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MessaggioInviato: 11/11/2010, 18:08 
Peccato che la politica del riordino idrogeologico l' ha fatta la Lega nei territori di sua competenza, evitando negli ultimi anni disastri ben più gravi.
Non è facile sistemare anni di incurie e speculazioni.
Mi riferisco ovviamente ai territori che conosco personalmente.[:D]



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MessaggioInviato: 11/11/2010, 18:27 
a Mantova creano una foresta e la Lega si oppone
http://forum.politicainrete.net/padania ... ppone.html


MANTOVA - Salici, olmi, frassini, querce. Mille ettari di alberi nuovi per il Po, vincolati a bosco perenne. Mille ettari, tra Borgoforte e Ostiglia, in soccorso al vecchio fiume saccheggiato dagli uomini. Da lontano sembrano la peluria sulla testa di un neonato; li vedi bene sulla sommità di un'isola chiamata Rodi, un "balenone" di sabbia e limo color argento, alto sui fianchi piallati dalla corrente. È l'isola-laboratorio, uno spazio franco di cinquanta ettari che in autunno si copre di migratori ed è protetto sulle sponde da una boscaglia di salici ingrigiti dal fango e dai detriti d'alluvione.

Ed è solo una minima parte del piano di ripristino avviato in provincia di Mantova, l'unica di tutto il Nord a governare sulle due sponde, per giunta nel punto più vulnerabile del fiume. Qui, al centro perfetto della pignatta padana, un bacino da venti milioni di abitanti.

C'è solo il guado per arrivarci, e la jeep pattina, affonda nella plastilina, si mette di trequarti, fatica a mordere qualcosa di solido poi esce dalla mota e guadagna la dorsale. Lassù par di navigare, è come il ponte di un battello del Mississippì. Da vicino, i nuovi nati sono fusti esili, schierati per plotoni irregolari. Non è roba che vien su da sola, l'impianto è ancora un asilo-nido. Marco Goldoni, un entusiasta che dirige i lavori del Consorzio forestale padano di Casalmaggiore, mostra con orgoglio la sua nursery. Schierate su file irregolari, le creature son protette alla base da un cilindretto di plastica e da una stuoia di fibra di cocco che evita gli choc termici e l'aggressione delle erbacce. Un tubicino interrato garantisce un'alimentazione a goccia, di tipo israeliano. "Tra cinque anni toglieremo tutto, e lasceremo che il bosco si ricrei da solo".

"E' arrivato il tempo di restituire il maltolto - dice l'assessore provinciale all'ambiente Giorgio Rebuschi, nella mota fino alle caviglie - siamo la terra con meno foreste della Lombardia e ora siamo obbligati a lavorare sul benessere verde". I nuovi alberi abbatteranno di mille tonnellate l'anno le emissioni di CO2, e per questa performance l'uomo del Pd ha appena avuto dal sindaco Pdl di Roma, Gianni Alemanno, il premio "Un bosco per Kyoto". Quella di Mantova sarà anche l'unica "macchia rossa" della regione più azzurra d'Italia, ma è il verde che ne fa la differenza. Sul tema della protezione ambientale è forse quella che, paradossalmente, prende più sul serio i progetti della Lombardia formigoniana.

Il maltolto, si diceva. Un'enormità: seimila ettari. Tanto hanno rubato al fiume nel solo tratto tra Emilia e Lombardia, per metter su pioppeti industriali, piantagioni di mais, cemento, dragaggi abusivi di sabbia. Maurizio Fontanili è il presidente della provincia più "umida" d'Italia e gli tocca vivere col fucile in mano per impedire altri scempi. "In 50 anni hanno asportato 500 milioni di metri cubi di roba, con danni terribili, ma ora basta. Abbiamo messo le mani su una trentina di cavatori e la giustizia s'è messa in moto". La rapina ha abbassato il letto di quattro metri e ha messo a nudo il basamento dei piloni sotto i ponti. Sugli argini i salici non pescano più in acqua con le radici e alla fine "muoiono in piedi", dice Fontanili, mostrando i neri scheletri emergenti dalla boscaglia delle scarpate.

E' guerra al coltello contro l'estrema predazione; e ai ladri - ovviamente - il piano verde della Lombardia non piace affatto. I cartelli che indicano le oasi sono stati oggetto di atti di teppismo, e sulla stampa locale filtrano lettere di accusa dove si parla di sperpero di soldi pubblici (nonostante siano in gioco fondi europei) e sottrazione di "diritti acquisiti" ai danni dei privati. In politica è un putiferio.

