Oggetti fuori dal tempo, avvistamenti tramandati nella letteratura storica. Qual è l'origine dell'uomo? Testi sacri e mitologie da tutto il mondo narrano una storia diversa da quella che tutti conosciamo.
Rispondi al messaggio

Teschi di cristallo

15/01/2011, 16:23

I TESCHI DI CRISTALLO


Immagine
Il teschio conservato al Britsh Museum


Un teschio di cristallo è un modello di un teschio umano ricavato da blocchi di cristallo di quarzo trasparente. Alcuni di questi manufatti furono dichiarati reperti archeologici mesoamericani precolombiani dai loro pretesi scopritori. Nessuno degli esemplari resi disponibili per studi scientifici è stato tuttavia autenticato come di origine precolombiana. I risultati di questi studi dimostrano che erano stati realizzati alla metà dell'Ottocento e in periodi successivi, quasi certamente in Europa. Malgrado varie opere di letteratura popolare lascino intendere il contrario, le leggende sui teschi di cristallo non sono presenti nelle mitologie dei popoli mesoamericani o di altri nativi americani.
Ai teschi sono spesso stati attribuiti fenomeni paranormali da alcuni appartenenti del movimento New Age e sono spesso stati ritratti in questa maniera nelle opere di fantasia; l'ultima e più nota di queste rappresentazioni è nel film del 2008 Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo. I teschi di cristallo sono apparsi in numerose serie televisive di fantascienza, romanzi e videogiochi.
Nuovi teschi ricavati dal cristallo vengono prodotti e venduti regolarmente.

Storia
I primi teschi di cristallo compaiono sulla scena nell'Ottocento. Il British Museum ne possiede uno dal 1897. Anche un altro ente prestigioso, la Smithsonian Institution ha un teschio, donato ad essa nel 1992.
Nessun teschio di cristallo proviene da scavi documentati.
Tra i teschi posseduti da privati, è particolarmente famoso il teschio "Mitchell-Hedges". Secondo il racconto di Frederick Albert Mitchell-Hedges e della figlia adottiva Anna sarebbe stato trovato negli anni venti del XX secolo in una spedizione a Lubaantun, nell'Honduras Britannico (attuale Belize). Non vi è però traccia della scoperta del teschio nei resoconti della spedizione ed è dubbio anche che Anna vi abbia preso parte. Inoltre la ricercatrice Jane Maclaren Walsh ha scoperto che negli anni quaranta Mitchell-Hedges acquistò un teschio di cristallo.
Tra i più noti teschi di cristallo ci sono quelli chiamati "Max" e "Sha Na Ra". "Max", di proprietà dei coniugi Parks, sarebbe stato trovato in Guatemala negli anni Venti, ma anche in questo caso non c'è alcuna documentazione a sostegno di tale affermazione. "Sha Na Ra" sarebbe stato trovato in Messico da Nick Nocerino, personaggio televisivo autodefinitosi "esperto di teschi di cristallo". Nocerino non rivelò mai l'origine del ritrovamento, giustificandosi attribuendo la riservatezza a presunte "questioni di sicurezza per il personale coinvolto, a causa della situazione politica messicana". Né i teschi né gli altri oggetti che Nocerino avrebbe rinvenuto sono mai stati sottoposti ad analisi indipendenti.
Negli anni ottanta sull'onda della moda lanciata dalle pubblicazioni su questi artefatti comparvero numerosi altri teschi, dal Texas a Los Angeles; ad alcuni di questi venivano attribuite origini avventurose o poteri taumaturgici, ma di nessuno di questi si è potuta provare l'autenticità (mentre alcuni sono risultati veri e propri tentativi di truffa).
Secondo i cultori dei teschi di cristallo, di tali oggetti si parlerebbe nelle tradizioni dei Maya e di altre culture native americane, ma queste asserzioni sono da ascrivere piuttosto ad un folclore degli ultimi decenni applicato retrospettivamente.
Nel 1970 il teschio Mitchell-Hedges venne affidato al laboratorio della Hewlett-Packard guidati da Frank Dorland in quanto centro di eccellenza per la ricerca sui cristalli. I risultati vennero pubblicato in un articolo dal titolo "history or hokum?" dove il secondo termine possiamo tradurlo con "nonsenso". In esso risulta soltanto che è stato scolpito in un blocco unico di materiale. L'articolo conclude che si tratta di un bellissimo pezzo artistico, ma non c'è modo di datarlo.
Non risponde inoltre a verità che "gli scienziati affermarono alla fine della analisi che il teschio sembrava essere stato scolpito con un moderno laser o con ceselli di precisione". Da notare che gli impieghi ablativi del laser si sarebbero avuti solo negli anni novanta.
Nel 1996 i teschi del British Museum e della Smithsonian Institution sono stati sottoposti ad analisi presso il British Museum che hanno rivelato segni di lavorazione con strumenti disponibili nell'Europa della seconda metà dell'Ottocento. Anche questo elemento suggerisce che si tratti di falsi fabbricati in tale periodo. In quell'occasione erano stati portati anche i teschi "Max" e "Sha Na Ra" (mentre Anna Mitchell Hedges aveva rifiutato di portare il suo), ma il British Museum, in applicazione della propria norma di non fornire valutazioni su oggetti provenienti da collezioni private, non ha espresso alcun giudizio su di essi.
In passato, intorno al teschio inglese si erano catalizzati racconti folcloristici quanto infondati, che suggerivano che il teschio si muovesse all'interno della teca. Anche il fatto che il teschio fosse stato rimosso dall'esposizione aperta al pubblico è una leggenda urbana: il teschio è oggi esposto all'interno della prima sala dell'ala sinistra, sul lato sinistro della parete dove si apre la porta d'ingresso.
In particolare, per l'esemplare esaminato si è riusciti a risalire ad una probabile origine tedesca della lavorazione, mentre la roccia cristallina è di origine brasiliana. Ricerche documentarie negli scritti relativi alle collezioni del museo, hanno portato a identificare nell'antiquario francese Eugène Boban l'organizzatore di questo traffico di falsi. Altri teschi furono analizzati insieme a quello del British, tra cui quelli di Nocerino e quelli americani. Nessuno di questi teschi aveva evidenze che potessero supportare una presunta antichità, mentre anzi le probabilità spingevano a pensare ad un'origine molto più moderna.

[align=right]Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Teschio_di_cristallo[/align]

___________________________________________________________



Questo è quello che dici wikipedia. Sarei curioso di sapere anche i vostri pareri. Se qualcuno ha qualche informazione in più...[:)]

15/01/2011, 16:28

Immagine
Il teschio conservato al Britsh Museum


Immagine
Il teschio chiamato Sha-Na-Rah


Immagine
Il teschio chiamato Max

16/01/2011, 09:30

L'ENIGMA DEI TESCHI DI CRISTALLO


Oltre ad essere stupende creazioni della natura, i cristalli di quarzo hanno molte interessanti proprietà che li rendono utili per un notevole numero di moderne applicazioni. Il quarzo, infatti, è in grado di risuonare, trasmettere, amplificare, immagazzinare, mettere a fuoco e strutturare l'energia. È inoltre un materiale piezoelettrico, in quanto - sotto pressione - genera una carica elettrica.

Un orologio al quarzo ha al suo interno un cristallo di quarzo che vibra come un pace-maker, ed i cristalli sono usati anche in svariate tecnologie, compresi gli apparati elettronici, le radio e i computer.
Gli esseri umani hanno sempre avuto un'importante relazione storica con questi oggetti naturali: sappiamo infatti che oltre alle molte utilizzazioni moderne, gli antichi scoprirono i poteri dei cristalli molto tempo addietro, ben prima di noi. Ad esempio, un cristallo era posto nel pettorale dei sacerdoti ebrei; inoltre queste pietre erano usate dagli sciamani per le divinazioni e durante i riti di guarigione.
Secondo la leggenda ci sono nel mondo 13 teschi di cristallo a grandezza naturale, che contengono informazioni cruciali per il destino dell'umanità...

A livello molecolare, il cristallo si forma sotto intensa pressione e calore. Il cristallo di quarzo, in particolare, è dotato di polarità negativa e positiva come una batteria e risponde alla luce e all'elettricità. Ha un'unica struttura che implica torsione, o spiralità delle catene ad elica di tetraedri silicei. Durante la sua "crescita", ogni tetraedro ruota di 120 gradi. Un cristallo di quarzo completamente formato è un esagono che termina con una punta acuta.
La forma geometrica e la chiarezza di queste pietre danno loro una qualità estetica che la gente apprezza come gemme o, se abbastanza grandi, come solitari o oggetti artistici.
Sembra anche che il cristallo di quarzo sia una sostanza naturale molto elastica e risonante, con una larga gamma di proprietà e usi.
In termini metafisici, le sfere di cristallo di rocca o "palle di cristallo" erano usate come strumenti di divinazione e nel medioevo perfino per la diagnostica delle malattie. Come ben sappiamo erano - e sono - usate anche per prevedere il futuro.
Il più famoso pezzo di cristallo inciso è indubbiamente il teschio di cristallo "Mitchell-Hedges".

