplici simpatizzanti, o ritenuti tali da chi gli ha tolto la vita. Ma i lettori dei Vinti non dimenticano leggeranno anche di tanti altri morti che non erano schierati con nessuno. Come i triestini, i goriziani e i fiumani deportati e fatti sparire dalle milizie comuniste jugoslave soltanto perché intendevano restare italiani. (Dalla Nota al lettore - Come celebrare il 25 aprile? - La storia dal basso)


All'inizio di un altro weekend di lavoro a Firenze, dissi a Livia: «Adesso è venuto il momento di inoltrarci nei territori dove la resa dei conti sui fascisti sconfitti durò più a lungo nel tempo e fu più brutale. Per questo» aggiunsi, «sarebbe utile precisare da dove siamo partiti: un punto di vista non convenzionale sulla Resistenza, diverso dall'agiografia di comodo che di solito viene spacciata per storia vera.» «Sono d'accordo» convenne Livia. «Ma cerchi di non esagerare.» «In che senso esagerare?» «Nel senso di lasciarsi prendere dal suo gusto per la polemica. Ormai penso di conoscerla bene, caro Giampa. Posso chiamarla così? Lei mi ha detto che questo abbreviativo lo usava sua madre Giovanna. Mi piace Giampa! Suona bene, è sintetico e veloce, dunque adatto ai nostri tempi frenetici.» Livia proseguì: «La sua vis polemica è molto cresciuta in questi anni, dopo l'uscita del Sangue dei vinti. I detrattori che si è trovato contro le hanno fatto un gran regalo e adesso dovrebbero mangiarsi le mani. Ma le consiglio ugualmente di contenere la spinta a ingaggiare battaglie. La utilizzi con misura, le gioverà.» «Consiglio accettato» risposi a Livia. «Allora proverò, con misura, a dirle la mia sui primi passi della Resistenza o della guerra civile, considerata dal punto di vista dell'antifascismo. Per servirmi di un'immagine poco militare, parlerò dell'alba di una fase storica. E aggiungerò subito che fu un'alba quasi tutta rossa. Intendo il rosso delle bandiere comuniste. «Comincerei con qualche dato sui territori di cui le ho parlato prima. Sono quelli del Nordovest italiano, ossia il Piemonte, la Lombardia e la Liguria. Per queste tre regioni le cifre accertate dal gruppo di Michele Tosca parlano chiaro. Dopo la fine della guerra, in Piemonte vennero uccisi 3611 fascisti o presunti tali, in Lombardia 2995, in Liguria 1722. Il totale fa 8328. Se ci aggiungiamo le 3905 vittime dell'Emilia-Romagna, la regione dove è stata ammazzata più gente, si arriva a 12.233 morti. Ossia a più della metà dei 20 mila fascisti accoppati in Italia quando la guerra era già conclusa.»


