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MessaggioInviato: 14/10/2011, 13:07 
13/10/2011
Hubble in un universo che si curva
Prima di lasciarci, Hubble sarà impegnato in una ricerca di materia oscura attraverso lo studio di ammassi di galassie. Oltre allo studio, ci saranno foto spettacolari come questa.



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13/10/2011 Hubble in un universo che si curva
Prima di lasciarci, Hubble sarà impegnato in una ricerca di materia oscura attraverso lo studio di ammassi di galassie. Oltre allo studio, ci saranno foto spettacolari come questa.

C'è ma non ci vede. È la materia oscura che insieme all'energia oscura compone il 95% dell'universo, riducendo a solo il 5% quello che vediamo e conosciamo. La certezza che esista l'energia oscura è valsa recentemente il premio nobel per la fisica a Saul Perlmutter, Brian Schmidt e Adam Riess che hanno certificato l'espansione accelerata dell'universo.
Quello che ci propone l'Hubble Space Telescope della NASA e dell'ESA è l'immagine di un gruppo di galassie MACS J1206.2-0847 le cui forme distorte delle galassie distanti sullo sfondo sono causate da quella sostanza a noi invisibile che, come detto, chiamiamo materia oscura, la cui influenza gravitazionale deforma la luce proveniente dalle galassie più remote.
L'ammasso MACS J1206.2-0847 (o 1206 MACS in breve) è uno dei primi obiettivi di una campagna osservativa condotta con Hubble che permetterà agli astronomi di ottenere le mappe più dettagliate della materia oscura su un numero di ammassi di galassie come mai in precedenza. Queste mappe vengono poi usate per testare i risultati precedenti, ma già sorprende il fatto che tali mappe suggeriscano come la materia oscura sia più “densa” all'interno degli ammassi rispetto ad alcuni modelli di previsione. Questo potrebbe significare le galassie si raggruppino in ammasso in un tempo più remoto di quanto finora ipotizzato.
L'indagine, chiamata Cluster Lensing e Supernova con Hubble (CLASH) , ci fornirà, con una precisione senza precedenti, la distribuzione della materia oscura in 25 ammassi di galassie massicce. Finora, il team ha osservato 6 dei 25 cluster previsti.
La materia oscura costituisce la maggior parte della massa dell'Universo, ma può essere rilevata solo misurando il suo effetto gravitazionale sulla parte visibile dell'universo e la sua interazione sulla “trama spazio temporale” così come uno specchio può distorcere la luce proveniente da oggetti distanti.
Ammassi di galassie come MACS 1206 sono laboratori ideali per lo studio degli effetti gravitazionali della materia oscura, perché sono le strutture più massicce nell'Universo ad essere tenute insieme dalla forza di gravità. I cluster come questo agiscono come gigantesche lenti cosmiche, amplificando, distorcendo e piegando ogni luce che passa attraverso di loro – un effetto noto come lente gravitazionale.
Tale effetto può produrre anche immagini multiple dello stesso oggetto distante, ad esempio la famosa “Croce di Einstein”, ed appare evidente in questa immagine di Hubble. In particolare, i numeri e le forme apparenti delle galassie distanti che si trovano oltre un ammasso di galassie, vengono distorte quando la luce vi passa attraverso, fornendoci una misurazione della massa presente nell'ammasso e di come questa è distribuita. Le distorsioni sarebbe molto più deboli se l'attrazione gravitazionale dell'agglomerato “provenisse” solo dalla materia visibile.

http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... oscura.txt


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MessaggioInviato: 14/10/2011, 19:38 
sempre di hubble questa bellissima foto di un angolo della via lattea,veramente meravigliosa------------------------------------------------




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Pubblicata dalla NASA straordinaria foto del "cuore" della Via Lattea . di Gordon Francis Ferri


E' un'immagine 'incredibile' e fotografa il 'cuore' della Via Lattea quella pubblicata oggi dalla Nasa sul suo sito.

E' la foto a maggior risoluzione mai realizzata della nostra galassia scattata dal telescopio spaziale Hubble grazie alla Nimcos, la Camera Infrarossa e Spettrometro multi-oggetto.

