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Bari/ Uomo chiave della sanità si suicida bevendo acido muriatico
Venerdí 26.08.2011 17:42



Non ha lasciato nessun biglietto, nemmeno una parola di saluto per i suoi amati gemelli, prima di togliersi la vita con una morte terribile. Massimo Novelli, 41 anni, amministratore della "Sanitaservice", una delle società in house della Asl Bari con il compito di stabilizzare i lavoratori precari, è stato trovato morto in una piazzola di sosta sulla provinciale che porta da Locorotondo a Martina Franca.

L’ipotesi più accreditata è quella del suicidio con acido muriatico, ma in realtà sulla morte del brillante e giovane manager di origini leccesi, è calata una cortina di mistero. Novelli lavorava a Bari, ma abitava con la famiglia a Capo di Leuca, in provincia di Lecce. Ogni mattina si metteva in macchina e raggiungeva il capoluogo. Lo ha fatto anche mercoledì quando, però, di lui si sono perse le tracce. A darne notizia è La Gazzetta del Mezzogiorno.

Da quel giorno l’uomo, sposato e padre di due gemelli, non ha più risposto al cellulare. La moglie, allarmata per il lungo silenzio del consorte, ha chiesto aiuto ai Carabinieri. Le ricerche non sono andate avanti a lungo. Il cadavere dell’uomo è stato trovato ieri mattina dai Carabinieri della compagnia di Martina Franca all’interno della sua Volkswagen Passat.

Novelli era molto noto negli ambienti della sanità barese. Laureato in Economia aziendale all’università "Bocconi" di Milano, era stato nominato amministratore unico della società "Sanitaservice" il 1° giugno dell’anno scorso. La stessa società in house, era stata finanziata con un capitale di 100mila euro interamente versato dalla Asl barese come previsto da una delibera della giunta regionale del 15 dicembre 2009 e, dopo l’accordo firmato con le sigle sindacali ad aprile di quest’anno, era stata decisa l’auto-produzione dei servizi di facchinaggio, portierato, ausiliariato e pulizie.

Il 14 luglio il 41enne aveva partecipato all’incontro con il Commissario straordinario della Asl di Bari, Angelo Domenico Colasanto, il direttore amministrativo Massimo Giuseppe Mancini e quello sanitario Gregorio Colacicco, dove era stato stabilito di partire con le internalizzazioni di 30 unità del facchinaggio in attesa di avviare quelle per gli altri servizi dal 1° ottobre prossimo.

Ma, proprio l’altra sera, martedì 24 agosto, Novelli si era incontrato nuovamente con il direttore generale Colasanto e con il direttore sanitario della stessa Asl per manifestare tutte le sue preoccupazioni per il peso dell’incarico. La crescente responsabilità sembra che gli avesse causato uno stato di forte disagio psichico. Insomma Novelli sarebbe stato sotto stress.

"ERA PREOUCCUPATO" - "Temeva di commettere errori con le procedure pubbliche di cui non era pratico - ha dichiarato al telefono il neo direttore generale dell'Asl di Bari, Domenico Colasanto - e noi abbiamo cercato di tranquillizzarlo invitandolo a non mollare. Ma lui aveva anche rappresentato la volontà di dimettersi e di non essere in grado di poter avanti l’incarico. Inoltre era stato oggetto di pesanti attacchi da parte dei sindacati".

Novelli, a dicembre 2010, fu bersaglio di una feroce polemica. Era ritenuto un «manager fantasma» perché, nonostante il blocco sulle internalizzazioni disposto dal presidente Vendola in seguito alle misure imposte dal ministro Tremonti, avrebbe continuato a svolgere il ruolo di amministratore. Lui replicò. Disse di non aver mai ricevuto un centesimo per tutto il periodo dell’incarico.