Uno pensa che la Lega, con la storia del "Dio Po", sia d'accordo con la riforestazione, e invece no. A tuonare contro è l'onorevole deputato Gianni Fava, capogruppo dei "lumbard" in Provincia e nel Comune di Sabbioneta, oltre che ben remunerato consigliere d'amministrazione di una decina di società di smaltimenti rifiuti. "Uno con più sedie che culi", dicono al bar di Sustinente i padani veri, che non hanno peli sulla lingua.


Ma che dice Fava? Dice: "E' uno scempio". Motivo? Mancano "studi di pre-fattibilità ambientale, indagini geologiche, geotecniche, idrologiche e sismiche". Avete sentito bene: sismiche. Le foreste crollano, è arcinoto. A nessuno al mondo verrebbe in mente di sottoporre un bosco alla valutazione di impatto ambientale (Via), ma alla Lega lombarda viene in mente eccome. "Roma da Gabibbo" ghigna un abitante dell'argine tra Ostiglia e San Benedetto, e scommette: "In Italia è più facile metter su una centrale termica che un bosco". C'è da immaginarsi cosa accade se passa il principio di sottoporre a "Via" i rimboschimenti non industriali: la paralisi dell'intero piano di riforestazione della Lombardia, una bazzecola da cento milioni di euro in cinque anni fra l'Emilia-Romagna e le Alpi.

Non è solo una questione di alberi. Il rischio è che il Po stesso scappi di mano, nel punto chiave dove nel 2000 - grazie alla rottura "tecnica" dell'argine - la pianura si salvò da un'alluvione simile a quella del 1951. Da qualche anno, dopo la legge Tremonti sulla "cartolarizzazione" (leggi vendita o svendita) dei beni demaniali, si sono incautamente privatizzati pezzi di golena - gli spazi allagabili tra l'argine e il fiume - con l'effetto che l'autorità di bacino oggi non ha più autorità assoluta sulla gestione del Po. Ma la natura segue testardamente il suo corso. Nonostante i dissesti idrogeologici, da quattro-cinque anni sono tornate le albanelle reali, piccoli rapaci che l'inquinamento aveva messo in fuga. Nelle campagne la volpe fa tana ovunque, i caprioli sono scesi al fiume e qualcuno l'ha pure attraversato a nuoto. C'è anche qualche nuovo venuto come il gruccione, un bell'uccello azzurro che nidifica sulle scarpate in erosione.

"Sono tornate anche le lucciole, e l'argine si riempie di usignoli" racconta Valeria Formigoni che gestisce un tranquillo "Bed & breakfast" alla confluenza fra il Po e la Secchia. "Questo è un luogo dell'anima", dice del suo piccolo mondo sotto l'argine, dimenticato dai deliri speculativi. Intorno non c'è più niente di dritto, il rettilineo muore, l'argine disegna fantastiche circonlocuzioni, il piattume è inciso ovunque dagli spostamenti del Dio-Serpente: meandri, scarpate ricurve nel nulla, virgole, parentesi, immensi geroglifici, tracce antiche di un'acqua che non accetta il governo degli uomini. In qualche secolo è cambiato tutto. Il Po correva più a Sud, a Suzzara c'era un fiume di nome Zara che ora è solo un fosso, la Secchia era un pezzo di Po, l'Adda arrivava fino a Pizzighettone e l'Oglio confluiva nel Mincio. Il Po era semplicemente "il fiume". Anzi, "la fiuma", come lo chiamano i rivieraschi, visto che l'acqua - fino a prova contraria - è femmina.

Risaliamo un tratto del fiume verso Governolo, dove papa Leone fermò Attila invasore, e la raffica di colpi del picchio segna l'ingresso in un altro mondo, quello delle golene, ultimo spazio comunitario in un Paese sbranato dagli egoismi. "Grazie" al rischio alluvioni, il Dio Fiume l'ha protetto dalle speculazioni più sfacciate, e anche qui si lavora al ripristino del bosco. Ma è una fatica di Sisifo, perché c'è un'altra guerra da combattere, quella contro i rifiuti. Se lo spazio fosso privo d'alberi, l'immondizia padana passerebbe oltre, invece con le nuove piantine che fanno da ostacolo, l'orrenda verità si mostra. Ecco come l'Italia onora il Dio Fiume: bottiglie di plastica, fustini, frigoriferi, bombole di gas, lavandini. E ancora cucine economiche, scarpe, carcasse di automobili, carogne di animali, il tutto in un marciume di legname. Tutta roba da portar via, con costi enormi sulle spalle "virtuose" di chi rimboschisce.

