Tratto dal Blog Sikeloi:
autonomia
Da anni, si fa un gran parlare di federalismo e di federalismo fiscale, quasi fossero una grandissima novità o la manna che viene dalla … “Padania”.
Colpisce, poi, che molti rappresentanti siciliani nelle istituzioni ripetano monotonamente che il federalismo fiscale porterà solo vantaggi alla Sicilia.
A parte ogni considerazione sulla validità del federalismo così com’è stato proposto (che non conosco, ma su cui da molte parti si avanzano perplessità), vorrei solo ricordare che in Sicilia è “formalmente” vigente uno Statuto (di fatto, in gran parte disatteso) con requisiti di modernità da molti riconosciuti.
Al riguardo, riporto di seguito uno stralcio delle dichiarazioni rilasciate dall’on. Roberto Maroni al giornalista del Corriere della Sera Gianfranco Ballardin (Corriere della Sera del 13 novembre 1997):“[...] sono stato il primo a proporre di accordare alle Regioni del Nord lo statuto della Regione Sicilia, accantonando l’idea della secessione. [...] non tutti hanno capito che io propongo di accordare alle Regioni del Nord lo statuto speciale della Regione Sicilia approvato nel giugno del 1946, ma che non è stato mai attuato. La Sicilia di oggi è una Regione assistita, che [...] non ha nessuna autonomia reale. [...] la Sicilia ha preso solo il peggio dell’autonomia prevista dallo statuto del 1946 che disegnava una Regione che fa da sé, vive dei propri redditi ed è responsabile dell’organizzazione del territorio, delle strutture, della scuola, dell’industria [...] la Sicilia dovrebbe darsi le proprie leggi. Secondo lo statuto del 1946 [...] la Regione Sicilia dovrebbe tenersi tutte le tasse pagate sul proprio territorio [...]. Se uno statuto del genere fosse applicato alle Regioni del Nord si realizzerebbe una formula di autogoverno che porrebbe fine al centralismo attuale. [...] Lo statuto siciliano applicato alle Regioni del Nord piacerebbe alle diverse anime della Lega. [...]“
A mero titolo esemplificativo, riporto di seguito stralci di alcuni articoli dello stesso Statuto:
art. 32
I beni di demanio dello Stato, comprese le acque pubbliche esistenti nella Regione, sono assegnati alla Regione [...]
art. 33
Sono altresì assegnati alla Regione e costituiscono il suo patrimonio, i beni dello Stato oggi esistenti nel territorio della Regione e che non sono della specie di quelli indicati nell’articolo precedente [...].
art. 34
I beni immobili che si trovano nella Regione e che non sono in proprietà di alcuno, spettano al patrimonio della Regione.
art. 36
Al fabbisogno finanziario della Regione si provvede con i redditi patrimoniali della Regione e a mezzo di tributi, deliberati della medesima [...]
art. 37
Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori dal territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell’accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi.
L’imposta relativa a detta quota compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima.
art. 39
Il regime doganale della Regione è di esclusiva competenza dello Stato [...]
Sono esenti da ogni dazio doganale le macchine e gli arnesi del lavoro agricolo, nonché il macchinario attinente alla trasformazione industriale dei prodotti agricoli della Regione.
art. 40
Le disposizioni generali sul controllo valutario emanate dallo Stato hanno vigore anche nella Regione.
E’ però istituita presso il Banco di Sicilia, finché permane il regime vincolistico sulle valute, una camera di compensazione allo scopo di destinare ai bisogni della Regione le valute estere provenienti dalle esportazioni siciliane, dalle rimesse degli emigranti, dal turismo e dal ricavo dei noli di navi iscritte nei compartimenti siciliani.
*******
Giuseppe Scianò
Palermu, 14 Maju 2005
15 MAGGIO 2005. 59° ANNIVERSARIO DELLO STATUTO SICILIANO. [...]
Con la ricorrenza del 59° anniversario della promulgazione dello Statuto Speciale di Autonomia per la Regione Siciliana, avvenuta, com’è noto, con il Regio decreto legislativo del 15 maggio 1946, [...] si ripropone ancora una volta il Problema del tradimento dei diritti costituzionali del popolo siciliano e la violazione del pactum che era (ed è) alla base della Specialità dello Statuto stesso.
