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Essere Interdimensionale
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MessaggioInviato: 27/04/2011, 22:27 
Tutti i vantaggi del torio

Il torio può essere usato al posto dell'uranio come combustibile per i reattori nucleari, e secondo Ken Burridge, fondatore del sito EV.com per le energie sostenibili, sarebbe un grande vantaggio da vari punti di vista.

Innanzitutto il torio è in natura molto più abbondante dell'uranio e diffuso in molte zone. Secondo alcune stime, i giacimenti più importanti si troverebbero in India e Brasile, ma anche in Cina, Australia, Turchia, Stati Uniti, Norvegia, Groenlandia, Canada, Sudafrica, Egitto e Malaysia. Inoltre quasi il 100% del torio naturale si può sfruttare, contro meno dell'1% dell'uranio naturale. Secondo la Thorium Energy Alliance, solo negli Stati Uniti c'è abbastanza torio da soddisfare il fabbisogno americano per più di 1000 anni.

Anche dal punto di vista della sicurezza ci sarebbero lati positivi: i reattori a torio non rischierebbero incidenti gravi come la fusione del nucleo. Si potrebbe così risparmiare sui sofisticati sistemi di sicurezza dei reattori attuali, con il risultato di avere anche elettricità più economica. Inoltre le scorie prodotte sarebbero radioattive per poche centinaia di anni anziché molte migliaia.

Infine il torio può essere denaturato in modo da rendere impossibile qualsiasi uso bellico. Anzi: può essere usato per rendere inoffensivi l'uranio delle bombe atomiche e i rifiuti radioattivi dei reattori tradizionali.

Proprio l'impossibilità di costruire armi, secondo Burridge, è il motivo principale per cui il torio è stato sempre ignorato. Inoltre, dato che non richiede un trattamento particolare prima dell'uso, eliminerebbe buona parte del ciclo del combustibile, a scapito dei profitti delle industrie del settore.

In realtà anche Burridge ammette l'esistenza di altri motivi, meno legati al cinismo politico e militare: problemi tecnici ancora da risolvere, ma che secondo Burridge possono essere superati con le tecnologie già disponibili. Infatti negli anni Sessanta, nell'Oak Ridge National Laboratory americano, un reattore sperimentale a torio è stato tenuto in attività per 5 anni.

Attualmente l'India, che punta allo sfruttamento delle proprie risorse minerarie, è all'avanguardia nel settore dei reattori al torio, ma anche la Cina ha iniziato a puntare in questa direzione.


Fonte: http://www.nuclearnews.it/news-453/tutt ... del-torio/



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MessaggioInviato: 28/04/2011, 17:45 
A proposito di Chernobyl!Ieri alle"Iene",ottimo servizio!!!Complimenti a Luigi Pelazza e a tutto lo staff delle Iene! [:264]

http://www.video.mediaset.it/video/iene ... -dopo.html


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MessaggioInviato: 29/04/2011, 00:19 
Parte in Basilicata lo stoccaggio di scorie nucleari

http://www.nuovasocieta.it

di Andrea Paparella


Il possibile ritorno al nucleare civile in Italia è uno dei temi più caldi di questi mesi. Una questione spinosissima, già sul tavolo ben prima delle tragiche conseguenze del terremoto in Giappone e dell'emergenza contaminazione tuttora in atto.

Il governo Berlusconi non lo ha mai nascosto: la risposta per rendere l'Italia meno dipendente dal petrolio estero passerebbe proprio dal nucleare, tesi in contrapposizione con quanto affermato dagli ambientalisti e dai sostenitori del referendum del prossimo giugno.

Una vicenda che è andata a complicarsi (e non poco) con le notizie provenienti dalla centrale di Fukushima e il conseguente sentimento di paura e angoscia che ha contagiato l'intero globo. Ecco dunque che l'esecutivo, dopo aver tagliato i fondi agli incentivi sulle energie rinnovabili, ha approvato una moratoria che di fatto ha messo in ghiaccio, per i prossimi dodici mesi, la decisione finale sul ritorno all'atomo.

Quello di cui molti italiani non sembrano però essere pienamente consapevoli è che il nucleare, nei fatti, è già qui. O meglio, non se ne è mai andato. Una recente inchiesta dell'Espresso ha stilato una classifica dei luoghi di stoccaggio delle scorie, al momento operativi nel nostro Paese, procedendo in ordine di pericolosità. Il primato, sempre stando al settimanale, andrebbe a Saluggia, centro piemontese in provincia di Vercelli convertito negli anni '60 da impianto per il riprecessamento dei combustibili dei reattori di ricerca in deposito per allocare i rifiuti radioattivi.

Al secondo posto, caso molto meno conosciuto, c'è un piccolo comune della Basilicata, Rotondella (provincia di Matera). Il locale centro Itrec di Trisaia è stato costruito a cavallo tra anni '60 e '70 per trattare il combustibile proveniente dal ciclo Uranio-Torio, divenendo poi deposito per 64 barre altamente radioattive, inmmerse da oltre 40 anni in una piscina appositamente allestita. Un primo dato rilevante sulla vicenda è la provenienza delle barre in oggetto, che non sono italiane, ma di proprietà americana, per la precisione prodotte dalla centrale nucleare di Elk River in Minnesota. Giunte in Italia molti anni fa, le scorie in questione sono di fatto "bloccate" nel nostro Paese, in quanto da Oltreoceano hanno più volte declinato ogni richiesta di riprendersi le scorie di loro legittima proprietà. Senza contare che – come sottolineato di recente anche dalla Gazzetta del Mezzogiorno – la presenza dello scomodo "regalo" a stelle e strisce ha impedito la trasformazione della struttura in un centro universitario di ricerca.

Il fascicolo di Rotondella assume però ulteriore interesse in considerazione delle recenti decisioni prese dal governo Berlusconi e passate, dal punto di vista dell'informazione e del dibattito politico, completamente inosservate. Lo scorso fine marzo, infatti, il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo e il ministro dei Beni Culturali (poi dimessosi) Sandro Bondi hanno approvato un decreto di Valutazione impatto ambientale (Via) in merito all'Impianto di condizionamento prodotto finito (Icpf) progettatato dalla So.g.i.n SpA.

In sintesi, l'esecutivo ha dato il via libera alla costruzione dell'Icpf, nel quale le pericolose barre potranno essere stipate a secco, in una condizione di maggiore sicurezza rispetto alla piscina dove si trovano in questo momento. Si è quindi approvata l'edificazione di un centro di stoccaggio di residui radioattivi in un Paese che al momento non ha un programma di nucleare civile, oltretutto finalizzato a contenere barre non italiane.

Ma la questione va anche oltre. Le locali associazioni di ambientalisti hanno più volte rimarcato il rischio che, in questa prospettiva, il sito in provincia di Matera diventi una vera e propria discarica nucleare. Un timore che sembrerebbe trovare conferma nelle dimensioni dell'Icpf: i due capannoni, la cui consegna è prevista per il 2015, hanno una capienza complessiva di tre volte superiore a quella necessaria per stipare le barre ora immerse nell'acqua. Particolare al quale se ne aggiunge un altro, quello cioè relativo al recente pronunciamento della Consulta del 23 marzo: il Governo deve necessariamente confrontarsi con le Regioni in merito ai siti nei quali costruire eventuali centrali nucleari, ma può prendere decisioni indipendentemente dagli enti locali in merito ai depositi di scorie nucleari.

