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MessaggioInviato: 15/08/2011, 18:35 
Come mai hai tirato fuori alcuni documenti degli UFO files fascisti?


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MessaggioInviato: 15/08/2011, 18:51 
Mi sembravano consoni al topic. Tu pensi di no?



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MessaggioInviato: 15/08/2011, 19:34 
Nostalgia ...[^]
A parte gli scherzi, va benissimo! (Non credo di averli postati; oppure ne ho accennato ...) Grazie, Green!



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MessaggioInviato: 15/08/2011, 19:55 
Niente nostalgia. Ritengo che sia uno di quei casi reali da approfondire.



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MessaggioInviato: 15/08/2011, 19:59 
Oh! scherzavo ... Sei venuto due volte e ancora non ... mi conosci! [:D]



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MessaggioInviato: 15/08/2011, 20:52 
Lo so, lo so.........[:D]



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MessaggioInviato: 16/08/2011, 08:01 
O be, in questo caso allora facciamo le cose fatte per bene. Spieghiamo bene cosa sono quei vecchi documenti...[;)]

GLI UFO FILES FASCISTI



Una serie di documenti anonimi recapitati a varie testate giornalistiche proverebbe che i dischi volanti vennero studiati dai servizi segreti italiani nel Ventennio. E che sia esistito un Majestic 12 fascista nel 1933. Nell'Italia fascista le origini dell'ufologia? Sapevano i gerarchi?

Il fatto che Hitler cercasse di costruire dei dischi volanti (fliegender scheiben) non è una novità: tra il 1942 ed il 1945 gli ingegneri del Terzo Reich realizzarono a Praga, Bremerhaven e nella Polonia occupata dei rivoluzionari aerei discoidali ribattezzati V-7 (Vergeltungswaffe 7, armi di rappresaglia n.7). Dei diversi team all'opera facevano parte alcuni tedeschi, gli ingegneri Klaus Habermohl e Richard Miethe, il pilota Rudolph Schriever e, unico italiano, l'ingegnere del Politecnico di Milano senatore Giuseppe Belluzzo (stranamente citato molto spesso come Alfonso Bellonzo). Furono proprio questi ultimi due a parlarne alla stampa, a guerra finita.
Da allora attorno agli UFO nazisti, i cui prototipi vennero distrutti dai tedeschi sul finire della guerra affinché non cadessero in mani nemiche, è fiorita una ricca mitologia. E una domanda assilla da sempre i ricercatori: come venne ad Hitler l'idea di costruire simili aerei?
Peter Kolosimo, nel volume "Ombre sulle stelle", ipotizza che egli, assistendo al lancio del disco alle olimpiadi di Berlino, sarebbe rimasto affascinato dall'improvvisa accelerazione raggiunta dal piatto, scagliato nel cielo.
Si sarebbe così reso conto che analoghe prestazioni, applicate ad un velivolo, avrebbero potuto garantirgli un'arma di distruzione perfetta.
Altri autori, meno seri e più sensazionalistici quando non addirittura di parte come il neonazista Jan Van Helsing (vero nome Jan Udo Holey), affermano invece che il führer ebbe contatti diretti con extraterrestri, nel caso specifico provenienti da Aldebaran, ai cui mezzi volanti si sarebbe ispirato.
Una recentissima leggenda urbana, veicolata via Internet alcuni mesi fa, afferma addirittura che un disco volante si sarebbe schiantato nel '37 a Czernica in Polonia, in un campo di proprietà dei genitori di Eva Braun!

L'Ufo-crash del '33
Oggi, lasciate da parte leggende e speculazioni, possiamo azzardare una risposta attendibile e documentata: lo studio delle V-7 iniziò dopo che i nazisti ottennero da Mussolini un corposo dossier sui dischi volanti!
Se autentici, nuovi elementi recentemente emersi ci costringono a retrodatare dal '47 al '33 la storia dell'ufologia "di Stato" - quella cioè scritta attraverso commissioni investigative segrete e processi di cover up e debunking -, spostandola dal Nuovo al Vecchio Continente, strappando agli USA il primato di Paese d'origine del fenomeno UFO. Per ricollocare la nascita dell'ufologia direttamente a casa nostra!
Tutto cominciò nel 1996 quando una busta anonima giunse al nostro Roberto Pinotti, in quanto direttore dell'allora "Notiziario UFO"; essa conteneva diversi documenti originali, presumibilmente di epoca fascista, riferiti ad avvistamenti di "aeromobili non convenzionali" (all'epoca la sigla UFO ancora non esisteva) oggi perfettamente identificabili in dischi e sigari volanti; seguirono altri due invii.
Il CUN, all'epoca, decise di tenere prudentemente nel cassetto quella documentazione, per condurre con scrupolo e pazienza tutte le verifiche del caso, le stesse che adesso permettono a chi scrive di attestare l'autenticità di quella documentazione.
Poco tempo prima altro materiale era stato inviato alla redazione del quotidiano bolognese Il Resto del Carlino, che non lo aveva però preso in considerazione, ritenendolo uno scherzo.
L'anno scorso infine il misterioso mittente, che chiameremo "Mister X" e che si era visto apparentemente ignorato da tutti, inviava da Forlì ad un'altra pubblicazione del settore ulteriore materiale, questa volta in fotocopia a colori. É su quest'ultima documentazione che ci concentreremo.
Il primo invio era composto da due lettere su carta intestata del Senato del Regno e tre telegrammi.

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La prima lettera era un bigliettino indirizzato ad un certo De Santi, con cui si trasmetteva una "nota personale riservatissima";

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la seconda era la nota stessa, nove punti con cui qualcuno (non sappiamo chi) disponeva che si avvisasse immediatamente un prefetto; si disponesse il recupero di un "aeromobile"; si arrestassero tutti i testimoni dell'evento grazie alla "speciale sezione RS/33 dell'OVRA, presente in ogni capoluogo"; si indirizzasse ogni rapporto all'Ufficio Meteorologico Centrale dell'università La Sapienza di Roma ("esclusiva pertinenza: Gabinetto RS/33"); si impedisse d'ufficio la diffusione della notizia ed anzi si sviasse l'opinione pubblica con la divulgazione, sulla stampa, di "brevissimi articoli in cui il fenomeno era riportato alla sua autentica ed unica natura celeste: meteora, stella cadente, pianeta, alone luminoso, iride, parelio eccetera, secondo il formulario RS/33.FZ.4 precedentemente trasmesso a tutte le Prefetture del Regno con dispaccio apposito".
Ed infine, si disponeva che la trasmissione di rapporti all'Arma Aeronautica venisse autorizzata dal fantomatico Gabinetto RS/33; che venisse escluso ogni altro ente, "compresa la Pontificia Università"; che venisse imputata ogni spesa sostenuta ad un determinato capitolo della Regia Accademia d'Italia.

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L'evento cui si riferiva, in maniera quanto mai oscura, la nota top secret sarebbe stato, secondo la rivista di settore che per prima ha divulgato la notizia, un UFO-crash ante litteram, accaduto il 13 giugno del 1933; un successivo esame dei documenti non ha confermato questa tesi, trattandosi piuttosto del recupero di un velivolo atterrato, non necessariamente schiantatosi. Quest'ultimo elemento era ricavabile dal lapidario testo presente nei tre telegrammi, riportanti come intestazione "Ufficio Telegrafico di Milano", come mittente la voce prestampata "Agenzia Stefani - Milano" e come specifica le dizioni "riservatissimo - lampo - priorità su tutte le priorità".
Un primo telegramma, non in possesso degli ufologi ma al quale accennavano gli altri tre dispacci, sarebbe stato spedito alle 7.30, annunziando l'atterraggio dell'aeromobile non convenzionale; un successivo dispaccio, inviato alle ore 16 e siglato - come gli altri due in nostro possesso - dal "Direttore Generale Affari Speciali", suggeriva una versione di comodo da dare in pasto alla stampa, che sarebbe stata sostenuta anche dall'Osservatorio di Milano Brera: l'oggetto atterrato era una meteora. Un successivo telegramma, spedito alle 17.07, riferiva che il Duce in persona aveva ordinato il cover up sulla notizia, il ritiro dei piombi dei giornali, il deferimento al Tribunale di Sicurezza dello Stato per chi avesse parlato; il terzo telegramma inviato da "Mister X" agli ufologi è privo di orario e di destinatari, ma indica la versione ufficiale da pubblicare riferendosi al telegramma inviato alle 16.
Tutti e tre i telegrammi sono siglati dalla stessa mano; la firma semplificata, che pare iniziare con una "f", è la stessa presente su una busta senatoriale dell'epoca fascista inviata nel '96 a Pinotti e riferita presumibilmente a documenti UFO del '36; e compare altresì su una lettera intestata "Agenzia Stefani", recentemente spedita all'altra rivista di settore coinvolta nel caso, forse sempre collegata agli avvistamenti del '36.

Atterraggio in Lombardia?
Risparmierò ai lettori tutto l'iter, indubbiamente noioso, delle ricerche che ho condotto in varie parti d'Italia e che mi hanno permesso di verificare l'attendibilità di questi documenti. Gli interessati potranno leggere tutte le singole fasi di questa indagine in Internet, nel sito de "La Rete" del CUN.
L'elemento interessante di questi primi documenti - ne sono stati spediti altri il 10 settembre 1999 da Cervia ed il 22 novembre da Forlì, sempre alla rivista di settore - è che, de facto, nel 1933, presso l'università La Sapienza di Roma, sarebbe stato istituito un Majestic 12 fascista, che riferiva esclusivamente alle alte gerarchie del Regime (Mussolini, Balbo e Ciano) e che lavorava in stretto contatto con l'OVRA, la polizia segreta fascista comandata da Arturo Bocchini, con diramazioni in tutta Italia e la complicità dei prefetti del Regno.
Le comunicazioni sull'IR-2, recentemente emerse in copia, sarebbero state trasmesse nel '33 dalla sezione milanese dell'Agenzia Stefani, l'ANSA fascista diretta all'epoca da Manlio Morgagni di Forlì (guarda caso, la stessa città da cui sono arrivati oggi molti di questi documenti d'epoca); durante il Ventennio essa svolgeva il compito di controllare ciò che i giornali potevano o non potevano pubblicare (pena l'arresto dei giornalisti, il sequestro dei giornali e persino la chiusura della testata). La Stefani, che aveva la sede centrale a Roma, veicolava ai giornali i dispacci contenenti i testi da pubblicare, utilizzando un proprio Ufficio Telegrafico interno.
Nel caso dei telegrammi del '33, essi erano stati inviati dall'Ufficio Telegrafico della sede Stefani di Milano, non inferiore a Roma per ordine di importanza, in quanto vi risiedeva Morgagni in persona. Da quanto ho potuto appurare, se si trattava di comunicazioni riservate, i testi venivano cifrati usando un codice con sequenze di cinque numeri; il messaggio era telegrafato in codice Morse all'ente destinatario; riportato poi su un prestampato simile ad un telegramma (noto come "dispaccio Stefani"; e dispacci Stefani sono i tre telegrammi del '33), recapitato tramite fattorino e, una volta arrivato a destinazione, inoltrato discretamente all'ufficio interessato attraverso la posta pneumatica (inserito cioè in un cilindro metallico e fatto scorrere lungo un complesso di tubature interne che collegavano i vari uffici della Stefani); il messaggio veniva infine decodificato da un elemento di fiducia. In questo modo la segretezza era completa. Non stupisce dunque che il segreto dell'esistenza del Gabinetto RS/33 sia rimasto tale per oltre mezzo secolo.
I telegrammi del '33 sono stati inviati probabilmente per ordine dello stesso Morgagni (di cui "Mister X" è forse conterraneo) dalla sede Stefani milanese, sita nello storico palazzo Arese in corso Venezia, ove c'era l'Ufficio Centrale dei servizi commerciali e finanziari ed il "Centro di Ricezione del materiale telefonato (sic) dai corrispondenti".
I tre dispacci davano disposizione ai giornali italiani di minimizzare l'evento UFO, e difatti non abbiamo trovato, sulla stampa dell'epoca da noi consultata in biblioteca (Corriere della sera, Popolo d'Italia), notizia alcuna; non abbiamo peraltro rinvenuto traccia delle eventuali "notizie astronomiche ed atmosferiche" che avrebbero dovuto essere veicolate per razionalizzare l'episodio.
In un primo momento pensai che questa fosse una contraddizione tale da permettere di ipotizzare che i carteggi fossero falsi, sino a che un esperto di storia, il dottor Pietro Basile, mi confermò che, in piena dittatura, non sarebbe stato necessario pubblicare smentite sulla stampa (come sarebbe accaduto invece, molti anni dopo, con il ridimensionamento del caso Roswell, avvenuto in un regime democratico): in pieno fascismo le notizie "scomode" non venivano pubblicate e basta.
In seguito recuperai molti telegrammi censorei, riferiti ad altri argomenti, che mi confermarono come, all'epoca, bastasse un semplice ordine per occultare qualsiasi notizia. Ma qualcosa, in quei giorni, era effettivamente accaduto. La notte immediatamente seguente l'atterraggio, tutti i prefetti milanesi e liguri erano stati trasferiti o sostituiti ("Movimento di prefetti", titolava il Corriere della sera del 15-6-33); a Milano, la città da cui erano partiti i dispacci Stefani riferiti all'episodio UFO, era stato improvvisamente "nominato nuovo prefetto il questore di Milano".
Questo repentino ed inspiegabile cambio ai vertici era forse motivato dall'esigenza di garantire l'appoggio di uomini di fiducia al neocostituito Gabinetto RS/33? É possibile.
E che esistesse addirittura un rozzo piano d'emergenza volto a sensibilizzare la popolazione lombarda (nella cui terra era forse sceso l'oggetto; i telegrammi partivano difatti da Milano) sembra dimostrato dall'enfatica pubblicazione, cinque giorni dopo, sulla "Cronaca Prealpina" di Varese della notizia di un contatto con gli alieni!
Con un articolo di vent'anni in anticipo sul contattismo, il quotidiano dissertava, in tre colonne, su una "ipotesi sulla vita degli abitanti di Marte". Non si trattava certamente di un pezzo ufologico, visto che gli UFO all'epoca non esistevano ancora; era invece una serissima intervista ad un contattista ante-litteram, un certo dottor Robinson di Londra, che affermava di comunicare da anni telepaticamente con i marziani, sui quali forniva un'infinità di dettagli.
Al di là delle farneticazioni pubblicate, il pezzo tradiva chiaramente il tentativo (certamente imposto dal regime, visti i controlli cui erano sottoposti allora i giornali) di veicolare nella popolazione l'idea dell'esistenza degli alieni; ci si rammaricava del fatto che "le esplorazioni del cielo avevano così ingigantito i progressi dell'astronomia in questi ultimi tempi e tanto sensazionali erano le rivelazioni, che il pubblico tendeva ora a dimenticare un poco un problema che aveva tanto appassionato le folle per lunghi anni, quello di un collegamento nostro con il pianeta Marte".
Che tutto ciò fosse casuale non pare proprio; sembrava invece di assistere ad uno dei moderni procedimenti di "training", di preparazione delle masse, nell'attesa di un eventuale contatto alieno (all'epoca nessuno poteva prevedere che gli UFO avrebbero continuato a comportarsi elusivamente per molti anni).
Circa i dispacci Stefani, posso dire che un giornalista mi ha confermato l'esistenza, negli anni Trenta, di telegrammi intestati "Agenzia Stefani" e simili per impostazione e composizione a quelli dei files fascisti; inoltre il computo fascista sugli stessi è coerente con la ridatazione mussoliniana (XI° anno dell'Era Fascista); circa la carta senatoriale, essa è di due tipi, una con caratteri di stampa con le "grazie" (gli abbellimenti nelle stanghette), l'altra con le "font" semplici; entrambe queste intestazioni erano in uso in quegli anni, come ho potuto appurare da un confronto con documenti confidenziali di altro genere, datati 1933 e depositati presso il Museo del Risorgimento di Milano; infine, i caratteri della macchina da scrivere utilizzata per la lettera e la "nota", probabilmente una Olivetti, sono dell'epoca; essi sono in parte neri ed in parte rossi. Evidentemente la macchina era difettosa ed il nastro bicolore, già in uso negli anni Trenta, si bloccava a metà del sollevamento.

Il Clan dei professori
Il 10 settembre 1999 "Mister X", infastidito per il poco credito datogli dalla rivista di settore, inviava da Cervia una lettera anonima in cui ribadiva che non intendeva screditare nessuno ma anzi svelare una parte sconosciuta della storia dell'ufologia, e forniva nuovi dati sul Gabinetto RS/33, la cui sigla a suo dire stava per Ricerche Speciali. Esso, sin dalla sua istituzione, sarebbe stato diretto da Guglielmo Marconi, che non avrebbe però mai partecipato alle riunioni del team ed avrebbe anzi chiesto più volte di essere sostituito dall'astronomo Gino Cecchini. Marconi sarebbe stato scelto da Mussolini in persona per la sua provata fede fascista e per il suo prestigio, su consiglio di Giovanni Gentile (quest'ultimo legò il proprio nome alla riforma della scuola; lo stesso fecero altri due membri del Gabinetto RS/33, Bottazzi e Crocco; buona parte dei restanti membri operavano all'interno delle università, segno che potevano agire direttamente sulle nuove leve, condizionando "a monte" la popolazione).
L'MJ-12 fascista fu di fatto diretto da un personaggio che si sarebbe celato sotto lo pseudonimo di "dottor Ruggero Costanti Cavazzani"; con lui lavorarono, nel corso del tempo e per periodi diversi, "i professori Dallauri, Pirotta, Crocco, Debbasi, Severi, Bottazzi e Giordani, nonché il conte Cozza quale referente organizzativo ed elemento di collegamento logistico con le massime gerarchie del regime: Mussolini, Italo Balbo, Galeazzo Ciano".
Il Gabinetto si sarebbe riunito più volte per accertare la natura degli "aeromobili sconosciuti", ritenuti aerei spia nemici, inglesi o francesi.
Secondo "Mister X", solo in un paio di occasioni ci si sarebbe domandato se non fossero "strumenti di volo interspaziale" (dunque, l'ipotesi extraterrestre era stata in seguito accantonata? Ne dubito). Il Gabinetto avrebbe infine prodotto un dossier di una trentina di pagine che esaminava dettagliatamente tutta la casistica UFO italiana dal '33 al '40. Con lo scoppio della guerra esso sarebbe stato maggiormente militarizzato, collaborando strettamente con i tedeschi, ai quali avrebbe infine passato tutto l'archivio dati. "Mister X", che nella missiva accludeva un ritaglio di giornale senza data sulla scomparsa (a terra) di un aviatore francese in Italia, concludeva asserendo che il Gabinetto aveva raccolto anche alcune fotografie di oggetti volanti non identificati ed un breve filmato realizzato sulle Alpi in occasione di un avvistamento notevole. Queste ultime notizie sarebbero state acquisite dall'ignoto informatore "da altre fonti", non essendo più disponibile l'archivio del Gabinetto RS/33.

Il terzo invio
Recentemente l'anonimo personaggio che sta inviando il materiale ha fatto avere alla rivista di settore altri due documenti. Il primo è un appunto scritto a mano, apparentemente con un pennino d'epoca, su carta della Camera dei Deputati - Tribuna della stampa (un documento analogo è stato recapitato a Pinotti), il secondo è una lettera scritta a macchina su carta intestata dell'Agenzia Stefani. Questo secondo documento riferisce di un "caso Moretti" (forse un UFOtestimone) di cui non si poteva parlare che a quattr'occhi data la "delicatezza" e la "particolarità" della vicenda; indi lasciava intendere che divulgare, a mezzo stampa o per altra via, l'esistenza del Gabinetto RS/33 o parlare (presumibilmente) degli avvistamenti fosse oltremodo pericoloso.
Nel primo caso, perché la Stefani era diventata controllatissima, nel secondo perché dopo che il Gabinetto aveva accettato la collaborazione di elementi "Germanici", per volere del Duce che "aspirava alla reciprocità", su tutta la questione era calata una fortissima censura.
Lo scrivente, che si rivolgeva ad un non meglio identificato Alfredo, si lamentava del fatto che sino a pochi mesi prima la Stefani ricevesse un bollettino ufficioso "meteorologico"; dopo, nemmeno quello. E ricordava che occuparsi di "certe cose" poteva essere oltremodo pericoloso, tant'è che un "caso analogo precedente" di avvistamento UFO si era concluso con il ricovero in manicomio del testimone.
Il documento riportava in calce la stessa sigla presente sui telegrammi del '33.
Anche questo carteggio è assai probabilmente autentico: per lo stile, il linguaggio (si accenna ai tedeschi con l'aggettivo "germanici" ); per la carta intestata, che non ha data ma riporta la dicitura "Agenzia Stefani - Roma (7) Via di Propaganda 27". Ho controllato: la Stefani romana aveva effettivamente sede in via di Propaganda Fide (nome per esteso) al 27; ma sui documenti Stefani (ne ho rintracciato uno del '43, la richiesta di fucilazione di Ciano) l'Agenzia preferiva riportare l'indirizzo "breve", "via di Propaganda n.27", come è nell'X-file fascista.
In ultima analisi, questo documento appare essere una comunicazione privata tra due pezzi grossi della Stefani, uno dei quali - il firmatario - coinvolto sin dall'inizio nel cover up sugli avvistamenti UFO, che si lamentano per essere stati improvvisamente esclusi da tutte le informazioni, dopo l'entrata in gioco dei nazisti.
Quanto alla carta intestata Camera dei deputati, essa era stata scritta tutta a mano, riportava la dicitura "no copia", che appare anche nei telegrammi del '33; era intestata - a mano - come "Gabinetto RS/33" (e poteva dunque essere un memo per il Gabinetto o del Gabinetto, opera di un suo membro), e riportava il nome di un UFOtestimone, certo Tolmini, che compare anche nei carteggi inviati a Pinotti ed è qualificato come uno degli avvistatori degli UFO veneti del '36. Presentava poi un elenco numerato comprendente una relazione introduttiva; la lettura di un "messaggio di Sua Eccellenza"; un ordine del giorno; una "relazione D.S. 4/6" (di De Santi?); la relazione di Tolmini; la lettura di un altro messaggio di un'Eccellenza; una relazione al Duce.
Il tutto doveva essere approntato in triplice copia e spedito all'archivio degli atti del Gabinetto e in copia a Roma e a Milano - su quest'ultimo invio il firmatario doveva essere dubbioso, avendo apposto un punto di domanda - le due città principalmente coinvolte nelle indagini e nel cover up e dove, forse affatto casualmente, avevano sede le due principali Agenzie Stefani.
L'esclusione di Milano, e quindi del referente milanese Manlio Morgagni potrebbe essere la chiave di lettura per l'improvvisa fuoriuscita di questo materiale. Morgagni fu un fedelissimo del Duce sino alla fine; quando Mussolini venne arrestato, Morgagni si suicidò sparandosi alla tempia.
Forse oggi qualcuno intende riabilitarne indirettamente la memoria, declassificando materiale tenuto nascosto negli archivi "perduti" della Stefani.

La sezione RS del SID
L'esistenza di un Gabinetto RS/33 è, per chi scrive e sino a prova contraria, reale e documentata.
Storicamente, sappiamo che vi fu all'interno dei servizi segreti fascisti una Sezione RS, cioè Ricerca e Spionaggio, la cui esistenza è attestata da un documento del 21 febbraio 1944 del Servizio Informazioni Difesa (SID) della Repubblica sociale italiana.
Il rapporto, recuperato più di vent'anni fa dallo studioso Marcello Coppetti (che fu uomo di fiducia del ministro alla Difesa Lagorio e che legò il proprio nome alla tesi degli UFO come armi segrete), riferiva del passaggio di un cilindro volante convesso, che filava a tremila chilometri orari, sulle basi tedesche di Helgoland e Wittenberg il 18 dicembre del '43. L'avvistamento era stato riferito da un agente americano all'"Office Strategic Service" ed intercettato dalle spie fasciste.
Un altro X-file della Sezione RS era datato 30 aprile 1944 e trattava di un UFO che aveva seguito il lancio di un razzo tedesco dal Centro di prova di Kummersdorf, alla presenza del ministro della propaganda Joseph Goebbels, di Himmler e di Kammler. La sequenza era stata filmata ma solo durante la proiezione del film i gerarchi nazisti si erano accorti della presenza dell'intruso.
"Sono state chieste informazioni agli agenti tedeschi in Inghilterra - concludeva il rapporto - e questi hanno risposto che fenomeni simili si presentavano sopra le basi inglesi e che gli Alleati pensavano si trattasse di nuovi ordigni provenienti dalla Germania".
Per inciso, direttore del SID era, in quegli anni, un certo Vittorio Foschini, che fu uomo di fiducia della Stefani e suo corrispondente per l'estero, da Riga, nel '35; forse è sua la firma sui telegrammi e sulle lettere del '33.

L'esperimento Ighina
Dell'episodio dell'atterraggio del '33, peraltro, correva da tempo voce negli ambienti ufologici milanesi, pur se a livello di semplice leggenda urbana.
Tutto era nato nel 1991, quando nel corso di una trasmissione per Radio Ambrosiana Milano chi scrive intervistò il fisico Alfredo Pasolino; quest'ultimo aveva da poco incontrato il professor Luigi Ighina di Imola, uno dei discepoli di Marconi; quest'ultimo gli aveva raccontato che, anni addietro, nel corso di un esperimento con "campi elettromagnetici di luce naturale", lui e Marconi avrebbero abbattuto un disco volante!
La notizia venne presa con distacco dai presenti ma, pur restando a tutt'oggi una leggenda urbana, potrebbe essere in qualche modo collegata al preteso crash del '33.
Sappiamo che il 15 agosto di quell'anno Marconi si trovava a bordo della nave Elettra ancorata a S.Margherita Ligure, per condurre un esperimento di radiotrasmissione (un altro test era stato effettuato un anno prima); è molto facile che la leggenda del disco volante abbattuto sia nata dalla fusione di due episodi, l'esperimento ferragostano ed il recupero del giugno del '33.
Ho chiesto in merito notizie all'anziano professor Ighina, ma ho ricevuto solo risposte confuse; quanto al dott. Pasolino, mi ha recentemente confessato di non rammentare più l'episodio (fortunatamente registrato nelle bobine di Radio Ambrosiana), ammettendo peraltro che sugli esperimenti "spaziali" Marconi ed Ighina avevano concordato un riserbo che avrebbe dovuto durare almeno cinquant'anni, non essendo questa umanità pronta per le loro scoperte.

L'MJ-12 fascista
Sia come sia, a questo punto fu per me necessario cercare prove più concrete non tanto a sostegno dei documenti, che hanno tutti i crismi dell'autenticità, ma del loro contenuto.
Mi sono concentrato allora sui personaggi citati da "Mister X" quali componenti il fantomatico Gabinetto RS/33.
Il solo Marconi è tutto un programma: la sua vita è avvolta nel mistero, come pure la sua morte, avvenuta improvvisa e solitaria nel '37, ufficialmente per un malore; non meno coperti dal riserbo furono i suoi studi, sia per quanto concerne il raggio della morte che le altre armi non convenzionali (ivi compresi i dischi volanti?).
Marconi era, come il Belluzzo delle V-7, Morgagni della Stefani e presumibilmente il mittente di parte degli X-files fascisti, un senatore. Ed un clan senatoriale sembrava dirigere il Majestic 12 fascista; i cui componenti provenivano dagli ambienti scientifici universitari, come il chimico e chirurgo Filippo Bottazzi di Napoli, che negli anni Trenta era membro del comitato direttivo della rivista scientifica internazionale "Scientia", assieme a Vallauri di Napoli (che "Mister X" cita erroneamente come Dallauri), Pirotta e Severi di Roma.
Bottazzi aveva fondato, nel 1925, la Società italiana di biologia sperimentale; aveva poi lavorato per il CNR ed in seguito si era dedicato all'insegnamento, presso l'università di Napoli, sino al 1937. La sua presenza, come chirurgo, in un team di studio sugli UFO spinge ad azzardare che i fascisti non avessero raccolto evidenze fisiche solo sui dischi...
Quanto a Gaetano Arturo Crocco, altro personaggio citato nei files fascisti, era un ingegnere aeronautico di Napoli, fondatore della Società Italiana Razzi (la NASA gli ha dedicato un cratere lunare e tuttora lo commemora nel proprio sito Internet, assieme a Condon!); ha ideato una turbina a gas (Belluzzo studiava invece quelle a vapore, applicabili alle V-7); ha lavorato per la Marina Militare ed ha costruito dirigibili armati con telebombe. Inventore e personaggio versatilissimo, è indubbiamente l'elemento maggiormente interessante di tutto il team: si occupava di "iperaviazione", cioè di viaggio nello spazio con il superamento della barriera del suono. Progettava molto seriamente il sistema per "rendere abitabili Marte e Venere", con l'invio di uomini a bordo di razzi che "utilizzassero l'energia derivante dall'esplosione dei prodotti delle reazioni nucleari, raddrizzando l'asse terrestre per avvicinare alla terra le orbite dei due pianeti" (sembra di sentire la teoria del viaggio intergalattico di Bob Lazar!).
Nella vita di questo bizzarro quanto geniale personaggio c'è però un buco, tra gli anni Trenta e Quaranta (come per Belluzzo); non si sa cosa abbia fatto in quel periodo, e ciò è coerente con la militanza in un ente supersegreto.
Chi scrive sta conducendo ancora indagini sui componenti del Gabinetto RS/33, e dunque il caso è ancora aperto. Ma un ulteriore dato balza all'occhio. Il "clan dei napoletani" ebbe un ruolo di rilievo nelle investigazioni sugli UFO.
Nei documenti del '36 si accenna ad un incontro segreto del Duce con il team UFO; ebbene, la stampa dell'epoca ci conferma che in quella data Mussolini si trovava in Irpina, ufficialmente per incontrare la gente del Meridione; nulla di più facile che, in una pausa tenuta segreta, abbia avuto un abboccamento con Bottazzi, Crocco e Vallauri per discutere degli avvistamenti in Veneto. "Casualmente" nello stesso momento il ministro della propaganda nazista Goebbels visitava Venezia, dunque l'area dei recenti avvistamenti.

Una frase enigmatica
In quest'ottica assume una diversa consistenza il discorso che il Duce tenne diversi anni dopo alla Federazione fascista dell'Urbe, al Teatro Adriano il 23 febbraio 1941.
Il testo, riportato integralmente sul Giornale d'Italia del 25 febbraio 1941, concludeva con una frase sibillina: "É più verosimile che gli Stati Uniti siano invasi, prima che dai soldati dell'Asse, dagli abitanti non molto conosciuti, ma pare assai bellicosi, del pianeta Marte, che scenderanno dagli spazi siderali su inimmaginabili fortezze volanti".
Per anni gli ufologi hanno pensato che questa frase, che concludeva di botto il discorso, senza nulla aggiungere o togliere e staccata dal resto, fosse una semplice battuta. Oggi, viene da pensare che avesse altri significati.
É solo un'idea un po' folle, ma il tono dei rapporti e la presenza di chirurghi o biologi nella commissione non dà adito a pensare che i fascisti potessero avere dei resoconti anche su eventuali umanoidi?
Certo, se fosse atterrato un Grigio nell'Italia del '33, la notizia dell'apparizione di una simile "mostruosità" (tale sarebbe stata considerata) non avrebbe potuto essere tenuta nascosta.
Ma ammettiamo che da un UFO fosse sceso un Nordico. Un simile evento non sarebbe stato reinterpretato da fascisti e nazisti come una conferma all'idea bislacca dell'esistenza degli Immortali Ariani (che Hitler mandò a cercare sino nel Caucaso, ove secondo la leggenda avrebbero avuto una occulta dimora)?
Sia come sia, nel suo discorso Mussolini fu, volente o nolente, profeta: l'anno seguente gli UFO si mostrarono in maniera massiccia su Los Angeles e furono fotografati mentre venivano presi di mira dalla contraerea.

IL PARERE DELL'ESPERTO
di Alfredo Lissoni

Intervistato in merito agli X-files di Mussolini il dottor Andrea Bedetti, giornalista di "STOP" e "Historia" ed esperto di storia fascista e nazista, ci ha dichiarato:
"Sulla base dei primi documenti divulgati (le veline del '33, N.d.A.), la prima impressione è stata quella di una "mezza bufala"; non posso però escludere la reale esistenza di un Gabinetto RS/33. Ho consultato la Storia del fascismo di De Felice, la fonte più completa ed attendibile, e non ha trovato traccia di De Santi; ciò non significa che questi non esistesse, anzi, i servizi segreti sceglievano di proposito gli elementi più anonimi e maggiormente manovrabili. Quanto all'OVRA, l'Organizzazione di Vigilanza e Repressione Antifascista o servizio segreto fascista, essa aveva decine di cellule distinte che agivano su specifici argomenti (poteva dunque esservene una per gli aeromobili non identificati); era gente veramente in gamba; riferivano a Mussolini ma solo in parte; chi deteneva tutti i poteri era il capo dell'OVRA Bocchini, che addirittura teneva sotto controllo il telefono del Duce. L'OVRA lavorò molto efficacemente. Nel caso del presunto Gabinetto la documentazione che secondo i documenti andava inoltrata a Mussolini poteva essere senz'altro prima deviata verso il capo dell'OVRA, che decideva se e cosa filtrare. Quanto al periodo, era il migliore per insabbiare eventi di questo tipo. L'arco di tempo compreso fra il '33 ed il '40 vide il massimo consenso al fascismo; fu l'epoca in cui il Duce ebbe un potere assoluto. In più in quegli anni - e fino alla guerra - l'Italia fu all'avanguardia in campo aviatorio; già dopo la Prima Guerra Mondiale i quadri aeronautici americani venivano in Italia ad addestrarsi alla scuola di Italo Balbo (citato negli X-files fascisti); non mi stupisce affatto, ma ritengo plausibile, l'esistenza di un Gabinetto che studiasse le strane "aeromobili", non con l'intento, tipico di un centro ufologico, di capire se fossero aliene, ma per scoprire come funzionassero quelle macchine volanti. L'Italia aveva il primato assoluto dello spazio aereo, quindi la nascita di un tale Gabinetto non era affatto illogica.
Circa le lettere ed i telegrammi del '33, il modo di scrivere, il lessico, l'impostazione burocratica sono dell'epoca; un eventuale falsario sarebbe dunque padrone del livello lessicale e glottologico di quel periodo. Circa i riferimenti alle disposizioni impartite su carta intestata senatoriale, e all'appunto che un senatore non avesse potere e dunque non comandasse certo il Gabinetto RS/33, è vero che durante il fascismo il potere esecutivo era tutto nelle mani del Governo, ma dobbiamo distinguere tra i senatori "monarchici" ed i senatori fascisti della prima ora; questi ultimi, i "fedelissimi", avevano sì un potere grandissimo. Non comandavano ai prefetti, come si intuisce dalla "nota personale riservatissima", ma potevano comunque "invitarli" ad eseguire determinate disposizioni, il che valeva come un ordine. Del Gabinetto RS/33, nei carteggi si dice che era il Duce in persona che forniva le indicazioni, e dunque comandava ai prefetti. L'eventuale senatore della carta intestata si poteva dunque avvalere di ciò. Il Gabinetto riferiva a Mussolini e, si dice, dopo la guerra tutta la documentazione fu distrutta. Quella ufficiale, presumo, perché tutta quella riservata che il capo dell'OVRA non necessariamente mandò al Duce rimase da qualche altra parte, ed è probabilmente la stessa che sta fuoriuscendo ora. Quanto alla considerazione che i servizi segreti stranieri non abbiamo mai rivelato l'esistenza di tale Gabinetto, non si può escludere che abbiano agito così non perché non ne fossero a conoscenza (perché 'il Gabinetto RS/33 non esisteva') ma perché operarono anch'essi un cover up. In definitiva, non posso escludere che lo scenario delineato in questi documenti potesse esistere proprio nei termini da essi precisati...".




"NEGARE OGNI VERSIONE" È LA PAROLA D'ORDINE

"Il fatto è da attribuirsi esclusivamente ad un fenomeno ottico". Così il Regime insabbiava l'avvistamento dell'aeronave misteriosa del 1936. UFO "ante litteram" durante il fascismo?

Essendone stata destinataria (anonimamente ed in fotocopia) poco prima, nel settembre del 1999 la rivista diretta da un contattista stigmatizzato italiano ha pubblicato alcuni documenti di epoca fascista, apparentemente collegati a manifestazioni ufologiche di quel periodo. Tale testata vi ha dato ampio risalto, affidando le indagini ad uno studioso del fenomeno campano che sostanzialmente ha avanzato le sue riserve sul materiale di cui trattasi.
In linea di principio tale atteggiamento può essere comprensibile, trovandosi di fronte a documenti di difficile autenticazione, pervenuti da una fonte anonima e che tale ha inteso rimanere anche nel caso di successivi invii.
Noi ci siamo mossi sempre in modo diverso. Solo quando gli elementi a nostra disposizione erano tali da essere ritenuti coerenti e fondati su una documentazione di un certo spessore abbiamo espresso notizie e valutazioni. E ciò - se mai ce ne fosse bisogno - spiega la ragione per la quale finora siamo rimasti in silenzio. Noi, che da tempo eravamo a conoscenza della cosa e stavamo effettuando le verifiche più opportune lontano dai riflettori di una facile pubblicità in attesa di fornire dati più credibili.
Ma cominciamo dall'inizio.
Con un normale inoltro postale, e affrancatura da 1850 lire, il 3 febbraio 1996 (indirizzata all'allora recapito personale del sottoscritto, in via Odorico Da Pordenone 36 in Firenze) la rivista del CUN riceve una busta di medio formato contenente una serie di documenti originali. Originali, ripetiamo. Non fotocopie.

