posto questo articolo riguardante la possibile crisi riguardante il primo fallimeto della missione della soyuz
" AstronauticaUna riflessione sull'era del dopo-shuttleAria di crisi nello spazio
Una riflessione sulle possibili cause e conseguenze del fallimento del primo lancio russo verso la Stazione spaziale dopo il ritiro degli Space Shuttle Il fallimento del lancio del cargo russo Progress, che ieri non è riuscito a entrare in orbita per raggiungere la Stazione spaziale internazionale (ISS), sta sollevando dubbi e preoccupazioni che vanno al di là del singolo incidente. Il volo di ieri sarebbe stato il primo verso la ISS da quando gli shuttle sono stati messi definitivamente a riposo, il primo di un arco di tempo – la cui durata non è affatto chiara – in cui l’accesso umano allo spazio è garantito esclusivamente dai servizi spaziali russi. Abbiamo chiesto un’analisi della situazione a Simonetta Di Pippo, senior officer dell’ESA, l’agenzia spaziale europea, di cui ha diretto fino a pochi mesi fa il settore del volo umano.
Quale può essere l’impatto di questo incidente, che oltre a interrompere i rifornimenti alla ISS potrebbe far sospendere anche i voli Soyuz finché non si conosceranno le cause che l’hanno determinato?
Dal punto di vista dell’equipaggio, al momento non vedo problemi. Ci sarà uno spostamento in avanti del manifesto dei voli, ma questo in situazioni operative capita, e per quanto riguarda i rifornimenti la Stazione ha una buona autonomia. Inoltre, se ci fosse bisogno di ridurre il numero di astronauti a bordo, ci sono due capsule Soyuz attraccate alla ISS in grado di riportarli a terra. Questo, per quanto riguarda la situazione attuale; come si evolverà, dipende da quanto durerà lo stop dei voli russi.
I Progress non sono comunque gli unici velivoli in grado di portare materiali alla ISS. C’è l’ATV, il velivolo automatico da trasporto europeo, e l’analogo giapponese, HTV.
In relazione al problema attuale, purtroppo ATV non può far molto, perché ha una campagna di integrazione e di lancio che non può essere compressa più di tanto, difficile pensare di anticiparne il lancio (il prossimo dovrebbe essere nella primavera del 2012). In generale, questo incidente sottolinea l’esigenza di disporre di più veicoli diversi in grado di offrire accesso all’orbita bassa, e che siano veicoli flessibili. Il sistema complessivo deve essere affidabile, e per esserlo deve essere ridondante, questa è una regola di base anche in campo spaziale: rimanere solamente con la Soyuz viola questa regola. Ciò di cui c’è bisogno è un approccio più flessibile, in modo da poter variare la sequenza dei lanci in caso di problemi.
Tra le prime reazioni, ci sono varie richieste di accelerare lo sviluppo dei servizi commerciali. La Dragon di Elon Musk dovrebbe effettuare il primo test di aggancio alla ISS alla fine di novembre: se fosse stata già pronta ora la situazione sarebbe meno preoccupante?
Se la Dragon fosse stata già operativa, probabilmente sarebbe stato possibile mandare su una nuova navicella nell’arco di poche settimane, cosa che con gli altri sistemi, a tutt’oggi non si può fare.
Veniamo a un altro aspetto della questione. Il fallimento di ieri va visto come un episodio isolato o fa parte di uno scenario di crisi più ampio del sistema spaziale russo?
Nella sua storia, il sistema russo ha avuto evidenti e continue difficoltà economiche, ma ha sempre retto. È un sistema solido. E che si verifichi un incidente ogni tanto è fisiologico, dato che le attività spaziali rimangono comunque molto complesse e con una percentuale di rischio elevata. Tuttavia, qui siamo al quarto fallimento in pochi mesi, e quindi direi che si può parlare se non altro del sintomo di un problema.
E quale potrebbe essere questo problema?
Dato che i fallimenti riguardano sistemi diversi, probabilmente non è solo tecnologico. Un’ipotesi è che sia una questione di fondi: c’è un limite finanziario sotto al quale non si può andare. Anche se il budget di Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, è leggermente aumentato, è cresciuto anche il numero di progetti che deve realizzare: un nuovo lanciatore, un nuovo cosmodromo, eccetera. La mancanza di fondi può aver ridotto la qualità. Inoltre, potrebbe esserci un limite al numero di missioni che Roscosmos è in grado di realizzare ogni anno, che sono aumentate anche queste. E poi, sempre restando nel campo delle ipotesi, bisogna capire fino a che punto è accettabile che le scelte politiche influiscano su quelle tecniche. La sostituzione di Anatoly Perminov al vertice di Roscosmos non è stata necessariamente positiva, rappresentava una gestione che ha funzionato bene per decenni.
Può trattarsi di una crisi passeggera o di crisi profonda?
Dato che il sistema russo è solido, l’impressione che si ricava dai dati a disposizione è che sia passeggera. Ma il problema è più complessivo, perché sulla ISS e l’accesso allo spazio c’è un problema più globale. Gli americani e tutti gli altri partner della ISS ora devono affidarsi alla Russia, un fatto che è sempre stato letto in termini di monopolio russo. Ma non è mai stato considerato che tutto il peso della ISS ora sta sulle spalle dei russi, su cui in ultima analisi sono ricadute le scelte degli altri. Anche se i russi tengono, non basta.
Si sente parlare di pressioni politiche per un disimpegno della Russia nel volo umano.
Non ho questa sensazione, forse anzi il contrario. Ho l’impressione che l’idea di andare verso una nuova stazione orbitante, di tipo commerciale, veda i russi molto interessati e con le capacità per farlo: la stazione commerciale presentata giorni fa da Orbiter Technologies sarà costruita da Energia, l’industria che costruisce le Soyuz, e il numero due della Orbiter viene da Roscosmos.
Che ragioni ci sono per guardare con ottimismo ai servizi spaziali commerciali?
Negli anni ’90, l’allora amministratore capo della NASA, Daniel Goldin, lanciò una strategia battezzata “Faster Cheaper Better”. Fallì, non perché fosse un’idea sbagliata ma perché richiedeva un approccio diverso da quello tradizionale. Sarebbe applicabile ai servizi per la ISS e i nuovi veicoli commerciali vanno in quella direzione. In alcuni paesi, l’accesso all’orbita bassa è un settore maturo. Quello che va migliorato è il processo e la velocità della sua esecuzione. "
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