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MessaggioInviato: 15/09/2011, 16:38 
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iLGambero ha scritto:

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[

]sezione 9 ha scritto: [/red]Gheddafi è o non è un dittatore che non ha alcuna legittimazione popolare? Assad è o non è un dittatore senza alcuna legittimazione popolare? Se pensi che questi personaggi siano dei santi, allora perchè non dovrei definire tali anche tutti gli altri dittatori della storia, a partire da Mussolini per arrivare a Hitler, Stalin, Mao, Castro, Pol Pot e compagnia bella? Per me le dittature sono dittature e basta, tu quale differenze vedi tra un presidente a vita e un fuhrer a vita?



La differenza c'è tra un tipo di dittatura e un'altra,esempio:
La dittatura di Tito ha portato la Jugoslavia a poter riunire e vivere in armonia tutti i diversi popoli che la vi abitavano (cristiani,musulmani e ortodossi),facendola diventare anche una potenza militare,morto lui,guardate cosa è successo in quelle regioni,una guerra e una frammentazione de territorio e delle ideologie.

Così è stato per la Libia,Gheddafi ha avuto il merito di agglomerare miriadi di tribù e far nascere una nazione ricca e potente.

Così è stato per la Russia sotto l'oppressione Zarista

Così e è stato per Cuba sotto lo sfruttamento e ridotta a Colonia dagli
USA,la rivoluzione Castrista l'ha liberato,(meglio poveri e liberi che ricchi e sottomessi)

Così è stato per la Cina, MaoTse Tung ha risollevato il popolo Cinese contro la sottomissione Occidentale,facendola divenire una potenza.

La dittatura significa che un solo Uomo detta le leggi,ma se queste nel caso del sistema Comunista sono emanate da un solo Uomo di potere con l'avvallo della maggioranza del popolo che ha contribuito alla lotta,non può essere identificata come dittatura per come la intendiamo attualmente,ma liberazione.

Diverso è il caso delle dittature di Destra:Emanano le leggi senza il volere della maggioranza del popolo.

ESEMPIO:

La dittatura di Mussolini ha portato all'oppressione del popolo dei lavoratori con il beneplacito del Re,poi la tragedia della guerra.

La dittatura della Germania Nazista IDEM come quella Fascista.

La dittatura Spagnola di Franco ha portato la Spagna all'Età della pietra.

La dittatura Cilena ha distrutto una nazione e ucciso migliaia di cittadini dissidenti.

La dittatura dei Colonnelli Greci,hanno fatto al'trattando come il Cile.

La dittatura Argentina è arrivata al punto di fare una guerra con l'Inghilterra,ed è sparita pure questa dalla storia.

Cari ragazzi non voglio sentirmi dire che le dittature sono tutte le stesse,la dittatura dispregiativa che oggi si intende è solo quella di Destra.


Ultima modifica di bleffort il 15/09/2011, 16:41, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 15/09/2011, 18:08 
Beh la storia la scrivono i vincitori... mi sembra un luogo comune abbastanza azzeccato, quindi ci saranno sempre i dittatori simpatici e quelli antipatici.


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MessaggioInviato: 15/09/2011, 19:29 
Cita:
iLGambero ha scritto:

Beh la storia la scrivono i vincitori... mi sembra un luogo comune abbastanza azzeccato, quindi ci saranno sempre i dittatori simpatici e quelli antipatici.


E anche da quale angolo si guarda!.[;)]


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MessaggioInviato: 15/09/2011, 20:07 
Tripoli - La guerra in Libia non è ancora finita ma già è iniziata la corsa ad accreditarsi presso i futuri nuovi governanti. Gli aerei di Cameron e Sarkozy sono atterrati pressocché in contemporanea all’aeroporto di Tripoli: il titolare di Downing Street e quello dell’Eliseo sono affiancati dai rispettivi ministri degli Esteri, William Hague e Alain Juppè. Sarkozy è accompagnato anche dal filosofo francese, Bernard-Henry Levy, grande sostenitore dell’azione militare contro Gheddafi.

Gheddafi dovrebbe "arrendersi" e i suoi mercenari ritirarsi in buon ordine, ha detto il premier britannico, nel corso della conferenza stampa congiunta, a Tripoli, con Sarkozy e i leader del Cnt. Cameron ha aggiunto di non sapere dove si nascondano Gheddafi e i suoi familiari, ma che essi dovrebbero consegnarsi e affrontare la giustizia "per i crimini che hanno indubbiamente commesso". Poi ha sottolineato un concetto chiave: "Questo è il vostro Paese, è la vostra leadership, è la vostra rivoluzione, non la nostra". Ribadendo che il Cnt ha smentito gli scettici: "Ha dimostrato che si sbagliava chi diceva che erano divisi, che non potevano lavorare insieme". La Libia può essere "una grande storia di successo. La primavera araba - ha detto ancora - può diventare un’estate araba", con il processo di democratizzazione.

