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MessaggioInviato: 29/11/2011, 09:56 
mi trovo d'accordo con quanto tu scrivi,vorrei solo sottolineare una questione,se si accetta tutto l teorema di platone,si necessita pure tenere in considerazione il conflitto atena/atlantide(di certo non ci sono menzioni storiche sul fatto)in quanto mettendo in dubbio quanto lui scrive, dobbiamo riconsiderare tutto il resto,diciamo ke esistono certo piu' indizi sull'esistenza di atlantide(vedi karakoll)Si puo' supporre ke platone abbia "inventato" il conflitto x magnificare ulteriormente atene(grossa possibilita').[;)]ma non abbiamo certezze di cio'.[^]


Ultima modifica di ubatuba il 29/11/2011, 09:59, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 30/11/2011, 22:59 
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Atlantide...l'America
di Alessandro Bardi

Quella di Atlantide é una questione troppo enfatizzata, un falso mistero spiegabile ricorrendo all'analogia con la geografia conosciuta. Come molti sostengono la sua narrazione é stata forse usata a scopo di rappresentare certe idee. Platone stesso, secondo i suoi seguaci, intendeva dare con la narrazione su Atlantide un'allegoria delle sue dottrine teologiche. Vi allude Proclo. Porfirio vede nella battaglia tra Atene e Atlantide la lotta tra demoni materiali e le anime che scendono nella genesi che vengono assalite; mentre Giamblico vede in essa la contrapposizione tra Uno e Diade (Eunapio vita di Porfirio p. 227).

Il mito platonico di Atlantide é una favola moralista che vuol alludere all'orgoglio che distrugge tutto ciò che é soltanto umano e che si sostituisce al divino. Il disastro é solo un escamotage narrativo per inscenare la rovina e il castigo della vanità degli uomini ed é strettamente connesso con la storia e la sua morale. Molti filosofi antichi dubitavano del valore storico del mito atlantideo. Atlante, il titano che regge il mondo allude alla potenza umana e il continente col suo nome forse vuol fare di questa simbologia la morale della storia.

Gli scienziati obiettano: come fu possibile che si sia potuto verificare un terremoto di così vaste proporzioni da far inabissare un intero continente e per di più in un giorno e una notte? Obiezione sensata ma che non demolisce la teoria che si trattasse in realtà di una terra conosciuta e tutt'ora esistente. Essendo posta oltre lo stretto di Gibilterra ci sono buone ragioni per sostenere che si trattasse dell'America e che gli atlantidi che invasero il Mediterraneo e tentarono l'assalto di Atene non fossero che gli aztechi ed é probabile che vi sono stata non una ma diverse guerre anche con altri popoli del Mediterraneo.

Ad esempio la parola Oricalco potrebbe derivare da una parola azteca e suonare come "oricalc". Se si tratta del rame oppure di un altro metallo é forse difficile da stabilire. L'arcipelago di sette isole di cui la più grande con la capitale era dedicata al dio del mare forse allude ad una diversa geografia delle isole caraibiche.

Quali distruzioni repentine avrebbero potuto far svanire nel nulla un simile colosso? La trasformazione catastrofica repentina é certamente inverosimile. Non parlerei neppure di distruzione. Ma il terremoto é meno credibile. Gli Aztechi dovettero emigrare in Messico per abbandonare terre ormai allagate, un vero pantano. E si costruirono per tempo delle imbarcazioni per vero e proprio esodo che interruppe le guerre con i popoli mediterranei ad essi relativamente vicini essendo allora parte di un potente impero ubicato nei pressi delle Azzorre.

Tutto questo contrasta:
1) con la teoria evolutiva che impone l'origine recente della civiltà
2) la negazione di un'antica civiltà mondiale per la quale non esistevano terre ignote e che spiegherebbe le tradizioni universali

Tralasciando le stramberie sull'identificazione in essa della culla della civiltà e nel suo cataclisma del diluvio, della supertecnologia, delle collocazioni alternative, della caduta dell'asteroide o della sua fine per via di attacchi occulti forse, tolto tutto ciò che finisce per essere un'incrostazione, rimane la verità più banale. La presenza della dorsale atlantica nei fondali oceanici dimostra che non vi é stata mai in quell'area geografica il mitico continente, né i presunti ritrovamenti al largo di Bimini dimostrano che vi fossero i suoi resti perché, anche ammettendo che si tratti del continente, perduto essi potrebbero essere invece vestigia della civiltà un tempo florida su un'isola prossima alla Florida o una parte di essa poi sommersa.

Gli africani occidentali affermano di provenire da Gondwana e i miti indiani ne parlano come una terra separata. Sarebbe stata un'isola al centro dell'oceano indiano in quanto ne parlano solo le nazioni della costa che probabilmente era la parte dell'Africa più vicina da raggiungere per mare da est. Gondwana e Mu sono forse identiche e s'identificano nell'Australia. Le scimmie lemuri ed altre speci e piante furono portate per mare. Il nome significa terra dei gond che sono una popolazione del subcontinente indiano imparentata con gli aborigeni australiani.

L'America settentrionale, l'isola situata nell'atlantico erano e le isole britanniche erano unite secondo le tradizioni gallesi? Ciò riguarda solo il fatto che queste erano più estese. I polinesiani affermano che le loro isole un tempo erano parte di un continente più vasto ma si applica la stessa spiegazione per le tradizioni platoniche. Forse la terra di provenienza degli aztechi, che fu in piccola parte sommersa o solo vittima di tempeste, era Cuba o le Azorre. Essi affermavano non che furono sommerse ma che furono inondate. Gli aztechi parlano di un'inondazione e non di un bradisismo in relazione alla loro terra di origine Atlantide: era forse Haiti o Cuba? Appurato che Atlantide é l'America la guerra navale tra atlantidi (aztechi) e greci era una guerra tra est e ovest. Non solo i terremoti non avrebbero potuto annientare terre così estese ma anche una graduale modificazione avrebbe potuto, sia pure in un milione di anni, cancellare aree così vaste da occupare tre oceani.