Di fronte a casi come quello di Rotondella, sono due le questioni che appaiono centrali. La prima riguarda strettamente il dibattito sul nucleare, con particolare riferimento ai rischi reali connessi ad un ritorno al passato. Oltre agli eventuali disastri in caso di malfunzionamenti degli impianti (vedi Fukushima o Chenobyl), c'è infatti l'annoso problema dello smaltimento delle scorie e la sensazione generale che si stia guardando indietro invece di cercare risposte nel futuro e nelle energie rinnovabili. In secondo luogo, una valutazione di carattere più generale: quanto avvenuto con la decisione inerente Rotondella appare come l'ennesima conferma che, soprattutto in questo periodo, si preferisca concentrare l'attenzione più su problemi secondari per il Paese piuttosto che sui temi realmente rilevanti e di interesse comune. Una pratica ormai diffusa in Italia e che appare davvero difficile da smaltire, forse anche più delle scorie nucleari.



http://www.nuovasocieta.it/inchieste/26 ... leari.html



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MessaggioInviato: 29/04/2011, 15:31 
Postato da Hynekeniano qui:
http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=164273

Cita:
Hynekeniano ha scritto:

Costi di chiusura del ciclo di vita degli impianti nucleari

Posted by Terenzio Longobardi

Continuiamo la pubblicazione delle analisi di Domenico Coiante dei singoli fattori che determinano il costo di produzione dell'energia nucleare. Dopo quella relativa alla durata della vita operativa delle centrali nucleari, pubblicata qualche giorno fa qui, oggi è la volta dei costi di chiusura del ciclo di vita delle centrali, in inglese "decommissioning" (smantellamento). Per leggere meglio le tabelle occorre cliccare sopra.

Scritto da Domenico Coiante

Introduzione

La produzione d’elettricità mediante reattori nucleari ha una peculiarità: le spese da sostenere per la gestione degli impianti non terminano alla fine della vita operativa, o poco dopo, come per le centrali tradizionali. La chiusura del ciclo si considera completata quando il sito è stato bonificato e restituito alla praticabilità in sicurezza. L’esperienza, finora maturata, ha dimostrato che questo risultato può essere ottenuto mediante un impegnativo e lungo percorso. La serie di operazioni da effettuare, a partire dalla data di chiusura dell’attività produttiva, si estende per oltre un secolo (Thomas, 2008). Inoltre, la responsabilità nei confronti dell’ambiente non si conclude con la bonifica del sito, ma si protrae per lungo tempo in altro luogo, cioè nella discarica dove si vanno a collocare i prodotti radioattivi risultanti dalla fase precedente, da mantenere in sicurezza per secoli. Queste operazioni sono indicate sinteticamente con i termini anglosassoni di decommissioning & waste disposal (smantellamento e messa in discarica dei rifiuti).

Vista la lunghezza del periodo temporale in gioco, una parte di queste operazioni non è ancora stata provata, ma soltanto delineata mediante simulazioni. Ne segue che la stima preventiva dei costi possiede una grande incertezza. Prevedere a distanza di un secolo quanto costerà completare la bonifica di un sito nucleare è una faccenda molto difficile, sia perché non esiste un’esperienza consolidata sull’argomento del costo, sia perché non si riesce ad assegnare un valore affidabile al tasso di sconto per un periodo così lungo, in modo da attualizzare la spesa da mettere nel presente bilancio economico dell’impresa nucleare.

Queste indubbie difficoltà hanno fatto sì che le spese per il decommissioning, in passato, fossero trascurate nel conteggio economico preventivo, lasciandone il carico sulle generazioni future come se si trattasse di costi sociali esterni. L’attuale presa di coscienza ambientale e l’approccio liberistico vigente sulla produzione d’elettricità impongono di valutare e prendere in considerazione nel bilancio d’impresa anche questi costi differiti nel tempo. A riprova del nuovo corso, basti citare la recente disposizione governativa statunitense, che obbliga i gestori delle centrali nucleari a mettere da parte 1 $ per ogni MWh prodotto, accumulando la somma per l’intera vita operativa in un fondo fruttifero vincolato per tali spese. Si tratta di 0,001 $/kWh, una cifra considerata dagli esperti come largamente insufficiente (Severance, 2009), pur tuttavia essa rappresenta l’ammissione ufficiale dell’errore per difetto di cui soffrono le vecchie stime di costo del kWh nucleare. Le valutazioni più aggiornate prendono in considerazione questa voce nella misura indicata dal governo USA, ma ne ammettono l’insufficienza. Ad esempio, il Prof. De Paoli dell’Istituto per l’Economia delle Fonti d’Energia (De Paoli et al, 2008) assume una maggiorazione della cifra USA ipotizzando un intervallo di costo tra 1 e 3 €/MWh. Il cambio di valuta nel momento dello studio era a 1 € = 1,5 $. Ciò significa ammettere che il costo del decommissioning possa avere un valore, nel caso migliore, il 50% più alto di quanto previsto dal governo USA e ben 450% nel caso peggiore, cioè (0,0015 – 0,0045) $/kWh.

Nel rapporto sopra nominato, Severance, invece, cita una stima di Moody’s che indica un contributo di circa 0,02 $/kWh (0,014 per il decommissioning e 0,006 per il waste disposal), valore 20 volte superiore a quello governativo USA. Se questa cifra fosse confermata in qualche modo, essa assumerebbe un peso notevole nello stabilire il costo del kWh.
Come si vede, esiste una grande incertezza. E’ tuttavia già chiaro che la spesa complessiva da sostenere per il decommissioning & waste disposal potrebbe essere rilevante ai fini del costo di produzione del kWh nucleare e che, pertanto, un’analisi accurata dei costi deve cercare d’individuare con la massima precisione possibile le spese da sostenere dopo lo spegnimento finale del reattore e la chiusura del ciclo di vita.
Proviamo qui di seguito a fare tale analisi.

Verifica

Iniziamo con l’approfondire il significato del contributo c = 0,001 $/kWh indicato dagli USA.
Ricordiamo che questo contributo presente emerge dall’attualizzazione delle spese da sostenere nelle fasi future in cui si articola il decommissioning, applicando ad esse il rispettivo tasso di sconto.
Per chi non avesse dimestichezza con questa materia, diamo qui alcuni cenni sommari.
Facciamo partire la scala dei tempi dall’oggi indicando con zero l’anno presente. Supponiamo di sapere che dovremo sostenere una spesa, ad esempio per un lavoro, che si renderà necessario tra t anni. Sappiamo anche che il costo di questa operazione oggi è S0 unità monetarie. A causa dell’inflazione e dell’aumento dei prezzi, il costo nell’anno t sarà diventato:

St = S0 (1+h)t (1+e)t (1)

Dove h è il tasso annuale medio dell’inflazione ed e è quello analogo per l’aumento dei prezzi oltre l’inflazione.
Poiché siamo previdenti, stanziamo nell’anno zero una somma Sx, che investiremo in banca in operazioni fruttifere ad un tasso nominale d’interesse pari a k, in modo che nell’anno t la nostra somma sarà cresciuta al valore:

Sxt = Sx (1+k)t (2)

A sua volta il tasso d’interesse nominale k è legato al tasso d’inflazione h e a quello d’interesse reale r (quello cioè al netto di h) dalla relazione:

(1+k) = (1+h) (1+r) (3)

La (2) diviene quindi:

Sxt = Sx (1+h)t (1+r)t (4)

Per poter far fronte nell’anno t al costo espresso dalla (1), dovrà avvenire che Sxt sia uguale a St e quindi:

Sx (1+h)t (1+r)t = S0 (1+h)t (1+e)t (5)

Da cui si ricava:

Sx = S0 [(1+e)t/(1+r)t] (6)

Il fattore F = [(1+e)t/(1+r)t] è detto fattore di sconto. La somma Sx che si deve investire oggi per poter pagare la spesa St da affrontare nell’anno t è determinata dal costo nell’anno zero S0 moltiplicata per il fattore di sconto, cioè scontata al presente. Detto in altro modo, il valore presente di una spesa da fare in un anno t differito nel tempo, si ottiene dal valore monetario odierno di questa spesa applicando ad essa il fattore di sconto.

