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MessaggioInviato: 08/12/2011, 11:03 
Paga, o lasciamo bruciare la casa

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La casa di una coppia di coniugi del Tennessee, USA, bruciata

Non solo IMU, la nuova ICI. C’è in cantiere di peggio: pagheremo tutti i servizi finora pubblici, e continueremo a pagare anche le tasse. Che serviranno solo per il debito, la casta e le armi

http://www.stampalibera.com/?p=36773

La nuova IMU, che va a sostituire l’ICI, è la solita tassa sulla casa che colpisce poveri e ricchi. Ma i membri del governo che l’hanno presentata, se li avete ben ascoltati, hanno precisato che c’è altro in cantiere.

Avrete sentito dire frasi quali “La città costa, chi ci vive deve pagare i servizi”. Come se avessimo scelta: anche chi abita in mezzo alla campagna fa parte di un Comune. Insieme all’IMU infatti arriva anche la RES (eredità intoccata del governo Berlusconi), un’altra gabella per pagare i rifiuti, ma anche la vigilanza, l’illuminazione, la viabilità e persino l’arredo urbano. La tassa sulle panchine. Vuoi la panchina al parco? Paga. In fondo ti è utile, dato che sei disoccupato o pensionato al minimo.

E non finisce qui, cosa credete, il governo sta covando il piatto più succulento.

La privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali: asili, trasporti, fognature, persino i rifiuti (la Totonno ‘o Curto spa già si frega le mani). Chissà se ci toccherà fare altri tre o quattro referendum per fargli entrare in zucca che almeno l’acqua deve restare pubblica.

Si apre insomma un quadro apocalittico, se date la stura alla fantasia. Non ci credete? Guardate bene la foto qui sopra. E’ la casa di una coppia di coniugi del Tennessee, USA, bruciata da cima a fondo. I pompieri forse non sono arrivati in tempo? Certo che sì: ma se ne sono rimasti a cento metri a guardare lo spettacolo senza neppure tirar fuori le pompe. Avevano scoperto infatti che la coppia non aveva pagato la tassa annuale di 75 dollari ai Vigili del Fuoco locali, e quindi non hanno erogato il servizio.

Sembra un racconto di fantascienza, una distopia di quelle da brividi, ma invece è la realtà. Negli USA le amministrazioni locali sono alla bancarotta, e questo è il risultato. Stiamo andando incontro ad un sistema in cui le tasse, sempre più salate, serviranno soltanto a pagare gli interessi sul debito, l’apparato politico e quello militare. Tutto il resto si pagherà extra, con altre gabelle e bollette apposite.

Ce li avete i soldi? Trovateli perché vi tocca, anche se vi ritirerete eremiti in una grotta. E no, scappare all’estero non serve: sta andando così praticamente dovunque.


Link
http://www.stampalibera.com/?p=36773



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 08/12/2011, 14:07 
ovunque proprio no, i paesi cosiddetti "emergenti", vera causa, per la loro competizione sfrenata (facile vendere a due lire un prodotto che, stante la legislazione sul lavoro locale, ti costa mezza lira), di questo imponente trasferimento di risorse e conseguente indebitamente nel disperato tentativo di mantenere lo stesso standard di vita, non hanno affatto di questi problemi. Lì i servizi pubblici semplicemente non ci sono, o sono scarsissimi, e la gente siccome è abituata ancestralmente a non averne gli va bene così. Tanto anche se lavorano 14 ore al giorno per pochi dollari per loro è già un guadagno rispetto al morire di fame no? Ebbene questo meccanismo perverso è la ciliegina sulla torta del capitalismo globale, estremamente succolento poiché consente di avere enormi quantità di manovalanza disposta a tutto per pochissimo, difatti solo sopravvivere (almeno finché non gli prende qualche male dovuto al lavoro usurante, o un incidente), e questo è il modello che si cerca di importare anceh da noi, per renderci finalmente "competitivi" con le plebi più diseredate.



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MessaggioInviato: 08/12/2011, 17:12 
Ragazzi... leggete questo.... [8)]

Verrà giù tutto tra Natale e la Befana....
mentre il "popolo" sarà distratto dalle festività.....

E le conferme, purtroppo, arrivano da più fronti.... [xx(]




Stato del debito etica della colpa

La missione impossibile del salvataggio dell’euro, la frana della de-europeizzazione, il cataclisma geopolitico che ne può derivare. Ma con l’austerità non si esce dalla crisi, si produce recessione e depressione. Intervista a Christian Marazzi sulla penitenza dopo l’abbuffata neoliberale e sull’antidoto del comune.