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In primis, una busta aperta, apparentemente sigillata all'origine, con l'intestazione "Senato del Regno" nella parte posteriore, ove i due lembi incollati presentano entrambi un tratto sinusoidale a penna stilografica a garanzia della chiusura, e la sigla del mittente: la stessa che per due volte, in basso a destra come a sinistra, figura sull'intestazione della missiva, vergata in stampatello sempre con penna stilografica.
Testualmente: "Riservatissimo - a mani di S:E: Galeazzo Ciano". In altri termini, si tratterebbe di materiale inoltrato in via riservata al genero di Benito Mussolini, Duce del Fascismo e Capo del Governo all'epoca. Galeazzo Ciano, Ministro degli Esteri, era in pratica il "numero due" del Regime.
Quindi una lettera autografa scritta a penna stilografica su quattro facciate, su carta intestata dello stesso tipo della busta precedente: "Senato del Regno", con la triplice scritta "Fert" sotto lo stemma sabaudo con ai lati il fascio littorio. La missiva è firmata "Andrea", è indirizzata ad un non meglio identificato "Valiberghi" (?) ed è datata 22 agosto XIV dell'Era Fascista: il 1936.
Poi una cartolina postale in uso presso il Senato del Regno per la corrispondenza in franchigia, con vari appunti scritti sempre con penna stilografica su entrambe le facciate.
Infine un biglietto anch'esso intestato "Senato del Regno" come gli altri sopra menzionati, datato 30.VIII.XIV E.F. (ovvero 8 giorni dopo), sempre vergato in grafia corsiva con stilografica e firmato "Andrea" al pari della lettera.
Pur non essendo specificamente indirizzato a qualcuno, l'autore sembra ragionevolmente rivolgersi alla stessa persona destinataria della missiva del 22 agosto, facendo riferimento allo stesso argomento trattato da quest'ultima.
Il timbro di partenza postale della busta pervenutaci il 3 febbraio 1996 e contenente quanto sopra descritto non risulta purtroppo leggibile.
Ma, meglio del nostro mero elenco, varrà per il lettore la vista di detti documenti, riprodotti dagli originali (ribadiamo: originali) e la lettura della trascrizione che, per maggiore chiarezza, qui riportiamo:

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Note:
1. I nomi Valiberghi, Valminuti, Aldini e Boni sono l'interpretazione ritenuta più valida nella difficoltà di decifrare esattamente la scrittura corsiva dei documenti originali.
2. La sigla "MVSN" sta per "Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale".


Il misterioso mittente non si fermava qui.
Infatti, il 19 febbraio 1996, a poco più di tre settimane dal primo invio, da Borgo Maggiore di San Marino ci veniva spedita una busta affrancata con un francobollo italiano da 750 lire, che veniva tuttavia annullata con timbro postale della Repubblica di San Marino. Essa conteneva un telegramma "lampo" (ovvero urgentissimo) inoltrato dalla "Agenzia Stefani" di Milano (l'ANSA dell'epoca) a firma "Antonelli".

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Il testo recita:

"DISPONESI ASSOLUTA SEGRETEZZA SU AERONAVE NON QUALIFICATA DI CUI AT RAPPORTO RISERVATO 23/47 STOP SEGUE LETTERA STOP".

Gli enti in indirizzo non sono precisati, ma sul testo si legge la dicitura "Copia", stante a significare che si tratta di un documento d'archivio per memoria di chi si era occupato della questione. Anche in questo secondo caso il modulo per telegramma, dell'Ufficio Telegrafico di Milano, è un originale manoscritto con grafia corsiva vergata a mezzo penna stilografica.
Infine, il 29 marzo 1996, e cioè una quarantina di giorni dopo, ci veniva inoltrata per via postale una terza lettera, stavolta dalla Francia. Sul francobollo francese si intravede il timbro di Parigi.
Come nel caso degli altri due precedenti invii, l'indirizzo del destinatario è dattiloscritto e battuto dalla stessa macchina da scrivere. Quest'ultima missiva conteneva un foglio originale con diverse scritte, annotazioni e disegni, intestato "Camera dei deputati - Tribuna della stampa". L'argomento è inequivocabilmente lo stesso: l'aeronave misteriosa del 1936. Lo si evince da note e schizzi, il tutto come sempre vergato con una stilografica a mano.
L'inoltro di tale materiale di fonte anonima non poteva non indurci, pur nella massima cautela, ad effettuare una serie di verifiche.
In primo luogo, un'analisi contenutistica dei testi veniva sottoposta a piloti ed esperti aeronautici. Ne scaturiva l'opinione che la forma e certe espressioni erano coerenti con il linguaggio in uso negli anni Trenta, come ad esempio l'espressione "cacciatori", antesignana di quella abbreviata "caccia" poi diffusasi con gli anni Quaranta, la "a" accentata invece di "ha". Ma naturalmente tutto ciò non bastava a convincere della eventuale autenticità del materiale, la cui provenienza anonima costituiva un pesantissimo handicap. Ci voleva altro.
Successive e fortunose indagini ci portarono a constatare che anche il quotidiano bolognese "Il Resto del Carlino" aveva ricevuto materiale analogo che però, data la fonte anonima, non era stato preso in considerazione.
Di qui la necessità di affrontare il problema da due diversi punti di vista. Prima, verificando se i fatti in oggetto potevano in qualche modo trovare riscontro nella realtà di eventi dell'epoca in qualche modo documentabili; poi, attraverso specifiche perizie scientifiche sui documenti stessi che, in quanto originali, potevano consentire una "expertise" tecnico-scientifica atta a dichiarare la loro eventuale genuinità a livello di datazione.
E se oggi produciamo il materiale pervenutoci, rompendo infine un silenzio di quasi quattro anni, è perché siamo finalmente giunti a delle conclusioni, sia a livello storico sia di verifica tecnica dei documenti.




GABINETTO RS/33:
DAGLI UFO ARRIVÒ IL RAGGIO DELLA MORTE

Di Alfredo Lissoni

Il caso dei files fascisti spinge a rivedere parte dell'ufologia di Stato conosciuta ed a riconsiderare molti esperimenti segreti nazi-fascisti.
Proseguono le ricerche sui "files" fascisti. Secondo questa documentazione, recentemente emersa ed inviata a più riviste di settore, fra il 1933 ed il 1940 presso l'università La Sapienza di Roma avrebbe segretamente operato un team di scienziati impegnati a capire la natura di strani "velivoli non convenzionali" (che oggi chiamiamo UFO), dopo che uno di essi sarebbe atterrato presumibilmente in Lombardia nel ‘33, recuperato in tutta fretta dalla polizia segreta fascista e fatto sparire nel nulla.
Nel precedente articolo abbiamo sottolineato come tali documenti siano stati inviati in forma anonima sia al CUN che ad altre associazioni da un misterioso personaggio che abbiamo ribattezzato "Mister X".
É stato "Mister X" - il cui coraggio non possiamo non sottolineare - che ha fatto conoscere alla comunità ufologica italiana l’esistenza del team di studio UFO fascista, noto come "Gabinetto RS/33", che avrebbe avuto come braccio armato la polizia politica segreta di Arturo Bocchini (l'O.V.R.A.), incaricata di bloccare qualsiasi fuga di notizie; che avrebbe operato con la copertura delle massime autorità del regime (Mussolini, Balbo e Ciano), delle prefetture, dell'Agenzia di stampa Stefani; che sarebbe stato fondato su proposta di Giovanni Gentile e capitanato nominalmente dal fisico Guglielmo Marconi (peraltro sempre assente volontario) e "de facto" da un certo dottor Ruggero Costanti Cavazzani (pseudonimo probabilmente ricavato dal cognome di un noto politico popolare filofascista) e dall’astronomo Gino Cecchini (in seguito direttore dell’Osservatorio di Pino Torinese).
Sempre secondo "Mister X", nel 1940 il controllo pressoché totale sui dati raccolti dal Gabinetto, i cui membri erano più propensi a credere alla tesi delle armi segrete Alleate, sarebbe passato ai nazisti.

La storia ha inizio
Nei limiti del possibile, abbiamo verificato tutti gli elementi fornitici col contagocce da "Mister X". Impresa non facile, visto che dei componenti il Gabinetto l’Anonimo aveva fornito soltanto i cognomi (due dei quali scritti in maniera errata, per di più). Ma ciò che abbiamo scoperto ci porta a ritenere le "rivelazioni" altamente credibili.
Vera è la storia che Marconi non partecipò mai alle sedute del Gabinetto; il diario della figlia Degna (abbiamo cercato di contattarla, ma i parenti ci hanno detto che si è spenta tre anni fa) riferisce che nel ‘33 il fisico stava effettuando il giro del mondo, nel corso di una serie di test sulla radiotelegrafia; dunque, non poteva certo essere parte attiva nelle riunioni del Majestic 12 fascista.
Quanto al referente del Duce nel team supersegreto, il "conte Cozza" di cui parla "Mister X", è esistito ed altri non era che il senatore Luigi Cozza, conte e presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Credibili anche gli altri membri del Gabinetto RS/33: senatori i burocrati dirigenti, scienziati non troppo in vista (e dunque con garanzia di maggiore riservatezza) i tecnici.
Costoro, per come li ho identificati, erano:

- il chirurgo e biologo sperimentale Filippo Bottazzi dell'università di Napoli;
- l'ingegnere aeronautico Gaetano Arturo Crocco, fondatore della Società Italiana Razzi e teorizzatore della colonizzazione dello spazio;
- il botanico Romualdo Pirotta della Sapienza di Roma (intimo amico di quel professor Filippo Eredia che nel 1946 screditò un'ondata di avvistamenti di "razzi fantasma" sull'Europa);
- il genio matematico Francesco Severi, che fu insegnante alla Sapienza e, nel 1940, alla Pontificia Accademia delle Scienze;
- Giancarlo Vallauri (che "Mister X" chiama erroneamente "Dallauri"), insegnante di elettrotecnica e ferromagnetismo ed Accademico dei Lincei;
- il chimico Francesco Giordani dell'Università di Napoli;
- un certo Debbasi, più probabilmente Dante De Blasi, medico igienista che insegnò alle università di Napoli e Roma e che nel '42 divenne un accademico pontificio (come Severi).

Il fatto che Cecchini, l’unico astronomo, pare non fosse poi parte attiva, sembra confermare quanto sostenuto da "Mister X", cioè che il team propendesse per una spiegazione convenzionale del fenomeno UFO, o quanto meno, una parte del team. Non si spiegherebbe altrimenti la presenza di un chimico, un biologo ed un medico (ma forse nuovi documenti, magari riferiti ad IR-3, debbono ancora vedere la luce, riservando ulteriori sorprese).
Elemento interessante di questa "UFO-connection" è che il team presentasse esperti in campo spaziale, aeronautico, chimico-biologico ed elettrotecnico; sette su sette legati all'Accademia dei Lincei, tre in stretto rapporto col Vaticano, tre dipendenti de La Sapienza di Roma, tre in seguito facenti parte del CNR, quel Comitato Nazionale per le Ricerche fondato nel 1923 da Giovanni Gentile (membro del Gabinetto RS/33) e riorganizzato a Roma nel '33 su un progetto del conte Cozza (del Gabinetto RS) e diretto dal '27 al '37... da Guglielmo Marconi!
Il dato curioso è che a tutt’oggi il CNR, i cui vertici forse qualcosa sanno, ha sempre espresso pareri negativi sul fenomeno UFO (cover up?), sia quando dopo l’ondata del 1978 l’allora Ministro alla Difesa Spadolini cercò di incaricare il centro delle ricerche sui dischi volanti, sia all’epoca del flap belga, sulla cui genuinità il CNR espresse forti dubbi, nonostante l’accredito dei militari di Bruxelles.
L’insieme di coincidenze che legano tutti questi personaggi è troppo corposa per essere casuale e gioca a favore dell’autenticità dei fatti.
In alternativa, avevo pensato ad un falso molto ingegnoso ideato da persona particolarmente addentro all’establishment citato, dunque membro egli stesso del CNR, ma era un’ipotesi assai remota, che la perizia sui documenti originali ha allontanato definitivamente. In più, sapevo che di eventi UFO nel ‘33 ve ne furono effettivamente. Ne abbiamo trovato traccia in un libro di Pinotti (1), che ha scritto:
"É il 14 agosto 1933. Il sig. Elvano Ferrini, allora sedicenne, osserva con molti altri testimoni un 'sigaro volante' che attraversa, apparendo e scomparendo fra le nuvole, tutta la volta del cielo in una trentina di secondi, verso le 14.30, maestoso e velocissimo. ‘Né prima né dopo ho mai visto qualcosa di simile’, ci ha dichiarato il testimone nel 1991."
Il luogo dell’avvistamento? La città di Forlì, curiosamente proprio uno dei luoghi da cui "Mister X" ha spedito parte dei documenti.

Ipotetici scenari
Un elemento che mi ha fatto molto riflettere è stato il coinvolgimento di Marconi nel Gabinetto RS/33. Un elemento curioso, che qui presento a mero titolo speculativo, è che costui avrebbe - gli storici non sono concordi - costruito sul finire degli anni Trenta un misterioso "raggio della morte" in gradi di paralizzare all’istante i sistemi elettrici dei motori. Sarà solo un caso ma oggi sappiamo, col senno di poi, che questa è una prerogativa degli UFO! E trovare proprio lo scopritore del raggio della morte in una commissione di studio UFO inevitabilmente adombra il sospetto che i fascisti studiassero... retroingegneria aliena!
É solo un’ipotesi, per carità; ma in questa indagine le combinazioni che stanno sostenendo queste ipotesi diventano oggi giorno sempre più numerose.
Che dire, del raggio della morte? La maggior parte degli storici e degli scienziati pensano fosse una bufala propagandistica messa in giro da Mussolini; secondo lo storico Ugo Guspini dietro questa leggenda si sarebbe celato in realtà il progetto segreto di costruzione del radar (2); per Antonio Spinosa era invece un’arma in grado di carbonizzare le persone (3); parzialmente scettico si è detto un altro storico, Aurelio Lepre (4), ma un suo collega, Bruno Gatta (5) la pensa diversamente:
"Negli ultimi mesi, negli ultimi anni della vita di Marconi ricorre più di una volta la voce della sua scoperta del cosiddetto raggio della morte. L'incredibile invenzione è respinta da alcuni, ma trova conferma in un ultimo documento mussoliniano del 20 marzo 1945, più che un'intervista un soliloquio alla presenza di un giornalista, Ivanoe Fossani, nell’isoletta di Trimefione, nel Garda, di fronte a Gargnano. Quella sera, fra tante cose, si parlò anche di Marconi e dei suoi ultimi esperimenti ai quali assistette il duce che disse in proposito: ‘Sulla strada di Ostia, ad Acilia, ha fermato i motori delle automobili, delle motociclette e dei camion. Nessuno sapeva rendersi conto dell'improvviso guasto. L'esperimento venne ripetuto sulla strada di Anzio con i medesimi risultati. Ad Orbetello due apparecchi radiocomandati vennero incendiati ad oltre duemila metri di altezza. Marconi aveva scoperto il raggio della morte! Sennonché egli, che negli ultimi tempi era diventato religiosissimo, ebbe uno scrupolo di carattere umanitario e chiese consiglio al Papa ed il Papa lo sconsigliò di rivelare una scoperta così micidiale. Marconi, turbatissimo, venne a riferirmi sul suo caso di coscienza e sull’udienza papale. Io rimasi esterrefatto. Gli dissi che la scoperta poteva essere fatta da altri ed usata contro di noi, contro il suo popolo; per rasserenarlo lo assicurai che il raggio non sarebbe stato usato se non come estrema risoluzione, avevo fiducia di poterlo convincere gradatamente. Invece Marconi moriva improvvisamente. Da quel momento temetti che la mia stella incominciasse a spegnersi’."
Questa versione è stata confermata ad un giornalista anche da Claretta Petacci, che del Duce fu amante e confidente.

Il raggio della morte
Vero o falso? La "leggenda" vuole che Marconi, in crisi esistenziale, rifiutò di cedere ai fascisti il brevetto di un'arma così pericolosa; aveva il Papa dalla sua (e che i due fossero amici è testimoniato dalla figlia, che ricorda una celebre udienza in Vaticano nel '33. Non dimentichiamoci poi che fu Marconi l’ideatore della Radio Vaticana. Con il Pontefice era dunque in strettissimo rapporto). Pochi mesi dopo, prosegue la storia, il fisico moriva improvvisamente, solo e dimenticato (in realtà non era affatto solo; al suo capezzale c'erano il medico e la figlia Degna), portandosi nella tomba i segreti di quest’ipotetica arma.
In ogni caso, Mussolini qualcosa sapeva; ed anche i nazisti, in conseguenza: forse per volere dello stesso Duce o, peggio ancora, grazie ai maneggi della Gestapo.
Solo l'anno scorso si è scoperto, difatti, che Claretta Petacci, l'amante di Mussolini, spiava il Duce e passava informazioni alla polizia segreta nazista (6); secondo uno studio dello storico Marino Viganò, la Petacci avrebbe passato al Reich documenti trafugati fra il 1944 ed il 1945, ma, aggiungiamo noi, non si può escludere che le azioni spionistiche andassero avanti da anni. Non si spiegherebbe altrimenti l'episodio che stiamo per raccontare.
Nel libro "Situation red, the UFO siege!" (7) Leonard Stringfield, il primo fra gli ufologi a dare credito, vent'anni fa, alle rivelazioni militari sugli UFO-crashes, cita "en passant" un episodio sbalorditivo.
Scriveva Stringfield nel 1977:
"Secondo una fonte piuttosto attendibile, il figlio di un ex membro del Ministero degli Interni degli Stati Uniti che lavorava per il servizio segreto in Germania nell'estate del '39, un avvenimento estremamente insolito avvenne nella città di Essen. Nell'ora di punta del traffico si fermò tutto ciò che era elettrico e meccanico: automobili, autobus, tram, motociclette, orologi. Il padre, che era ad Essen, ricordava che quando il momento di depressione fu al culmine, durante una decina di minuti, le automobili non erano nemmeno in grado di suonare il clacson. A quei tempi la risposta era scontata: una manovra sperimentale delle armi segrete di Hitler! I giornali tedeschi non parlarono dell'episodio, ma i dati informativi che descrivevano gli effetti dell'arma sospetta furono trasmessi a Washington agli enti competenti. Naturalmente il tempo a dimostrato che i tedeschi non possedevano un'arma di tale potenza, altrimenti la guerra avrebbe avuto un esito disastroso per gli Alleati."
Se questa storia non è una panzana, forse Stringfield si sbagliò: gli UFO c'entravano solo indirettamente; il black out di Essen era stato realmente causato dal raggio della morte che i nazisti avevano - forse - sottratto ai fascisti.
Cronologicamente, tornerebbero i conti con la progressiva militarizzazione nazista del Gabinetto RS/33 sul finire del ‘39 e con certi esperimenti di "radiodisturbo" effettuati dai tedeschi, i più famosi dei quali videro la costruzione di dischi volanti infuocati e radiocomandati (le "feuerball" o palle di fuoco), che interferivano con i radar ed i motori degli aerei (8).
Certo, sappiamo che il raggio della morte, se mai è esistito, non venne portato a termine; forse, come per le V-7, ci volle troppo tempo per perfezionarlo, o fu impossibile gestire una simile tecnologia "avanzata".

Il giorno dopo la caduta degli Dei
Molto probabilmente, lo abbiamo già detto nel precedente articolo, i files fascisti diedero un impulso alla costruzione dei dischi volanti nazisti, le V-7.
Che i tedeschi iniziassero nel 1941 a costruire velivoli discoidali, in tutto e per tutto simili agli UFO, è un dato di fatto confermato pubblicamente, negli anni Cinquanta, da diversi personaggi che presero parte a questi esperimenti; dal pilota Rudolph Schriever, la cui V-7 venne testata a Praga il 14 febbraio 1945, all'ingegnere milanese Giuseppe Belluzzo, che ammise di avere costruito i velivoli discoidali, dal "padre dell'astronautica" Hermann Oberth ad Andreas Epp, ingegnere del Reich che costruì un minidisco a Bremerhaven nel ‘43, con il quale sognava addirittura di colonizzare la Luna e che nel maggio del 1969 ne presentò la ricostruzione alla fiera di Padova (9).
I diversi autori, come pure gli storici che si sono occupati della vicenda quali Rudolf Lusar (10), concordano nel ritenere che lo sfondamento del fronte russo impedì al Reich di perfezionare quella che oggi definiremmo retroingegneria aliena; i dischi volanti nazisti vennero distrutti dai tedeschi o - in minima parte - recuperati ed occultati dai russi (che negli ultimi cinquant'anni, difatti, ne hanno costruito diverse versioni, dai modelli "Rossyia" all'"Ekip", tutte scarsamente funzionanti).
Ma il ricordo delle ricerche nazi-fasciste in qualche modo rimase, presso i vertici militari Alleati. E certamente contribuì a diffondere, presso certi strati dell’Intelligence russo-americana, la credenza che gli UFO fossero in realtà prototipi di brevetti nazisti sviluppati dalla controparte, durante la Guerra Fredda. A cominciare dall’avvistamento di Kenneth Arnold.
Già perché nel 1933 due ufficiali nazisti, Walter e Reimar Horten, iniziavano a progettare degli ordigni triangolari. Costruirono i primi prototipi nel 1936 a Cologna e ne testarono i successivi sviluppi a Goettingen nel ‘44; erano degli UFO terrestri a forma di V, detti "ali volanti" o modelli Horten (11).

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Alla fine del conflitto, l’Horten cadde nelle mani degli americani e venne nascosto nella base di Silver Hill, nel Maryland.
Grazie a quel modello, gli USA realizzarono nel 1947 l'ala volante Northrop, e molti anni dopo lo Stealth. Quando, proprio nel 1947, esplose la mania dei dischi volanti, quei pochi ufficiali dell'Intelligence che erano al corrente di questi progetti, e forse anche dei files fascisti, pensarono che gli UFO altro non fossero che armi segrete. Kenneth Arnold diceva di averne visti nove, di questi ordigni e, sebbene la stampa li raffigurasse circolari e a coda di rondine, avevano la forma di una mezzaluna (basti vedere i disegni originali del pilota americano). Erano probabilmente i nove Northrop Flying Wing Bombers costruiti nella celebre base (ritenuta "degli UFO") di Muroc. L'US Aire Force in seguito fece sparire ogni traccia di questo progetto (12).
Ma c'è una prova, una rarissima fotografia che mostra i nove ordigni tutti in fila.

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Tutto ciò nulla toglie all'ipotesi extraterrestre dei dischi, ma mi induce a riflettere su quanto poco si sappia, a distanza di oltre mezzo secolo, dei maneggi dei governi sui dischi volanti. Alieni e non.

Note e bibliografia:
1. R. Pinotti - "UFO scacchiere Italia", Mondadori, Milano 1992.
2. U. Guspini - "L'orecchio del regime, le intercettazioni telefoniche al tempo del fascismo", Mursia, Milano 1973.
3. A. Spinosa - "Mussolini, il fascino di un dittatore", Mondadori, Milano 1989.
4. A. Lepre - "Mussolini l'italiano", Mondadori, Milano 1995.
5. B. Gatta - "Mussolini", Rusconi, Milano 1988.
6. "La Petaccì spiava Mussolini per la Gestapo", in "Giorno" del 12-12-99.
7. "Assedio UFO", SIAD, Milano 1978.
8. R. Vesco - "Intercettateli senza sparare", Mursia, Milano 1968.
9. "Gazzettino del lunedì" del 29-5-69.
10. R. Lusar - "Die Deutschen Waffen und Geheimwaffen des 2.Weltkrieges und ihre Weiterentwicklung", J.F. Lehmanns Verlag, Monaco 1965; "German secret weapons of the Second World War", Neville Spearman, Londra 1959.
11. H.P. Dabrowskì - "The Horten flying wing", Schiffer, USA 1991.
12. E. Maloney - "Northrop flying wings", WWIl publications, Corona del Mar 1980.

Altri documenti controllati:
G. Calligaris - "La televisione degli astri", Vannini, Brescia 1942.
M. Coppetti - "UFO arma segreta", Mediterranee, Roma 1978.
M. Franzinelli - "I tentacoli dell'O.V.R.A.", Bollati Boringhieri, Torino 1999.
A. Lissoni - "GLI UFO e la CIA", Play-PC, Jesi 1996.
U. Maraldi - "Dal centro della Terra alla stratosfera", Bompiani, Milano 1943.
M.C. Marconi - "Mio marito Guglielmo", Rizzoli, Milano 1995.
D. Marconi Paresce - "Marconi, mio padre", Frassinelli, Milano 1993.
A. Petacco - "Le lettere del Duce?", in "Giorno" del 23-12-99.
A. Ribera - "Ummo, la increible verdad", Plaza e Janes, Barcellona 1984.


TUTTI I PROTAGONISTI
Alfredo: misterioso personaggio cui è rivolta una lettera Stefani che fa riferimento al Gabinetto RS/33. Potrebbe trattarsi del giornalista milanese Alfredo Rizza, agente segreto dell’O.V.R.A. che agiva sotto uno pseudonimo "numerico" (203), come presumibilmente le persone implicate nei files fascisti.
De Santi: è probabilmente il più inafferrabile e sfuggente degli 007 fascisti, uomo di punta per i contatti con le spie naziste; per capire quanto fosse in gamba si pensi che, dopo la guerra, riuscì a spacciarsi per antifascista e venne persino premiato con una medaglia da De Gasperi in persona. Per molti anni si pensò che non esistesse nemmeno; la sua esistenza venne poi provata al di là di ogni ragionevole dubbio solo l’anno scorso dallo storico Arrigo Petacco, che ha identificato in "De Santis", "Nostromo", "Luigi Grassi", "Grossi" o "David" (tutti pseudonimi) un certo Tommaso David, colonnello di Frosinone fondatore del gruppo spionistico Volpi Argentate ed in seguito capo dei servizi segreti di Salò.
Marconi: credeva negli extraterrestri, ed ha rilasciato al riguardo diverse dichiarazioni; riteneva si potesse comunicare con loro via radio; inoltre, dopo i fatti del ‘33, ebbe un misterioso incontro in America con David Sarnoff, persona di spicco dell’Intelligence USA (coinvolto nell’ondata di razzi fantasmi del ‘46 e nello studio di un celebre avvistamento UFO filmato nel 1966).
L’O.V.R.A.: secondo "Mister X" il Gabinetto avrebbe avuto il pieno sostegno dell’O.V.R.A. Tutto ciò è plausibilissimo. Fra il 1931 ed il 1933 la polizia segreta di Mussolini visse la sua fase di massimo attivismo. Nucleo portante di tutta la struttura fu proprio la Lombardia, ove sarebbe stato recuperato il disco; la sola Milano coordinava con 24 agenti la "rete lombarda", diretta da Francesco Nudi, dal commissario Tommaso Petrillo e dal commissario aggiunto Giovanni Di Salvia. Forse era di Di Salvia (e non di De Santi) la sigla "D.S." che appare in uno dei files fascisti.
Zerbino: è il nome che appare, per esteso ed in sigla, in calce ad alcuni documenti fascisti (la firma non è particolarmente leggibile e, paradossalmente, potrebbe invece corrispondere a Foschini, capo dei servizi segreti SID durante la Repubblica di Salò); ma è anche il nome di una villa ove Marconi era solito trovarsi con alcuni suoi amici altolocati, quella dei marchesi Gropallo di Genova. Zerbino era forse il nome in codice di Marconi? O il nome di un covo del Gabinetto RS/33?

UN'ANTEPRIMA DELLA PERIZIA SUI DOCUMENTI INVIATI A PINOTTI: SONO AUTENTICI!
ANTONIO GARAVAGLIA
STUDIO CONSULENZE TECNICHE

Consulenze Tecnico - Scientifiche su Alimenti, Farmaci, Cosmetici, Materie prime, Acque, Reflui, Pesticidi e Classificazione Rifiuti speciali e tossico-nocivi. Consulenze Chimiche in genere. Consulenze Tessili in genere. Formulazioni prodotti. Inquinamento Elettromagnetico. Indagini Fonometriche. Inquinamenti ambientali in genere. Perizie Giurate. Consulenze HACCP e legge 626. Analisi e controlli di qualità. Ricerche in genere.
Iscr. C.C.I.A.A. Ruolo Periti ed Esperti.
Iscr. Albo Consulenti tecnici del Giudice del Tribunale di Como.

CONSULENZA TECNICA DI PARTE
.............omissis.............
......................................

CONCLUSIONI E RISPOSTE AL QUESITO
Si riporta per comodità del preg.mo Dott. Roberto Pinotti il quesito posto allo scrivente consulente incaricato: "dica il consulente di parte, presa visione del documento manoscritto che si allega, se l'inchiostro con cui è stato scritto tale documento può essere considerato autentico ovvero se la data indicata sul documento può essere considerata attendibile".
Le prove per confronto hanno dato ampia risposta affermativa: documenti manoscritti dell'epoca in cui è datato il documento hanno evidenziato le stesse caratteristiche di qualità (colore "vetusto" della carta e dell'inchiostro).
Le prove di invecchiamento accelerato e di stress simulato hanno evidenziato che, limitatamente al campione esaminato, i campioni si alterano solo alla luce UV nelle condizioni di prova.
In particolare la parte del campione consegnato ed oggetto di perizia non ha mostrato alcuna variazione di degradamento mentre per confronto l'altro campione limitatamente alle condizioni di prova ha evidenziato un significativo degradamento. Ciò è indice che un'eventuale contraffazione del documento avrebbe portato ad un significativo degradamento. In altre parole se il documento fosse stato scritto con inchiostri di china come quello utilizzato nel campione da me preparato si sarebbe degrado come è avvenuto. Anche la differenza evidenziata alle prove empiriche di solubilità confermano la diversità tipologica degli inchiostri. Dall'esame comparativo delle prove effettuate e limitatamente a quelle effettuate ed al campione esaminato si può con ragionevole certezza affermare che il solo campione esaminato, nelle condizioni indicate, ed oggetto della perizia si può ritenere originale e, quindi, autentico. Ne consegue che la data indicata 22 agosto XIV è reale. In altre parole considerando che dal 28 ottobre 1922 al 27 ottobre 1923 si considera il I° anno dell'era fascista, il 22 agosto XIV corrisponde al 22 agosto 1936.

Addì 15 marzo 2000.
Letto, confermato e sottoscritto in fede firmo.
Antonio Garavaglia




ANNI '30: L'UFOLOGIA È NATA IN ITALIA?
Di Roberto Pinotti

Qualcuno che "sa" e che "ha" inviato al CUN una documentazione destinata a far discutere a lungo: c'era già una "ufologia" di Stato nel ventennio!

Sebbene di fonte anonima e conseguentemente dubbia lo sconcertante materiale dell'epoca fascista pervenutoci nel 1996 non poteva non imporci necessariamente una doverosa serie di verifiche. Pur senza fretta.
Ci siamo subito chiesti quale reale fondamento potesse avere la storia di questa "segnalazione ufficiale" di 60 anni prima. E, a risposta, negli archivi del CUN abbiamo trovato quanto bastava, qui di seguito riportato.
Nel 1936 l'allora capitano della Regia Aeronautica Mario Rossi prestava servizio come istruttore di volo presso la base di Orbetello.
"La notte del 10 ottobre 1936 - rese noto diciotto anni dopo - mi trovavo in volo sul mio idro S.62 Bis, in formazione con tre altri dello stesso tipo. Quando fummo a 3.800 metri su Capo Talamone notai una luce insolita di fronte al mio aereo, che per un momento pensai fosse dovuta ai gas di scarico del motore di un altro degli apparecchi della nostra formazione. Mi resi però conto immediatamente che ciò non poteva essere non appena constatai che la velocità dell'oggetto che mi si trovava dinanzi era di gran lunga superiore a quella di un S.62, e che la posizione di ciò che avevo pensato fossero i gas di scarico non corrispondeva a quella del motore installato su tali apparecchi.
Continuai a seguire la luce sconosciuta che sembrava trovarsi piuttosto al di sopra del mio aereo. Non ne potei distinguere la forma a causa della luce accecante proveniente dal centro del misterioso oggetto e dalle brevi fiammate che ne scaturivano su entrambi i lati. Quanto alle sue dimensioni, sembrava avere un diametro pari al doppio di una luna piena.
Improvvisamente mi trovai all'interno di uno spesso banco di nubi, dal quale emersi, dopo 12 minuti di volo strumentale, per ritrovarmi su Portoferraio (Isola d'Elba). Questo avvistamento ebbe luogo sulle isolette rocciose note come 'Formiche di Grosseto' alle 4.15 antimeridiane. L'oggetto misterioso volava ad almeno 700 km. l'ora e si dirigeva verso nord."
Vale la pena di ricordare che nel 1936, all'epoca di tale avvistamento, non esistevano velivoli capaci di raggiungere simili velocità (un record, per l'epoca, conseguito solo dallo "MC72)" del nostro Francesco Agello circa due anni prima}, mentre gli elicotteri erano ancora in fase sperimentale e la propulsione a getto ancor lungi dall'essere applicata concretamente (1939). Di che cosa poteva essersi trattato?
Evidentemente questo episodio potrebbe solo contribuire a dare credito all'idea di possibili intercettazioni di aeromobili non convenzionali da parte di velivoli della Regia Aeronautica anteriormente alla Seconda Guerra Mondiale.
Anche durante la guerra italo-etiopica, comunque, sarebbero stati avvistati velivoli insoliti.
Ce lo conferma, con il suo avvistamento del 1935 su Addis Abeba, l'africanista francese Ichac, e forse pure una suggestiva tavola della "Illustrazione del Popolo" di quello stesso anno, la quale, presentata allora quasi come una anticipante giustificazione astronomico-astrologica per l'imminente conquista dell'Impero, può essere collegata ad insolite presenze aeree.
Poi, con la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1944 ed il 1945 si ebbe da parte degli anglo-americani la constatazione della presenza dei fantomatici "foo-fighters", veri e propri UFO "ante litteram".
Ma sarebbe un errore pensare che sul fronte dell'Asse non ci fossero testimonianze del genere. Ve ne furono, dalla Germania al Giappone. E anche in Italia, da parte di personale della RSI, la Repubblica Sociale Italiana creata da Mussolini.
Lo testimonia una "lettera al direttore" apparsa nel 1968 sul giornale "CANDIDO", che riferisce un caso del 1944 su Milano. E così pure quella di un pensionato della provincia di Siena, inoltrataci nel 1995. Ne consegue che il resoconto nei documenti inviatici è perfettamente in linea con tutto ciò.
Dovevamo però andare oltre, e pertanto sottoponemmo la cosa a piloti e giornalisti aeronautici di nostra fiducia. Ne risultò così che il tutto appariva abbastanza coerente, a cominciare dai termini usati nei testi e dalla stessa analisi della forma e della sintassi di questi.
Ad esempio, il termine "cacciatori" era perfettamente in uso, come prova una tavola della "Domenica del Corriere" del 1940. Già nel 1942, solo due anni dopo, comincia ad essere usata la forma contratta "caccia", in un'altra tavola dello stesso settimanale.
Non solo. Tutto il materiale cartaceo pervenutoci risultava essere in effetti "datato". In altri termini, si trattava di carta intestata, cartoline, biglietti e moduli certamente d'epoca, ingialliti è invecchiati naturalmente.
A questo punto occorreva verificare se l'inchiostro era anch'esso stato usato negli anni '30. Sì, perché qualcuno avrebbe potuto utilizzare pur sempre, oggi, tali carte. originali "in bianco" facendo uso di un inchiostro in commercio o dell'epoca. E l'unico modo per accertare come stavano le cose era ovviamente fare eseguire un'analisi tecnico-scientifica da un perito di riconosciuta competenza. Una prospettiva che ebbe una battuta d'arresto dapprima con l'inattesa morte del i presidente del CUN Mario Cingolani, e poi quando apprendemmo che tale ipotesi, per i documenti oggetto dell'analisi stessa, sarebbe stata, almeno in parte, inevitabilmente distruttiva. Preferimmo pertanto soprassedere nell'immediato, privilegiando invece un altro tipo di verifica: e cioè quello di eventuali riscontri alternativi degli eventi descritti. Cosa indubbiamente tutt'altro che facile, ma non certo escludibile a priori.
E infatti, in tal senso, la nostra ricerca doveva essere premiata. Tant'è che l'anno scorso i ricordi di un collaboratore del Comitato Scientifico del CUN, professore universitario operante sia in Italia sia all'estero, trovarono una clamorosa conferma. Suo zio materno, ultraottantenne, era in grado di confermare con una testimonianza personale diretta l'evento descritto nei documenti. L'assenza del nipote dall'Italia e la malattia dell'interessato poi rallentarono ulteriormente i riscontri, ma infine l'anziano Faustino V. precisò al nostro collaboratore C.V. quanto necessario, confermando sostanzialmente l'episodio. Il suo successivo decesso, comprensibilmente, creò ulteriori problemi, compresi quelli relativi alla gestione di questa conferma quasi in extremis. Infine, la notizia che il misterioso mittente dello sconcertante materiale aveva verosimilmente fatto pervenire analoghi (seppur diversi) documenti od altri ci indusse a rompere gli indugi, procedendo alle analisi tecnico-scientifiche della documentazione in nostro possesso.
E così eccoci giunti ad oggi.
Con un'analisi tecnico-scientifica che, pur assegnando alla perizia eseguita un margine di errore di qualche anno - com'è comprensibile - porta ad una sola conclusione: documenti autografi redatti in Italia, ben prima del fatidico 1947 che dette il "via" al fenomeno UFO sui media, descrivono perfettamente eventi e fenomeni successivamente riscontrati più volte, per quanto concerne tali manifestazioni. Di più. Essi affermano anche che di tali fenomeni ci si sarebbe istituzionalmente occupati al massimo livello governativo (Capo del Governo, Ministro degli Esteri, etc.) e con un gruppo di lavoro teso a chiarire la natura di tali "velivoli no convenzionali" (in nome della sicurezza nazionale) già in quegli anni nel nostro Paese!
Il che porta ad una sola conclusione, da un punto di vista storico e pratico. E cioè alla constatazione che lo studio del fenomeno UFO (se preferite, l'ufologia) non è nato in USA, come comunemente si riteneva fino a ieri; bensì nel l'Italia fascista degli anni '30.
Un'Italia autarchica, oligarchica e illiberale, imperialista chiusa in sé stessa dal ruolo del partito-stato. Ma nondimeno caratterizzata, in quegli anni da grande consenso interno; e proprio per questo portata a realizzare obiettivi anche ambiziosi a qualunque costo: con grandi slanci tecnologici e assoluta dedizione di chi vi era coinvolto.
Si pensi alle esaltanti imprese aviatorie che in quegli anni resero la Regia Aeronautica la prima nel mondo, dalle miti che trasvolate atlantiche (Brasile e USA) ai vari, audaci record che, anche con l'inizio della Seconda Guerra Mondiale, continuarono a sorprendere il mondo (ad esempio: il quasi impossibile ma riuscito bombardamento delle installazioni petrolifere inglesi del Barhein nel Golfo Persico, realizzato nel 1940 con un incredibile volo di guerra di 4.500 chilometri!).
Nulla di strano, dunque, che ciò possa essere accaduto.
Certo, "l'ufologia fascista" (se così si può definirla) aveva solo lo scopo di guardarsi da ipotetici nemici o aggressori (anglo-francesi, all'epoca); e di eseguire qualunque possibile studio di retroingegneria (aeronautica, nel caso) a fini di difesa e offesa, e non certo guardava a eventuali ET.
Ma cosa fanno governi quali quello USA e quello stesso di oltralpe, che ha sviluppato interessanti studi di magneto-idro-dinamica non certo a caso?
Solo il futuro potrà dirci se e cosa potrà scaturire da questo nuovo, rivoluzionario approccio alla storia del fenomeno e del suo studio. Resta il fatto che, "rebus sic stantibus", il mito di Kenneth Arnold (specie ora che l'ombra dei nove "Flying Wing Bombers", le "ali volanti" realizzate dalla Northrop sulla base dei velivoli nazisti Horten, pesa sempre di più sul famoso avvistamento di nove "dischi volanti" da lui effettuato in prossimità del monte Rainier il 24 giugno 1947) è con ogni probabilità destinato ad essere messo in soffitta, con tanta zavorra "yankee" che per tanti, troppi anni ha contribuito a disconoscere il determinante apporto europeo all'ufologia.

