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MessaggioInviato: 10/10/2011, 20:08 
Alfonso Papa denuncia Woodcock

<h1>"Mi scarcera se parlo di Berlusconi" </h1>


Il parlamentare del Pdl in carcere per l'inchiesta P4 scrive al capogruppo al Senato di Popolo e Territorio, Silvano Moffa. Minacce e pressioni dai pm napoletani"tendenti a barattare la libertà con confessioni false". E ancora: "Vogliono farmi cominciare il processo dietro le sbarre". Il procuratore Lepore: "Non merita commenti".



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"Il pm Woodcock mi ha fatto sapere che sarebbe disponibile a farmi scarcerare a patto che ammetta almeno uno degli addebiti mossimi e renda dichiarazioni su Berlusconi e Lavitola o almeno su Finmeccanica". Lo scrive il parlamentare del Pdl Alfonso Papa, in carcere per l'inchiesta P4, in una lettera consegnata oggi al capogruppo al Senato di Popolo e Territorio, Silvano Moffa. Papa rende noto inoltre di aver denunciato alla procura di Roma i pm napoletani che indagano su di lui.

MINACCE E PRESSIONI "Estorsioni, queste sì, vere e proprie nei confronti di un parlamentare sottoposto a custodia cautelare, presunto innocente, che si protesta innocente e rispetto al quale dovrebbe ripugnare a un magistrato serio la sola idea di attuare minacce o pressioni", accusa il deputato del Pdl. Minacce e pressioni, aggiunge, "tendenti a barattare la libertà con compiacenti confessioni di cose false".

PROCESSO IN CARCERE "L'obiettivo dei giudici è quello di farmi rimanere in cella fino al 26 ottobre e farmi cominciare il processo in carcere, costringendomi ad assistere all'udienza dietro le sbarre", scrive il parlamentare. "Come potrai leggere dai provvedimenti del Riesame resto in carcere perché 'in quanto parlamentare' potrei sempre inquinare le indagini per il mio ruolo; e non sono compatibile con gli arresti domiciliari perché 'in quanto parlamentare' non potrei essere privato della facoltà di comunicare liberamente. Quindi io 'in quanto parlamentare' sono costretto a restare in galera. Puoi immaginare quanto grande sia allora la lesione del mio diritto alla difesa, proprio perché penalizzato 'in quanto parlamentare'". "Non so se ne uscirò vivo" dal carcere di Poggioreale, avrebbe poi detto Papa a Giancarlo Lehner, nella delegazione di Popolo e Territorio.

PRIGIONIERO POLITICO "Papa ormai è un prigioniero politico. Le condizioni che lo trattengono in carcere sono inaccettabili in un Paese civile", ha detto Moffa dopo aver visitato - con una delegazione di altri parlamentari - stamattina, nel carcere napoletano di Poggioreale dove è detenuto, il parlamentare del Pdl Alfonso Papa. Della delegazione facevano parte i parlamentari Arturo Iannaccone, Vincenzo D'Anna e Giancarlo Lehner. Alfonso Papa si trova in uno stato di "assoluta prostrazione" e "dal punto di vista fisico è distrutto", dice Moffa. "viene aiutato con i farmaci perché non riesce a dormire", conclude.

LEPORE: NO COMMENT "Questa lettera, se è vera, non merita commenti". Il procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore, si è limitato a poche parole per commentare la lettera consegnata da Alfonso Papa al capogruppo alla Camera di Popolo e Territorio, Silvano Moffa. Nei mesi scorsi Lepore aveva più volte difeso strenuamente l'operato dei suoi pm, tra cui Woodcock.

http://www.iltempo.it/interni_esteri/20 ... cock.shtml



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MessaggioInviato: 10/10/2011, 20:09 
prob cerca visibilita' x potersi candidare alle prossime elezioni,demagistris
docet...........[;)]