Anna Mitchell-Hedges aveva 17 anni quando trovò nella giungla del Belize questo unico e misterioso manufatto durante una spedizione col padre, il famoso esploratore F.A. Mitchell-Hedges. Dichiarò di averlo dissotterrato da sotto un altare in pietra, mentre frugava tra le rovine di un'antica città Maya.
La ragazza notò qualcosa che luccicava tra la polvere e quando lo tirò fuori rimase attonita per la scoperta di un teschio di cristallo perfettamente inciso e ancora intatto. La mandibola staccata fu ritrovata tre mesi dopo.
Le dimensioni del cranio corrispondono perfettamente a quelle di una testa umana femminile. È alto e largo 13 cm. per 18 di profondità e pesa cinque chilogrammi.
Nel 1970, Anna portò il teschio "Mitchell-Hedges" da Frank Dorland, un restauratore di opere d'arte che rimase sconcertato alla vita dell'oggetto. Non avendo mai visto nulla del genere, volle studiarlo e quindi il primo passo fu quello di farlo esaminare scientificamente.
Dorland lo spedì al laboratorio della Hewlett-Packard; il risultato, oltre a destare grande sorpresa, avrebbe portato ad un grande enigma...
I tecnici del laboratorio immersero il cranio in una soluzione di alcool benzilico, quindi lo fecero passare sotto la luce. Da questo test conclusero che il cranio e la mandibola facevano parte dello stesso blocco di quarzo. Ma ciò che li sorprese fu che cranio e mandibola erano stati incisi senza badare all'asse naturale del cristallo (questa strategia previene le fratture durante il processo di incisione). Conclusero pertanto che chiunque avesse fatto quel teschio di cristallo aveva dei metodi che aggiravano il problema.
La successiva informazione sbalorditiva che appresero dal teschio fu che il fabbricante non aveva usato utensili metallici per sagomarlo... Infatti, non riuscirono a trovare la benché minima traccia della tecnica usata, nemmeno sottoponendolo alle più sofisticate analisi microscopiche in grado di rilevare le più moderne tecnologie di lavorazione. Ovviamente, ciò fece emergere la questione di "come" il teschio fosse stato sagomato e lucidato con tale perfezione.

Il quarzo ha una gravità specifica di 2.5 e una durezza (scala Mohs) di 7 che nel caso del diamante arriva a 10, il che lo rende più duro del metallo.
Non sarebbe per niente facile creare un teschio di cristallo neanche usando degli strumenti moderni, ma è davvero molto difficile immaginare come qualcuno, in possesso di tecniche primitive, possa aver fatto un lavoro come quello.
Secondo quanto gli scienziati sanno a proposito della fine della civiltà Maya, il teschio dovrebbe essere stato fatto più di mille anni fa...
Gli antropologi considerano che i Maya fossero un popolo dell'Età della Pietra; dunque, se furono loro a foggiare il teschio, con quali metodi ci riuscirono?
Studiando attentamente la superficie, Dorland scoprì microscopiche tracce di segni vicino alle parti curve. Ragionò quindi che il teschio doveva essere stato prima di tutto cesellato meticolosamente in una forma grezza, probabilmente usando dei diamanti. Ma da dove avrebbero preso i diamanti, i Maya?
Speculò anche che per dare una forma sempre migliore avessero usato ripetute applicazioni di acqua e sabbia di cristallo siliconato. Effettivamente, avrebbero potuto ottenere davvero quel risultato, usando i metodi di Dorland... Tuttavia, c'era un grande problema in questo scenario: il tempo. Stimò che ci sarebbero voluti quasi 300 anni di laboratorio per usare sul teschio le sue tecniche.
È difficile immaginare che la lavorazione del teschio si fosse tramandata di generazione in generazione per tutto quel tempo! L'unica alternativa era che i suoi creatori avessero usato metodi oggi perduti.
Ma questo era solo l'inizio dei misteri legati al teschio...
Fu scoperto che le ossa arcuate che si estendono lungo i lati e la fronte del cranio erano accuratamente separate dal pezzo di cristallo, in modo da funzionare come tubicini... mediante dei princìpi simili a quelli dei moderni ottici. In definitiva, essi incanalano la luce dalla base del teschio fino alle cavità orbicolari, che sono lenti concave miniaturizzate in grado di trasferire dentro al cranio la luce, anche in caso questa provenisse da una sorgente sottostante.
All'interno del teschio è stato trovato un allineamento di prismi e dei minuscoli tunnel luminosi che esaltano e illuminano eventuali oggetti sottostanti.
Dorland condusse anche una serie di particolari esperimenti per vedere cosa succedeva quando un fascio di luce veniva fatto passare attraverso la parte inferiore del teschio. Riferì: "Si accende come se prendesse fuoco".
Uno dei cristallografi della Hewlett-Packard sommò tutti i misteri del teschio di Mitchell-Hedges dicendo: "Quella dannata cosa non dovrebbe esistere".

Altri teschi di cristallo si trovano in varie parti del mondo in mano a collezionisti privati, mentre alcuni sono stati acquistati dai più importanti musei del mondo.
Come tutte le anomalie storiche o i manufatti enigmatici, questi teschi di cristallo sono stati al centro della controversia internazionale.
Il "Museo dell'Uomo" (Museum of Man) di Londra ne aveva uno in mostra, ma da quando lo hanno rimosso, viene tenuto in magazzino.
Anche il Museo dell'Uomo di Parigi ne aveva uno che veniva chiamato "Teschio Azteco", ma anche quello manca dall'esposizione da un pezzo.
F.R. Nocerino, uno dei massimi esperti mondiali sui teschi di cristallo, entrò in possesso di un teschio di cristallo di dimensione umana, proprio mentre stava aiutando a localizzare una città perduta nel Messico meridionale. Pesava quasi 6 Kg ed era scavato da un blocco di cristallo chiaro.
Una delle maggiori controversie su questo teschio fu concentrata sulla sua autenticità.
Il processo usato per determinare se un teschio è stato fatto in tempi antichi o moderni è molto sofisticato e solo una ristretta selezione ne è stata sottoposta.
Nel 1996 la BBC, in associazione con il "British Museum" e la "Everyman Productions", sottopose un gruppo di teschi di cristallo al test di autenticità durante le riprese di un documentario.
Venne anche aggiunta una copia di ogni teschio, e dopo furono sottoposti a un microscopio elettronico per esaminare i minuscoli segni lasciati dall'incisione.
Gli esperti riuscirono a distinguere gli strumenti e i metodi di lucidatura usati, analizzando semplicemente quelle minuscole tracce che sono invisibili a occhio nudo ma che vengono individuate dal sofisticato microscopio.
Mr. Nocerino portò il suo teschio e un altro partecipante privato, Jo Ann Parks, portò un teschio che aveva ricevuto dal guaritore tibetano Norbu Chen. Anche i musei di Londra e di Parigi portarono i loro teschi.
I musei declinarono poi di commentare i risultati; comunque, gli esperti delle antichità rivelarono che i loro teschi erano di origine abbastanza moderna, ragion per cui li tolsero dalle loro esposizioni.
Invece, fu determinato che i due teschi in mano ai privati avevano almeno 5000 anni!