"La cosa migliore da fare - ha aggiunto Cameron - è sbloccare i beni che appartengono ai libici, i miliardi di sterline portati via da Gheddafi e che restano in banche straniere. Bisogna darli al Cnt in modo che questo Paese si riprenda".

Non c’è "alcun calcolo" dietro l’aiuto dato dalla Francia alla Libia: "l’abbiamo fatto perché era giusto", ha detto Sarkozy, assicurando che l’intervento della Francia non è frutto di "alcun accordo" e che Parigi non chiederà "alcuna preferenza". Il capo dell’Eliseo ha quindi aggiunto che "l’impegno" della Nato "non è terminato" e che "c’e un lavoro da finire". Il presidente Francese si è poi rivolto al Niger, sostenendo di aver fiducia sul fatto che "non accoglierà Gheddafi".


http://www.ilgiornale.it/interni/libia_ ... comments=1


non ci sono parole il gatto e la volpe vanno a riscuotere....mentre noi rimaniamo al palo nonostante le basi.................. [:278] [:277] [:273]


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MessaggioInviato: 15/09/2011, 20:25 
Bleffort, le dittature "comuniste" hanno l'unica differenza di partire da una base ideologica che non ha, in teoria, l'intento di "opprimere" ma di "liberare". Oltretutto, dittatura del proletariato Marx la intendeva nel significato romano di "governo straordinario" della stragrande maggioranza del popolo e non di dittatura in senso "moderno". Resta il fatto che il risultato non è stato diverso dalle dittature "di destra": eliminazione degli oppositori, censura e compagnia. Anche militarismo e nazionalismo, come derivati, e razzismo...

L'unico, e dico UNICO, che si è mai reso conto (dopo aver applicato) è stato Lenin. E non è un caso che, per esempio, i comunisti nostrani fossero molto "diffidenti" degli amici d'oltre cortina... Da Gramsci in poi, cioè fin dall'inizio... Non parliamo poi di Cuba, che è guidata da un povero trasformista nato social-liberale e diventato "comunista" per convenienza. Ecco, a proposito, un altro che ha visto i difetti applicati: il Che.

Gambero, quello che dici alla fine è quello che volevo dire. Sicuramente gli occidentali (intesi come governo) hanno i loro interessi, che sono quelli che dici tu (dal petrolio, al gas, alla posizione strategica e compagnia), e sicuramente faranno di tutto per avere un governo amico, fedele e docile. Ma se per i libici (inteso come popolo) il costo per avere non LA democrazia (che non esiste) ma PIU' democrazia è di vendere petrolio invece che agli italiani ai francesi... Anche ammettendo che si tratti solo di una questione "tribale" (insomma, la Cirenaica contro la Tripolitania), se il risultato è una più equa distribuzione di potere all'interno della Libia... Insomma, la questione per me non è che in Libia (o in qualsiasi altro posto) si stia combattendo tra male e bene, ma tra interessi che in alcuni casi possono convergere: se dalla guerra e dalle rivolte gli arabi se ne escono con regimi meno oppressivi, il risultato delle rivoluzioni sarà raggiunto.


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MessaggioInviato: 16/09/2011, 02:12 
In linea di massima sezione9 sono d'accordo, ma resta da valutare quale risultato effettivamente sarà ottenuto... lo sarà per noi o per loro?
Rispetto alla Tunisia, ad esempio, realtà che un po' conosco, la situazione libica è molto differente. In Tunisia c'è stata una rivolta spinta davvero dalla fame, dallo sfruttamento (le imprese occidentali sfruttano in modo vergognoso la manovalanza tunisina, ci sono grandi "firme" che operano in Tunisia) e dalla miseria, quindi una più equa redistribuzione può essere un obbiettivo tangibile, pur nella non-democrazia.
In Libia invece le cose secondo me sono molto diverse. I libici tuttosommato non venivano "sfruttati" (i lavori più umili erano affidati agli stranieri) e non esisteva un reale problema di "povertà" o sfruttamento, forse c'era una disparità tra Tripolitania e Cirenaica, ma non era di certo una situazione simile a quella tunisina. Da quello che mi hanno detto, pur prendendolo con le molle, Tripoli e altre città sono sempre state proGheddafi anche durante le fasi iniziali della rivoltà... e mi viene da pensare che tutto questo sia vero, del resto non si spiegherebbe una così lunga durata delle operazioni militari massicce supportate dalla Nato.
Siamo sicuri quindi che di questa presunta libertà i libici sapranno trarne giovamento? Già ora le cose si stanno portando su una brutta strada... si parla già di finanziamenti esteri (ridicolo... la Libia non è mai stato un paese indebitato verso l'estero) per la "ricostruzione" (ovviamente la ricostruzione non la faranno i libici), di fondi libici all'estero rilasciati con il contagocce, quasi fossero soldi UK o Francesi o americani...
Insomma... io posso prevedere con la quasi certezza di non sbagliarmi che:
- la Nato (+Francia) non se ne andrà dalla Libia facilmente e in breve tempo
- Francia e UK hanno tutto l'interesse a mantenere una situazione di destabilizzazione strisciante (piccoli attacchi di guerriglia, sabotaggi, attentati)
- Ingenti proventi del petrolio finiranno nelle tasche di entità straniere, saranno loro a "gestirle" e non i libici
- la popolazione dovrà molto presto fare i conti con la realtà, e se prima erano abituati a vivere grazie al petrolio e vedere gli "immigrati" lavorare, ora toccherà a loro adeguarsi agli standard occidentali = consumismo di prodotti esteri, e lavoro per due soldi, magari presso le multinazionali che ora avranno campo libero su un nuovo mercato da conquistare
Risultato, tra 5-10 anni ci ritroveremo in una situazione di tipo Afghano o Iraqena.