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MessaggioInviato: 13/10/2011, 12:30 
13/10/2011, 05:30
"Lavitola non va arrestato"

Per la Procura di Bari mancano gravi indizi di colpevolezza. Ma Napoli di lui diceva: "Spregiudicato, personalità allarmante



«Spregiudicato». In grado «di continuare a delinquere pur trovandosi dall'altro capo del mondo». Dotato di «una personalità assolutamente allarmante». Con queste parole, lo scorso 26 settembre, il tribunale del Riesame di Napoli descriveva Valter Lavitola e - senza mezzi termini - sentenziava: «In ordine alla personalità trasgressiva del ricorrente, unica misura idonea e adeguata deve ritenersi la custodia cautelare in carcere». Dello stesso avviso sembrava essere la procura di Bari, almeno fino a sabato scorso. Ieri, però, qualcosa è cambiato: l'ex direttore de L'Avanti non può essere arrestato perché a suo carico «non ci sono i gravi indizi di colpevolezza sulla consumazione del reato» di induzione a rendere false dichiarazioni ai pm baresi. A pensarla così, il procuratore aggiunto del capoluogo pugliese, Pasquale Drago, che ha chiesto al gip la revoca del provvedimento restrittivo emesso a carico del faccendiere, latitante dal primo settembre scorso.


La confusione, insomma, continua. Al momento sono tre le procure che indagano su Lavitola. E tre i reati che gli vengono contestati: estorsione a Roma, istigazione a rendere dichiarazioni mendaci a Bari e associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alle false fatturazioni a Napoli. Il verdetto definitivo sul rinnovo della misura cautelare nei confronti del faccendiere spetta adesso al gip Sergio Di Paola, che dovrà decidere entro domenica, quando perderà efficacia il provvedimento di arresto confermato dal tribunale del Riesame di Napoli.


La richiesta della pubblica accusa al gip, contenuta in otto pagine, comincia con un'annotazione che fa riferimento alla «complessa» vicenda procedurale che ha indotto Drago a chiedere al giudice la revoca dell'arresto di Lavitola solo dopo una «matura e sofferta riflessione». Il pm scrive che è necessario capire esattamente come si è svolta la vicenda relativa alla consegna del danaro (i 500 mila euro di Silvio Berlusconi destinati alla famiglia Tarantini) perché finora «nessuno è riuscito a capire esattamente come si sono svolti i fatti».


Dopo urla di battaglia e provvedimenti a bruciapelo, insomma, torna la calma: prima di procedere - questa l'indicazione - è necessario «chiarire parecchi aspetti» che sono al momento oscuri. Solo al termine delle indagini sarà possibile qualificare giuridicamente i fatti e affrontare la questione della competenza delle indagini. Se, infatti, Napoli ritiene «remota e del tutto sfornita di prova» l'ipotesi dell'estorsione messa in atto da Tarantini e Lavitola nei confronti del premier (considerati anche «l'atteggiamento servile» mostrato da Lavitola nei riguardi di Berlusconi e «la totale dipendenza, anche psicologica» palesata da Tarantini verso il Cav) e di contro «del tutto evidente» l'ipotesi di induzione a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria perpetrata da Lavitola e Berlusconi ai danni di Tarantini, Bari non è così convinta. E tutto il fascicolo - dovesse venir meno quest'ultima ipotesi di reato - potrebbe ancora una volta tornare nella Capitale e concludere il suo lungo girovagare con una richiesta di archiviazione, come già ipotizzato tra i corridoio di piazzale Clodio.