La notizia della morte del giovane manager ha avuto l’effetto di una bomba nel paese del Capo di Leuca. I concittadini di Novelli sono increduli e sgomenti. Lo stesso vale anche per i suoi collaboratori della sanità barese e tra i lavoratori degli ospedali di Bari, Rutigliano, Triggiano e Modugno. Ma perché Novelli si è ucciso e perché in quella maniera così feroce, resta un mistero ancora da svelare.

dice - da quando avevamo saputo che aveva fatto perdere le sue tracce. Era un manager molto capace, davvero in gamba ma purtroppo era caduto in uno stato di depressione, o quantomeno di forte disagio, per la gestione di alcuni aspetti della Sanitaservice. Era preoccupato - ammette Colasanto - per le internalizzazioni, quattro giorni fa c'eravamo incontrati proprio perché volevo rassicurarlo. Gli dissi che gli avremmo fornito tutti gli strumenti per fare bene il suo lavoro, gli avevo promesso subito la disponibilità di un milione di euro». Evidentemente le parole confortanti del direttore generale dell'Asl non sono bastate a convincere un uomo evidentemente dilaniato al suo interno. «Sono affranto, non ci sono parole per drammi come questi», chiosa Colasanto con un filo di voce.@


http://affaritaliani.libero.it/cronache/bari.html


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MessaggioInviato: 26/08/2011, 19:59 
Ma come ...? La Pugila? Il gioello di "Nicky"; ma va! [xx(]



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MessaggioInviato: 27/08/2011, 12:06 
ma cribbio.... la crisi e' un'invenzione dei comunisti terroristi, diminuiro' le tasse, la crisi e' psicologica.
silvio berlusconi.



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MessaggioInviato: 27/08/2011, 12:48 
Ciao, fessi!
http://www.repubblica.it/economia/2011/ ... ef=HREC1-4

PS: a questi a fare i controlli ci manderei i tedeschi coi pastori (i nazisti coi cani). Altro che "ma la concorrenza, ma la globalizzazione, ma fanno tutti così". Dalla concia bisognerebbe farli regredire al macello. Porci per porci, non è che cambia. Maiali.


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MessaggioInviato: 27/08/2011, 13:31 
<h3>Casson svela le vergogne Pd "Tanti altri casi di corruzione"Il senatore democratico ed ex magistrato: "Penati non è l'unico, abbiamo un problema di etica pubblica" </h3>