Cayce collega le due terre e fa risalire l'antianimalismo americano agli esperimenti citati più avanti. I "cristalli" sono gigantesche lenti usate per bruciare eserciti e navi simili a quelle di Archimede che i toltechi fissavano sulle loro piramidi. Sono forse simili alle armi de La razza futura. I "Figli della Legge di Uno" e i "Figli di Belial" sono i maghi bianchi e neri anche se il veggente ha voluto vedervi socialisti e conservatori. Assomigliano ai "Figli di Dio" e "Figli di Belial" esseni e sicuramente la terminologia l'ha presa da lì.

Gli "uomini-bestia" usati come schiavi prima animali poi subumani e poi umani modificavano con mezzi magici, ovvero il doppio, l'embrione farlo regredire e rendere le loro creature docili strumenti da lavoro o da guerra. Sono simili all'homunculus e al golem (la terra collegata ad Adam é la materia prima) analoghi alle creature di Oduarpa dei teosofi. L'oricalco (oricalc in origine) era molto probabilmente una lega metallica sconosciuta e il nome é un'ulteriore prova dell'identificazione nell'America. Il comunismo imperiale atlantideo era proprio dell'impero tolteco ed era rimasto tra gli incas ed era simile a quello indiano primitivo.

Iperborea era per i greci una terra polare, molto probabilmente l'Islanda. Ultima Thule somiglia stranamente a Tollan e potrebbe essere la Groenlandia un tempo parte dell'America-Atlantide. Le tradizioni non parlano di una distruzione. La civiltà non é stata preceduta dalla barbarie ma é l'inverso ovvero popoli come quelli africani o amerindi erano un tempo civili come raccontano nelle loro tradizioni. Uomini e dinosauri convivevano ed erano entrambi colossali. Non bisogna credere ad un complotto scientifico. Quanto ai resti dei giganti basta non riconoscerli non vi é alcun bisogno di distruggerli o nasconderli. Le costruzioni colossali e progredite si spiegano con la forza e l'intelligenza prodigiose dei giganti.

Durante le catastrofi manvantariche avverrebbero delle selezioni e delle nuove creazioni umane ad opera del Manu. La distruzione di fuoco é il risveglio e quella d'acqua é una rigenerazione eterica. Fuoco e acqua sono troppo assimilabili ad una simbologia più che a eruzioni vulcaniche e inondazioni. Il karma o le punizioni divine sono limitate a nazioni e individui mentre il mondo é retto da cicli e leggi cicliche. Il diluvio di Noé pose fine all'età dell'oro e non é quello manvantarico. La titanomachia pose fine all'età dell'oro e la gigantomachia, la guerra dei giganti contro l'Olimpo che sovrapposero il Monte Ossa e il monte Pellia per scalare la reggia degli Dei, all'età del bronzo. Iperborea per gli antichi non era tutt'uno con l'Europa e l'Asia come per i teosofi.

Il romanzo utopico La nuova Atlantide identificava proprio nell'America il continente scomparso e Ponce de Leon lo cercò là. Il mistero semmai é come conoscessero l'intero planisfero. Nel '500 e nel '600 Guillaume Postel, John Dee, Sanson, Robert de Vangoudy e molti altri cartografi chiamarono l'America col nome di Atlantide. Del resto sappiamo che essa era situata oltre le colonne d'Ercole. "un'isola grande quanto "Africa e Asia messe insieme" (Turchia e Libia) potrebbe comprovare che si tratta di un' isola caraibica.

La deriva dei continenti

Ciò che vi é di bizzarro é l'idea che vi siano delle placche che si muovono sul manto terrestre, che il nostro pianeta sia costituito da una massa fluido-viscosa e che queste placche fossero in origine combacianti come un puzzle. Non ci vuol molto a capire che camminiamo su di una massa ben solida, per nulla "fluido-viscosa" e ancor meno mobile! Ciò che i geologi affermano non é meno dogmatico di quello che affermano i fisici sull'atomismo da nessuno mai verificato con prove oggettive (es. foto). I terremoti sarebbero solo fenomeni di assestamento collegati al moto di queste "zattere" continentali. Vi é una stretta relazione tra il moti degli astri e i terremoti. E' studiando i pianeti e le stelle che si possono prevedere queste catastrofi in quanto sono il prodotto di quegli influssi.

Il continente di Atlantide era abitato da quattro razze del tutto distinte. Esse si risuddividevano in altrettanti popoli. L'impero tlavatl-tolteco dominò più a lungo tra le civiltà di Atlantide erano gli antenati degli aztechi. Vi erano i turani-mongoli che erano organizzati in modo militaresco e collettivista, i semiti (gli accadi sono semiti) e i bianchi antenati degli hopi nemici dei toltechi che infine conquistarono. La lingua tolteca e molte delle opere civili di quel popolo fu usata un pò da tutti i popoli che in gran parte e per lunghissimo tempo furono loro soggetti o schiavi. Molti pellerossa sono infatti bianchi, come gli Hopi, o semiti o mongoli o di razza rossa. Alcune tribù (come i Lakota) migrarono a causa dei grandi diluvi nelle terre ad Est.