I pm di Napoli, in ogni caso, non demordono. Ieri a Roma, su loro mandato, la Guardia di Finanza è tornata negli uffici de L'Avanti per una nuova perquisizione. Vincenzo Piscitelli, Francesco Curcio ed Henry John Woodcock indagano sui fondi per l'editoria che il quotidiano socialista ha ricevuto dal governo, e la pubblicità del giornale che potrebbe essere servita a mascherare un giro di tangenti. Si tratta della seconda perquisizione dopo quella del 29 settembre. L'ipotesi di reato formulata dai pm partenopei sarebbe quella di truffa aggravata e false fatturazioni: si sospetta infatti che il denaro sia stato distratto dall'ex direttore e deviato su attività personali. Lavitola, insomma, domenica potrebbe ritornare in Italia da uomo libero. Ma con i pm di Napoli alle calcagna.

Vai alla homepage
http://www.iltempo.it/interni_esteri/20 ... tato.shtml


------------------------------------------------------------------------------------guardiamo la cosa da un punto di vst non politico,io mi domando,come mai due procure possano avere vedute cosi'antitetiche,x una persona normale se cade nelle maglie della giustizia,diventa veramente impossibile districarsi.................. [:49] [:203] [:217]


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MessaggioInviato: 13/10/2011, 13:06 
Ah! La patria del Diritto ...[8)]



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MessaggioInviato: 19/10/2011, 14:29 
Siamo in un paese dove le aule di tribunale possono mettere becco ovunque anche nelle decisioni prese nell'ambito non solo nella maggioranza di un governo ma bensì nel governo stesso come il decentramento dei ministeri. Che sarà pure una trovata folkloristica ma che in un paese civile mi aspetterei che la divisione e indipendeza dei poteri fosse davvero tale e invece l'indipendenza è solo a favore della magistratura.


http://www.corriere.it/politica/11_ottobre_19/monza-ministeri-sentenza_4b66a5c2-fa4a-11e0-81c3-3aee3ebb3883.shtml

Il Tribunale di Roma «cancella» le sedi dei ministeri a Monza



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MessaggioInviato: 19/10/2011, 18:56 
Il ricatto dei dipendendi pubblici della corte di cassazione...

Cita:
[color=blue]Referendum elettorale, a rischio la validazione del milione di firme
Ministero Giustizia non ha stanziato risorse necessarie. Stato di agitazione: «Straordinario per acqua e nucleare non è stato ancora è pagato».
Giovedì sit-in
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_ottobre_19/firme-referendum-elettorale-firme-a-rischio-validazione-fullonji-1901872490951.shtml[/color]



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MessaggioInviato: 21/10/2011, 20:04 
Venerdì 21 Ottobre 2011 - 14:27
Ultimo aggiornamento: 14:32

VENEZIA - Non era Fulvio Passananti, l'uomo che il 19 gennaio scorso rapinò, armato di taglierino, il negozio Orotrade a Chirignano (Venezia). Il 50enne di Robegano è stato assolto ieri dal Tribunale, dopo la richiesta del pubblico ministero Carlotta Franeschetti. Fondamentale è stata la dichiarazione della commessa che ha scagionato Passananti dall'accausa di furto.Di converso, il Tribunale ha disposto l’invio degli atti alla Procura affinché sia accertato l’operato della polizia giudiziaria.ÈL’uomo, assistito dall’avvocato Andrea Franco, aveva sempre sostenuto di essere stato altrove quel giorno, spiegando che era a Noale, all’interno di una fabbrica, per un colloquio di lavoro. Ad indicarlo come il responsabile della rapina (bottino 1.132 euro), ma anche di violenza privata e minacce (aveva chiuso la commessa nel bagno) erano stati i carabinieri di Mestre, grazie all’identikit ricostruito in base alla descrizione della donna.