«Il caso di Penati non è isolato. Purtroppo vicende simili, di corruzione nella pubblica amministrazione, sono successe anche in altre regioni. È evidente che c’è un problema di etica pubblica. Di fronte a questo, il Partito democratico dovrebbe riflettere e agire prima e di più». Felice Casson, ex magistrato, ora senatore del Partito democratico, non ha la voce del fustigatore. Eppure, dietro alla morbida cantilena veneziana, non risparmia scudisciate al suo partito.
Il gip ha negato l’arresto a Filippo Penati per prescrizione dei reati. Ma lui, se volesse, potrebbe rinunciare, alla prescrizione?
«Sì. In questi casi il giudice, a meno che non risulti la chiara estraneità ai fatti, deve dichiarare estinto il reato. Ma l’imputato, in ogni fase del procedimento, può sempre dire: “No, preferisco che si arrivi fino in fondo, che venga accertata la verità perché ritengo di essere innocente”».
Secondo lei Penati dovrebbe farlo?
«È una valutazione processuale e personale che spetta a lui e ai suoi avvocati».
C’è, però, anche un aspetto politico in tutta questa vicenda. Lei cosa ne pensa?
«Esiste un problema di etica pubblica, di corruzione diffusa. Ed è un discorso che riguarda sia la complessità della pubblica amministrazione, sia il Partito democratico. Vicende simili, purtroppo, si sono svolte anche in altre regioni. Penati non è il solo».
Bersani sostiene che si tratti di singoli casi. Non è così?
«Io credo che il tema dell’etica pubblica vada affrontato in maniera decisa e netta anche dal Partito democratico. La responsabilità penale, ovviamente, va accertata dalla magistratura. Ma gli aspetti politici sono per certi versi ancora più delicati, perché da un politico bisogna pretendere una trasparenza ampia e convincente. E il Pd, su questo, dovrebbe agire di più».
In che senso?
«Bisognerebbe lavorare di più sulla prevenzione. Il rispetto delle regole deve essere richiesto prima che si verifichino episodi di questo tipo».
Come?
«Per esempio con una maggiore trasparenza in tutti gli incarichi di pubblica amministrazione. Abbiamo centinaia, migliaia di amministratori eletti. La grandissima parte sicuramente sono bravissime persone. Ma possono verificarsi casi di questo tipo. Quando sono più di uno, come sta accadendo, bisogna che l’organizzazione politica rifletta e capisca come intervenire. Bisogna far crescere dal punto di vista etico chi aderisce al partito e avere la capacità di intervenire subito, chiedendo un passo indietro appena si verificano casi delicati».
La reazione del Pd, finora, non è stata di questo tipo?
«Bersani non è stato in silenzio. Ha detto che la magistratura doveva agire il più fretta possibile. Ed è positivo che Penati si sia dimesso da tutti gli incarichi nel partito e da vicepresidente del Consiglio regionale. Finché non si arriverà a sentenza definitiva, non credo si possano prendere altri provvedimenti. Anche se ritengo che a un politico si possa e si debba chiedere un passo indietro fino a quando non si fa chiarezza».
Ieri Penati si è autosospeso dal partito. Ma è ancora consigliere regionale. Dovrebbe dimettersi anche da questo incarico?
«Bisogna aspettare la conclusione della vicenda. Può darsi anche che si aggravi la situazione, visto che c’è il ricorso del pm contro la decisione del gip. Ricordo che nel caso di Alberto Tedesco il gip aveva rigettato una parte della richiesta di arresto, ma poi il Tribunale del Riesame ha dato ragione ai pubblici ministeri».
E nel caso di una sentenza di condanna?
«Se la pena è superiore ai cinque anni, scatta l’interdizione dai pubblici uffici. Se è inferiore, può esserci l’interdizione temporanea».
Ma se c’è la prescrizione è salvo...
«Certo. Ma di fronte a una sentenza di prescrizione in cui i fatti vengono accertati e dichiarati, bisogna che tutti quanti ne prendano atto».


http://www.libero-news.it/news/809447/C ... zione.html



<h3>quindi come dice casson e' una questione che assilla pure il pd, sarebbe opportuno che entrambi gli schieramenti affrontino il problema in modo deciso evitando,i falsi moralismi,che non fanno altro che allontanare la risoluzione del fatto canceroso che assilla l'italia......</h3>


[:278] [:277] [:273]


Ultima modifica di ubatuba il 27/08/2011, 13:48, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 27/08/2011, 13:46 
Mazzette rosse per 15 anni L'ombra di Penati su Pisapia

(E Di pietro dov'era ....?) [:257] [:246]

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I pm di Monza durissimi: "A Sesto direttorio finanziario democratico. Con la vittoria alle Comunali rischio di reitarazione reato"
Mazzette rosse per 15 anni L'ombra di Penati su Pisapia