Chiunque abbia familiarità con le antichità del Mesoamerica avrà capito immediatamente quanto fantastica sia stata una scoperta del genere. Secondo gli scienziati, infatti, la più antica civiltà del Messico, quella Olmeca, ha solo circa 3000 anni... dunque, "chi" creò questo sofisticata e imbarazzante opera d'arte, che forse avrebbe potuto essere anche un oggetto oracolare?
Non c'è dubbio che il cristallo abbia molte proprietà utili e potenti che possono essere utilizzate in molti modi diversi. Nel nostro mondo materialistico abbiamo focalizzato di usarlo tecnologicamente.
Ma se può immagazzinare, amplificare e trasmettere onde radio ed elettromagnetiche, forse il cristallo può fare lo stesso anche per il pensiero umano e altre energie sottili.
Il cervello umano produce piccoli, tuttavia misurabili, impulsi elettrici. Il teschio di cristallo avrebbe potuto essere concepito e utilizzato come amplificatore per la trasmissione mediante onde, proprio come si utilizzavano i cristalli nelle prime radio (il principio è cresciuto nella scienza applicata e sembrerebbe che i nostri antenati lo avessero capito).
Molte persone che hanno passato del tempo alla presenza dei teschi di cristallo riferiscono che producono strani fenomeni...
Il personale del museo di Londra dichiarò un giorno che il teschio si sarebbe mosso da solo inaspettatamente.
Frank Dorland dichiarò che il teschio "Mitchell-Hedges" passerebbe dall'assoluta chiarezza e luminosità, al torbido e scuro.
Altri, che hanno meditato in presenza dei teschi, dichiarano di essere stati testimoni di scene storiche svelate ai loro increduli occhi, incluso il collasso e l'inabissamento di un'isola.
Nessuno crede che tutti i segreti dei teschi di cristallo siano ancora stati svelati, tuttavia i loro misteri stanno lentamente venendo alla luce. E forse siamo davvero sul punto di scoprire il vero scopo di questa antica tecnologia.

[align=right]Fonte: http://www.edicolaweb.net/icone10a.htm[/align]