Occorre notare che l’adozione del tasso d’interesse reale produce la semplificazione che fa scomparire nel fattore F la dipendenza dal tasso d’inflazione. Rimane, però, la dipendenza dal tasso specifico di crescita dei prezzi, che, soprattutto per tempi lunghi, può avere una significativa influenza. Poiché nel nostro caso la parte di gran lunga maggiore delle spese riguarderà il costo del lavoro e questo varia nel tempo essenzialmente a causa dell’inflazione, considereremo nel seguito il tasso della crescita dei prezzi e = 0 e quindi il nostro fattore di sconto per l’anno t sarà semplificato in:

F = 1/(1+r)t (7)

Torniamo ora alla nostra verifica.
Riferendo tutto al kW come unità di potenza, indichiamo con S0 (in moneta a valore odierno) la somma delle spese stimate per il decommissioning come se l’operazione si effettuasse tutta oggi (costo detto overnight). Consideriamo poi che la spesa dovrà essere affrontata alla fine della vita operativa della nostra centrale, cioè dopo N anni. Per quanto detto sopra il valore presente all’anno zero di questa spesa sarà:

Sp = S0 F = S0/(1+r)N (8)

Come di consueto, supponiamo di aver preso in prestito Sp e di restituirla in N rate costanti durante l’intera vita operativa della centrale. Allora, se QN il fattore d’annualità, il valore della rata c sarà determinato dalla:

c = QN Sp/(AEP) (9)

Dove:
• QN = r/[1-(1+r)-N] è il fattore di annualità per la restituzione di Sp in N rate costanti;
• r = è il tasso annuale dell’interesse reale (al netto dell’inflazione) applicato alla restituzione del prestito;
• N è la vita operativa della centrale espressa in anni;
• AEP è la produttività energetica annuale della centrale.

Considerato che per il governo USA è c = 0,001 $/kWh, risolviamo rispetto a Sp per i quattro casi esemplificativi della Tab.1.

Immagine

Si deduce, pertanto, che il governo USA stima il valore presente della spesa complessiva per il decommissioning & waste disposal delle centrali nucleari compreso nell’intervallo tra circa 106 e 142 $/kW a seconda che il tasso di sconto valga il 5 o il 6,5% annuo e la vita operativa sia di 40 o 60 anni.

Quanto è affidabile questa valutazione?

Come vedremo meglio in seguito, il processo di decommissioning & waste disposal, che inizia alla fine della vita operativa, cioè dopo 30, 40 o 60 anni dalla partenza, ha una durata di circa un secolo, senza contare il tempo successivo di conservazione in discarica dei rifiuti radioattivi. Operazioni di così lungo periodo richiedono responsabilità che vanno sicuramente al di là di quelle delle ordinarie imprese commerciali. Per tale motivo, il Regno Unito ha ritenuto opportuno d’istituire nel 2004 un apposito organismo pubblico, la Nuclear Decommissioning Authority (NDA), responsabile del controllo del processo di smantellamento delle centrali nucleari britanniche, che sono giunte a fine vita operativa.
Utilizzeremo i dati provenienti da questa autorevole fonte per valutare meglio la situazione.
Ma prima stabiliamo le basi del discorso definendone i termini.

Decommissioning & waste disposal

Con questi termini inglesi, il cui significato non è riconducibile alla sola traduzione letterale, si indica l’intero processo di chiusura del ciclo di vita delle centrali nucleari. Esso comprende un’articolazione su diversi argomenti e in varie fasi temporali. Generalmente si adotta la traduzione: “Smantellamento degli impianti e messa in discarica dei rifiuti radioattivi.” Però, come vedremo, il concetto è più ampio di quanto appaia da questi soli termini.
Per comprenderne il vero significato, occorre ricordare brevemente alcuni fatti inerenti ai reattori nucleari dopo il loro spegnimento, che ci permettono d’identificare altrettante fasi operative. Secondo la NDA (Thomas, 2008), il procedimento da adottare è quello detto “Safstor”, cioè lavori in massima sicurezza (safety) e conservazione (storage) delle parti radioattive per tutto il tempo necessario ad un ragionevole decadimento dell’intensità delle radiazioni. Tutto sommato si riconosce che questo procedimento sia il più economico da usare quando non esistono esigenze di particolare urgenza circa il reimpiego del sito.
Si procede secondo le seguenti fasi:

a) Rimozione del combustibile dal nocciolo (Defuelling)


Durante la vita operativa degli impianti, che oggi si tende ad estendere da 30 a 40 ed anche a 60 anni, le barre di combustibile bruciato, estratte dal nocciolo, sono immerse verticalmente in un’apposita piscina d’acqua demineralizzata e lì immagazzinate. Questa operazione è fatta più volte ad intervalli di circa un anno e mezzo nel corso delle attività ed essa riguarda solo 1/4, o 1/3, alla volta degli elementi contenuti nel reattore. La permanenza in piscina è necessaria in attesa che l’alta radioattività delle scorie decada a valori compatibili con la possibilità del successivo trasporto in altro luogo. Il calore che si sviluppa dagli elementi fortemente radioattivi è continuamente rimosso facendo circolare l’acqua nella piscina con apposite pompe in modo da mantenere il liquido molto al di sotto della temperatura d’ebollizione e da conservarne il livello sempre almeno un metro sopra l’estremità superiore delle barre. Naturalmente, tutto ciò ha un costo. La relativa spesa è considerata all’interno dei costi annuali di esercizio e manutenzione.

Alla fine della vita operativa, dopo lo spegnimento del reattore, si effettua lo svuotamento completo del nocciolo rimovendo tutto il combustibile che esso contiene e si pongono le barre dentro la piscina. A questo punto, però, l’attività produttiva è ormai terminata ed il bilancio economico è chiuso. Pertanto, i costi di questa operazione non fanno più parte del bilancio ordinario, ma aprono un nuovo capitolo di spese di esercizio e manutenzione straordinaria.
In definitiva il defuelling costituisce la prima voce di questo nuovo capitolo di spesa.
Durata: circa 2 anni.

b) Preparazione per la sorveglianza e manutenzione (Care & Maintenance Preparation)


Poiché i prodotti di fissione più attivi hanno un tempo di dimezzamento di circa 30 anni, generalmente le barre di combustibile bruciato sono mantenute nella piscina per almeno questo periodo. Nei primi anni si svolgono tutte le attività di predisposizione delle attrezzature e degli impianti per adeguarli alla missione di conservazione in sicurezza del combustibile bruciato. Naturalmente, anche il resto degli impianti e l’intera centrale dovranno essere preparati per la messa a riposo in sicurezza per il lungo periodo prima che inizi l’operazione di smantellamento e rimozione delle parti. Ciò comporta un completo riassestamento delle competenze lavorative ed una diversa organizzazione del lavoro.
Pertanto, le operazioni di care & maintenance preparation costituiscono la seconda voce di costo del decommissioning.
Durata: circa 8 anni.

c) Sorveglianza e manutenzione (Care & maintenance)