Fonte



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"Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te hanno perso la testa, forse non hai afferrato bene la situazione" - Jean Kerr

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"Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni" - Emil Cioran

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quisquis ha scritto:

In ogni caso ricordi di migrazioni mediterranee affondano nella notte dei tempi. Chi si ricorda dell'Eneide? Ai miei tempi (mi fa un po' ridere dirlo, ma sono passati ormai 26 anni) durante il primo anno del liceo scientifico si leggeva tutta l'Eneide. Vi ricordate di quando l'oracolo consiglia ad Enea di cercare "l'antica madre"? L'antica madre era l'Italia. Questo perché i dardanidi, ossia i discendenti di Dardano, erano partiti in epoca ancora più antica da Corito, ossia da Cortona, in un moto verso oriente. Enea, finito il ciclo troiano, torna alle origini, verso occidente.
Quindi in questi miti c'era il ricordo di un antichissimo movimento dall'Italia verso oriente.

C'è poi il caso della lingua che si parlava nell'isola di Lemno. Le testimonianze antiche ci dicono che a Lemno, prima che fosse linguisticamente grecizzata, vi fossero i "pelasgi". Archeologicamente è un fatto che la stele di Lemno è scritta in una lingua che è l'unica testimonianza al mondo di una lingua molto simile all'etrusco. Sarà un caso? Non lo credo. Certo, siamo ormai in tempi storici ed i tempi della supposta Tirrenide sono lontani. L'etrusco è comunque una lingua formatasi in epoca protostorica, non in tempi troppo lontani. Ma comunque testimonia di una tradizione linguistica più antica e probabilmente più estesa di quanto non si rilevi in epoca storica e sufficientemente distinta dalle successive lingue indoeuropee.


Il mar Tirreno è una fossa tipo oceanica profonda fino a 3500 metri o più,formatasi milioni e milioni di anni fà,lo dimostra la sua struttura geologica,impossibile che vi sia stata qualche tipo di piattaforma continentale emersa.


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MessaggioInviato: 03/12/2011, 12:51 
come gia' detto se x i preplatonidi le colonne d'ercole erano poste nel canale di sicilia,e' quanto mia possibile ke atlantide,posizionata nell'atlantico,potesse avere delle propaggini pure nel mediterraneo occidentale.......[;)]


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MessaggioInviato: 03/12/2011, 13:20 
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ubatuba ha scritto:

come gia' detto se x i preplatonidi le colonne d'ercole erano poste nel canale di sicilia,e' quanto mia possibile ke atlantide,posizionata nell'atlantico,potesse avere delle propaggini pure nel mediterraneo occidentale.......[;)]

Questa teoria è molto vicina alla mia ipotesi che:
Il continente Atlantide poteva essere tutta la parte occidentale dell'Europa ed estesa a diverse isole dell'Atlantico la capitale invece doveva trovarsi a ridosso o subito dopo le Colonne d'Ercole,non si può pensare ad altro se dobbiamo attenersi al racconto di Platone e dalla guerra tra Atene e Atlantide.
La Sardegna faceva sicuramente parte integrante di questa potenza e poteva essere governata da uno dei re.


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MessaggioInviato: 03/12/2011, 13:45 
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bleffort ha scritto:

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ubatuba ha scritto:

come gia' detto se x i preplatonidi le colonne d'ercole erano poste nel canale di sicilia,e' quanto mia possibile ke atlantide,posizionata nell'atlantico,potesse avere delle propaggini pure nel mediterraneo occidentale.......[;)]

Questa teoria è molto vicina alla mia ipotesi che:
Il continente Atlantide poteva essere tutta la parte occidentale dell'Europa ed estesa a diverse isole dell'Atlantico la capitale invece doveva trovarsi a ridosso o subito dopo le Colonne d'Ercole,non si può pensare ad altro se dobbiamo attenersi al racconto di Platone e dalla guerra tra Atene e Atlantide.
La Sardegna faceva sicuramente parte integrante di questa potenza e poteva essere governata da uno dei re.

sono d'accordo,in effetti il racconto di platone o lo ritiene veritiero in modo integrale,oppure mettendone in discussione una parte,pure tutto il resto puo' essere contestato......[;)]


Ultima modifica di ubatuba il 03/12/2011, 13:47, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 03/12/2011, 14:54 
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ubatuba ha scritto:

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bleffort ha scritto:

Cita:
ubatuba ha scritto:

come gia' detto se x i preplatonidi le colonne d'ercole erano poste nel canale di sicilia,e' quanto mia possibile ke atlantide,posizionata nell'atlantico,potesse avere delle propaggini pure nel mediterraneo occidentale.......[;)]

Questa teoria è molto vicina alla mia ipotesi che:
Il continente Atlantide poteva essere tutta la parte occidentale dell'Europa ed estesa a diverse isole dell'Atlantico la capitale invece doveva trovarsi a ridosso o subito dopo le Colonne d'Ercole,non si può pensare ad altro se dobbiamo attenersi al racconto di Platone e dalla guerra tra Atene e Atlantide.
La Sardegna faceva sicuramente parte integrante di questa potenza e poteva essere governata da uno dei re.

sono d'accordo,in effetti il racconto di platone o lo ritiene veritiero in modo integrale,oppure mettendone in discussione una parte,pure tutto il resto puo' essere contestato......[;)]

Infatti è così.
Come si può spiegare inoltre che dal racconto di Solone,vi erano 9 giorni di navigazione per arrivare alla capitale di Atlantide partendo dall'Egitto??.Con 9 giorni con le navi di allora si poteva arrivare al massimo verso la punta Sud-Settentrionale della Sicilia (nel Trapanese) o poco più in là.