La foto, spiega la Nasa, "riguarda un angolo della Via Lattea pari a un rettangolo con i lati di 300 e 115 anni luce" e, grazie alla sua alta definizione, mostra alcuni "interessanti dettagli su un nuovo gruppo di stelle massicce e sulle polveri e gas cosmici che si trovano al centro della galassia".

"Il panorama -prosegue la Nasa- fornisce informazioni utili agli astrofisici per osservare e comprendere come si formano le stelle massicce, e come influenzino l'ambiente circostante nelle regioni piu' turbolente".

"Non sono le fiamme dell'Inferno dantesco, anche se ci assomigliano parecchio, e' invece la migliore immagine, e di gran lunga, del centro della nostra Galassia vista nelle frequenze dell'infrarosso" commenta l'astrofisico dell'Inaf, Leopoldo Benacchio.

"La foto, in realta' un mosaico, non e' solo bella, ma anche importante dal punto di vista scientifico perche' rivela -aggiunge Benacchio- una nuova popolazione di stelle massicce e nuovi dettagli in strutture complesse nel gas caldo ionizzato vorticoso attorno alla parte centrale della Galassia, in un rettangolo nell'immagine che si stima abbia in realta' dimensione di 300 x 115 anni luce".

La regione in basso a sinistra mostra veri e propri 'pilastri' di gas scolpite dai venti caldi da stelle di grande massa delle stelle vicine.




http://mysterium.blogosfere.it/


Ultima modifica di ubatuba il 14/10/2011, 19:39, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 09/11/2011, 14:07 
Grazie al Telescopio Spaziale Hubble un team di astronomi è riuscito ad osservare il disco di accrescimento di un quasar nell’atto di attrarre materiali in rotazione attorno al buco nero al centro di un nucleo galattico attivo.

Grazie alla fantastica profondità d’immagine garantita dal Telescopio Spaziale Hubble, unita alla favorevole concomitanza di un effetto lente gravitazionale (ingrandimento naturale dell’immagine di una sorgente lontana, causato dall’interposizione di oggetti di grande massa sulla linea di vista da Terra: è praticamente come se venisse osservata al telescopio la luce di un oggetto remotissimo e piccolissimo osservato al microscopio), un team di astronomi è riuscito a compiere un’osservazione straordinaria: il disco di accrescimento di un quasar, nell’atto di attrarre materiali in rotazione attorno al buco nero al centro di un nucleo galattico attivo.

I ricercatori sono riusciti sia a misurare le dimensioni del disco, sia a valutare le differenti temperature presenti nelle diverse sezioni: il disco di accrescimento del quasar HE 1104-1805, ingrandito dall’effetto lente dovuto alla galassia WKK93G, con red-shift z = 0,73, si estende per circa 10-11 giorni luce (100-300 miliardi di km) attorno al centro del nucleo attivo del quasar, una misura considerata tipica dalle teorie per questa tipologia di oggetti.

L’incertezza nella misurazione è ancora piuttosto rilevante, ma l’applicazione di questa tecnica innovativa è di grandissima importanza: per la prima volta è stato possibile verificare sperimentalmente la correttezza delle ipotesi relative alla strutturazione interna dei quasar, conoscibili per ora soltanto in base alla stima della loro luminosità e distanza, in base a deduzioni di ordine teorico

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L'immagine mostra un quasar ingrandito grazie a una lente gravitazionale, in questo caso ha fatto da lente una galassia posta tra noi e il quasar che è possibile vedere come una forma evanescente tra le due più brillanti immagini del quasar stesso. Una delle immagini di quello osservato ha mostrato variazioni di colore nel tempo, causate dalle stelle della galassia che ne hanno attraversato il cammino di luce amplificando quella proveniente da diverse parti del disco di accrescimento. Questo ha permesso al team di scienziati di ricostruire i profili di temperatura e colore del disco di accrescimento con una precisione senza precedenti. Il livello dei dettagli puo' essere paragonato al riuscire a studiare singoli granelli di sabbia sulla Luna osservandoli da terra. Credit: NASA, ESA and J.A. Muñoz (University of Valencia)

da coelum


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MessaggioInviato: 14/11/2011, 10:16 
10/11/2011 Sessantanove nuove galassie molto prolifiche
Gli occhi di Hubble si posano su nuovi oggetti distanti nove miliardi di anni luce, che presentano una attività di formazione stellare davvero notevole


