http://www.inviatospeciale.com/2008/11/ ... a-13-anni/Lapidata a 13 anni
Autore: chiumarulo. Data: mercoledì, 5 novembre 2008
Nascondevano il suo stupro
Aisha Ibrahim Duhulow, la ragazza lapidata la scorsa settimana dagli integralisti islamici nel sud della Somalia, aveva 13 anni e non 23 come dichiarato dalle autorità, e l’accusa di adulterio era falsa: è stata usata per nascondere la circostanza che la bimba era stata violentata da tre miliziani mentre si stava recando a piedi dalla nonna ed aveva denunciato l’accaduto.
È quanto ha ribadito ieri l’Unicef, l’organizzazione Onu per la difesa dell’infanzia, in un comunicato diffuso a Nairobi. La lapidazione era avvenuta lo scorso 27 ottobre a Chisimaio, città strategica, con porto ed aeroporto, controllata da al Shabaab, l’ala più dura del movimento integralista somalo.
Aisha è stata uccisa da un gruppo numeroso di uomini, che l’ha lapidata a morte all’interno di uno stadio, di fronte a un migliaio di spettatori. Aisha era arrivata a Chisimaio tre mesi fa, proveniente dal campo profughi di Hagardeer, in Kenya. Nella città portuale somala, era stata stuprata da tre uomini e si era rivolta ai miliziani di ‘al Shabaab’ per ottenere giustizia. Ma nessuno dei tre stupratori è stato arrestato.
La denuncia di Aisha ha ottenuto come risultato il suo arresto, l’accusa di adulterio e la lapidazione. Un uomo, che si è qualificato come lo sceicco Hayakalah, aveva dichiarato a Radio Shabelle, un’emittente somala: “Lei stessa ha fornito le prove, ha confessato ufficialmente la sua colpevolezza e ci ha detto che era contenta di andare incontro alla punizione della legge islamica”.
Secondo i testimoni oculari raggiunti da Amnesty International, invece, Aisha ha lottato contro i suoi carnefici ed è stata trascinata a forza nello stadio. Qui la ragazza è stata sepolta lasciando emergere solo il collo e la testa e i boia scelti pe l’esecuzione hanno iniziato a colpirla, usando le pietre appena scaricate da un camion.
“Un evento tragico e deplorevole – dichiara nella nota di oggi Christian Baslev Olesen, responsabile dell’ Unicef per la Somalia – la bimba è stata martirizzata due volte: dapprima dagli stupratori, quindi dai responsabili della cosiddetta giustizia islamica. Un dramma che mette tragicamente in evidenza l’estrema vulnerabilità di donne e ragazze in Somalia rispetto alle quali violenze e discriminazioni si stanno accentuando come conseguenza del conflitto cronico e della marea di rifugiati che non hanno accesso neanche ai servizi indispensabili”.