Io non credo che l'ingerenza massiccia dell'occidente possa portare alcunché di buono ai libici, quindi no... non sono ottimista


Ultima modifica di iLGambero il 16/09/2011, 02:13, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 16/09/2011, 02:26 
Cita:
iLGambero ha scritto:
Io non credo che l'ingerenza massiccia dell'occidente
possa portare alcunché di buono ai libici, quindi no...
non sono ottimista


La tua analisi non fa una piega che sia una.



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MessaggioInviato: 18/09/2011, 03:01 
Non mi sembra sia già stato postato, in caso contrario mi scuso:

Come al-Qaida è arrivata al potere a Tripoli

di Thierry Meyssan

Rete Voltaire ha ricevuto molte lettere da lettori che chiedono di al-Qaida in Libia. Al fine di rispondere, Thierry Meyssan ha riunito i principali elementi noti di questo dossier. Questi fatti confermano la sua analisi, sviluppata dall’11 settembre 2001, che al-Qaida sia composta da mercenari utilizzati dagli Stati Uniti per combattere in Afghanistan, Bosnia, Cecenia, Kosovo, Iraq e ora in Libia, Siria e Yemen.

Negli anni ’80, la CIA ha incoraggiato Awatha al-Zuwawi a creare una fucina in Libia per reclutare mercenari e inviarli nella jihad contro i sovietici, in Afghanistan. Dal 1986 le reclute libiche vengono addestrate nel campo di Salman al-Farsi (in Pakistan), sotto l’autorità del miliardario anti-comunista Usama bin Ladin.

Quando bin Ladin si trasferì in Sudan, i jihadisti libici lo seguirono. Furono raggruppati in un loro compound. Dal 1994, Usama bin Ladin inviò dei jihadisti libici nel loro paese, a uccidere Muammar Gheddafi e a rovesciare la Jamahiriya popolare socialista.

Il 18 ottobre 1995, il gruppo si struttura sotto il nome di Gruppo Islamico Combattente in Libia (LIFG). Nei tre anni successivi, il LIFG ha cercato per quattro volte di assassinare Muammar Gheddafi e di stabilire la guerriglia nelle montagne del sud. A seguito di tali operazioni, l’esercito libico, sotto il comando del generale Abdel Fattah Younis, condusse una campagna per sradicare la guerriglia, e la giustizia libica lanciò un mandato di arresto contro Usama bin Ladin, diffuso dal 1998 dall’Interpol.

Secondo l’agente del controspionaggio del Regno Unito David Shayler, lo sviluppo del LIFG e il primo tentativo di assassinio di Gheddafi da parte di al-Qaida, furono finanziate con la somma di 100.000 sterline dall’MI6 britannico [1]. All’epoca, la Libia era l’unico stato al mondo a ricercare Usama bin Ladin, che ancora disponeva ufficialmente del sostegno politico degli Stati Uniti, anche se aveva contestato l’operazione "Desert Storm".

Sotto la pressione di Tripoli, Hassan al-Turabi espulse i jihadisti libici dal Sudan. Spostarono le loro infrastrutture in Afghanistan, insediandosi nel campo di Shahid Shaykh Abu Yahya (appena a nord di Kabul). Tale installazione durerà fino all’estate del 2001, quando i negoziati a Berlino tra Stati Uniti ed i taliban, per il gasdotto transafgano, fallirono. A quel tempo, il mullah Omar, che si stava preparando all’invasione anglo-sassone, chiese che il campo venisse posto sotto il suo controllo diretto.