Una volta che è terminata la fase di preparazione, inizia il lungo periodo gestione del sito della centrale spenta. Si dovrà sorvegliare l’intero impianto ed assicurare il funzionamento dei servizi anti-intrusione, mantenendo in piena efficienza per circa 30 anni il sistema di pompe che assicura la sicurezza della piscina di decadimento.
In definitiva, tutto ciò costituisce un’altra voce di spesa del processo.
Durata: circa 85 anni.

d) Sgombero totale degli impianti e pulizia finale del sito (Final clearance)

Non appena trascorso il tempo di dimezzamento delle scorie radioattive (circa 30 anni), può iniziare l’attività finale di rimozione degli elementi di combustibile ed il loro trasporto negli impianti di trattamento per la successiva messa in discarica di sicurezza. In questa fase si completa anche la rimozione di tutte le parti d’impianto, che non sono state attivate e si provvede a sezionare e compattare le parti attivate in modo da poterle trasportare e collocare in discarica sorvegliata. Per quanto riguarda l’edificio di contenimento, semplice o doppio, al momento non esiste una procedura consolidata per lo smantellamento, che, in ogni caso, rappresenta un’operazione abbastanza tradizionale, da effettuare con qualche cautela per una bassa residua radioattività purtroppo presente.
Infine, occorre ripristinare il sito per poterlo destinare ad altri usi.
L’intera fase finale costituisce l’ultima e più consistente voce di spesa del decommissioning.

Durata: circa 8 anni.

e) Messa in discarica di sicurezza dei rifiuti (Waste disposal)

Ad onore del vero, le spese del ciclo di vita dei reattori nucleari non si chiudono con il trattamento dei rifiuti e la loro messa in discarica, perché questa dovrà essere approntata con modalità costruttive speciali così da conservare i rifiuti radioattivi a lunga vita in sicurezza per secoli, cioè in modo da non costituire pericolo per la salute adesso e per le future generazioni. A parte il costo strutturale della discarica, occorrerà disporre di un servizio di sorveglianza per secoli. Purtroppo, tutti questi costi, che riguardano le generazioni future, non si sanno valutare pienamente e, pertanto, non vengono presi in considerazione all’interno del bilancio preventivo della centrale nucleare. Essi sono accantonati semplicemente tra le esternalità a carico della collettività.
Durata: secoli.

Caso di studio: Centrale Sizewell A da 420 MW tipo Magnox

Si tratta di un reattore inglese entrato in servizio nel 1966 e spento nel 2006. Funzionava con elementi di combustibile di uranio metallico incamiciati con una lega di magnesio (magnox). I neutroni erano moderati a grafite e il raffreddamento avveniva mediante circolazione forzata di anidride carbonica gassosa. Questa filiera è stata ormai abbandonata alla fine degli anni ’70 in favore dei più efficienti reattori refrigerati ad acqua (Boiling Water Reactor e Pressurized Water Reactor). La tecnologia magnox è stata sviluppata dagli inglesi, che la hanno applicata in casa ed esportata in numerosi paesi fin dagli anni ’60. Il reattore di Latina è un esempio di questa filiera. Un gran numero di questi reattori è ormai spento ed in fase di smantellamento.
Anche se le caratteristiche tecniche sono diverse da quelle della filiera PWR, che oggi appare come la più usata, esamineremo il caso di Sizewell, soprattutto per il dettaglio e l’affidabilità dei dati pubblicati.
La Tab.2 riassume brevemente la situazione del decommissioning di Sizewwell A secondo la NDA (Thomas, 2008).

Immagine

Come si può vedere il costo specifico ricondotto al 2008 è di 788,1 £/kW, corrispondente a 1279,1 $/kW (1£ = 1,623$). Pertanto, se volessimo costruire un impianto nucleare dello stesso tipo nel 2008, dovremmo aggiungere questo costo alle altre voci. Il che corrisponde, con una produttività di 7500 kWh/kW ed un fattore d’annualità per una vita operativa di 40 anni pari a 0,05828 e per 60 anni pari a 0,05283 (r = 5%), a considerare rispettivamente un costo aggiunto di circa (0,01 - 0,009) $/kWh.
Questi valori sono circa un fattore 10 più alti del costo di 0,001 $/kWh ammesso negli USA. La ragione del divario, secondo gli esperti, è da ricercare nel fatto che i reattori gas-grafite, essendo poco efficienti, producono nella loro vita una quantità maggiore di rifiuti radioattivi e, quindi, maggiori spese per il trattamento.

Decommissioning dei reattori PWR in USA

a. Secondo la WNA (World Nuclear Association), il costo di smantellamento dei reattori PWR nei casi sperimentati (alcuni già definiti ed altri ancora in corso) è compreso fra 200 e 500 $/kW (valore del $ al 2001 (WNA, 2010).
Se andiamo ad esaminare i singoli casi di smantellamento, troviamo che il dato minore della forcella si riferisce ai piccoli impianti nucleari sperimentali, che hanno funzionato per un tempo ridotto a una o due decine d’anni. E’ chiaro che in tal caso i rifiuti radioattivi sono in misura minore e quindi il costo dello smantellamento è più basso. Pertanto, dovendo considerare il caso di una centrale di taglia intorno a 1000 - 1600 MW con vita operativa di 40, il nostro dato di riferimento non potrà essere che quello più alto indicato. Applichiamo ad esso il tasso d’inflazione medio del 2% per avere il costo attuale (2010) di 597 $/kW.

Per quanto riguarda l’allungamento della vita operativa a 60 anni, occorre precisare che questo dato deve essere proporzionalmente aggiornato a causa della maggiore quantità di rifiuti che si accumulano nei 20 anni aggiuntivi. Pertanto, la spesa da applicare alle centrali di vita allungata sarà grossomodo pari a 895 $/kW.
Nel bilancio d’impresa per la realizzazione di una centrale nucleare oggi, dobbiamo considerare questi valori per la voce di costo del decommissioning. Considerando, al solito, un tasso d’interesse reale che può andare dal 5 al 6,5%, un fattore di annualità su 40, o su 60 anni di vita operativa e la produttività annuale dell’impianto di 7500 kWh/kW, avremo secondo la (9):

r = 5% N = 40 anni Q40 = 0,05828 c = 0,0046 $/kWh
N = 60 anni Q60 = 0,05283 c = 0,0063 “
r = 6,5% N = 40 anni Q40 = 0,07061 c = 0,0056 “
N = 60 anni Q60 = 0,06652 c = 0,0079 “

In definitiva il contributo atteso per il costo del kWh potrà spaziare tra:

c = (0,0046 - 0,0079) $/kWh

cioè: c = (0,0033 - 0,0057) €/kWh (1 $ = 0,7289 €)

Questo costo è un fattore (4 - 5) volte più alto del valore indicato dal governo USA.

b. Secondo l’analisi finanziaria di Moody’s (Griffiths-Lambeth, 2008), il costo presente per il decommissioning & waste disposal è di circa 1000 $/kW, cioè circa 729 €/kW.
Applicando le stesse ipotesi del caso precedente, otteniamo per il contributo al costo del kWh:

c = (0,0070 - 0,0094) $/kWh = (0,0051 - 0,0068) €/kWh

Il costo risulta un fattore da 7 a 9 volte più alto di quello indicato dal governo USA.

Conclusione


Riassumiamo nella Tab.3 la situazione risultante della stima del contributo di costo del decommissioning dei reattori PWR di grande taglia.