Immagine

- a cura di Ida Dominijanni – il manifesto -

http://www.informarexresistere.fr/2011/ ... z1fxWWJjN1

Economista, docente alla Scuola universitaria della Svizzera italiana e, in passato, a Padova, New York e Ginevra, militante e intellettuale di riferimento dei movimenti della sinistra radicale, Christian Marazzi è uno degli analisti più lucidi della crisi economico-finanziaria in corso. Fra i primi a diagnosticarne il carattere storico e l’impatto globale, già nel 2009, quando la crisi impazzava negli Usa, aveva previsto l’inevitabile coinvolgimento dell’eurozona. Fine analista della finanziarizzazione come modus operandi del biocapitalismo postfordista, non crede nella possibilità di uscire dalla crisi o di contenerne le contraddizioni attraverso le politiche del rigore. Partiamo dal salvataggio dell’euro per ragionare di quello che ci attende.

L’andamento della crisi ha dato ragione alle tue analisi. Nel giro di due anni l’epicentro si è spostato dagli Stati uniti all’Europa, e nel giro di poche settimane siamo passati dal rischio di default di alcuni paesi, Italia compresa, al rischio del crollo dell’intera eurozona, che equivale al crollo dell’Unione per come è stata fin qui (malamente) realizzata. Secondo te come può evolvere la situazione?

Gli indizi della cronaca sono eloquenti. In Europa cresce l’astio nei confronti della Germania e della rigidità di Angela Merkel, che non dà segni di cedimento sulle due proposte che ormai tutti considerano indispensabili per evitare il cataclisma di Eurolandia: la monetizzazione dei debiti sovrani da parte della Bce, e l’emissione di eurobond per ridurre il peso dei tassi d’interesse sui buoni del tesoro dei paesi più esposti alla speculazione dei mercati finanziari.

Anche tu le consideri indispensabili?

Sono due misure condivisibili, ma purtroppo fuori tempo massimo: la crisi ha subito nelle ultime settimane una tale accelerazione da renderle inapplicabili. La trasformazione della Bce in una vera banca centrale sul tipo della Federal Reserve – che possa fungere da prestatore di ultima istanza per acquistare i buoni del tesoro dei paesi-membri indebitati, strappando ai mercati il potere di decidere come e quando intervenire – è un’idea sacrosanta, ma ormai irrealizzabile a fronte della fuga di capitali dall’eurozona che è già in corso, come dimostrano l’andamento dell’ultima asta di bond tedeschi e le 1500 tonnellate di oro che pare siano entrate in Svizzera ultimamente. Arrivati a questo punto, la monetizzazione dei debiti da parte della Bce non farebbe che alimentare questa fuga e accelerare il collasso dell’euro: non a caso, almeno fino a oggi, anche Draghi si oppone a questa soluzione. Lo stesso vale per l’istituzione degli eurobond, obbligazioni emesse e garantite dall’insieme dei paesi-membri per “mutualizzare” o socializzare i vari debiti sovrani: anche questa è una misura sensata, ma non ha alcuna possibilità di essere attuata, perché i paesi forti, come la Francia, l’Olanda, la Finlandia, l’Austria e la Germania si vedrebbero aumentare i tassi d’interesse in un periodo in cui le imprese stanno già subendo aumenti proibitivi del costo del denaro per il rarefarsi della liquidità in circolazione. In ogni caso, anche se al vertice di giovedì a Bruxelles si trovasse un accordo parziale, i vincoli d’austerità imposti ai paesi indebitati sarebbero tali da vanificare qualsiasi salvataggio dell’euro. E’ solo questione di tempo.

Dunque in prospettiva tu vedi un tracollo?

Nascerebbe una zona monetaria forte, con dentro la Germania, l’Olanda, la Finlandia, l’Austria, con agganciati il franco svizzero e la corona svedese. L’euro, fortemente svalutato e con l’effetto inflazionistico conseguente, resterebbe la moneta dei paesi deboli, che in compenso avrebbero la possibilità di ridurre il loro debito. L’incognita di questa ipotesi è la Francia. Per i paesi più tartassati dai mercati, sul piano economico non sarebbe un cataclisma. Ma il vero cataclisma sarebbe geopolitico. Di fatto, questa spaccatura monetaria darebbe il via a un processo di de-europeizzazione, con un asse fra la Germania, la Cina, la Russia e il Brasile, e un altro fra la Francia e gli Stati Uniti. Non è uno scenario fantascientifico, le grandi agenzie finanziarie internazionali ci stanno già lavorando. Quello che nessuno dice però è che può essere l’inizio di una nuova guerra fredda, con la Cina, la Russia e la Turchia coordinate per schermare l’Iran dalle minacce israeliane. E’ inquietante che di questo non si parli: il rischio Iran è esplosivo. Ed è inquietante pure che ormai si parli solo della crisi europea, rimuovendo la situazione degli Stati uniti, dove nel frattempo la crisi dei subprime continua, i poveri sono diventati 46 milioni, la disoccupazione è al 15%, Obama non riesce a battere chiodo e per la sua rielezione può sperare solo nella litigiosità dei Repubblicani.

