05/06/2011, 20:36
Blissenobiarella ha scritto:
Anche in Puglia, in alcuni paesini, è sopravvissuto una sorta di sciamanesimo che viene tramandato per linea femminile.
Ci sono incappata per caso, perchè l'ex ragazza di mio fratello era appunto l'ultima esponente di una di queste "catene" di passaggio di questa cultura al femminile. DIco L'ultima perchè sua madre, dopo alcuni episodi di eccessiva creduloneria popolare, ha deciso di non tramandare i riti e le pratiche che a sua volata aveva acquisito da sua madre. La ragazza in questione in ogni caso mostrava una certa propensione allo psichismo e alla percezione allargata, anche se razionalmente le rifiutava.
05/06/2011, 20:42
Hynekeniano ha scritto:
Esiste una linea Sacrale e pochi meglio di uno che è figlio e nipote di quell'ambiente te lo possono testimoniare.
La linea non è necessariamente di sangue reale può esserlo di sangue spirituale, ricordiamo che parliamo di piccole comunità agricole e pastorali.
05/06/2011, 20:52
Blissenobiarella ha scritto:
[
Ed è un vero peccato... Purtroppo trovandomi distante, non ho avuto il tempo nè il modo di approfondire, ma a parte pentolini e litanie, queste tradizioni si posano su un apparato filosofico articolatissimo, una vera e propria cultura alternativa a cui solo le adepte hanno accesso.
05/06/2011, 23:37
I discendenti illirico–albanesi
Appare naturale porsi alcune domande: Esistono ancora i discendenti diretti dei Pelasgi? In tal caso, dove possiamo trovarli? Il francese Zacharie Mayani ha trovato connessioni tra le lingue etrusca e pelasgica e la moderna lingua albanese. (14)
La maggior parte degli studiosi ritiene gli argomenti di Mayani estremamente fragili. Tuttavia, l’ipotesi d’una discendenza degli Albanesi dai Pelasgi non ha solamente un’origine nazionalista e non è neppure d’epoca recente, anzi è molto antica ed è stata sostenuta da diversi autori (Falaschi, Catapano, Marchiano, D’Angely, Kolias, Pilika).
Il geografo franco–danese Conrad Malte–Brun (1755–1826) ipotizzò connessioni tra la lingua albanese e quella pre–omerica. Egli fu il primo a proporre che gli Albanesi potessero essere i moderni discendenti dei Pelasgi. Johann Georg von Hahn (1811–1869) diede per sicura tale discendenza e collegò gli Illiri con i Pelasgi. Lo studioso francese Edouard Schneider, specialista della lingua etrusca, tradusse iscrizioni etrusche tramite l’albanese e si convinse che i Pelasgi fossero gli antenati degli Albanesi. August Schleicher (1821–1868) era indeciso se la lingua albanese fosse più vicina al latino o al greco; infine la catalogò come ramo della lingua pelasgica. (15)
La studiosa albanese Nermin Vlora Falaschi ha tradotto diverse iscrizioni etrusche e pelasgiche (come la Stele di Lemnos), usando la moderna lingua albanese. (16)
Ciò mostrerebbe gli Albanesi (discendenti degli Illiri) come gli odierni discendenti dei Pelasgi, una delle più antiche stirpi d’Europa. Ecco ad esempio alcune traduzioni della signora Falaschi. In Italia esiste la località dei Toschi (la Toscana), così come i Toschi abitano nella “Toskeria”, nell’Albania meridionale. Diveersi autori sostengono che la parola Tosk (Tok) sia sinonimo di Dhe, tanto che oggi in albanese, per dire “terra”, si usa indifferentemente sia la parola Dhe, sia Tok.
In Toscana si trova l’antichissima città di Cortona, che si ritiene fondata dai Pelasgi. In albanese, Cor = raccolti, tona = nostri, cioè “i nostri raccolti”. Nel suo museo archeologico si trova un’iscrizione particolarmente bella e interessante, su un sarcofago con decorazioni floreali. Nermin Vlora Falaschi tradusse quella scritta usando la lingua albanese: “La nave è per noi fierezza, coraggio e libertà”.
Le fonti storiche riferiscono che i Greci appresero dai Pelasgi non solo la lavorazione dei metalli e la costruzione delle mura, ma anche il loro modo di scrivere e fecero proprie le loro divinità, come per esempio De–mitra (Dhe = terra, Mitra = utero, cioè la Dea Madre Terra), nonché Afrodite, Afer–dita (Afer = vicino, Dita = Giorno, più tardi chiamata Venus dai Romani).
I Pelasgi, detti anche Popoli del Mare perché erano abili e liberi navigatori, chiamarono Iliria (Illyria per i Romani) la loro patria: Liri (Lir = libero), ossia: “il Paese del popolo libero”, dal Mediterraneo sino al Danubio. Nel Lazio esistono il monte Liri, il fiume Liri e Fontana Liri.