Quindici anni di tangenti rosse. E il rischio è che con la vittoria del centrosinistra alle ultime elezioni amministrative si reitiri il reato. E' durissima l'accusa dei pm contro Filippo Penati e il sistema-Sesto, la fitta rete di corruttele, mazzette, favori e affini che parte dagli appalti dell'ex area Falck, passa per nottate piccanti offerte ai dirigenti del Pd da imprenditori interessati e arriva, però, ben oltre. Probabilmente anche fuori dalla Lombardia, visto che i pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia parlano di un "direttorio finanziario democratico".
A capo di questa piovra tangentara c'era, secondo gli inquirenti, lo stesso Penati, braccio destro di Bersani e leader Pd lombardo. Avrebbe quidato un "quindicennio di sfruttamento della funzione pubblica a fini di arricchimento privato e di illecito finanziamento alla politica a Sesto San Giovanni", scrivono i pm, che definiscono questa leadership un "peccato originale" che condiziona e ha condizionato Penati in ogni sua attività politica. Che il condizionamento di Penati potesse arrivare anche alla vita pubblica milanese dell'era Pisapia lo testimonierebbero alcuni sms. Lo scorso 13 giugno, quasi in contemporanea con la vittoria del candidato del centrosinistra alle Comunali di Milano, l'imprenditore Antonio Rugari, non indagato, si muove presso Penati per perorare la causa di Piero Di Caterina, il grande accusatore dell'ex sindaco di Sesto. Pochi giorni prima, Di Caterina aveva scritto a Rugari per "manifestare l'intenzione di contattare quelli che sarebbero stati nominati assessori nella nuova giunta milanese al verosimile scopo di risolvere il contenzioso con Atm per la suddivisione degli introiti". Detto fatto, Rugari si attiva e scrive a Penati: "Caro Filippo, considerata come è andata a Milano, credo che si possa tentare di risolvere la questione di Piero (Di Caterina, ndr), prima che si vada oltre certi limiti e si degeneri. Magari ci possiamo vedere per capire come agire". E Penati, solerte, risponde proponendo un incontro per la settimana seguente. Ecco perché i pm di Monza hanno presentato appello al Riesame contro il mancato arresto dell'uomo di fiducia di Bersani: il rischio era che con la vittoria del centrosinistra si potessero reiterare quei delitti per anni considerati prassi quotidiana.

http://www.libero-news.it/news/809433/M ... sapia.html


Ultima modifica di Ufologo 555 il 27/08/2011, 13:48, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 27/08/2011, 13:51 
vabbe'.... anche quello della tissen dentro al PD che rimane stupefatto.... ha ha ha .... il PD, che la smettessero di definirsi di sinistra. se c'era una sinistra in italia sarebbe gia' al governo da un pezzo dopo tutto quello che abbiamo passato con il nano e la sua banda di delinquenti.
e' l'ora di finirla di difendere sciacalli e sciacalli meno L , tutti a lavorare nei campi !



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MessaggioInviato: 27/08/2011, 17:07 
Cita:
dark side ha scritto:

vabbe'.... anche quello della tissen dentro al PD che rimane stupefatto.... ha ha ha .... il PD, che la smettessero di definirsi di sinistra. se c'era una sinistra in italia sarebbe gia' al governo da un pezzo dopo tutto quello che abbiamo passato con il nano e la sua banda di delinquenti.
e' l'ora di finirla di difendere sciacalli e sciacalli meno L , tutti a lavorare nei campi !

di sx il pd?al tempo di pajetta,amendola,natta,chiaromonte,macaluso etc etc ora sono un mercato a cielo aperto,non sanno manco loro cosa sono,c'e' di tutto e di piu'oltre agli ex pci ci sono ex dc/psi/pri/psdi/pli ora piu' che altro sono un minestrone di verdure,pensa alcuni iscritti non sanno piu' che nome hanno con tutte le sigle succedute,purtroppo non c'e' piu' ideologia e prob questo e' il male della attuale politica italiana
[:276] [:278] [:267] [:273]


Ultima modifica di ubatuba il 27/08/2011, 17:08, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 27/08/2011, 18:55 
dobbiamo renderci conto che c'e' un sistema completamente marcio, che comprende destre e sinistre, di cosa stiamo discutendo ? se ha rubato quello hanno rubato anche i tuoi, i tuoi sono piu' ladri i miei meno...... certo una classifica la possiamo anche fare e io so anche che il nano sarebbe in testa, ma a che serve?
qui ci dobbiamo mettere in testa che li dobbiamo mandare tutti a casa ! dal parlamento, dalle regioni, dalle provincie, dai comuni, dai salotti, da confindustria, dai sindacati, dalle balle!!!
a livello planetario !
ci vogliono persone con della morale, con dei principi, con delle qualita' che gli permettono di pensare ad ampio raggio , non solo ai fatti loro ! e li dobbiamo votare noi! poter scegliere dal paesino a montecitorio le persone per bene! cominciando quella legge elettorale vergognosa, e quando nel vostro comune ci saranno le elezioni non state a guardare i simboli a voi piu' vicini, non esistono, guardate le persone per quello che sono !