Il campanile di Borgoforte batte mezzogiorno e il tapis roulant del fiume esce dalle brume con gorghi e smagliature, segni arcani di qualcosa di terribile. "Ora va a 400 metri cubi al secondo, ma nelle piene arriva a tredicimila, non c'è Danubio che tenga", sorride Umberto Chiarini da Roncarolo, roccioso difensore delle acque padane. E racconta del mito di Fetonte, che volle guidare il carro del Sole e finì per cadere nel Po. "Le ninfe che lo piansero divennero il pioppo e il salice". Guarda un po': agli antichi era già chiaro che tra acqua, Sole, terra e alberi il legame era indissolubile. Oggi che il Sole è mangiato dallo smog, la terra dalla speculazione e l'acqua dai veleni, restano solo gli alberi a impedire la fine del mondo.



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MessaggioInviato: 11/11/2010, 18:34 
Frana il nordest della Lega - Un disastro a chilometro zero
di Gianfranco Bettin

3 / 11 / 2010
http://www.globalproject.info/it/in_mov ... -zero/6254

Quando la natura si ribella, accade que sto... è un indice di grande cambia­mento climatico»: a parlare non è un militante abientalista ma il governatore del Vene to, Luca Zaia, a commento dell'emergenza meteo rologica e idraulica di queste drammatiche ore, da lui definita «peggiore che nel 1966». Paragoni stori ci a parte, Zaia ha ovviamente ragione: lo spettaco lo che il Veneto e l'intero Nordest offrono in que ste ore è quello di territori in rovinoso subbuglio, di centri abitati e di comunità sconvolte, in preda a un'emergenza che, puntualmente, si affida a Ber tolaso (che svolazza in elicottero sopra città e cam pagne, planando di prefettura in prefettura) e alla proclamazione richiesta dello stato d'emergenza.
Zaia invita ad affrontare i compiti urgenti del momento. E va bene, sul campo. Ma in sede di analisi bi sogna dire che emergenza e normalità - or mai, nell'attuale situazione storica, consoli data, strutturale, di questi territori - sono tut t'uno anche quando non piove.
Quando piove, il disastro si vede meglio. Ma anche nei giorni di sole non si fatichereb be a vederlo. È su questo che Zaia si dovreb be pronunciare. Non c'è in Italia un territo rio che sia stato più stravolto di questo in un tempo più breve. Questa è la radice del «dis sesto idrogeologico» che in queste ore echeggia di bocca in bocca e ad esso hanno posto mano innumerevoli protagonisti. In fatti, se vi sono catastrofi nate da responsabi lità accentrate, come per il Vajont o come per la nascita e lo sviluppo di una Porto Mar ghera in piena laguna e in pieno centro abi­tato, per ridurre in questi stati un'intera va sta regione ci sono volute e ancora sono all’opera generazioni di amministratori irre sponsabili, ignavi o incoscienti. Se escludia mo i consapevoli criminali che, qua e là, han no svenduto la loro (la nostra) terra, tutti gli altri, spesso in modo desolantemente tra sversale, hanno messo insieme una tale montagna di micro e macro atti, di delibere, di piani urbanistici, di sanatorie, di folli inter venti sui corsi d'acqua, di infrastrutture, che sono la vera causa dell'attuale emergenza.
Certo, i cambiamenti climatici concorro no, come no. Era ora che lo dicesse un espo nente importante, come Zaia è, dell'attuale maggioranza di governo, la più pervicace di tutto l'Occidente nel negare questa emergen za, guidata dal premier Berlusconi, che più vi ha irriso e meno l'ha affrontata. Ma il mo do in cui il clima fuori di sesto si produce in un luogo dipende anche da come quel luo go è conciato. Per i dati Istat, tra 1978 e 1985 ogni anno nel Veneto sono stati edificati qua si 11 milioni di metri cubi di capannoni. Dal 1986 al 1993 sono stati oltre 18 milioni all'an no per poi salire negli anni successivi a oltre 20 milioni. Con un salto dal 2000: 27 milioni nel 2001, 38 nel 2002 e così via. Per le abita zioni, negli anni '80 e '90 venivano rilasciate concessioni edilizie pari a 9-10 milioni di me tri cubi anno. Nel 2002 oltre 14, nel 2003 qua si 16, nel 2004 oltre 17. In provincia di Pado va in vent'anni la superficie agraria è diminu ita del 20%, in quella di Treviso del 30%, in quella di Vicenza, ieri epicentro dell'emer genza, del 40%. E sopra questo territorio compulsivamente e affaristicamente cemen tificato e asfaltato, Prealpi e Alpi sono in ab bandono, senza una politica che non fosse la droga turistica, aumentando il dissesto evi dentissimo, nella sua interdipendenza, pro prio in giorni come questi, quando l'acqua precipita irruenta a valle e in pianura.
Questo è il disastro, nella connessione con il clima che muta ma anche con quello che è stato fatto al territorio. Legioni d'amministra tori - con i leghisti da tempo in prima fila - portano gravi responsabilità. Qui non c'entra no né Roma ladrona né gli invasori stranieri. E una colpa d.o.c., a chilometro zero.
Articolo pubblicato sul Manifesto il 03.11.10