UFO NEI CIELI DELL'IMPERO DI MUSSOLINI
Ai fini delle nostre ricerche riveste particolare importanza la testimonianza dell'africanista francese Pierre Ichac.
In un giorno di ottobre del 1935 monsieur Ichac stava passeggiando per le strade del centro di Addis Abeba quando notò, ad un crocicchio, un gruppo di persone che, allarmate, indicavano un oggetto discoidale di colore argenteo comparso all'improvviso nel cielo della capitale dell'Etiopia.
"Gli italiani!", qualcuno aveva gridato. Le truppe italiane, infatti, avevano già iniziato l'invasione della nazione africana, ed era dunque logico che si temesse un'incursione degli aerei della Regia Aeronautica. Ma non cadde alcuna bomba. L'oggetto non identificato rimase immobile nel cielo per alcuni minuti, e poi scomparve.
Gli oggetti volanti che poi sarebbero stati chiamati UFO erano dunque apparsi anche durante la guerra italo-etiopica?

1944: UN "DISCO VOLANTE" NEL CIELO DI MILANO
"Eravamo nell'estate del 1944. C'era la guerra. Bombardamenti, Italia spezzata in due, tedeschi in casa al Nord, angloamericani in casa al Sud, fascisti e partigiani. Un pomeriggio di quell'ottobre del 1944 - così comincia una lettera al direttore pubblicata anni fa da un noto settimanale politico italiano (1) - mi trovavo a Milano, in Corso Buenos Aires. Saranno state le 17,00. Era il tramonto, comunque. Un tramonto terso, limpido, come a volte capita nell'autunno milanese. Stavo camminando verso Porta Venezia percorrendo il marciapiede di sinistra, secondo il senso di marcia. Quando avvenne il fatto potevo distare da Porta Venezia 100-150 metri.
Allora io avevo vent'anni. Militavo nelle file della Repubblica Sociale. Appartenevo, anzi, ad un reparto specialissimo della 'Decima', i paracadutisti del Battaglione. 'N.P.', ed ero reduce da alcune missioni di sabotaggio e spionaggio nelle regioni italiane del Sud già occupate dagli angloamericani. Dico questo non perché politicamente c'entri con quanto sto raccontando, ma per precisare un fatto fondamentale. Avevo vent'anni, ripeto, ero fisicamente - e lo sono ancora - sanissimo. Per entrare a far parte dei reparti speciali di cui ho parlato sopra avevo dovuto sottostare a controlli medici di ogni genere. Psichicamente ed intellettualmente ero e sono a posto. Non soffrivo quindi di allucinazioni. Ai corsi speciali, inoltre, mi avevano insegnato a riconoscere a vista ogni tipo di arma, nostra o avversaria, con particolare riguardo agli aerei. Sapevo tutto: caratteristiche, velocità, armamento. Potevo riconoscere, anche perché ero dotato di una vista perfetta, qualunque tipo di velivolo, anche a distanze notevoli.
Stavo dunque camminando verso Porta Venezia. Non avevo fretta. Improvvisamente sentii attorno a me delle grida. Mi guardai attorno, portando istintivamente la mano alla pistola. Ma non si trattava di un attentato. La gente gridava e guardava in alto, poi scappava nei rifugi.
Guardai anch'io. E restai di sasso. Piazzata nel bel mezzo del cielo, ad una quota di 300 metri circa, sulla verticale di piazzale Loreto, era ferma, immobile, lucente, una padella di rame; senza manico naturalmente.
Ricordo bene che restai pietrificato sul marciapiede, mentre attorno a me quasi tutti scappavano verso i rifugi. Ricordo anche che suonarono le sirene d'allarme. Restai, così, affascinato a guardare quella padella in mezzo al cielo. Ho presente quegli istanti come se fosse oggi. Il cielo limpido, la gente che scappava e la mia mente che lavorava freneticamente per cercare una spiegazione: 'Un aereo non è... Un pallone di sbarramento, nemmeno... Un pallone sonda, meno ancora... Un'arma segreta tedesca... E che diavolo ci fa, lassù, su Piazzale Loreto, un'arma segreta tedesca? Ma allora, buon Dio, che cosa è...?'
'Poi, di colpo, il vuoto. Proprio così: la padella scomparve. Da ferma che era, si volatilizzò. Almeno così mi parve.
Sta di fatto che, all'improvviso, non la vidi più.
Sbalordito, mi guardai attorno. Altri come me, con il naso per aria, sembravano instupiditi. Poi, qualcuno cominciò a uscire dai rifugi. Suonarono le sirene del cessato allarme. Lentamente il traffico riprese come prima.
Che cosa avevo visto? Che cosa avevamo visto? Non ero stato il solo, infatti, a osservare quel 'coso' per aria. Eravamo stati centinaia, forse migliaia, compresi gli addetti alla difesa antiaerea che avevano subito azionato le sirene. Non riuscii a darmi una risposta."

Note:
1. Cfr. "Un lettore ci scrive", in "CANDIDO" del 2-7 dicembre 1968.


1995: UNA LETTERA AL COORDINATORE SCIENTIFICO DEL CUN
Chiarissimo Professore,
in ordine alle conferenze Sue dottissime alla televisione "UNOMATTINA" circa le manifestazioni ufologiche, mi compiaccio che un tal scienziato della Sua levatura tratti lo spinoso argomento con vera professionalità e competenza; sicché io medesimo - assai indegnamente ma con grande sincerità e precisione - mi perito informarla di due episodi ma che comunque hanno in comune assoluta credibilità (sicuramente superiore a 85, come Lei stesso ha congegnato). Mi permetta di presentarmi con rispetto alla Vostra Signoria: sono un vecchio pensionato senza parenti che ha avuto una vita avventurosa assai avendo infatti partecipato alla Marcia su Roma coi "picciotti" del foggiano Caradonna, poi alla guerra coloniale, successivamente in Spagna (con falso nome naturalmente ma in contatto coi falangisti contro il bolcevismo); inoltre ho fatto tutta la Seconda Guerra Mondiale, anche in Russia col generale Messe.
Il primo episodio mi occorse durante il mio soggiorno in A.O.I. (1), precisamente a Gondar dover ero capomanipolo della guardia personale di S.E. Starace (2), gran gentiluomo cui sarò sempre riconoscente; una sera, al tramonto, rientravamo al quartiere stanchi per essere stati a un villaggio distante sei miglia per una bastonatura a certi indigeni riottosi: vedemmo passare sul cielo del deserto ancora in piena luce una macchina ferrigna sbuffante di vapori e scintille somigliante a una locomotiva delle ferrovie che, galleggiando in aria, si diresse a non grande visibilità precisamente ad Est.
Al rientro in caserma feci rapporto scritto, ma la mattina fui chiamato dall'aiutante maggiore che lacerò il mio rapporto avvertendomi che questa doveva essere l'ultima volta che mi ubriacavo altrimenti mi mandava a Gaeta (3) a calci nel culo!
La seconda volta trattasi del 1947 quando, rimpatriato dopo la prigionia, presi un treno per Chiusi, ma causa lo stato della ferrovia non potei arrivare oltre Terontola, sicché decisi di proseguire col cavallo di S. Francesco (cioè a piedi). Anzi, da un contadino mi fu indicata una scorciatoia che attraverso il bosco del Ferretto mi avrebbe fatto risparmiare assai passi. In mezzo a questa boscaglia arrivai alle undici passate di una calda notte di fine giugno, intenzionato a riposarmi qualora avessi trovato una capanna o un pagliaio; mentre camminavo di buona lena nel buio pesto riferendomi al chiaro della stradicciola sabbiosa (e guardavo le lucciole) sentii improvvisamente un grande tramestio e dei mugli (4) che lì per lì pensai trattarsi di un qualche animale vaccino (in libertà ovvero caduto in butafone (5)). Ma purtroppo non era tal cosa: ché infatti, in mezzo alle frasche, intravidi una vivissima luce verde; conseguentemente, messa mano alla pistola d'ordinanza (che diligentemente mi conservo ancora alla faccia delle recenti disposizioni di PS), mi avvicinai cautamente alla origine dei fenomeni e grande fu la mia meraviglia e lo spavento che provai quando in mezzo a una radura vidi una tale macchina: indescrivibile, tutta congegnata dispositivi e manometri luminescenti, e due personaggi incappucciati con originali copricapi ad uso dei Beati Paoli (6) che si accingevano a salire a bordo; e in men che non si dica tale apparecchio coi suoi piloti si alzò in verticale a guisa d'elicottero e si dileguò con grande fragore. Tali cose ho visto e la prego prenderne atto e registrare poiché sono vecchio e non campo ancora molto. La saluto e riverisco e sono
Astorre Chiucini
Capomanipolo M.V.S.N. (7)
loc. La Foce di Siena

<div align="right"><font size="1">Note:
1. Africa Orientale Italiana (Eritrea, Etiopia, Somalia).
2. Achille Starace (Segretario del Partito Nazionale Fascista).
3. Sede del Penitenziario Militare.
4. Suoni gutturali.
5. Anfratto del terreno.
6. Società segreta i cui adepti si riunivano incappucciati.
7. Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, in epoca fascista.</font id="size1"></div id="right">

QUELL'AVVENIMENTO DELL'ANNO XIV E.F.
È stato un evento fortuito. Una parola detta per caso dal signor Faustino V., oggi purtroppo venuto meno, che stuzzicò la mia curiosità.
In fondo un uomo di più di ottanta anni ne aveva di cose interessanti da raccontare, ma questa era più di una semplice narrazione: era un qualche evento che a suo dire l'aveva davvero coinvolto e gli aveva cambiato la vita. Prima dell'ultima guerra.
Sapevo anche, però, che il signor Faustino era stato militare nel corpo di fanteria fin dal febbraio dell'anno XIV E.F. (1936) con stanziamento a Mestre, vicino a Venezia.
Quando Faustino mi raccontò questo i miei ricordi corsero alle fotocopie di certi presunti documenti del Ventennio indirizzati all'attenzione di Galeazzo Ciano, pervenuti al CUN e di cui avevo confidenzialmente saputo.
A quel punto non ci si poteva non sentire autorizzati a fargli qualche domanda, anche senza riferirsi a fatti precisi od eventi particolari. Le mie domande furono così sul tempo che era rimasto a Mestre, se aveva amici, cosa facevano nel tempo libero, se ne aveva. Domande futili perché la differenza di età me lo poteva concedere. Poi gli chiesi se veramente un qualche evento, durante il Ventennio, gli aveva cambiato qualcosa nella vita come aveva detto.
Con questa frase Faustino si aprì ed inIziò quasi un monologo.
Egli aveva avuto alcuni amici piloti dell'aviazione militare ed uno di loro, mentre nell'agosto del 1936 (anzi, precisò, lunedì 22 agosto del '36) volava di mattina insieme ad un altro pilota di "cacciatori" (caccia), avvistò una "aeronave" stranissima: sembrava costituita da due enormi piatti concavi uniti assieme, appariva costruita con metallo lucidato, non aveva insegne; era come circondata da una luce che si alternava tra il giallo ed il rosso, era enorme (forse più di dieci metri) e non faceva rumore, come se la sua propulsione non fosse un motore.
Il suo amico raccontò ancora che la inseguirono fino alla loro velocità massima, anche se questa sparì senza rumore a velocità ancora superiore. C'era di che stupire. Ma già il signor Faustino era rimasto più che "perplesso" da quello che aveva lui stesso visto a Mestre qualche ora prima che il pilota gli avesse raccontato il fatto.
Faustino vide infatti nelle prime ore del pomeriggio di quel lunedì un enorme tubo in cielo: era molto alto, più alto dei "cacciatori" che era abituato a vedere, ed era molto lungo.
Lo descrisse come un grosso cilindro volante, con una parte anteriore a tronco di cono, ed una posteriore ad imbuto. Anche questo sembrava fatto di metallo. Aveva come degli oblò su quella specie di paratie cilindriche lungo le fiancate, dai quali fuoriusciva una luce gialla e rossa.
Dall'imbuto posteriore, come lo aveva definito lui, uscivano invece "aeronavi" più piccole e a forma di cappello: come un piatto sormontato da una cupola.
Anche queste erano sicuramente più grandi dei "cacciatori" dell'epoca.
Gli chiesi se l'avvistamento durò molto; mi rispose "solo qualche minuto".
E le autorità, gli chiesi allora, come reagirono?
Faustino mi riferì che tutti erano in effetti convinti che fossero armi segrete di qualche nemico. Addirittura il Duce chiese che gliene "stanassero" una per poter controbattere. Se ne occupò anche la Procura di Venezia ma Faustino non sapeva come fosse andata a finire la storia, anche perché nessuno ne parlò più, in quanto con la popolazione e i militari fu imposto il silenzio. Il Duce non poteva accettare certo che una qualche potenza straniera fosse più all'avanguardia delle sue Forze Armate, in particolare della Regia Aeronautica, l"'Arma Azzurra" di cui tanto andava fiero.
Così chiesi cose ne pensava e lui mi rispose: "Forse all'epoca ritenevo che era magari un qualche stratagemma per farci lavorare di più, ma adesso guardiamo un po' di più al di là del cielo, verso le stelle, penso che magari qualcuno possa venire con apparecchi più potenti anche da qualche altro posto, più lontano di Londra o dell'America...".
Faustino è morto nel 1999, e disgraziatamente non potrà più raccontare quello che mi ha detto. Ma le sue parole ci hanno per prime dato la prova che i documenti ricevuti dal CUN avevano un fondamento.
C.V.




FILES FASCISTI: NUOVE EVIDENZE
Di Alfredo Lissoni

Proseguono le indagini sui files fascisti, dichiarati autentici dalla scienza. Ed intanto dagli archivi emergono nuove segnalazioni del Ventennio e l'esistenza di una rete di intercettazione nazionale.

La ricerca sui files fascisti non smette mai di stupire.
Le indagini CUN stanno ancora andando avanti, ed i risultati che ogni giorno ricaviamo dimostrano come si sia appena scalfita la punta di un iceberg.
In primo luogo, l’esame chimico degli unici originali in possesso degli ufologi - i files veneti del ‘36, recapitati anonimamente a Roberto Pinotti - ha dato esito positivo: i documenti sono autentici; abbiamo così lavorato molto anche in questa direzione, cercando di rintracciare i testimoni coinvolti.
Non abbiamo avuto fortuna, in quanto, dai nominativi forniti nei carteggi del ‘36, non vi è più alcun Tolmini a Venezia-Mestre; quanto ai Venanzi (altro nome che appare citato nei files), delle uniche due famiglie rimaste, una non viveva in Veneto negli anni Trenta e l’altra non ha mai avuto a che fare con avvistamenti di alcun tipo.
Un testimone indipendente, non citato cioè nei documenti, che aveva assistito a quell’evento pubblico e plateale - la comparsa di un sigaro e di due sfere nel cielo veneziano il 22 agosto 1936 - il nostro Pinotti lo ha comunque rintracciato; un secondo spettatore potrebbe essere il misterioso "C.H. di Mestre" che, nel dicembre del ‘43, scrisse alla rivista teosofica "Arcobaleno" (diretta dal gruppo contattista milanese che oggigiorno edita "Nuove albe, nuovi tramonti") chiedendo lumi sull’esistenza di forme di vita extraterrestre sugli altri pianeti.
É solo un’illazione, ma il fatto che proprio un cittadino di Mestre - la città degli avvistamenti UFO del ‘36 - decidesse di ricorrere ad una rivista specialistica e così "a circuito chiuso" quale "Arcobaleno" (che era stata messa fuori legge dal Regime per certe tematiche che oggi definiremmo contattistiche), adombra più di un sospetto.

Cercando nuove prove
Ho poi indagato sui presunti "bollettini ufficiosi meteorologici" che il Gabinetto RS/33 inviava alla Stefani di Milano (secondo quanto scritto in uno degli ultimi documenti divulgati da "Mister X"), presumibilmente tra il 1933, anno dell’atterraggio lombardo, al 1940, periodo in cui tutta la documentazione sarebbe stata acquisita "in toto" dai nazisti.
Nella "nota personale riservatissima" che riferiva dell’atterraggio del ‘33 si citava espressamente l’Osservatorio astronomico di Milano Brera; esso era incaricato della diffusione di versioni tranquillizzanti (passaggi di meteore), atte a coprire gli avvistamenti UFO.
É stato là che chi scrive ha indirizzato parte delle proprie indagini.
Presso la Biblioteca di Brera, una delle due più fornite di Milano, quel bollettino però non risultava. La possibilità di trovarlo era peraltro minima, trattandosi di documenti non ufficiali, quindi coperti dal segreto; certo, sarebbe stato un colpaccio.
C’erano invece: il bollettino dell’Ufficio Centrale di Meteorologia e Geotermica di Roma (nel ‘36 attivo come Regio Ufficio Centrale di Meteorologia e Geofisica); quello degli Atti Ufficiali Prefettura di Milano; il Bollettino parlamentare; quello dell’Aviazione Civile, quello della Specola Vaticana; il Bollettino Ufficiale del CNR.
Parte di questi documenti non erano disponibili alla consultazione, parte si riferivano a periodi storici precedenti o posteriori la durata del Gabinetto fascista.
Dopo questo buco nell’acqua indirizzai le ricerche presso la Biblioteca dell’Osservatorio Astronomico di Brera. Anche là non risultava alcun "bollettino" o "bullettino", né astronomico né "meteorico", riferibile ai files fascisti.
C’erano invece gli "Atti della Reale Accademia delle Scienze di Torino", che documentavano le condizioni meteo del giorno dell’atterraggio del ‘33: una giornata piovosa, preceduta, il giorno prima, da un temporale.
Un po’ poco per ipotizzare, come hanno fatto altri, un UFO-crash stile Roswell (che alcuni vogliono causato da un fulmine che avrebbe colpito l’UFO).
Non venivano riferiti eventi strani (passaggio di bolidi, sismi, globi nel cielo) nel "Bollettino Sismico Macrosismi" del Regio Ufficio Centrale di Meteorologia e Geofisica di Roma; né, circa i fatti del ‘36, nell’Estratto del "Bollettino del Comitato per la Geodesia e la Geofisica del CNR" (contenente i risultati delle 164 osservazioni del cielo e del sole condotte da alcuni scienziati nel ‘36 sul Monte Rosa, durante i test per misurare la radiazione solare diretta, diffusa e globale).
Insomma, sulle pubblicazioni interne di astronomia non vi era alcun riscontro circa i fatti del ‘33.
Maggior fortuna abbiamo avuto invece con Marconi, grazie al rinvenimento di un rarissimo volume, scritto durante il fascismo dal giornalista "di regime" Mario La Stella, che documenta dati alla mano la passione del premio Nobel per gli extraterrestri.
Il testo in questione si intitola "Marconi - mago dell’invisibile, dominatore degli spazi" ed è stato pubblicato dalle edizioni sarde Aurora nel 1937, poco prima della scomparsa del fisico.
In realtà, la voce che Marconi credesse negli alieni circolò in Italia anche negli anni Sessanta (l’11 maggio 1966 il giornalista Pietro Cimatti ne accennò molto brevemente sulla "Settimana Incom"); La Stella riporta invece due dichiarazioni dello scienziato, apparse rispettivamente sul "Daily Mail" del 26-1-20 e sullo "Evening Standard" del 15-12-31, con cui si riferiva e della ricezione di radiomessaggi alieni, alcuni dei quali simili a lettere dell’alfabeto, dallo spazio esterno; e dell’effettiva possibilità di comunicare "tramite le onde hertziane" con altre intelligenze.
Alla luce di queste prese di posizione, non stupisce dunque che Mussolini pensasse proprio a Marconi, come vertice del Gabinetto RS/33.
Proseguendo nella ricerca storica, abbiamo avuto ulteriori conferme anche dell’interesse "strategico" dei servizi segreti fascisti per le misteriose aeronavi; non solo l’Italia rivestiva un ruolo prioritario nella conquista degli spazi aerei, all’epoca; era in realtà dal secolo precedente che il nostro Paese tentava di potenziare il proprio apparato aereo, come ribadiva la Domenica del Corriere del 29 gennaio 1899, inneggiando ad un siluro volante costruito dal tenente Giampietro Vialardi, dell’Università di Pavia, nel tentativo di "gettare le basi per una Società aeronautica italiana".

Un "sigaro volante" terrestre, costruito da un tenente italiano nel XIX° secolo, su "La Domenica del Corriere" del 29-1-1899
Immagine

Vialardi custodiva a Milano un prototipo in alluminio a metà strada tra un dirigibile ed un aereo; ideale continuatore delle sue opere fu, agli inizi del Ventennio, quel Gaetano Arturo Crocco della Società Italiana Razzi, scelto per merito come membro effettivo del Gabinetto RS/33.

E gli archivi bruciati
Riferimenti più precisi verso un’organizzazione così bene articolata ed efficiente, quale si andava configurando ogni giorno di più il Gabinetto RS/33, dovevano essere rimasti nei vari archivi storici.
Decisi così di concentrare le mie ricerche sugli archivi delle strutture coinvolte nel recupero lombardo del disco del ‘33.
Copia dei documenti, o dei registri che annotavano la presenza degli stessi, dovevano esistere, per legge e per regolamento bibliotecario. La ricerca si restringeva così a tre strutture ben precise: gli archivi della Prefettura, dei Carabinieri, della Questura.
In Prefettura, ove legalmente il segreto di Stato decade dopo cinquant’anni (settanta in caso di privacy) non trovai nulla, probabilmente perché i files fascisti (che presumibilmente avvisavano il prefetto del recupero del disco, come è riferito nella "nota personale riservatissima") erano stati spediti all’archivio ministeriale di Roma, da prassi.
Quanto ai Carabinieri, un maresciallo, che ho agganciato casualmente durante le ricerche, per poco non mi è scoppiato a ridere in faccia quando gli ho chiesto come arrivare alla documentazione (prudentemente, avevo evitato di dire che si trattava di avvistamenti UFO, preferendo parlare di aerei spia Alleati...). "Su questi fatti c'è sempre il segreto militare", è stata la prevedibile risposta.
Quanto alla Questura, una laconica nota sui registri prefettizi avvisava, stile X-files, che "tutti i carteggi dal 1900 al 1943 erano andati distrutti in un incendio".
Ma alla fine la costanza è stata premiata e, sempre dagli archivi della Prefettura, sono emersi due dossier dalla dicitura assai intrigante: "Aeroplani sospetti - Segnalazioni 1931 - 1933 - 1934 - 1935" (ma si arrivava sino al 1938). Erano tutti documenti originali che, pur non menzionando in alcun modo i files milanesi del Gabinetto RS/33, riferivano di alcune centinaia di sorvoli anomali nell’arco di sette anni, in tutta Italia.
La sigla UFO ovviamente all’epoca non esisteva; si parlava di "velivoli non identificati".
Nei circa 500 telegrammi alla Prefettura da me visionati, riferibili ad altrettanti casi, vi erano "UFO" (nel senso lato del termine) di ogni genere: aerei di contrabbandieri, aerei spia o velivoli da turismo che sovente, a causa della quota, delle condizioni meteo o della velocità, non si riuscivano ad identificare; in molti casi, dunque, partiva l'allarme aereo, per le intrusione non autorizzate.
Le violazioni del nostro spazio aereo venivano immediatamente segnalate ad una rete di sorveglianza ben precisa (che anticipò di anni quella del "Project Twinkle" americano); la stessa che, molto probabilmente, venne utilizzata dal Gabinetto RS/33, in quanto attiva ed operativa.

Velivoli non identificati
Per quanto riguardava il capoluogo lombardo, venivano immediatamente allertati la Regia Prefettura (per "Intelligenza Milano", con coinvolgimento cioè dei servizi segreti), gli Uffici di milanesi di Cinisello, Piazza Napoli, Ghisolfa e Arena, il Comando Difesa, gli aeroporti di Taliedo (centro radiotelegrafico) e Bresso, la Questura.
Talvolta i telegrammi venivano inoltrati in copia anche al Centro di Raccolta Notizie del Viminale a Roma (con la dicitura "cta precdnz asslt", consigliata precedenza assoluta).
Ovviamente mi resi subito conto che in larga parte gli avvistamenti si riferivano a violazioni aeree ben terrestri (spesso gli aerei in seguito venivano identificati e bloccati; molti erano svizzeri), giudicate particolarmente allarmanti nel clima dittatoriale dell’epoca.
Non tutti i telegrammi erano però identici, ed i toni e gli allarmi erano tali da lasciare supporre che la "mancata identificazione" dipendesse a volte da ben altro motivo.
Una minima ma consistente parte dei telegrammi inviati ai servizi segreti descrivevano velivoli decisamente atipici (da qui, probabilmente, la richiesta formale dell’inoltro all'Intelligence).
Facciamo alcuni esempi:

"24 luglio 1934. Precedenza assoluta su tutte le precedenze - Allarme aereo - Comando aeroporto presso prefetti Lombardia - Centro raccolta notizie Viminale Roma". Sondrio segnalava l’avvistamento di un "velivolo non potuto identificare", a quota altissima, apparso sopra la città alle 8.55; venivano allertati gli Uffici milanesi dell’Arena, gli aeroporti di Bresso e Taliedo e la Questura.

5 aprile 1934. Telegramma urgente da Genova. Il "Semaforo" (cioè il punto di osservazione aerea) di Portofino segnalava alle 16.15, sulla rotta aerea di Genova tre ordigni sconosciuti diretti a nordovest. Un minuto dopo gli ordigni diventavano due e venivano avvistati da diversi punti d'osservazione della città: Punto Mesco e Semaforo Genova.

18 maggio 1933. Era la volta di un ordigno a quota "altissima", che proveniva dalla Svizzera e si dirigeva verso Como e Milano.

3 giugno del 1933. La camicia nera milanese Agosti inviava un fonogramma dal posto di osservazione Solferino chiedendo l'allarme aereo.

8 luglio 1933. Erano le 10.55 e due "velivoli sconosciuti", che si differenziavano dai comuni aerei perché invertivano di botto la rotta, sorvolavano Valona.

17 agosto 1933. Il console Pagani avvisava del sorvolo di un ordigno, su Milano. "Per misure precauzionali ho fatto alzare la pattuglia di allarme", concludeva il fonogramma.

Dall’esame dei files più propriamente ufologici (69 su 500) emergeva innanzitutto il fatto che a Milano, come del resto nelle prefetture di tutta Italia, arrivavano in copia i telegrammi contenenti gli avvistamenti; ciò significa che non esistono 500 telegrammi per la sola Milano, ma per tutta Italia. Di questi, sono una ridottissima parte poteva essere a sfondo ufologico, per un periodo compreso fra il 1933 ed il 1937. Non vi erano files degni di rilievo nell’annata 1931; non appariva dunque casuale che le prime schedature risalissero al 1933, anno della nascita del Gabinetto RS/33.
I punti di osservazione (i Semafori) da cui provenivano principalmente le segnalazioni erano Capo Noli, Capo Mele, Portofino, Genova per la Liguria; l’aeroporto Mirafiori di Torino; quello di Ghedi a Brescia; Campoformido (UD); altre segnalazioni provenivano da Imperia, La Spezia, Savona, Ravenna, Varese, Aosta, Cuneo, Chiasso, Sondrio, Chiavenna, Littoria, Napoli, Palermo, Trapani.
Tutta l’Italia era dunque rappresentata, ma solo 69 volte gli allarmi aerei furono tali da essere considerati decisamente anomali (e solo 9, secondo questa ricerca, potrebbero essere definiti ufologici in senso stretto).
Questi 69 documenti sono sostanzialmente ben diversi dalle centinaia di altri da me visionati (ove ad esempio seguiva il riconoscimento degli aerei; a volte Genova confermava l'identificazione di velivoli francesi, Ciampino-Torre Orlando dei tedeschi e olandesi, Varese-Porto Ceresio degli svizzeri, ecc...).
In ogni caso quando i velivoli erano chiaramente identificabili, veniva segnalato a chiare lettere. Tranne in 69 casi.
L'indagine dunque prosegue.

NON POSSIBILE IDENTIFICARE
Qui di seguito abbiamo raccolto le segnalazioni "anomale" indirizzate all’Intelligence fascista.
Sono la maggior parte, fra telegrammi e fonogrammi, sugli oltre cinquecento inviati alla Prefettura di Milano (ed in alcuni casi anche ai servizi segreti) da tutta Italia.
Alcuni di esse si riferiscono ad episodi decisamente anomali, per i quali è stato necessario il coinvolgimento di più enti; per altre è assai più semplice ipotizzare una spiegazione convenzionale (da noi proposta a margine, per dare la dimensione statistica della documentazione).
Sfortunatamente l’abuso dei termini "velivolo" ed "aereo" (in mancanza dell’allora inesistente sigla UFO) non facilita l’identificazione di taluni episodi.
Circa la documentazione raccolta, abbiamo indicato con la sigla "fon" i fonogrammi, con "tel" i telegrammi. I fonogrammi non risultano inviati ai servizi segreti.
Le voci in "grigio" si riferisco ai casi più anomali, presumibilmente ufologici in senso stretto:

16-4-33 ore 10.10 (fon). Apparecchio "non possibile identificare" fa scattare l’allarme aereo su Milano. Il fenomeno si ripete alle 16.20, facendo nuovamente alzare la pattuglia aerea d’allarme.

13-5-33 ore 18.20 (tel). Ordigno dallo Spluga verso Milano e Como. Il fenomeno si ripete esattamente alla stessa ora, cinque giorni dopo. Probabile aereo.

19-5-33 ore 10.20 (tel). "Aeroplano sospetto" dalla Svizzera a Brescia. Allertati Sondrio, Milano, Brescia e Bresso.

3-6-33. Raffica di telegrammi per un "velivolo sconosciuto" che sfreccia a grande velocità e a quota altissima, attraversando in pochi minuti lo spazio aereo che dalla Svizzera porta a Como e Milano, descrivendo una rotta alquanto anomala; viene intercettato da terra alle 10.00 (da Sondrio), alle 10.10 (da Montespluga), alle 10.22 (da Milano Termine), alle 10.30 (Portoceresio). Alle 11.50 lo stesso ordigno (o uno analogo) punta verso la Svizzera (tornando dunque indietro). Lo spiegamento di forze è notevole. Alle "ore 5" un fonogramma della camicia nera Agosti avvisa che è stato decretato l’allarme aereo dalla postazione milanese di via Solferino.

8-6-33 ore 12.27 (tel). Portofino segnala "aeroplano sconosciuto" diretto a nordovest.

13-6-33 (due diversi tel). In mattinata un velivolo proveniente dallo Spluga si dirige verso Milano.

23-6-33 ore 9.20 (tel). Il brigadiere CC Pleavano segnala velivolo proveniente dalla Svizzera e diretto verso Como e Milano. Alle 20.25 un altro telegramma segnala un velivolo da Pontechiasso a Milano.

28-6-33 (fon). Il Console Soati del Comando Legione Antiaerea di Milano smentisce il passaggio di velivoli sospetti sulla città, a seguito di due fonogrammi di allarme inviatigli alle 10.45 e alle 11.13. Dov’è finito il "velivolo" misterioso?

1-7-33 ore 3 (fon). La camicia nera Giovanni Erri avvisa di un "allarme aereo". Nessun altro dettaglio disponibile.

8-7-33 ore 10.55 (tel). Velivoli che invertono la rotta su Valona (Albania, sotto tutela italiana).

17-8-33 ore 17.25 (fon). Apparecchio "non ben identificato" su Milano. Alzata la pattuglia aerea.

8-9-33 ore 10.10 (tel). Velivolo ad alta quota sopra Varese e Luino.

23-9-33 ore 17.45 (fon). Velivolo su Milano, che viaggia da nord ad est. Il Console Pagani (IIº Legione Milano) ordina il decollo della pattuglia d’allarme.

3-4-34 ore 14.00 (ben sette telegrammi). Velivolo su Imperia. L’ordigno viene segnalato alle 14.12 su Savona, mentre inverte improvvisamente la rotta e sparisce alla vista dietro il monte Madonna del Rio. Alle 14.20 viene segnalato un ordigno che evoluisce sopra Genova e poi sparisce alla vista. Si apprende che alle 13.32 il Semaforo di Genova ha avvistato "tre idrovolanti sconosciuti". Altri apparecchi ignoti avevano sorvolato il capoluogo ligure alle 11.28. Ancora avvistamenti alle 9.29 e alle 18.58 da Capo Mele (IM). Allertati tutti gli Uffici milanesi.

4-4-34 ore 13.26 (tel). Ordigno su Savona che inverte la rotta e sparisce.

18-10-35 ore 10.45 (tel). Il "Distaccamento Boccio Pellice" segnala un aereo ad alta quota diretto al Colle della Gianna (TO).

5-4-34 ore 16.15 (tel). Tre aerei sconosciuti su Genova. Alle 16.30 su Imperia.

12-4-34 ore 17.52 (tel). Velivolo sconosciuto su Imperia.

16-4-34 ore 10.23 (tel). Velivolo su Capo Mele. Alle 16.40 i carabinieri di Milano segnalano un ordigno su Varese.

20-6-34 ore 16.49 (tel). Velivolo sconosciuto su Capo Mele.

24-7-34 ore 8.55 (tel). Ordigno "non potuto identificare" ad altissima quota su Sondrio. Non viene allertata l’Intelligenza ma direttamente il Centro Raccolta Notizie del Viminale a Roma.

16-5-36 ore 15.30 (ben cinque diversi telegrammi). Aereo sconosciuto su Savona, notato da Capo Mele. Improvvisamente inverte la rotta e sparisce alla vista. Lo stesso ordigno, o un altro, era stato segnalato alle 15.10 a Punto Mortola, alle 15.16 a Capo Arma e alle 15.18 a Bordighera. Il telegramma dell’avvistamento delle 15.30 viene inviato due volte dal prefetto savonese Oliveri alla prefettura di Milano, all’Intelligenza, agli aeroporti di Taliedo e Lonate Pozzuolo; quindi, a tutti i prefetti del Regno.

17-5-36 ore 9.09 (tel). Aereo sconosciuto su Bordighera; altro avvistamento alle 9.18 su Imperia. Prob. aerei.

22-6-36 ore 12.09 (tel). Ordigno a quota altissima sopra Varese. Intelligenza non allertata.

28-6-36 ore 8.43 (tel). Ben sei "aerei sconosciuti" da Punto Mortola (IM) diretti a est.

2-7-36 ore 22.43 (tel). Aereo sconosciuto su Monte Circello, Littoria (oggi Latina). Intelligenza non allertata; avvisato Ministero dell’Interno.

17-7-36 ore 15.20 (tel). Aereo sconosciuto su Punto Mortola (IM). Fenomeno analogo alle 15.50 su Capo Noli. Prob. aerei.

29-7-36 ore 15.00 (tel). Un "aereo" proveniente dalla Francia sorvola Ventimiglia a quota bassissima (600 metri); poi viola la zona militare di Gouta e Baiardo. Nonostante la bassa quota, nessuno degli osservatori militari riesce ad identificare l’ordigno; per una strana "mancanza mezzi di comunicazione" (per un black-out?) la Centuria della Milizia Confinaria può avvisare solo in notevole ritardo le prefetture di La Spezia ed Imperia. Scatta l’allarme aereo.

3-8-36 ore 18.34 (tel). Aeroplano sconosciuto a Punta Mortola (IM).

10-8-36 ore 17.08 (tel). Aeroplano sconosciuto a Punta Mortola (IM).

19-8-36 ore 16 (tel). Aereo sconosciuto notato da Capo Mele. Prob. aereo.

27-8-36 ore 9.45 (tel). Aereo sconosciuto notato da Capo Mele. Prob. aereo.

30-8-36 ore 12.34 (tel). Aereo sconosciuto notato da Capo Noli. Prob. aereo.

31-8-36 ore 10.35 (tel). Aereo sconosciuto su Capo Mele. Volo regolare. Altra segnalazione da Genova alle 11.08 (Intelligenza non allertata).

1-9-36 ore 8.25 (tel). Ordigno su Bordighera diretto a nordest. Volo regolare.

8-9-36 ore 11.19 (tel. cifrato). Oggetto su Portofino. Intelligenza non allertata.

22-9-36 ore 15.37 (tel). Aereo sconosciuto su Capo Noli.

13-10-36 ore 8.17 (tel). Aereo "indistinto"; allertato il Ministero degli Interni e la Sicurezza di Roma.

30-10-36 ore 12.25 (tel). Ordigno su Capo Noli. Prob. aereo.

22-1-37 ore 10.45 (tel). Aeroplano sconosciuto sorvola Bordighera. Prob. aereo.

13-2-37 ore 13.03 (tel). "Aero (sic) sconosciuto" su Savona.

18-2-37 ore 12.42 (tel). "Idro sconosciuto" visto dall’Osservatorio di Capo Noli.

13-3-37 ore 10.16 (tel). Aereo sconosciuto su Bordighera. Prob. aereo.

1-5-37 ore 11.10 (tel). Misterioso "rumore aereo" sopra Torino.