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guarda, da sempre sostenuto che sono tutti uguali,quando c'e' da "magna" si abbuffano che e'una meraviglia,come detto purtroppo il sistema italiano e' carente(o manca completamente)di ideologie....e cio' e' un limite.. [:(!] [:(!] [:(!]


Ultima modifica di ubatuba il 27/08/2011, 19:20, modificato 1 volta in totale.

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Con questa gif spiego tutto ...


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MessaggioInviato: 28/08/2011, 12:06 
e io pago !

C’è un’altra Casta, “enti di secondo livello”
che costano 7 miliardi l’anno

Enti inutili e consorzi costano più del Parlamento. Una selva di settemila organi collegiali, una foresta pietrificata di sedi: 24mila persone piazzate dalla politica
La Casta di serie B è poco appariscente, quasi sempre anonima, sostanzialmente scialba. Finisce poco o punto sui giornali, non sdottora in tv, non usa macchinoni blu, tutt’al più qualche anonima utilitaria, non ha scorte, non troneggia in uffici grandi come piazze d’armi con le scrivanie di mogano tirate a lucido. Però ci costa molto più dell’altra. Se per mantenere la prima Casta, la Casta per antonomasia degli “eletti”, deputati, senatori, presidenti regionali, consiglieri, sindaci delle grandi città, dobbiamo tirar fuori ogni anno oltre 2 miliardi di euro (calcolo del Sistema informatico sulle operazioni degli enti pubblici-Siope), per l’altra Casta, quella di livello inferiore, il conto è molto più salato, 3 volte tanto, oltre 7 miliardi di euro (calcolo delle stessa fonte). E generalmente in cambio otteniamo poco, molto poco.

La Casta di serie B è una selva di 7mila enti, aziende, consorzi, società, organi collegiali, una specie di foresta pietrificata di sedi, uffici, 24mila consiglieri di amministrazione, presidenti, direttori con stipendi, compensi e spese di rappresentanza per circa 2 miliardi e mezzo di euro all’anno. Gli esperti li chiamano “enti di secondo livello”, cioè di un livello derivato rispetto a quello primario degli eletti, i politici. I rappresentanti degli enti di secondo livello sono nominati, infatti, dai politici e quindi devono tutto a questi ultimi. Rapportato allo schema gerarchico medievale, se i presidenti di regione, sindaci e assessori possono essere considerati i feudatari, gli altri sono i valvassori e i valvassini. Detto in modo più crudo: se i primi ce l’hanno fatta a ottenere un seggio, i secondi spesso sono politici trombati, ai quali viene concesso un contentino e un ripescaggio. Pagato con soldi pubblici, naturalmente. Competenze, merito, professionalità? Non sono escluse a priori, ma non abbondano. Benefici per la collettività? Non sempre certificabili, soprattutto in relazione ai costi. Magari poi qualcuno dirà che nonostante le apparenze questi enti, aziende e consorzi in realtà sono utili, utilissimi e senza la loro presenza crollerebbe mezzo mondo e metterne in discussione l’esistenza e le funzioni è da qualunquisti scriteriati. Ma è difficile, per esempio, riuscire a capire perché accanto a un organismo statale ad hoc per le erogazioni in agricoltura, l’Agea, ente che ha il compito di coordinare e pagare i fondi dell’Unione europea agli agricoltori, poi sono spuntati tanti sotto-enti a livello locale, con le stesse funzioni e lo stesso scopo. Come, per esempio, l’Arsea in Sicilia, l’Arpea in Piemonte, l’Agrea in Emilia-Romagna, l’Artea in Toscana. E via elencando.