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In conclusione, potremo considerare che il contributo presente sul costo del kWh possa andare da 0,0033 a 0,0068 €/kWh.
Il costo del kWh nucleare stimato dallo IEFE (De Paoli, 2008) è dato come 6,32 c€/kWh. Si vede allora che il contributo, qui indicato nel caso peggiore della stima di Moody’s, costituisce circa il 15% del costo totale. Si tratta di una parte di costo che comincia ad essere rilevante. Comunque, anche negli altri casi, il valore è pur sempre notevolmente superiore a quello ottimistico (completamente trascurabile) indicato dal governo USA.

Come già accennato, occorre ricordare che, una volta sistemati i rifiuti radioattivi nella discarica speciale predisposta alla loro conservazione in sicurezza, una componente di spesa continuerà a gravare sul kWh nucleare per un tempo dell’ordine dei secoli. Il bilancio d’impresa, però, si arresta al momento della collocazione in discarica ed i costi successivi, che oggi sono difficilmente stimabili, s’intendono posti a carico della collettività presente e delle generazioni future come se si trattasse di costi sociali.
Ci chiediamo se questo è economicamente ed eticamente giusto.


Riferimenti

- De Paoli L., Gulli F, 2008, The competitivenessof nuclear energy in an era of liberalized markets and restrictions on greenhouse-gas emissions, Economia delle fonti di energia e dell’ambiente, Anno LI – N.2/2008, p.51.
- Griffiths-Lambeth N., 2008, Decommissioning and Waste Costs for a New Generator of Nuclear Power, Moody’s Report n.109086, May 2008
- Severance C.A., 2009, Businness Risks and Costs of New Nuclear Power, http://climateprogress.org/wp-content/u ... s-2009.pdf, p.26
- Thomas Steve, 2008, The Organisation & the Costs of the Decommissioning Nuclear Plants in the UK, Economia Delle Fonti Di Energia E Dell’Ambiente, Anno LI – N.2/2008, pp.63-82
- WNA, 2010, Decommissioning Nuclear Facilities, http://www.world-nuclear.org/info/inf19.html, ottobre 2010.


http://aspoitalia.blogspot.com/2011/03/ ... -vita.html



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 29/04/2011, 15:45 
"Oggi in italia, a livello politico, l'unico che dice
qualcosa di giusto e sensato è un comico".





La puntata intera di Annozero del 28/04/2011 (da vedere assolutamente...)
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/me ... ozero.html



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Nove premi Nobel per la Pace scrivono ai leader del mondo: basta nucleare
http://www.greenreport.it/_new/index.ph ... t&id=10087

Al venticinquesimo anniversario del disastro nucleare di Chernobyl in Ucraina - e a più di due mesi dal terremoto e lo tsunami che ha devastato il Giappone - noi sottoscritti Nobel per la Pace chiediamo di investire in un futuro più sicuro e più pacifico impegnandosi sulle fonti di energia rinnovabile. E' tempo di riconoscere che il nucleare non è una fonte pulita, sicura e conveniente di energia.

Siamo profondamente turbati che la vita delle persone in Giappone venga messa in pericolo da radiazioni nucleari nell'aria, nell'acqua e nel cibo a causa del guasto nell'impianto di Fukushima. Siamo fermamente convinti che se il mondo uscisse gradualmente dall'uso corrente di energia nucleare, le future generazioni di persone in tutto il mondo - e il popolo giapponese che ha già sofferto troppo - vivranno in una maggiore pace e sicurezza.

"Venticinque anni dopo Chernobyl, alcune persone affermano che le cose stanno migliorando. Non sono d'accordo", dice Mykola Isaiev, un liquidatore di Chernobyl (una persona che ha contribuito a ripulire il sito). "I nostri figli sono malati dal mangiare cibo contaminato e la nostra economia è distrutta". Isaiev dice che può riguardare i liquidatori ora al lavoro in Giappone. Come lui, probabilmente non hanno messo in discussione tanto la sicurezza delle centrali nucleari.

Consideriamo le parole di un negoziante di Kesennuma, una delle città che ha subito la forza dello tsunami lungo la costa nord-orientale: "Quella cosa delle radiazioni è estremamente spaventosa. E' più di uno tsunami. Uno tsunami si può vedere, ma questa non lo è..".
La triste realtà è che la crisi da radiazioni nucleari in Giappone può accadere di nuovo in altri paesi, come già a Chernobyl nell'ex Ucraina SSR (1986), Three Mile Island negli Stati Uniti (1979) e Windscale / Sellafield nel Regno Unito Regno (1957). Gli incidenti nucleari e possono avvenire a causa di calamità naturali - come i terremoti e gli tsunami - e anche da errori umani e di negligenza. Persone di tutto il mondo possono anche temere la possibilità di attacchi terroristici contro le centrali.

Ma la radioattività non è la sola preoccupazione in un incidente nucleare. Ogni anello della catena del combustibile nucleare rilascia radiazioni, a partire dalla perforazione per l'uranio, si continua poi per le generazioni perché le scorie radioattive del plutonio rimarranno tossiche per migliaia di anni. Nonostante anni di ricerca, i paesi con programmi di energia nucleare, come gli Stati Uniti non sono riusciti a risolvere la sfida di trovare un luogo sicuro anche per il combustibile "esaurito" nucleare. Nel frattempo, ogni giorno di più, il combustibile esaurito aumenta.

I sostenitori dell'energia nucleare devono affrontare il fatto che i programmi di energia nucleare sono gli ingredienti per costruire armi nucleari. In effetti, questa è la preoccupazione di fondo per quanto riguarda il programma nucleare iraniano. Mentre l'industria nucleare preferisce ignorare questa minaccia enorme per perseguire l'energia nucleare, non sparisce semplicemente perché è minimizzata o ignorata.

Dobbiamo anche affrontare la cruda verità economica dell'energia nucleare. L'energia nucleare non è in concorrenza sul libero mercato contro le altre fonti energetiche, perché non può. L'energia nucleare è un'opzione energetica esorbitante che viene generalmente pagata dal contribuente. L'industria nucleare ha ricevuto sovvenzioni pubbliche estese - il denaro dei contribuenti - per la sottoscrizione di costruzione, limitazioni di responsabilità e di assicurazione per ripulire e costi sanitari. Siamo in grado di investire in maniera più responsabile il denaro pubblico in nuove fonti di energia.

Ci sono attualmente oltre 400 centrali nucleari nel mondo - molte in luoghi ad alto rischio di calamità naturali o sconvolgimenti politici. Questi impianti forniscono meno del 7% della fornitura totale di energia del mondo. Come leader mondiali, è possibile che lavoriate insieme per sostituire questa piccola quantità di energia da altre fonti direttamente accessibili, molto sicure e convenienti di energia per andare verso un futuro senza emissioni di carbonio e senza nucleare.

Non possiamo fermare le catastrofi naturali come quelle che si appena verificata in Giappone, ma insieme possiamo fare scelte migliori sulle nostre fonti energetiche.
Siamo in grado di eliminare gradualmente i combustibili fossili e l'energia nucleare e investire in una rivoluzione energetica pulita. E' già in corso. A livello globale negli ultimi cinque anni vi è stato più energia nuova proveniente da energia eolica e solare che da centrali nucleari. Il reddito globale da solare, eolico e altre fonti di energia rinnovabili è salito del 35% nel 2010. Investire in queste fonti di energia rinnovabili crea anche posti di lavoro.

Le fonti energetiche rinnovabili sono una delle chiavi più potenti per un futuro di pace. Ecco perché così tante persone in tutto il mondo - soprattutto giovani - non sono in attesa che i governi facciano il cambiamento, ma stanno già prendendo provvedimenti in tal senso da soli.