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MessaggioInviato: 08/12/2010, 11:24 
Dissesto idrogeologico. Un dossier rilancia l'allarme. "Promossa solo Senigallia"

Rapporto di Legambiente e Protezione civile. "In grave pericolo oltre 5mila municipi, ma a svolgere azioni di mitigazione e prevenzione è solo il 22%". Nel 2010 per alluvioni e frane spesi 650 milioni di euro di VALERIO GUALERZI

ROMA - Uno su oltre cinquemila. E' il triste record dei comuni italiani in materia di sicurezza idorogeologica stando al rapporto "Ecosistema rischio 2010" realizzato in collaborazione tra Legambiente e il Dipartimento per la Protezione civile presentato oggi a Roma nella sede dell'associazione ambientalista. La ricerca, svolta incrociando i dati sui 5.581 municipi "a rischio idrogeologico a potenziale più alto" (definizione del ministero dell'Ambiente e dell'Unione delle Province) con le risposte fornite dalle amministrazioni a uno speciale questionario sulle misure antirischio intraprese, certifica che c'è un solo comune in Italia ad aver fatto quasi tutto il necessario per ridurre questo pericolo al minimo. A meritarsi un 9,5 in pagella è Senigallia, in provincia di Ancona, dove grazie a interventi di delocalizzazione, non sono presenti abitazioni e industrie in aree a rischio idrogeologico e viene svolta un'ordinaria attività di manutenzione delle sponde e delle opere di difesa idraulica.

Il comune marchigiano si è dotato inoltre di un piano di emergenza aggiornato, ha organizzato iniziative di informazione rivolte alla popolazione ed esercitazioni per verificare la reale efficacia del piano d'emergenza. A queste iniziative virtuose va aggiunto che nel territorio comunale sono presenti sistemi di monitoraggio e di allerta in caso di pericolo e il fatto che nei piani urbanistici sono state recepite le perimetrazioni delle aree a rischio del
politica che varrà al Comune di Senigallia il riconoscimento della bandiera "Fiume Sicuro" da parte di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile. Per conquistare quell'ultimo mezzo voto in grado di trasformare il 9,5 in un 10 pieno rimarrebbe però da compiere un'impresa che pare francamente titanica: spostare la sede di un centro commerciale che sorge attualmente in un'area a rischio idrogeologico.

Ma a preoccupare Legambiente e Protezione civile, più che il mezzo voto mancante alla municipalità marchigiana per raggiungere il massimo, è il fortissimo ritardo in cui versano gli altri enti locali. "Sono ancora troppe le amministrazioni comunali italiane che tardano a svolgere un'efficace ed adeguata politica di prevenzione, informazione e pianificazione d'emergenza - si legge nel rapporto - Appena il 22% dei comuni intervistati svolge un lavoro positivo di mitigazione del rischio idrogeologico e il 43% non fa praticamente nulla per prevenire i danni derivanti da alluvioni e frane". "Complessivamente - prosegue il documento - soltanto il 6% dei Comuni italiani intervistati ha intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo e appena nel 3% dei casi si è provveduto a delocalizzare insediamenti o fabbricati industriali. Nel 69% dei Comuni viene svolta regolarmente un'attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d'acqua e/o sono state realizzate opere per la messa in sicurezza del territorio e dei versanti. Interventi che spesso rischiano però di accrescere la fragilità del territorio piuttosto che migliorarne la condizione e di trasformarsi in alibi per continuare ad edificare lungo i fiumi e in zone a rischio frana".

Ben sette Comuni nella speciale graduatoria allegata al dossier non vanno addirittura oltre lo zero in pagella: sono Bolognetta (Pa), Ravanusa (Ag), Coriano (Rn), San Roberto e Fiumara (Rc), Paupisi (Bn) e Raviscanina (Ce). Centri dove "è presente una pesante urbanizzazione delle zone esposte a pericolo di frane e alluvioni e non sono state avviate attività mirate alla mitigazione del rischio, né dal punto di vista della manutenzione del territorio, né nell'attivazione di un corretto sistema comunale di protezione civile".

Se gli ultimi drammatici avvenimenti che hanno scosso il Paese dal Veneto alla Toscana, dalla Sicilia all Calabria, non fossero bastati, "Ecosistema rischio" per far capire la gravità della situazione e l'importanza della posta in palio fornisce al lettore anche il quadro generale dell'allarme. "Oltre 3 milioni e 500 mila cittadini sono presenti ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni", pari a "circa il 6% della popolazione dell'intera penisola". Inoltre, sempre secondo il dossier, "sono ben 6.633 i Comuni in cui sono presenti aree ad alta criticità idrogeologica, l'82% del totale delle amministrazioni comunali italiane". "Solo per fronteggiare queste principali emergenze idrogeologiche, nell'ultimo anno lo Stato ha stanziato circa 650 milioni di euro". "Risorse - afferma ancora il rapporto - fondamentali per il funzionamento della macchina dei soccorsi, per l'alloggiamento e l'assistenza agli sfollati, per supportare e risarcire le attività produttive e i cittadini colpiti e per i primi interventi di urgenza, che però non contribuiscono alla grande opera di prevenzione e manutenzione dei corsi d'acqua di cui avrebbe sempre più bisogno l'Italia".