[...] quello Statuto [...] non è mai stato applicato integralmente, nonostante le promesse solenni ed i giuramenti che furono fatti nel lontano 1946 per indurre il Popolo Siciliano, in lotta per l’indipendenza della Sicilia, a deporre le armi in cambio di uno Statuto che avesse le funzioni della Costituzione di un quasi-Stato.
È, quindi, un’ occasione in più per stigmatizzare come in tutti questi anni ne siano stati mutilati o soppressi di fatto gli articoli più qualificanti. E come si sia impedito all’istituto autonomistico di svolgere pienamente il ruolo di strumento di autogoverno, di democrazia e di progresso dei siciliani tutti.
[...] così si è consumato [...] quello che in uno Stato di diritto è il più grave reato politico – e non solo politico – che si possa commettere. Si è, cioè, violata la Costituzione, della quale lo Statuto è parte integrante. […] La dice lunga in proposito la controversa “soppressione di fatto” – e non di diritto – dell’Alta Corte per la Regione Siciliana, che – a detta persino di Mario Scelba – rappresentava la massima garanzia di rispetto del pactum. […]
30 ottobre 2010: è cambiato qualcosa?
Direi proprio di no, se si organizzano ancora affollate manifestazioni (di cui quasi nessun organo d’informazione fa cenno) per chiedere l’applicazione dello Statuto!
(foto da:
http://forum.politicainrete.net/regno-d ... uto-2.html)
Prof. Corrado Mirto, “Riflessioni e pensieri indipendentisti … in libertà”
E SE RIFACESSIMO L’UNITA’ D’ITALIA SU NUOVE BASI?
Una vera unità politica si ha quando alcuni popoli, che hanno affinità etniche e culturali, rapporti amichevoli fra di loro ed interessi comuni, decidono di formare un unico Stato. […]
Giuseppe Scianò
Palermu, 10 Ahustu 2005
10 AGOSTO 1812. QUELLO SICILIANO FU IL PRIMO ED UNICO STATO PREUNITARIO CHE SI DOTÒ DI UNA COSTITUZIONE MODERNA
Nell’ambito del proprio impegno di recuperare la “memoria storica” del popolo siciliano [...], lu Frunti Nazziunali Sicilianu “Sicilia ‘Ndipinnenti” ricorda che, appunto, il 10 agosto 1812, Ferdinando terzo, Re di Sicilia (lo stesso che in quanto Re di Napoli era Ferdinando quarto), approvò lo Statuto Costituzionale del Regno di Sicilia [...]. Si trattava della prima e dell’unica Costituzione, degna di tale nome, adottata da uno Stato preunitario. [...]
Quella siciliana [...] era per l’epoca una Costituzione moderna che, fra l’altro, [...] prevedeva un parlamento bicamerale [...].
Ma era una Costituzione “moderna” soprattutto in quanto introduceva il principio della divisione e della distinzione di ruoli fra potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario. Aboliva definitivamente il sistema feudale ed ogni suo retaggio. Tutelava i diritti dell’uomo e del cittadino. Dava “centralità” al parlamento. Sanciva il principio della libertà di stampa. Aboliva la tortura. Sanciva che il Re doveva “regnare”… ma non poteva governare. Insomma: un “primato” politico e di civiltà giuridica [...].
[...] dobbiamo ricordare, infine, che nel 1848 il parlamento siciliano, nel redigere la nuova Costituzione, avrebbe recepito il meglio dei contenuti di quella del 1812 e ne avrebbe esaltato i principi posti a tutela dell’indipendenza e della sovranità della Nazione Siciliana. [...]
http://siciliaindipendentefns.blogspot. ... chive.htmlGiuseppe Scianò
9 luglio 2009
IL 10 LUGLIO DEL 1848 , DICHIARATA LA PROPRIA INDIPENDENZA E SOVRANITA’, LO STATO SICILIANO PROMULGO’ LA MIGLIORE COSTITUZIONE DELL’EUROPA DELL’EPOCA [...]