Un impegno per un basso tenore di carbonio e il futuro senza nucleare consentiranno ai paesi di collaborare con il movimento contribuendo a far crescere l'influenza del cittadino sempre di più a livello mondiale per respingere la proliferazione nucleare e sostenere le fonti di energia rinnovabili. Vi chiediamo di unirsi a loro e creare una potente eredità per proteggere e sostenere non solo le generazioni future, ma anche il nostro stesso pianeta.

Firmato dai premi nobel per la pace:
Betty Williams, Ireland (1976)
Mairead Maguire, Ireland (1976)
Rigoberta Menchu Tum, Guatemala (1992)
Jody Williams, USA (1997)
Shirin Ebadi, Iran (2003)
Wangari Maathai, Kenya (2004)
Archbishop Desmond Tutu, South Africa (1984)
Adolfo Perez Esquivel, Argentina (1980)
President Jose Ramos Horta, East Timor (1996)



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Artisti contro il nucleare




















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Cita:
"I segreti del nucleare e le spese militari” – Nuovo progetto di sviluppo della coscienza umana

di Paola Botta Beltramo

“… E il segreto sta anche alla base delle centrali nucleari e agli enormi interessi che vi gravitano intorno. Il potere politico, quello che manda gli eserciti ad uccidersi a vicenda, costruisce le centrali nucleari in nome dell’ economia e del progresso e ciò è un grande, vergognoso inganno. Il loro maggior segreto è che, in tutte le parti del mondo, non sono ancora riusciti ad eliminare con sicurezza le scorie radioattive di queste centrali. I bidoni gettati nella Fossa dell’Atlantico avveleneranno il mare quando, fra qualche decennio, esploderanno. Ma chi se ne cura?…” ( antropologo-teosofo Bernardino del Boca dal libro “IL SEGRETO” PAG. 210 – ediz. 1986)

“(…) Ma allora perché c’è la corsa al nucleare? il nucleare è anche militare e allora, siccome le società non democratiche si basano sulla violenza, e le società democratiche si basano sulla truffa e sull’inganno, bisogna convincere le persone che lo Stato opera solo a fin di bene, non prepara la guerra e se c’è una guerra è solo in risposta ad un’aggressione esterna. Il nucleare civile è un modo per occultare il nucleare militare e anche per far vedere che il nostro bilancio della difesa è piccolo perché tanto una parte della spesa della difesa militare viene addossata ai bilanci di altri ministeri, questo viene fatto anche in Italia, Per fare le bombe atomiche bisogna avere le tecnologie adatte, avere il materiale esplosivo pronto, cosicchè in caso di necessità sia possibile costruire un ordigno in una settimana. (….) la Francia avendo risorse minori rispetto a quelle degli Stati Uniti e della Russia ha creato delle centrali d’uso duale in cui recuperano parte dei costi vendendo l’energia. Quindi non è vero che l’energia nucleare costa meno, l’energia nucleare francese viene venduta sottoscosto perché è il sottoprodotto di una produzione militare. Adesso che i pericoli di guerra aumentano, gli interessi di vari paesi si orientano nuovamente verso il nucleare, anche perché sono stati inventati nuovi tipi di armi nucleari diverse da quelle precedenti che richiedono nuovi tipi di impianti ed ecco la necessità di costruire queste nuove centrali. Se si guardasse solamente al problema dell’energia l’idea di costruire impianti nucleari è così assurda che non verrebbe in mente a nessuno.(…)”

(Prof. Emilio del Giudice, fisico, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dell’International Institute of Biophisics di Neuss (Germania) – 3-2-2008 – Convegno “Pianeta Terra – Ass. Saras Milano)

“”(…) Il nucleare civile serve a quello militare. Gli strumenti progettuali e le conoscenze tecnologiche per le applicazioni pacifiche sono derivati dal know-how militare. Costruire centrali nucleari è sempre stata una comoda strada per ammortizzare i costi del nucleare militare. Non solo: il nucleare civile a sua volta favorisce la proliferazione orizzontale del nucleare militare. Si tranquillizza il mondo con l’obiettivo dichiarato di costruire un impianto civile e così si può lavorare in pace alla costruzione di testate nucleari (…) Grazie al programma nucleare civile si evitano tanti problemi. Tutto diventa più facile…..Le centrali nucleari producono plutonio come scarto. Si ritrova, in percentuale variabile, nelle scorie radioattive. 1 Kg di plutonio –una pallina da ping pong- ha la potenza di 20.000 tonnellate di tritolo, quanto basta per distruggere una città. Per una bomba H si impiegano, in media, 5 kg. di plutonio: una centrale elettronucleare di 1.000 megawatt produce circa 250 Kg annui di plutonio da cui si possono ricavare 40-50 bombe atomiche. Il nucleare civile è un ottimo paravento che permette di lavorare indisturbati sul nucleare militare. La tecnologia nucleare ha costi enormi. Le centrali nucleari servono ad ammortizzarli, riducendo i costi del plutonio per uso militare. La ricaduta civile del nucleare militare riduce l’enorme saldo negativo che gli armamenti inducono nel bilancio dello stato. Ecco quindi che le potenze nucleari impongono il nucleare civile che anche se fosse l’energia meno costosa –il che non è- e, anche se fosse completamente sicura –il che non è- resta una soluzione eticamente inacettabile

(Prof. Angelo Baracca, professore di fisica Università di Firenze – Comitato “Scienziati contro la guerra” relazione 15-10-2008)

“…Tra il 1943 e il 1945 a Los Alamos- USA, il maggiore centro di ricerca nucleare, 600.000 dipendenti lavoravano in modo compartimentale (succede anche in medicina) così nessuno sapeva che cosa si stesse costruendo. Il fisico Robert Oppenheimer fu processato e condannato a morte perché voleva che le ricerche fossero note a tutti in quanto riteneva che la scienza fosse patrimonio dell’umanità. Fu salvato dalla comunità scientifica internazionale che insorse contro il governo statunitense (…) Le centrali nucleari sono state costruite oltre che per fabbricare bombe anche per fabbricare motori nucleari da utilizzare nei sommergibili e nelle portaerei consentendo a questi mezzi riserve di energia di 2 0 3 anni (…) quindi il nucleare civile è una stampella di quello militare (,,,) Più si creano reattori raffinati più aumentano i rischi. (…) La sicurezza nucleare è una menzogna. “

(Prof. Luigi Sertorio, docente di Ecofisica Università di Torino; ha lavorato 15 anni a Los Alamos USA e 3 anni nella divisione ambientale della NATO Europa – conferenza 26-4-2011 – Torino – Le bugie nucleari)

SIPRI – Istituto di ricerca della pace di Stoccolma – –

l’11 aprile 2011 ha pubblicato i dati relativi alla spesa militare mondiale ANNO 2010:

1 6 3 0 MILIARDI DI DOLLARI

(pari a circa 4,46 miliardi di dollari al giorno ovvero circa 3 milioni di dollari al minuto)