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MessaggioInviato: 03/12/2011, 17:51 
in effetti gli scritti di solone et platone dovrebbero essere i documenti della sua esistenza,sempre x chi e' convinto della loro veridicita' .[;)]


Ultima modifica di ubatuba il 03/12/2011, 17:58, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 03/12/2011, 21:45 
io mi sono fatto questa idea... atlantide era non una città ma un popolo... ed i popoli si espandono in ogni direzione, se vogliamo cercare atlantide non dobbiamo far altro che guardarci sotto i nostri piedi

io credo che questo popolo sia stato qui sulla terra fino a 12 mila anni fa ed ha costruito tutte le meraviglie megalitiche che conosciamo... dalle piramidi a puma pumku fino a gobekly tepe e la piramide in fondo all oceano in giappone...

diciamo che la mia è più una soluzione a tutti i grattacapi storici che avvolgono la costruzione dei monumenti megalitici in tutto il mondo e la perdita improvvisa di una scienza superiore... (senza scomodare popoli alieni)



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bah, secondo me, se Platone non ha preso un abbaglio dalle sue fonti, cosa largamente possibile visto che scriveva in epoca storica IV secolo, in cui certamente Atlantide non esisteva, allora questo fantomatico continente non poteva che trovarsi nell'Atlantico, e forse più spostato verso le americhe che verso l'euro-africa. Un frammento potrebbe essere Bimini, drammaticamente vicina al Triangolo.



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MessaggioInviato: 03/12/2011, 23:24 
Cita:
AlessioLBG ha scritto:

io mi sono fatto questa idea... atlantide era non una città ma un popolo... ed i popoli si espandono in ogni direzione, se vogliamo cercare atlantide non dobbiamo far altro che guardarci sotto i nostri piedi

io credo che questo popolo sia stato qui sulla terra fino a 12 mila anni fa ed ha costruito tutte le meraviglie megalitiche che conosciamo... dalle piramidi a puma pumku fino a gobekly tepe e la piramide in fondo all oceano in giappone...

diciamo che la mia è più una soluzione a tutti i grattacapi storici che avvolgono la costruzione dei monumenti megalitici in tutto il mondo e la perdita improvvisa di una scienza superiore... (senza scomodare popoli alieni)



Certo che era un popolo e ogni popolo ha il suo territorio,solo che non si capisce bene se le costruzioni Megalitiche sono anteriori o posteriori all'epoca di Atlantide,in quanto ancora mancano prove e riferimenti certi.
Comunque io ho sempre sostenuto che il territorio dove combaciano le descrizioni di Solone sia il Canale di Sicilia,in quanto vi è tutto quello che il racconto descrive.


Ultima modifica di bleffort il 03/12/2011, 23:25, modificato 1 volta in totale.

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Raziel ha scritto:

bah, secondo me, se Platone non ha preso un abbaglio dalle sue fonti, cosa largamente possibile visto che scriveva in epoca storica IV secolo, in cui certamente Atlantide non esisteva, allora questo fantomatico continente non poteva che trovarsi nell'Atlantico, e forse più spostato verso le americhe che verso l'euro-africa. Un frammento potrebbe essere Bimini, drammaticamente vicina al Triangolo.

Raziel,dovrei ripetermi con te purtroppo!.
A Platone gli è stato raccontato da Solone il quale a sua volta gli e lo hanno raccontato i sacerdoti Egizi un viaggio fatto da lui in Egitto,questi ultimi erano gente molto colta e sapiente nel quale annotavano tutti gli eventi passati vecchi di migliaia e migliaia di anni con puntigliosità certosina.


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bleffort ha scritto:

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Raziel ha scritto:

bah, secondo me, se Platone non ha preso un abbaglio dalle sue fonti, cosa largamente possibile visto che scriveva in epoca storica IV secolo, in cui certamente Atlantide non esisteva, allora questo fantomatico continente non poteva che trovarsi nell'Atlantico, e forse più spostato verso le americhe che verso l'euro-africa. Un frammento potrebbe essere Bimini, drammaticamente vicina al Triangolo.

Raziel,dovrei ripetermi con te purtroppo!.
A Platone gli è stato raccontato da Solone il quale a sua volta gli e lo hanno raccontato i sacerdoti Egizi un viaggio fatto da lui in Egitto,questi ultimi erano gente molto colta e sapiente nel quale annotavano tutti gli eventi passati vecchi di migliaia e migliaia di anni con puntigliosità certosina.


Puoi darmi qualche link per capire meglio questa cosa?



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sanje ha scritto:

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bleffort ha scritto:

Cita:
Raziel ha scritto:

bah, secondo me, se Platone non ha preso un abbaglio dalle sue fonti, cosa largamente possibile visto che scriveva in epoca storica IV secolo, in cui certamente Atlantide non esisteva, allora questo fantomatico continente non poteva che trovarsi nell'Atlantico, e forse più spostato verso le americhe che verso l'euro-africa. Un frammento potrebbe essere Bimini, drammaticamente vicina al Triangolo.

Raziel,dovrei ripetermi con te purtroppo!.
A Platone gli è stato raccontato da Solone il quale a sua volta gli e lo hanno raccontato i sacerdoti Egizi un viaggio fatto da lui in Egitto,questi ultimi erano gente molto colta e sapiente nel quale annotavano tutti gli eventi passati vecchi di migliaia e migliaia di anni con puntigliosità certosina.


Puoi darmi qualche link per capire meglio questa cosa?

Guarda Sanje io momentaneamente posso orientarti a leggere per intero il testo originale del racconto di Platone che sicuramente lo troverai girando nel web,poi affianca a questo l'ipotesi che il Prof. Alberto Arecchi ha scritto nel suo libro:"Atlantide un mondo scomparso un'ipotesi per ritrovarlo".
Vi sono migliaia di ipotesi ma,il sottoscritto propende per questa ipotesi.[;)]
Questa è una sintesi:
http://www.misteria.org/ATLANTIDE,%20AL ... RECCHI.htm


Ultima modifica di bleffort il 04/12/2011, 16:22, modificato 1 volta in totale.