NOVE MESI DI CARCERE Inizialmente, nella sua abitazione i militari avevano rinvenuto un giubbotto scuro, come quello indicato dalla testimone e un taglierino. Poi, però, la vicenda ha cominciato a presentare qualche dubbio, a partire dall’incidente probatorio di fronte al giudice per le indagini preliminari durante il quale la commessa mostrò qualche perplessità sul riconoscimento del presunto autore della rapina. Passananti è stato però tenuto in carcere da gennaio. Durante il processo, la stessa commessa ha ribadito di non riconoscere in lui come l’autore, facendo crollare con questa testimonianza l’intera indagine. Ieri il pm ha chiesto l’assoluzione dubitativa, che il tribunale ha

http://www.leggo.it/articolo.php?id=144373



forse e' in arrivo una promozione............. [:274] [:40] [:47] [:31] [:37]


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MessaggioInviato: 24/10/2011, 22:12 
Su RaiStoria si parla di tangentopoli..hanno riproposto la lettera di Gabriele Cagliari alla famiglia arrestato dalla cricca togata milanese e suicidatosi in carcere nel Luglio del 1993.

Cita:


"Miei carissimi Bruna, Stefano, Silvano, Francesco, Ghiti: sto per darvi un nuovo, grandissimo dolore. Ho riflettuto intensamente e ho deciso che non posso sopportare più a lungo questa vergogna.
La criminalizzazione di comportamenti che sono stati di tutti, degli stessi magistrati, anche a Milano, ha messo fuori gioco soltanto alcuni di noi, abbandonandoci alla gogna e al rancore dell’opinione pubblica. La mano pesante, squilibrata e ingiusta dei giudici ha fatto il resto.
Ci trattano veramente come non-persone, come cani ricacciati ogni volta al canile.

Sono qui da oltre quattro mesi, illegittimamente trattenuto.
Tutto quanto mi viene contestato non corre alcun pericolo di essere rifatto, né le prove relative a questi fatti possono essere inquinate in quanto non ho più alcun potere di fare né di decidere, né ho alcun documento che possa essere alterato. Neppure potrei fuggire senza passaporto, senza carta d’identità e comunque assiduamente controllato come costoro usano fare.

Per di più ho sessantasette anni e la legge richiede che sussistano oggettive circostanze di eccezionale gravità e pericolosità per trattenermi in condizioni tanto degradanti.
Ma, come sapete, i motivi di questo infierire sono ben altri e ci vengono anche ripetutamente detti dagli stessi magistrati, se pure con il divieto assoluto di essere messi a verbale, come invece si dovrebbe regolarmente fare.

L’obbiettivo di questi magistrati, quelli della Procura di Milano in modo particolare, è quello di costringere ciascuno di noi a rompere, definitivamente e irrevocabilmente, con quello che loro chiamano il nostro “ambiente”. Ciascuno di noi, già compromesso nella propria dignità agli occhi della opinione pubblica per il solo fatto di essere inquisito o, peggio, essere stato arrestato, deve adottare un atteggiamento di “collaborazione” che consiste in tradimenti e delazioni che lo rendano infido, inattendibile, inaffidabile: che diventi cioè quello che loro stessi chiamano un “infame”. Secondo questi magistrati, a ognuno di noi deve dunque essere precluso ogni futuro, quindi la vita, anche in quello che loro chiamano il nostro “ambiente”.

La vita, dicevo, perché il suo ambiente, per ognuno, è la vita: la famiglia, gli amici, i colleghi, le conoscenze locali e internazionali, gli interessi sui quali loro e loro complici intendono mettere le mani.
Già molti sostengono, infatti, che agli inquisiti come me dovrà essere interdetta ogni possibilità di lavoro non solo nell’Amministrazione pubblica o parapubblica, ma anche nelle Amministrazioni delle aziende private, come si fa a volte per i falliti.

Si vuole insomma creare una massa di morti civili, disperati e perseguitati, proprio come sta facendo l’altro complice infame della magistratura che è il sistema carcerario.
La convinzione che mi sono fatto è che i magistrati considerano il carcere nient’altro che uno strumento di lavoro, di tortura psicologica, dove le pratiche possono venire a maturazione, o ammuffire, indifferentemente, anche se si tratta della pelle della gente.