Mentre qui sul pianeta ancora non sono terminati i festeggiamenti per l'arrivo di “baby 7 miliardi”, il telescopio spaziale Hubble scopre che anche là nello spazio profondo c'è chi si dà parecchio da fare, quanto a boom demografico. Dirigendo i suoi occhi sensibili all'infrarosso verso due regioni dell'universo a nove miliardi d'anni luce da noi, il satellite ESA/NASA s'è infatti imbattuto in una popolazione, fino a oggi sconosciuta, di 69 galassie nane più prolifiche che mai. Sarà l'entusiasmo della giovinezza, sarà che all'epoca – nove miliardi d'anni or sono, per l'appunto – si guardava al futuro con un certo ottimismo, fatto sta che questi “conigli cosmici” sfornavano stelle senza tregua, a un ritmo mille volte superiore rispetto a quello della nostra vecchia galassia.
E lo facevano pure con effetti pirotecnici: la radiazione delle calde stelle neonate illumina l'ossigeno che le circonda, producendo il segnale fluorescente che ha catturato l'attenzione delle due camere infrarosse di HST, la Wide Field Camera 3 e l'Advanced Camera for Surveys. Ma allora come mai non sono state viste prima? «Sono sempre state lì, ma fino a poco tempo fa gli astronomi erano in grado di osservare, con la sensibilità necessaria a rilevarle, solo porzioni di cielo ridotte», spiega Arjen van der Wel, del Max Planck Institute for Astronomy di Heidelberg, in Germania, primo autore dell'articolo in corso di pubblicazione su ApJ. «A dire il vero, nemmeno le stavano cercando, queste particolari galassie: ci sono balzate agli occhi per i loro colori insoliti».
La campagna osservativa durante la quale è avvenuta la scoperta si chiama Cosmic Assembly Near-infrared Deep Extragalactic Legacy Survey (CANDELS), un ambizioso programma triennale che si propone d'analizzare le più lontane galassie dell'universo. Il suo è il primo censimento delle galassie nane – il tipo di galassie più comune nel cosmo – relativo a un'epoca così antica. I dati fino a ora ottenuti mostrano alcune sorprese: ciò che emerge analizzando queste piccole e precoci galassie sembra infatti contraddire, almeno in parte, alcuni recenti studi sulle galassie nane vicine a noi, quelle che oggi orbitano attorno alla Via Lattea. «La formazione stellare, stando a questi studi, dovrebbe essere un processo relativamente lento, che si protrae per miliardi di anni», dice Harry Ferguson, dello Space Telescope Science Institute (STScI) di Baltimora (USA), co-leader della survey. «Alla luce dei risultati di CANDELS, che mostrano l'esistenza di galassie di dimensioni analoghe con una velocità di formazione stellare così elevata, saremo costretti a riprendere in esame quello che pensavamo di sapere sulla loro evoluzione».
In particolare, rimane da chiarire in che modo le galassie appena scoperte – che nove miliardi d'anni fa, secondo le recenti osservazioni, pare fossero molto comuni – riuscissero a produrre stelle a ritmo così elevato. Stando alle simulazioni, nelle galassie di piccole dimensioni la formazione stellare, che può essere anche un fenomeno episodico, dovrebbe funzionare più o meno così: anzitutto, il gas si raffredda fino a collassare, formando le stelle. Le stelle, a loro volta, riscaldano il gas, per esempio con esplosioni di supernova, che lo soffiano via. Trascorso qualche tempo, il gas si raffredda e collassa nuovamente, riavviando così il ciclo di formazione stellare. Ma questo non basta per capire cosa sta accadendo, o meglio: non giustifica la proporzione del fenomeno. Come fa notare van der Wel, «anche se i modelli teorici possono fornirci un quadro per spiegare la formazione stellare in queste galassie di recente scoperta, i picchi che abbiamo osservato sono molto più intensi di quelli riprodotti dalle simulazioni».

Fonte: MEDIA INAF
da skylive



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