16/01/2011, 09:33

IL TESCHIO DI CRISTALLO


Secondo una leggenda esisterebbero ben 13 teschi di cristallo, detti "della saggezza", che una volta riuniti avrebbero il potere di rivelare all'umanità il suo destino. Tredici come le divinità del mondo superiore e gli idoli del Katun.
Sembra ne siano stati ritrovati alcuni:
Un pezzo unico ricavato nell’ametista, da cui il nome, scoperto nel 1915 in un nascondiglio di reliquie maya in Messico.
Un teschio tagliato in un solo pezzo di quarzo trasparente fu rinvenuto nel 1912.
Una famiglia maya del Costa Rica nel 1906 ne ritrovò un altro, arando il terreno di sua proprietà. L’attuale proprietaria del pezzo, Joke Van Dieten, lo reperì in una libreria di Vancouver dove era esposto.
In Texas, nella fattoria dei Parks a Huston, si trova un unico pezzo di quarzo di 18 Kg. di peso; lo avrebbero avuto in regalo nel 1981 da un tibetano come ringraziamento per dei servigi resi. È stato anche pubblicato un libretto nel quale si parla del teschio, ribattezzato "Max".
Presso il museo Smithsoniano di Washington è custodito un esemplare di ben 20 kg., alto e largo 13 cm. (per la gioia degli esoterici il tredici ricorre spesso) e lungo 18.
Joshua Shapiro autore di un libro riguardante i teschi di cristallo, racconta che durante una conferenza a Las Vegas nel 1989, fu avvicinato da un uomo, tale Josè Iniguez, in possesso di un teschio di cristallo, rinvenuto nella sua fattoria nel 1942, sul quale erano incisi simboli maya e un disegno a spirale con un circolo doppio nella parte superiore.
Sempre Shapiro fornisce altri dati sui teschi sopra descritti e segnala un teschio di colore azzurro nel Perù, simile a quello nominato ET per la forma particolare, con la mandibola appuntita.
Le guide messicane mostrano ai turisti, che si recano in gita nel Messico, le foto di un teschio modellato nel quarzo che indicano conservato nel Museo del Belize. Dicono siano occorsi dai trenta ai quaranta anni per ottenerlo.
Esiste un teschio di quarzo rosa con la mandibola mobile, rinvenuto vicino al confine fra Honduras e Guatemala, simile a quello scoperto da Anna Hedges (1), non molto limpido nel colore e leggermente più grande, ma di un artigianato di livello incomparabile.
Solo pochi sono considerati autentici.
Gli esami condotti per stabilire la loro autenticità avrebbero evidenziato tracce circolari lasciate da utensili rotanti, in particolare sui teschi conservati allo Smithsonian e al British. Non abbiamo notizie in questo senso riguardo al teschio ritrovato da Hedges. Comunque prima di affermare o negare la loro veridicità dobbiamo considerare che possono essere i prodotti di una civiltà più avanzata, dal punto di vista tecnologico, di quella cui si vogliono attribuire.
Un notevole esemplare è custodito nel Museo Trocadero, ed è stato citato da G.F. Kunts nel suo libro "Gemme e pietre preziose del Nord America"; proporzionato ma di fattura rudimentale datato all’incirca intorno al XV secolo, attribuito al popolo Azteco come la riproduzione del Dio della Morte. È caratterizzato da un solco che lo percorre lateralmente da destra a sinistra e si ipotizza possa essere stato incastrato fra due legni, o addirittura in una croce.
Due Teschi si trovano presso il dipartimento di Etnografia del Museo Britannico, uno in miniatura e uno a grandezza naturale, quest'ultimo in un blocco di particolare purezza.
Nel 1927, Anna Hadges, figlia di F.A. Mitchell Hedges, avventuriero, teosofista, membro della commissione per i Maya del Museo Britannico, riportò alla luce, nella città di Lubaantun appena scoperta, un teschio di cristallo di rocca di rara perfezione e abilità con mascelle mobili. Grava il sospetto che tale manufatto sia stato, in realtà, rinvenuto in altro luogo o frutto di loschi traffici specialità dell'avventuriero.
Nel 1964 Anna Hedges conobbe l’antiquario Frank Dorland, un appassionato dei misteri archeologici. Dorland studiò il teschio per sei anni e poi incaricò l’Helwett Packard di continuare gli esami in un sofisticato laboratorio. Non fu però possibile duplicare il pezzo che era stato intagliato senza seguire il segno naturale, ma esattamente al contrario.
Sembrava avesse all’interno una serie di lenti e prismi che riflettevano la luce in modo particolare quando questa vi passava attraverso, proprietà non presente nel quarzo allo stato naturale. Nessuno fino a adesso è stato in grado di riprodurre un pezzo con le stesse proprietà del teschio di Hedges.
Il teschio conservato al Britsh Museum è un manufatto artigianale di notevole e raffinata fattura in un unico blocco. Passato attraverso molte mani, G.F.Kunz dichiarò che originariamente era stato portato dal Messico da un ufficiale spagnolo e venduto ad un collezionista inglese; in seguito pervenne a E. Boban, antiquario parigino che nel 1884, si trasferì a New York, qui Tiffany lo acquistò nel 1890. Nel momento in cui fu inserito nella collezione del Museo Britannico, che lo acquistò per 120 sterline nel 1898, fu considerato come proveniente dal Messico pre-ispanico.
Non si è potuto accertare su basi tecnologiche, ma lo stile delle fattezze sono in accordo con altri esempi accettati come genuine sculture azteche o mixteche.
Il Laboratorio di Ricerca del Museo Britannico, quando lo esaminò, concluse che alcune incisioni, come quelle riproducenti la dentatura, sembrano effettuate con un tornio da gioielliere piuttosto che secondo la tecnica acquisita dai lavoratori della pietra Aztechi.
È stato suggerito che l’origine del cristallo di rocca sia brasiliana ed il lavoro eseguito in data pre-ispanica. È possibile infatti che artigiani pre-ispanici abbiano potuto ottenere cristalli di rocca dal Nord America, ma non esistono prove archeologiche di un commercio con il Sud America e il Brasile. Sembra, inoltre, che le miniere siano state sfruttate solo in tempi recenti.
Si è pensato che il teschio del Museo Britannico possa essere un esempio di arte coloniale messicana in uso nelle chiese; ossia un lavoro eseguito da un nativo (indio-americano) influenzato dallo stile europeo.
Esiste infatti un teschio di cristallo incorporato in un crocifisso opera di un artigiano europeo eseguito in stile pre-ispanico.
Molte sono le speculazioni circa l'origine e l'uso del teschio di cristallo; la questione rimane ancora aperta.
Il Dottor G.M. Morant ha avuto la possibilità di poter toccare, misurare e comparare, sia il teschio del museo britannico, sia quello di Hedges, chiamato dal Dr. Morant "teschio di Burney", dal nome di colui che lo fece esaminare da esperti del British nel 1936. Il confronto rende evidente la simmetria perfetta, l'assenza di qualsiasi sutura. I risultati degli studi evidenziano che la regione frontale dell'esemplare Burney è più sporgente. La differenza più evidente consiste nella conformazione della regione basale facciale, in quanto il teschio del Museo Britannico è in un solo pezzo, mentre l'altro ha la mandibola mobile. I denti sono completi in entrambi i casi.
Il cristallo Burney è stato giudicato anatomicamente migliore, più "vivo" dell'altro considerato una cruda rappresentazione.
In relazione alle misure, dando prima i dati del Britannico, si notano alcune differenze materiali nella lunghezza degli occipiti, nell'ampiezza calvarial, nell'indice cefalico; nella larghezza nasale e quella delle orbite.
Una sovrapposizione delle linee dei contorni evidenzia che nel Burney il profilo destro non è perfetto, sia visto dai mastoidi che dai lati dell'apertura nasale; il teschio del Britannico mostra invece un profilo esatto; ma la divergenza dalla norma è scarsa. Gli studi sono stati condotti con metodi meticolosi, per mezzo di foto a grandezza naturale, senza lasciare niente al caso è stato dedotto che rappresentino una sola razza. Ovviamente disconosciuta la tecnica usata anticamente per realizzarli.
È logico pensare che i Maya conoscessero tecnologie idonee a levigare il cristallo di rocca, cosa molto ardua tutt'oggi perché, se avessero usato della sabbia come abrasivo nel lungo lavoro di levigazione, sarebbero occorsi centocinquanta anni di lavoro.
Gli esperti del British non sanno fornire una datazione certa del teschio in mostra nel Museo, alcuni lo valutano antico di tremilaseicento anni; altri lo ipotizzano originario di Atlantide e risalente a dodicimila anni fa.
È nel periodo che va dal 7000 al 3114 che si adora il Dio del fuoco e si può spiegare il ritrovamento del Teschio a Lubaantun, edificata come una città peruviana, forse con l'aiuto degli stessi peruviani.
Hedges il 10 febbraio 1935 pubblicò un articolo sul New York America in relazione alle tracce di una civiltà sulle isole al largo della costa dell'Honduras secondo cui, Atlantide, non era un mito ma la culla delle razze Americane.
Secondo quanto asserito dall'archeologo Le Plongeon Brasseur de Bourbourg la civiltà Maya, e con essa il cristallo, può essere venuta dal mare.
Quetzalcoatl secondo una leggenda venne da "una terra del sole nascente", insegnò le scienze i costumi e le leggi e ritornò da dove era venuto con la sua nave.
I Maya di Palenque asserivano di discendere da un popolo giunto dal mare al comando di Votan, un uomo dalla pelle bianca che compiva spesso viaggi nella sua vecchia patria, come è scritto nelle cronache spagnole.
Un uomo che aveva visitato la terra ove si innalzava una torre verso il cielo. Padre Ordonez asseriva di aver letto in un libro dei Maya che Votan arrivò da una terra chiamata "Chivim" attraverso il mare e si stabilì a Palenque con il suo popolo.
Secondo altre versioni un certo Itlar, nominato Zamma padre degli Dèi, nel 10.500 a.C., scampato dalla distruzione di Atlantide, raggiunse lo Yucatan diffondendo l'agricoltura, l'astronomia, la geometria, e la medicina.
Datare il cristallo di quarzo è estremamente difficile, non esiste un metodo affidabile, ci si basa solo sul risultato dell’esame al carbonio 14 del materiale organico trovato unito al teschio.
Circa lo scopo di queste macabre sculture, il teschio rappresentava per i Maya il Dio della Morte, della guerra, dei sacrifici umani; il Signore degli Inferi. Alcune leggende indicano che il sommo sacerdote usava un teschio nei suoi riti esoterici. Mitchell asseriva che serviva per focalizzare energia e rifrangere la luce, nonché un raggio di sole attraverso la bocca aperta; in tal modo assumeva la funzione di una particolare lente ustoria nella cerimonia del nuovo fuoco. Tale cerimonia consisteva nel bruciare "qualcosa", si dice un cuore ancora palpitante su di un piano sorretto dalle mani di una statua: il Chac-Mool (zampa di giaguaro), di origine esclusivamente Tolteca e tipica dei siti Maya dello Yucatan.
Tezcatilpoca, chiamato specchio fumante, dio del male, viene spesso descritto come un "teschio splendente".
La cerimonia avveniva quando le Pleiadi raggiungevano lo zenit e segnavano l'inizio di un nuovo ciclo. Il ciclo attuale sembra sia iniziato nel 3114 a.C. con la nascita di Venere. Il teschio è descritto come l'incarnazione di ogni male, quando il sacerdote evocava la morte per mezzo del teschio, questa arrivava puntualmente.
Oggi adoperiamo il quarzo negli apparati elettronici, nei micro-chips, perché ha la proprietà di amplificare la corrente che vi passa attraverso. Viene inoltre notoriamente utilizzato per i suoi effetti terapeutici, per amplificare il campo elettromagnetico del corpo umano e modificare la stato vitale.
I sensitivi che hanno lavorato con i teschi assicurano di aver sentito emanare da essi una poderosa energia; molti hanno dichiarato di aver avuto visioni del passato.
È stato appurato che durante la proiezione di queste immagini alcune persone distinguono, al suo interno, figure olografiche ben riconoscibili. In alcuni casi la sola foto del teschio di Hedges avrebbe curato alcune infermità.
La proprietaria del teschio chiamato E.T., Joke Van Dieten, alla quale era stato diagnosticato un tumore al cervello ebbe la gradita sorpresa di svegliarsi una mattina completamente guarita e osservare all’interno del teschio una macchia nella stessa area del cervello, come se la pietra avesse assorbito il male.
La medium Carrel Advise alla presenza del teschio di Hedges entrò in trance e disse che il teschio rappresentava un magazzino di conoscenze programmato da una razza in un passato remoto. Affermò anche cose non molto credibili per la verità, ma contribuì a materializzare l’idea che i teschi possano rappresentare, per alcuni, anche un sistema di informazioni canalizzate per via telepatica, da una civiltà, extraterrestre o no, con l’intenzione di aiutare l’umanità o incrementare il suo livello di conoscenza.
Tante le storie che parlano di cristalli dai quali si sprigionerebbero potenti energie.
L'occultista e studioso John Dee, autore dell'alfabeto angelico, un giorno, mentre lavorava nel suo studio, vide manifestarsi un entità luminosa, qualificatasi come l'angelo Uriel, che gli fece dono di un cristallo convesso, simile ad una pietra scura tramite la quale avrebbe potuto conversare con gli angeli concentrandosi su di esso.
Ettore Cipollaro, ricercatore di fenomeni paranormali del gruppo di ricerca "l'Arca" di Roma (2), dichiarò che l'entità "Magister", spirito guida del gruppo, parlò di "cristalli" come concentrazione energetica alla base della struttura dell'universo e, dai quali si può ottenere energia attraverso metodi scientifici ben conosciuti dal mondo antico.
"Magister" affermò, tramite Cipollaro, che civiltà Atlantidee e Pre-Atlantidee utilizzarono un raro cristallo chiamato "Ion" esistente in natura. Aggiunse che esistono molti cristalli ma noi abbiamo perduto la scienza che ci permetterebbe, attraverso la loro manipolazione, di avere una fonte di energia inesauribile. Il loro cattivo uso rappresenterebbe un enorme pericolo. Secondo "Magister" sarebbero conosciuti e usati dagli "esseri" degli altri pianeti, anche per il funzionamento di quei mezzi noti come "dischi volanti".
Quanto appartenga a Magister e quanto a Cipollaro, non conta molto, simili affermazioni vanno prese per quelle che sono; ma non si può fare a meno di registrare che lo scomparso veggente Edgar Cayce, in una delle sedute durante le quali parlava del continente perduto, effettuate tra il 1922 e il 1944, fece riferimento ad un’energia superiore di quella nucleare, all'epoca non ancora scoperta, che Cayce, quindi, non poteva conoscere. Questa energia sarebbe stata ricavata, secondo il veggente, attraverso la manipolazione di misteriosi cristalli all'interno dei quali si concentrava. I cristalli che fornivano l'energia sarebbero stati isolati in un edificio "foderato di pietra non conduttrice".
La descrizione fornita ricorda le torri di vetro girevoli di cui disponevano i Thuata de Danan, rivestite appunto di un materiale isolante a protezione delle radiazioni emanate dalle armi nemiche.
I documenti con le descrizioni per costruire tali "pietre" verrebbero custoditi in tre posti diversi: nei templi di Atlantide sommersi a Bimini, in un tempio in Egitto e nel tempio di Itlar nello Yucatan.
Con essi sarebbero conservati i libri che parlano della storia di Atlantide e del suo immenso sapere scientifico.
Cayce parlò anche di Faser e Maser, l'energia derivante dalla luce polarizzata, e disse che proprio il cattivo uso di tale energia scatenò forze incontrollabili che causarono la distruzione del continente.
Secondo Cayce quelle fonti di energia potrebbero essere ancora attive, imprigionate nelle costruzioni dell'antica isola e causare i fenomeni che hanno tristemente distinto la zona delle Bermude.
Nel 1970 il Dottor Ray Brown durante un’immersione nelle acque del triangolo delle Bermuda, vicino alle isole Bari, nelle Bahamas, vide, a quaranta metri di profondità, una piramide con un'apertura sulla sua sommità.
"La costruzione era in pietra liscia, le giunzioni fra i blocchi si distinguevano appena. L'apertura era una specie di pozzo che immetteva in una stanza interna rettangolare. Completamente priva di alghe e coralli e stranamente ben illuminata senza che ci fosse nessuna luce diretta. Vidi qualcosa che riluceva. Dal soffitto pendeva un’asta metallica con incastonata una pietra rossa sfaccettata e affusolata in punta. Sotto di essa un basamento in pietra sono sopra una piastra sempre di pietra, sulla quale due mani di bronzo, annerite da evidenti bruciature, sorreggevano una sfera di cristallo. Non riuscendo a smuovere l’asta e la pietra rossa, afferrai il cristallo e venni via. Mentre uscivo da quel luogo mi parve di avvertire una presenza. All'interno di questo cristallo rotondo vi era una serie di forme piramidali, tre per l’esattezza e tenendolo in mano si avvertiva una vibrazione."
Pervaso dal timore che la sfera gli fosse confiscata non ne ha rivelata l’esistenza fino al 1975 nel corso di una conferenza a Phoenix. Brown non ha mai rivelato a nessuno il punto esatto del suo ritrovamento e cosa ne è stato del cristallo.
Il particolare delle mani metalliche che sorreggono un cristallo, mi rammentano le mani degli isolatori che sostengono le "lampade" rappresentate sulle pareti di Dendera. Il fatto che siano state viste annerite e bruciate significa che erano sottoposte ad un fortissimo calore, quindi la piramide catalizzava una sorta d’energia indirizzandola, attraverso l’asta, nella sfera di cristallo. La pietra rossa poteva essere un rubino, pietra solitamente usata nei laser per concentrare e proiettare l’energia.
In quanto alla sfera si racconta che causi fenomeni paranormali; i metalli in contatto con essa si magnetizzano temporaneamente; l’ago della bussola gira prima in senso orario e poi ruota in senso opposto. Vi sono anche casi di guarigione dopo aver toccato la sfera. Un collegamento al teschio di cristallo. Speculazioni?
Le piramidi sotto l’oceano sono state rilevate più volte anche dal sonar.
Edgar Cayce parlò degli Atlantidei come una civiltà che disponeva di un’energia simile a quella nucleare; l’energia che fu causa della scomparsa di quel continente. Veniva raccolta utilizzando i cristalli racchiusi nelle piramidi.
C’è chi crede che ogni tanto i cristalli del perduto continente si attivino e formino tempeste magnetiche, campi di forza e d’energia pura, causando i ben noti fenomeni del Triangolo delle Bermuda.
Speculazioni. Certo. Il cristallo della sfera, però, testimonia l’esistenza di civiltà in possesso di una tecnologia avanzatissima perché perfino gli esperti dell’Istituto Smithsoniano di Washington hanno dichiarato che solo dopo il 1900 siamo stati in grado di usare tale tecnologia per tagliare il quarzo e ricavarne una sfera perfetta.
Secondo una profezia sotto la zona di Giza vi sarebbero dodici camere, una per ogni segno zodiacale, in comunicazione fra loro per mezzo di corridoi. Al centro una camera più grande detta: "sala dei documenti".
In quel punto si troverebbe un enorme cristallo sfaccettato simboleggiante l'uovo cosmico. La sala sarebbe stata costruita da Enoc con lo scopo di conservare le scienze conosciute.
Simile alla storia che vuole re Surid, o Saurid Ibn Salhouk, autore del progetto delle tre piramidi e camere sotterranee per conservare le "scienze segrete".
È ben noto che sotto la piana di Giza vi siano numerosi sotterranei, e che un gruppo archeologico dell'Università di Stanford, ha praticato l'apertura di una delle tre camere situate sotto le zampe della Sfinge. Avrebbe scattato anche alcune foto dell'interno, mai rese pubbliche, ma ben note al sovrintendente agli scavi Dr. Hawass. Quest'ultimo avrebbe anche impedito a West di procedere con gli scavi che miravano ad aprire un passaggio per entrare nei sotterranei.
La presenza dei cristalli viene menzionata nella vicenda dei presunti alieni catturati dopo l'incidente di Roswell, attualmente indicati nella base di Nellis, conosciuta come Area 51, e nella storia dei piatti di pietra di Bayan Kara Ula, o Bayan Har Shan, non a caso definita la Roswell Cinese. In entrambi i casi si fa riferimento al ritrovamento di un cristallo in grado di mostrare immagini della terra com’era nel passato, concentrandosi su di esso.
Questo ci porta alle strane storie che circolano sul teschio di cristallo, sia quello in mostra al British, definito un vero e proprio porta sfortuna, che al manufatto trovato da Hedges. Alcuni addetti alla vigilanza del Museo affermano di aver visto strane emanazioni prodotte dal teschio in particolari momenti. C'è chi dice di aver provato una strana sensazione in sua presenza, come dominato da una forza misteriosa. Forse solo suggestione, ma l'oggetto è stato cambiato di sala più volte in seguito al verificarsi di misteriosi e curiosi fenomeni.
Sembra che nessuno dei custodi voglia trascorrere molto tempo nella stanza ove si trova esposto.
Anche il teschio appartiene a quei cristalli che racchiuderebbero misteriose energie?
Semplici storie da raccontare la notte delle streghe, o "verità incredibili"?