10-5-37 ore 9.33 (tel). Misterioso "rumore aereo" sopra Capo Mele.

19-8-37 ore 15.55 (tel). Ordigno proveniente dalla Francia diretto verso Torino; volava a quota altissima.

12-11-37 ore 14.55 (tel). Ordigno su Nuoro. Vengono allertate tutte le prefetture d’Italia ed il Comando Aeroporto Mirafiori di Torino.




VELIVOLI NON CONVENZIONALI: UN DOSSIER DI 30 PAGINE DEL GABINETTO RS/33
Di Roberto Pinotti

Nella cornice del "5° Simposio Mondiale sugli Oggetti Volanti Non Identificati e i Fenomeni Connessi di San Marino", nel 1997, fummo intervistati da un giornalista del quotidiano "Il Resto del Carlino" di Bologna, che si mostrò peraltro scettico nei confronti della questione ufologica.
"Sarà anche mezzo secolo che la gente li segnala - polemizzava - ma in concreto le prove sono scarse e discutibili... i pochi casi accettabili, poi, si possono ricondurre ad armi segrete terrestri. Altro che alieni!".
"Forse! - rispondemmo noi tranquillamente - ma come spiega la casistica anteriore al 1947?".
"C'era anche all'epoca roba del genere, evidentemente. Forse le armi segrete naziste non provano che ci poteva essere qualcosa di insolito e ignoto anche prima degli anni Quaranta? Anche noi abbiamo avuto dei documenti spediti da Forlì da un anonimo, che rivelerebbero qualcosa di simile agli avvistamenti degli UFO ai tempi di Mussolini, sa..."
Non c'è bisogno di dire che la notizia fu per noi, che avevamo l'anno prima ricevuto in tre distinte buste il materiale sulla "aeronave misteriosa" di Mestre del 1936, una scarica di adrenalina nel sangue. Ma ci controllammo. Continuammo così la conversazione, dicendo al giornalista che la cosa non ci sorprendeva affatto, in quanto anche noi avevamo ricevuto la stessa roba. E così cominciammo a discutere del materiale in questione. Soltanto che in breve ci rendemmo conto, da alcuni particolari, di un elemento importante: e cioè che molto probabilmente i documenti inviati al quotidiano bolognese non coincidevano in realtà con quelli inviati a noi. Era qualcosa di analogo, ma di diverso.
Poi, com'era naturale, fummo costretti a cambiare discorso e a congedarci dall'intervistatore. Ma ne sapevamo già abbastanza.
In seguito, cercammo più volte di riprendere i contatti con questo giornalista, ma senza successo. Ci venne infine detto che aveva lasciato il giornale. E ciò - non c'è bisogno di dirlo - ci impose subito di correggere il tiro.
Sì, perché il materiale inviato anonimamente alla testata bolognese era di proprietà de "Il Resto del Carlino", e doveva essere rimasto necessariamente in redazione, magari in archivio. A chi rivolgersi, dunque?
La situazione era delicata, anche perché volevamo evitare eventuali clamori di stampa che avessero potuto innescarsi al di fuori del nostro controllo.
Non ritenevamo fosse il caso di affrontare direttamente la questione con il giornale. Così cercammo dapprima di avere informazioni indirette, attraverso gente dell'ambiente. Ma invano. Tanto più che, a dispetto del carattere abbastanza sensazionalistico della documentazione, il quotidiano non aveva poi pubblicato nulla. Il che era abbastanza strano. O forse no.
Sì, perché in fondo si trattava di materiale di fonte anonima, e che poteva anche - non certo a torto - essere stato considerato falso, e dunque non pubblicabile.
Che fare? Decidemmo a questo punto di risalire al capo redattore, per sentire da lui cosa era successo. Ma ci dissero che in tale ruolo si era da poco insediato un altro giornalista, e che l'interessato aveva lasciato il giornale anch'egli, come il nostro intervistatore del 1997. E allora?
Dopo altri tentativi e riscontri senza ulteriori esiti capimmo che l'unico modo di ottenere informazione era forse, nonostante tutto, giocare a carte scoperte, e così contattammo in seguito il capo redattore attuale e lo informammo, mettendoci a disposizione nel caso il giornale avesse voluto valorizzare il materiale a suo tempo ricevuto. Costui, però, cadde del tutto dalle nuvole, ignorando completamente quanto gli esponemmo e suggerendo che il suo predecessore non avesse voluto procedere alla pubblicazione dell'articolo a causa della infondatezza o dell'inconsistenza delle informazioni ricevute dal misterioso mittente. Di tale materiale, comunque, non sapeva assolutamente nulla, e anzi ci invitò a farci vivi con entrambi i due ex-collaboratori de "Il Resto del Carlino". Cosa che facemmo senza ulteriori indugi.
Il nostro intervistatore del 1997, oggi in causa con il quotidiano ed in pensione, ci ribadì così quanto ci aveva già detto allora, confermandoci che il suo capo-redattore del tempo gli aveva chiesto di preparare un articolo sulla questione, in seguito però mai pubblicato. Ci precisò anche che i documenti giunti al giornale lui non li aveva, neanche in fotocopia, e si trovavano verosimilmente archiviati in redazione con il "pezzo" da lui preparato per la circostanza. Cosa che trovò poi riscontro nelle affermazioni del capo-redattore dell'epoca, da noi infine avvicinato. Quest'ultimo ci disse anzi che nella cosa lui ci aveva creduto, tant'è che aveva incaricato il nostro intervistatore di procedere alla stesura di un pezzo che, peraltro, non fu poi pubblicato per un complesso di circostanze fortuite e sostanzialmente dovute alla sua rapida dipartita dal giornale per andare a coprire il suo nuovo incarico esterno alla Poligrafici Editoriale, la Casa Editrice de "Il Resto del Carlino". I documenti pervenuti per posta, oggetto di tale articolo, peraltro dovevano secondo lui essere rimasti in archivio presso il quotidiano, visto che né lui né il collega da lui incaricato del pezzo ne avevano tenuto copia.
Nessun originale, beninteso, esisteva comunque; perché si trattava solo di un certo numero di fotocopie: un piccolo "rapporto" redatto in termini piuttosto suadenti, menzionante avvistamenti di strani velivoli nel cielo italiano prima della Seconda Guerra Mondiale. Su questo sia il nostro intervistatore sia l'ex-capo redattore furono concordi, precisando che all'interno del giornale avevano anche incaricato "chi di queste cose poteva capirci qualcosa" di verificare se certi contenuti di tali documenti erano o meno coerenti e credibili.
Fu così che risalimmo ad un esperto aeronautico de "Il Resto del Carlino", tuttora operante e in servizio presso la Redazione, e fummo fortunati nell'individuare in lui la persona giusta. Ed egli, pur se solo brevemente e fugacemente coinvolto dai due ex-colleghi nella cosa, ricorda infatti tuttora parecchi dettagli della faccenda.
Vediamo quali:
"Ricordo che mi fu brevemente sottoposto un insieme di fotocopie giunto anonimamente al giornale dalla Romagna - disse l'interessato - Era come un 'dossier' composto di trenta pagine, e fui colpito da un dato in particolare: l'avvistamento di un aeromobile assolutamente rivoluzionario, nel cielo romagnolo, da parte di un pilota militare il quale, in volo fra Ravenna e Roma, si imbatté in questa sconvolgente apparizione che lo lasciò di stucco, Fu così che, interrotto il proprio volo e disceso all'aeroporto di Forlì, l'aviatore italiano fece immediatamente rapporto ai suoi superiori. I quali, peraltro, ebbero come reazione immediata il fatto che la cosa fu in pratica insabbiata in quanto l'ammettere drammaticamente il tutto avrebbe anche, implicitamente, comportato il crollo del mito di un'Italia potente, invincibile e senza rivali in campo aeronautico, e così pure la inevitabile caduta di qualche testa dello Stato Maggiore. Mussolini, così, sarebbe poi stato tenuto all'oscuro dello specifico episodio, per evitare conseguenze spiacevoli e contraccolpi indesiderati..."
I due ex-collaboratori de "Il Resto del Carlino", sottoponendo alloro collega esperto di aeronautica la misteriosa documentazione, gli chiesero anche se qualche nuovo prototipo di allora, ovvero qualche aeromobile d'avanguardia, avrebbe potuto ricollegarsi a tale apparizione; e si parlò così, ad esempio, dei "Cant Zeta", dalle rivoluzionarie caratteristiche strutturali; ma che comunque non consentono certo di dare una spiegazione a tali apparizioni.
Oggi, comunque, il materiale inviato a "Il Resto del Carlino" è scomparso e del tutto irreperibile negli archivi del giornale.
"Unitamente al pezzo che poi non fu pubblicato in seguito al trasferimento del capo redattore che l'aveva commissionato, quelle fotocopie spedite da Forlì, con ogni probabilità, sono state semplicemente cestinate. È un vero peccato, ma ovunque quando qualcuno lascia una scrivania senza ritorno succede questo ed altro" commenta l'esperto aeronautico del quotidiano di Bologna.
Un ulteriore dato emerge oggi.
Nelle sue successive comunicazioni alla pubblicazione diretta da un contattista stigmatizzato italiano, il misterioso mittente anonimo fa significativamente riferimento, con le attività del fantomatico Gabinetto RS/33, ad un preciso "dossier" di 30 pagine: con ogni probabilità (visto lo stesso numero dei fogli che lo costituivano) il medesimo rapporto fatto pervenire in precedenza al giornale bolognese e poi andato perduto.
Dal canto nostro, possiamo solo augurarci che un giorno sia possibile avere a disposizione e rendere nota questa ed ulteriori documentazioni del genere, nell'interesse della verità storica e della ricerca ufologica. Il che, peraltro, non dipende solo da noi.

UN LETTORE CI SCRIVE
Leggendo su "UFO Notiziario" l'inchiesta "Gli UFO-Files di Mussolini" mi è venuto alla mente che un uomo anziano di mia conoscenza circa due anni fa mi parlò di un avvistamento UFO di quell'epoca. Ed ecco il suo racconto:
"Fu nel 1936/37; facevo il pastore-pecoraro in località Poggio Martino Tarquinia. Eravamo in dieci persone tra giovani e anziani, e dormivamo in una grande capanna. Una sera un mio collega era uscito fuori per urinare, a un certo momento ci chiamò dicendo 'venite a vedere': uscimmo in due e vedemmo delle strani luci, allora decidemmo tutti e tre di andare a vedere di cosa si trattava, e quando fummo a circa cinquanta metri vedemmo due grandi luci-fari immobili sospesi a pochi metri d'altezza dal suolo. Dette luci stavano illuminando un montino di sassi-rocce, poi ci avvicinammo ancora e quando fummo a pochi metri le luci si spostarono in contemporanea velocemente, poi di nuovo si fermarono, non udimmo nessun rumore.
Poi le inseguimmo più volte... ad un certo punto eravamo stanchi sfiniti e delusi. Quindi decidemmo di ritornare alla capanna. Nel frattempo tutti erano usciti fuori, e alcuni anziani ricordo che commentarono: 'si tratterà di cose militari'. Dette luci rimasero ancora per un bel po' di tempo in zona, poi si sollevarono in alto e andarono via veloci verso il mare."
Lascio a voi il commento.
L'uomo del racconto si chiama Giovanni B. Non posso dirvi di più di lui anche se è un uomo molto aperto all'idea o concetto dell'esistenza di altre civiltà extraplanetarie.

Antonio Bartoccini

UN INEDITO CASO ITALIANO
Nel giugno del 1930, a notte inoltrata, tra le ore 23 e le 24, il sig. G.C., allora ventiduenne, che in quel tempo lavorava in un mulino nella periferia del villaggio di Alli, a sei chilometri da Catanzaro, stava riposando seduto su uno scalino della porta principale d'ingresso al mulino stesso mentre compagni di lavoro stavano giocando a carte nell'interno. D'improvviso un intensissimo bagliore, che illuminò tutta la zona circostante, lo costrinse a cercare la provenienza del fenomeno e vide sulla verticale del mulino uno strano oggetto volante circolare all'altezza di un migliaio di metri completamente fermo. Diffondeva un'intensa luce bianca e di sotto mostrava tre piccoli cerchi che giravano su se stessi e cambiavano posizione. Impaurito, il testimone rientrò, chiuse la porta e si diresse dai compagni che avevano notato soltanto il bagliore.
Curiosi gli chiesero il motivo. Poi insieme decisero di riaprire la porta e guardare l'oggetto. Ma era scomparso e tutto era tornato normale. Il cielo quella notte era completamente sereno.

Doc. SUF n. 977
Notizia tratta da Rebus 2000 del 10-8-1974.
Si ringrazia per la collaborazione Pino Bisantis di Catanzaro e il prof. Solas Boncompagni, responsabile SUF (Sezione Ufologica Fiorentina).





ALLARMI CAMERATI!
AERONAVE SCONOSCIUTA SU DI NOI...

Di Roberto Pinotti

Lo scenario più realistico dell'avvistamento di Venezia/Mestre del 1936. L'epoca fascista si rivela sempre più "ufologica".

Relativamente all'avvistamento di un UFO nel cielo di Venezia/Mestre nell'agosto del 1936 (Anno XIV E.F.),
menzionato nei documenti pervenuti al CUN nel 1996 e successivamente periziati e autenticati, un dato di notevole importanza è certo costituito dalla notizia che "dalla base vicina sono partiti due cacciatori, ma anche a 130 km non sono riusciti ad accostarlo". Dato che merita un approfondimento.
Fin dall'inizio della questione, dunque, ci siamo posti il problema di individuare i dettagli dello scenario tecnico-militare in cui la vicenda si colloca. E ci sembra giusto e doveroso, oggi, metterne al corrente tutti gli interessati.
In seguito a ricerche storiche di vario genere abbiamo stabilito che, all'epoca, i reparti della Regia Aeronautica che avrebbero potuto inviare in zona, per intercettare l'intruso, degli aerei da caccia avrebbero solo potuto essere i seguenti:

1° Stormo caccia terrestre di base a Campoformido (Udine);
4° Stormo caccia terrestre di base a Gorizia (comandato allora dal Duca Amedeo d'Aosta);
6° Stormo caccia terrestre di base a Campoformido (Udine);
52° Stormo caccia terrestre i di base a Ghedi (Brescia) che peraltro, essendo stato costituito il 1 luglio 1936, aveva la maggioranza dei propri piloti ancora in addestramento. Il che lo rende poco "papabile".

Gli aerei in dotazione erano i FIAT CR32 per tutti i reparti interessati.
Si trattava, per il periodo, di un ottimo caccia, caratterizzato dalla velocità massima di 375 km/h (velocità di crociera: 340 km/h), dalla possibilità di raggiungere in 9 minuti primi la quota di 5000 metri e da un armamento adeguato (due mitragliatrici da 12,7).
Dalle basi sopracitate, procedendo a velocità di crociera, questi apparecchi avrebbero potuto raggiungere il cielo di Venezia/Mestre senza particolari problemi.
La zona teatro dell'avvistamento, infatti, distava in linea d'aria 120 km. da Campoformido, 100 km. da Gorizia e 160 km. da Ghedi (Brescia). Altri aeroporti nel raggio di 100 km. erano sede di bombardieri o ricognitori.
Ma approfondiamo.
La lettera pervenutaci dice che i "cacciatori" volavano a 130 km/h; una velocità, quindi, non particolarmente elevata, e ciò potrebbe far concludere che non si trattava di "caccia" veri e propri. È dunque probabile che i due aerei si siano levati in volo da Padova, allora sede operativa della IIa Z.A.T. (Zona Aerea Territoriale). Ciò in quanto presso le varie Z.A.T. in cui era suddivisa la penisola si trovavano all'epoca le cosiddette "Squadriglie Autonome". Tali reparti servivano per l'addestramento dei piloti in servizio presso le Z.A.T. e per i piloti della Riserva.
A questo punto resta da verificare la situazione sul terreno dell'epoca. E in effetti, nel 1936, il materiale di volo era composto da quattro tipi di aeroplani:

1) Caproni CA100: velocità massima 165 km/h; velocità di crociera 130 km/h;
2) Romeo R05: velocità massima 175 km/h; velocità di crociera 140 km/h;
3) Breda BA15: velocità massima 180 km/h; velocità di crociera 145 km/h;
4) Breda BA19: velocità massima 220 km/h; velocità di crociera 180 km/h. Quest'ultimo velivolo era utilizzato anche per addestramento acrobatico.

Quanto sopra, evidentemente, rimanda alle prestazioni indicate dai due "cacciatori" inviati ad intercettare l'"aeronave misteriosa" sulla costa adriatica.
Se si considera poi il fatto che la distanza da Padova non supera i 60 km. in linea d'aria, il quadro più realistico che ne scaturisce è che, allertati e fatti decollare su allarme ("scramble", si direbbe oggi), siano stati due "Caproni CA100" provenienti da Padova i due intercettori del misterioso UFO del 1936. La coppia avrebbe potuto raggiungere l'obiettivo in 20/25 minuti, salvo poi farsi "seminare" ; dall'"aeronave".
Tutto chiaro, dunque? Forse.
Ma c'è di più. È da prendere in considerazione anche lo stesso (piccolo ma attrezzato) aeroporto di San Niccolò del Lido di Venezia, scalo turistico ma anche militare e sede delle "Officine Aeronavali" per la riparazione e revisione degli aerei militari delle basi vicine.
Non è quindi assolutamente da escludere la specifica presenza di qualche aereo di collegamento in loco, e quasi certamente dello stesso tipo di quelli di stanza a Padova.
In caso di decollo su allarme, l'ipotesi di due cacciatori levatisi in volo da San Niccolò avrebbe allora permesso a questi ultimi, a soli 10 km. in linea d'aria da Mestre, di portarsi sull'obiettivo in 5 minuti o poco più.
Uno scenario estremamente realistico, che ben si adatta ai fatti in questione, e che rende tale ipotesi, con ogni probabilità, la più verosimile.
Velivoli partiti da Udine, Gorizia, Campoformido e Ghedi - pur relativamente non troppo distanti - ben difficilmente avrebbero potuto arrivare in tempo utile sul posto.
Quanto sopra è frutto di varie indagini e ricerche storiche incrociate per le quali, in particolare, il CUN ringrazia il socio Giulio Perrone ed il "Past President" Salvatore Marcelletti, entrambi di Roma: due "vecchi" piloti con un "know how" come pochi.

UFO NEGLI ANNI TRENTA?
DICEMBRE 1937: STRANI "BOLIDI" NEI CIELI ITALIANI

LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - 17/H. 35'
POZZY MARKBREITER A.
BAURA (FERRARA)

Il signor A. Pozzy Markbreiter viaggiava in auto nei pressi di Baura (Ferrara). Improvvisamente fu sorpreso da una luce intensa, che gli illuminò vivamente la strada, come per il sopraggiungere di una macchina con i fari abbaglianti accesi. Quale non fu il suo stupore, quando si rese conto che la luce proveniva da sopra la sua testa ed era emanata da due grossi corpi luminosi ed argentei che si muovevano nel cielo l'uno sulla traccia dell'altro. Essi procedevano da sud-est a nord-ovest. Impressionato dalla novità di ciò che accadeva, il Markbreiter segui con lo sguardo le due "cose" fino ad un'altezza di 30/35 gradi sull'orizzonte, da quando gli erano passate sopra la testa.
Non aveva udito alcun rumore che ne segnalasse l'arrivo; i due oggetti erano scivolati via veloci e silenziosi senza creare alcun fenomeno di disturbo.

FONTI: "Coelum", vol. VII, pag. 230 - Anno 1937

LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - 17/H.35'
CARlOLATO L.
MALO (VICENZA)

Il geometra L. Cariolato di Malo (Vicenza), appassionato di astronomia, ebbe modo di osservare un fenomeno assai insolito. Alle 17.35' vide un oggetto luminoso, che attraversava il cielo in direzione ovest-est ed a sud dal punto di osservazione. Le sue dimensioni erano circa un terzo del diametro lunare. Ciò che colpì il Cariolato fu il comportamento anormale della "meteora": infatti essa si muoveva con una traiettoria parallela all'orizzonte, lasciando dietro di sé una scia lunga e fumosa.
A metà del percorso si scisse in due parti uguali che continuarono la corsa in fila indiana. L'osservatore calcolò l'altezza a circa 25° sull'orizzonte. Un fenomeno simile e con analoghe caratteristiche fu notato quel giorno anche da S.E. E. Montalbetti, arcivescovo coadiutore di Trento.

FONTI: "Coelum", vol. VII, pag. 230 - Anno 1937

LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - ORA IMPRECISATA
DON GIOVANNELLA M.
IAVRÈ DI VILLA RENDENA (TRENTO)

Don Giovannella, un sacerdote di Iavrè di Trento, fu testimone del passaggio di un inusitato "bolide".
Il sacerdote, che non seppe precisare l'ora esatta, vide comparire in cielo un corpo luminoso, che lasciava una lunga scia con strie longitudinali e che si dirigeva da ovest ad est. L'oggetto percorreva sull'orizzonte meridionale una traiettoria a bassa altezza ed a quello quasi parallela.
La durata del fenomeno non superò i quindici secondi, eppure in quel periodo tanto breve il "bolide" cambiò alcune volte colorazione.

FONTI: "Coelum", vol. VIII, pag. 10 - Anno 1938.

LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - ORA IMPRECISATA
T. GIUSEPPE ITALO
VALMORBIA DI VALLARSA (TRENTO)

Giuseppe Italo T. di Valmorbia (Trento) avvistò, ad una ora che non ricorda esattamente, una "meteora" che si muoveva con un comportamento insolito. Infatti essa attraversava il cielo a quota assai bassa, percorrendo una traiettoria parallela all'orizzonte.
L'avvistamento durò circa dieci secondi.
La "meteora" lasciava dietro di sé una lunga scia, costellata di particelle luminose, che si spegnevano scendendo verso terra.
Prima di scomparire dietro un colle situato a sud-est dell'osservatore, lo strano corpo celeste si suddivise in tre parti che proseguirono il loro cammino in fila indiana.

FONTI: "Coelum", vol. VIII, pag. 10 - Anno 1938




IL PRIMO VERO UFO
Di Roberto Pinotti

Abbiamo già segnalato l'esistenza di nove prototipi della "Flying Wing" della Northrop derivata dall"'Horten" nazista, pubblicando la foto dell'intera squadriglia al suolo sulla pista californiana di Muroc Air Field. Nel contempo abbiamo anche suggerito che il primo avvistamento di UFO considerato come tale, quello di Kenneth Arnold del 24 giugno 1947 (che avvistò una formazione in fila indiana di nove aeromobili che "scivolavano in aria come dei piattini lanciati sull'acqua" donde il termine "flying saucers", piatti volanti, subito dopo coniato dai giornalisti), fosse in realtà da collegarsi al volo di questi nove prototipi lungo la costa del Pacifico (dalla California allo Stato di Washington, fino alle zone di Monte Rainier).
La ragione c'era, eccome. infatti il disegno degli oggetti visti da Arnold, realizzato dallo stesso interessato, mostra una forma a falce lunare molto stretta con al centro una carlinga per il pilota: in pratica, la medesima "silhoutte" dell"'ala volante" della Northrop, derivata dall'"Horten" tedesco, realizzata fra il 1946 e il 1947, appunto.
Tutto chiaro? Sì e no.
Sì perché il parallelo è lecito e di per sé fin troppo lampante; no perché anche altri, in USA e in Spagna, avevano denunciato tale palese somiglianza: che da sola, evidentemente, non basta però per concludere che quel che sembra sia davvero come si pensa.
Tanto più che in pratica Arnold aveva completamente finito col "subire", poi, la "ristilizzazione" dei suoi nove "dischi volanti", apparsa in copertina sul mensile FATE della Primavera del 1948, a pochi mesi dall'avvistamento. Per cui, nell'immaginario collettivo, i suoi UFO "a falce" si sono subito dopo trasformati in quelli di FATE. Che si discostano del tutto dalle "Flying Wings", evidentemente.
E allora? Chi ha ragione?
Oggi siamo probabilmente in condizione di dirlo.
Visto che tutto parte da FATE, mediaticamente destinato come pochi giornali a imporre l'avvistamento di Arnold (che poi, anzi, scrisse un libro a quattro mani proprio con il direttore di FATE Ray Palmer, "The coming or the saucers"), dobbiamo chiederci dunque come mai quella copertina fu realizzata in quel modo. E la risposta oggi noi l'abbiamo.
Sì, perché FATE si ispirò chiaramente alle fotografie (pubblicate a quindici giorni di distanza dal "primo" avvistamento di Arnold dal quotidiano "The Arizona Republic") scattate nel cielo di Phoenix (Arizona) dall'occasionale testimone William Rhodes: due scatti, che impressionarono sulla pellicola un UFO: un velivolo semicircolare a forma di "manta" al centro del quale spiccava un punto ventrale (un foro circolare nella struttura? Una carlinga?); ben diverso da quanto Arnold aveva visto, perciò.

Immagine

E così quello di Rhodes divenne l'UFO di Amold, e venne imposto definitivamente sulla prima (e corretta) versione "a falce".
Si obietterà l'alta velocità calcolata da Arnold per i suoi UFO (ben tre volte superiore a quella delle "ali volanti"); un calcolo in funzione della distanza e delle dimensioni apparenti dei nove oggetti, che può essere giusto ma anche errato, però.
Non c'è evidentemente molto di più da dire, se non che Arnold ha allora avvistato forse non già degli UFO bensì, paradossalmente, proprio le nove "Ali volanti" della Northrop (una delle quali fu usata poi per alcune scene del film di fantascienza di George Pal "La Guerra dei Mondi", in cui sgancia la bomba atomica contro i marziani invasori); e che comunque, nel caso, ciò non cambia assolutamente niente.
Infatti gli UFO sono stati segnalati ben prima del 1947, ovunque.
Chi studia il problema lo sa e lo ha sempre saputo. E così pure non ha mai considerato Kenneth Arnold un feticcio o un'icona da venerare. Perché il primo vero UFO non è in ogni caso suo, certo. È di tutta l'umanità del passato che ha avvistato da sempre, ieri come oggi, questi misteriosi intrusi nei cieli di tutto il mondo.




D'ORDINE DEL DUCE: "TACITARE" I TESTIMONI
Di Alfredo Lissoni

Nuove ricerche d’archivio dimostrano in maniera inequivocabile la connection fra Guglielmo Marconi ed i professori del Gabinetto RS/33. Ed intanto si scopre che all’epoca degli avvistamenti UFO il Duce ordinò che sparissero tutti i testimoni. Con le buone o con le cattive.

A seguito del clamore suscitato dai files fascisti su molti media nazionali, ai primi di maggio chi scrive riceveva una richiesta di incontro da un pilota militare di Milano, incuriosito dai carteggi del Gabinetto RS/33.
Al colloquio partecipava anche il collega Gigi Barone, mio braccio destro nella gestione della sezione milanese del CUN.
Il nostro interlocutore, del quale ovviamente rispettiamo la richiesta di anonimato, era non solo un esperto di Intelligence militare, ma anche un appassionato di storia contemporanea e collezionista di documenti del Ventennio. Era dunque in grado di poterci fornire utili indicazioni sui carteggi mussoliniani.
Gli mostrammo i documenti e questi ci confermò l’esattezza di alcune procedure, come ad esempio la dizione "lampo", realmente in vigore presso i militari, come indicazione d’urgenza di un documento; ma rimase scettico sul grado di segretazione dei telegrammi Stefani e della "nota personale" del Senato, etichettati "riservatissimi" e riferiti all’atterraggio di un UFO in Lombardia.
Il nostro interlocutore ci fece notare che per eventi di quel tipo sarebbe stato più appropriato un grado di "copertura" assai più severo, quali "segreto" o "segretissimo", e ci fece presente che, a tutt’oggi, queste classifiche non sono che le più basse, in quanto ne seguono almeno altre dieci ancor più imperscrutabili.

La ruota volante tedesca
Chi scrive, stimolato dalla considerazione, ha deciso di puntare parte delle proprie indagini in quella direzione.
Appariva difatti palese, sulla falsariga di quanto accadde molti anni dopo a Roswell, che le autorità governative inizialmente non avessero valutato appieno l’importanza dell’evento ufologico. E, pur operandone una pronta censura, non avevano adottato misure di segretezza ancor più rigorose, come sarebbe stato invece militarmente imponibile.
In realtà questo atteggiamento un po’ contraddittorio, grazie al quale vi sono state le fughe di notizie che ci hanno permesso di ricostruire la faccenda seppure con 67 anni di ritardo, era stato confermato anche dal fantomatico "Mister X". Egli, in una lettera inviata ad un’altra pubblicazione del settore, dichiaratasi scettica sui files, aveva sottolineato che solo occasionalmente il Gabinetto RS/33 aveva sposato l’oltremodo destabilizzante tesi degli UFO; la credenza dominante era che i "misteriosi velivoli non convenzionali" altro non fossero che armi segrete di qualche potenza straniera. Ma quale?
Il fatto che nei telegrammi Stefani sul recupero di un disco in Lombardia comparisse la dicitura "riservatissimo" anziché "segretissimo" poteva essere spiegato solo con la credenza che l’UFO fosse stato scambiato per un’arma sconosciuta, italiana oppure tedesca.
Per avvallare questa tesi avevo bisogno di prove, che, puntualmente, sono arrivate.
Dopo una massacrante ricerca libraria chi scrive ha rinvenuto un tomo del 1930, a firma E. Roggiero ed edito per i tipi della milanese Hoepli, dal titolo "Enimmi della scienza moderna". Il volume, che si occupa della tecnologia all’epoca del Fascio, ad un certo momento accenna alla colonizzazione dello spazio, che sarebbe stata resa possibile grazie... ad un disco volante tedesco!
"Il tedesco Nordung propone in un suo libro di impiegare la forza motrice del sole, catturata per mezzo di specchi raccoglitori dei suoi raggi, per innalzare nelle regioni supreme una ruota volante che potrà contenere nel suo interno viaggiatori aerei", commentava brevemente il testo, che però presentava due disegni dell’ordigno, dalla forma inequivocabile.
Essendo il libro del 1930 era chiaro che il prototipo tedesco, in tutto e per tutto simile ad un moderno UFO, fosse antecedente a quella data.
La Regia Aeronautica Militare italiana, che della Germania era buona amica, era certamente al corrente dell’esistenza di questo ordigno; è lecito dedurne che quando l’UFO lombardo atterrò sul nostro suolo, le alte sfere del fascismo che ordinarono il recupero pensassero a qualche prototipo proveniente dalla vicina Germania (in linea d’aria nemmeno troppo distante dall’Alta Italia). Ciò spiegava le procedure di segretezza non particolarmente restrittive, come pure le fughe di notizie.
Non solo. Nello stesso periodo (per la precisione il giorno precedente l’atterraggio lombardo) la rivista "Il Balilla" aveva pubblicato le foto di un curioso prototipo nostrano, l’aeroplano "tubolare" di un certo ingegner Stipa, dalla forma assai dissimile dagli aerei tradizionali.
Forse vi fu chi, trovandosi di fronte al disco della Lombardia, pensò a qualche nuova diavoleria nostrana.

Far sparire i testimoni
La disillusione sarebbe però arrivata da lì a poco, quando i servizi segreti del Duce si sarebbero trovati dinanzi a qualcosa di veramente alieno alla nostra cultura (mai termine fu più appropriato). E lo si ricava dal violento cover up imposto subito dopo: rifusione di piombi giornalistici; completa censura della notizia sulla stampa nazionale; arresto dei testimoni, allerta di tutti gli uomini dell’OVRA lungo tutta la penisola. E soprattutto, pesanti sanzioni e procedimenti contro chi si fosse azzardato a spifferare qualcosa.
E così il prefetto Bruno di Milano veniva tutt’a un tratto "promosso e spostato" e sostituito dal triestino Gaetano Laino; assai più sfortunato tale Moretti, al quale si accenna in una missiva Stefani rilasciata da "Mister X" ed indirizzata ad un certo Alfredo; Moretti presumibilmente fece una brutta fine (nel testo si accenna anche ad un "caso analogo precedente conclusosi col ricovero in manicomio").
Di quest’ultimo, possiamo dire di averlo identificato con buona approssimazione. Si chiamava Ugo Moretti, viveva a Roma, era un giornalista palesemente di regime (e questo spiega come potesse essere al corrente dell’esistenza del Majestic 12 fascista); scriveva per un giornale per ragazzi, intitolato "Anno XII" (poi "Anno XIII").
Evidentemente, pensando di non combinare nulla di male, ebbe a scrivere del Gabinetto RS/33 o degli avvistamenti UFO; che fine fece non lo sappiamo, ma la lettera divulgata da "Mister X" adombra i sospetti più cupi. Se ne doleva, nella missiva, un cronista della Stefani (la cui firma è peraltro la stessa dei telegrammi dell’atterraggio del ‘33 e della lettera a Ciano circa gli avvistamenti veneti del ‘36) a quell’Alfredo, probabilmente un collega di Milano, forse pure egli collaboratore di "Anno XII".
Abbiamo controllato la lista degli "Alfredo" collaboratori di "Anno XII": ne esistevano solo due, uno a Milano, Alfredo Liotto; ed uno a Messina, Alfredo Occhio.
Una brutta fine deve aver fatto anche il pilota francese che sulle Alpi Marittime ebbe a filmare o fotografare un UFO (qui "Mister X" è stato evasivo).
L’anonimo divulgatore dei files fascisti ha difatti inviato ad altra pubblicazione, a mo’ di sfida, un ritaglio di giornale senza data, che smentiva "ipotesi straniere sulla scomparsa di un aviatore".
"In seguito alla scomparsa di un sergente aviatore francese, che non ha fatto ritorno da una gita sulle Alpi Marittime, alcuni giornali stranieri hanno avanzato l’ipotesi che egli, avendo sconfinato in territorio italiano, sia stato tratto in arresto dalle nostre autorità confinarie - riferiva il quotidiano, aggiungendo - siamo in grado di smentire tali voci fantastiche, nessun arresto del genere essendo stato operato dai nostri reparti di frontiera".
"Mister X" chiedeva all’ufologo di "dimostrare a sé qual è la sua stoffa di ricercatore. Dia un’occhiata alla fotocopia dell’articoletto che le invio. È dell’estate del 1933: riesce a scorgere l’anello che lo collega all’affaire del Gabinetto RS/33? La risposta sarà tanto sbalorditiva, inquietante ed intrigante che si complimenterà da solo per esserci riuscito (se ci sarà riuscito...)".
Non ci risulta che il collega scettico ce l’abbia fatta.
Ma noi del CUN, che siamo dei mastini, sì. Ed abbiamo trovato copia della notizia, che altro non è che (guarda caso!) un dispaccio Stefani, apparso sui giornali "L’Italia", "La sera" e "Regime fascista", rispettivamente del 13, 14 e 15 agosto 1933.
Avendo scoperto poi che nel dossier che "Mister X" aveva inviato nel 1996 al "Resto del Carlino" erano elencati tutti gli avvistamenti fra il ‘33 ed il ‘40, compresi i casi fotografici sulle Alpi, era stato sin troppo facile capire quale fosse la "colpa" del misterioso gitante francese scomparso nel nulla: avere documentato il passaggio di un UFO.
A titolo di mera curiosità riporterò infine il fatto che quando Italo Balbo, uno dei vertici del Gabinetto RS/33, venne per sbaglio abbattuto dalla contraerea italiana durante un volo, vi fu chi insinuò che si fosse trattato di un evento premeditato ordinato segretamente dal Duce, in quanto il pilota italiano era palesemente antigermanico.
Curiosamente nei files fascisti si accenna, con rammarico, proprio alla progressiva germanizzazione del Gabinetto RS, con tanto di esclusione degli italiani, a cominciare dai cronisti Stefani.
Altra curiosità, Balbo, sin dal 1932, collaborava gomito a gomito con il professor Filippo Eredia, direttore dell’Ufficio Presagi della Regia Aeronautica (ovvero l’Ufficio Meteo); curiosamente quest’ultimo nel dopoguerra divenne uno dei classici UFOscettici d’ufficio.

La campagna stampa
Ma nelle mie ricerche d’archivio non ho trovato solo traccia delle sparizioni degli UFOtestimoni e dei giornalisti coinvolti negli eventi di quella travagliata epoca; ho trovato anche molte affermazioni che oggi si potrebbero rileggere come un ben preciso progetto di "cover up" portato avanti di pari passo con un apparentemente contraddittorio "training" ufologico, ovvero una progressiva acculturazione delle masse verso l’accettazione dell’idea dell’esistenza degli extraterrestri.
Questo tentativo, messo in atto in questi ultimi anni dagli americani, era forse stato attuato a casa nostra già negli anni Trenta!
Segno forse che la fazione extraterrestrialista del Gabinetto RS/33 premesse per una rivelazione diretta, pur se controllata e centellinata, mentre altri si opponevano.
Non fu soltanto la "Cronaca prealpina" del 20 giugno del ‘33 a riferire, pochi giorni dopo il recupero del disco in Lombardia, dell’esistenza dei marziani; la notizia era stata riportata, in maniera assai più circostanziata, anche sul quotidiano cattolico "L’Italia" del 21 giugno ed era palesemente un "press release", un dispaccio stampa; dunque ripreso da più giornali per ordine del Duce!
Nello stesso periodo diverse pubblicazioni allineate (e quali non lo erano?) avevano cominciato a bombardare i lettori con notizie astronomiche e di vita sugli altri pianeti, come la rivista "Il Balilla" che fra giugno e luglio del ‘33 dedicò all’argomento diversi servizi (e nel numero del 20-7-33 accennò chiaramente all’esistenza di "uomini su altri mondi"); o come "L’italiano", che nel settembre dello stesso anno pubblicò la notizia che Marte era abitato.
Ma, quasi a voler creare a bell’apposta confusione, da altre parti fioccarono anche le smentite (la rivista "L’Illustrazione italiana" del 3-9-33 pubblicò un romanzo di Lucio D’Ambra, "Angioli della fine di giornata", che derideva la vita negli altri pianeti) e le insinuazioni sull’esistenza di armi segrete, custodite in hangar altrettanto occulti, come il pezzo apparso a pagina tre de "La Stampa" del 17 giugno del 1933 ed intitolato "I rifugi degli aerei, hangars nascosti".
Questa era certamente la fazione militarista (Balbo in testa?) che propagandava il mantenimento della credenza della supremazia aerea dell’Italia fascista; ed esultava nel leggere titoli quali "L’ammirazione francese pel successo delle Ali fasciste", apparso su "La Stampa" due giorni dopo la scomparsa nel nulla del pilota UFOtestimone.
Essi non potevano certo tollerare che si mettesse in discussione la nostra supremazia aerea.
Qualsiasi evento contrario andava negato, i testimoni fatti scomparire.
Ma a sparire in quegli anni furono anche i carteggi.