Il 6 ottobre 2001 il LIFG è nella lista stilata dal Comitato di applicazione della risoluzione 1267 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. C’è tuttora. L’8 dicembre 2004, il LIFG era nella lista delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. C’è ancora. Il 10 Ottobre 2005, il Dipartimento degli Interni britannico interdiva il LIFG dal suo territorio. Questa misura è ancora valida. Il 7 Febbraio 2006, le Nazioni Unite sanzionavano cinque membri del LIFG e quattro società ad essa collegate, che continuano ad operare impunemente nel territorio del Regno Unito, sotto la protezione dell’MI6.

Durante la "guerra contro il terrore", il movimento jihadista si organizza. Il termine "al-Qaida", che originariamente indicava il grande database in cui Usama bin Ladin sceglieva i mercenari di cui aveva bisogno per missioni specifiche, diventa gradualmente un piccolo gruppo. Le sue dimensioni diminuiscono, a mano a mano che viene strutturato.

Il 6 marzo 2004, il nuovo leader del LIFG, Abdelhakim Belhadj, che ha combattuto in Afghanistan al fianco di Usama bin Ladin [2] e in Iraq, vien arrestato in Malesia e poi trasferito in una prigione segreta della CIA, in Thailandia, dove è sottoposto al siero della verità e alla tortura. A seguito di un accordo tra gli Stati Uniti e la Libia, venne rispedito in Libia dove fu torturato da agenti inglesi, ma questa volta nella prigione di Abu Salim.

Il 26 giugno 2005, le agenzie di intelligence occidentali organizzano a Londra una riunione dei dissidenti libici. Formano la "Conferenza nazionale dell’opposizione libica" unendo tre fazioni islamiche: la Fratellanza mussulmana, la Confraternita dei Senoussi e il LIFG. Il loro manifesto fissa tre obiettivi:
- rovesciare Muammar Gheddafi;
- esercitare il potere per un anno (sotto la denominazione "Consiglio nazionale di transizione");
- ripristinare la monarchia costituzionale nella sua forma del 1951 e rendere l’Islam la religione di Stato.

Nel luglio 2005, Abu al-Laith al-Liby riesce, contro ogni probabilità, a fuggire dal carcere di massima sicurezza di Bagram (Afghanistan) e a divenire uno dei leader di al-Qaida. Chiama i jihadisti del LIFG che non hanno ancora raggiunto al-Qaida in Iraq. I libici diventano la maggioranza dei kamikaze di al-Qaida in Iraq [3]. Nel febbraio 2007, al-Liby condusse un attacco spettacolare contro la base di Bagram, mentre il vicepresidente Dick Cheney si appresta a visitarla. Nel novembre 2007, Ayman al-Zawahiri e Abu al-Laith al-Liby annunciano la fusione del LIFG con al-Qaida.

Abu al-Laith al-Liby divenne il vice di Ayman al-Zawahiri, e a tal titolo il numero 2 di al-Qaida, in quanto non si avevano notizie di Usama bin Ladin. Fu ucciso da un drone della CIA in Waziristan, alla fine del gennaio 2008. Durante il periodo 2008-2010, Saif al-Islam Gheddafi negoziò una tregua tra i libici e il LIFG. Pubblicò un lungo documento, ’Gli studi riparatori’, in cui ammette di aver commesso un errore nel fare appello alla jihad contro i fratelli musulmani, in un paese musulmano. In tre ondate, tutti i membri di al-Qaida sono graziati e rilasciati alla sola condizione che rinuncino per iscritto alla violenza. Su 1800 jihadisti, oltre un centinaio rifiutano l’accordo e preferiscono rimanere in carcere.

Dopo il suo rilascio, Abdelhakim Belhadj lascia la Libia e si trasferisce in Qatar.

Nei primi mesi del 2011, il principe Bandar Bin Sultan intraprende una serie di viaggi per rilanciare al-Qaida espandendone il reclutamento, fino ad ora quasi esclusivamente tra gli arabi, ai musulmani dell’Asia centrale e del sud-est. Uffici di reclutamento vengono aperti in Malesia [4]. Il miglior risultato si ottiene a Mazar-i-Sharif, dove più di 1.500 afgani vengono impegnati nella jihad in Libia, Siria e Yemen [5]. In poche settimane, al-Qaida, che era solo un piccolo gruppo moribondo, può allineare più di 10.000 uomini. Questo reclutamento è ancora più facile, poiché i jihadisti sono i mercenari più economici sul mercato.

Il 17 Febbraio 2011, la "Conferenza Nazionale dell’opposizione libica" organizza il "giorno della collera" a Bengasi, che segna l’inizio della guerra.

Il 23 febbraio l’Imam Abdelkarim al-Hasadi annuncia la creazione di un emirato islamico a Derna, la città più fondamentalista della Libia, da cui proviene la maggior parte dei kamikaze jihadisti di al-Qaida in Iraq. Al-Hasadi è un membro di lunga data del LIFG, ed è stato torturato dagli statunitensi a Guantanamo [6]. Il burqa è obbligatorio e le punizioni corporali vengono ripristinate. L’emiro al-Hasidi organizza un proprio esercito, che nasce con alcune decine di jihadisti e che presto ne raggruppa più di mille.