Il carcere non è altro che un serraglio per animali senza teste né anima.
Qui dentro ciascuno è abbandonato a stesso, nell’ignoranza coltivata e imposta dei propri diritti, custodito nell’inattività nell’ignavia; la gente impigrisce, si degrada e si dispera diventando inevitabilmente un ulteriore moltiplicatore di malavita.

Come dicevo, siamo cani in un canile dal quale ogni procuratore può prelevarci per fare la propria esercitazione e dimostrare che è più bravo o più severo di quello che aveva fatto un’analoga esercitazione alcuni giorni prima o alcune ore prima.
Anche tra loro c’è la stessa competizione o sopraffazione che vige nel mercato, con differenza che, in questo caso, il gioco è fatto sulla pelle della gente. Non è dunque possibile accettare il loro giudizio, qualunque esso sia.

Stanno distruggendo le basi di fondo e la stessa cultura del diritto, stanno percorrendo irrevocabilmente la strada che porta al loro Stato autoritario, al loro regime della totale asocialità. Io non ci voglio essere.
Hanno distrutto la dignità dell’intera categoria degli avvocati penalisti ormai incapaci di dibattere o di reagire alle continue violazioni del nostro fondamentale diritto di essere inquisiti, e giudicati poi, in accordo con le leggi della Repubblica.

Non sono soltanto gli avvocati, i sacerdoti laici della società, a perdere la guerra; ma è l’intera nazione che ne soffrirà le conseguenze per molto tempo a venire. Già oggi i processi, e non solo a Milano, sono farse tragiche, allucinanti, con pene smisurate comminate da giudici che a malapena conoscono il caso, sonnecchiano o addirittura dormono durante le udienze per poi decidere in cinque minuti di Camera di consiglio.
Non parliamo poi dei tribunali della libertà, asserviti anche loro ai pubblici ministeri, né dei tribunali di sorveglianza che infieriscono sui detenuti condannati con il cinismo dei peggiori burocrati e ne calpestano continuamente i diritti.

L’accelerazione dei processi, invocata e favorita dal ministro Conso, non è altro che la sostanziale istituzionalizzazione dei tribunali speciali del regime di polizia prossimo venturo. Quei pochi di noi caduti nelle mani di questa “giustizia” rischiano di essere i capri espiatori della tragedia nazionale generata da questa rivoluzione.
Io sono convinto di dover rifiutare questo ruolo. E’ una decisione che prendo in tutta lucidità e coscienza, con la certezza di fare una cosa giusta.

La responsabilità per colpe che posso avere commesso sono esclusivamente mie e mie sono le conseguenze. Esiste certamente il pericolo che altri possano attribuirmi colpe non mie quando non potrò più difendermi. Affidatevi alla mia coscienza di questo momento di verità totale per difendere e conservare al mio nome la dignità che gli spetta.
Sento di essere stato prima di tutto un marito e un padre di famiglia, poi un lavoratore impegnato e onesto che ha cercato di portare un po’ più avanti il nostro nome e che, per la sua piccolissima parte, ha contribuito a portare più in alto questo paese nella considerazione del mondo.

Non lasciamo sporcare questa immagine da nessuna “mano pulita”. Questo vi chiedo, nel chiedere il vostro perdono per questo addio con il quale lascio per sempre.
Non ho molto altro da dirvi poiché questi lunghissimi mesi di lontananza siamo parlati con tante lettere, ci siamo tenuti vicini. Salvo che a Bruna, alla quale devo tutto. Vorrei parlarti Bruna, all’infinito, per tutte le ore e i giorni che ho taciuto, preso da questi problemi inesistenti che alla fine mi hanno fatto arrivare qui.

Ma in questo tragico momento cosa ti posso dire, Bruna, anima dell’anima mia, unico grandissimo amore, che lascio con un impagabile debito di assiduità, di incontri sempre rimandati, fino a questi ultimi giorni che avevamo pattuito essere migliaia da passare sempre insieme, io te, in ogni posto, e che invece qui sto riducendo a un solo sospiro?