Occultare i documenti
Nei diari di Ciano, che peraltro vanno dal 1939 al 1943, non vi è traccia del Gabinetto RS/33.
Comprensibile, trattandosi di una commissione segreta.
Più facile invece che ve ne fosse accenno in quelli della Petacci, che era solita annotare fedelmente il contenuto di tutte le conversazioni avute con il suo amante, Mussolini.
Tale materiale (due scatoloni contenenti duecento lettere del Duce ed un diario comprendente eventi storici dal ‘33 al ‘45) è stato sequestrato nel 1950 dai carabinieri e tutti gli incartamenti sono stati secretati dal governo dell’epoca; nonostante le vibrate proteste degli storici (Luciano Garibaldi ed Alessandro Zanella in testa) nonché degli eredi della famiglia Petacci, su quelle carte è calato un incomprensibile velo di segretezza. Una sentenza della Corte di Cassazione del 12 aprile 1956 ha attribuito le carte allo Stato "in quanto contengono riferimenti alla politica estera ed interna in Italia" (e dunque anche alla commissioni segrete!) ed un decreto (dpr) del Presidente della Repubblica, datato 30 settembre 1963, ha stabilito in 50 anni la durata dei "segreti di stato".
In realtà quel lasso di tempo è già trascorso ed ora sarebbe possibile visionare queste carte interessantissime, che potrebbero forse fornire ulteriori indizi anche a questa intricata vicenda; ma sfortunatamente quando gli storici Garibaldi e Zanella il 18 aprile 1995 hanno rivolto istanze all’Archivio di Stato ed ai ministeri dei Beni Culturali e dell’Interno, si sono sentiti rispondere dall’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano (PDS) che "le carte contenevano situazioni puramente private di persone, per le quali il dpr stabilisce una segretazione ancor più severa: 70 anni" (avevo avuto conferma dell’esistenza di queste procedure all’epoca delle mie ricerche presso l’Archivio di Stato di Milano).
Garibaldi e Zanella non si sono arresi ed hanno chiesto ripetutamente di visionare dunque i soli diari, rivolgendo ulteriori richieste ai ministri del governo Dini, ma la risposta è stata sempre negativa, l’ultima volta con il pretesto che, a seguito di un’istruttoria (condotta da chi? e quando?) "non erano state individuate notizie attinenti al campo di ricerca degli studiosi"! (Palese bugia. Fonti indipendenti quali lo storico Ricciotti Lazzero confermano che nei diari si trattava addirittura degli accordi segreti con Winston Churchill).
L’esistenza del Gabinetto RS/33 è probabilmente documentata in quelle carte, la cui derubricazione in passato venne caldeggiata, invano, anche dal celebre Enzo Tortora.
Garibaldi e Zanella, che peraltro non si occupano di UFO, hanno dichiarato che "Claretta Petacci era una meticolosa annotatrice di ogni frase, di ogni parola del suo uomo; confidava al suo diario ciò di cui via via veniva a conoscenza" (e lo passava alla Gestapo, si è poi scoperto...).
Facile che si parlasse anche degli UFO.
Sfortunatamente la ricerca di documenti dell’epoca, indipendenti dai files di "Mister X", è oltremodo spinosa; molti carteggi sono stati confiscati dai vari governi (nazista, americano, italiano del Dopoguerra); il resto è andato distrutto nei bombardamenti aerei (come i registri della questura di Milano o dell’aeroporto milanese di Bresso, presumibilmente coinvolti nel recupero UFO del ‘33).

Il Majestic fascista
Ulteriori ricerche, più fortunatamente, mi hanno però permesso di provare in maniera inequivocabile il legame fra Marconi ed il clan dei professori che studiavano gli X-files fascisti.
Di questa insolita connection, occorre dirlo, "Mister X" non ha sinora fornito prove, non ha esibito alcun carteggio dell’epoca; semplicemente, nel settembre dell’anno scorso, aveva inviato all’ufologo scettico - reo di averlo stroncato sulla stampa - una memoria battuta al computer, contenente i nomi dei membri del Gabinetto RS/33.
Nel foglio si leggeva: "Altri componenti furono, nel corso del tempo, i professori Dallauri, Pirotta, Crocco, Debbasi, Severi, Bottazzi e Giordani".
Bisognava credere alla parola dello scrivente, non esistendo veline dell’epoca.
Negli articoli precedenti avevo poi sottolineato il fatto che due di questi nomi fossero stati scritti in maniera errata: Dallauri per Vallauri e Debbasi per De Blasi (segno che la memoria storica di "Mister X" non era infallibile).
Nuove scoperte mi hanno dato ragione, dimostrando in più che Marconi era effettivamente in relazione con questi personaggi. Vediamo cosa è emerso dalle ricerche sui giornali dell’epoca.
Il 14 agosto 1933, subito dopo la misteriosa scomparsa dell’aviatore francese UFOtestimone, il Gabinetto RS/33 aveva convocato una riunione straordinaria a Roma. La versione ufficiale data alla stampa per quell’incontro al vertice fu di una riunione dei "membri dell’Accademia d’Italia per la divulgazione di una memoria sulla propagazione di microonde a notevole distanza" (ovvero, sulla radiotelegrafia). Ma si parlò, probabilmente, anche del caso fotografico delle Alpi Marittime (non si spiegherebbe altrimenti l’urgenza della riunione, proprio il giorno dopo il fatto).
A riprova che Marconi fosse in stretto contatto con il clan dei professori c’erano gli articoli apparsi sui quotidiani "Il mattino" e "L’Italia" del 15 agosto, che titolavano: "Si è riunita in seduta straordinaria la classe di scienze fisiche, matematiche e naturali della Reale Accademia d’Italia. Erano presenti le LL. EE. Vallauri, vicepresidente, Pirotta, Bottazzi, Severi, De Blasi, Giordani e Crocco. Assistevano anche il vicepresidente anziano Formichi ed il segretario generale Volpe. Presiedeva S.E. Marconi...".
A quali conclusioni giunse, dopo sette anni di studi segreti, il Gabinetto RS/33 non ci è dato di saperlo.
Se fosse ancora vivo il colonnello Corso forse ci parlerebbe di retroingegneria aliena del Ventennio; certo, un’esagerazione, ma comunque stupisce il fatto che uno dei Majestic fascisti, Gaetano Arturo Crocco, caldeggiasse in quegli anni e nell’immediato dopoguerra la possibilità fattiva e a suo dire "dimostrata" di volare nello spazio; come cosa fatta.
Con un sin troppo sospetto ottimismo egli, secondo quanto riferisce lo storico della scienza Franco Fiorio, "dimostrò sin dal 1950 (!) come, mediante uno sfruttamento più efficiente della fusione nucleare, fosse possibile raggiungere velocità quasi-luce e varcare i confini del nostro sistema solare; fino a distanze equivalenti a 34 anni-luce, contenenti circa 480 stelle come il nostro sole, ciascuna delle quali rappresenta un sistema comprendente molti pianeti".
Prima ancora che esplodesse il fenomeno dei dischi volanti, Crocco ne conosceva già un plausibile funzionamento.
Solo per coincidenza? Ne dubito...

Bibliografia:
G. Ciano - "Diario di Ciano", Rizzoli, Milano 1963.
C. Falessi - "Balbo aviatore", Mondadori, Milano 1983.
F.Fiorio - "L'aviazione moderna e il suo futuro spaziale", Vallardi, Milano 1967.
L. Garibaldi - "I diari top-secret di Claretta Petacci", in "Storia Illustrata", 10/'99.
R. Zangrandi - "Il lungo viaggio attraverso il fascismo", Feltrinelli, Milano 1962.





FILES FASCISTI, SCOPERTO L'HANGAR DEL DISCO
Di Alfredo Lissoni

Le ricerche sugli X-files di Mussolini vanno avanti ed ogni giorno nuovi elementi confermano l’autenticità dei documenti, delineando parimenti un quadro sempre più completo ed intrigante, composto da insabbiamenti, azioni di guerriglia e trame tessute per mettere a tacere una scomoda verità.
Oggi i mass media, brutalmente censurati negli anni Trenta, si sono presi una rivincita "morale" dando ampio risalto a questo giallo del Ventennio: i documenti fascisti sono stati mostrati dal nostro Roberto Pinotti nello "Speciale Tg1" andato in onda sabato 30 settembre ed interamente dedicato agli UFO, durante il quale, fra l’altro, l’Aeronautica Militare ha aperto i propri dossier.
E la rubrica "Tentazioni" de "Il Giorno" ai files fascisti ha dedicato un’intera pagina il 7 settembre scorso, con una dettagliata inchiesta del giornalista Gabriele Moroni.

L’UFO nascosto a Vergiate
É stato proprio "Il Giorno" il primo ad ipotizzare, su mia indicazione, che il disco volante recuperato dai fascisti all’alba del 13 giugno del ‘33 fosse stato nascosto negli stabilimenti della Siai Marchetti di Vergiate o Sesto Calende, due località confinanti in provincia di Varese.
Sono giunto all’identificazione del posto grazie ad una serie di elementi combacianti.
In primo luogo, la zona dell’atterraggio doveva essere nel milanese o in Lombardia; lo dimostrava il fatto che le veline Stefani che riferivano del recupero partissero dall’Ufficio Telegrafico di Milano e non, ad esempio, da Roma o da una sede giornalistica periferica; Vergiate si trova in provincia di Varese; a cinque minuti di macchina c’è Sesto Calende, sul fiume Ticino, al confine con Novara.
A Sesto Calende e a Vergiate (e nella vicina S.Anna) la Siai Marchetti aveva i propri stabilimenti ove venivano costruiti gli aerei militari. A Sesto vi erano gli uffici dirigenziali, a Vergiate gli stabilimenti veri e propri, a S.Anna i cantieri che in seguito ospiteranno la Decima Mas. A Sesto e Vergiate erano di casa Italo Balbo e Filippo Eredia, suo braccio destro.
Balbo, lo apprendiamo dai documenti fascisti, era uno dei vertici del Gabinetto RS/33 (ed era in stretto contatto con Marconi, come dimostra un articolo su "La Sera" del 15-7-33, circa alcuni telegrammi amichevoli fra i due personaggi).
La storia ufficiale ci dice che Balbo "era solito partire per le sue imprese aviatorie proprio da Sesto Calende" (meglio ancora: dal campo di volo dell’adiacente Vergiate).
Filippo Eredia, responsabile dell’Ufficio Meteorologico di Stato (forniva a Balbo le condizioni atmosferiche per le trasvolate oceaniche) era di casa negli stabilimenti della Marchetti (vi sono foto che lo ritraggono a S.Anna). Dopo la guerra quest’ultimo divenne, "curiosamente", uno dei più strenui scettici d’ufficio del fenomeno UFO.
Ancora, altre indicazioni spingevano la mia attenzione nella zona di Varese.
In primo luogo, il fatto che, dopo il recupero del disco, era stato proprio un giornale varesino, la "Cronaca Prealpina" del 20 giugno, a dare notizia con enfasi dell’esistenza di forme di vita su Marte in contatto con uomini della Terra; in secondo luogo il fatto che negli anni immediatamente successivi il dopoguerra continuasse a circolare nella zona la "voce" che a Vergiate fossero custoditi dischi volanti terrestri.
Ho personalmente reinchiestato il caso di Tradate di Varese.
Nel 1950 l’operaio Bruno Facchini di Abbiate Guazzone s’imbatté, in un bosco, in un disco volante sceso al suolo e nei suoi occupanti. A ricordo di quell’esperienza, Facchini portò sempre sull’addome gli effetti (da scossa elettrica) provocatigli da un fascio di luce sparatogli contro dagli alieni; conservò inoltre frammenti del disco volante, lasciati a terra dagli extraterrestri, intenti ad effettuare sul disco un lavoro di saldatura. Ciò che pochi sanno è che quando Facchini si imbatté nel disco, pensò subito fosse un prototipo americano custodito a Vergiate.
Proprio gli americani, che durante la guerra bombardarono ben nove volte lo stabilimento Marchetti di Vergiate tentando di distruggere qualcosa a tutti i costi, risparmiarono Sesto Calende, sebbene sorgesse accanto ad uno strategico ponte in ferro sul Ticino.
Forse gli americani, venuti a conoscenza del fatto che negli uffici della Marchetti vi erano preziosi incartamenti, decisero di risparmiare Sesto. E a guerra finita, negli anni Cinquanta, l’US Air Force si affrettò a mettere le mani sugli stabilimenti di Vergiate, improvvisamente adibiti ad hangar manutentivi per gli aerei americani.
Altri elementi ancora mi spingevano ad investigare in questa direzione.
Va detto che negli ultimi mesi diverse teorie sui files fascisti sono state veicolate su pubblicazioni varie; riguardavano in parte il crash (sebbene nei documenti si parlasse solo di atterraggio) del disco volante del ‘33; veniva avanzata l’ipotesi di un guasto causato da un fulmine, chiaramente ispirandosi al crash di Roswell.
Sin dall’inizio della mia indagine era bastato controllare il bollettino meteo dell’Osservatorio di Milano Brera per escludere a priori questa ipotesi: quel giorno il cielo era semicoperto, occasionalmente piovoso. Non vi erano stati furiosi temporali. Ma proprio per questo motivo saltava subito agli occhi come una forzatura, una bugia male orchestrata, la notizia che un misterioso "lampo di luce" schiantatosi nella notte sullo "stradale tra Magenta e Novara" fosse un banale fulmine.
L’unica pubblicazione che si azzardava a riportare la notizia (con un certo ritardo) era la Domenica del Corriere del 9 luglio; riferiva assai stringatamente di ben cinque operai, uno dei quali ferito molto gravemente, colpiti... da un unico fulmine!
Non poteva sfuggirmi la connessione con il documento senatoriale del Gabinetto RS/33 che imponeva di ricondurre il "fenomeno" ad una spiegazione astronomica.
Non ho mai scritto prima di questa scoperta perché volevo esserne sicuro (in fondo, nei giorni immediatamente precedenti o successivi l’atterraggio dell’UFO vi erano state diverse convenzionalissime cadute di fulmini).

Il caso Moretti
Solo qualche mese fa ho potuto finalmente avere le prove definitive che da tempo cercavo.
Un amico militare mi aveva fornito una mappa dell’Aeronautica americana che indicava la dislocazione tattica dei principali aeroporti italiani negli anni Quaranta.
Nel Nord Italia la più grande concentrazione era proprio attorno al milanese. Era evidente che qualunque ordigno fosse stato recuperato in zona, sarebbe stato occultato nel più vicino hangar aeronautico di fiducia.
Vergiate era legato a doppio filo con il Gabinetto RS/33. Non solo.
Grazie ad una preziosa collaborazione potei scoprire che negli uffici dirigenziali di Sesto Calende lavorava un funzionario a nome Aldo Moretti.
Ricordate il misterioso "caso Moretti" del quale i carteggi fascisti dicevano che "non si poteva parlare se non a quattr’occhi data la delicatezza e la particolarità della vicenda"?
Moretti veniva citato in una velina Stefani indirizzata ad un misterioso Alfredo (ipotizzai potesse essere un giornalista di "Anno XIII").
"Se mi chiedi un consiglio, eccolo: non dire a nessuno, ripeto a nessuno e ciò comprende i parenti più stretti, quanto hai visto", consigliava la missiva.
Un Moretti è tra i funzionari della Siai Marchetti. Il suo nome viene indicato in un bollettino parasatirico del dopolavoro della Siai Marchetti, lo Zic (1). Viene indicato come "funzionario della D.O.", probabilmente della Direzione Operativa.
Cosa aveva mai combinato questo Moretti per diventare un innominato?
Aveva incendiato l’hangar che custodiva il disco volante (o quanto ne restava)!
Negli archivi dei repubblichini il solerte e fedele funzionario veniva improvvisamente disegnato come un pericoloso partigiano; i carteggi che lo riguardavano erano però volutamente fumosi, quasi si stesse cercando di cancellarne per sempre l’identità (come consigliavano le veline Stefani). Lapidaria la citazione nei documenti della Guardia Nazionale Repubblicana di Varese, circa "alcuni elementi entrati nella clandestinità, certi Moretti e Tiferi da Sesto Calende".
La "conversione" di Moretti dovette avvenire dopo il 1940.
Sino al 6 settembre di quell’anno Aldo Moretti era ancora uno stimato dirigente di regime; sembra collegato il fatto che proprio nel 1940 il Gabinetto RS/33 terminasse le investigazioni sugli UFO e passasse l’intera documentazione ai nazisti.
Tre anni dopo Moretti decise di ribellarsi. L’incendio del capannone della Siai di Vergiate è datato 17 marzo 1943. Quanto danno fece quell’incendio doloso non è dato di saperlo. Non è detto, nei carteggi RS/33, quanta documentazione (o reperti) le avide mani dei nazisti ci abbiano lasciato dopo il 1940. Non possiamo quindi stabilire se a Vergiate, all’epoca dell’incendio, vi fosse ancora il disco, o semplici frammenti di UFO, o ancor più banalmente carteggi segreti, fotografie e schizzi del velivolo.
Questo materiale è probabilmente andato distrutto per sempre, sebbene vi sia una speranza che ne possa esistere copia.
Un nostro collaboratore ricorda una mostra di disegni del dopoguerra, realizzati (prima del 1947) da "malati di mente" d’Italia. Fra i tanti bizzarri schizzi, alcuni raffiguravano chiaramente lo spaccato di un disco volante, disegnato da un "matto" prima che si cominciasse a parlare di UFO. Li aveva realizzati il misterioso personaggio citato nei carteggi fascisti come "il caso analogo conclusosi con il ricovero in manicomio"?

Il triangolo del Ticino
Identificare nella zona di Sesto e Vergiate i luoghi del primo cover up UFO dell’età contemporanea ci spinge ad alcune riflessioni.
In primo luogo, Sesto Calende si trova sul Ticino. Ed i nostri lettori sanno che da tempo immemorabile il "triangolo" che va dal Ticino pavese a quello novarese e comprendente la punta varesina è zona di intensissima attività ufologica.
Il dossier al riguardo è voluminosissimo. É solo un caso? O c’è un legame con i fatti del 13 giugno del ‘33?
Una teoria analoga è stata proposta per Hessdalen; anche in quell’occasione le ripetute e continuate apparizioni UFO sono state spiegate da alcuni con un incidente alieno.
Siamo nel campo delle supposizioni; sappiamo però che nei giorni successivi il recupero la vita dei funzionari delle località coinvolte venne improvvisamente stravolta.
I dirigenti della Macchi varesina, l’altra società che costruiva aerei militari assieme alla Marchetti, venivano spostati e sostituiti da tale ingegner Paolo Foresio, un fedelissimo che proveniva dal Genio Navale (2); a Milano il questore Pietro Bruno veniva rimosso e rimpiazzato dal questore di Trieste Gaetano Laino; il 26, "alla presenza di S.E il Prefetto, gr. uff. Fornaciari", il Segretario Federale del Fascio console Erminio Brusa (che evidentemente sapeva troppo) veniva trasferito e sostituito "dal nuovo segretario federale Rino Parenti (3)". Non solo. Probabilmente la milizia fascista aveva rastrellato tutta la zona incriminata; non si spiegherebbe altrimenti l’improvvisa mobilitazione di fedelissimi da Cuggiono (VA), da Como e dalla Brianza.
Cercavano qualcosa? O nascondevano qualcosa?
Fatto sta che la stampa dell’epoca riferisce che il 17 giugno venivano allertati "i Comandanti di Fascio, i Capi Centurie e gli aiutanti in seconda dei Fasci Giovanili di Combattimento" della cittadina di Cuggiono, che guarda caso è proprio tra Varese e Milano; e veniva messa in allarme la sede del Fascio di Carate in Brianza (4); la mobilitazione si estendeva sino a Como, ove il 23 giugno si approntava un imponente raduno di camice nere (5). E ancora, pochi giorni dopo l’atterraggio UFO, si precipitava a Milano, inaspettatamente, nientemeno che la Regina (6). La versione ufficiale fornita dalla stampa fu che intendesse all’improvviso semplicemente visitare l’Ospedale Maggiore di Milano.
Forse per incontrare i cinque viandanti feriti dalla caduta del disco volante?
Alla luce di questi nuovi elementi assume un diverso significato il martellante bombardamento mediatico con cui il Regime cercava, a mezzo stampa, di convincere e di convincersi che la propria Aeronautica fosse ancora la migliore del mondo. Ciò avveniva persino sulle riviste femminili, solitamente interessate a ben altri argomenti; anche là il lavaggio del cervello era continuo, da "Eva" alla cattolicissima "Alba" (che il 16 luglio ‘33 dedicava la copertina alle "Ali d’Italia") a "Lei" (con un pezzo sulle "aviatrici").
Il regime temeva chiaramente una perdita di autorità (7), tant’è che Mussolini in persona dovette ribadire, in prima pagina dalle colonne dal fedelissimo quotidiano "La Sera" pochi giorni dopo l’atterraggio, che lo Stato fascista non era soltanto "un guardiano notturno che si occupava della sicurezza personale dei cittadini..." (8). Eppure, proprio in quelle prime ore dell’alba la polizia segreta fascista aveva lavorato da guardiano notturno, non per la sicurezza dei cittadini, ma per la salvaguardia delle proprie istituzioni.

Documenti che scompaiono
Sfortunatamente, hanno lavorato bene.
La caccia ai documenti è un’impresa disperata. In primo luogo, questa ricerca è una lotta contro il tempo; i pochi testimoni che ricordano qualcosa si stanno spegnendo lentamente (e recentemente è deceduto, a 73 anni per un cancro al pancreas, il soldato italiano che collaborò con i servizi segreti inglesi nello studio delle foto di foo-fighters).
Ancor più drammatica la ricerca di memoriali di membri del Gabinetto RS/33.
Non è noto se Mussolini abbia mai parlato della commissione UFO ai suoi più stretti collaboratori o alle persone che gli furono vicine negli ultimi istanti di vita. La logica lo escluderebbe; in ogni caso, lo scorrere inclemente del tempo non ci favorisce: l’estate scorsa si è spento monsignor Salvatore Capula, per sessant’anni parroco della Maddalena a Cagliari, la persona che raccolse le ultime confessioni del Duce (9) e dal quale avrebbe avuto in custodia certi misteriosi diari, la cui esistenza continuò peraltro a negare.
Ed è morto a Brescia, nel ‘96, forse l’unico partigiano che potesse saperne qualcosa, il professor Aldo Gamba di Gargnano (BS), che dopo la Liberazione fu responsabile della polizia militare per il Nord Italia.
I giornalisti arrivavano a Gargnano da tutto il mondo per intervistarlo sulle casse segrete che Mussolini cercò di trarre in salvo prima della fucilazione. E Gamba rispondeva: "Non dirò niente a nessuno sull’impiego e sulla fine di quelle casse".
Ma quando era assieme agli amici toccava spesso l’argomento.
"Il 29 aprile del ‘45 - diceva - in qualità di capo della polizia militare feci sequestrare una delle casse con l’archivio segreto di Mussolini e la consegnai regolarmente alle autorità del nascente Stato Repubblicano."
Fu forse grazie a ciò che fu possibile scoprire - come abbiamo già scritto in un precedente articolo - che la Repubblica Sociale Italiana aveva un suo "Gabinetto RS" (di cui parla lo scettico Marcello Coppetti nel volume "UFO arma segreta").
"C’erano altre quattro casse contenenti atti e scritture della segretaria Mussolini, - confessava Gamba - due furono affondate nel lago di Garda. Per ottenere una sicura e rapida immersione, erano state zavorrate da grosse pietre. Le altre due, il 18 aprile a Gargnano, furono caricate su un camioncino con altro materiale della segreteria. Lo stesso giorno, di pomeriggio, anche Mussolini abbandonò Gargnano. Le due casse vennero abbandonate nella prefettura di Milano, ove si svolse l’ultimo breve Consiglio dei ministri. Il 29 aprile riuscii a far recuperare anche una di queste due casse. La seconda era sparita. Un giallo. Qualcosa era stato presumibilmente prelevato dal segretario particolare del Duce. (10)"
"Ma - informa lo storico Federico Pelizzari - bisogna anche tenere presente che la sera del 26 aprile il Comitato di Liberazione Nazionale aveva occupato la prefettura milanese di Corso Monforte, dove il 27 si era insediato Riccardo Lombardi, prefetto della Liberazione. Con lui arrivarono partigiani, patrioti improvvisati e guardie di finanza, che avranno rovistato nelle casse zincate aperte.(11)"
Le attuali veline del Gabinetto RS/33 finirono così nelle mani di un partigiano?
"Abbandonati sul pavimento - continua Pelizzari - furono trovati documenti di Mussolini degli anni ‘21, ‘25, ‘27, ‘36, ‘40. Dell’altra cassa neppure l’ombra. Aldo Gamba supponeva che il materiale fosse finito nelle mani dei servizi segreti americani o sovietici."
É forse casuale che dopo la guerra proprio americani e russi iniziarono a costruite velivoli discoidali (l’Avro-car statunitense, il Galonska russo)?
"Infine - conclude Pelizzari - la cassa che era stata recuperata scomparve durante il trasferimento verso Roma. Ma non conteneva tuttavia rivelazioni storiche dirompenti, solo un pot-pourri di atti pubblici, di relazioni sui Consigli dei ministri, documenti su biografie fasciste..."
Il 13 agosto scorso è morto anche Franco Campetti, l’artigiano che aveva ricevuto l’ordine dai fascisti di costruire le celebri casse. Fu lui che, nel 1993, smentì pubblicamente che le casse ritrovate nei fondali del lago di Gargnano (aperte con grande enfasi alla presenza dell’on. Alessandra Mussolini) fossero quelle contenenti i documenti più segreti del Duce (12).
Tali casse non vanno confuse con l’oro di Dongo, che secondo il settimanale elvetico "L’Hebdo" sarebbero state nascoste non lontano dal lago di Ginevra, e non sarebbero invece finite nelle mani dei partigiani che fucilarono il Duce (13). Le casse di Dongo contenevano l’oro sottratto dai fascisti alla popolazione, e dovevano servire per la nascita di un piccolo feudo mussoliniano in Svizzera, in Spagna o in America; le casse di Gargnano custodivano invece i dossier top secret del Fascio. Facile dunque che vi fossero anche i files UFO (ma sul come "Mister X" abbia potuto mettere le mani sui carteggi originali ho una mia teoria assai precisa, che spero presto di avvalorare...).
Quanto sopra riportato è ciò che ci dice la cronaca.
Da fonti ufficiali non vi è modo di avere risposta alcuna (sebbene i files fascisti dovrebbero essere custoditi alla Farnesina); non è questa una novità, peraltro: ad esempio i carteggi fra Winston Churchill e Mussolini sono stati cercato invano a Palazzo Chigi e non vi è traccia del loro passaggio negli archivi riservati della Presidenza del Consiglio all’epoca dei governi de Gasperi (14).
Nulla si sa anche dal fronte partigiano. Del Gabinetto RS/33 non vi è traccia negli archivi dell’Associazione Nazionale Resistenza Partigiana (15) e la Fondazione Marconi di Bologna neanche risponde.
Qualche altro documento segreto sarà sfuggito alla censura? Mistero.
Casa Feltrinelli, la villa di Gargnano da cui Mussolini governò la Repubblica Sociale e ove potrebbero essere stati occultati altri documenti, è stata improvvisamente acquistata da un magnate, guarda caso americano... (16).

Il SETI fascista
Relativamente più semplice è stato indagare sui membri del Gabinetto RS/33. Ne sono emerse convinzioni folli!
Nel 1973 nella sala della Caxton Hall di Londra l’astronomo scozzese Duncan Lunan presentava ai colleghi un diagramma di echi radio (LDE) captati nel 1928 dal professor C. Stoermer in Norvegia.
Gli echi erano, secondo Lunan (e secondo l’astronomo Bracewell, che li aveva studiati nel 1960) delle radiofrequenze terrestri che erano state captate dagli alieni e reinviate sulla Terra con una serie precisa di pause ("ritardi") a mo’ di messaggio intelligente, un po’ come nel film "Contact".
Secondo Lunan gli echi erano stati rispediti ritardati sulla Terra da una sonda extraterrestre partita tredicimila anni fa da Epsilon di Boote.
Al di là della bontà di queste conclusioni, ciò che mi ha molto meravigliato è stato scoprire che Marconi - capo del Gabinetto RS/33 e convinto assertore dell’esistenza di comunicazioni aliene - fosse assolutamente al corrente dell’esistenza di questi radiomessaggi!
Ciò spiegherebbe perché proprio lui sarebbe stato incaricato di guidare il Gabinetto RS/33; e spiegherebbe perché assieme ad un altro membro del team fascista, Giancarlo Vallauri, studiasse il radar per intercettare gli intrusi dallo spazio (17)!
E si chiarirebbe il ruolo del progettista Gaetano Arturo Crocco, altro membro del Gabinetto RS/33, il primo in Italia a studiare, sin dal 1906, l’autorotazione - mediante eliche - dei velivoli. Chi meglio di lui poteva capire il funzionamento di un disco volante?
Di lui il giornalista aeronautico Cesare Falessi, che fu suo grande amico, mi confermò l’improvvisa fissazione per i viaggi nello spazio.
Tale affermazione è documentata anche dallo studioso Franco Fiorio: "Il grande scienziato e pioniere astronautico italiano Crocco ha dimostrato fin dal 1950 come, mediante uno sfruttamento più efficiente dell’energia di fusione nucleare, il raggiungimento di velocità quasi-luce sia possibile e come ciò consenta di varcare, entro i limiti di tempo della vita umana, i confini del nostro sistema solare fino a distanze equivalenti a 34 anni luce, contenenti circa 480 stelle fisse della classe del nostro sole, ciascuna delle quali rappresenta un sistema solare indipendente comprendente molti pianeti di svariate caratteristiche (18)."
Quanto a Marconi, citò gli echi di Stoermer in uno scritto inviato alla Reale Accademia d’Italia (di cui fecero in seguito parte i membri del Gabinetto RS/33) e letto a Trento il 7 settembre 1930. "Nel 1928 - dichiarò il fisico - il prof. Stoermer di Oslo annunziò di aver potuto confermare delle osservazioni fatte dall’ing. Hals, riguardo all’esistenza di radio-echi ricevuti parecchi secondi dopo la trasmissione di ciascun segnale. Dato che la velocità delle onde elettriche è di circa 300.000 km al secondo, è necessario supporre che le onde causanti l’eco percorrano in certi casi centinaia di migliaia di chilometri. Infatti, nel corso di una conferenza tenuta ad Edimburgo nel febbraio di questo anno, il prof. Stoermer espresse il dubbio che alcune onde adoperate nelle varie trasmissioni, fossero riflesse dall’orbita della luna. (19)"
Guarda caso, proprio Crocco insisteva in quegli che si dovesse colonizzare il nostro satellite.
Il Majestic 12 fascista era convinto che vi fosse qualcun altro sulla Luna?

Note:
1. "Zic" del 6-9-40. Cfr. anche E. Varalli - "Sesto Calende porto di cielo", Gruppo Lavoratori Siai Marchetti, Varese 1979.
2. AA.VV - "Ali a Varese", Provincia di Varese, Varese-Milano 1997.
3. "Il cambio della guardia alla Federazione" in "La Sera" 26-6-33. "Il nuovo Segretario Federale di Milano" ne "Il Sole" 25-6-33. "Il saluto del nuovo Segretario Federale" ne "Il Sole" 28-6-33.
4. "Convocazioni di zone" in "La Sera" 17-6-33 p.4.
5. "Raduni fascisti nel Comasco" in "La Sera" 23-6-33 p.2.
6. "Improvvisa visita di Sua Maestà la Regina" ne "Il Sole" 19-6-33.
7. Qualcosa di analogo accadde anche in occasione dei sorvoli UFO di Venezia e Mestre nel ‘36. Dopo che un sigaro volante e due dischi vennero invano inseguiti da un caccia la rivista "Il Politecnico", che evidentemente ne era al corrente, prese ad insistere sulla necessità dei rifugi antiaerei.
8. "La Sera" del 17-6-33.
9. "Morto monsignor Capula" in "Giorno" 25-7-00.
10. "Vi racconto che fine hanno fatto le casse del Duce", di F. Pelizzari in "Giorno" 22-8-00.
11. Id.
12. "Il falegname che nascose i segreti del Duce" in "Giorno" 17-8-00.
13. "Mussolini, in Svizzera l’oro di Dongo?" in "Giornale di Bergamo" 1-9-00.
14. "Carteggio Churchill-Mussolini: a Palazzo Chigi non c’è", in "Giorno" 29-7-00.
15. Comunicazione personale dell’ANRP all’autore in data 23-6-00.
16. "Stelle e strisce nella villa del Duce" in "Corriere della sera" 7-7-00.
17. A.Mondini - "Storia della tecnica. L’epoca contemporanea", Editrice Torinese, Torino 1980.
18. F. Fiorio - "L’aviazione moderna e il suo futuro spaziale", Vallardi Milano 1967.
19. Scritti di Guglielmo Marconi, a cura della R. Accademia d’Italia, Roma 1941.


Fra le tante leggende urbane veicolate dalla stampa in questi mesi, quella che del Gabinetto RS/33 fece parte un noto massone italiano, che ha lasciato ai suoi adepti carteggi contenenti alfabeti extraterrestri, ma è noto che i fascisti combattessero in tutti i modi la Massoneria (cfr. S. Bertoldi - "Camicia nera", Rizzoli, Milano 1994); mai e poi mai un massone dichiarato avrebbe potuto far parte del Gabinetto RS/33.

Bibliografia:
G. Ciano - "Diario di Ciano", Rizzoli, Milano 1963.
C. Falessi - "Balbo aviatore", Mondadori, Milano 1983.
F. Fiorio - "L’aviazione moderna e il suo futuro spaziale", Vallardi, Milano 1967.
L. Garibaldi - "I diari top-secret di Claretta Petacci", in "Storia illustrata" 10/99.
R. Zangrandi - "Il lungo viaggio attraverso il fascismo", Feltrinelli, Milano 1962.
R. Pinotti - "UFO scacchiere Italia", Mondadori Milano 1992.
U. Guspini - "L'orecchio del regime, le intercettazioni telefoniche al tempo del fascismo", Mursia, Milano 1973.
A. Spinosa - "Mussolini, il fascino di un dittatore", Mondadori, Milano 1989.
A. Lepre - "Mussolini l’italiano", Mondadori, Milano 1995.
B. Gatta - "Mussolini", Rusconi, Milano 1988.
"La Petacci spiava Mussolini per la Gestapo", in "Giorno" 12-12-99.
"Assedio UFO", SIAD Milano 1978
R. Vesco - "Intercettateli senza sparare", Mursia Milano 1968.
Gazzettino del lunedì 29-5-69.
R. Lusar - "Die Deutschen Waffen und Geheimwaffen des 2.Weltkrieges und ihre Weiterentwicklung", J.F. Lehmanns Verlag, Monaco 1965; "German secret weapons of the Second World War", Neville Spearman, Londra 1959.
H.P. Dabrowski - "The Horten flying wing", Schiffer, USA 1991.
E. Maloney - "Northrop flying wings, WWII publications", Corona del Mar 1980.
G. Calligaris - "La televisione degli astri", Vannini, Brescia 1942.
M. Coppetti - "UFO arma segreta", Mediterranee, Roma 1978.
M. Franzinelli - "I tentacoli dell’O.V.R.A.", Bollati Boringhieri, Torino 1999.
A. Lissoni - "GLI UFO e la CIA", Play-PC, Jesi 1996.
U. Maraldi - "Dal centro della Terra alla stratosfera", Bompiani, Milano 1943.
M.C. Marconi - "Mio marito Guglielmo", Rizzoli, Milano 1995.
D. Marconi Paresce - "Marconi, mio padre", Frassinelli, Milano 1993.
A. Petacco - "Le lettere del Duce?", in Giorno 23-12-99.
A. Ribera - "Ummo, la increible verdad", Plaza e Janes, Barcellona 1984.




RETROINGEGNERIA ALIENA NEL VENTENNIO
Di Alfredo Lissoni

Il ritrovamento di alcuni progetti cartacei di un disco volante conferma e chiude la vicenda dei "files fascisti".