Il Generale Carter Ham, comandante di Africom, incaricato di coordinare le operazioni alleate in Libia, ha espresso le sue preoccupazioni per la presenza tra i ribelli, che gli viene chiesto di difendere, di jihadisti di al-Qaida che hanno ucciso soldati statunitensi in Afghanistan e in Iraq. Fu sollevato dalla sua missione, che venne affidata alla NATO.

In tutta la Cirenaica "liberata", gli uomini di al-Qaida diffondono il terrore, massacrano e torturano. Sono specializzati nel tagliare la gola ai gheddafisti, a cavare occhi e tagliare i seni delle donne impudiche. L’avvocato della Jamahiriya, Marcel Ceccaldi, accusa la NATO di "complicità in crimini di guerra".

Il 1° maggio 2011, Barack Obama annuncia che ad Abbottabad (Pakistan), sei commando dei Navy Seal hanno eliminato Usama bin Ladin, di cui si era senza notizie credibili da quasi 10 anni. Questo annuncio permette di chiudere il dossier al-Qaida e di rinnovare il look dei jihadisti quali nuovi alleati degli Stati Uniti, come ai bei vecchi tempi delle guerre in Afghanistan, Bosnia, Cecenia e Kosovo [7]. Il 6 agosto, tutti i sei membri del commando dei Navy Seal muoiono nella caduta del loro elicottero.

Abdelhakim Belhadj torna nel suo paese su un aereo militare del Qatar, all’inizio dell’intervento della NATO. Ha preso il comando degli uomini di al-Qaida nelle montagne del Jebel Nefusa. Secondo il figlio del generale Abdel Fattah Younis, è lui che ha sponsorizzando l’omicidio, il 28 luglio 2011, del suo vecchio nemico, che era diventato il capo militare del Consiglio di Transizione Nazionale. Dopo la caduta di Tripoli, Abdelhakim Belhadj apre le porte del carcere di Abu Salim, rilasciando gli ultimi jihadisti di al-Qaida che vi erano detenuti. Viene nominato governatore militare di Tripoli. Pretende le scuse dalla CIA e dall’MI6 per il trattamento che gli hanno inflitto in passato [8]. Il Consiglio nazionale di transizione l’incarica di addestrare l’esercito della nuova Libia.


Thierry Meyssan

[1] «David Shayler: “J’ai quitté les services secrets britanniques lorsque le MI6 a décidé de financer des associés d’Oussama Ben Laden“», Réseau Voltaire, 18 novembre 2005. http://www.voltairenet.org/David-Shayle ... quitte-les

[2] «Libya’s Powerful Islamist Leader», Babak Dehghanpisheh, The Daily Beast, 2 settembre 2011. http://www.thedailybeast.com/articles/2 ... eader.html

[3] «Ennemis de l’OTAN en Irak et en Afghanistan, alliés en Libye», Webster G. Tarpley, Réseau Voltaire, 21 maggio 2011. http://www.voltairenet.org/Ennemis-de-l ... Irak-et-en

[4] "La Contro-rivoluzione in Medio Oriente", di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 11 maggio 2011. http://www.voltairenet.org/La-contro-ri ... e-in-Medio

[5] «CIA recruits 1,500 from Mazar-e-Sharif to fight in Libya», Azhar Masood, The Nation (Pakistan), 31 agosto, 2011. http://www.nation.com.pk/pakistan-news- ... t-in-Libya

[6] «Noi ribelli, islamici e tolleranti», reportage di Roberto Bongiorni, Il Sole 24 Ore, 22 marzo 2011. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... _PRN.shtml

[7] "Riflessioni sull’annuncio ufficiale della morte di Osama bin Laden", Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 4 maggio 2011. http://www.voltairenet.org/Riflessioni-sull-annuncio

[8] «Libyan commander demands apology over MI6 and CIA plot», Martin Chulov, Nick Hopkins e Richard Norton-Taylor, The Guardian, 4 settembre 2011. http://www.guardian.co.uk/world/2011/se ... ds-apology


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MessaggioInviato: 18/09/2011, 19:58 
Offensiva dei gheddafiana a Bani Walid. Le truppe fedeli a Muammar Gheddafi hanno lanciato nuovi attacchi intorno alla città di Bani Walid. Secondo la Bbc, controllano ancora zone strategiche e stanno ricorrendo a mortai e cecchini per prendere di mira le forze del Consiglio nazionale di transizione all'ingresso nord della città.

