Referendum col silenziatorehttp://www.lettera43.it Perché in Rai non si parla della consultazione di giugno.
di Fabio Chiusi
Niente tribune e messaggi autogestiti ancora per un paio di settimane. E per le comunicazioni istituzionali, le uniche già iniziate, solo orari proibitivi. Tutta colpa del ritardo con cui è stato approvato il regolamento della commissione di Vigilanza Rai per il referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento del 12 e 13 giugno. Un mese tondo tondo. Così, a poco più di 30 giorni dalla consultazione, il servizio pubblico continua a non informare i cittadini paganti come potrebbe.
Un mese di ritardo per ostruzionismo
E come dovrebbe, dato che la legge 28 del 2000 prevede che gli adempimenti burocratici debbano essere compiuti «dalla data di indizione del referendum». Nel caso in esame, dal 4 aprile. Invece il via libera è giunto solo il 4 maggio.
NAPOLITANO INTERVIENE, LEI RISPONDE. E se la trasmissione dei messaggi istituzionali che illustrano i quesiti ha potuto, da qualche giorno, avere inizio è stato solo grazie all'intervento di nientemeno che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. È infatti servito il suo richiamo al neo-direttore generale della Rai, Lorenza Lei, per impedire che un emendamento di Alessio Butti, Pdl, la rimandasse fino al 16 maggio. Come da regolamento.
LA PARTITA VERA È IL PLURALISMO. Motivo del ritardo? Nell'opposizione non ci sono dubbi: «Colpa dell'azione di boicottaggio furibonda del centrodestra con centinaia di emendamenti ostruzionistici», attacca il membro della commissione di Vigilanza Fabrizio Morri, senatore del Pd. Butti e la Lega «hanno ricattato Sergio Zavoli», il presidente della commissione, «e l'opposizione: o ci garantite il voto sull'atto di indirizzo sul pluralismo», prosegue, oppure tutto bloccato. Dai comitati referendari ipotizzano che siano riusciti a spuntare una data: il 17 maggio. Ma non c'è niente di ufficiale.
Rai, abbiamo un problema
Quel che è certo è che l'informazione in Rai sui referendum ne ha risentito. In viale Mazzini la confusione regna sovrana. Impossibile, per esempio, ottenere una comunicazione ufficiale circa il palinsesto dei messaggi istituzionali che dal 6 maggio, grazie all'intervento di Napolitano, stanno andando in onda.
CONFUSIONE A VIALE MAZZINI. «Abbiamo una copia non definitiva del programma che non possiamo divulgare all'esterno», si lascia sfuggire un funzionario, dopo svariati tentativi. «È una decisione che spetta alla commissione di Vigilanza», ribatte un altro, nel mezzo di un infinito rimpallo di responsabilità in cui non si riesce nemmeno a capire chi sia il diretto responsabile. Quel che è certo, tuttavia, è che la definizione del palinsesto è «una funzione riconducibile alla direzione generale», spiega Morri, «che decide di mandare in onda gli spot dopo aver sentito i comitati promotori». Che tuttavia ribattono chiedendo a loro volta lumi. Come al comitato ' Sì per l'acqua bene comune': «Abbiamo chiesto un monitoraggio per sapere a che ora li mandano. Noi non sappiamo niente».
Ma quando li mandano? Sul Fatto Quotidiano si sono letti orari non propriamente indicati per raggiungere il grande pubblico con gli spot: le 7,25 su Rai3, addirittura l'una di notte sul primo canale e le 17,41 su Rai2.
ALTRO CHE «MAGGIORE ASCOLTO». Grazie alla previsione contenuta nel regolamento, invece, la Rai ha comunicato alla commissione quando intende trasmettere i messaggi autogestiti. La logica è la stessa: in radio passeranno alle 14,33 circa su Radio1 e alle 22,24 circa su Radio2. Quanto ai passaggi televisivi, si tratta di un unico spazio su Rai3, alle 9,00 del mattino. E dire che l'articolo 6 comma 3 del regolamento prevede «la loro collocazione nel palinsesto televisivo e radiofonico nelle fasce orarie di maggiore ascolto».
NESSUNA PIANIFICAZIONE PER LE TRIBUNE. E per le tribune elettorali? «Non c'è ancora nessuna pianificazione», rispondono dagli uffici della commissione. In ogni caso non se ne parla prima del 22 maggio, dato che per adempiere alle regole stabilite servono cinque giorni per costituire i comitati, cinque per inoltrare la richiesta di partecipare alle tribune, più ulteriori cinque per convocare l'ufficio di presidenza della Vigilanza, procedere al sorteggio che serve ad attribuire in modo imparziale gli spazi radiotelevisivi e comunicare l'esito alla Rai.
Dal silenzio alle accuse di censura
Tutto terribilmente complicato, dunque. Tranne il risultato: giorni e giorni di indebito silenzio. E c'è già chi parla apertamente di un tentativo deliberato di censura. È una ricercatrice di diritto ambientale, Mariachiara Alberton. Via Internet ha denunciato: «dovevo intervenire a un programma Radio Rai», ma all'ultimo sarebbe giunto, dall'alto, un contrordine. «È arrivata una circolare interna Rai alle 8 della mattina dell'8 maggio] che ha vietato con effetti immediati a qualunque programma della Rai di toccare l'argomento fino a giugno».
«ESCLUSE CIRCOLARI». Dalla segreteria della presidenza del servizio pubblico smentiscono: «è escluso che ci siano state circolari». Tuttavia una verifica è in corso. L'idea è chiedere lumi sull'operato della precedente direzione generale, quella di Mauro Masi. Ma l'ipotesi più probabile è che si tratti dell'eccesso di zelo di un conduttore. O di un altro, indesiderabile effetto di confusione e ritardi.
Martedì, 10 Maggio 2011
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