Ci sono differenze, e quali, fra l’andamento della crisi negli Usa e in Europa?

Sul piano economico nessuna: l’Europa dei debiti sovrani è l’equivalente del mercato statunitense dei subprime, solo che al posto dei singoli individui indebitati ci sono gli stati indebitati. Ma una differenza c’è, a tutto svantaggio dell’Europa, ed è politica, anzi istituzionale e costituzionale: in Europa non c’è Costituzione, e non c’è una banca centrale. C’è la Bce che delega la monetizzazione dei debiti ai mercati, emettendo liquidità su richiesta di quelle stesse banche che hanno contribuito a creare debito pubblico e ora ci speculano sopra.

In questo quadro macroregionale e globale, che ruolo e che senso hanno le politiche nazionali del rigore? In Italia sono state create molte aspettative sul passaggio del governo da Berlusconi a Monti e alla sua squadra di “tecnici”, come se ne dipendesse non solo un recupero di credibilità, ma anche un effettivo potere di intervento sulle dinamiche dei mercati. Ma quanta efficacia possono avere i cosiddetti sacrifici sulla crisi del debito sovrano, e relative speculazioni?

Non è così che si esce dalla crisi, e infatti non ne usciremo: l’orizzonte dei prossimi anni è la recessione. Le politiche di austerità hanno un effetto deflazionistico di compressione della domanda interna, né a questo si può sperare di supplire con le esportazioni. Ma le politiche di austerità sono le uniche contemplate dalla dottrina neo-liberale, che in Europa e in tutto l’Occidente è tutt’ora imperante ed è dura a morire. Dunque restano e resteranno in piedi all’insegna dell’emergenza, o, per usare il termine di Naomi Klein, della shock economy, perché consentono di fare quello che in una situazione normale non si può fare: compressione dei salari, riduzione dell’impiego pubblico, depotenziamento dei sindacati; la famosa macelleria sociale. E’ la logica della governance della crisi: una regolazione tecnica e tecnocratica dei rapporti sociali nello stato d’emergenza. Ha detto bene il vicepremier cinese in un’intervista al Financial Times: quello che ci aspetta è un nuovo Medio Evo finanziario e sociale.

Con quali caratteristiche politiche, e antropologico-politiche? Tu non parli mai solo di economia…

Alcuni processi sono ormai evidenti. Il primo è la precarizzazione della Costituzione. Il secondo – l’hai scritto pure tu a proposito del ”passaggio Monti” – è l’azzeramento dell’autonomia del politico sotto lo stato d’eccezione. Il terzo è il passaggio dal Welfare State al Debtfare State: uno Stato in cui il sociale si rappresenta, e viene rappresentato, nella forma del debito, e si disciplina, e viene disciplinato, nel segno del debito. Anzi, del debito e della colpa, secondo il doppio significato della parola tedesca schuld: tema nietzschiano, che oggi torna al centro del bel libro di Maurizio Lazzarato, La fabrique de l’homme endetté. Il debito come dispositivo antropologico di autodisciplinamento dell’uomo neo-liberale.

E’ chiarissimo da quello che sta accadendo in Italia, dove in un attimo siamo passati dall’etica del godimento del ventennio berlusconiano all’etica penitenziale del governo Monti. Ma quanto pensi che possa reggere, questo dispositivo? Il soggetto neo-liberale descritto da Foucault, l’imprenditore di se stesso che si nutriva di consumo indebitandosi, ora può nutrirsi del senso di colpa per i debiti contratti? Si tratta di uno sviluppo o di una crisi dell’etica neo-liberale?

Per ora, io ci vedo un inveramento: il neo-liberalismo si invera nella sua essenza di fabbrica dell’uomo indebitato. L’imprenditore di se stesso produce il suo debito che ora lo disciplina attraverso un dispositivo di colpevolizzazione. Del resto, qui c’è anche un inveramento, o uno svelamento, dell’essenza del denaro: il denaro è debito, la finanziarizzazione del capitale ci ha trasformati tutti in soggetti debitori, e il valore viene prodotto in negativo, da una macchina depressiva.

Però c’è chi si indigna, non ci sta, si ribella. Per fortuna. Che pensi degli Indignados e di OWS?