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interessante pure questo articolo di arecchi:


di Alberto Arecchi
"nuovi studi e ricerche

La vera Atlantide

Sulla base di lunghe ed accurate ricerche, esposte nel mio libro “Atlantide. Un mondo scomparso, un’ipotesi per ritrovarlo” (ed. Liutprand, 2001), ritengo che l’Atlantide, il mitico regno descritto da Platone nei suoi Dialoghi, sia realmente esistita e si trovasse al centro del Mediterraneo.
Il dibattito su Atlantide inizia, ed è opportuno che rimanga legato, ai testi di Platone. Considerazioni fantastiche ed esoteriche vorrebbero collegare il “continente scomparso” a culture umane antichissime (di decine o addirittura centinaia di migliaia d’anni). È invece importante rivolgerci al periodo immediatamente anteriore alla storia scritta, in cui la memoria sfuma nelle nebbie dell’epica e dei miti dei popoli ellenici, che arrivarono al bacino del Mediterraneo in un’epoca compresa tra il 2000 ed il 1500 a.C. Armati di ferro, s’imposero alle culture del bronzo ed abolirono la società matriarcale, in nome di una nuova centralità maschile, nella famiglia e nella religione. Nelle epopee di dèi e semidèi, di giganti e di titani, è adombrato il processo di formazione delle antiche nazioni, ed in questa palude nebbiosa Platone colloca l’esistenza di Atlantide: in un’epoca i cui protagonisti si chiamavano Poseidone, Athena, Zeus, Atlante, Erakles, Minosse… antichi re, trasformati nel mito in dèi e titani.


Pro-memoria sulle datazioni

Si pensa che Solone abbia compiuto il viaggio in Egitto, cui si riferisce Platone, verso il 570 a.C. I fatti raccontati dovrebbero risalire a 10.000 – 9.000 “anni” prima, ma i “novemila anni” di Platone devono corrispondere a un periodo lungo, sì, ma “a misura” della stirpe degli Achei e dei Greci, dopo che essi si insediarono nel bacino del Mediterraneo. Eudosso di Cnido (matematico, geografo ed astronomo greco), e dopo di lui anche Manetone e Diodoro Siculo, spiegano che occorre intendere “mesi” là dove Platone scrisse “anni”. Ciò collocherebbe il periodo della grande espansione d’Atlantide, e la sua guerra contro gli antenati degli Ateniesi, tra il 1320 ed il1295 a.C., mentre la tremenda catastrofe che pose fine a quel regno sarebbe avvenuta mille mesi (circa 80 anni) dopo, ossia tra il 1240 ed il 1210 a.C.


La ricostruzione geografica

È naturale che i gruppi umani s’installino nelle zone di bassa pianura. Se oggi il livello medio dei mari dovesse repentinamente innalzarsi di 130-200 m, quasi nessuna traccia rimarrebbe dello sviluppo tecnologico e della civiltà attuali: scomparirebbero fonti d’energia e centrali... rimarrebbero solo tracce nel mito. Se ciò avvenisse nell’arco di decine o centinaia d’anni, consentirebbe le migrazioni sugli altipiani, ma se la prima ondata fosse improvvisa e violenta... sarebbe la fine per il cuore stesso delle società sviluppate. Appare perciò ovvia la possibilità di ritrovare tracce d’insediamenti umani, più o meno antichi, in ogni parte del mondo, su fondali marini, sino a qualche centinaio di metri di profondità.

La mia ricerca si è basata sull’esistenza di due bacini chiusi, l’uno più elevato e l’altro in depressione rispetto al livello generale dell’acqua degli Oceani, ed un terzo bacino (il Mediterraneo occidentale, in comunicazione con gli Oceani tramite il varco di Gibilterra). Una catastrofe tellurica avrebbe causato la scomparsa del bassopiano d’Atlantide, con una nuova conformazione delle coste e dei mari.

Nel Mediterraneo orientale, le quote d’affondamento sono ben superiori a quelle di altri mari. Una gran parte del fondo del Mediterraneo sembra costituita da rupi e vallate, come se non si trattasse di fondo marino, ma piuttosto di terraferma; infatti capita di continuo che i pescatori subacquei scoprano strade ed edifici molto più antichi e situati a maggiori profondità negli abissi marini. Appare significativo – ad esempio – il nome di “Banco Medina” (Medina, in arabo, significa città) dato al fondale che – nelle mie ipotesi – corrisponde alla giacitura dell’antica capitale di Atlantide… Sprofondamenti ancora più notevoli di edifici e di città preistoriche sono stati notati nei pressi di Thera e vicino a Milo.

Ritroviamo l’Atlantide di Platone

Appaiono chiari alcuni punti:


la narrazione ripresa da Platone si colloca al tempo dei progenitori degli ateniesi e degli abitanti della città egizia di Sais; quindi non 10.000 anni prima, quando gli antenati di tali popoli vivevano in altre regioni;
le caratteristiche di Atlantide sono quelle d’una società dedita alla navigazione ed all’agricoltura, con strutture sociali articolate e la conoscenza della metallurgia dell’oro, del rame, del bronzo.
Gli antenati dei greci erano presenti nel Mediterraneo orientale in un periodo compreso tra il 3000 ed il 1500-1200 a.C., corrispondente alle prime 20 dinastie di faraoni egizi. Della storia di quel periodo e delle culture mediterranee sembra di sapere tutto, ma in realtà conosciamo abbastanza poco, e la maggior parte della storia è avvolta dal mito: poemi omerici, leggende dei greci delle origini.