Dal libro “La Dimensione Umana” ediz. 1971 dell’antropologo-teosofo Bernardino del Boca:


pag. 272: “…Ci sono libri scientifici che sono un esempio di come agisce il pensiero analogo: sembrano libri scritti con serietà e serenità ma se si usa la propria coscienza, cioè se invece di accettare passivamente quei pensieri si pensa con la propria mente, si rimane spaventati per le orribili implicazioni che contengono. Non ci devono perciò stupire i risultati delle indagini degli esperti dell’intelligenza, secondo i quali, nonostante che in questi ultimi 50 anni la scienza e la tecnica abbiano prodotto nella vita umana i più sbalorditivi e rivoluzionari cambiamenti che hanno imposto la cultura a tutti, l’intelligenza media nel mondo sta calando invece di aumentare. Il nostro concetto di intelligenza è anch’esso molto limitato dalla nostra attuale dimensione umana e ne abbiamo un esempio nel modo di agire delle grandi potenze. Da secoli si dice che si fanno le guerre sotto la spietata spinta del bisogno, ma oggi le grandi potenze spendono negli armamenti cifre astronomiche che se usate per soddisfare i bisogni dei popoli sottosviluppati e dei poveri toglierebbero dalla terra ogni motivo di aggressività…”

pag. 66: “…Finchè non sarà fatta una sintesi tra i vari rami della scienza e non si sarà sottoposta questa sintesi alla luce della spiritualità, il fenomeno umano non potrà essere compreso nella sua finalità e nemmeno nelle sua espressione individuale”

pag. 239: “….U Thant, ex Segretario Generale del’Onu: “ La verità, la grande capitale verità, per quel che riguarda le nazioni sviluppate del giorno d’oggi, è che esse possono avere quasi nel più breve tempo immaginabile tutte le risorse che vogliono. Non sono più le risorse quelle che limitano le decisioni. Sono le decisioni quelle che determinano le risorse. E questo è un cambiamento rivoluzionario –forse il più rivoluzionario- che il genere umano abbia conosciuto”.

Per prendere le nuove decisioni è necessario avere una nuova mentalità. Chi è schiavo del bisogno o delle ricchezze, del potere o della sua posizione sociale, chi si identifica con i valori creati dall’egoismo e dall’ingiustizia, non può prendere le nuove decisioni, poiché è schiavo di troppe paure. Ma i pensieri che rendono possibile l’emancipazione dell’uomo dall’ignoranza, dall’egoismo e dalla paura hanno una forza irresistibile poiché essi sorgono dallo stesso lento fluire della Vita verso il formarsi del nuovo piano di coscienza”

Inviataci da: Paola Botta Beltramo – OTS – Biella

Fonte: http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.6909.7



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MessaggioInviato: 05/05/2011, 21:11 
Saluggia e le scorie destino atomico senza fine

L'85 per cento delle scorie italiane si concentra in questo paese della pianura vercellese. Le barre atomiche che vengono caricate sui treni, vengono portate in Francia e poi ritrasferite in Italia, in un sito che ancora non è stato scelto
di MARCO TRABUCCO

Il resto qui:

http://torino.repubblica.it/cronaca/201 ... -12189327/



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MessaggioInviato: 08/05/2011, 11:40 
La città più eco al mondo
Ecco la prima metropoli della nuova era, la grande sorpresa del XXI secolo. Si trova negli Emirati Arabi Uniti e il suo nome significa "città sorgente".
http://viaggi.libero.it/il_viaggio/2543 ... o-al-mondo


[img]http://media.libero.it/c/imgv/foto/25430686/11/127/21720111454204655000-25419668.jpg
[/img]

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In nomen omen: Masdar, letteralmente, significa città sorgente. E mai più nome fu azzeccato per questo centro pianificato ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti. Sarà la grande sorpresa del XXI secolo, frutto di una società sempre più inquinata ed inquinante, ma dai risvolti ecologici al 100%.

Nasce dal progetto dello studio di architettura inglese Foster and Partners e sarà una città che baserà la sua produzione energetica esclusivamente sull’energia solare, con un’economia a emissioni zero e un’ecologia senza rifiuti. In pieno deserto, a 30 km a est di Abu Dhabi, i lavori del centro “carbon neutral” termineranno nel 2016, quando sarà pronto ad accogliere 50mila abitanti.

Un progetto all’avanguardia, che fa di necessità virtù. Se i lungimiranti arabi hanno capito che le risorse petrolifere non possono essere eterne, ecco che puntano ad instaurare una nuova moda green: un investimento da 22 miliardi di dollari per la grande città avveniristica. Questa ospiterà anche il Masdar Institute of Science and Technology, polo universitario dedicato esclusivamente allo studio e alla ricerca nel campo delle energie rinnovabili. Non è un caso che a capo dell’idea colossale e miliardaria ci sia la società Abu Dhabi Future Energy Company, presieduta dallo sceicco Mohammad Bin Zayed Al Nahyan.

Qui le normali auto non potranno circolare, almeno per come noi le intendiamo oggi. Al loro posto 2.500 navette a emissioni zero che percorreranno 150.000 itinerari al giorno. L’energia di queste “culle” sarà garantita da impianti fotovoltaici, eolici e termali, che faranno risparmiare un totale di due miliardi di dollari in petrolio nell’arco di 25 anni.La città sarà inoltre sede di compagnie internazionali e di grandi aziende interessate ad investire nella sostenibilità e nelle energie rinnovabili. General Electric è un partner strategico in Masdar City e costruirà il suo primo centro Ecomagination nella città. Ma tra i tanti partner si annoverano BP, Mitsubishi, Rolls-Royce, Mitsui, Fiat, e la tedesca Conergy, che sta pianificando una centrale solare termodinamica da 40 MW.

Masdar City è davvero la città del futuro, dove ogni sforzo di sviluppo urbano ed energetico può (e deve) essere compiuto. Fa però sorridere però che questo progetto nasca proprio dal danaro accumulato in un secolo di storia dalla forma energetica più inquinante di tutte. Ma se il risultato è questo, chissà…



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mmm chissa che non possano speculare meglio con le rinnovabili.. [:)] meglio vedere il bicchiere mezzo pieno.. anche se in tutti questi anni non si è mai investito in essa, dato che l'energia nucleare è anche il mezzo più facile per sopperire alle spese del nucleare militare, quindi per avere degli armamenti nucleari a minor costo e in breve tempo. Intanto ricordiamoci del referendum del 12-13 Giugnio di votare SI (contro il nucleare in Italia)



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Morto operaio Fukushima, spenta centrale Hamaoka - Mondo - ANSA.it
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 12528.html
AL SIGNORE DOTTORE ACCADEMICO,
CHE SU ANNO ZERO DICEVA CHE IL NUCLEARE NON HA PRODOTTO MOLTE VITTIME E CHE NON RISULTA PERICOLOSA COME STRADA PER L'ENERGIA

MEDITA SU QUESTE:

RICORDATI CHE IL MALE FATTO ALL'UMANITA,
SI PAGA MOLTO CARO TE LO GARANTISCO!