Per questi motivi, concludono Legambiente e Protezione civile, occorre "un'opera di prevenzione urgente e necessaria attravero la quale affermare una nuova cultura del suolo e del suo utilizzo, scegliendo come prioritaria la sicurezza della collettività e mettendo fine a quegli usi speculativi e abusivi del territorio che troppo spesso caratterizzano ampie aree del Paese".

http://www.repubblica.it/ambiente/2010/ ... o-9895120/



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MessaggioInviato: 27/12/2010, 10:52 
Esondazioni e frane, l'emergenza Italia
In 6mln vivono nei 29.500 km2 ad altro rischio idrogeologico


26 dicembre, 18:15

Fonte:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 74189.html

ROMA - L'Italia è "un territorio fragile: le aree ad elevata criticità idrogeologica rappresentano il 10% della superficie italiana e riguardano l'89% dei Comuni. Sono circa 6 milioni gli italiani che abitano nei 29.500 chilometri quadrati del nostro territorio considerati ad "elevato rischio idrogeologico". E' quanto evidenziato dal primo 'Rapporto sullo stato del territorio italiano' del Consiglio nazionale dei Geologi (Cng) in collaborazione con il Cresme; di grande attualità alla luce dell'emergenza-maltempo in corso soprattutto nella provincia della Spezia.

- STRUTTURE PUBBLICHE A RISCHIO: Nel Paese 1.260.000 edifici sono "a rischio frane e alluvioni. Di questi oltre 6 mila sono scuole, mentre gli ospedali sono 531".

- LA GEOGRAFIA DELLA POPOLAZIONE A RISCHIO: Tra la popolazione a rischio - precisa il Rapporto presentato lo scorso 13 ottobre - il 19%, ovvero oltre un milione di persone, vivono in Campania, 825 mila in Emilia Romagna, e oltre mezzo milione in ognuna delle tre grandi regioni del Nord: Piemonte, Lombardia, e Veneto. "E' in queste regioni, insieme alla Toscana - hanno sottolineato i geologi - dove persone e cose sono maggiormente esposte a pericoli, per l'elevata densità abitativa e per l'ampiezza dei territori che registrano situazioni di rischio".

- DANNO ECONOMICO: Sul fronte dei costi, il rapporto del Consiglio nazionale dei geologi con Cresme, ha stimato un valore dei danni causati da eventi franosi ed alluvionali dal dopoguerra ad oggi attorno ai 52 miliardi di euro. In generale riparare i danni costa in media 10 volte in più che prevenirli. E, precisa la recente indagine di Legambiente e della Protezione Civile, nell'ultimo anno sono stati stanziati 650 milioni per fronteggiare le più gravi emergenze idrogeologiche.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 28/12/2010, 00:15 
Porto la mia testimonianza diretta, sono due tre giorni che spaliamo fango per liberare la casa dei miei genitori e di tutte le persone che vivono nella loro zona, nulla confronto di quello che è accaduto nel Veneto, ma anche dalle mie parti frana tutto.
Nello Spezzino è successo un po' di tutto, frane, allagamenti, paesi bloccati, persone portate via in barca, colline che si sciolgono con la pioggia......tutto in UN GIORNO!!!
ma che sta succedendo in Italia??? qui frana tutto............


http://www.corriere.it/cronache/10_dice ... aabc.shtml

LA SPEZIA - Continua a piovere anche nello spezzino martoriato da un vero e proprio nubifragio. Seconda notte da «isolati» per i seicento abitanti di Tellaro, che da due giorni sono costretti nel borgo a causa della frana che ha cancellato una parte dell'unica strada che sale al paese. Nelle case manca l'acqua da ieri, così come accade in molti quartieri del lericino e del vicino centro di Romito Magra a causa della rottura di parte delle condotte idriche sfondate dalle numerosissime frane che stanno martoriando la provincia spezzina. Per ovviare a queste difficoltà, si sta attivando un servizio via mare, con la Capitaneria di Porto e la Protezione Civile per portare acqua e viveri di prima necessità. Ci sarà una distribuzione di generi alimentari, nella tarda mattinata, presso la Società di Mutuo Soccorso di Tellaro che ha istituito un comitato di coordinamento. L'acqua potrebbe tornare in giornata mentre agli anziani sarà portata, insieme ai viveri, dai volontari.