Secondo le mie ricerche, prima della catastrofe esisteva una vasta pianura fertile, come quella descritta da Platone, al largo delle attuali coste tunisine, compresa tra la Piccola Sirte, l’attuale Golfo di Gabès e - a nord - la penisola di Capo Bon e l’estremità occidentale della Sicilia. Essa avrebbe costituito “l’estremo occidente” del bacino Mediterraneo in cui navigavano i Pelasgi, i mitici abitatori dell’antico Mediterraneo, e sarebbe stata popolata di elefanti e altre fiere africane, con datteri e banane, come dice Platone, protetta dai venti freddi perché avvolta dai rilievi di Tunisia e Sicilia. In questa zona erano le “colonne d’Erakles” del mito greco, con i miti collegati con l’Aldilà e il regno dei morti, il Giardino delle Esperidi e il regno di Atlante.
Immaginiamo di ritornare indietro nel tempo, 3300 anni fa. L’attuale Mare Mediterraneo doveva essere distinto in due mari, posti a quote diverse e privi di comunicazioni reciproche.

Il Mediterraneo orientale, dalla Piccola Sirte alla costa siro-palestinese, comprendeva lo Ionio, il basso Adriatico e il Mar di Candia (mentre il territorio Egeo, tutto emerso, costituiva una vasta pianura costellata di rilievi montuosi di origine vulcanica). Al posto dello stretto di Messina esisteva un istmo roccioso e il canale di Sicilia era allora una fertile pianura, irrigata da fiumi e protetta da alte montagne, che scendeva dolcemente verso le sponde del mare inferiore.
Le acque di questo mare dovevano trovarsi ad una quota di circa 300 m sotto quella odierna.

Non lontano dall’isola di Malta, due strette imboccature davano accesso ad un grande golfo, profondo oltre mille metri. Intorno a quel golfo, protetto alla sua imboccatura da una vasta isola, era sorta una civiltà fiorente, fondata da una stirpe libica che era forse scesa sino a qui dalle alte montagne del sud.

Chi fosse provenuto da oriente, da Creta o dall’Egitto, avrebbe visto una costa rocciosa, piuttosto ripida, nella quale si aprivano due stretti, ai lati di un’ampia isola.

Dietro Pantelleria, in fondo al golfo, vi era l’altro mare, prossimo a debordare verso il golfo. Il Mediterraneo occidentale era - come oggi - in comunicazione con le acque dell’Oceano, attraverso lo stretto di Gibilterra, e le sue acque avevano un livello simile a quello odierno, grazie all’apporto costante di acque oceaniche. Questa era la vera maledizione pendente sul capo del popolo (Atlanti-Tjehenu) che abitava quelle terre, ma essi forse erano convinti che la situazione di precario equilibrio potesse durare in eterno, così come essi l’avevano sempre vissuta.

Ad ovest del golfo, tra i due mari, si stendeva un’ampia, fertile pianura irrigua, che poteva essere abbondantemente irrigata, grazie alle acque provenienti dall’ampio “mare” interno, le cui acque dovevano essere piuttosto dolci. Quell’estensione di pianura corrisponde, per misure e caratteristiche fisico-climatiche, al territorio descritto da Platone.

Dalla costa, la pianura saliva dolcemente verso ovest, in direzione di una cresta di colline d’origine vulcanica, ricche di giacimenti metalliferi. A circa 450 km dal Mediterraneo, si stendeva un enorme bacino d’acqua: un vero e proprio “terzo mare”, ad una quota di circa 650 m superiore a quella del Mediterraneo. Quel mare raccoglieva le acque d’un vasto bacino pluviale, esteso a sud sino ai massicci del Tassili e dell’Ahaggar (il “monte Atlante”, secondo Erodoto). Le sue acque irrigavano le terre della vasta pianura. Nel fondo di quel bacino oggi c’è un gran sedimento di sabbia, il Grande Erg orientale (Igharghar), uno dei deserti sabbiosi più estesi al mondo.

Il mondo che abbiamo descritto finì in ventiquattr’ore, tra il 1240 e il 1210 a.C.. Una serie di violenti terremoti incrinò seriamente la consistenza degli sbarramenti rocciosi e aprì brecce, che ben presto cedettero di fronte alla pressione delle acque dei due grandi bacini posti alle quote superiori: il mare sahariano e il Mediterraneo occidentale, costantemente rifornito dalle acque dell’Oceano. Le acque si fecero strada con impeto in canaloni larghi decine di chilometri, con ondate di piena veramente immani. Atlantide rimase distrutta per sempre.

Viaggi e contatti tra i continenti

Gli studiosi diffusionisti ipotizzano l’esistenza in epoca antica di viaggiatori e di connessioni transatlantiche e transpacifiche, di contatti marittimi tra i continenti, prima degli sviluppi dell’epopea dei popoli mediterranei, da interpretarsi come un “medioevo barbarico”, causato dalla supremazia dei guerrieri armati di ferro sui mercanti civilizzatori, che avevano scoperto come fondere ed usare l’oro, il rame e il bronzo.

Navigatori africani, polinesiani, cinesi, fenici. Chi erano i Fenici? Gli storici li descrivono come i primi grandi navigatori. Secondo Zapp ed Erikson, essi furono piuttosto “gli ultimi” grandi navigatori dell’antichità, insieme ai Celti (la cui flotta oceanica fu distrutta da Giulio Cesare, in un celebre battaglia navale). Si può supporre che i Fenici fossero grandi navigatori che dominavano i mari dell’est, rispetto al Mediterraneo, mentre Atlantide ed i Celti dominavano le rotte occidentali.