Note:
1. Figlia di Mitchell, avventuriero del quale si parla più avanti.
2. Vedi articolo Giornale Misteri giugno-luglio 1994 a cura della Dr.ssa Massa.

[align=right]Fonte: http://www.edicolaweb.net/edic116a.htm[/align]

16/01/2011, 09:38

IL TESCHIO IRREQUIETO


"Riflessi in un occhio d'oro". li titolo del vecchio romanzo di Carson McCullers continuava a girarmi nella mente, mentre osservavo la luce dei faretti che, nella bacheca del British Museum of Mankind a Londra, si riflettevano nelle orbite vuote del teschio di cristallo che vi era esposto. I raggi tingevano di uno strano alone giallo-rossastro la materia trasparente in cui era stato plasmato l'oggetto, e per qualche strano fenomeno sembravano raccogliersi nel cavo delle occhiaie, che splendevano come grumi di oro liquido incandescente. L'effetto era singolare e inquietante: due occhi d'oro accesi di una luce d'ignota provenienza (i faretti in realtà erano invisibili) che palpitava seguendo il gioco delle ombre provocate dal passaggio degli altri visitatori, e le conseguenti variazioni della illuminazione generale.
Mi spostai di lato per osservare da una diversa angolatura il teschio, chiuso in una teca cubica di vetro, un po' squallida ma che comunque aveva il vantaggio di poterlo studiare da tutte le direzioni. li riflesso degli occhi d'oro parve seguirmi, come se quelle immateriali pupille fossero fisse su di me, e me soltanto. Provai diversi movimenti, ma era sempre così: ovunque mi posizionassi, quello sguardo pervenuto da chissà quale epoca remota era costantemente diretto verso i miei stessi occhi.
"Riflessi in un occhio d'oro". Sapevo perfettamente che si trattava soltanto di un gioco di luci, ma egualmente l'effetto era così inquietante da levare la pace dell'anima. Non poteva trattarsi di un risultato casuale. Chi aveva realizzato quel teschio di cristallo ne aveva scavato le orbite calcolando una convessità - peraltro appena accennata e difficilmente distinguibile, senza la luce - tale da creare precisamente quella suggestione negli osservatori. Quel remoto artista, chiunque fosse, doveva possedere notevoli conoscenze anche se magari soltanto empiriche - nel campo dell'ottica, oltre che una raffinata tecnica e un'infinita pazienza per creare quello straordinario capolavoro di scultura, impossibile da esaminare senza sentirsi correre un brivido lungo la schiena.
Che non fossi il solo a provarlo, quel brivido, lo dimostrava il comportamento degli altri visitatori. Ero io l'unico, nella sala, a essersi soffermato per un certo tempo a osservare quell'oggetto che, per quanto macabro, era comunque artisticamente di raffinata e pregevole fattura. Tutti gli altri sostavano al massimo una decina di secondi di fronte al teschio: il tempo di essere trafitti dallo sguardo di quegli occhi d'oro, poi si allontanavano senza neppure leggere il cartellino nel quale si spiegava che quell'oggetto di cristallo di rocca proveniva dal Messico, era esposto dal 1898, ed era "forse" di origine azteca.