La Spezia: comune di Arcola

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http://www.youreporter.it/video_La_gran ... d_Arcola_1


Ultima modifica di CRASH3 il 28/12/2010, 00:18, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 28/12/2010, 03:02 
Cita:
CRASH3 ha scritto:

ma che sta succedendo in Italia??? qui frana tutto............



Queste sono in gran parte le conseguenze dei tagli sull'ambiente. E, a quanto pare, le conseguenze generate dall'incuria e dai loschi interessi della politica. Infatti si preferisce spendere "100 euro" per riparare i danni, piuttosto che "10 euro" per prevenirli [V]



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MessaggioInviato: 28/12/2010, 13:21 
La Penisola Italiana è destinata a sbriciolarsi e a spaccarsi in due,il dissesto Idrogeologico anche se esiste,influisce in misura minore sul comportamento delle placche tettoniche su cui fa parte l'Italia,vi dicono niente decine di movimenti tellurici al Giorno?.


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Maltempo devasta Liguria e Toscana

http://www.ansa.it/web/notizie/videogal ... 41201.html



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MessaggioInviato: 27/10/2011, 15:25 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Maltempo devasta Liguria e Toscana

http://www.ansa.it/web/notizie/videogal ... 41201.html


riporto di nuovo la mia testimonianza, non diretta, poiche' quest'anno non mi ha colpito come l'hanno scorso, ma ho potuto vedere, in parte, i danni.

E' una strage.....due paesi evacuati sommersi dal fango (Vernazza e Monterosso), un paese distrutto (Borghetto), e tantissime zone limitrofe alla provincia di La Spezia e Massa sommerse dalle acque.

I problemi di fondo sono parecchi, uno in particolare che nesuno tira in ballo, una certa diga....gonfia d'acqua che, a detta di alcuni, hanno aperto solo all'ultimo creando la marea di acqua. (sono solo voci di corridoio, ma potrebbero spiegare il fatto).

In ultimo i soldi. Lo stato rimborsera' i danni?
si parla almeno di 40 milioni di danni (le prime stime).....
Per quanto riguarda i danni del Natale scorso si sa' gia', a detta dei comuni, che non arriveranno soldi. Vediamo se quest'anno, viste anche le vittime verra' stanziato qualcosa......ci credo poco.

P.s. i due paesi cancellati, nei prossimi giorni verranno evacuati completamente, sono senz'acqua, senza corrente, senza gas, senza strade per raggiungerli (si sta procedendo via mare!!!) e senza case (almeno una buona parte).

Bel disastro.......

Vernazza:

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fiume di fango a monterosso:

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borghetto di vara

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Livello del fiume Magra innalzato di diversi metri

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il resto dei danni lo avete visto ai vari tg........

dimenticavo: c'è una legge sul territorio ligure che permette di costruire a 3 metri dalle acque di un fiume!!!!! ASSURDO!!!


Ultima modifica di CRASH3 il 27/10/2011, 15:35, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 28/10/2011, 09:50 
In Italia si continua a fare finta di nulla.
Il clima stà leggermente mutando e questi piccoli cambiamenti generano questi disastri.
Se a ciò sommiamo l'usanza tipica degli italiani di costruire nei posti più assurdi ....

... ecco i risultati.



Ed il bello è che si parla si parla, ma di normative nuove al riguardo nemmeno l'ombra.

Andiamo avanti con un R.D.L. del 30.12.1923 (per carità, nessuna critica. Per l'epoca è fatto più che bene).
Ma forse qualche aggiornamento si sarebbe dovuto fare, differenziando per regioni.


Ultima modifica di Pianetamarte2010 il 28/10/2011, 09:52, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 28/10/2011, 13:00 
Quotissimo, ma io escluderei i cambiamenti climatici. Ci sono tantissime cause agli avvenimenti degli ultimi giorni, cause e conseguenze dettate dall'uomo.


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MessaggioInviato: 28/10/2011, 14:26 
oltre magari al fatto eccezzionale,ke puo' starci,ma pure noi facciamo in modo ke i disastri siamo ampliati con costruzione in zone impossibili,ma questo capita xke' non esistono normative tassative( e se esistono non vengono applicate) e si continua con condoni,mentre sarebbe il caso di abbattere quando si edifica in luoghi pericolosi,come pure l'incuria in cui sono lasciati i corsi d'acqua sono causa di tali avvenimenti [:31] [:37] [:47]


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Alluvioni. "Responsabile sono io": lettera aperta di un assessore


Pubblichiamo una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, da parte di un Assessore del Comune di Sant’Ambrogio di Torino, Mauro Galliano, che come amministratore e cittadino si assume la responsabilità del dissesto idrogeologico con cui il nostro territorio si trova a fare i conti dopo le alluvioni di questi giorni.

di Mauro Galliano - 28 Ottobre 2011

Egregio Sig. presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,

sono un amministratore comunale di un piccolo paese all’imbocco della Valle di Susa in Piemonte e le scrivo in merito alle sue dichiarazioni che ho avuto modo di leggere in merito alla disastrosa alluvione che ha colpito il levante ligure e la lunigiana. Lei attribuisce i morti ai cambiamenti climatici. Purtroppo non sono d’ accordo con Lei.