Erodoto scrive che i Fenici arrivarono nel Mediterraneo dal Mar Rosso, verso il 1200 a.C. Adottarono una scrittura di tipo alfabetico, modello per le successive lettere usate degli alfabeti europei, ma non è rimasta nessuna cronaca scritta delle loro imprese. La loro civiltà è descritta come sempre protesa sul mare, al commercio ed alla scoperta di terre lontane. Durante l’età del bronzo andavano a reperire il rame e lo stagno dalle zone minerarie, ma i generi di commercio includevano l’oro, le spezie, la porpora da cui – secondo la tradizione – deriva il loro nome che significa “gli uomini rossi”. Dopo il 539 a.C., con la conquista delle coste orientali da parte della potenza persiana, il centro mediterraneo della cultura fenicia divenne Cartagine. Secondo antichi racconti, i Fenici e poi i Cartaginesi conoscevano una lontana isola di Antilla, colma di ricchezze, e diedero corpo alla leggenda del continente perduto per garantirsi la conoscenza esclusiva delle rotte atlantiche. Nel sec. V a.C. molti Cartaginesi salparono verso la “nuova isola” verdeggiante e la città rischiò di spopolarsi, sì che i governanti dovettero proibire di passare le colonne d’Erakles. Gli studiosi diffusionisti ritengono che Fenici e Cartaginesi conoscessero bene le rotte degli alisei, che più tardi furono sfruttate dalla flotta di Colombo.

Malta, santuario della regalità

L’isola di Malta era l’antica roccaforte di Kalpe, ossia una delle originali colonne d’Erakles (e, ancor prima, sede degli altari di Cronos, di Melkart, di Atlante), e fu sottoposta all’enorme ondata che distrusse il cuore di Atlantide, proveniente dal golfo della Sirte. I blocchi dei monumenti, alti oltre tre metri, appaiono abbattuti da un’enorme ondata, proveniente da occidente, che li ha spinti sino a distanze dell’ordine di 5-10 m dalle loro posizioni originali. La sola spiegazione possibile è che un’immensa ondata d’acqua, diretta da ovest verso est, abbia causato l’incredibile distruzione.


Gli antichi miti dei Greci

Un dotto autore che si firma “Michele di Grecia” riporta tutto ad una serie di conflitti tra Greci e Cretesi. Chi furono gli eroi di quella guerra? Proviamo a ritrovare nel mito e nel racconto di Pausania i nomi dei re che compaiono nel racconto di Platone.

Cecrope (figlio del primo mitico re Ethos), aprì le ostilità – potremmo tradurre noi – col potere d’Atlantide, rappresentato dal culto di Poseidone e dai Titani. In altri miti, lo stesso episodio è presentato come se Athena, figlia naturale di Poseidone, avesse rinnegato il padre per proclamarsi figlia di Zeus. Fu la fine del matriarcato, come ricorda anche Sant’Agostino.

Lo stesso Proclo sospettava che nel conflitto tra Dèi e Titani si adombrassero le guerre sostenute dagli antichi Ateniesi contro il popolo d’Atlantide ed i suoi alleati. Gli Antichi fissavano anche la data più probabile della vittoria degli Dèi contro i Titani, corrispondente al 1505 a.C. Nella tradizione egizia, si narra che “i Giganti attaccarono Zeus ed Osiride, ma furono distrutti”. Rileviamo l’assonanza di matrici sillabiche tra i nomi Atlanti – Titani e quello della grande madre Tanith.

La saga normanna dal titolo Oera Linda (1)parla d’un popolo biondo, originario della Frisia, con tradizioni matriarcali, che, dopo un diluvio che distrusse la terra natale (chiamata Atland), migrò verso il Mediterraneo, al comando d’una principessa guerriera (la dea Athena dei greci), e fondò Atene. Secondo Oera Linda, Cecrope fu il figlio d’una donna frisona e d’un sacerdote egizio ed era “metà uomo e metà serpente”. Questo mito di migrazione può riflettere l’arrivo di Achei e Dori nell’area del Mediterraneo orientale.

Cecrope fu il primo a nominare Zeus quale dio supremo e ad abolire i sacrifici di sangue, sia umani, sia di animali. Egli proveniva dalla città egiziana di Sais. Sotto il suo regno ebbe luogo la disputa tra Athena e Poseidone per il controllo sulla città di Atene, disputa che può riguardare il predominio dei Cretesi (Atlanti, o comunque loro alleati), devoti al culto eponimo di Poseidone.
Altri re che combatterono contro aggressori esterni (descritti sempre come popoli alleati con i Cretesi e – diremo noi – dello schieramento atlantide) furono i successori di Cecrope: il suo diretto successore Erisicto (Erysichton), e – tre generazioni dopo – Erictonio (Erichtonios, definito come un “usurpatore”, figlio di Efesto e della Terra – Gea): forse è l’indicazione di un’altra invasione?

Infine, suo nipote Erecteo. Sono tutti re ed eroi anteriori a Teseo, il quale apparirebbe come pronipote dell’ultimo, Erecteo.

Erictonio istituì le feste panatenee, in onore d’Athena, ma il suo successore, il figlio Pandione, era probabilmente un cretese. Il figlio di Pandione, Lico, è tramandato da Erodoto come il fondatore del regno di Licia. Ritroveremo i Lici tra i Popoli del Mare, che tentarono d’invadere l’Egitto poco prima del 1200 a.C. Apollodoro ricorda che, sotto il regno di Pandione, “Demetra e Dioniso vennero in Attica”. La prima era certamente una divinità originaria di Creta.

Anche sotto il regno di Pandione, troviamo menzione di guerre. Uno dei successori, Erecteo, dovette subire l’attacco di un “devoto di Poseidone”: Eumolpo, re di Eleusi (città alleata di Creta). Gli Ateniesi dovettero difendersi, con l’aiuto di truppe mercenarie. Secondo Apollodoro la fortuna aiutò gli Ateniesi, ma Poseidone, adirato, distrusse la casa di Erecteo, sull’Acropoli, e l’uccise con tutta la sua famiglia.