Così come non è facile comprendere perché, tanto per fare un altro esempio, la Regione Piemonte che non ha competenze sulle strade avendole trasferite alle Province, poi ha istituito una società apposita per la progettazione delle strade che si chiama Scr. E ancora resta arduo rendersi conto per quale motivo la Regione Lazio abbia promosso una società per incrementare il turismo sulle spiagge, la Litorale Spa, quando già esisteva un’altra agenzia regionale con lo stesso scopo (Agenzia per lo sviluppo del turismo di Roma e del Lazio), più 4 agenzie provinciali per il turismo a Viterbo, Rieti, Frosinone e Latina, più una quinta a Roma.

Cinque anni fa la Regione Sicilia ha istituito una società di promozione del cinema, una specie di Cinecittà isolana, che infatti si chiama Cinesicilia alla quale l’assessorato alla Cultura ha elargito una dote di 2 milioni di euro più royalties tra il 3 e il 5 per cento per ogni progetto avviato. Proprio ora ce n’è uno in corso, “Il giovane Montalbano”, sulla scia della serie famosa di Rai1 con Luca Zingaretti, avviato all’inizio di agosto e coprodotto da Rai-Palomar e Regione Sicilia.

Tutte le Regioni italiane hanno istituito per legge propri enti strumentali con uffici, dipendenti, dirigenti, presidenti etc… Ci sono decine, centinaia di agenzie per il lavoro, lo sviluppo, i rifiuti, il patrimonio, il turismo, la formazione professionale. Nel bilancio della Casta di serie B tutti questi organismi non sono affatto una voce accessoria, anzi, assorbono più della metà delle spese annue, 3,6 miliardi di euro. Però nessuno ci mette il naso, come fossero una specie di manomorta della politica. E come se la Casta di serie B alla fine fosse in realtà di A.

Alcuni di questi enti hanno nomi strambi. Qualche comune mortale sa che cosa sono i Bim o gli Aato o i Cvb? Tradotti significano Bacini imbriferi montani, Ambiti territoriali ottimali acqua/rifiuti, Consorzi per la vigilanza boschiva e anche dopo la traduzione il significato non è che sia tanto più chiaro. I Bim sono 63, con compiti assai generici, come si deduce, per esempio, dallo statuto di quello per il fiume Brenta in cui si parla di “favorire il progresso economico e sociale della popolazione dei Comuni consorziati”. L’anno passato i Bim sono costati 150 milioni di euro anche se secondo la Carta delle Autonomie sarebbero dovuti sparire. Idem le Comunità Montane: ce ne sono ancora 246 nonostante il governo avesse deciso di cancellarle. In attesa del trapasso, abbiamo pagato 800 milioni nel 2010. Idem i 222 Aato (91 per le acque e 131 per i rifiuti). La loro soppressione era sancita dalla manovra finanziaria del governo nel 2010. Poi ci hanno ripensato e con il decreto Milleproroghe la cancellazione è stata rinviata a dicembre 2011. Ci sono costati altri 240 milioni, tanto per gradire.

da Il Fatto Quotidiano del 28 agosto 2011



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Tonino Hannibal Di Pietro scende in piazza.S'allea con la Cgil perché vuol divorare Bersani

Italia dei Valori manifesterà il 6 settembre contro la manovra "a fianco dei lavoratori". Ma il suo obiettivo è un altro...