Diversi nomi etnici hanno un significato preciso nella lingua albanese: E–truria (E = di, Truria = Cervello, paese di gente con cervello), Messapi (Mes = ambiente, centro, Hapi = aperto, paese di gente aperta), Dauni (separati), Veneti (nome derivante dalla dea Vend, patria, luogo per eccellenza), Piceni (Pi = bere, Keni = avete, luogo con acqua abbondante). Il nome Pelasgi si può riferire alla parola albanese Pellg (mare profondo, “pelago”). In albanese Pellazget significa “coloro che navigano nei mari profondi”
Un’iscrizione illirica datata tra il sec. III ed il II a.C., custodita attualmente nel museo archeologico di Durazzo, in Albania, è stata letta: “Sopporta il tuo dolore e piangi se ti aiuta, però affidalo alla terra calda, alla Grazia Celeste e al Supremo Bene”. Il linguaggio dell’iscrizione è talmente simile all’albanese odierno, che sembra difficile pensare che risalga a più di duemila anni fa.
In generale, le iscrizioni più antiche si leggono da destra a sinistra e continuano talvolta da sinistra verso destra, in forma bustrofedica, spesso senza interruzione tra una parola e l’altra. Questo documento di Durazzo è stato inciso da sinistra verso destra, ciò che dimostra la sua origine più recente. Nel Museo Archeologico d’Atene c’è una stele molto antica, proveniente dall’isola di Lemnos, con un’iscrizione bustrofedica, in alfabeto pelasgico, di contenuto funerario. Le coincidenze rilevate dalla Falaschi sono impressionanti, ma gli argomenti a sostegno della sua tesi sono basati esclusivamente su assonanze linguistiche. Appare quindi impossibile accertarsi della validità scientifica delle sue teorie.
06/06/2011, 02:09
quisquis ha scritto:
Questo è molto vero, decisamente vero. L'importanza di una linea di sangue è fondamentale in molti casi, meno forse nel caso di una trasmissione stregonesca (per così dire, impreciso ma ci si capisce), di più nel caso di un culto famigliare. Quando a Roma una gens si estingueva il culto gentilizio moriva con essa, a meno che lo stato non lo rilevasse in qualche modo, diluendolo su un corpo più vasto. Sul legame culti e gentes vedere il caso dei Potitii e dei Pinari rispetto al culto di Ercole.
09/06/2011, 00:54
Enkidu ha scritto:
DIANA, ISIDE E LA BEFANA...
09/06/2011, 14:43
Trystero ha scritto:Enkidu ha scritto:
DIANA, ISIDE E LA BEFANA...
Se ti interessano questi argomenti immagino tu abbia letto i bellissimi studi di Carlo Ginzburg, se non è così te li consiglio.
Il più famoso (e "corposo") è "Storia notturna - una decifrazione del sabba" che tratta proprio della permanenza dei riti pagani nelle culture contadine, ma sono interessantissimi anche "I benandanti. Stregoneria e culti agrari tra il cinquecento e il seicento" e "Il formaggio e i vermi". Tutti pubblicati da Einaudi.
10/06/2011, 11:45
Hannah ha scritto:termine greco “epifania” che significa manifestazione ed è riferita alla presentazione di Gesù al Tempio
Dal punto di vista cattolico, l'epifania si riferisce alla visita dei Magi e, quindi, ai doni che avrebbero portato a Gesù appena nato, per cui se la nascita fu testimoniata dai pastori, in quest'occasione il bambino si presenta uffricialmente al mondo.
Ovviamente, dal punto di vista antropologico molte cose si sovrappongono:
Gennaio, anno nuovo, e Dio bambino
Per quel che riguarda la befana ed il fatto che si festeggi all'inizio di gennaio, i doni rappresentano gli ultimi frutti della terra che vengono consumati all'inizio dell'anno prima che il ciclo ricominci, per cui la befana rappresenterebbe per così dire il fantasma dell'anno passato.
Non a caso Giano, da cui deriva il nome gennaio, era rappresentato come una divinità bifronte, rivolta al passato ed al presente e, quindi, un momento di passaggio.
10/06/2011, 12:06
Blissenobiarella ha scritto:
A proposito dei Pelasgi:
Un estratto da http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=200I discendenti illirico–albanesi
Appare naturale porsi alcune domande: Esistono ancora i discendenti diretti dei Pelasgi? In tal caso, dove possiamo trovarli? Il francese Zacharie Mayani ha trovato connessioni tra le lingue etrusca e pelasgica e la moderna lingua albanese. (14)
La maggior parte degli studiosi ritiene gli argomenti di Mayani estremamente fragili. Tuttavia, l’ipotesi d’una discendenza degli Albanesi dai Pelasgi non ha solamente un’origine nazionalista e non è neppure d’epoca recente, anzi è molto antica ed è stata sostenuta da diversi autori (Falaschi, Catapano, Marchiano, D’Angely, Kolias, Pilika).