Concludo una vita vissuta di corsa, in affanno, rimandando continuamente le cose veramente importanti, la vita vera, per farne altre, lontane come miraggi e, alla fine, inutili. Anche su questo, soprattutto su questo, ho riflettuto a lungo, concludendo che solo così avremo finalmente pace. Ho la certezza che la tua grande forza d’animo, i nostri figli, il nostro nipotino, ti aiuteranno a vivere con serenità e a ricordarmi, perdonato da voi per questo brusco addio.

Non riesco a dirti altro: il pensiero di non vederti più, il rimorso di avere distrutto i nostri anni più sereni, come dovevano essere i nostri futuri, mi chiude la gola.
Penso ai nostri ragazzi, la nostra parte più bella, e penso con serenità al loro futuro.
Mi sembra che abbiano una strada tracciata davanti a sé. Sarà una strada difficile, in salita, come sono tutte le cose di questo mondo: dure e piene di ostacoli. Sono certo che ciascuno l’affronterà con impegno e con grande serenità come ha già fatto Stefano e come sta facendo Silvano.

Si dovranno aiutare l’un l’altro come spero che già stiano facendo, secondo quanto abbiamo discusso più volte in questi ultimi mesi, scrivendoci lettere affettuose.
Stefano resta con un peso più grave sul cuore per essere improvvisamente rimasto privato della nostra carissima Mariarosa.
Al dolcissimo Francesco, piccolino senza mamma, daremo tutto il calore del nostro affetto e voi gli darete anche il mio, quella parte serena che vi lascio per lui.

Le mie sorelle, una più brava dell’altra, in una sequenza senza fine, con le loro bravissime figliole, con Giulio e Claudio, sono le altre persone care che lascio con tanta tristezza. Carissime Giuliana e Lella, a questo punto cruciale della mia vita non ho saputo fare altro, non ho trovato altra soluzione.
Ricordo Sergio e la sua famiglia con tanto affetto, ricordo i miei cugini di Guastalla, i Cavazzani e i loro figli. Da tutti ho avuto qualcosa di valore, qualcosa di importante, come l’affetto, la simpatia, l’amicizia.

A tutti lascio il ricordo di me che vorrei non fosse quello di una scheggia che improvvisamente sparisce senza una ragione, come se fosse impazzita. Non è così, questo è un addio al quale ho pensato e ripensato con lucidità, chiarezza e determinazione.
Non ho alternative. Desidero essere cremato e che Bruna, la mia compagna di ogni momento triste o felice, conservi le ceneri fino alla morte. Dopo di che siano sparse in qualunque mare. Addio mia dolcissima sposa e compagna, Bruna, addio per sempre.

Addio Stefano, Silvano, Francesco; addio Ghiti, Lella, Giuliana, addio.
Addio a tutti. Miei carissimi, vi abbraccio tutti insieme per l’ultima volta.
Il vostro sposo, papà, nonno, fratello"

Gabriele





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MessaggioInviato: 24/10/2011, 22:34 
cagliari ha ammesso di aver dato la sua approvazine per il versamento di tangenti per degli appalti...quale cricca di milano,i giudici avevano visto benissimo....berlusconi fotte i cervelli...ne sono sempre piu convinto [8)] berlusca e i suoi servi non riusciranno a riscrivere la storia [;)]


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Cita:
aethiopicus ha scritto:

cagliari ha ammesso di aver dato la sua approvazine per il versamento di tangenti per degli appalti...quale cricca di milano,i giudici avevano visto benissimo....berlusconi fotte i cervelli...ne sono sempre piu convinto [8)] berlusca e i suoi servi non riusciranno a riscrivere la storia [;)]


ah ecco, solo individui dotati d'intelletto sono a rischio fottimento...
beh allora tu poi dormire sonni tranquilli...
[:o)]


la cricca di Milano del '92 non era degna di rappresentare la giustizia.
La giustizia non estorce le confessioni di un indagato (colpevole o innocente) con una lunga carcerazione preventiva. Sono metodi da tribunale dell'inquisizione.