La saga dei files fascisti va avanti. Alla luce degli ultimi documenti ottenuti da varie fonti, possiamo ora stabilire che, dopo aver ricevuto nel 1938 da Mussolini i files del Gabinetti RS/33, Hitler mise all'opera i propri progettisti per la costruzione dei Fliegende Scheiben (i dischi volanti terrestri) in un'opera di retroingegneria aliena.
Si partiva dai carteggi riguardanti un oggetto finito e si cercava di ricostruirne il funzionamento per mettere a punto dei rivoluzionari aerei discoidali con i quali il führer sperava di spezzare le reni agli Alleati.
Evidentemente non fu possibile ricreare in toto i dischi volanti, sia per il gap tecnologico che ci separa dagli alieni, sia per la mancanza di materie prime (principalmente il combustibile alieno) e leghe che evidentemente costituivano il disco; dopo la guerra a seguito del crash di Roswell, gli americani hanno tentato di replicare lo stesso esperimento, con un margine maggiore di successo ma senza peraltro venire a capo del sistema con cui riprodurre la propulsione aliena.
La svolta definitiva alle nostre ricerche avveniva il 19 gennaio 2001.
Sapevamo che gruppi di ufologi scettici da tempo cercavano di screditare, sia operando in Italia che all'estero, la storia dei files fascisti; il motivo era facilmente comprensibile: dimostrare che esisteva un'ufologia segreta nel Ventennio, dunque assai prima della nascita ufficiale dell'ufologia stessa, significava demolire le teorie scettiche secondo cui gli UFO erano solo un mito socio-psicologico generatosi per le ansie del Dopoguerra, alimentato dalla fantascienza e dalle paure della Guerra Fredda.
Diventava basilare, ai fini della nostra ricerca, individuare dei testimoni, possibilmente di prima mano, o dei protagonisti di quei lontani eventi.
A metà gennaio ricevevamo la lettera di Livio Milani, un ufologo lombardo quarantenne che si era appassionato ai dischi volanti sin da ragazzo e che aveva letto delle nostre ricerche sui files di Mussolini.
Milani sosteneva di avere conosciuto un progettista, deceduto due anni prima, che aveva lavorato presumibilmente per il Gabinetto RS/33. II 19 gennaio lo incontrai, nella sua casa a Maderno, sul Garda. "Conosco personalmente una signora, che abita nel mio paese, il cui padre, anni fa, quando era ancora in vita, mi parlò di un suo progetto di un rotore ad energia elettromagnetica da applicare ad un disco, o piatto volante, come lo chiamava lui - ci raccontava Livio - ho parlato direttamente, diversi anni fa, con questo progettista, D.G. (nominativo in archivio CUN; tacciamo volutamente nomi e località su richiesta della figlia); già all'epoca mi disse di avere progettato un disco volante ma onestamente non gli credetti. Allora io non sapevo nulla e non si sapeva nulla dei cosiddetti files fascisti. Ma qualche tempo addietro, mentre chiacchieravo del più e del meno con la figlia, il discorso cadde sugli UFO. Rievocando il padre morto da poco, la signora, che ha 35 anni, mi disse che D.G. durante la guerra aveva lavorato a Roma presso un Gabinetto che si occupava, in gran segreto, dello studio di nuovi aerei per il Fascismo! Ma anni fa, quando parlavo con D.G., io non lo sapevo affatto! L'uomo era stato molto schivo su quell'argomento; la stessa figlia (che peraltro è la figlia adottiva) non sapeva altro; dopo la guerra D.G. si era trasferito a Milano; negli anni Settanta si era trasferito infine sul Garda, in quelle stesse zone ove si erano consumate le vicende della Repubblica di Salò). Ho chiesto alla figlia se avesse del materiale e lei ha frugato tra le carte del padre e mi ha fornito tutto ciò che aveva: 10 fogli in duplice copia (originali su carta velina e copie carbone) del progetto di un disco volante!"

Il disco ritrovato
Milani mi ha fatto visionare il materiale e mi ha consegnato gli originali, realizzati a matita su carta velina, affinché li studiassimo.
Oltre ai 10 fogli di un metro per 50 cm, abbiamo ricevuto una relazione di dieci pagine, anch'essa in duplice copia e con le annotazioni originali, a mano e a matita, dell'autore.
La documentazione rinvenuta è eccezionale e sembra chiudere definitivamente la vicenda dei files fascisti.
La relazione è datata 12 luglio 1965; i fogli (contenenti 17 disegni) sono antichi ma privi di data;

Immagine

essi mostrano inequivocabilmente il progetto di un disco volante che D.G. evidentemente intendeva depositare all'Ufficio Brevetti di Milano (ma qualcuno o qualcosa evidentemente glielo impedì, e le carte rimasero in soffitta sino alla sua morte).
Sebbene nella lettera di accompagnamento, firmata dal progettista, D.G. dichiarasse di non avere precise nozioni di aeronautica, il suo progetto dimostrava invece un'altissima perizia tecnica ed una precisione certosina tipica degli ingegneri; il progetto era inoltre troppo ben definito per essere considerato solo un modello immaginario; D.G. doveva avere effettivamente lavorato alla costruzione di un disco volante e ne aveva conservato, quanto meno a mente, le specifiche; dopo la guerra aveva cercato di ricostruirne su carta il modello, tentando di attribuirsene la paternità.
Non conosceva il funzionamento dei motori alieni, e dunque aveva inserito dei razzetti; si interrogava poi sul combustibile.
Ma era sin troppo evidente che D.G. aveva lavorato ad un progetto di ingegneria aliena; non voleva essere immischiato nella pericolosa questione dei dischi volanti, e per questo motivo aveva sempre mantenuto il segreto, tenendo persino all'oscuro di tutto la figlia; inoltre, per non svelare il suo passato, aveva deciso di apportare delle vistose correzioni alla relazione da presentare all'Ufficio Brevetti (il che spiega forse perché i carteggi non siano mai stati inoltrati), correzioni visibilissime nella copia autografa in nostro possesso, nella quale D.G., ad un certo momento, sostituiva la denominazione di disco volante con un meno impegnativo "disco-cometa" o "discomet"! In tutti i modi aveva cercato di attribuirsi la paternità dell'invenzione e per questo motivo aveva vistosamente sottolineato i brani in cui asseriva di esserne l'ideatore, non volendo evidentemente che si scoprissero i retroscena della sua militanza fascista (del resto, nel Paese repubblichino ove trascorse gli ultimi anni non trovammo nessuno disposto a parlarci a cuore aperto di quel periodo).
D.G. aveva disegnato peraltro solo l'esterno del disco volante, la corona circolare e le ali; non erano presenti disegni dell'interno; se c'erano, o erano andati perduri o distrutti o sottratti; se non c'erano, era plausibile che D.G. del disco di Vergiate avesse studiato solo l'esterno; lo confermavano del resto i files fascisti, accennando al fatto che i tecnici venissero obbligati a lavorare solo per un tempo relativamente breve ai dischi volanti, chiaramente per frammentare le informazioni ed impedire che il singolo avesse un quadro completo del progetto al quale era distaccato.

Il parere dell'esperto
Ci siamo rivolti al dottor Luis Lopez, fisico ed ingegnere informatico, oltreché esperto di ufologia, per avere un parere tecnico. Sul "discomet" di D.G. Lopez ha dichiarato:
"Il disco, di per sé, potrebbe volare, in quanto si basa su un principio analogo a quello dell'elicottero, ma al contrario: l'elica, anziché all'interno, è posta all'esterno del corpo che deve sollevare; ma ci sono almeno tre difficoltà da risolvere; per prima cosa, il controllo della velocità della corona, onde ridurre al massimo le forze centrifughe che potrebbero andare ad influire sul funzionamento dei servomeccanismi, quali le ali e i propulsori. Altra difficoltà è il controllo dei servomeccanismi stessi dalla cabina dì comando; i meccanismi per i movimenti delle ali (regolazioni angolari, valvole che controllano l'alimentazione del combustibile ai propulsori) sono stati pensati come fissi nella corona, ma azionati da energia elettrica dall'interno del disco. Ulteriore problema è dato dalla velocità della corona; se troppo elevata, creerebbe problemi al contenimento del carburante; la stessa forza potrebbe creare malfunzionamenti ai meccanismi in movimento, montati sulla corona. II prototipo potrebbe alzarsi in volo; compensando gli angoli delle ali con la superficie alare e la potenza dei motori si potrebbe ridurre la velocità della corona. II progettista, però, non tratta del peso e della velocità di rotazione della corona e della potenza dei motori; nello studio queste voci sono lasciate in bianco. E non tratta del sistema di comando della corona circolare, dall'interno del nucleo centrale, per l'apertura e chiusura del carburante e dei tre motori a reazione, per il pompaggio del carburante ai tre motori, per l'accensione e lo spegnimento degli stessi; ciò vale anche per l'apertura e chiusura e il grado di inclinazione voluto delle tre ali, di cui si dice soltanto che può essere controllato mediante un sistema di contatti elettrici (riteniamo che con delle rotelline conduttrici potrebbero trasmettersi dal disco gli impulsi elettrici di comando sulla corona, con un principio analogo a quello usato dai moderni tram). D.G. non ci dice nulla della strumentazione dell'apparecchio; afferma poi che in prossimo futuro il disco potrebbe essere utilizzato per l'astronautica; tutti i sistemi di navigazione spaziale sono effettivamente basati sul principio di spostamento di massa; detto caso il velivolo sarebbe inadeguato ne o spazio in quanto la corona è stata progettata per lavorare con l'aria dell'atmosfera terrestre. Invece i razzetti a reazione montati sullo scafo per il volo orizzontale, potrebbero spingere il velivolo nello spazio, a condizione che i propulsori siano basati sul principio di spostamento di massa. Sulla stabilità ed il rendimento del prototipo non si può dire nulla; ma in linea teorica poteva alzarsi in volo. Abbiamo a che fare peraltro con uno studio di massima, realizzato a grandi linee e basato soltanto su principi conosciuti."
Secondo chi scrive, la relazione autografa di D.G. mostrava diversi aspetti sconcertanti; chiaramente il disco illustrato sulla carta, se mai era stato costruito o meglio ricostruito, non aveva mai raggiunto la fase finale del volo; per questo alcune specifiche tecniche - di volo - non erano state indicate; chiaro che nel 1985 D.G. aveva lavorato "a memoria", senza avere i mezzi economici e tecnici per realizzare un prototipo; si era sicuramente ispirato al disco di Vergiate e ne aveva realizzato una versione "domestica" (e forse un po' ingenua), con razzetti, basata peraltro su alcune peculiarità, come la corona circolare rotante per l'attrito o la grande velocità stimata, palesemente desunte da un processo di retroingegneria aliena (in quanto tipiche della casistica ufologica); la sua relazione, peraltro, a volte appariva volutamente fumosa e poco tecnica, stesa con un linguaggio dilettantesco (al punto da fare sospettare che si avesse a che fare con il solito inventore improvvisato, condizionato dall'immaginario sui dischi volanti); dall'altra certi riferimenti tecnici, ma soprattutto la precisione ed il dettaglio dei disegni acclusi smentivano la prima impressione, come pure l'asserzione che il nostro uomo non avesse cognizioni aeronautiche (su quest'ultimo punto fu concorde con noi un esperto di astronautica al quale mostrammo i disegni).
Questa apparente contraddizione poteva risolversi in un unico modo: D.G. non fidandosi di nessuno, aveva scientemente steso una relazione generica per timore che il brevetto gli venisse illegalmente sottratto dall'Ufficio di Milano (siamo a conoscenza di casi analoghi); la paura, peraltro, dovette prevalere, data a posta in gioco ed i personaggi che una simile invenzione avrebbe smosso; lo dimostra il fatto che D.G. improvvisamente e nonostante il lavoro certosino, decidesse di nascondere il brevetto, chiudere in soffitta la relazione, addirittura trasferirsi di città e non fare mai più parola con nessuno, nemmeno con la figlia, della "sua" invenzione; sino a che, ormai anziano, stanco e prossimo alla morte, si lasciò andare ad alcune confidenze con un amico appassionato di dischi volanti. Cosa era accaduto a D.G. durante il suo soggiorno milanese, per costringerlo a nascondere per sempre il brevetto del disco volante italiano?
Forse non lo sapremo mai; siccome l'ufologia è una materia costantemente in progress e la ricerca prosegue ogni giorno che passa, è auspicabile che in futuro noi si riesca a risolvere anche questo specifico mistero; tutte le notizie sulla vita "segreta" di D.G. sembrano andate distrutte, perdute tra i bombardamenti romani e gli incendi degli archivi; ci resta una testimonianza indiretta che ci conferma la sua appartenenza ad un Gabinetto segreto; se e quando potremo dimostrare definitivamente la collaborazione di D.G. al Gabinetto RS/33 il cerchio si sarà chiuso.
Con questa scoperta la nostra indagine potrà dirsi conclusa; avevamo i documenti fascisti che ci parlavano del recupero del disco; avevamo identificato l'hangar che lo aveva nascosto; non potendo sperare di mettervi le mani sopra, probabilmente abbiamo infine rintracciato le carte che lo descrivevano dettagliatamente o che vi si ispiravano.
Vedremo cosa ci riserberà il futuro.




A GUIDONIA SI PROGETTAVANO GLI UFO?
Di Luca Daniele

Nuove indagini sulla figura del geniale Prof. Crocco aprono ulteriori scenari di ricerca sugli "UFO files" fascisti.

Interessato e stimolato a ricercare ulteriori elementi che confermassero la validità di quanto emergeva dai cosiddetti "X-Files fascisti", ho deciso di concentrare le mie indagini sulla figura del Gen. Prof. Gaetano Arturo Crocco, indicato come uno dei componenti del "Gabinetto RS/33" (sigla dall'acronimo Ricerche Speciali).
Occorre subito anticipare che i risultati raccolti, oltre a confermare il ruolo primario del Prof. Crocco nell'ambito di questo gruppo segreto di studio, hanno permesso di completare, aggiungendovi nuovi e originali tasselli, una nuova parte a quel "puzzle" storico che risulta ormai essere l'intera vicenda che si è andata ricostruendo da tempo sulle pagine di "UFO Notiziario" del Centro Ufologico Nazionale.
Non ancora consapevole di quanto avrei successivamente scoperto, ho iniziato l'indagine partendo dalla considerazione che mi era subito sembrato riduttiva la creazione di una speciale struttura di "intelligence", quale può considerarsi il "Gabinetto RS/33", al solo fine di occuparsi segretamente degli avvistamenti di "Velivoli Non Convenzionali". Più plausibile appariva, invece, la possibilità che tale comitato di studio non si limitasse alla raccolta e catalogazione di queste informazioni, ma, proprio sulla base di queste ultime, procedesse di pari passo all'applicazione di nuove soluzioni, nel tentativo di emulare le capacità dimostrate da tali macchine sconosciute.
Se una tale ipotesi investigativa era fondata, il "Gabinetto RS/33" avrebbe, pertanto, necessitato di ben altri supporti di carattere tecnico: primo fra tutti una specifica struttura dove sperimentare nuove forme aerodinamiche, sulla base di quanto risultava nei rapporti stilati in seguito agli avvistamenti.
Ritenevo infatti possibile che "il Gruppo", proprio come poteva contare sull'appoggio dell'Agenzia Stefani (l'Agenzia di Stampa sempre ligia al Regime che precorse l'ANSA) e dell'OVRA (la Polizia Politica fascista), così si servisse anche di un qualche "centro di ricerche" al quale affidare un simile compito, se non addirittura svolgere attività di "retroingegneria" vere e proprie (cioè, di una sorta di Area 51 all'italiana, proprio come ipotizzato in seguito all'UFO-crash di Roswell).
Mantenendo pur sempre la figura del Prof. Crocco al centro delle mie indagini, procedevo quindi anche alla ricerca di qualche riscontro a questa ipotesi, nella speranza di imbattermi in una pista che mi conducesse a quello che, in ogni caso, doveva rappresentare un centro di ricerca innovativo operante in quel periodo e magari realizzato proprio durante gli anni Trenta.
A questo punto è necessario premettere un breve richiamo allo scenario storico degli studi aeronautici dell'epoca, che ritengo importante per l'interpretazione che fornisco per quanto l'indagine mi ha condotto a scoprire.
È indiscutibile che già da tempo (rispetto agli anni in cui avrebbe operato il "Gabinetto RS/33") si procedeva nella ricerca in campo aeronautico, anche se la realizzazione di nuovi velivoli in quegli anni era affidata principalmente alle stesse case costruttrici, i cui progettisti erano molto spesso anche i titolari delle omonime fabbriche (come nel caso dei ben noti Macchi, Caproni, Marchetti).
Studi sperimentali importanti venivano inoltre condotti da tempo anche a livello istituzionale, come testimoniato dall'attività svolta dall'Istituto Centrale Aeronautico (ICA), poi Istituto Sperimentale Aeronautico (e dalla successiva Direzione Superiore Genio e Costruzioni Aeronautiche che prese in seguito il nome di Direzione Superiore Studi ed Esperienze (DSSE).
In un simile scenario, dove la ricerca risulta condotta da più soggetti e in differenti luoghi, era evidente che le attività di studio del Gruppo RS/33 e le relative esigenze di segretezza, avrebbero, invece, comportato un diverso approccio da parte delle Autorità nell'ambito degli studi nel settore. Questo implicava la realizzazione e concentrazione di nuovi impianti in un unico centro, possibilmente in un luogo riservato, ma pur sempre vicino al Gruppo stesso, che secondo le informazioni rilasciate "Mister X" aveva scelto come sede l'Università "La Sapienza" di Roma. La realizzazione di un simile Centro Sperimentale, infatti, avrebbe permesso ai migliori studiosi del settore di dedicarsi esclusivamente alla ricerca e alla sperimentazione, indipendentemente dalle esigenze di carattere industriale; in sostanza, si sarebbero potute progettare nuove soluzioni aerodinamiche da un punto di vista squisitamente scientifico, senza doversi preoccupare di soddisfare esigenze di produzione.
Ebbene, questo è proprio ciò che avvenne in quegli anni con la costruzione del modernissimo "Centro Studi ed Esperienze" (ossia sperimentazioni, secondo la terminologia dell'epoca) ed oggi riconosciuto quale organo propulsore della tecnologia aeronautica in Italia.
Intitolato alla memoria del Generale Guidoni, deceduto nei paraggi mentre sperimentava un paracadute, questo nuovo Centro Sperimentale venne realizzato in prossimità dell'allora campo di aviazione di Monte Celio (o Montecelio), vicino a Roma.
Inaugurato da parte di Mussolini stesso, iniziò l'attività nel 1935.
Inoltre, in previsione dello stanziamento di personale militare e civile che vi avrebbe lavorato veniva iniziata nello stesso periodo anche la costruzione su larga scala di quella che il Regime indicava come una vera e propria "città dell'aeronautica", e che diverrà poi l'attuale Guidonia, i cui abitanti, stabilì il Duce, dovevano essere definiti "Guidoniani".
La realizzazione di un simile Centro non significa che venne costruito appositamente per lo studio dei "Velivoli Non Convenzionali".
Proprio come ho voluto precisare poc'anzi, la ricerca storica mette, infatti, in luce che le esigenze di sviluppo del settore spingevano già da tempo verso la creazione di nuove sedi per la sopra citata DSSE. Tuttavia ciò non esclude che potrebbe rappresentare ugualmente quella struttura sperimentale di supporto che ritengo sia stata necessaria agli studi del "Gruppo RS/33".
In ogni caso l'ipotesi che avevo avanzato incominciava a trovare alcuni elementi di sostegno, a partire dal fatto che per la prima volta, e proprio in quegli anni, si concentrassero in un unico complesso tanti diversi tipi di laboratori e stabilimenti.
Tutto ciò era conseguenza degli avvistamenti di Velivoli Non Convenzionali?
Il poco entusiasmo iniziale per un simile presunto riscontro trovava, comunque, ben presto nuovo slancio da una successiva, sensazionale scoperta: promotore e fondatore del Centro Studi ed Esperienze di Guidonia, nonché per un certo periodo anche suo direttore, fu il Gen. Gaetano Arturo Crocco; che tra l'altro è risultato, a dimostrazione della genialità di questo eclettico personaggio, essere anche l'ideatore degli innovativi impianti.
L'implicazione di uno dei componenti del "Gabinetto RS/33" nell'ambito di questo Centro sperimentale rappresenta una ulteriore conferma di quella "UFO connection" che gli sviluppi dell'indagine sugli "X-Files fascisti" hanno finora potuto in parte ricostruire.
Incredibilmente, la ricerca che avevo condotto con l'intento di trovare il probabile centro utilizzato dal "Gabinetto RS/33" mi riportava proprio alla figura dell'Ing. Crocco, dalla quale era partita la mia indagine. Ma le sorprese non erano finite.
Legata a doppio filo al "Majestic-12" fascista tornava l'università "La Sapienza" di Roma.
È infatti ancora il Crocco, stavolta nella sua veste di professore, a ricoprire il ruolo di Preside della facoltà di Ingegneria Aeronautica dal 1935 al 1945, ed ancora dal 1948 al 1952.
Il ruolo fondamentale di questo personaggio nella realizzazione e gestione del Centro di Ricerca di Guidonia e all'ateneo "La Sapienza" dì Roma permette attualmente di colmare anche quel vuoto nella sua vita, proprio tra gli anni Trenta e Quaranta, che le attente ricerche di Pinotti e Lissoni avevano messo in evidenza, confermando pertanto quanto finora solo ipotizzato.
A questo punto delle indagini, tali riscontri incrociati spostavano inevitabilmente l'attenzione sull'attività svolta a Guidonia, spingendomi pertanto a volerne approfondire la storia.
Venivo così a conoscenza che l'importanza dell'opera svolta da questo Centro Sperimentale è stata sistematicamente ignorata per quasi cinquant'anni; finché l'impegno del Prof. Bernardino Lattanzi, che nel Centro aveva lavorato, permetteva di rivalutarla, affidandone la memoria ad un libro prima che andasse definitivamente persa.
Si è potuto così ricostruire il notevole contributo italiano al progresso tecnologico-aeronautico grazie alle testimonianze sulle ricerche condotte nel Centro, che l'autore ha potuto raccogliere dai numerosi colleghi che riuscì a contattare verso la fine degli anni Ottanta. Questo volume è stato quindi giustamente indicato dal Gen. S.A. Giuseppe Pesce, che ne ha firmato la premessa, come un opera di archeologia storico-aeronautica.
Ai fini delta nostra ipotesi di lavoro quel che preme evidenziare è la tipologia degli impianti in uso a Guidonia.
Un elemento che mi ha fatto molto riflettere è rappresentato dalla Galleria Stratosferica Ultrasonora, concepita per consentire prove a velocità bisoniche, in un periodo in cui i caccia più veloci non superavano i 350 Km/h.
Non va dimenticato che fu proprio il Gen. Gaetano Arturo Crocco a parlare di superaviazione (o "iperaviazione"), come ha avuto modo di confermarmi il giornalista aerospaziale Cesare Falessi in una conferenza ufologica tenuta all'Aeroporto dell'Urbe di Roma.
Per quanto riguarda la documentazione delle attività svolte a Guidonia in quegli anni, i fascicoli contenenti i risultati delle ricerche, oggi noti come gli "Atti di Guidonia", non sono tutto quello che venne prodotto.
il Prof. Lattanzi nel suo libro ci fornisce la testimonianza dell'esistenza di "Atti di Guidonia Riservati", riconoscibili per la copertina color cenere, con numerazione romana e contrassegnati dalla lettera R (l'iniziale di "Riservato").
Tali "Atti Riservati", contenenti almeno sei fascicoli, sono purtroppo ormai introvabili.
Inoltre vennero realizzate anche una serie di Relazioni Tecniche reperite (guarda caso) nella Biblioteca del CNR di Roma.
Comunque la documentazione che ritengo più interessante è indubbiamente rappresentata da una serie di Relazioni Segrete del Centro Sperimentale, contenute in poche copie numerate di cui il prof. Lattanzi conosce solo la n.003 del 1938.
Queste Relazioni Segrete, cioè veri e propri documenti coperti da segreto e, in quanto relazioni, contenti la descrizione dei risultati raggiunti nelle sperimentazioni, erano forse destinate al "Gabinetto RS/33"?
E ancora: ai diversi motivi chiamati in causa per giustificare il perché la più che notevole opera di questo Centro fosse stata a lungo "ignorata" si potrebbero oggi aggiungere, alla luce dello scenario emerso dagli "X-Files fascisti", anche evidenti motivi di secretazione e di cover up?
Non possiamo né affermarlo né escluderlo.
Dopo le riflessioni sugli impianti e la documentazione, non mi restava che ricercare altri indizi dall'analisi dei nominativi di chi a Guidonia aveva lavorato.
Proprio come avevo fatto inizialmente, prendevo le mosse da una nuova considerazione: se realmente a Guidonia ci si occupava anche del progetto di "Dischi Volanti" con un'azione di retroingegneria, straniera o aliena che fosse, chi vi avesse preso parte - avvalendosi dell'esperienza maturata e dei risultati conseguiti - avrebbe potuto facilmente ricoprire in seguito ruoli importanti nell'ambito di settori collegati: primo fra tutti, appunto, quello aerospaziale.
Ed effettivamente, al termine del conflitto, è confermato che la maggior parte dei tecnici e degli ufficiali in servizio a Guidonia hanno saputo brillantemente inserirsi ad alto livello nelle Industrie e nelle Università, spesso di Paesi stranieri. Nulla di strano, e una carriera anzi prevedibile per questi "grandi cervelli" molti dei quali, tra l'altro, insegnavano già all'Università di Roma.
Casualmente, però, sono proprio molti degli studiosi di Guidonia ad aver legato il loro nome alla storia della Conquista dello Spazio. Ricordiamone soltanto alcuni.
Un Antonio Ferri, che a Guidonia aveva ottenuto strabilianti risultati nello studio del calcolo dei profili alari, insegnò al Politecnico di Brooklyn del quale divenne Preside. Attualmente ricordato quale maestro dell'Aerodinamica Supersonica, progettò un velivolo per il volo trans-atmosferico che la NASA considerò troppo avveniristico.
Un Luigi Broglio, noto a livello internazionale per il suo enorme contributo al lancio dei satelliti italiani dalle piattaforme S.Marco e S.Rita, situate in Kenya. Nel dopoguerra, forse non a caso, si è anche interessato di UFO.
Infine, ma certo non ultimo, un Luigi Crocco, figlio di Gaetano Arturo Crocco, è stato tra i cinque scienziati che firmarono il "Progetto Apollo" che consentì lo storico sbarco dell'Uomo sulla Luna.

Bibliografia:
"Guidonia città dell'aria ha 50 anni di vita" in "Il Tempo" del 19 Dicembre 1987.
Roberto Pinotti e Alfredo Lissoni - "Gli 'X-files' del Nazifascismo: Mussolini e gli UFO", Idea Libri, 2001.
Bernardino Lattanzi - "Vita ignorata del Centro Studi ed Esperienze di Guidonia", I.B.N., 1990.





PUNTAVANO VERSO LO SPAZIO
Di Roberto Pinotti

Le giuste e acute considerazioni di Luca Daniele (nell'articolo precedente) si inseriscono in termini perfettamente complementari e consequenziali rispetto alle ricerche e alle verifiche effettuate da me e Alfredo Lissoni in merito al complesso problema degli "X-files fascisti" e, più particolarmente, a quello del "Gabinetto RS/33". A tutt'oggi il personaggio da noi denominato "Mister X", il nostro misterioso interlocutore mittente delle documentazioni pervenuteci, non ha ritenuto opportuno farsi nuovamente vivo. Pertanto è ancora aperta la questione della corretta interpretazione di certe sigle o date.
Sì, certo, con ogni probabilità "RS" sta per "Ricerche Speciali", e dunque il collegamento a Guidonia è logico.
Sul "'33", viceversa, si può discutere: è l'anno dell'avvio delle attività del Gabinetto, ovvero il numero dei suoi componenti? Oppure sono un numero sinonimo di segretezza e potere assoluti, come il "33" della Massoneria (indicante notoriamente il massimo Grado dell'Obbedienza Massonica)?
Sia come sia, l'elenco dei Membri della Reale Accademia d'Italia del 1942, pubblicato nell'Anno XX dell'Era Fascista, contiene sicuramente i nomi di molti membri (se non di tutti i membri) del "Gabinetto RS/33".
Va da sé che i molti rapporti riservati e secretati sui Velivoli Non Convenzionali discoidali avvistati in Italia negli anni Trenta (indubbiamente ritenuti e temuti dei nuovi mezzi aerei di produzione straniera più che aliena dai vertici del Fascismo), sottoposti eventualmente alle "menti" di Guidonia, non avrebbero non potuto stimolare l'evidente impennata che comunque si protrasse in concreto "ex tunc" negli studi aeronauti italiani (peraltro all'epoca già all'avanguardia nel mondo): da diretti progetti (di evidente approccio ingegneristico) "a tutt'ala" ovvero "ad ala rotante" agli studi di superaviazione o iperaviazione di Crocco, appunto, impennata che si tradusse, al di là dei molti ed importanti record aeronautici tecnico-propagandistici (da quello di velocità di Francesco Agello alle mitiche "Trasvolate Oceaniche" del Quadriunviro e Atlantico Italo Balbo Governatore della Libia, necessariamente divenute immagini del Regime), in effetti primati pionieristici.
Uno fa i tanti, quanto mai significativo, quello del 1937 del Colonnello Pezzi della Regia Aeronautica (comandante del "Reparto Alta Quota" di Guidonia) che conquistò, su un Caproni 161, il primato mondiale assoluto di altezza (prima detenuto dall'Inghilterra) raggiungendo o 1 15.655 metri d quota!
Per proteggersi dalla temperatura e dalla mancanza di ossigeno nella stratosfera, Pezzi indossò perfino una apposita, speciale combinazione di volo a tenuta d'aria (una via di mezzo tra una tuta pressurizzata e uno scafandro) non troppo dissimile dalle odierne tute spaziali per gli astronauti: una soluzione d'avanguardia ideata dai tecnici di Guidonia che, ben oltre l'aeronautica, evidentemente puntavano ormai verso lo spazio.




FILES FASCISTI: MISTERI A NAPOLI
di Giuseppe Colaminè e Nicola Guarino
in collaborazione con Mauro Panzera


Quando Alfredo Lissoni e Roberto Pinotti avviarono l'indagine sui cosiddetti "Files fascisti", avanzando l'ipotesi che il fenomeno UFO avesse attivamente interessato il Nord Est d'Italia negli anni antecedenti la Seconda Guerra Mondiale, le varie sezioni CUN della penisola si attivarono per cercare tracce ed indizi che eventualmente suffragassero la tesi.
IN particolare la Campania era la regione in cui avevano vissuto tre personaggi citati nelle rivendicazioni anonime che hanno portato alla ricostruzione dell'intera vicenda. Fra questi il Prof. Filippo Bottazzi (nato nel 1867, morto nel 1941), presunto componente dell'ipotizzato "Gabinetto RS/33" (Ricerche Speciali 33), il team di specialisti che avrebbe ricevuto dal Governo fascista l'incarico di indagare sulle dinamiche degli avvistamenti UFO di allora e di un presunto "crash" verificatosi nella Pianura Padana.
L'indagine su Bottazzi e sulla sua biografia venne avviata (nel massimo riserbo dovuto ad una figura di simile spessore) dal Dr. Mauro Panzera, coordinatore regionale del CUN per la Puglia, nella cui provincia di Lecce (e precisamente nel comune di Diso), Bottazzi stesso era nato e vissuto negli anni della gioventù.
L'indagine di Panzera è tuttora in corso ed i suoi risultati verranno resi noti quando sarà possibile ricomporre appieno l puzzle della sua biografia.
Uomo estremamente discreto, Bottazzi è annoverato tra i nomi di spicco della ricerca nel campo della fisiologia umana in Italia, ed il suo coinvolgimento nell'RS/33, ben evidenziato da Pinotti e Lissoni, fa supporre che vi fosse negli ambienti di governo una motivazione ad effettuare ricerche di tipo biologico. Ciò apparentemente si accorda poco e male con un fenomeno prettamente aeronautico come l'avvistamento degli UFO, a meno che questo non fosse stato legato a contatti con Entità Biologiche di natura aliena.
Il pacchetto di misteri legato agli eventi di quegli anni è ricco di strane tracce, di indizi confusi, difficili da mettere insieme in una trama organica. Alcuni vengono talvolta a galla in modo del tutto casuale, magari quando si rianalizzano eventi della storia quotidiana, raccontati da testimoni del tutto estranei ai fatti.
Riportiamo in questa prima parte una testimonianza raccolta nel 1997 dal racconto di un'anziana contadina abitante in località Pianura, alla periferia nord di Napoli.
Per intenderci, Pianura è collocata ai margini della Zona Flegrea, dove oggi si trova il Comando NATO del Sud Europa. Si tratta di una zona attualmente urbanizzata ma che fino agli anni Sessanta si trovava in aperta campagna e che tuttora alterna aree popolate con tratti ancora disabitati ed impervi.
A raccontare i fatti è un uomo che chiede di non essere nominato che pertanto, nel rispetto dovuto alla sua privacy, chiameremo con la sigla "Z".
Egli parlò con la donna che all'epoca del racconto aveva circa 85 anni di età e riferiva un episodio da lei attribuito a fenomeni paranormali. Il tutto era avvenuto negli anni Trenta, quando lei era in giovane età ed abitava in una casa rurale che dava su un'ampia zona pianeggiante ai piedi del versante ovest della collina dei Camaldoli.
C'era una mucca esanime distesa sul terreno ed intorno a questa "alcuni bambini", dei quali veniva rimarcata la bassissima statura, stavano armeggiando in maniera confusa, non ben definibile. Poco distante, a circa 8 - 10 metri da terra, stava immobile un oggetto levitante, di forma affusolata somigliante ad un piccolo dirigibile. I bambini ad un certo punto issavano l'animale morto a bordo dell'aeromobile (non vengono riferite le modalità dell'operazione di carico), salendovi poi a loro volta e quindi l'oggetto si levava in volo, scomparendo oltre la cresta della collina.
L'anziana spiegava il fatto come un'apparizione di entità spiritiche.
Ricordiamo altresì che a Napoli esiste la leggenda del cosiddetto "Monacello", spirito bonario di fattezze simili a quelle di un nano, storicamente erede dei Lari e Penati di epoca romana e culturalmente equivalente agli gnomi ed ai folletti della mitologia nordica: il "Piccolo Popolo".
La somiglianza con un fenomeno di mutilazione animale ad opera di presunte Entità Biologiche Extraterrestri classificabili con la tipologia dei "Grigi" è indubbiamente singolare.
Purtroppo non ci è stato fino ad ora possibile rintracciare la testimone diretta, seppur con l'aiuto di Z.
Non sappiamo nemmeno se ella sia tuttora in vita e non possiamo neanche escludere che magari le sue condizioni psichiche potessero essere alterate sia all'epoca in cui raccontò i fatti, sia in quella in cui ne fu estimone oculare.
Certo è che negli anni Trenta non esisteva una casistica ufologica ufficiale, né tantomeno una relativa ai Grigi ed alle Mutilazioni Animali Misteriose, per cui l'eventuale contenuto allucinatorio non poteva essere attinto da informazioni già acquisite che avessero in qualche modo condizionato la percezione della ragazza.
Inoltre il fatto che si parlasse di bambini sembra essere a riprova della buona fede da parte della stessa, la quale ha raccontato ciò che è riuscita a percepire, razionalizzandolo e senza effettuare elaborazioni che portassero a figure come mostri, demoni o altre creature legate all'universo del mito.
Oggi sappiamo però dalla casistica locale che la zona circostante Pianura e la collina dei Camaldoli vanta un'alta incidenza di avvistamenti UFO, nonché di eventi di natura inidentificata avvenuti al suolo, potenzialmente ricollegabili ad incontri ravvicinati del terzo e quarto tipo.
E, come vedremo, c'è anche di più.

Siamo nel 1987, il giorno di Lunedì in Albis. Il tempo è bello ed un gruppo d studenti dell'età variabile intorno ai 15 anni si diverte ad esplorare la fiancata ovest della collina del Camaldoli. Sono giovani a caccia di avventure, di sensazioni forti; hanno portato con loro torce elettriche ed attrezzature da esploratore dilettante. Perché cercano qualcosa di insolito e di misterioso... e da ultimo forse lo trovano.
Parzialmente nascosti dalla vegetazione selvatica. Ecco infine davanti a loro tre varchi, su piani diversi, ognuno abbastanza ampio da farvi passare un automezzo di media taglia; due di questi sono chiusi da grosse assi di legno inchiodate, uno non presenta ostacoli. Esitanti e un po' spaventati, i ragazzi si addentrano nella cavità oltrepassando il varco pervio, ed intuiscono immediatamente di trovarsi all'interno d una grande installazione abbandonata.
La caverna è costituita da un lungo corridoio assiale profondamente scavato nel tufo (non meno di 70 metri di lunghezza); le pareti sono levigate, lavorate dalla mano dell'uomo; sul pavimento sterrato vi è un binario a scartamento ridotto. In fondo un vecchio carrello da carico completamente arrugginito. Ai lati del condotto si accede a delle vaste camere, anche queste modellate ad arte fino ad avere fatto loro assumere una forma pseudocubica. In tutto sono 4 o 5 ma una di essa colpisce in particolare i giovani visitatori.
C'è una vecchia consolle in evidente disuso, un pannello di comandi elettrici ridotto ad un ammasso di ferraglia; accanto si nota un sistema di valvole disposte in parallelo, valvole ricoperte di ceramica, grandi ognuna quanto un grosso vaso da fiori.
Quella sala è servita a qualcuno nei decenni passati per governare un impianto elettrico ad alto voltaggio.
La galleria è a fondo cielo; il binario si interrompe, ma ai lati vi sono due cunicoli in discesa, rivestiti con scalinate metalliche. I ragazzi entrano in uno di questi, scendono lungo la scaletta ripida e si ritrovano in un altro corridoio, simile al precedente, ma avvolto nel buio, poiché la sua uscita è ostruita dalle porte in legno viste prima all'aperto.
L'avventura è bella ma la paura ha il sopravvento; i ragazzi abbandonano il posto e quella giornata per loro resta solo un ricordo. Uno di loro ci racconta i fatti nel mese di Ottobre del 2001. Ormai è un uomo adulto e chiede che il so nome non venga reso noto.
Riusciamo a farci descrivere il luogo esatto dell'ubicazione di quello che ha tutta l'aria di essere un bunker risalente alla Seconda Guerra Mondiale, ma quando andiamo a cercarlo, il paesaggio ci appare totalmente mutato.
Negli ultimi anni è stato costruito sul posto un complesso sistema di svincoli della Tangenziale di Napoli. Buona parte delle pareti tufacee è stata rafforzata con murate di cemento, ormai di naturale c'è rimasto ben poco e dei varchi descritti non vi è traccia.
L'accesso agli archivi militari della Seconda Guerra Mondiale non ci è possibile, ma molti cittadini napoletani ricordano che nel 1943 i Tedeschi progettavano di difendere Napoli dagli Alleati con cannoni a lunga gittata, su tipo - per intenderci - di quelli del celeberrimo film hollywoodiano "I Cannoni di Navarone".
IL bunker descritto avrebbe allora potuto essere la sede di questi ultimi.
Tutto quadra... o almeno quasi tutto.
I varchi descritti consentono un puntamento efficace verso ovest, tutt'al più verso nord-ovest.
In pratica i Tedeschi ritenevano possibile uno sbarco degli Alleati sulla Costa Flegrea, sbarco che invece avvenne poi molto più a sud, a Salerno.
Questo è un dato storico, poiché il Comando Alleato aveva in effetti progettato inizialmente uno sbarco a Gaeta, a Nord di Napoli, con la creazione di una testa di ponte ed una conseguente manovra verso sud, in modo così da stringere poi a tenaglia le truppe naziste.
Probabilmente quando gli Anglo-Americani puntarono su Napoli da sud, il Comando Germanico ordinò la rimozione die cannoni da una postazione che ormai non aveva più alcun valore tattico, ammesso che questi vi fossero mai stati installati.
C'è un aspetto di tipo tecnico che però non convince.
Le forze armate tedesche invasero l'Italia dopo il 25 Luglio 1943. Gli Alleati passarono oltre lo Stretto di Messina il 3 Settembre, il 9 avvenne lo sbarco a Salerno e il 1 Ottobre si ebbe la presa di Napoli.
La città era difesa dalla Divisione "Hermann Goering" e dalla XV Divisione di "Panzergranadieren", entrambe provenienti dalla disfatta in Sicilia e piuttosto malconce. Ad esse andavano aggiunti contingenti della X Armata ed alcuni battaglioni di SS.
Dal 27 Luglio al 9 Settembre, giorno in cui lo sbarco di Salerno vanificò il possibile ruolo del bunker dei Camaldoli, passarono soli 44 giorni. Giorni febbrili e intensi, fatti di manovre militari impegnative e complesse, bombardamenti alleati a tappeto, nonché di operazioni snervanti di contenimento e rastrellamento nei confronti della popolazione locale che sarebbero poi culminate nella famosa rivolta delle 4 Giornate di Napoli, alla fine delle quali i Tedeschi abbandonarono la città.
Poteva il contingente germanico in così poco tempo costruire ex novo un sistema di gallerie multilivellato, scavando la roccia tufacea di una intera collina, mentre era peraltro oberato di impegni sul campo?