Il responsabile di quella tragedia sono io: amministratore, cittadino italiano nonché elettore.

Sono io amministratore quando sono costretto ad ampliare le aree edificabili e quindi a cementificare il territorio che non è più in grado di assorbire l’acqua piovana che così 'scivola' altrove, per poter incassare oneri di urbanizzazione e quindi mantenere sano il bilancio del Comune.

Quando non so urlare abbastanza la mia rabbia per i soldi che mancano per le piccole cose: mantenere puliti i canali, i torrenti di montagna, mettere in sicurezza gli argini, monitorare le frane ma che miracolosamente piovono dal cielo per le grandi, grandissime opere.

Quando imploro l’aiuto dei volontari della protezione civile che sostituiscono le gravi lacune delle Istituzioni pubbliche anziché pretendere con ancora maggior forza (se mai fosse possibile) i fondi necessari.

Quando i fondi me li procuro, ma con gli oneri di urbanizzazione creando così un circolo viziato senza fine.

Sono io cittadino italiano quando per pigrizia, disinformazione, troppa fiducia nei miei rappresentanti evito la partecipazione diretta, la cittadinanza attiva e lascio che presunte “scelte strategiche” quali TAV, ponte sullo stretto, rigassificatori, inceneritori sottraggano denaro alla manutenzione del territorio, delle sponde dei fiumi, alla messa in sicurezza delle scuole, alle energie alternative, tutte cose che creerebbero moltissimi posti di lavoro immediati e diffusi su tutto il territorio nazionale, ma soprattutto controllabili dagli enti locali e non fagocitati dalle scatole cinesi del General contractor o peggio dalla criminalità organizzata.

Quando non faccio sentire la mia voce, quando resto a casa perché macinare km in un corteo è faticoso, rischioso o peggio sconsigliato a parteciparvi dagli stessi politici (se non sono stati loro a organizzarlo e promuoverlo!) o peggio ancora perché minacciato di essere “radiato” dal mio partito di riferimento se vi partecipo.

Sono io elettore, il responsabile, quando non vigilo sull’operato degli eletti, non li stimolo, controllo, quando dopo aver espresso il mio voto delego ad altri in toto e mi allontano per 5 anni (o quanto dura la legislatura) dalla cosa pubblica, dalla vita associativa, dal volontariato.

Quando mi lascio: abbindolare dai media e fatico a farmi una mia opinione, terrorizzare dal voto utile (per non lasciare il paese in mano alle destre dicono gli uni o alle sinistre dicono gli altri), ingannare dagli apparentamenti di coloro che parenti stretti non potranno mai esserlo.

Quando non mi accorgo che miliardi di euro vengono impegnati e promessi nei programmi elettorali per l’acquisto di aerei da combattimento (ma l’Italia non ripudia la guerra?) o per un inutile buco in valle di Susa mentre una dopo l’ altra le regioni italiane si sgretolano sotto frane, alluvioni, terremoti (non sempre così intensi rispetto ai danni arrecati anche agli edifici pubblici che dovrebbero essere i più sicuri).

In una democrazia 'imperfetta' quale la nostra, la responsabilità è sempre mia, cioè di tutti i cittadini che liberamente e senza condizionamenti dovrebbero scegliere il meglio. Secondo me i cambiamenti climatici, purtroppo, non c’entrano o c’entrano poco.

Non so se questa lettera giungerà a destinazione, sicuramente arriverà nelle mani di chi la giudicherà inopportuna, infarcita di demagogia e populismo sostenendo che il Presidente della Repubblica ha sempre ragione. Io posso solo immaginare i motivi profondi della sua dichiarazione in cui cita i cambiamenti climatici come responsabili della disastrosa ultima alluvione. In questo caso è da ringraziare, per la sua prudenza e grande senso di responsabilità.

La saluto cordialmente.