I combattenti del Consiglio nazionale transitorio libico hanno lanciato razzi dall'ingresso sud di Sirte e scambiato colpi di armi pesanti con le forze di Gheddafi rintanate in un centro congressi della città. "La situazione è molto, molto pericolosa", ha detto un guerrigliero anti-Gheddafi, Mohamed Abdullah, alla periferia della città natale del raìs. "Ci sono molti cecchini e tutti i tipi di armi immaginabili", ha aggiunto, mentre i razzi risuonavano in aria e un fumo nero si levava su Sirte.

La Russa: "Missione Onu, non esclusa partecipazione italiana". Intanto il ministro della Difesa italiano, Ignazio La Russa, ha annunciato che l'Onu ha approvato una risoluzione che "riconosce di fatto" il Cnt e dà il via a una missione in Libia cui "non è escluso possano partecipare anche le forze dell'ordine italiane".
Fonte:http://www.repubblica.it/esteri/2011/09/18/news/lealisti_attaccano_ribelli_a_bani_walid-21846799/?ref=HREC1-4

Io voglio vedere come andrà a finire sta storia...[8]



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Che intanto Sarkozy sarà rieletto ... [8)] [:o)]



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Libia: la disinformazione dei media francesi cancella l’Italia dalla guerra.

Gianandrea Gaiani



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Difficile continuare a definire partner o alleati Paesi europei che non perdono occasione per denigrare l’Italia o addirittura ignorarne il ruolo di primo piano sullo scacchiere internazionale. Nella crisi libica fin dall’inizio della guerra è apparsa evidente la volontà di Francia e Gran Bretagna di assumere la leadership esclusiva del conflitto col chiaro obiettivo di scavalcare l’Italia e mettere le mani sul mercato libico. Londra e Parigi hanno giocato spesso in modo scorretto conducendo iniziative militari autonome, cercando di tagliare fuori Roma dalle iniziative diplomatiche e criticando il governo italiano per i rapporti con Muammar Gheddafi.

Dittatore che anche gli anglo-francesi (e gli statunitensi) avevano corteggiato in cambio di petrolio e commesse. Certo Roma sembra fare ben poco per imporre la propria presenza in Libia lasciando a Nicolas Sarkozy e David Cameron in visuta a Tripoli il ruolo di liberatori della Libia. Ciò nonostante e con tutte le contraddizioni più volte evidenziate anche su questo blog, l’Italia ha svolto un ruolo di primo piano nel conflitto, secondo in termini numerici (16 aerei e una mezza dozzina di navi inclusa una portaerei) solo a quanto messo in campo da Londra e Parigi mentre sul piano logistico occorre ricordare che la Nato non avrebbe potuto fare la guerra a Gheddafi senza la disponibilità di sette basi aeree italiane, impiegate anche dai jet anglo-francesi.

Informazioni che andrebbero ricordate ad Alain Fraichon che su Le Monde del primo settembre ha pubblicato un’analisi intitolata “Quelques leçons à tirer de la campagne de Libye” che mostra lacune incredibili per un analista strategico a proposito dell’Italia che non viene nemmeno citata. In una lettera al quotidiano francese l’ambasciatore italiano a Parigi, Giovanni Caracciolo di Vetri, ha notato come l’Italia “sia stata semplicemente cancellata dalla carta geopolitica contemporanea”.

Un’operazione di disinformazione che fa ben poco onore alla stampa d’oltralpe evidentemente più impegnata a sostenere i sogni di grandeur di Nicolas Sarkozy che a raccontare e analizzare i fatti. Non si tratta solo di Le Monde ma, come ha sottolineato Caracciolo di Vetri, il ruolo dell’Italia nelle operazioni in Libia è sistematicamente “sotto stimato se non ignorato dalla stampa francese”. Nell’articolo di Fraichon si afferma che la guerra è stata sostenuta solo da Gran Bretagna e Francia sottolineando il mancato intervento di Germania e Polonia definite le “altre nazioni europee che hanno ancora una certa potenza militare”.

L’Italia non viene mai nominata e per completare l’opera di disinformazione Fraichon sottolinea come tra i Paesi europei “che hanno giocato un ruolo solo Danimarca, Belgio e Norvegia hanno effettuato missioni da bombardamento al fianco dei piloti britannici e francesi”. Non occorre essere grandi esperti militari (è sufficiente leggere i giornali) per sapere che l’Italia ha aderito ai raids sulla Libia fin dalla fine di aprile e, anche se la cosa viene tenuta nascosta all’opinione pubblica dal nostro ministero della Difesa, da allora i nostri piloti hanno lanciato oltre 500 bombe e missili sulla Libia.

Possibile che l’analista strategico di Le Monde non lo sappia? Che abbia dimenticato il ruolo chiave delle basi, delle forze militari e dell’intelligence italiani in questa guerra? Dopo tante parole al vento sull’integrazione militare europea e sul ruolo internazionale della Ue forse è tempo di svegliarsi e di accettare il fatto che quelli che definiamo partner e alleati sono soprattutto nostri concorrenti, spesso privi di scrupoli, sui mercati internazionali.