E oggi le cose non sono molto mutate.


Ultima modifica di rmnd il 24/10/2011, 23:24, modificato 1 volta in totale.


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le tangenti le faceva distribuire lui ma i pezzi di m^erda sono quelli che l'hanno fermato... quello con tutta la disponibilita di soldi e la paura che aveva di finire in galera(tanto da uccidersi),se lasciato libero secondo te che avrebbe fatto?voi della lega....geni incompresi


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Di solito chi si suicida non è colpevole, ma avvertendo l'ingiustizia contro di lui ...
I furfanti contrariamente, pensano sempre a rifarsi, a fuggire; e di suicidi, un certo magistrato, ne ha sulla sua cosenza!



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I giudici credono a Spatuzza Liberi sei ergastolaniSi riapre il caso della strage di via D'Amelio in cui furono uccisi il giudice Borsellino e la sua scorta. Intanto le pene sono sospese
S
i riapre il caso della strage di via D’Amelio che costò la vita al giudice Paolo Borsellino e alla scorta. Dopo diciotto anni si cerca una nuova verità. La Corte d’Appello di Catania ha creduto a Gaspare Spatuzza, il pentito che accusava Dell’Utri e Berlusconi di aver trattato con mafia dopo le stragi degli anni ’90. In quella occasione venne smentito dai fatti. Adesso, invece, è stato ritenuto attendibile. Le sue dichiarazioni porteranno alla revisione del processo. Alla Corte d’Appello di Catania non è stato possibile farlo immediatamente per un cavillo procedurale. Nel frattempo, però, sono stati scarcerati sei boss che, in base alle dichiarazioni del pentito sono estranei alla strage.

Sospensione della pena La storia raccontata dall’ex braccio destro dei fratelli Graviano non si concilia neanche un po’ con quella di Vincenzo Scarantino e Salvatore Candura, piccoli malviventi e sedicenti pentiti che, secondo la Corte d’Appello di Catania hanno incastrato degli innocenti. Mesi di indagini hanno convinto il procuratore generale di Caltanissetta Roberto Scarpinato a chiedere alla corte d’appello di Catania un nuovo giudizio per Salvatore Profeta, Gaetano Murana, Cosimo Vernengo, Giuseppe Urso, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Gaetano Scotto, Giuseppe Orofino e Salvatore Tomaselli. E la sospensione dell’esecuzione della pena per tutti i detenuti. Paradossalmente poi una seconda chance potrebbe toccare anche ai due falsi pentiti: Vincenzo Scarantino e Salvatore Candura. Si sarebbero autoaccusati di fatti gravissimi che non avrebbero commesso, costretti da esponenti della polizia.

Rivelazioni dopo 18 anni Inchiodati dalle parole di Spatuzza e dal faccia a faccia col collaboratore, hanno ammesso di aver costruito ad arte un castello di menzogne cedendo alle pressioni di alcuni funzionari del pool Falcone-Borsellino, un gruppo investigativo d’eccellenza capeggiato dall’allora questore Arnaldo La Barbera, nel frattempo morto, costituito dopo le stragi del ’92. Rivelazioni arrivate a 18 anni dall’attentato costate a tre poliziotti, Salvatore La Barbera, Mario Bo e Vincenzo Ricciardi un’indagine per calunnia e a Scarantino e Candura l’accusa di calunnia e autocalunnia. Sulle ragioni di quello che il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari, il magistrato che ha riaperto le indagini sulla strage, ha definito un «clamoroso depistaggio» il procuratore generale non entra.
La sentenza analizza la verità dell’ex braccio destro dei boss di Brancaccio: dal luogo in cui si trovava, prima d’essere rubata, la 126 imbottita di tritolo usata per la strage, alla riparazione dei freni della macchina decisa da Spatuzza che si è autoaccusato del furto. Per il pentito i boss detenuti sono tutti innocenti. «Con me - dice - c’erano altre persone». I sei mafiosi hanno rivisto la libertà