Mauro Galliano, Assessore Comune di Sant’Ambrogio di Torino (valle di Susa), Comune di 8,59 kmq. con 4.843 abitanti



http://www.ilcambiamento.it/territorio/ ... itano.html



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MessaggioInviato: 29/10/2011, 15:54 
Cita:
Blissenobiarella ha scritto:

Alluvioni. "Responsabile sono io": lettera aperta di un assessore


Pubblichiamo una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, da parte di un Assessore del Comune di Sant’Ambrogio di Torino, Mauro Galliano, che come amministratore e cittadino si assume la responsabilità del dissesto idrogeologico con cui il nostro territorio si trova a fare i conti dopo le alluvioni di questi giorni.

di Mauro Galliano - 28 Ottobre 2011

Egregio Sig. presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,

sono un amministratore comunale di un piccolo paese all’imbocco della Valle di Susa in Piemonte e le scrivo in merito alle sue dichiarazioni che ho avuto modo di leggere in merito alla disastrosa alluvione che ha colpito il levante ligure e la lunigiana. Lei attribuisce i morti ai cambiamenti climatici. Purtroppo non sono d’ accordo con Lei.

Il responsabile di quella tragedia sono io: amministratore, cittadino italiano nonché elettore.

Sono io amministratore quando sono costretto ad ampliare le aree edificabili e quindi a cementificare il territorio che non è più in grado di assorbire l’acqua piovana che così 'scivola' altrove, per poter incassare oneri di urbanizzazione e quindi mantenere sano il bilancio del Comune.

Quando non so urlare abbastanza la mia rabbia per i soldi che mancano per le piccole cose: mantenere puliti i canali, i torrenti di montagna, mettere in sicurezza gli argini, monitorare le frane ma che miracolosamente piovono dal cielo per le grandi, grandissime opere.

Quando imploro l’aiuto dei volontari della protezione civile che sostituiscono le gravi lacune delle Istituzioni pubbliche anziché pretendere con ancora maggior forza (se mai fosse possibile) i fondi necessari.

Quando i fondi me li procuro, ma con gli oneri di urbanizzazione creando così un circolo viziato senza fine.

Sono io cittadino italiano quando per pigrizia, disinformazione, troppa fiducia nei miei rappresentanti evito la partecipazione diretta, la cittadinanza attiva e lascio che presunte “scelte strategiche” quali TAV, ponte sullo stretto, rigassificatori, inceneritori sottraggano denaro alla manutenzione del territorio, delle sponde dei fiumi, alla messa in sicurezza delle scuole, alle energie alternative, tutte cose che creerebbero moltissimi posti di lavoro immediati e diffusi su tutto il territorio nazionale, ma soprattutto controllabili dagli enti locali e non fagocitati dalle scatole cinesi del General contractor o peggio dalla criminalità organizzata.

Quando non faccio sentire la mia voce, quando resto a casa perché macinare km in un corteo è faticoso, rischioso o peggio sconsigliato a parteciparvi dagli stessi politici (se non sono stati loro a organizzarlo e promuoverlo!) o peggio ancora perché minacciato di essere “radiato” dal mio partito di riferimento se vi partecipo.

Sono io elettore, il responsabile, quando non vigilo sull’operato degli eletti, non li stimolo, controllo, quando dopo aver espresso il mio voto delego ad altri in toto e mi allontano per 5 anni (o quanto dura la legislatura) dalla cosa pubblica, dalla vita associativa, dal volontariato.

Quando mi lascio: abbindolare dai media e fatico a farmi una mia opinione, terrorizzare dal voto utile (per non lasciare il paese in mano alle destre dicono gli uni o alle sinistre dicono gli altri), ingannare dagli apparentamenti di coloro che parenti stretti non potranno mai esserlo.

Quando non mi accorgo che miliardi di euro vengono impegnati e promessi nei programmi elettorali per l’acquisto di aerei da combattimento (ma l’Italia non ripudia la guerra?) o per un inutile buco in valle di Susa mentre una dopo l’ altra le regioni italiane si sgretolano sotto frane, alluvioni, terremoti (non sempre così intensi rispetto ai danni arrecati anche agli edifici pubblici che dovrebbero essere i più sicuri).

In una democrazia 'imperfetta' quale la nostra, la responsabilità è sempre mia, cioè di tutti i cittadini che liberamente e senza condizionamenti dovrebbero scegliere il meglio. Secondo me i cambiamenti climatici, purtroppo, non c’entrano o c’entrano poco.

Non so se questa lettera giungerà a destinazione, sicuramente arriverà nelle mani di chi la giudicherà inopportuna, infarcita di demagogia e populismo sostenendo che il Presidente della Repubblica ha sempre ragione. Io posso solo immaginare i motivi profondi della sua dichiarazione in cui cita i cambiamenti climatici come responsabili della disastrosa ultima alluvione. In questo caso è da ringraziare, per la sua prudenza e grande senso di responsabilità.

La saluto cordialmente.

Mauro Galliano, Assessore Comune di Sant’Ambrogio di Torino (valle di Susa), Comune di 8,59 kmq. con 4.843 abitanti



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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