Non mi trovavo a Londra per caso, ma vi ero arrivato apposta per vedere il teschio di cristallo esposto nel British Museum of Mankind, prima che lo ritirassero dalle sale d'esposizione per seppellirlo in qualche magazzino. Pochi giorni prima avevo infatti letto un breve articolo riportato dalla stampa internazionale nel quale si affermava che secondo analisi di laboratorio il teschio londinese - uno dei diversi oggetti analoghi custoditi in America e in Europa - era un falso. Non poteva essere stato realizzato da un'imprecisata cultura precolombiana, ma era opera di un peraltro ignoto gioielliere europeo, probabilmente tedesco. Di conseguenza, il museo stava valutando l'opportunità di toglierlo dai suoi oggetti esposti al pubblico.
Questo è l'articolo, come l'avevo letto sul numero del 7 gennaio 2005 del quotidiano londinese "The Independent". Era firmato da Steve Connor, capo della redazione scientifica del giornale.

UN FALSO IL "TESCHIO DI CRISTALLO" DEL BRITISH MUSEUM
«Alcuni dicono possieda poteri mistici derivanti dalla sua antica origine come simbolo azteco della morte. Altri pensano sia uno dei 13 teschi di cristallo che riveleranno il destino dell'umanità, quando saranno tutti collegati l'uno all'altro. Quali che siano le leggende connesse al teschio di cristallo del British Museum di Londra, un fatto è innegabile: nessun altro fra i reperti custoditi nel museo è divenuto oggetto di un culto altrettanto vivo fra i seguaci della "storia misteriosa".
Oggi, tuttavia, la scienza può mettere le cose a posto e, così facendo, mandare in pezzi uno dei più persistenti miti legati a un oggetto circondato da fantasie storiche. Il teschio di cristallo è un falso. Un'analisi dettagliata della sua superficie ha rivelato che esso è stato intagliato e levigato utilizzando una mola rotante: strumento di uso comune fra i gioiellieri europei del diciannovesimo secolo, ma inesistente nell'America precolombiana. Scienziati e storici ritengono che il teschio sia stato modellato a partire da un pezzo di cristallo di rocca proveniente dal Brasile a opera di un lapidario europeo, probabilmente tedesco, e poi collocato sul mercato collezionistico come autentico reperto proveniente dall'antica cultura azteca del Messico.
I primi dubbi sull'autenticità del teschio - una scultura di dimensioni quasi naturali - erano sorti già una decina di anni fa. Recenti test hanno confermato che esso quasi certamente non è un oggetto di origine autenticamente azteca. Lo afferma il professor Ian Freestone della University of Wales a Cardiff, già direttore della sezione ricerche del British Museum.
"Non abbiamo alcuna indicazione che nel Messico vi siano formazioni geologiche in grado di produrre un cristallo di rocca di quelle dimensioni. Vi sono forti indizi che esso provenga invece dal Brasile, - dice il professore - gli autentici oggetti aztechi in cristallo di rocca hanno poi una levigatura più fine. Questo ha una superficie più scabra, come quella prodotta dalle attrezzature moderne."
Nessuno di questi due fatti, ovviamente, può dimostrare che il teschio sia un falso, ma quando gli scienziati ne hanno esaminato la superficie con un microscopio elettronico, i loro dubbi sulla sua origine hanno cominciato a rafforzarsi. I tecnici hanno preso un 'impronta del teschio con la stessa resina flessibile che impiegano i dentisti per prendere le impronte dei denti. Esaminata al microscopio, l'impronta ha rivelato la presenza di sottilissimi solchi circolari attorno alle occhiaie, la dentatura e il cranio: prova evidente che la scultura era stata intagliata e levigata con una mola rotante. E gli Aztechi non conoscevano l'uso della ruota.
"Gli indizi raccolti suggeriscono che si tratta di un oggetto di fattura relativamente tarda. Secondo me, sono argomentazioni fortemente indicative del fatto che non siamo di fronte a un oggetto antico, di origine azteca", conclude il professor Freestone.
Ma allora quale può essere la sua origine vera? Il lavoro di un'archivista, Jane Walsh della Smithsonian Institution di Washington, punta il dito verso Eugène Boban, un collezionista ottocentesco di oggetti precolombiani, che sembra essere stato il tramite per la vendita di almeno due teschi di cristallo di asserita origine antica. Non si sa molto di questo Boban, se non che era un cittadino francese che aveva risieduto per almeno vent'anni in Messico, spiega la dottoressa Walsh. Documenti da lei ritrovati rivelano che fu Boban ad acquistare il teschio, che fu poi venduto nel 1897 da Tiffany, il celebre gioielliere di New York, al British Museum. In precedenza, Boban aveva cercato di venderlo anche alla Smithsonian. Lo stesso Boban, inoltre, vendette un teschio simile a un collezionista che poi lo donò al Musée de l'Homme a Parigi, dove si trova tuttora. Il fatto che una sola persona, Boban, sia venuta in possesso di due teschi di cristallo di asserita origine precolombiana è di per sé una coincidenza sospetta, soprattutto alla luce delle nuove prove oggi apportate dalla scienza.
Ciò non toglie che intorno al teschio di Londra siano fiorite le più strane leggende. Colin McEwan del British Museum riferisce che il teschio è stato oggetto delle più varie attenzioni sin dall'inizio della sua esposizione, nel 1898. "Ci sono stati casi di persone che, di fronte ad esso, sono cadute in trance e hanno cominciato a parlare in lingue sconosciute", dice.
Un'antica leggenda nativa americana racconta dell'esistenza di tredici teschi simili, nei quali sono contenute informazioni sull'origine e il destino dell'umanità. In periodi di grande bisogno questi teschi riemergono e finiscono per essere riuniti insieme in un solo posto. Allora, rivelano i loro segreti. Così, almeno, dice la leggenda. È abbastanza interessante notare che al mondo si conoscono oggi una dozzina di grandi teschi di cristallo più o meno simili fra loro. Tutti, eccetto tre, sono in mano a privati.
Alcuni di coloro che credono in queste leggende hanno accusato il museo di voler nascondere il teschio alla vista del pubblico, o di voler "intrappolare" l'energia cosmica che racchiuderebbe, dice McEwan. "Ci arrivano di continuo proteste secondo cui danneggeremmo l'oggetto tenendolo chiuso in una bacheca, perché prova sentimenti, è imprigionato, non può perseguire il suo destino, e così via."
Joshua Shapiro, uno scrittore americano che crede nelle proprietà mistiche dei teschi, dice di non saper come commentare queste nuove scoperte. "È come se volessero deliberatamente screditare il significato del loro teschio di cristallo e la possibilità che sia stato effettivamente inciso o realizzato da popolazioni meso-americane del Messico, dove pare sia stato scoperto - dice - ma la questione della sua origine non è importante quanto ciò che questo teschio rappresenta per questo genere di ricerche... Anche se le sue origini o il suo realizzatore sono sconosciuti, esso ha comunque contribuito a diffondere nel mondo la consapevolezza che questi oggetti esistono, e che sono parte delle tradizioni religiose di molte popolazioni del globo."
Il professor Freestone ammette che le recenti scoperte non basteranno a convincere tutti che il teschio di cristallo è un falso. "Appena abbiamo rivelato che alcune sue parti sono state sottoposte a molatura, ci hanno subito ribattuto che ciò dimostra soltanto che qualcuno ha ritoccato l'oggetto in tempi recenti, probabilmente per pulirlo dalle incrostazioni accumulatesi nei secoli - dice - è come per la Sindone di Torino, altro esempio di come sia difficile convincere la gente, anche in presenza di prove schiaccianti."
Peraltro è innegabile che, falso o no, il teschio di Londra eserciti un fascino enorme sul pubblico. "Qualsiasi cosa se ne pensi - riconosce Freestone - è un oggetto fantastico. Anche se è stato fatto in Germania nel diciannovesimo secolo.»