Il geografo franco–danese Conrad Malte–Brun (1755–1826) ipotizzò connessioni tra la lingua albanese e quella pre–omerica. Egli fu il primo a proporre che gli Albanesi potessero essere i moderni discendenti dei Pelasgi. Johann Georg von Hahn (1811–1869) diede per sicura tale discendenza e collegò gli Illiri con i Pelasgi. Lo studioso francese Edouard Schneider, specialista della lingua etrusca, tradusse iscrizioni etrusche tramite l’albanese e si convinse che i Pelasgi fossero gli antenati degli Albanesi. August Schleicher (1821–1868) era indeciso se la lingua albanese fosse più vicina al latino o al greco; infine la catalogò come ramo della lingua pelasgica. (15)
La studiosa albanese Nermin Vlora Falaschi ha tradotto diverse iscrizioni etrusche e pelasgiche (come la Stele di Lemnos), usando la moderna lingua albanese. (16)
Ciò mostrerebbe gli Albanesi (discendenti degli Illiri) come gli odierni discendenti dei Pelasgi, una delle più antiche stirpi d’Europa. Ecco ad esempio alcune traduzioni della signora Falaschi. In Italia esiste la località dei Toschi (la Toscana), così come i Toschi abitano nella “Toskeria”, nell’Albania meridionale. Diveersi autori sostengono che la parola Tosk (Tok) sia sinonimo di Dhe, tanto che oggi in albanese, per dire “terra”, si usa indifferentemente sia la parola Dhe, sia Tok.
In Toscana si trova l’antichissima città di Cortona, che si ritiene fondata dai Pelasgi. In albanese, Cor = raccolti, tona = nostri, cioè “i nostri raccolti”. Nel suo museo archeologico si trova un’iscrizione particolarmente bella e interessante, su un sarcofago con decorazioni floreali. Nermin Vlora Falaschi tradusse quella scritta usando la lingua albanese: “La nave è per noi fierezza, coraggio e libertà”.
Le fonti storiche riferiscono che i Greci appresero dai Pelasgi non solo la lavorazione dei metalli e la costruzione delle mura, ma anche il loro modo di scrivere e fecero proprie le loro divinità, come per esempio De–mitra (Dhe = terra, Mitra = utero, cioè la Dea Madre Terra), nonché Afrodite, Afer–dita (Afer = vicino, Dita = Giorno, più tardi chiamata Venus dai Romani).
I Pelasgi, detti anche Popoli del Mare perché erano abili e liberi navigatori, chiamarono Iliria (Illyria per i Romani) la loro patria: Liri (Lir = libero), ossia: “il Paese del popolo libero”, dal Mediterraneo sino al Danubio. Nel Lazio esistono il monte Liri, il fiume Liri e Fontana Liri.
Diversi nomi etnici hanno un significato preciso nella lingua albanese: E–truria (E = di, Truria = Cervello, paese di gente con cervello), Messapi (Mes = ambiente, centro, Hapi = aperto, paese di gente aperta), Dauni (separati), Veneti (nome derivante dalla dea Vend, patria, luogo per eccellenza), Piceni (Pi = bere, Keni = avete, luogo con acqua abbondante). Il nome Pelasgi si può riferire alla parola albanese Pellg (mare profondo, “pelago”). In albanese Pellazget significa “coloro che navigano nei mari profondi”
Un’iscrizione illirica datata tra il sec. III ed il II a.C., custodita attualmente nel museo archeologico di Durazzo, in Albania, è stata letta: “Sopporta il tuo dolore e piangi se ti aiuta, però affidalo alla terra calda, alla Grazia Celeste e al Supremo Bene”. Il linguaggio dell’iscrizione è talmente simile all’albanese odierno, che sembra difficile pensare che risalga a più di duemila anni fa.
In generale, le iscrizioni più antiche si leggono da destra a sinistra e continuano talvolta da sinistra verso destra, in forma bustrofedica, spesso senza interruzione tra una parola e l’altra. Questo documento di Durazzo è stato inciso da sinistra verso destra, ciò che dimostra la sua origine più recente. Nel Museo Archeologico d’Atene c’è una stele molto antica, proveniente dall’isola di Lemnos, con un’iscrizione bustrofedica, in alfabeto pelasgico, di contenuto funerario. Le coincidenze rilevate dalla Falaschi sono impressionanti, ma gli argomenti a sostegno della sua tesi sono basati esclusivamente su assonanze linguistiche. Appare quindi impossibile accertarsi della validità scientifica delle sue teorie.
10/06/2011, 12:26
10/06/2011, 19:34