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Di Pietro ha detto che aderirà allo sciopero indetto dalla Cgil per il 6 settembre, e non è chiaro perché il Pd non l'abbia ancora preso a calci nel sedere. Non è vero, dice, che lo sciopero avvantaggia Berlusconi: «Ogni volta che abbiamo manifestato abbiamo aiutato i cittadini ad aprire gli occhi». Basta dirlo, e Di Pietro l'ha detto: «Dovrebbe essere Bersani a spiegare lo sciopero a noi, partito di ispirazione liberaldemocratica». Di ispirazione liberaldemocratica, ha detto.
C'è bloccare una manovra - ha detto pure - che di fatto contiene l'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. E lui, su questo, ha una posizione chiara. Anzi, ne ha addirittura due. Nel febbraio 2003, quando si discuteva di una proposta referendaria per estendere l’articolo 18 anche alle aziende con meno di quindici dipendenti, disse: «L’estensione dell’articolo 18 produce condizioni di non governabilità. La consultazione provocherà più danni che benefici. Rivendichiamo diritti per tutti i lavoratori, ma tutto questo si dovrà ottenere attraverso le leggi e non tramite il maglio referendario». Poi, il 2 maggio successivo, il riformista era già diventato un picchettaro di Mirafiori: «Voterò sì. Oggi il quesito si pone così: stai dalla parte dei lavoratori o dei padroni? Io, Antonio Di Pietro, sono sempre stato dalla parte dei più deboli».

La strategia - Così o in altro modo, è da una vita che il molisano gioca a fottere consensi al Partito democratico: la strategia resta quella dell'opposizione unica, intesa come tentativo di attrarre l'area più movimentista del partito e cioè i giovani, gli operai, i blogger, i grillini eccetera. Da quattro anni, appunto, c'è sempre la stessa scena e lo stesso cannibalismo: «Scendiamo in piazza per manifestare contro le politiche di questo governo, chi non sarà con noi sarà alla stregua del governo Berlusconi: il Pd si tolga il cappello da primo della classe e venga in piazza come tutti noi». L'ha detto ieri, Di Pietro? No, l'ha detto a novembre di due anni fa: c'era in ballo un'altra manifestazione, e il copione si è ripetuto tutte le volte. È il peccato originale veltroniano: Tonino nel febbraio disse che «l’Italia dei Valori creerà un unico gruppo con il Pd con l’obiettivo di confluirvi». Unico gruppo. Confluire. Le parole erano quelle: tanto per chiarire che cosa non gli passerà neppure per l'anticamera del cervello. «Unica opposizione», di lì in poi, si tradurrà nella sistematica denuncia di un Berlusconi generico corruttore - more solito - e poi nel giochino ricattatorio delle manifestazioni.

Le manifestazioni - La prima la scippò a Micromega: si annunciava la «Giornata per la giustizia contro le leggi vergogna» (No Cav day) e Di Pietro se ne impossessò subito; Veltroni declinò con decisione e finì come si ricorderà: in Piazza Navona, Sabina Guzzanti attaccò il Papa e Beppe Grillo se la prese col Capo dello Stato. Un sondaggio dell'Espresso diceva che Di Pietro era «il più attivo nell'opposizione a Berlusconi», e il giochino gli piacque. A quel punto la convergenza col Pd divenne definitivamente una comica: Veltroni diceva che in Italia non c'era un regime, Di Pietro parlava di «moderna dittatura»; in Abruzzo, Veltroni auspicava un'alleanza paritaria, Di Pietro voleva imporre un suo candidato. Spuntò una manifestazione organizzata da Veltroni e Di Pietro rispose che «noi non andiamo al seguito di nessuno». Poi ci andò, anche se non l'avevano neanche invitato. Tutto il resto fu identico: altre manifestazioni, altri inviti, altri ricatti, Di Pietro che alle Europee arruola una serie di intellettuali vegliardi e abbandonati dal Pd, poi lo spoglio delle schede - 4 giugno 2009 - ed esiti che tutti sospettavano sapevano da tempo: l’Italia dei Valori raddoppiò i voti (7,98 per cento, il doppio o quasi rispetto alle politiche del 2008) e circa il 50 per cento dei voti risultarono smembrati dal Partito democratico. Ora, dopo aver scippato al Pd persino il referendum sull'acqua, sta soltando proseguendo il lavoro.

di Filippo Facci

http://www.libero-news.it/news/809842/T ... rsani.html

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Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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