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LA TESTIMONIANZA
«Si spaccia per sopravvivere Perché ci avete accolti in Italia se non c’è modo di viverci?»
RAVENNA. «La situazione è molto pericolosa». A parlare è un ragazzo vicino alle “bande”. È tunisino, sbarcato a Lampedusa da un mese, indossa abiti sporchi, ma dignitosi. È pettinato e ha gli occhi di chi non dorme da troppi giorni. I tunisini nella sua situazione a Ravenna sono molti, circa 150 secondo le stime delle forze dell’ordine. Ci accompagna da lui un altro ragazzo, Hamza, anche lui tunisino, ma che vive in Italia da tre anni. Ci fa da traduttore perché il “lampedusano” non parla italiano. «Ci sono diversi gruppi - spiega il giovane che abbiamo incontrato sotto i portici vicino alla stazione - qualche giorno fa mi hanno fermato dei “nuovi” vicino a via Gulli e quando hanno visto che non ero dei loro sono stato spintonato. Ho dovuto reagire. Tra noi ci sono molti delinquenti, è vero. Si comportano come i re della strada, ma sono solo dei teppisti. Ci sono anche ragazzi normali però, dove sto io ci sono anche due bambini piccoli».
Dove dormi? «In una struttura abbandonata alle Bassette, a volte anche altrove».Come sopravvivi? «C’è una donna tunisina che vive qui da molti anni che mi porta qualcosa da mangiare ai giardini. Andavo in bagno alla stazione, ma la polizia mi ha cacciato. Non riesco più nemmeno a farmi la barba. Mi lavo nelle fontanelle. Per fare la doccia riempio delle bottiglie e mi chiudo nelle toilette a pagamento». Poi una domanda la fa lui. «Perché ci avete lasciato entrare in Italia se sapevate che non c’è modo di vivere qui? Ora sono qui con questo (mostra il documento temporaneo degli sbarcati a Lampedusa) ma con questo documento non posso lavorare, né prendere una casa e nemmeno farmi mandare dei soldi dai miei parenti in Tunisia».È per questo che molti iniziano a spacciare? «Certo. Lavoro non se ne trova. A spacciare si fanno un po’ di soldi per mangiare e prendere dei vestiti. Qui non ci vuole nessuno, neanche gli altri tunisini ci vogliono».Come funzionano i giri dello spaccio? «Si vende marijuana e cocaina, soprattutto qui vicino alla stazione o vicino al castello (la Rocca Branca Leone), oppure la si porta a casa di qualcuno. Molti vengono a cercarla, molti italiani».Da dove arriva la roba? «Da Lido Adriano, a casa di un altro tunisino». Ma a lui da dove arriva? «Non lo so dove la trova, ma lui ne ha davvero molta». Chi comanda tra le bande? «Non comanda nessuno e si rischia di finirci in mezzo anche se non si vuole». Da quello che spiega non ci sarebbero due bande, una di “vecchi” e una di “nuovi” come si credeva. Non sono nemmeno “bande” organizzate, ma piccoli gruppi che si danno fastidio a vicenda. Le differenze non sono di età, infatti sono quasi tutti giovani, ma di provenienza. «Ci sono quelli di Tunisi contro quelli di Sfakes (la città di Sfax, sulla costa est della Tunisia)». Ma quali sono i motivi dello scontro? È una lotta per il controllo del territorio? «Gli scontri sono nati per una serie di furti che si sono fatti a vicenda. C’è chi nasconde la droga in una casa abbandonata o in una buca ai giardini e un altro lo viene a sapere e la ruba. Quello che ha subìto il furto chiama i suoi amici e… per questo ci sono state le risse». Ora la situazione sta degenerando… «Sì, si rischia grosso, potrebbe anche scapparci il morto visto che c’è il caos. I pericoli però sono interni alle fazioni tunisine. Gli italiani non li toccano, sanno che potrebbero mettersi nei guai davvero, mentre se pestano un tunisino non importa a nessuno. Per questo ho molta paura».Come hanno visto il fatto che le notizie delle risse sia finita sui giornali? «Sono stati contenti, si vantavano al bar. Non hanno capito che stanno esagerando». Parlando di giornali il ragazzo si incupisce e inizia a chiedere cosa sta succedendo a Lampedusa, vuole sapere degli scontri di cui ha visto le foto su un giornale senza riuscire a capire di cosa parlasse l’articolo. «Abbiamo paura che ci mandino via tutti». Anche il permesso temporaneo che ha il ragazzo sta per scadere. «Quelli come me sono tra due fuochi. Da una parte il timore delle violenze e dall’altra la paura della polizia». Il traduttore tiene poi a fare alcune precisazioni dopo l’incontro: «La comunità tunisina è infuriata. Saremo tutti noi a pagare quello che stanno combinando questi delinquenti. Speriamo che li arrestino il prima possibile e che buttino via le chiavi. Non è giusto che rischiamo tutti per colpa loro». Cosa succederà ora?«D’estate c’era molto spaccio. Parecchie persone che passavano dalla stazione. Quelli vendono come se fosse legale. Alla luce del sole, ci manca poco che facciano anche lo scontrino. Il nostro timore è che con l’inverno e la diminuzione dello spaccio si mettano a fare anche delle rapine (di ieri la notizia del furto in un supermarket di Lido Adriano, ndr). Siamo noi tunisini a chiedere aiuto alle forze dell’ordine. Questa situazione non può continuare». Intanto sono in arrivo in città altri 75 richiedenti asilo sbarcati a Lampedusa. Provengono dalla Libia, ma sono originari di Nigeria, Mali, Bangladesh e Senegal. Dovrebbero arrivare a giorni ed essere accolti in tre strutture per l’inserimento. Finora gli arrivi ufficiali da Lampedusa erano stati 15, tutti tunisini che a poche ore dall’arrivo sono diventati irreperibili. Gli altri sono venuti da altre città. La situazione è caotica e pare mancare un disegno nazionale efficiente sulle accoglienze.Matteo Cavezzali
http://www.corriereromagna.it/ravenna/2 ... a-se-non-canziche' come detto importare;non esendoci lavoro,e quindi possibilita' di vovere,futura manovalanza x la criminalita,non si rimanda immediatamente all'origine ki sbarca,senza se e senza ma......di malavita e' piu' sufficente quella autoctona.....
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