http://www.libero-news.it/news/856081/I ... olani.html


ma e'possibile ke siano i pentiti a decidere i processi,dopo 18 anni e' un po strano ke sto personaggio possa rivoltare tutto l'impianto di accusa,ma non c'era un termine di 6 mesi x potere collaborare con la giustizia............................ [:62] [:50] [:44]


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MessaggioInviato: 30/10/2011, 14:13 
Il sol fatto che uno vada come ospite a un congresso di Diliberto..[:(]..deve star proprio messo male...

Cita:
http://www.repubblica.it/politica/2011/10/30/news/ingroia_ospite_di_diliberto_io_magistrato_partigiano-24142764/

Ingroia ospite di Diliberto
"Io, magistrato partigiano"
Parla al congresso del Pdci. "Io non mi sento del tutto imparziale, ma se devo scegliere, sto dalla parte di quelli che difendono la Costituzione". Attaccano Cicchitto e Gasparri

ROMA - Il pm palermitano Ingroia parla al congresso del Pdci di Diliberto e si scatena la polemica. "Difendere la Costituzione, come fate voi in questo Congresso, anche a costo di essere investito da polemiche. Un magistrato deve essere imparziale ma so da che parte stare ogni qual volta qualcuno vuole distruggerla". "Siamo in una fase estremamente critica. La Costituzione è sotto assedio. Che fare? Resistere non basta. I magistrati non possono essere trasformati in esecutori materiali di leggi ingiuste".

"Un magistrato deve essere imparziale quando esercita le sue funzioni - ha continuato - e non sempre certa magistratura che frequenta troppo certi salotti e certe stanze del potere lo è- ma io confesso non mi sento del tutto imparziale, anzi, mi sento partigiano. Partigiano non solo perché sono socio onorario dell'Anpi, ma sopratutto perché sono un partigiano della Costituzione. E fra chi difende la Costituzione e chi quotidianamente cerca di violarla, violentarla, stravolgere, so da che parte stare".

Dure le reazioni dalla maggioranza, attaccano Cicchitto e Gasparri. Dice il capogruppo del Pdl alla Camera: "Ringraziamo il dottor Ingroia per la sua chiarezza. Sappiamo che le vicende più delicate riguardanti i rapporti tra mafia e politica stanno a Palermo nelle mani di pm contrassegnati dalla massima imparzialità". E il n.1 dei senatori dello stesso partito: "Sono gravi e inquietanti le parole di Ingroia che confermano l'animo militante di alcuni
settori della magistratura. Da persone così invece che comizi politici ci saremmo attesi le scuse per aver fatto di Ciancimino jr una icona antimafia quando invece organizzava traffici illeciti e nascondeva tritolo in casa. Ingroia conferma i nostri dubbi. E sul caso Ciancimino dovrebbe spiegare molte cose. Porteremo questo scandalo e il suo comizio odierno all'attenzione del Parlamento dove sará anche il caso di discutere della nostra mozione sul 41 bis che fu cancellato per centinaia di boss al tempo di Ciampi e Scalfaro e che anche ora il partito di Vendola vorrebbe abolire".



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[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
© Anonymous/The Irish Rovers
http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/
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MessaggioInviato: 30/10/2011, 23:34 
un magistrato,dovrebbe essere ascettico con la politica,dovendo ricoprire un ruolo terziario di assoluto rilievo,ma che kredibilita' e serenita' possono avere quando devono giudicare?? [:76] [:37] [:47] [:31]


Ultima modifica di ubatuba il 30/10/2011, 23:34, modificato 1 volta in totale.

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