[...] in data 10 luglio 1848, lo Stato sovrano e indipendente di Sicilia [...] promulgò lo Statuto Costituzionale (la Costituzione, cioè) che aveva, fra l’altro, il merito di porre il ruolo istituzionale e le prerogative del Parlamento al di sopra dei poteri e delle competenze dello stesso Re di Sicilia, distinguendo con chiarezza le competenze del Potere Esecutivo da quelle del Potere Legislativo.
Si trattò insomma di una vera Costituzione, di gran lunga migliore di quello “Statuto Albertino”, che, come noto, era stato emanato nello stesso anno (1848) dal Re di Sardegna (leggi: Piemonte) Carlo Alberto di Savoia Carignano [...]
Il FNS ribadisce [...] l’esigenza che la storia della Sicilia, quella autentica, sia conosciuta e studiata dai Siciliani stessi, ai quali […] è stato negato il Diritto alla memoria storica […], anche attraverso una capillare e spesso violenta opera di desicilianizzazione, di disinformazione e di alienazione culturale.
[…] E sarebbe bene che i Rappresentanti delle Istituzioni apprendessero essi stessi per primi e preventivamente, se necessario, i grandi significati della rivoluzione indipendentista del 12 gennaio 1848 e le problematiche affrontate dal Parlamento Siciliano. […]
http://siciliaindipendentefns.blogspot. ... chive.htmlGiuseppe Scianò
11 luglio 2009
L’UNDICI LUGLIO DEL 1967 IL DEPUTATO MODESTO SARDO [...] PRESENTO’ A SALA D’ERCOLE IL PRIMO DISEGNO DI “LEGGE VOTO” PER LA COSTITUZIONE DEL TERRITORIO SICILIANO IN ZONA FRANCA. [...]
[…] l’iniziativa di Modesto Sardo [...] fu un vero e proprio evento, un fatto straordinario e fortemente innovativo. Quell’evento diventò, infatti, quasi subito, un’occasione di mobilitazione per gli operatori economici siciliani, per la classe politica e per tutta l’opinione pubblica siciliana.
Fu, insomma, una iniziativa che diede la sveglia alla società siciliana. La quale era diventata ormai pressoché totalmente “serbatoio vivente” di voti di scambio a disposizione proprio dei partiti italiani “centralisti”, antisiciliani ed anti-autonomisti. Che erano espressioni e strumenti degli interessi settentrionali in Sicilia, grazie anche alla complicità ascarica dei rispettivi rappresentanti locali.
Ebbene, questa società siciliana per un momento sembrò scuotersi di dosso la rassegnazione e la condizione di “letargo” nelle quali era ormai pesantemente caduta [...].
[...] Sardo […] inizialmente seppe suscitare entusiasmi ed aspettative anche “trasversali”.
Quella proposta che era riuscita ad incassare anche l’appoggio delle Camere di Commercio Siciliane, attirò sulla Sicilia l’attenzione del Mondo. Coinvolse il mondo accademico, diede luogo ad approfondimenti scientifici. Diede luogo a convegni e dibattiti delle Categorie più direttamente interessate.
[…] la questione “Zona Franca” è, ancora oggi, oggetto di silenzio assoluto.
[…] Temiamo anzi che il fatto che nessuna protesta si fosse elevata a suo tempo dagli scranni di Sala d’Ercole, né da altre sedi istituzionali rappresentative, non fosse stato del tutto casuale.
Ciò, mentre in altre parti d’Europa si realizzavano iniziative analoghe a quelle del disegno di legge Sardo.
A conti fatti, neppure oggi il silenzio ci pare casuale.
[…] gli Indipendentisti FNS hanno deliberato di sollevare ex novo e di portare avanti con rinnovata energia la vertenza per la costituzione della Sicilia in Zona Franca Integrale (e non un misero surrogato del tipo delle aree con fiscalità di vantaggio, grandi o piccole che siano).
Ma dovrà anche essere ecosostenibile, programmata, controllata, rispettosa delle altre vocazioni del territorio, immunizzata da intromissioni mafiose o malavitose, garante della legislazione sociale e della corretta applicazione dei contratti di lavoro, impegnata nella tutela ecologica e, soprattutto, al servizio degli interessi del popolo siciliano.
E la Sicilia zona franca dovrà essere, infine, il motore di una grande ripresa economica e produttiva del sud Europa e dei paesi che gravitano sul Mediterraneo. […]