Morto operaio Fukushima, spenta centrale Hamaoka
In impianto disastrato nuova acqua conferma ipotesi fusione

14 maggio, 17:32

TOKYO - E' salito a tre il bilancio dei morti nella disastrata centrale nucleare di Fukushima, dove un operaio al lavoro nel sito e' deceduto per cause ancora sconosciute, mentre nel Giappone centrale si allontanano, almeno temporaneamente, i timori legati all'impianto nucleare di Hamaoka, uno dei piu' esposti al rischio sismico, che oggi e' stato chiuso dopo l'invito in tal senso del premier Naoto Kan.
Un uomo di circa 60 anni, dipendente di una societa' esterna alla Tepco, e' morto questa mattina dopo aver accusato un malore: le cause del decesso, il primo di una persona impegnata nelle operazioni di messa in sicurezza della centrale in avaria, non sono ancora chiare, ma al momento sarebbero da escludere danni derivati dall'esposizione alle radiazioni. Sull'uomo non sono state trovate tracce di radioattivita' o ferite, e il lavoro svolto nell'impianto, trasportando materiali con indumenti protettivi, era iniziato appena ieri. L'esposizione alle radiazioni e' risultata di 0,17 millisievert, e il suo compagno di lavoro non ha accusato problemi di salute. Quattrocento chilometri a sud-ovest invece, il gestore Chubu Electric Power Co. ha fermato l'ultimo reattore attivo nella centrale di Hamaoka: nel primo pomeriggio e' stata fermata la fissione atomica nell'unita' 5, che ha seguito a ruota l'altro reattore ancora in funzione, il numero 4, spento ieri. Il sito, costruito sulla congiunzione di due placche tettoniche, restera' chiuso per almeno 2-3 anni, il tempo necessario per innalzare barriere anti-tsunami alte 15 metri e installare nuovi impianti di raffreddamento di emergenza.
Nel chiedere la sua chiusura temporanea, il premier Kan aveva citato il rischio elevato - 87% di probabilita' - che l'area su cui sorge l'impianto possa essere colpita da un sisma di magnitudo 8 entro i prossimi 30 anni. A Fukushima invece, aumentano i timori che la messa in sicurezza dell'impianto subisca un nuovo stop. Stando a quanto riferito oggi dall'Agenzia per la sicurezza nucleare nipponica, nel sottosuolo dell'edificio che ospita il reattore 1 e' stata trovata una grande quantita' di acqua, per un'altezza di oltre quattro metri: l'ipotesi e' che provenga da una perdita del reattore lesionato, uno scenario che confermerebbe l'avvenuta fusione del combustibile nucleare, con possibili ripercussioni sulla roadmap fissata il mese scorso. La nube tossica di Fukushima, infine, ha lasciato su Tokyo tracce finora sconosciute: secondo la stampa nipponica, a fine marzo, poco dopo l'inizio della crisi nucleare, e' stata trovata una sostanza sconosciuta altamente radioattiva, con una densita' fino a 170.000 becquerel/kg, nelle ceneri di tre impianti di depurazione cittadini. Le ceneri sarebbero gia' finite riciclate come materiale da costruzione.

http://angeliinastronave.blogspot.com/


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MessaggioInviato: 15/05/2011, 19:50 
Che impatto avrebbero 15.000 nuove centrali nucleari?
Il futuro dell'energia è nel nucleare? Non sembra pensarla in questo modo Derek Abbott, professore di Ingegneria Elettrica e Elettronica all'Univeristà di Adelaide. Secondo Abbott, il sogno di scalare l'energia nucleare da semplice complemento della produzione globale a tecnologia di punta è destinato a fallire. Oggi nel mondo ci sono 440 reattori nucleari, che in totale producono quotidianamente circa 375 gigawatt. A livello globale, invece, produciamo ogni giorno 15 terawatt. Solo il 2,5% dell'energia prodotta globalmente viene dai reattori nucleari sparsi per il pianeta, ma la prospettiva sull'energia atomica è sempre stata quella di poter ampliare il numero delle centrali in modo tale da poter coprire una parte massiccia della quota di energia prodotta dalle centrali a combustibili fossili.

Arrivare a coprire l'intera produzione di energia giornaliera attuale con soli reattori nucleari richiederebbe la costruzione di ulteriori 14.500 centrali, oltre alle 440 già esistenti. Nulla che si possa realizzare nell'immediato, questo è certo, ma secondo Abbott si tratta anche di un'operazione che richiederebbe troppi investimenti senza tuttavia ottenere benefici palpabili. "Una centrale nucleare è affamata di risorse e, a parte il materiale nucleare, utilizza molti metalli rari per la sua costruzione" spiega Abbott. "Il sogno utopico in cui il mondo è alimentato da reattori a fissione o fusione è semplicemente irraggiungibile. Anche la produzione di un solo terawatt richiederebbe fin troppo risorse".

Abbott ha esaminato le possibili conseguenze della costruzione di 15.000 centrali nucleari, considerando la quantità di terreno necessario alla costruzione di un impianto, le scorie radioattive prodotte, il rischio di incidenti, il rischio di proliferazione nucleare, l'abbondanza e l'estrazione del materiale fissile e dei metalli rari necessari alla costruzione di un reattore atomico. Ogni impianto nucleare richiede circa 20 chilometri quadrati di terreno. Sono necessari per il reattore stesso, per le infrastrutture di controllo della centrale,per l'arricchimento e la lavorazione dell'uranio, e per la zona di esclusione. Non basta semplicemente prendere il primo pezzo di terra che ci capita: la centrale deve essere costruita vicino ad una massa d'acqua sufficiente a raffreddare l'impianto, ma lontano da zone abitate o soggette a disastri naturali. Trovare 15.000 differenti località adatte ad una centrale nucleare potrebbe quindi rivelarsi molto difficile.

C'è poi da considerare il problema dei siti di stoccaggio delle scorie radioattive. Sono ormai 60 anni che esistono centrali nucleari, e in questo periodo di tempo nessuno è stato ancora in grado di indicare un sito idoneo al deposito permanente del materiale radioattivo. Altro fattore da prendere in considerazione è la frequenza degli incidenti. Fino ad ora sono stati 11 gli incidenti gravi che hanno visto una fusione totale o parziale del nocciolo, e non si tratterebbe di incidenti evitabili da una migliore tecnologia di sicurezza delle centrali. Sono considerati eventi rari, e si verificano a seguito di circostanze considerate imprevedibili o poco probabili. Considerando questi 11 incidenti, secondo Abbott la creazione di 15.000 centrali nucleari porterebbe ad avere un incidente grave ogni mese.

Valutando invece l'utilizzo di metalli rari, utilizzati in modo massiccio anche nel settore delle nuove tecnologie, è probabile che la costruzione di 15.000 centrali nucleari possa portare all'esaurimento delle scorte in un periodo molto più breve di quanto attualmente stimato. Per concludere, Abbott analizza le attuali scorte di uranio, che secondo le previsioni dovrebbero avere una durata compresa tra i 60 e gli 80 anni. Portando l'energia generata dalle centrali nucleari tradizionali a 15 terawatt, le scorte di uranio sarebbero sufficienti per soli cinque anni di produzione. L'uranio può essere estratto anche dall'acqua di mare: gli oceani contengono circa 3 parti per miliardo di uranio. Se fosse possibile estrarre il materiale fissile dal mare in modo conveniente, potremmo ingrandire le nostre riserve fino ad avere disponibilità (in via ipotetica) per ulteriori 5.700 anni a 15 terawatt di energia prodotta al giorno. Ma ottenere uranio dall'acqua di mare comporta problemi che renderebbero economicamente poco pratica l'estrazione in meno di 30 anni.

Contrariamente a quanto affermano molti sostenitori dell'energia nucleare, Abbott non ritiene che limitare la produzione di energia atomica a solo 1 terawatt possa risolvere i problemi di natura economica che potrebbero nascere dalla costruzione di nuove centrali. "Per via del costo, della complessità, dei requisiti in termini di risorse, e dei tremendi problemi legati all'energia nucleare, i nostri dollari dovrebbero essere investiti più saggiamente da qualche altra parte" conclude Abbott. "Ogni dollaro che va nell'energia nucleare è un dollaro sottratto alla creazione di una soluzione energetica sicura e scalabile, come il solare termico".

http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.6940


Ultima modifica di vimana131 il 15/05/2011, 19:50, modificato 1 volta in totale.

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