Gianandrea Gaiani, ha seguito tutte le missioni italiane degli ultimi 20 anni. Dirige Analisi Difesa, collabora con i quotidiani Il Sole 24 Ore, Il Foglio e Libero ed è opinionista del Giornale Radio RAI e Radio Capital. Ha scritto Iraq Afghanistan: guerre di pace italiane

http://blog.panorama.it/mondo/2011/09/1 ... ra-libica/



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Ufologo 555 ha scritto:

Libia: la disinformazione dei media francesi cancella l’Italia dalla guerra.

Gianandrea Gaiani



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Difficile continuare a definire partner o alleati Paesi europei che non perdono occasione per denigrare l’Italia o addirittura ignorarne il ruolo di primo piano sullo scacchiere internazionale. Nella crisi libica fin dall’inizio della guerra è apparsa evidente la volontà di Francia e Gran Bretagna di assumere la leadership esclusiva del conflitto col chiaro obiettivo di scavalcare l’Italia e mettere le mani sul mercato libico. Londra e Parigi hanno giocato spesso in modo scorretto conducendo iniziative militari autonome, cercando di tagliare fuori Roma dalle iniziative diplomatiche e criticando il governo italiano per i rapporti con Muammar Gheddafi.

Dittatore che anche gli anglo-francesi (e gli statunitensi) avevano corteggiato in cambio di petrolio e commesse. Certo Roma sembra fare ben poco per imporre la propria presenza in Libia lasciando a Nicolas Sarkozy e David Cameron in visuta a Tripoli il ruolo di liberatori della Libia. Ciò nonostante e con tutte le contraddizioni più volte evidenziate anche su questo blog, l’Italia ha svolto un ruolo di primo piano nel conflitto, secondo in termini numerici (16 aerei e una mezza dozzina di navi inclusa una portaerei) solo a quanto messo in campo da Londra e Parigi mentre sul piano logistico occorre ricordare che la Nato non avrebbe potuto fare la guerra a Gheddafi senza la disponibilità di sette basi aeree italiane, impiegate anche dai jet anglo-francesi.

Informazioni che andrebbero ricordate ad Alain Fraichon che su Le Monde del primo settembre ha pubblicato un’analisi intitolata “Quelques leçons à tirer de la campagne de Libye” che mostra lacune incredibili per un analista strategico a proposito dell’Italia che non viene nemmeno citata. In una lettera al quotidiano francese l’ambasciatore italiano a Parigi, Giovanni Caracciolo di Vetri, ha notato come l’Italia “sia stata semplicemente cancellata dalla carta geopolitica contemporanea”.

Un’operazione di disinformazione che fa ben poco onore alla stampa d’oltralpe evidentemente più impegnata a sostenere i sogni di grandeur di Nicolas Sarkozy che a raccontare e analizzare i fatti. Non si tratta solo di Le Monde ma, come ha sottolineato Caracciolo di Vetri, il ruolo dell’Italia nelle operazioni in Libia è sistematicamente “sotto stimato se non ignorato dalla stampa francese”. Nell’articolo di Fraichon si afferma che la guerra è stata sostenuta solo da Gran Bretagna e Francia sottolineando il mancato intervento di Germania e Polonia definite le “altre nazioni europee che hanno ancora una certa potenza militare”.

L’Italia non viene mai nominata e per completare l’opera di disinformazione Fraichon sottolinea come tra i Paesi europei “che hanno giocato un ruolo solo Danimarca, Belgio e Norvegia hanno effettuato missioni da bombardamento al fianco dei piloti britannici e francesi”. Non occorre essere grandi esperti militari (è sufficiente leggere i giornali) per sapere che l’Italia ha aderito ai raids sulla Libia fin dalla fine di aprile e, anche se la cosa viene tenuta nascosta all’opinione pubblica dal nostro ministero della Difesa, da allora i nostri piloti hanno lanciato oltre 500 bombe e missili sulla Libia.

Possibile che l’analista strategico di Le Monde non lo sappia? Che abbia dimenticato il ruolo chiave delle basi, delle forze militari e dell’intelligence italiani in questa guerra? Dopo tante parole al vento sull’integrazione militare europea e sul ruolo internazionale della Ue forse è tempo di svegliarsi e di accettare il fatto che quelli che definiamo partner e alleati sono soprattutto nostri concorrenti, spesso privi di scrupoli, sui mercati internazionali.



Gianandrea Gaiani, ha seguito tutte le missioni italiane degli ultimi 20 anni. Dirige Analisi Difesa, collabora con i quotidiani Il Sole 24 Ore, Il Foglio e Libero ed è opinionista del Giornale Radio RAI e Radio Capital. Ha scritto Iraq Afghanistan: guerre di pace italiane

http://blog.panorama.it/mondo/2011/09/1 ... ra-libica/


I francesi in particolare si sono sempre comportati così con noi, gli inglesi a fasi alterne, a seconda se gli servivamo (magari in funzione anti francese) oppure no. Io, per quel che mi riguarda, ho sperimentato questi atteggiamenti insopportabili più di una volta sulla mia pelle.