La già menzionata targhetta esplicativa posta sotto la teca di vetro riassumeva la storia in poche righe di freddo linguaggio museale:

SCULTURA AZTECA
Teschio in cristallo di rocca. Messico.
Probabilmente azteco. Circa AD 1300-1500.
Lo stile di questo reperto suggerisce
che risalga al periodo azteco.
Se tuttavia, come sembrano indicare alcuni solchi presenti
su di esso, per intagliarlo è stata usata una mola da gioielliere,
allora l'oggetto risalirebbe a dopo la Conquista spagnola.
Lunghezza cm 21. In esposizione dal gennaio 1898.


La scienza ha le sue conclusioni, ma l'emotività non ne tiene conto. Se il cervello mi diceva che le conclusioni dubitative degli esperti del British Museum erano in apparenza attendibili, tuttavia lo sguardo di quegli occhi d'oro "gridava", quasi udibilmente, che all'origine di quello straordinario reperto c'era qualcosa di assai meno banale della bottega di un lapidario ottocentesco, uso a intagliare soprammobili e bomboniere.
Lo stesso articolo dell'"Independent" metteva in luce alcune contraddizioni. Indiscutibile, certo, la presenza dei solchi lasciati da una mola: ma per quale motivo questi erano visibili soltanto su "una parte" del teschio, e non su tutta la sua struttura? La dentatura perfettamente levigata, la cupola del cranio, le occhiaie dalla concavità così precisamente studiata, perché non presentavano segni di un'analoga lavorazione? Tutto sommato, l'ipotesi dell'impiego di una mola non per realizzare l'oggetto ma semplicemente per ripulirlo da secoli di incrostazioni, mi sembrava perfettamente plausibile. I "restauratori" ottocenteschi non andavano per il sottile e non esitavano a utilizzare mezzi che oggi, con una cultura diversa della conservazione degli oggetti d'arte, considereremmo brutali. Buona parte dei restauri moderni servono non a correggere i danni portati dal tempo su quadri, affreschi e sculture, ma a riparare gli scempi prodotti dagli interventi dozzinali eseguiti soprattutto nel Sette-Ottocento. Quei solchi generati da uno strumento "moderno", dunque, a mio parere non erano in grado di dimostrare nulla circa l'età del teschio.
Quanto alla documentazione sulle vicende che avevano portato il reperto al British Museum, anche lì non si trovava alcuna prova decisiva che fosse un falso. Le carte dicevano che era stato venduto al museo dal celebre gioielliere americano Tiffany cui era giunto, dopo alcuni passaggi, dal collezionista francese Eugène Boban. A trovare il teschio, in una località imprecisata del Messico, sarebbe stato un militare di ventura spagnolo, che lo aveva definito di origine "azteca". Sulla controversa figura di Boban avevo letto qualche anno prima un dettagliatissimo articolo (1) nel quale si descriveva la sull'attività quale "polo di raccolta" di reperti relativi alle popolazioni precolombiane d'America, in parte riuniti in sue raccolte private, ma in maggioranza venduti a musei e doviziosi collezionisti in tutto il mondo. Migliaia e migliaia di pezzi d'ogni provenienza, tutti di provata autenticità. Perché mai Boban si sarebbe dovuto sobbarcare di notevoli spese per far fabbricare due falsi teschi in Germania, mettendo così a repentaglio la sua reputazione di mercante di antichità, ricercatissimo e fornito re di diverse Case Reali europee? Non avrebbe avuto alcun bisogno di realizzare oggetti fasulli, lui che di originali ne intercettava in quantità strabocchevoli. E senza neppure guadagnarci grandi cifre: il British Museum comprò il suo teschio da Tiffany per 120 sterline, una cifra ragguardevole per quei tempi, ma non certo sconvolgente. Anche in questo caso, non individuavo alcuna logica indicante un falso nelle ipotesi "scientifiche" addotte dagli esperti chiamati a dare il loro giudizio sul teschio. Certo, non c'era alcuna prova a favore dell'autenticità del reperto, ma le argomentazioni addotte per dichiararlo falso mi parevano deboli.
Ma allora, perché il museo intendeva sottrarre alla vista del pubblico un oggetto così affascinante, e si era dato da fare per raccogliere dubbie prove che fosse un falso? Non mi passò neppure per l'anticamera del cervello l'idea di andare a chiedere lumi alla direzione del venerabile istituto. Sapevo bene che mi avrebbero risposto semplicemente: "Lo togliamo perché non siamo certi della sua autenticità", o qualcosa del genere. Mi rivolsi dunque a chi - così pensavo - avrebbe saputo darmi risposte più attendibili: uno dei custodi della sala che, guarda caso, era un giovane napoletano che già conoscevo e che in questo modo trovava da mantenersi mentre portava avanti i suoi studi di paleografia in corsi istituiti nello stesso museo. Ora è tornato in Italia e per mantenersi fa la guida turistica: la paleografia non sembra una fra le attività più remunerative, almeno nel nostro Paese.
Gennaro - chiamiamolo così - non si fece pregare, e le sue risposte furono tanto dettagliate quanto inquietanti. Conservo ancora il nastro della nostra breve conversazione, e la trascrivo tale e quale, conservando anche certe frasi in linguaggio un po' "ruspante".

"Neh, Gennarì - gli chiedo - ma tu sai dirmi perché questi del museo vogliono levare quel teschio così interessante? L'ho letto l'altro giorno sull'"Independent"...".
"E certo che lo vogliono levare. Lo mandano giù in cantina perché qui fa troppo casino."
"Come, casino?"
"Casino, sì. E non soltanto tutti i pazzoidi che gli girano intorno, ma proprio lui, quella schifezza di pezzo di vetro."
"Guarda che non è una schifezza. E manco è di vetro. È un blocco di cristallo di rocca squisitamente inciso. Ma spiegami meglio questa storia del casino."
"Sarà pure squisito, quel pezzo di rocca, ma qui nessuno ci vuole avere più niente a che fare. Quello di notte si muove."
"Ma non dire fesserie!"
"Altro che fesserie. È tutto documentato. Certe volte la mattina lo trovano fuori posto. Dentro la teca chiusa a chiave."
"Ma com'è possibile?"
"I capi, qui, avevano cominciato a dare la colpa ai guardiani notturni, quelli che fanno il giro delle sale a ore fisse. Hanno detto che stavano ubriachi e urtavano la teca, così il teschio si muoveva. Ma poi è salita su una delegazione sindacale e hanno fatto una verifica."
"Che verifica?"
"Hanno lasciato una notte la sala chiusa, con il guardiano fuori della porta. La mattina dopo il teschio non era più al centro della bacheca, s'era messo di lato. Ci sono le fotografie."
"E i capi che hanno detto?"
"Che c'era una spiegazione naturale. Qui davanti ogni tanto passa qualche camion, e le vibrazioni... Ma non c'è solo questo..."
"Che altro è successo?"
"È successo che di notte quel coso si illumina."
"Sarà qualche riflesso. In effetti, quel teschio tratta la luce in modo strano. Il cristallo all'interno dev'essere attraversato da qualche piano di polarizzazione. L'ho visto anch'io."
"Allora lo vada a spiegare al disgraziato che durante il giro di notte se l'è visto brillare come un semaforo che segna lo stop, con i faretti delle bacheche spente e la sala illuminata solo dalle luci notturne. Dagli occhi uscivano lampi gialli. Al pover'uomo è venuto un coccolone, l'hanno dovuto ricoverare in ospedale d'urgenza. Qui non ci ha voluto mettere più piede. Ha cambiato mestiere. Ora lava i cadaveri all'obitorio."
"Gennarì, tu mi stai prendendo in giro."
"Dio mi guardi. È la pura verità, tutto documentato."
"E i capi stavolta che hanno detto?"
"Niente. Però hanno fatto coprire la bacheca del teschio, la notte, con un telo nero pesante. Ma non sono queste le cose che secondo me li hanno convinti a rimuoverlo. Secondo me è stato il comportamento del pubblico davanti a quel coso."
"Perché, che fa il pubblico?"
"La maggior parte il teschio manco lo guarda. Perché gli fa orrore. Gli passano davanti, gli danno un'occhiata e vanno oltre. Ma ogni tanto capita qualcuno che fa cose strane."
"Per esempio?"
"Certi rimangono a fissarlo, restando immobili per ore. All'orario di chiusura dobbiamo portarli fuori a braccia. Altri cominciano a cantare litanie, giaculatorie curiose in una lingua che nessuno capisce. Altri si mettono a fare riti, tirano fuori di tasca amuleti e cianfrusaglie magiche. Uno aveva anche tracciato un cerchio per terra con il carbone. Una volta ne ho beccato un altro che da dietro una tenda aveva cominciato, con rispetto parlando, a masturbarsi. Ho chiamato le guardie che lo hanno colto sul fatto, e lui ha detto che stava compiendo un rito thelemico di magia sessuale destinato a risvegliare i poteri del teschio. Ogni tanto qualcuno cade in trance, o sviene. Specialmente le donne. È un continuo. E negli ultimi tempi questi fissati stanno aumentando. Uno mi ha detto che è perché si avvicina la fine dei tempi, e soltanto i teschi, questo e gli altri simili, potranno salvarci. Secondo me, la direzione vuole toglierlo di mezzo perché teme che prima o poi succeda un incidente serio. Sono terrorizzati dalla cattiva pubblicità."
"Ma fammi capire una cosa, Gennaro. Sul cartellino c'è scritto che il teschio è in esposizione dal 1898. Sono passati più di cent'anni: solo ora si accorgono che fa 'casino', come dici tu?"
"No, all'inizio non succedeva niente. I primi fenomeni strani, mi hanno detto i colleghi più vecchi, hanno cominciato a manifestarsi nei primi anni Cinquanta. Quello se ne è stato buono per mezzo secolo, poi ha cominciato ad agitarsi. Forse si era stufato. I primi a raccontare che c'era qualcosa che non andava sono stati gli addetti alle pulizie, che cominciano a lavorare di notte per fare pronte le sale prima dell'apertura al pubblico. Qui dentro non volevano più entrarci, perché dicevano che il teschio gli faceva paura. Sono stati loro i primi a coprire la bacheca con un panno, per non vederlo. Dicevano di sentire il suo sguardo addosso per tutta la sala. Anche allora c'era qualche fissato che andava in deliquio dopo essere rimasto a guardarlo per un po'. Ma erano casi rari. Ora invece si sono moltiplicati, è un continuo. Forse è vero, si sta avvicinando la fine dei tempi..."
""E allora teniamoci pronti, Gennarì. Grazie per le interessanti notizie che mi hai dato, e stammi bene."