Dissi a Livia: «Se invece osserviamo tutto l'arco temporale della guerra civile italiana, a partire dal settembre 1943, le vittime fasciste, sia civili che militari, sono state nel complesso 46 mila. Devo precisarle che si tratta di persone identificate con un nome e un cognome. Poi ci sono i morti rimasti sconosciuti che fanno aumentare di non poco il totale. Naturalmente, da questo consuntivo sono esclusi i militari tedeschi caduti in Italia e le perdite di altri reparti stranieri che combattevano a fianco della Germania sul nostro territorio». «Lei vorrebbe spiegare ai lettori come è iniziato questo bagno di sangue. È così?» mi domandò Livia. «Sì. Mi sembra opportuno, anche se lo faremo in modo estremamente sintetico. Anche noi abbiamo parlato e parliamo molto di quanto accadde durante la guerra civile. Ma di solito lo facciamo a partire dalla primavera del 1944 in poi, quando tutti presero a sparare tutti i giorni. E invece bisogna iniziare dalle avvisaglie, quelle dell'autunno-inverno 1943. Perché è in quella fase che emerge il connotato primario della lotta partigiana, il suo Dna: il terrorismo.» «Il terrorismo?» si stupì Livia. «Sì. Del resto, non saprei in quale altro modo chiamare una tecnica sanguinaria, ma efficace: gettare nel panico il nemico e annientarlo sparando contro singole persone, quasi sempre indifese. Ricorda come si muovevano le Brigate rosse negli anni Settanta e Ottanta? Bene, è la stessa tecnica. Del resto, i killer delle Br si consideravano gli eredi dei terroristi comunisti della guerra civile. E con ragione, penso io. «Ma prima di arrivare ai delitti del 1943, è opportuno dire qualcosa sul clima politico di quel tempo. Per cominciare, bisogna accennare a una verità che gli agiografi della Resistenza dimenticano sempre. In quell'autunno erano ancora molti gli italiani che avevano fiducia in Mussolini…» (...) «Nell'autunno 1943» continuai, «avevo 8 anni e mi ricordo bene certe discussioni in casa mia. Nessuno era fascista, anche se qualcuno si era iscritto al Pnf perché doveva farlo in quanto dipendente pubblico. Ma tutti temevano la reazione dei tedeschi. Avevano visto che erano bastati quattro o cinque paracadutisti con l'elmetto a pentola per rastrellare i soldati sbandati rimasti in città e rinchiuderli nelle caserme. E poi avviarli alla prigionia in Germania. (...) «E dei primi Comitati di liberazione che cosa mi racconta?» domandò Livia «Che contavano molto poco, per non dire quasi nulla. Certo, ne facevano parte uomini coraggiosi e da ammirare. Tutti sapevano bene che cosa stavano rischiando. Come minimo, la deportazione nei campi di sterminio tedeschi. Eppure i Cln sorsero quasi dappertutto, anche nei piccoli centri. Quella fu la prima generazione dei Comitati. Ed era fatale che risentisse della debolezza dei partiti politici di cui erano l'emanazione. (...) «Per tutto questo, i comunisti italiani non vivevano in mezzo a un deserto, come accadeva ai democristiani, ai socialisti, ai liberali e agli azionisti. Il Pci poteva contare sul potere sovietico, una parete d'acciaio alla quale appoggiarsi, uno scudo in grado di proteggerlo. La strategia di Mosca, quella di espandersi nel resto dell'Europa, era diventata la strategia del Pci. (...) Il regime fascista aveva commesso un errore che si sarebbe rivelato fatale dopo il 25 luglio: a Ventotene era stato mandato mezzo vertice del Pci clandestino. Non parlo di Togliatti che viveva tranquillo a Mosca, coccolato da Stalin. Parlo di Luigi Longo e di Pietro Secchia, che in seguito avrebbero guidato i partigiani comunisti in tutta l'Italia occupata. Con loro c'erano Umberto Terracini, Mauro Scoccimarro, Giovanni Roveda, Girolamo Li Causi e Battista Santhià, l'operaio meccanico piemontese che era stato con Antonio Gramsci nel quotidiano “L'Ordine Nuovo”». (Dalla Parte Quarta, capitolo 18: Gappismo)

Giampaolo Pansa

01/10/2010
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MessaggioInviato: 01/10/2010, 20:27 
Cita:
rmnd ha scritto:

Cita:
[color=blue]Partigiani come terroristi
Arriva "I vinti non dimenticano" di Giampaolo Pansa che collega le Brigate Rosse alla resistenza comunista. Il seguito del "Sangue dei vinti" racconta la storia dei non fascisti uccisi senza motivo.

cut...


01/10/2010
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Triste storia, niente di nuovo per me`. Ma e` bene tenere informati i piu`, che ignorano la vera storia d'Italia.

Pensare che c'e` chi si pavoneggia di essere comunista [xx(]



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MessaggioInviato: 01/10/2010, 23:50 
pensa che c'e' chi si pavoneggia di essere fascista, nazista, .......

chi si pavoneggia e si sente comunista, o peggio (e sottolineo peggio), nazista e fascista, e' meglio che la sua storia d'italia non la racconti a nessuno.....rischierebbe brutte figure.



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MessaggioInviato: 02/10/2010, 00:23 
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dark side ha scritto:

pensa che c'e' chi si pavoneggia di essere fascista, nazista, .......

chi si pavoneggia e si sente comunista, o peggio (e sottolineo peggio), nazista e fascista, e' meglio che la sua storia d'italia non la racconti a nessuno.....rischierebbe brutte figure.


La storia dei nazisti, o dei fascisti e arcinota a tutti, propinata e ricondita in salsa rossa, dagli amici di sinistra. Quello che si racconta in queste pagine, e` la storia nascosta e tenuta fuori dai libri, in parole povere gli orrori e la presa per il sedere a spese degli italiani. Quelli che si autodefiniscono i liberatori, in realta` si sono dimostrati per quello che sono: peggio dei fascisti.



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MessaggioInviato: 27/11/2010, 02:18 
Meno male che i liberatori rossi, non sono arrivati qui da noi come speravano i compagni dei tempi




articolo di venerdì 26 novembre 2010
Tragedia di Katyn, Russia ammette:
"Il massacro fu ordinato da Stalin"

Un evento di portata storica: la Duma ammette la matrice sovietica nell'eccidio dei 22mila ufficiali dell'esercito della Polonia, deportati e uccisi nel 1940
Mosca - Crolla un altro grande tabù: la Russia ammette le proprie responsabilità nel terribile massacro di Katyn. Il parlamento russo, in base agli archivi di stato dell'ex Unione Sovietica, ha confermato ciò che la Polonia sostiene da decenni: ad ordinare la mattanza dei 22mila ufficiali polacchi fu Stalin stesso.