La risposta intuitiva è no; oltretutto il testimone non ricorda di aver notato svastiche o la minima scritta in tedesco sul pannello elettrico o sul carrello, e questo è strano poiché gli occupanti nazisti erano soliti imprimere e riprodurre teutonicamente loro simboli e indicazioni pressoché ovunque.
Probabilmente, dunque, quel complesso sistema artificiale di caverne esisteva già a tutto il 25 Luglio 1943 ed i tedeschi non fecero altro che servirsene a posteriori, magari trovando già sul posto l'impianto elettrico ed i binari con relativi carrelli.
C'è ancora un dettaglio che ci ha colpiti.
Il carrello parcheggiato è stato descritto come uno di quelli adatto a contenere detriti di scavo (simile a quello delle miniere, cioè).
Un alloggiamento destinato a contenere dei cannoni avrebbe sì avuto dei binari, ma carrelli a fondo piatto, sui quali gli elementi di pezzi di artiglieria possono poggiarsi agevolmente.
Invece ci è stato parlato di altro, come se chi lasciò il bunker stesse ancora scavando.
Un progetto segretamente avviato dagli Italiani, insomma, che successivamente i Tedeschi tentarono di completare. Ciò è possibile e anzi probabile.
La nostra indagine è tuttora in pieno svolgimento. Non vogliamo certo azzardare conclusioni, o tanto meno ipotesi precostituite, ma non può non lasciarci perplessi il fatto che in una stessa ristretta area territoriale si siano verificati eventi diversi tra loro e tutti poco chiari, ma che potrebbero forse avere un minimo comune denominatore.
Vediamoli:

1 - Un sospetto caso di mutilazione animale negli anni '30, accompagnato dalla comparsa di un UFO sigariforme di piccole dimensioni.
2 - La scoperta di una strana rete di gallerie sulla fiancata della collina che sovrasta la piana in cui avvenne il fatto descritto al punto 1.
3 - La presenza stabile nella città di Napoli di ben tre personaggi legati alla questione dei cosiddetti "Files Fascisti", nelle persone di: un Filippo Bottazzi, medico, fisiologo; un Gaetano Arturo Crocco, ingegnere aeronautico, studioso di proplulsioni sperimentali; un professor Vallauri, coredattore insieme a Bottazzi della rivista "Scientia".

Non possiamo necessariamente spingerci oltre, ma non possiamo nemmeno escludere, a questo punto, che nelle vicinanze della città di Napoli si svolgessero segretamente, già negli anni precedenti alla seconda Guerra Mondiale, possibili sperimentazioni scientifiche ed aeronautiche da parte di un gruppo di tecnici e specialisti coperto dal più totale riserbo e la cui natura e le cui finalità restano totalmente ignote, proprio come nello scenario dei "Files Fascisti" legati ai "Velivoli Non Convenzionali" oggetto degli studi del cosiddetto "Gabinetto RS/33".
La tragedia bellica potrebbe aver cancellato completamente le tracce di questi eventi, magari trapiantandone poi in tutto o in parte le radici oltre oceano; in questo caso l'intero "Affare Roswell", con la sua tutt'altro che improbabile ricaduta a livello di retroingegneria sulla chiacchieratissima "Area 51", potrebbe anche essere stato una qualche "seconda edizione", magari riveduta e corretta, di una storia già avviata nell'"Italia Littoria".
È solo un'ipotesi, per ora.
Continueremo dunque ad indagare.

UNA NUOVA SEGNALAZIONE DEGLI ANNI TRENTA
di Roberto Malini
Renzo R. vive a Collegno, in provincia di Torino, la nona città del Piemonte per numero di abitanti. I collegnesi sono gente pratica e attiva, generosa e industriosa, sempre al lavoro per migliorare le proprie condizioni di vita e quelle della comunità.
Renzo ha oggi 77 anni e non aveva mai raccontato, se non ai familiari e agli amici più intimi, il fatto che visse nella primavera del lontano 1930 (o forse 1931, la memoria non è così precisa da non fargli dubitare dell'anno, al di là della realtà dell'esperienza), un evento che la sua razionalità non è mai riuscita a spiegare in maniera soddisfacente.
All'epoca l'uomo aveva solo 5 o 6 anni e abitava a Torino in Via Cumana, al quinto piano.
Quella sera, verso le 22.30-23.00, il cielo era sereno e senza luna, e Renzo R. era sul balcone. Ed ecco, guardando verso ovest, egli osserva all'improvviso una luce bianca, senza alone né altre luci intermittenti. L'oggetto luminoso, la cui direzione iniziale è ovest-est, si avvicina poi con moto uniforme al suo punto di osservazione, mentre l'intensità della luce emessa rimane sempre la stessa. Per almeno tre minuti il bambino osserva quella sfera bianca, che non genera alcuna scia né diffusione luminosa attorno a sé. È sempre più vicina. Il testimone è stupefatto.
Nel 1930-1931 non si parlava certo di UFO come oggi, e tutt'al più si dissertava solo di fenomeni celesti.
Lentamente, senza distogliere gli occhi dalla sfera luminosa, Renzo R, si ritrae appena all'interno della stanza. A questo punto il corpo volante compie una leggera curva nel cielo verso sud per poi puntare nuovamente verso ovest dopo questa breve conversione di rotta, fino a passare al di sopra del testimone che a quel punto, spaventato, scappa in casa.
Renzo R. ancora si emoziona a raccontare l'episodio, e si dispiace di non avere avuto, a quella giovanissima età, la saldezza di nervi necessaria per continuare ad osservarlo. Ma era forse i troppo per un bambino spaventato da qualcosa di comunque troppo grande anche per un adulto. E che comunque non può ricollegarsi ad alcun fenomeno fisico o celeste convenzionale. La sua segnalazione, dunque, si aggiunge a quelle che il CUN ha raccolto relativamente agli anni Trenta: il periodo "caldo" dell'affaire degli "UFO Files Fascisti".




GABINETTO RS/33: DAL COVER UP ALLA MINACCIA ALIENA
Di Alfredo Lissoni

Si aprono gli archivi storici ed emergono nuove sorprese circa le ricerche segrete dei fascisti sui dischi volanti: avvistamenti, riserbo e la paura di una guerra interplanetaria.

Il successo della trasmissione "Ai confini", andata in onda il 5 agosto scorso su "Italia 1", dedicata agli UFO e contenente una minuziosa ricostruzione della vicenda dei "files fascisti" della durata di mezzora, ha portato all'inevitabile ricaduta di interesse. Risultato, è stato possibile recuperare nuovi documenti, alcuni dei quali fotografici, che dovrebbero testimoniare della presenza di "velivoli non convenzionali" nei cieli dell'Italia del Ventennio.
La prudenza è però d'obbligo, specie quando si procede all'analisi di fotografie realizzate con macchine che, per la tecnica dell'epoca, lasciavano non poco a desiderare. Di entrambe le due immagini recuperate mancano riferimenti cronologici precisi; la prima foto che ho potuto analizzare, e che mostrerebbe una serie di UFO in formazione, è stata scattata a S.Remo, nell'imperiese; ma potrebbe anche trattarsi di un difetto della fotografia; la seconda immagine ritrae invece il molo bergamasco di Sarnico e, pur apparendo datata, è presumibilmente di data recente e mostra non già una serie di UFO ma alcuni fuochi d'artificio del genere che vengono sparati in agosto sul lago d'Iseo per la gioia del turisti.
Il collega Matthew Hurley ha poi trovato diverse fotografie ante guerra, alcune delle quali già note, che ha reso disponibili on line nel sito "Historical artwork"; fra le tante, ne spicca una scattata a Slide Ward, in Colorado, nell'aprile del 1929 da Edward Pline; costui avrebbe udito un forte boato ed avvistato e fotografato in cielo "una forma larga e rotonda" che si muoveva sopra la sua testa (i giornali dell'epoca non riportarono aIcunché). Ma la documentazione più interessante è emersa, come al solito, frugando negli archivi.

Tacitare i giornali
Debbo dire che a lungo mi sono interrogato sulla rapidità, ai limiti dell'incredibile, con cui il regime fascista fosse riuscito ad insabbiare l'atterraggio di un disco volante nel '33, a creare una speciale commissione investigativa, ad attivare tutti gli agenti dell'OVRA per "tacitare giornali e testimoni", ed infine a coinvolgere funzionari dell'osservatorio di Brera, affinché fornissero ad eventuali curiosi una spiegazione di comodo (la caduta di un meteorite). Un simile tempismo era decisamente sospetto. Ed alla fine, grazie alla collaborazione del giornalista Antonio Cosentino, che mi ha consentito l'accesso agli archivi storici della Prefettura di Varese, la soluzione è arrivata. Il Duce, che all'epoca dei fatti del '33 credeva "inizialmente" di avere a che fare con un prototipo segreto del nemico, aveva già vissuto un'esperienza similare, cinque anni prima! Solo che in quell'occasione l'aereo sperimentale era terrestre, ma soprattutto apparteneva alla nostra Aeronautica; fuga di notizie vi era stata, e non si era riusciti ad impedirla. Leggo infatti quanto segue in una velina datata 12 marzo 1928, decifrazione di un telegramma "in codice" inviato ai prefetti del Regno da Mussolini in persona:

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"N. 7646 stop. Il giorno nove scorso alcuni giornali hanno pubblicato la notizia della costruzione di un nuovo aeroplano per record di durata et distanza stop. Avevo ordinato che la costruzione di tale apparecchio fosse tenuta gelosamente segreta innanzitutto per non manifestare alle Aeronautiche straniere la nostra intenzione di intervenire in competizioni dalle quali [... parola censurata] eravamo sino a ora rimasti assenti, poi perché intendevo che prima di interessare l'opinione pubblica mondiale l'Aeronautica italiana dovesse essere cautelata nel suo buon nome almeno da riuscite prove di controllo stop. L'aeroplano non est pertanto uscito ancora dai cantieri che già la stampa si impossessa della notizia, corredandola di dati tecnici che, se non ne costituiscono la violazione di un segreto militare, rappresentano la divulgazione di notizie che possono pregiudicare un successo nazionale stop. Prego le Signorie Vostre di invitare perentoriamente signori direttori dei principali quotidiani a volere rinunziare alla pubblicazione di preparativi prima che non ne sia data comunicazione ufficiale stop. Su casi di dubbi in materia tanto tecnici esiste un organo, cioè l'ufficio stampa del Ministero dell'Aeronautica; può sempre fornire tutte le necessarie informazioni. Il Capo del Governo, Ministero dell'Aeronautica, Mussolini."
Il testo del telegramma, ribadisco, era stato cifrato (le parole erano state sostituite da una serie di numeri in codice), ma l'Archivio di Varese disponeva anche della velina decriptata. L'evento si riferiva chiaramente alla fuga di notizie circa un aereo militare segreto; le direttive erano espresse in maniera alquanto tenera e diplomatica: il Duce non aveva ancora conquistato l'appoggio incondizionato di una fetta consistente della popolazione (si pensi che il sostegno dei cattolici arrivò solo l'anno dopo, con i Patti Lateranensi); di ben altro tenore saranno le disposizioni, perentorie, impartite cinque anni dopo! A seguito di questa prima esperienza "mediatica" negativa è logico ritenere che le gerarchie del regime avessero addestrato gli agenti dell'OVRA per impedire che un'analoga fuga di notizie potesse ripetersi in futuro. I vertici dell'Italia militarista ebbero buon fiuto, visto che nel giugno del 1933 avrebbero avuto nientemeno che la ventura di imbattersi in un disco volante. La struttura di "copertura", messa in pista nel frattempo, funzionò egregiamente; ecco come e perché fu possibile, nel giro di poche ore, insabbiare l'episodio lombardo del 1933!

I paleoavvistamenti
Del resto, è assai probabile che fossero giunte notizie di avvistamenti "insoliti" alle alte sfere del Regime prima ancora di quell'atterraggio. Il collega Aurelio Nicolazzo ha rinvenuto alla Farnesina un documento del Ministero dell'Interno, con stampigliata la dicitura "Riservato" è una lettera del 10 novembre 1932, inviata al Ministero degli Affari Esteri e al Gabinetto dell'Aeronautica, in cui si riferisce che "per opportuna conoscenza, si informa che alle ore 13.30 del 4 corrente un velivolo proveniente dalla Francia eseguiva per circa cinque minuti evoluzioni ad alta quota su Col Sorel e Col Luna in quel di Cesana Torinese - Torino -, dirigendosi poi in territorio francese". Un banalissimo aereo francese? La classifica di segretezza del rapporto, e l'allarme suscitato, portano ad escludere una spiegazione convenzionale. La lettera concludeva lapidariamente: "Data l'altezza mantenuta dall'apparecchio, non è stato possibile identificarlo". Sappiamo poi che un "segmento con due V attaccate alle estremità della base" venne visto nel cielo di Arquata Scrivia (AT) alla fine di aprile del 1928 e che nel febbraio del 1923 un "grosso pesce color rame, con riflessi metallici, due oblò ovali ed una cupola trasparente al cui interno non si notava nulla, ed infine con un'elica color rame in coda", scese in picchiata dal cielo in un bosco di Pieve di Teco (IM). Il testimone, all'epoca un ragazzo diciassettenne, racconterà all'ufologo CUN Roberto Balbi che "dopo un po' l'elica si era messa a girare vorticosamente, tanto da sparire praticamente alla vista; contemporaneamente notai alcuni punti rossi brillanti, che non riuscii ad interpretare, se luci o fiamme. Con uno schiocco l'oggetto, che sembrava galleggiare nell'aria, parti a velocità vertiginosa verso il cielo".
Quattro mesi dopo un altro UFO veniva avvistato su Alli, a sei chilometri da Catanzaro. Velivoli militari o velivoli alieni? Poco importa, ma certamente quelle insolite presenze dovettero cominciare ad impensierire le autorità.

La Disney connection
E la verità, poco alla volta, sta emergendo. Il tema dei files nazifascisti, del resto, affascina molti ricercatori, in tutto il mondo. Negli Stati Uniti l'uscita di un libro, "The Hunt for zero point" di Nick Cook, è destinato a innescare polemiche; per dieci anni editore della prestigiosa rivista "Jane's Defense Weekly", la bibbia degli appassionati di aeronautica, Cook mette ora a rischio la propria credibilità sostenendo che il governo americano avrebbe lavorato per cinquant'anni, in gran segreto, ad un progetto di retroingegneria nazista. Sindrome del colonnello Corso? Non pare proprio. Un ricercatore a nome Igor Witkowski avrebbe rivelato a Cook di una vecchia miniera ove le S.S. avrebbero lavorato ad una macchina ovale rotante, mossa da elettricità, detta il "campanello", e che, qui sta l'assurdo, avrebbe funzionato come macchina del tempo! Ci sia consentito di dubitarne (sembra di leggere la trama del film "Philadelphia experiment II"); ho contattato il collega polacco Robert Lesniakiewicz, capitano riservista dell'Esercito di frontiera nonché presidente del gruppo ufologico Jord-Nol (che studia principalmente segreti militari violati), che mi ha confermato che gli esperimenti sulle V-7, i dischi volanti nazisti, venissero condotti in gallerie segrete della Polonia, principalmente nella zona dei monti Tatra e Gory Sowie (i primi, per l'alto numero di avvistamenti e di sparizioni, sono considerati l'Hessdalen della Polonia). Non ho trovato invece prove della veridicità di quanto afferma Cook, che sostiene che sarebbe esistita anche un'altra macchina antigravità nazista, un disco volante chiamato "Repulsine" (vi sono peraltro molte "voci" che affermano, da molti anni, di studi segreti nazisti sull'antigravità).
Tutto falso, dunque? Forse, e forse no. Viene da ritenere che debba esserci qualcosa di vero in queste storie, visto che persino a Walt Disney, noto editore di fumetti assai vicino ai servizi di Intelligence, qualcosa arrivò all'orecchio, prima della guerra. Pochi sanno che Disney avesse un "debole" per le tematiche del mistero, una vera e propria passione trasmessa poi ai suoi continuatori (si pensi al recente successo "Lilo e Stich", ove un Man In Black cita espressamente il caso Roswell, o al fatto che il 12 febbraio 1967 la Disney pubblicò una storia del famosissimo CarI Barks, "Zio Paperone ed il bilione in fumo", rieditata in "Paperino" del dicembre 2002, in cui si dileggiano gli antesignani dello Csicop o "Club degli scettici"; questi offrono un bilione di dollari a chi sarà in grado di presentare loro un disco volante con umanoidi; ed ecco che un UFO miniaturizzato atterra sul loro desco, lasciandoli peraltro sempre increduli).
"Zio Walt" doveva sapere benissimo, come molti suoi contemporanei legati all'Intelligence, delle ricerche segrete dei nazisti e sfruttò l'idea, da buon fumettista, per realizzare una storiella propagandistica, "Topolino e il mistero dell'uomo nuvola" (titolo originale, "Mickey Mouse on sky island") pubblicata a strisce giornaliere dal 1 dicembre 1936 al 3 aprile 1937.
La vicenda è assai curiosa: una strana isola è tenuta sospesa nel cielo da un continuo bombardamento atomico; là vi dimora in gran segreto, spostandosi in cielo su un'automobile volante nascosta in una nube, uno scienziato tedesco che ha scoperto il modo di utilizzare l'energia nucleare (e che sembra ricordare Walter Miethe, il nazista che nel '33 lavorava al Centro Missilistico di Kummersdorf con Werner Von Braun e che in seguito passò alla costruzione dei dischi volanti); l'aspetto insolito di quella che sembrerebbe una banale storia a fumetti è stato sottolineato non dagli ufologi ma da un critico "super partes", il direttore responsabile della testata "Topolino" per l'Italia, Mario Gentilini, che in una riedizione del fumetto commenta: "Gli studi sull'energia atomica erano allora solo agli inizi". Da dove aveva dunque attinto Walt Disney? Evidentemente da fonti dell'Intelligence americana, che da tempo spiavano il Führer.

Propaganda nascosta
Gli ufologi scettici negano l'esistenza delle V-7, affermando che la "leggenda" della loro costruzione sarebbe stata inventata nel 1952; arrivano persino a contestare velenosamente la nostra meticolosa ricostruzione, pur non avendo nemmeno mai visto i documenti in nostro possesso. Alla faccia del metodo scientifico! Ovviamente mentono sapendo di mentire. Che Hitler stesse cercando di costruire velivoli dalla forma inusitata era talmente noto, persino tra le linee alleate, che tra il 19 luglio ed il 23 ottobre 1943 la Disney pubblicò un altro fumetto, "Mickey Mouse on a secret mission", attraverso il quale, grazie all'uso dei comics, si dileggiavano le ricerche del Führer, ed in particolare, ci informa Franco Fossati su "Storia illustrata" del maggio 1978, "la costruzione di un aereo atomico a forma di V", palese riferimento all'ala volante! Forse potrà sembrare azzardato il collegamento tra fumetto e files fascisti, ma non è così. I comics, durante la guerra, venivano utilizzati come arma di propaganda, alla stessa stregua di altre tattiche militari. Lo conferma lo stesso Fossati: "Con l'avvicinarsi della Seconda Guerra Mondiale molte storie made in USA si trasformarono in strumenti più o meno efficaci della propaganda. Arruolarsi divenne quasi un gioco per i maggiori personaggi dei fumetti e tutti vollero rispondere all'appello della patria. Visto il riflesso sui giovani lettori, quasi nessuno dei grandi personaggi del fumetto americano è dunque sfuggito a questo destino, soprattutto Topolino, definito nel 1935 dalla Società delle Nazioni come simbolo internazionale di buona volontà; era popolarissimo, tant'è che Mickey Mouse fu la parola d'ordine delle truppe alleate il giorno dello sbarco in Normandia. Walt Disney e la sua équipe misero a disposizione del Governo americano la sottile ironia di Topolino, realizzando fumetti e disegni animati...".

La base sul Garda
Di recente, sui files nazifascisti sono usciti altri libri, e persino un romanzo fantascientifico "ucronico" (cioè, di fantastoria) di Mario Franzeti, "Occidente" (Nord) in cui si immagina la vittoria militare del fascismo e nel quale l'autore menziona esplicitamente il Gabinetto RS/33 (il romanzo è stato un tale successo da essersi esaurito in poco tempo; "Times" vi ha dedicato un lungo articolo ed è in uscita il sequel). A parte l'ottimo "Occidente", sul fronte della saggistica, la qualità rende perplessi; si va da "I segreti perduti della tecnologia nazista" di Gary Hyland (Newton), che riprende le molte leggende messe in giro dai movimenti neonazisti sui dischi volanti del Führer, ad Henry Stevens, recentemente autore di "Hitler's Flying Saucers - A Guide to German Flying Discs of the Second World War", la cui pubblicazione in tascabile è prevista dalla californiana Adventures Unlimited Press per marzo del 2003 e che accredita le voci (inventate dall'ufologo italiano Alberto Fenoglio e dal francese Henry Durrant) sul Sonder Buro n. 13 e sul disco volante costruito da un certo Leduc nel 1949. Del primo va sottolineato, a margine di tante "voci" riportate nel libro e ricavate principalmente (sebbene furbescamente si sia omessa una bibliografia) da testi a sensazione come "Il mattino dei maghi" o "Secret societies" del nazista Jan Udo Holey, il fatto che si citi come presunta base segreta di test germanici la zona del Garda. Leggere ciò mi ha stupito, perché è stato proprio a Maderno sul Garda che ho rintracciato i disegni del disco volante che il progettista D.G. ideò negli anni Quaranta per conto di Mussolini (e che sviluppò, come mi hanno recentemente confermato la figlia e l'ufologo Livio Milani, per la Breda di allora. Nel corso del programma "Ai confini" ho mostrato i disegni su lucido che D.G. ricreò a memoria nel 1965). Ciò mi induce a pensare che, fra tanto materiale controverso, Hyland abbia attinto anche a documentazione più attendibile (e del resto, si è rifatto anche al giornalista scientifico Renato Vesco, la cui opera è stata però pubblicata negli Stati Uniti con insert di foto false e documentazione scandalistica).

La guerra degli alieni
Una volta accantonata l'ipotesi che il "velivolo non convenzionale" atterrato in Lombardia nel 1933 fosse un'arma inglese o francese, una parte dei membri del Gabinetto RS/33 (Arturo Crocco in testa) rivolse gli occhi alle stelle, in cerca di una spiegazione. Sappiamo che Marconi credesse che i marziani avessero inviato, negli anni Venti, radiomessaggi ai terrestri, e che Crocco vagheggiasse di volare con un razzo sulla Luna (e fu profeta). Ma c'è dell'altro, molto di più.
Il giornalista scientifico Ugo Maraldi, nel libro "Dal cannonissimo al raggio mortale" del 1939, ipotizzava la costruzione di un gigantesco cannone, sulla scorta del cannonissimo tedesco Bertha che tirò su Parigi nel 1918, "nell'eventualità d una guerra interplanetaria"! La notizia è sconvolgente. I dottori del Gabinetto RS/33 erano dunque preda della psicosi innescata l'anno precedente dalla trasmissione di Orson Welles?
O l'aver scoperto che non siamo soli aveva messo in fibrillazione le alte sfere colonialiste e militari, che già temevano un'invasione dello spazio, la stessa che nel' 41 Mussolini augurò agli americani?
Sia come sia, Maraldi nel suo libro si esprime con grande serietà, dimostrando di credere realmente ad una simile ipotesi (che riporta alla mente analoghe preoccupazioni contemporanee paventate dal presidente americano Ronald Reagan al leader russo Gorbaciov, nel 1987); non solo, nello stesso volume, a conferma dell'esistenza di una tecnologia italiana in grado di sostenere una ipotetica "guerra tra galassie", Maraldi accreditava le "voci" sul raggio della morte (voci a lui contemporanee, vista la data dell'esperimento del blocco a distanza delle auto sulla strada di Ostia, ad Acilia), senza peraltro citare direttamente Marconi, evidentemente per non violare un segreto militare. Il fisico italiano era comunque diplomaticamente menzionato immediatamente dopo, apparentemente in modo slegato, a proposito dei radiopiloti. Nel volume, Maraldi nascondeva abilmente un altro segreto militare, il fatto che "la RCA stesse lavorando ad un nuovo dispositivo che studia la televisione per il volo cieco".
L'elemento intrigante è che Marconi, che di Maraldi sembra essere la fonte principale, ebbe contatti stretti con David Sarnoff, il radarista del Titanic in seguito membro dell'Intelligence USA coinvolto nelle inchieste sugli UFO. Maraldi affermava che le ricerche americane si basavano sugli ultrasuoni e, a pagina 315 del suo libro, confessava: "Dopo aver assistito personalmente a qualche interessante esperienza in materia, ritengo che dal mondo degli ultrasuoni, probabilmente, scaturirà il vero raggio mortale" (il che è coerente con le attuali conoscenze scientifiche; solo che Marconi e Maraldi ne parlarono con mezzo secolo d'anticipo. E questo accredita una volta di più la tesi della retroingegneria aliena durante il fascismo). Per quale motivo il Gabinetto fascista temesse un attacco dallo spazio è comprensibile solo calandosi nell'atmosfera militaresca degli anni Trenta, che temeva invasori da ogni dove, persino dallo spazio. Ma proseguiamo.

Il fantomatico Bottazzi
Non solo Crocco e Marconi ci hanno riservato delle sorprese. Grazie all'attivissimo Mauro Panzera di Lecce abbiamo potuto rinvenire molta documentazione su un altro membro di spicco del Gabinetto RS/33, il neurofisiologo Filippo Bottazzi, l'uomo che, ritengo, per le sue competenze dovesse studiare la morfologia aliena! L'azzardo è solo a prima vista.
Panzera ha scoperto che Bottazzi si dedicava già all'epoca degli studi universitari a ricerche sul cervello e sulle fibre nervose corticali; inoltre, testimonia il fisiologo Amedeo Herlitzka, "alla Stazione Zoologica di Napoli esegui una serie di ricerche fondamentali di fisiologia comparata, e di fisiologia del cuore dei vasi sanguigni". E non solo. Nell'Italia militarista d'anteguerra Bottazzi era stato scelto al Gabinetto Ricerche Speciali in quanto grandissimo esperto degli effetti di veleni "contratturanti" quali la veratrina e l'acetiledina, e "deprimenti" come l'atropina. Ancora una volta, nella biografia dei membri del team segreto, ritorna il coinvolgimento bellico.
Grazie ai volumi che Panzera ha rinvenuto a Diso, terra d'origine di Bottazzi, sappiamo che questi era intimo amico del direttore del Gabinetto RS/33: possedeva una foto autografa di Marconi, che gli esprimeva "ammirazione per l'attività scientifica"; non stupisce che il genio della fisica lo volesse a sé nel Gabinetto RS/33. Bottazzi era poi un patito di esoterismo; il parapsicologo Charles Richet lo apprezzò molto sia per questo che per i suoi trattati di chimica fisiologica (pietre miliari della ricerca italiana) e lo coinvolse nella stesura di un "Dictionnaire de physiologie".
Spiritista convinto, e poi disincantato, Bottazzi viene così ricordato, nella biografia a lui dedicata ed edita nel 1992, dagli scrittori Giuseppe Antonio Giannuzzo e Francesco Corvaglia:
"Verso la metà del secolo scorso nacque l'interesse per il cosiddetto magnetismo animale e per quei soggetti magnetizzati, che sembravano avere lucidità magnetica, cioè capacità extranormali di percezione e di conoscenza; in quel periodo lo spiritismo richiamò l'attenzione di molti studiosi e sorsero le prime associazioni come la famosa Society for physical Research di Londra. Ai fenomeni extranormali come la telecinesi, l'emanazione di ectoplasmi, le levitazioni del corpo umano, la telepatia, la chiaroveggenza, manifestati da soggetti chiamati medium o sensitivi, si interessarono curiosamente i fisici e i fisiologi. Bottazzi si trovò in buona compagnia, dal fisico William Crookes, inventore del tubo a raggi catodici, al fisiologo Charles Richet".
Aveva seguito accalorandosi il caso della discussa medium napoletana Eusapia Palladino; ritenutosi ingannato, dopo un paio di anni (ma non senza prima avervi dedicato un libro) abbandonò il campo. F. Ghiretti, professore del Dipartimento di Biologia dell'Università di Padova (alle cui opere si sono rifatti Giannuzzo e Corvaglia), di lui scrisse nel 1984, per un "Rendiconto" dell'Accademia di scienze mediche e chirurgiche di Napoli: "Nel 1892 partecipò a 17 sedute a Milano alla presenza di Lombroso, Richet, Schiapparelli (lo scopritore dei canali di Marte!; N.d.A.), poi a Cambridge per la Società per le Ricerche Psichiche. Dopo averla fatta studiare da esperti di illusionismo, a Napoli nel 1907, le osservazioni di Bottazzi consacrarono definitivamente l'autenticità delle facoltà metapsichiche e paranormali di Eusapia Palladino; di tale esperienza il fisiologo dette comunicazione con un volume di 249 pagine edito da Pertella a Napoli nel 1909, dal titolo 'Fenomeni medianici'. Il libro destò grande interesse tanto che ben presto l'edizione fu esaurita, ma egli non volle mai ripubblicarlo, convinto, forse, dal precetto di Leonardo, che non convenisse occuparsi di cose improvabili. Dopo tale esperienza l'interesse di Bottazzi per questi fenomeni svanì". Ma non del tutto. Nel '33 venne chiamato allo studio dei files fascisti. Perché proprio lui? Perché uno spiritista? E cosa ci faceva un astronomo come Schiaparelli alle sedute della Palladino? Ritengo non sia casuale il fatto che sin dal 1894 (con Hélène Smith in Francia) molti medium credessero di dialogare con i marziani. E Schiaparelli nel 1893 e Bottazzi nel 1933 ai marziani finirono col credere; il primo con un anno d'anticipo sulla nuova moda spiritica, il secondo, "metapsichista pentito", esattamente vent'anni dopo. Sarà forse sua la responsabilità del fatto che, nei giorni dell'atterraggio del disco di Vergiate, i giornali italiani lanciassero un'operazione di "preparazione culturale" sugli alieni pubblicando articoli a favore dell'esistenza dei marziani, citando come fonte "autorevole" un medium contattista?

Fonti:
"The German secret weapon", in "UFO" 8-95.
G. A. Giannuzzo - F. Cornovaglia - "Filippo Bottazzi, vita, opere, giudizi" - Laborgraf, Tricase.
Kurt Kleiner - "The hunt of zero point".
M. Hurley - "Historical arrwork".
G. Hyland - "I segreti perduti della tecnologia nazista", Newton, Roma 2002.
U. Maraldi - "Dal cannonissimo al raggio mortale", Bompiani, Milano 1939.
R. Pinotti e A. Lissoni - "Gli X-files del nazifascismo", Idea Libri, Rimini 2001.
"Rendiconto dell'Accademia di scienze mediche e chirurgiche di Napoli", Napoli 1984.
G. Schiaparelli - "La vita sul pianeta Marte", Mimesis, Milano 1998.
"Scritti biologici dedicati al prof. Filippo Bottazzi", Napoli 1928.
H. Stevens - "Hitler's Flying Saucers", Adventures Unlimited Press 3-03.
"Topolino e c. in guerra", di F. Fossati in "Storia illustrata" 5-78.
"Topolino e il mistero dell'uomo nuvola", ne "Il Topolino d'oro", Mondadori, Milano 1972.
"Zio Paperone e il bilione in fumo", in "Paperino" 12-02.


Il SAUCER PROGRAMME
Ronald D. Humble, nel suo articolo "The German secret weapon - UFO connection", apparso sulla rivista californiana UFO nell'agosto del 1995, ripercorre la vicenda dei foo fighters [ricordando come tale nome fosse stato derivato da una strip fumettistica assai popolare, "Smokey Stover", che usava titolare "Where there's foo, there's fire"]. Humble, attingendo chiaramente alla letteratura dell'italiano Renato Vesco ed al libro "Intercettateli senza sparare" [come già detto, caricato, nella versione americana, di testi e foto fasulle non dell'autore italiano], separa seriamente la leggenda dalla realtà e ricorda come, secondo Vesco, i nazisti disponessero di un aereo supersonico, il Kugelblitz o "Ball lightning", il cui prototipo era stato testato nel febbraio del 1945 in una base sotterranea a Kahla in Turingia, "prima di essere distrutto, sul finire della guerra, coi rimanenti Feuerballs. Questi progetti erano coordinati sotto massima segretezza dal Comando Tecnico Generale della S.S., che si occupava anche delle V-1 e delle V-2 ed il cui direttore, il generale Hans Kammler scomparve misteriosamente dopo la guerra; gli esperimenti erano condotti in una zona sperduta nei monti Harz, ove alcune fattorie sotterranee disponevano di laboratori ed officine per la costruzione dei missili V-2 e di altre armi" [quest'ultima informazione è stata confermata anche da George Klein, uno dei nazisti che vuotò il sacco sulle V-7, dopo la guerra].
Humble concorda sul fatto che, a guerra finita, sia americani che russi ottennero interi dossier completi su gli sviluppi bellici nazisti [sinora si pensava che invece essi avessero messo le mani su pochi frammenti progettuali inconsistenti]; ciò avrebbe allarmato gli americani, convinti, nel dopoguerra, che dietro i dischi volanti vi fosse retroingegneria nazista di matrice russa; Humble cita a tal proposito un "report" del capitano Edward Ruppelt del Blue Book, secondo cui l'Aeronautica americana concludeva [presumibilmente sollevata] che i dischi dimostrassero manovre troppo avanzate per essere di matrice sovietica.
Anche un altro ricercatore, il fisico scettico Harley D. Rutledge [in "Project Identification" del 1981] ha ipotizzato una matrice terrestre di origine tedesca. Del resto, secondo i files fascisti, la Gestapo iniziò ad interessarsi delle ricerche del Gabinetto RS/33 nel 1938; un anno dopo veniva testato il primo jet militare tedesco, l'Heinkel 178. Sempre nel 1939 l'ingegner Heinrich Focke veniva coinvolto nella progettazione e nella costruzione degli aerei FW6, Fa223, Fa226, Fa283 e Fa284; il progettista tedesco anticipò la propulsione dei moderni elicotteri e poté così disegnare un velivolo a decollo verticale e brevettare un velivolo discoidale con due rotori; ancora nel 1939, ma non esistono fonti sicure, le S.S. avrebbero prodotto un disco volante battezzato RFC-5 o "Haunebu 1"; di quest'ultimo non ho trovato documentazione che non provenisse da circoli nostalgici esoterici.
Sappiamo invece di due team, composti da Miethe, dal pilota e progettista Rudolph Schriever, da Klaus Habermohl e dall'ingegnere italiano Giuseppe Belluzzo del Politecnico, impegnati nella costruzione delle V-7. Il primo a darne notizia fu il maggiore tedesco Rudolph Lusar, al quale attinse Peter Kolosimo per il suo libro "Ombre sulle stelle". Recentemente un altro studioso, Bill Rose, ha "riscoperto" l'esistenza dei due team, confermando che Miethe fosse il direttore del "Saucer Programme" in due basi localizzate fuori Praga. Un quinto scienziato, Viktor Schauberger, sarebbe stato coinvolto nella produzione di questi dischi.
Fonti che non sono in grado di confermare affermano che il progetto di un velivolo a levitazione, senza combustione e propellente e ideato da Schauberger avrebbe attirato l'attenzione di Hitler. Ha narrato posteriormente il figlio dello scienziato: "Nel giugno del 1934 Viktor fu invitato alla Cancelleria, alla presenza di Herman Goering, per discutere della nuova scienza". Diversi studiosi ritengono che grazie alla scoperta di una misteriosa "forza di levitazione diamagnetica". Schauberger avrebbe di fatto progettato il primo disco volante [una turbina]; se così fosse, sarebbe dimostrato l'ossessivo interesse del führer per i lavori del Gabinetto fascista. Le fonti straniere, che sfortunatamente attingono spesso anche alla letteratura nostalgica nazista come Neues Europa e Neue Zeitalter ritengono che il prototipo di Schauberger sia stato alla base dei successivi sviluppi del disco di Belluzzo-Schriever-Miethe.
La nostra ricostruzione dei files fascisti ci dice che le cose non andarono in realtà così, e che l'impulso fondamentale venne dall'Italia [pur esistendo idee preesistenti di velivoli discoidali, come la ruota di Nordung].
La bibbia della storia dello sviluppo della bomba atomica, il volume "Brighter than a thousand suns", conferma l'esistenza delle V-7: "Il primo disco volante, come in seguito essi vennero chiamati, di forma circolare e con un diametro di 45 iarde, fu costruito dagli specialisti Schriever, Habermohl e Miethe e testato il 14 febbraio 1945 su Praga; raggiunse in tre minuti un'altezza di 8 miglia; aveva una velocità di 1250 mph, poi raddoppiata nei test seguenti".
In realtà le prestazioni, decisamente iperboliche, attribuite dopo la guerra dai nazisti sopravvissuti alle V-7 lasciano interdette. Un paio di anni or sono ne discussi in una mailing list di piloti, "P.A.N.", ed i tecnici furono concordi nel ritenere esagerate queste accelerazioni.