Dire che nell'uscire dal museo avevo la testa confusa è dir poco. Non tanto per l'aspetto del teschio: in quarant'anni di ricerche sui fenomeni "tangenziali", di oggetti strabilianti ne ho visti un'infinità, e quello non era più impressionante di tanti altri. Come esempio di manufatto "impossibile" mi aveva fatto molta più impressione, tanto per citarne uno, il cosiddetto "vaso di Dorchester", anche se lo avevo visto soltanto in fotografia: uno splendido esempio di artigianato estratto nel 1852 durante lo sbancamento di una collina presso Boston, da stratificazioni geologiche risalenti a oltre trecento milioni di anni fa. li vaso (che per la verità ha forma più simile a quella della base di un candelabro) è modellato in una lega metallica a base di zinco di cui non si conoscono altri esempi, ed è ornato da una serie di figure che riproducono le foglioline di una pianta, lo "Stenophyllum kidstoni", che si è estinta sulla Terra nel Carbonifero superiore, ovvero 320 milioni di anni or sono. Ancora più interessante la circostanza che la piantina in questione era ignota ai paleobotanici fino agli anni Trenta dello scorso secolo, e nel 1852 nessuno sapeva che facesse parte del sottobosco delle immense foreste andate a formare i bacini carboniferi del mondo attuale. Un oggetto di questo genere, a mio modo di vedere, apriva un turbine di domande molto più vorticoso di quelle suggerite dal teschio di cristallo londinese, malgrado le inquietanti manifestazioni che circondavano quest'ultimo. (continua...)

Note:
1. Pascal Riviale, "Eugène Boban, ou les aventures d'un antiquaire au pays des américanistes", "Journal de la Société des Américanistes", 2001, voI. 87, p. 351-362.

[align=right]Fonte:
- Capitolo tratto dal libro "Il mistero dei teschi di cristallo" di Sebastiano Fusco
- http://www.edicolaweb.net/libr228b.htm
[/align]

17/08/2011, 11:35

Immagine

Immagine

Immagine

[align=right]Fonte: Tratto dalla rivista elettronica "Runa Bianca" n. 2[/align]

20/10/2011, 12:59

Condivido quanto scritto nell'articolo di Giuseppe Di Stadio e aggiungo che secondo fonti di canalizzazioni esterne, i teschi di cristallo autentici arrivarono sulla Terra alla origini di essa, sono di origine Plaiediana e dei Maestri Arturiani, portati sulla Terra che divenne poi Lemuria.

Si dice che quando apparvero per la prima volta le stelle in cielo visibili dalla Terra fu visibile il Firmanento, quindi lo spesso strato di nuvole nell'atmosfera, conseguente all'evaporazione delle nuove terre riemerse, si stava diradando e di conseguenza diminui anche l'età massima raggiungibile dall'essere umano che era di 1000 anni circa, dal momento in cui iniziava a mancare quella protezione necessaria per i raggi che degenerano le cellule provenienti dal Cosmo.

I 13 teschi di cristallo, il più completo che completerebbe tutti gli altri è il teschio Max, al loro interno hanno dati oleografici come un grande database tra cui la storia della Terra e della creazione dell'uomo su di essa, la mappa del Cosmo in relazione a Sirio, Orione, le Pleiadi, Arturo ed oltre, le leggi delle fisica di ogni dimensione, il modello dei 12 filamenti del DNA, la mente conscia e dell'essere completo, dell'umano evoluto.. essi furono creati nella forma aldilà della fisicità e portati nella nostra dimensione fisica in tempi diversi, pertanto le noste analisi sulla loro datazione reale non è possibile in quanto apparvero e scomparvero molte volte nei milioni di anni dal loro primo arrivo.

Alcuni sacerdoti Maya con l'assistenza siriana, conservavano la conoscenza di come leggerlo. Esisteva per loro una dimensione che può essere definita semi-fisica e veniva manifestata attraverso il pensiero di livello theta. All'interno di questo computer cristallino coscente, Max, ci sono i codici di riprogrammazione della Terra, ecco perchè esistono nel nostro tempo attuale.

Ci sarebbero altri cristalli sulla Terra conteneti database oleografici di origine ET ma non a forma di teschio. La nostra tecnologia attuale ancora non è in grado di proiettare i dati oleografici 3d dal loro interno..

Immagine:
Immagine
63,86 KB
Ultima modifica di Wave il 20/10/2011, 14:03, modificato 1 volta in totale.

21/04/2012, 21:32

Devo essere sincero: il mistero dei teschi di cristallo è stato uno dei primi che da bambino suscitò il mio interesse verso i misteri antichi in primis e verso l'ufologia successivamente.

Altrettanto non sono mai riuscito a darmi una risposta definitiva se si tratti di un falso comprovato o di un mistero reale.

Se il mistero fosse reale sposo in pieno la teoria di supporti informativi estremamente evoluti, forse davvero di origine pleiadana (anche in accordo con le teorie espresse nel mio libro) - una sorta di "hard disk esterno" di capacità di archivio pressochè infinite.

Nella speranza di poter ravvivare la discussione vi propongo il seguente video tratto da Voyager

22/04/2012, 00:11

Atlanticus81 ha scritto:

Altrettanto non sono mai riuscito a darmi una risposta definitiva se si tratti di un falso comprovato o di un mistero reale.



Il Cristallo di Rocca è una pietra di fondamentale importanza nella Cristalloterapia.
Gli Sciamani considerano questo Cristallo una "Pietra di Luce" in quanto connesso con il Cielo.
E' Il cristallo sovrano del regno minerale.
Fonte:http://www.gemmeecristalli.com/news-603/SCHEDE-Parliamo-di-CRISTALLO-DI-ROCCA.aspx

22/04/2012, 12:43

I teschi di cristallo sono un bel mistero.

Il cervello funziona in maniera olografica, un ricordo viene pescato e proiettato come un ologramma in modo da poterlo osservare e spiegare all'interno del cervello.
Infondo anche i nostri occhi raccolgono dati dall'esterno, gli trasmettono attraverso i nervi ottici al cervello, dopo di che il cervello elabora un immagine e la immagazzina in uno spazio ridottissimo.

I teschi di cristallo probabilmente contengono una quantità dati paragonabile ad un cervello umano, se non di più.
Il modo di visualizzare ciò che dicono è in teoria puntare un laser nel cristallo e proiettare l'immagine, ma siccome questo è stato gia provato e non funziona, è probabile che le informazioni contenute non sono proiettabili.

Ci dev'essere un altro modo per estrapolare dati, potrebbe essere interessante sottoporli a risonanza magnetiche con vari protocolli.
Ultima modifica di sanje il 22/04/2012, 12:46, modificato 1 volta in totale.
Rispondi al messaggio