La dichiarazione Un evento di portata storica per i rapporti tra Polonia e Russia. La dichiarazione approvata oggi dalla Duma (la camera bassa del Parlamento russo) consente di rimarginare una ferita che per troppo tempo la propaganda comunista ha cercato di nascondere: "Tutti i materiali pubblicati che per molti anni sono rimasti negli archivi segreti non solo rivelano questa orribile tragedia, ma testimoniano che il massacro di Katyn è stato compiuto su ordine diretto di Stalin e altri dirigenti sovietici". Inoltre viene risabilita una verità storica: "Nella propaganda ufficiale sovietica la responsabilità per questo crimine è sempre stata attribuita ai delinquenti nazisti - si legge nel documento - "Questa versione per molti anni è rimasta tema di discussione della società sovietica provocando sempre la rabbia, l’offesa e la sfiducia del popolo polacco".

Verità negata L’eccidio del 1940 nelle foreste di Katyn, vicino alla città russa occidentale di Smolensk, dove furono massacrati circa 22 mila ufficiali polacchi, è rimasto perdecenni uno dei tabù della storia contemporanea, nascosto e negato durante la guerra fredda da parte dell'Urss. Anche la propaganda comunista dei paesi occidentali ha sempre cercato di ignorare una verità che la Polonia da sempre ha cercato di far venire venire alla luce.
Il film delle polemiche Nel 2007 è uscita "Katyn" la pellicola del regista polacco Andrzej Wajda che per la prima volta racconta pubblicamente la verità sul massacro. Numerose sono state le polemiche, tanto che in Europa il film ha dovuto far fronte ad un vero e proprio tentativo di boicottaggio: pochissimi cinema infatti hanno accettato la proiezione.
Distensione Il 10 aprile il presidente polacco, Lech Kaczynski, era morto nello schianto dell’aereo della delegazione governativa diretta a Smolensk, nel sud della Russia, per una commemorazione a Katyn dei 20mila polacchi giustiziati nel 1940. La cerimonia doveva segnare anche una riappacificazione con Mosca che ora finalmente ammette le responsabilità sovietiche.

Soddisfazione russa "Questa dichiarazione è, senza esagerazione, storica", ha affermato il presidente della Duma, Konstantin Kosachev. Nonostante siano passati gli anni, il pronunciamento del parlamento è stato approvato in una seduta tumultuosa in cui l’opposizione del Partito comunista ha cercato fino all’ultimo di impedirne l’approvazione.


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Edit: http://www.ilgiornale.it/esteri/tragedi ... comments=1


Ultima modifica di BlitzKrieg il 27/11/2010, 02:18, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 21/04/2011, 16:09 
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/04/21/news/l_anniversario_della_liberazione_di_bologna_in_piazza_solo_il_candidato_della_lega-15209185/?ref=HREC1-9
Cita:

[color=blue]L'anniversario della Liberazione
in piazza solo il candidato leghista

Stupito lo stesso Manes Bernardini. Virginio Merola, volto del centrosinistra, ha avuto "una lieve indisposizione", ma ha già cercato di mettersi in contatto con il presidente dell'Anpi bolognese[/color]


[:o)]



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MessaggioInviato: 21/04/2011, 19:26 
Più che "liberazione" la chiamerei del TRADIMENTO (obiettivamente parlando); il popolo (solito "bue") doveva opporsi prima alla guerra ... Ecco perché il Giappone è più rispettatato di noi.


Ultima modifica di Ufologo 555 il 21/04/2011, 19:45, modificato 1 volta in totale.


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Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Più che "liberazione" la chiamerei del TRADIMENTO (obiettivamente parlando); il popolo (solito "bue") doveva opporsi prima alla guerra ... Ecco perché il Giappone è più rispettatato di noi.


Finalmente la parola giusta [;)]



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Cita:
steve1965 ha scritto:

Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Più che "liberazione" la chiamerei del TRADIMENTO (obiettivamente parlando); il popolo (solito "bue") doveva opporsi prima alla guerra ... Ecco perché il Giappone è più rispettatato di noi.


Finalmente la parola giusta [;)]


....sai l'italia e' considerata la nazione che inizia da una parte e finisce dall'altra .... [8D]..in base alle convenienze. [:(!]....


Ultima modifica di ubatuba il 21/04/2011, 19:50, modificato 1 volta in totale.

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