In sostanza – conclude Michele di Grecia – in questi miti non si parla esplicitamente d’una guerra tra Atene e Creta, né tra Atene ed Atlantide, ma Poseidone viene scacciato dal culto degli Ateniesi, viene estirpato il matriarcato ed una serie di aspri conflitti (Dèi e Titani) corrisponde con la narrazione della guerra tra Atlantide e l’antica Atene.

La filiazione mitica


Secondo il mito, Atlante e Cronos erano fratelli, figli di Urano. Atlante ricevette in eredità il regno dell’occidente, Cronos quello d’Oriente. Entrambi – quindi – risultano come progenitori di stirpi regali. Ricordiamo che nel mito Erakles e Atlante si scambiano per un momento il compito di sorreggere il peso del mondo, mentre Atlante raccoglie per l’eroe semidio i pomi delle Esperidi… scambio di ruoli nella progenitura di stirpi regali? Qualcuno ritiene fosse fratello d’Atlante anche Prometeo, ma sappiamo che spesso i miti s’intrecciano e diventano complicati.

Secondo i Fenici, Cronos cominciò a sospettare del fratello e lo seppellì sottoterra. Secondo i Greci avvenne piuttosto il contrario. Atlante prese il posto di Cronos e condusse i Titani in guerra contro gli Dèi (iniziò quindi – detto in termini più terra-terra – il conflitto tra i regni alleati di Atlantide e gli Ateniesi e gli Egizi del Delta).


Conclusioni


Si può ipotizzare la formazione, nel terzo millennio a.C., d’una potenza marittima nella zona del canale di Sicilia, gestita da un popolo (gli Atlanti di Platone, di Erodoto e di Diodoro Siculo, i Tjehenu delle cronache egizie) proveniente dalla regione dell’Ahaggar, nel cuore dell’attuale Sahara, là ove ancora oggi gli “uomini blu” riconoscono la culla della propria nazione e ricordano l’antenata mitica Tin Hinan (nome che rievoca “Tjehenu”).

Una civiltà protesa sui mari: verso ovest alla conquista degli oceani (erano i soli del bacino mediterraneo a poterlo fare, oltre i Celti, poiché la loro terra sbarrava la via ai popoli del Mediterraneo orientale). Ad est, nelle colonie di Creta e di Thera, rimangono le tracce del loro influsso, ma la distruzione del primitivo focolaio di diffusione fa sì che venga qualificato come “cretese” anche tutto ciò che si ritrova in aree occidentali (penisola iberica, isole britanniche ed oltre, sino ad alcuni elementi delle culture pre-maya in Centro America). Diverse dovevano essere le lingue, nel grande impero d’Atlantide, e diversi i tipi di scrittura.

Dopo il 2000 a.C., i popoli antenati dei Greci (indoeuropei armati di ferro, probabilmente imparentati coi vichinghi, come vuole anche il libro Oera Linda) raggiungono il Mediterraneo orientale, portando con sé i loro miti, da cui nascono i poemi omerici, e vivendo direttamente altre vicende che si tramandano oralmente come miti delle origini. La lotta tra i Titani e gli Dèi sarebbe la traduzione mitica della guerra tra i popoli dell’Attica, alleati con gli Egizi del Delta, e gli Atlanti che volevano sottometterli. Non a caso è il periodo di massima espansione apparente della cultura cretese.

L’eruzione dell’isola di Thera (tra il 1480 ed il 1440 a.C.) diede un decisivo colpo alla potenza cretese e facilitò la rivincita dei micenei. Il Mediterraneo orientale rimaneva un bacino chiuso, con un pelo d’acqua inferiore di circa 300 m a quello attuale, per cui i porti, le fortificazioni e gran parte delle città commerciali non sono stati trovati: dovevano trovarsi a quella quota, sugli attuali fondali.

Verso il 1200, la catastrofe finale. I “popoli del mare” sciamano alla ricerca di nuove patrie, i Filistei vanno a stabilirsi in Palestina e più a nord arrivano gli “uomini rossi” (Fenici), che sarebbero divenuti celebri come eredi dei segreti della grande navigazione.

Tutta questa storia appare mediterranea, nei miti, nelle catastrofi descritte, nelle guerre sanguinose e nelle lotte tra l’antico culto matriarcale, con le sacre isole di Malta e di Creta, ed i nuovi riti d’un Pantheon retto da figure maschili. Tanto mediterranea, da non richiedere alcuna proiezione “auto-giustificativa” lungo lontane rotte oceaniche.

Atlanti e Fenici ritornano prepotentemente in iscrizioni ritrovate sul Nuovo Continente e nelle isole del Pacifico, che narrano in caratteri e lingua libica le cronache d’antichi viaggi, di navigatori chiamati Rata e Maui (“l’uomo dell’acqua”) che divennero i geni tutelari di tanti popoli della Polinesia. Conturbante: gli stessi decifratori si sono arrampicati sugli specchi, per spiegare come mai quei navigatori si potessero esprimere in libico. Nessuno di loro pensava che l’impero d’Atlantide, proteso a navigare fuori del Mediterraneo, fosse stato proprio la culla dei popoli libici e berberi. Come potremmo dunque parlare d’un “falso”, quando si trattava d’una scoperta difficile da spiegare proprio per chi se la trovava tra le mani? Sarebbe stato più facile – per loro – creare un falso in caratteri egizi, oppure in greco. Se gli studiosi diffusionisti non l’hanno fatto, non potevano certo aver falsificato il materiale a loro disposizione."

(Autore: Alberto Arecchi. L'originale di questo articolo, pubblicato per gentile concessione dell'autore, si trova in http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=129)


http://www.duepassinelmistero.com/Vera%20Atl.htm
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