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ULTIMO ATTO: ATTACCO AI FILES NAZI-FASCISTI
Di Alfredo Lissoni

Nelle ultime settimane sono arrivate, da parte di certi ambienti scettico-riduzionisti italioti, dapprima oesanti critiche al Cross Project, poi al Progetto Sassalbo, quindi alle ricerche sui fenomeni di di Hessdalen. Non intendiamo fare gli avvocati difensori di nessuno, perché sta in primis agli interessati - che non hanno certo bisogno di noi - rispondere adeguatamente a critiche sterili, faziose e inadeguate. Peraltro è impossibile non intravedere in tutto questo un qualche disegno evidentemente comune e finalizzato. Da tanta fduria iconoclasta non poteva certo rimanere indenne il sottoscritto, ripetutamente preso di mira da Giuseppe Stilo, principalmente in merito ai files fascisti.
Nell'ultimo numero della rivista autoprodotta a circuito interno dal CISU "UFO" (n. 25) lo "storico dell'ufologia" (tale si qualifica) pubblica un articolo che apparentemente nulla ha a che vedere con le mie ricerche, e che è - testuali parole - "sulla strana vita e l'assurda morte" del noto rivelazionista filonazista Bill Cooper.
Ci si chiederà, giustamente, cosa c'entri tutto ciò con il sottoscritto, che è noto per l'ostilità ai "revealers", manifestata sin dalla pubblicazione telematica nel 1993 del mio libro "Gli UFO e la CIA", recentemente rieditato dalla MIR. Ben poco, in effetti, ma l'ufologo CISU, pur ammettendo a pag. 39 del suo articolo di non essere nella "sede più opportuna per ampliare la questione", ne approfitta per dedicare due colonne e mezzo al "mito dei dischi volanti nazisti" ed al "fantomatico colonnello del genio dell'esercito tedesco Heinrich Richard Miethe, di cui si parla fin dal giugno del 1952 con riferimento alla V-7". Nel suo primo libro autoprodotto, "Scrutate i cieli!" (Upiar, 2000) Stilo affermava, di fatto, che le V-7 fossero un mito e che Miethe fosse stato inventato nel 1952 dal quotidiano d'oltralpe "France Soir". L'uscita, l'anno seguente, del libro "Gli X-files del nazifascismo", scritto a quattro mani dal sottoscritto con Roberto Pinotti, azzerava tale tesi: a pagina 202 pubblicavo una delle rarissime foto di Miethe, immortalato a Kummersdof nel 1933, e facevo notare che gli ufologi avevano sempre cercato nella direzione sbagliata, in quanto il vero nome dello scienziato nazista era Walter e non Heinrich Richard. La foto del nazista era tratta dal libro "UFO revelation" dello scrittore inglese Tim Matthews, che l'aveva ottenuta dallo studioso aeronautico Bill Rose.
La questione sembrava risolta ma ecco che Stilo, preannunziando nientemeno che una "rassegna critica del libro di Alfredo Lissoni e Roberto Pinotti", attacca sulla rivista del CISU Tim Matthews (vero nome Tim Hepple), non trovando di meglio che rievocarne il passato di militante nazista: membro del National Front, del British National Party, del Combat 18, sino al pentimento e alla trasformazione in anarchico antinazista.
Tutto ciò che dimostra? Nulla. I pistolotti morali non interessano la ricerca storiografica.
Pure, tanto basta a Stilo per invalidare l'intero libro di Matthews, con queste parole: "Non è che su Matthews non si possa dire niente, anzi! Dal 1995 Matthews inizia ad interessarsi degli UFO. E scrive, senza alcun manifesto accento ideologico, che la Germania nazista già possedeva i dischi volanti, che Miethe esisteva davvero e che nel 1933 collaborava con Wernher von Braun...".
In realtà sfugge a Stilo che non era sul nazista pentito - le cui convinzioni politiche non interessano, al di là dell'attacco ad hominem portatogli - che avrebbe dovuto concentrarsi, ma su Bill Rose, che è lo scopritore della foto di Miethe. A parte ciò, piaccia o meno, è indiscutibile che una fetta considerevole dei personaggi che hanno saputo dei dischi volanti nazisti siano stati simpatizzanti di destra: è giocoforza, in quanto erano i protagonisti di ricerche top secret durante dittature di destra. A maggior ragione, il poco materiale scampato alla furia iconoclasta dei servizi segreti Alleati non poteva che essere tramandato fra i moderni "simpatizzanti", da chi "c'era e sapeva".
Qualcuno veramente crede che sia casuale che a disporre del diario segreto del "Professor Y", sui dischi volanti del Duce, fosse il nipote di uno dei membri del Gabinetto RS/33? É forse casuale che a parlare, per primi, dei dischi volanti nazisti, fossero, indipendentemente, una decina di progettisti italo-tedeschi, nonché il maggiore della Wehrmacht Rudolph Lusar o lo storico filonazista inglese David Irving, relatore revisionista ai congressi naziskin nella Germania degli anni Novanta e già al corrente delle V-7 (che chiamava Phi-7) nel 1968, anno in cui pubblicò il libro "Le armi segrete del Terzo Reich"? Ovviamente no...
Ma Stilo non si ferma qui. Nel suo secondo ed ultimo libro autoprodotto, "Ultimatum alla Terra" (Upiar 2002), non mi risparmia due lunghi pistolotti: in uno critica la mia controinchiesta sull'IR-3 del Bernina, o "caso Monguzzi"; nell'altro se la prende con il mio studio dei carteggi fascisti da me scoperti presso l'Archivio di Stato di Milano, che trattano di velivoli non convenzionali sull'Italia degli anni Trenta. In entrambi i casi l'autore sembra dimenticare che, a differenza di altri, chi scrive ha condotto personalmente le ricerche, e dunque dispone di fonti di prima mano (sui files fascisti Stilo ha solo quanto pubblicato dalla IdeaLibri).
Particolarmente divertente l'attacco che Stilo cerca di muovermi: "Alla fine di maggio 2000 Massimiliano Grandi, che oltre ad essere socio CISU è archivista di professione, ha individuato con facilità alcuni dossier che Lissoni aveva presentato su UFO Notiziario 12... Purtroppo Lissoni, violando uno dei più ovvi assiomi della ricerca storiografica, non forniva gli estremi relativi alla localizzazione delle fonti, rendendo più difficile il controllo da parte degli altri studiosi. Le carte sono state però trovate presso l'Archivio di Stato di Milano".
Queste pesanti affermazioni sono in realtà assai ridicole: a pagina 134 del mio libro indico chiaramente che si tratta di materiale prefettizio (dunque, del locale Archivio di Stato); è il caso di ricordare che sono stato archivista bibliotecario (e Stilo no) e che dunque non è il caso di accusare, sulla rivista "UFO", tutti gli "appassionati di ufologia di scarsa dimestichezza con certe ricerche e discipline, basate sui criteri dell'archivistica e della biblioteconomia"; per inciso, una mia opera è censita dalla Sezione telematica di Archivistica di Alice.it; meglio evitare i giudizi affrettati, dunque, come il fatto che non avrei indicato gli "estremi per la localizzazione" (in mancanza dei quali l'esperto CISU, con grande bravura, sarebbe riuscito ugualmente).
É sufficiente chiedere al bibliotecario dell'Archivio di Stato di Milano il materiale su "velivoli sconosciuti" (tale la dicitura apposta nei due faldoni), per ottenere il tutto subito, senza le complicate ricerche che qualcuno fa intendere di avere svolto. Pure, mi si rinfaccia ancora che nei documenti dell'archivio milanese un telegramma riportasse la dicitura "aeromobile"; tale dizione indicherebbe, per Stilo, il dirigibile, e non un antesignano dei moderni UFO. Errore. É sufficiente leggere la voce "aeromobile" nella "Grande enciclopedia aeronautica" del 1936 per appurarne l'accezione: "Piccolo apparecchio ad ali rotative di cui venne esposto un modello all'Esposizione Aeronautica a Parigi nel 1910. Un apparecchio di dimensioni maggiori (8 metri di lunghezza e 9 d'apertura) era stato costruito nelle officine di Saint-Denis. Munito di un potente motore, la sostentazione e la propulsione avrebbero dovuto essere ottenute da ali rotative con battute a movimento continuo, lento o rapido a volontà. Alle prove non diedero risultati soddisfacenti". Con "aeromobile" la Milizia fascista indicava dunque non i dirigibili, ma tutti quei velivoli, ritenuti presumibilmente prototipi spia, dalle prestazioni o dalla forma inconsueta.
Sorvolerò su queste ed altro (il libro di Stilo contiene diversi errori di non poco conto: Lino Scaglioni, il ferrarese che partecipò alla distruzione di una fabbrica di V-7, diventa Saglioni, e Ivanoe Fossati, il giornalista che raccolse i segreti sul raggio della morte di Marconi, diventa Fossani; Walter von Miethe diventa Richard Miethe. Apposta Stilo non lo trova!). Quanto alla tesi delle V-7 come scoop costruito a tavolino da "France Soir" nel 1950, è lo stesso Stilo a contraddirsi da solo, a pag. 50 del suo libro, allorché ammette di avere "potuto accertare già attorno al 5 novembre 1948 che il giornale 'Diario da Noite' aveva riferito le dichiarazioni di un ingegnere tedesco inventore, nel 39-40, di un disco volante della X armata della Wehrmacht".
Dirò di più: sempre ne "Gli X-files del nazifascismo", a pag. 206, avevo riprodotto l'immagine di un opuscolo d'epoca che citava le V-7, infine storicamente documentate. Circa Miethe, faciliterò il lavoro al mio simpatico recensore, ricordando che già nel 1980 lo scrittore William Harbison ne aveva parlato nel libro "Genesis", collegandolo alla costruzione di un disco volante americano per la A.V. Roe. Quest'informazione è stata confermata anche dal regista Mario Gariazzo del NICAP e, da pochissimo, anche dall'astrofisico francese Jean Pierre Petit, noto ufologo e studioso di magnetoidrodinamica. In occasione di un congresso sulla propulsione avanzata, tenutosi in Inghilterra agli inizi del 2001, l'uomo è stato avvicinato da due scienziati americani che avevano lavorato per il Governo USA ai black projects. Uno di essi diceva di chiamarsi Joe Black e di "lavorare ai progetti speciali della NASA e di conoscere gli studi di Petit sin dal 1976, quando gli erano state date da analizzare le sue note tecniche sugli apparecchi ad induzione, presentate all'Accademia delle Scienze di Parigi". Il secondo uomo disse di chiamarsi Penninger. Entrambi disponevano di conoscenze tecniche e scientifiche avanzatissime, al punto che, grazie alle loro rivelazioni, Petit ha potuto ricavare addirittura un libro di 267 pagine, "OVNIS et armes secrètes américaines" (Albin Michel, 2003), zeppo di dettagli tecnici, ignoti ai più, sui principali aerei segreti americani, dallo Stealth all'Aurora al Blackbird, e sul loro funzionamento. Penninger ha confermato a Petit l'esistenza delle V-7, riferendosi all'Avro Car.
Petit racconta: "Nel 1961 ero distaccato al laboratorio di Princeton, sotto la direzione di Bodganoff. All'epoca il laboratorio era composto unicamente da uomini e sembrava un monastero. Un giorno, sono arrivato all'ora di pranzo. Tutti erano andati via. Ho cominciano a girare a destra e a manca per il campo. É stato allora che ho visto un cartello con scritto 'Restricted area, authorized persons only'. Ho varcato la soglia; ho pensato che potevo eventualmente dire che conoscevo male l'inglese... Ho visto l'oggetto, in un hangar. 7 metri di diametro. Un compressore centrifugo al centro, con una grossa presa d'aria. Attorno, l'espulsione di gas per mezzo di un ugello anulare. Due cabine, di cui una fittizia. Ho ispezionato la macchina totalmente."
"Inutile descrivermela - rispondeva Penninger - io vi ho lavorato sopra. Era un'idea di von Miethe, uno dei nostri tedeschi collaborazionisti, idea ripresa e sviluppata da un inglese, John C. M. Frost per conto dei canadesi, dal 1952. Dopo un primo inizio caotico in Canada, l'oggetto era stato inviato in California. Infine, nel 1960, lo abbiamo recuperato, a Princeton. Io mi trovavo là, all'epoca..."
Abbiamo parlato all'inizio di un "disegno evidentemente comune e finalizzato" oggi più che mai rivolto contro chiunque faccia ufologia seria o contribuisca a far emergere elementi atti a supportarla. Ora sappiamo che si tratta di più di un'ipotesi di lavoro. I suoi ideatori, comunque, non si illudano. "No pasaran!"




FILES FASCISTI: TROVATO IL DISCO?
Di Alfredo Lissoni

Trovata infine, in un'Enciclopedia dell'epoca, la foto dell'ala volante fascista, realizzata o perfezionata assai presumibilmente grazie agli studi di retroingegneria dell'hangar di Vergiate. Si apre un nuovo capitolo dei files fascisti.

La ricerca documentale per la messa in onda della puntata di "Voyager" sui files fascisti, realizzata con la consulenza del sottoscritto, ha portato alla luce nuove testimonianze e materiale che non solo avvallano l'intera questione, ma che ci stanno lentamente permettendo di ricostruire l'intricato puzzle del "disco volante del Duce".
Poco prima di essere intervistato a Sesto Calende dalla troupe di Giacobbo, infatti, l'amico giornalista Antonio Cosentino de "La Prealpina" ha rintracciato due tecnici della Marchetti di Vergiate (ove nel Ventennio venne nascosto, in un hangar, il disco recuperato dall'OVRA o la documentazione inerente).
I due tecnici non hanno voluto né apparire né essere intervistati, ma hanno confidato al giornalista di essere stati messi al corrente, all'epoca in cui lavoravano negli stabilimenti del Fascio, di una nuova arma segreta che avrebbe rivoluzionato le sorti della guerra.
"Sapevamo che i tedeschi ne erano in possesso, e ci preparavamo anche noi ad una costruzione in serie", ha dichiarato a Cosentino uno dei due anziani signori.
Certamente, non si può escludere che l'arma segreta fosse la V-2 nazista ma forse si trattava delle V-7, la cui messa in opera era stata avviata dai nazisti dopo che la GESTAPO aveva ricevuto da una branca "traditrice" del Gabinetto RS/33, filotedesca ed antinazionalista, il materiale sui files fascisti (come si evince dalle lettere spediteci da "Mister X").
Sappiamo anche che il fallimento della realizzazione delle V-7 fu dovuto all'improvvisa sconfitta della Germania; ma sappiamo anche che i russi, conquistata la Cancelleria di Berlino, rubarono diversi progetti e, nel 1990, annunziarono alla stampa di avere costruito nella base segreta di Ulianovsk (l'anno prima al centro di una grossa ondata di avvistamenti di ordigni volanti) un UFO terrestre, battezzato Ekip. Lo stesso fecero gli americani, ufficialmente dopo la guerra, con l'Avro Car.
Ma l'ingegnere aeronautico Giorgio Stiavelli, amico di famiglia di Cesare Balbo (uno dei tre capi del Gabinetto RS/33), già capo Reparto Sperimentale di volo AERFER (ora ALENIA) a Napoli ed il più giovane ingegnere europeo a lavorare sui velivoli Sagittario, Ariete e Leone, ci ha raccontato di avere letto, su pubblicazioni interne americane, di dischi volanti terrestri, di matrice statunitense, già all'epoca della Seconda Guerra Mondiale.
Il segreto dell'hangar di Vergiate era già forse filtrato oltre Oceano, ove peraltro Balbo era di casa ed ove veniva trattato come un eroe?
L'improvvisa morte del quadrunviro - abbattuto "accidentalmente" dalla nostra contraerea - fu invece un atto programmato per punire un traditore dell'"amico germanico" che Balbo, come Ciano, detestava?
Il suo filoamericanismo è noto e documentato; era l'istruttore dei piloti statunitensi che, dall'America, giungevano proprio a Vergiate per imparare da lui le più avanzate tecniche di volo (non dimentichiamoci che negli anni Trenta era l'Italia ad essere all'avanguardia mondiale, nel campo aeronautico); e non fu dunque casuale che, a guerra finita, la CIA si impossessò degli stabilimenti di Vergiate; gli americani erano ben consci dei nostri progressi in campo aeronautico; e lo sapevano proprio grazie a Balbo, dal quale appresero forse anche dell'esistenza di un disco volante nell'hangar varesino.
Il dottor Stiavelli mi ha peraltro confermato che furono proprio gli americani, che temevano la nostra superiorità tecnica (tecnica, non bellica), a boicottare la costruzione di diversi velivoli italiani all'avanguardia, nel dopoguerra, imponendo le loro produzioni.

Con il raggio della morte
Sappiamo che i fascisti si dedicarono, a Vergiate, ad esperimenti di retroingegneria; lo stesso fecero gli americani dopo la guerra.
Vi è chi sospetta che il "Vertijet", uno strano velivolo a decollo verticale, sia uno sviluppo terrestre di ingegneria aliena. Se al computer si "ricopre" l'ossatura del velivolo, ne esce la sagoma del disco volante descritto da Bob Lazar e da altri revealers.
Gli americani si impossessarono forse, questa volta grazie alla miopia fascista, anche dei progetti marconiani del raggio della morte. L'ex regista della trasmissione "Stargate" (ora passato a "Voyager") mi ha mostrato della documentazione riguardante un brillante progettista bolognese che riuscì, nel Ventennio, a realizzare un'applicazione pratica del raggio "blocca-motori" di Marconi. Ma per tutto ringraziamento gli invidiosi gerarchi fascisti lo mandarono a morire al fronte.
Ma quei progetti, evidentemente, non andarono perduti, visto che, il 12 giugno 1966, la "Domenica del Corriere" riferiva un'inquietante notizia. Sei caccia francesi Mystère, in volo d'allenamento tra Bordeaux e Siviglia, erano improvvisamente precipitati il 27 maggio nelle campagne spagnole, vicino Huelva (zona peraltro di avvistamenti di UFO e umanoidi). La versione ufficiale fu che fosse improvvisamente terminato il carburante ma, come sottolineava il periodico, "lo stesso comando delle forse aeree francesi ha dichiarato che i Mystère dovevano possedere una riserva sufficiente per rientrare in Francia".
Gli apparecchi, faceva notare il rapporto dell'Aeronautica, non avevano richiesto alcuna assistenza radio alle vicine basi di Rota e Moròn. "Ed infine - commentava il periodico - che andavano a fare i sei apparecchi nel sud della Spagna, a pochi chilometri (coincidenza straordinaria) dal luogo divenuto celebre per la perdita di una bomba H americana e nel cuore di quel ridotto meridionale, compreso tra la Sierra Nevada e la Sierra Morena, nel quale pare che gli Stati Uniti abbiano eretto il loro più munito ed inattaccabile fortino europeo? Il giallo non si arresta qui; c'è già qualcuno che parla di arma segreta sperimentata dagli americani... Dei sei piloti, cinque sono stati raccolti da elicotteri americani. Le due commissioni d'inchiesta, una spagnola ed una francese, tireranno avanti i loro lavori qualche mese: se anche scopriranno la verità, è probabile che non la diranno, o non la diranno intera...".
Parole profetiche. La verità non la si seppe mai.
Ma se è vero che gli USA avevano messo a punto un raggio della morte, capace di mandare in tilt i sistemi elettrici dei sei aerei sino a farli precipitare, come mai quest'arma non è mai più stata utilizzata (almeno ufficialmente)?

I dischi volanti del Duce
Dalle perizie degli originali dei files fascisti, effettuate dal dottor Garavaglia (individuato grazie ad Antonio Manzoni del CUN Lecco) sappiamo che il materiale recapitatoci da "Mister X" è autentico.
Ma c'è dell'altro. Un fascicolo dell'aprile 1936, non a caso intitolato "L'Universo" e stampato a Firenze, ci rivela l'ossessione delle gerarchie italiche per le tematiche del mistero.
In esso si dà risalto al ritrovamento, in Messico, di "scheletri giganteschi appartenuti - si disse - agli abitanti di Atlantide". Mussolini era forse convinto che i misteriosi esseri che probabilmente guidavano il disco occultato a Vergiate (e la cui morfologia venne presumibilmente studiata dall'unico medico del Gabinetto RS, Filippo Bottazzi), fossero ariani atlantidei di cui si mormorava nei circoli filonazisti tedeschi, già negli anni Venti?
Non solo; un attento esame della monumentale "Grande Enciclopedia Aeronautica" stampata a Milano nello stesso anno ci svela quanto fossero già avanzate le ricerche fasciste di retroingegneria.
Partendo forse da un velivolo discoidale detto "aeroplano a superficie variabile "Makonine" si arrivava ad un idrovolante "di grandi dimensioni senza coda", ideato dal progettista Giovanni Pegna e ribattezzato "ala volante".

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Il prototipo di Pegna era l'anticipazione storica del primo Stealth e persino dell'ala volante Horten nazista!

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Tutto ciò non poteva essere casuale. Ancora una volta, grazie ai files fascisti, la nostra tecnologia aveva battuto sul tempo tutte le altre nazioni (per tacere del fatto che, secondo alcuni autori americani, l'UFO di Roswell avrebbe avuto la forma di un'ala volante).
La retroingegneria di Vergiate rischiava di garantire all'Italia fascista una supremazia aerea quasi totale, se le vicende belliche non avessero fatto precipitare gli eventi; non per nulla Arturo Crocco, membro del Gabinetto segreto, già sognava di raggiungere la Luna (e ne scrisse in un suo libro).
Senza il disastroso risultato della nostra partecipazione militare, forse l'Italia, avendo tempo di perfezionare le tecnologie che andava studiando, sulla Luna magari ci sarebbe arrivata per davvero. E lo scenario descritto da Mario Farneti nel romanzo ucronico "Occidente" si sarebbe forse svolto esattamente come da lui immaginato.

Foo-fighters d'Inghilterra
F. Di Rado, ha recentemente svelato la contraffazione dei foo-fighters inglesi (all'indagine ha partecipato anche il sottoscritto, assieme a Marco Guarisco del CUN Como; abbiamo estrapolato dal film "Memphis Belle" le immagini incriminate e le abbiamo confrontate con le foto dei foo inglesi. Erano le stesse, anche se i falsi erano stati realizzati ritoccando elettronicamente lo sfondo e ruotando le foto, virate in bianco e nero).
Anch'io sono stato poi oggetto di una missiva bufala, il 26 ottobre 1996. Mi è stata recapitata presso la redazione di una rivista del mistero, per la quale lavoravo, una busta anonima contenente un documento rozzamente realizzato, un "Memorandum to L.B" del 1952, scritto malamente a macchina e censurato, in inglese, che lasciava intendere che durante l'operazione Paperclip gli USA si erano occupati di UFO terrestri (con particolare riferimento ad un avvistamento a S.Pietro a Vìco di Lucca, il 25 luglio 1952, ove l'UFO poteva effettivamente ricordare una V-7); e tutto ciò dopo che gli States avrebbero saputo di un rapporto segreto dell'organizzazione nazista Odessa (quella che faceva espatriare di nascosti i nazisti) circa un'operazione "attualmente in corso" in tre Paesi del Sudamerica e in due Paesi Europei, uno dei quali era l'Italia. Ove sarebbero state fatte volare ben sette V-7, sopra la Toscana.
Ma .non tutti i casi di foo sono fasulli. Nel libro "Il cielo è un inferno" di Martin Caidin (Longanesi) l'autore, nel ricostruire diverse vicende belliche, prende spunto da un memorandum del 24 ottobre 1943 del maggiore E.R.T. Holmes, FLO 1a Divisione Bombardamento (riferimento FLO/IBW/REP/126 al Servizio segreto inglese MI 15 Ufficio di Guerra, Whitehall, Londra SW ed in copia al colonnello E.W. Thompson A-2 Pinetree).
E racconta: "Il fatto avvenne il 14 ottobre 1943 durante la missione di bombardamento della città di Schweinfurt (Germania) effettuato dalla 1a e dalla 31a Divisione Aerea Americana di base in Inghilterra con aerei Boeing B-17 Flying Fortress. Quando i bombardieri del 384° Gruppo si avviarono alla corsa finale, oltrepassato il punto iniziale, avrebbero potuto subire una violenta reazione da parte della caccia tedesca e quindi si richiedeva sia ai piloti che agli altri membri dell'equipaggio un'attenzione d'importanza vitale per poter segnalare in quel momento la posizione di qualsiasi aereo nemico. Ogni uomo che prese parte al bombardamento confermò in seguito che fino all'inizio dell'osservazione non zera presente nessun velivolo nemico sopra la formazione di aerei. Fu proprio allora che i piloti ed i mitraglieri della torretta superiore, come pure alcuni uomini in osservazione dalla prua in plexiglas dei bombardieri, segnalarono un grappolo di oggetti discoidali in avvicinamento sulla rotta del 384° Gruppo.
Esclamazioni di stupore e discussioni sull'origine degli strani mezzi si intrecciavano fra i membri dell'equipaggio ed i piloti, e si era d'accordo nell'affermare che gli oggetti dovevano essere spessi circa cm 2,5 ed avere un diametro apparente di circa cm 7,6. Il loro colore era argenteo. Scivolavano molto lentamente in grappoli uniformi. A questo punto l'aereo numero 026 si avvicinò al gruppo di UFO rapidamente; troppo rapidamente, in quanto il pilota non riuscì ad evitare la collisione con gli strani aeromobili ma questi, come riferì l'ufficiale al Servizio Informazioni, si fecero attraversare dall'ala destra senza lasciare né sui motori né sulla superficie alcun segno. In seguito, però, si senti un urto contro l'impennaggio di coda dell'aereo, ma non si udì né si vide esplosione. A sette metri circa dal gruppo di dischi argentati, però, rimanevano in aria un ammasso di presunti rottami neri, di varie dimensioni, riuniti a gruppi di un metro, un metro e venti. Altri due aeroplani attraversarono gli UFO senza subire danni. Il rapporto terminava affermando che nulla si sapeva sull'origine dei dischi e dei rottami (rottami?) e che non si poté avere nessun'altra informazione su questo sconcertante episodio tranne che dischi simili erano già stati avvistati dagli equipaggi di aerei anteriormente alla data del 14 ottobre 1943..."

(Si ringrazia per la ricerca iconografica Michele Castellano del CUN Varese).

Fonte: Edicolaweb


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MessaggioInviato: 16/08/2011, 13:14 
Ggrazie di tutto Sheenhy (anche del ...resto!)
Comunque, secondo il mio parere, un conto sono i progetti nazisti, un conto i veri UFO!
Tutt'altra cosa, tutt'altre prestazioni ... Uqalsiasi progetto terrestre devee fare i conti con l'aerodinamica e la forza di gravità ("G"); mentre per gli UFO ...



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MessaggioInviato: 16/08/2011, 20:38 
Vedremo come andrà a finire quest'altra storia ...[;)]






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MessaggioInviato: 17/08/2011, 11:40 
Queste sarebbero le novità (da Hynekniano):



http://www.starchildproject.com/dna2011march.htm#8



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MessaggioInviato: 19/08/2011, 12:25 
INTERPRETATI ALCUNI "CROPS-CIRCLE"?


Inserito da Alfred Lambremo ... il Gio, 2011/08/18 - 10:06
da Alfred Lambremont Webre, JD, MEd

Un gruppo di eminenti scienziati russi, tra cui il cosmonauta russo Dr. Marina Popovich, dottorato di ricerca, così come Victoria Popova, Dr. sc., Ph.D., e Lidia Andrianova dottorato . hanno annunciato una scoperta di comunicazioni extraterrestri in pittogrammi che l'intelligenza extraterrestre ha posto in cerchi nel grano e nei monumenti di pietra in tutto il mondo. Il gruppo ha creato un dizionario di oltre 250 pittogrammi extraterrestre dei cerchi nel grano interpretare e monumenti di pietra come "cerchi di pietre di Stonehenge e Avebury nel Regno Unito , Machu Picchu, Chavin de Huantar e le linee di Nazca in Perù, la piramide di Chichen-Itza e le piramidi della luna e del sole in Messico e il Moai dell'Isola di Pasqua e gli altri ".

. Dr. Marina Popovich, PhD, Victoria Popova, Dr. Sc., Ph.D., Ph.D. e Lidia Andrianova scrivere nella loro co-autore libro "Lettere di civiltà extraterrestri: l'ultimo avvertimento", "civiltà extraterrestre (ETC ) avvertono: l'indebolimento del campo magnetico terrestre ha raggiunto un valore critico, e minaccia la vita del genere umano. ETC 'istruzioni in cerchi nel grano indicare come uscire da cataclismi globali che inizierà molto presto ".

Pittogrammi ET prevedere cataclismi globali

Lo scienziato russo gruppo afferma che i pittogrammi extraterrestre comunicare che "la civiltà extraterrestre (ETC) prevedono tre catastrofi preliminare seguita da cataclismi globali di una grandezza di là di qualsiasi esperienza a memoria d'uomo. Ci sarà un breve periodo intercorso tra tutti questi eventi. "

Essi continuano, "ETC avvertono che la civiltà deve essere pre-informati sullo scenario di cataclismi globali [prima] all'inizio [della] dell'evento. Una civiltà che non è informato non ha alcuna possibilità di fare la transizione nel tempo e per prolungare la vita. Primo pre-cataclisma saranno correlati con l'interruzione del sistema globale di comunicazione - telefono , Internet. Pre-informati civiltà evitare shock e il caos di super-potente disastro e ha la possibilità di effettuare la transizione in tempo. "

Il gruppo di scienziati russi ", sottolinea che questo è un ciclo naturale del pianeta. Parte di questo processo è lo sviluppo della coscienza umana al punto in cui l'umanità avrà una 'finestra di opportunità' di passare ad un piano superiore di esistenza. Essi spiegano che questo punto della storia può essere vista come una sorta di laurea per l'umanità ad un livello più alto e più sottile di esperienza, un tipo di metamorfosi per l'umanità connessi con l'ascensione. Nessuno può essere salvato singolarmente, come la transizione può essere fatta solo attraverso l'unificazione sincrono della coscienza umana.

Il gruppo russo afferma lo scienziato, "Il tempo per l'uomo per sfuggire alla devastazione attraverso l'unificazione della coscienza sarà poco dopo il primo pre-cataclisma. Dopo la seconda pre-catastrofe, l'umanità non avrà la possibilità di prolungare la vita perché il numero di persone [ancora in vita] non sarà sufficiente per attivare il meccanismo della transizione. In futuro, l'umanità entrerà a far parte di una comunità galattica di evolute civiltà extra-terrestre, collegati attraverso la coscienza ".

Cosmonauta Dr. Marina Popovich

Dr. Marina Popovich "(Nato il 20 luglio 1931) è un ex colonnello sovietico Air Force, ingegnere, e il leggendario pilota collaudatore sovietico che possiede 107 aerei record mondiali su oltre 40 tipi di velivoli. Lei è uno dei piloti più famosi della storia russa, e uno dei piloti più importanti femminile di tutti i tempi. Marina Vasilieva sovietico divenne un pilota dell'Air Force e nel 1964, un pilota collaudatore militare. Ha scritto nove libri e di due sceneggiature. Tra i molti altri riconoscimenti, è stata premiata come Eroe dei socialisti lavoro, l'Ordine del Coraggio (presentata personalmente da Vladimir Putin nel giugno 2007) e una stella nella costellazione del cancro porta il suo nome. "

Popovich e gli UFO

Una fonte afferma , "Dr. Marina Popovich è stato esplicito sulla realtà degli UFO. Lei ha scritto un libro chiamato Glasnost UFO (pubblicato nel 2003 in Germania) e tenuto conferenze pubbliche e interviste. Lei ha citato più di 3000 avvistamenti di UFO da parte sovietico piloti militari e civili. Sebbene la qualificazione che le sue dichiarazioni non sono ufficiali, dice che l'Air Force Sovietica e del KGB sono frammenti di cinque UFO si è schiantato in loro possesso. I siti citati sono stati schianto di Tunguska (1908), Novosibirsk, Tallinn / Estonia, Ordzhonikidze / Caucaso, e Dalnegorsk (1986 ). Popovich ha detto detriti è stato analizzato e la conclusione era che non è stata prodotta sulla Terra con terrestre tecnologia Nel 1991, inoltre ha mostrato quello che lei afferma è l'ultima foto scattata dalla sonda russa Phobos 2, prima di essere perso il contatto con la Terra e scomparso. Questa foto mostra una figura inspiegabile cilindrica, che potrebbe essere un artefatto macchina fotografica. "

Scienziati russi Popova e Andrianova - effetto Barkhausen

Secondo la loro biografie , "Il Dott. Victoria Popova ha oltre 100 pubblicazioni scientifiche e 14 brevetti. Lei è il miglior inventore di NCC SA. Dr. Lidia Andrianova ha oltre 50 pubblicazioni scientifiche e di 4 brevetti. Le loro tesi sono basate sulla ricerca dell'effetto Barkhausen e la sua applicazione per controlli non distruttivi e la valutazione di materiali ferromagnetici. Più tardi abbiamo capito che solo l'effetto Barkhausen in grado di spiegare il meccanismo di cataclismi globali inizio .... Sulla base delle informazioni decodificate abbiamo scritto 12 libri. Due dei nostri libri che abbiamo pubblicato in co-paternità con il Dr. Marina Popovich. " Una fonte, "" L'effetto Barkhausen è una serie di improvvisi cambiamenti nelle dimensioni e l'orientamento dei domini ferromagnetici o microscopiche gruppi di magneti allineati atomica (spin), che si verifica durante un continuo processo di magnetizzazione o smagnetizzazione. L'effetto Barkhausen offerto una prova diretta per la esistenza di domini ferromagnetici, che in precedenza era stato ipotizzato teoricamente. Heinrich Barkhausen scoperto che un lento, progressivo aumento di un campo magnetico applicato ad un pezzo di materiale ferromagnetico, come il ferro, fa in modo che sia magnetizzato, non continuo ma a passi minuto. "

Guarda il video di presentazione da parte degli scienziati russi spiegando comunicazioni extraterrestri

Scienziati russi Popova e Andrianova hanno creato una serie di 15 brevi video in inglese che delinea i componenti critici della loro scoperta. I lettori possono accedere a video # 1 al seguente URL:

GUARDA IL VIDEO:

youtu.be/-c3cIXaSeqg

Le 15 serie di video è possibile accedere a:

http://www.youtube.com/user/ourtransition49 # p / f

Cataclismi predetto da pittogrammi ET

Secondo il gruppo di scienziati russi, i pittogrammi ET prevedere un modello che mostra la Terra in corso una serie di tre cataclismi specifici, seguita da uno stato generale di sconvolgimento catastrofico.

ARTICOLO CONTINUA A:

http://www.examiner.com/exopolitics-in- ... an-consc...

link : http://www.ufodigest.com/article/ets-wa ... usness-c...

link : http://www.ourtransition.info/index.php ... Itemid=8...



(Utente rosental70, Forum-CUN)

http://cunnetwork.freeforumzone.leonard ... dd=9889588


Ultima modifica di Ufologo 555 il 19/08/2011, 12:26, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 19/08/2011, 12:50 
RICONSIDERANDO "CYDONIA"

E se la "spiegazione" del "volto" di Cydonia fosse una ripresa di un ... altro luogo?







Ultima modifica di Ufologo 555 il 19/08/2011, 12:55, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 26/08/2011, 10:01 
ENORME PITTOGRAMMA RIVENUTO NEL DESERTO DEL GOBI



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Una gigantesca formazione di cui non si conosce l'origine è apparsa il 17 agosto 2011 nel deserto del Gobi vicino alla Highway Qinghay a sud-est di Xining in Cina al confine con il Tibet, non a caso lo stesso giorno in cui l'aeroporto Internazionale di Chongqing è stato chiuso per avvistamento di un UFO. Questa figura composta da linee e cerchi molto precisi e accurati impressi sulla sabbia ha una grandezza diametrale di circa 1-2 km e una profondità di circa 3-5 centimetri; dei testimoni che lo hanno visto ovvero il Maestro Chow e i suoi colleghi - secondo quanto riposta il sito awaker.net - riferiscono che è come se qualcosa di molto pesante si fosse posato sulla sabbia e abbia dato origine al disegno che il giorno prima del 17 non c'era essendoci passati alcuni di loro, e propendono per l'origine extraterrestre. Da notare la similitudine con le famose Linee di Nazca in Perù.




La gigantesca formazione di cui non si conosce l'origine è apparsa il 17 agosto 2011 nel deserto del Gobi vicino alla Highway Qinghay a sud-est di Xining in Cina al confine con il Tibet.



http://noiegliextraterrestri.blogspot.c ... l?spref=fb


Ultima modifica di Ufologo 555 il 26/08/2011, 10:02, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 26/08/2011, 13:12 
caro ufologo, il "crop" qua sopra è un' artefatto per la pubblicità di un'automobile della casa automobilistica BMW:



ed ovviamente il sensazionalismo della notizia deriva dai soliti 3 o 4 siti fuffologici...non serve che dica i nomi [xx(]


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MessaggioInviato: 26/08/2011, 15:04 
Cita:
Sheenky ha scritto:
ed ovviamente il sensazionalismo della notizia deriva dai soliti 3 o 4 siti fuffologici...non serve che dica i nomi [xx(]


Che ci siano spesso (anzi forse troppo spesso) degli atteggiamenti sensazionalistici e' assolutamente vero, ma bisogna anche dare atto che in questo caso ci sono delle cose che non tornano. In primo luogo spero non si creda che siano state veramente le macchine a fare il disegno, in quanto il fondo e' quello di un lago salato, duro come la pietra (e infatti in molte scene si vedono passare le macchine senza lasciare tracce). In secondo luogo non si capisce il senso del disegno e quale nesso vi sia tra BMW e lo stesso. Terzo, la cosa potrebbe semplicemente essere stata riutilizzata per girare lo spot. Cosa ci vuole del resto. Basta andare a fare quattro sgommate sul posto e il gioco e' fatto. Quando vedro' un filmato del backstage con tanto di bulldozer che realizzano il disegno allora credero' che siano stati quelli della BMW.
Per il momento, a mio avviso, non si puo' dire ancora nullo di certo.



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"Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te hanno perso la testa, forse non hai afferrato bene la situazione" - Jean Kerr

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"Guardati dalla maggioranza. Se tante persone seguono qualcosa, potrebbe essere una prova sufficiente che è una cosa sbagliata. La verità accade agli individui, non alle masse." – Osho

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