Tutto sommato però, nel caso della Libia, io non credo che tutto questo possa danneggiarci oltre misura. La geografia sta pur sempre dalla nostra ed i gasdotti è più facile farli arrivare in Italia che in Francia. Quello che come Italia dovremmo cercare di fare è lavorare a lungo termine per una Libia più stabile e serena, capace di godersi in santa pace le sue ricchezze e di condividerle con i suoi vicini più prossimi , in un mediterraneo più sereno e tranquillo. Se i nostri governanti facessero questo, francesi ed inglesi sarebbero scavalcati di fatto loro malgrado, nonostante la loro propaganda ed i loro giochetti, perché a guadagnarne saremmo comunque noi. Ma non è cosa facile.



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Con tutto quel deserto in Libia (non tutto sabbioso) c'è un ben di Dio che va perfino oltre il petrolio; con 50 km quadrati di deserto messi a pannelli solari, si otterebbe un quantitativo molto grande di energia a prezzi molto bassi; se gli impianti li costruissimo noi (ma mi rendo conto che allo stato attuale delle cose è utopia), questa energia prodotta in loco si potrebbe scambiare con gas e petrolio.



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Quello che stupisce è la determinazione gelosa con cui le grandi potenze europee hanno sempre reagito a qualunque tentativo dell'Italia di costruirsi una propria sfera di influenza all'estero; lasciamo stare se nel bene o nel male, il punto è che ogni qual volta lo ha fatto la reazione si è avuta immediatamente. Quelle poche colonie che abbiamo avuto, tra l'altro nelle quali non si è lasciato solo un ricordo negativo, in Libia per esempio la costa è stata tutta coltivata dagli italiani, hanno fatto di tutto per togliercele prima possibile. E la Somalia oggi è terra di nessuno, uno stato senza stato, dove spadroneggiano bande armate che non riferiscono (apparentemente) a nessuno, caso direi unico nel pianeta di stato senza stato, dove vige apertamente la legge del più forte. E non importa a nessuno. Eritrea ed Etiopia si sono fatte la guerra per tanti anni, tra distruzioni e carestie. E non importa a nessuno. In Libia avevamo un'influenza di fatto che si era protratta per 100 anni (dal 1911) nel bene e nel male, tra alti e bassi ed in forme diverse, ed appena è stato possibile hanno fatto di tutto per sbatterci fuori.

Evidentemente fa comodo a tutti (meno che a noi) che si sia deboli e divisi. Evidentemente a francesi ed inglesi (ed anche agli altri) l'Italia va bene solo come posto per passarci le vacanze, ma se vuole costruirsi una politica estera autonoma (buona o meno buona questo spetta solo agli italiani deciderlo) questo a loro non sta più bene. Evidentemente l'idea di un Italia più autonoma ed incisiva in politica estera fa paura. Ma non siamo nell'epoca dell'unione europea? Ma non dovremmo essere tutti cittadini d'europa? Perché allora tanto astio? O l'unione europea si invoca solo quando c'è da pagare il dazio alla banca centrale europea? O ci sono quelli che sono più cittadini di altri? E' la solita storia di sempre.


Ultima modifica di quisquis il 18/09/2011, 21:12, modificato 1 volta in totale.


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quisquis ha scritto:

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I francesi in particolare si sono sempre comportati così con noi, gli inglesi a fasi alterne, a seconda se gli servivamo (magari in funzione anti francese) oppure no. Io, per quel che mi riguarda, ho sperimentato questi atteggiamenti insopportabili più di una volta sulla mia pelle.

Tutto sommato però, nel caso della Libia, io non credo che tutto questo possa danneggiarci oltre misura. La geografia sta pur sempre dalla nostra ed i gasdotti è più facile farli arrivare in Italia che in Francia. Quello che come Italia dovremmo cercare di fare è lavorare a lungo termine per una Libia più stabile e serena, capace di godersi in santa pace le sue ricchezze e di condividerle con i suoi vicini più prossimi , in un mediterraneo più sereno e tranquillo. Se i nostri governanti facessero questo, francesi ed inglesi sarebbero scavalcati di fatto loro malgrado, nonostante la loro propaganda ed i loro giochetti, perché a guadagnarne saremmo comunque noi. Ma non è cosa facile.

Dopo questa guerra scordatelo che noi avremo un ruolo attivo in Libia,inoltre con l'andar del tempo destabilizzerà anche noi in quando siamo più divisi di loro,questi sono fatti!!!, vi è il rischio che le loro armi arriveranno in Italia per armare la malavita.[:(]


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