Per restare nella scia di Foucault, lui degli Indignados avrebbe detto che si tratta di un movimento parresiastico: un movimento di persone che dicono la verità. Denunciare l’ipocrisia dei mercati, svelare che i debiti sono tutti “odiosi”, illegittimi, frutto di rendita e di espropri, e dichiarare che questa crisi l’hanno prodotta le banche e non possiamo pagarla noi, significa affermare la verità del punto di vista del popolo su quella dei mercati. E poi, il movimento di Madrid ha funzionato come uno spazio di democrazia assoluta, come una grande assemblea costituente del comune basata sullo stare insieme nello spazio pubblico: una sorta di ribaltamento dell’etica della paura hobbesiana, in cui mi pare molto visibile l’impronta femminile delle pratica delle relazioni e di un’economia della cura che diventa ecologia politica. La crescita del movimento su scala europea è l’unico antidoto al processo di de-europeizzazione che dicevamo all’inizio. Ma la spinta costituente deve darsi anche delle forme di autodeterminazione locale concreta. Per spezzare il dispositivo cardinale del post-fordismo, lo sfruttamento di saperi, conoscenza e relazioni, non c’è altro modo che ribaltarlo in produzione del comune, tanto più ora che le politiche di austerità comporteranno la privatizzazione ulteriore, la vendita e la svendita dei beni comuni, dall’acqua al patrimonio culturale; ma produrre il comune significa organizzarsi a livello locale, attrezzarsi a gestire nei quartieri l’acqua, l’elettricità, i mezzi di trasporto, le banche stesse.

Loretta Napoleoni, che incontri oggi alla Libreria delle donne di Milano, in un libro di due anni fa sosteneva che la funzione sociale delle banche vive ormai solo nella finanza islamica, e che è da lì che dovremmo riscoprirla: la finanza islamica non specula.

E’ vero, nel senso che dobbiamo reintrodurre la solidarietà al livello giusto, all’altezza delle contraddizioni prodotte dalla crisi. E la ri-socializzazione del debito e della funzione originaria delle banche è una strada per piegare a nostro vantaggio la finanziarizzazione del capitale, lottando sul suo terreno.

Ma la finanziarizzazione si può interrompere, o invertire? Tu ci hai spiegato molto bene che l’economia finanziaria non è più separabile dall’economia reale e si basa sul coinvolgimento attivo di comportamenti e forme di vita della gente comune: il consumatore che usa la carta di credito per fare la spesa, il salariato alle prese con i fondi pensione, i ceti medi strozzati dai mutui per la casa, i poveri che si indebitano fornendo come unica garanzia la loro ‘nuda vita’. Se è così, è possibile de-finanziarizzare, almeno in parte, il sistema, o si tratta solo di bonificarlo dai soprusi delle banche? E se produzione e consumo sono così intrecciati al debito, è possibile evitare un esito recessivo e depressivo della crisi?

La de-finanziarizzazione la sta approntando il capitalismo stesso nella forma recessiva della riduzione del debito di cui abbiamo parlato poco fa, che deprime la domanda e i consumi, e della disciplina della colpa, che deprime le esistenze. Noi dobbiamo lavorare invece per riconvertire la rendita privata in rendita sociale: per la socializzazione del debito, per il rilancio per questa via della domanda e dei consumi di beni socialmente utili, per la riappropriazione dello spazio pubblico, per la ricostruzione di socialità e di felicità collettiva. Il comune è questo e non c’è altro modo per uscire dalla spirale autolesionista della finanziarizzazione. Alcune parole d’ordine delle lotte di questi anni, dal reddito minimo garantito alla Tobin tax, vanno già in questa direzione.

E della parola d’ordine del diritto all’insolvenza che cosa pensi? Nei movimenti viene presentata come un diritto di resistenza alla finanziarizzazione della vita, molti economisti la ritengono una mossa demagogica, altri ci vedono una possibilità di ripristino della sovranità nazionale cancellata dalla tecnocrazia europea.

Penso che sia giusta se diventa una pratica soggettiva e contestuale, non se viene lasciata in mano agli Stati. Ti faccio un esempio: negli Stati uniti sta maturando da tempo una bolla delle borse di studio, che equivale più o meno alla metà del volume dei mutui subprime: in quel caso il diritto all’insolvenza va senz’altro esercitato dagli studenti e dalle loro famiglie per distinguere il debito illegittimo da quello legittimo. Ma non lo affiderei agli Stati, né alla loro velleità di ritrovare per questa via la sovranità nazionale perduta.

Fonte: ilmanifesto.it

http://www.megachipdue.info/tematiche/k ... colpa.html

Tratto da: Stato del debito etica della colpa | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2011/ ... z1fxacYxfk



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"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 08/12/2011, 18:20 
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Raziel ha scritto:

ovunque proprio no, i paesi cosiddetti "emergenti", vera causa, per la loro competizione sfrenata (facile vendere a due lire un prodotto che, stante la legislazione sul lavoro locale, ti costa mezza lira), di questo imponente trasferimento di risorse e conseguente indebitamente nel disperato tentativo di mantenere lo stesso standard di vita, non hanno affatto di questi problemi. Lì i servizi pubblici semplicemente non ci sono, o sono scarsissimi, e la gente siccome è abituata ancestralmente a non averne gli va bene così. Tanto anche se lavorano 14 ore al giorno per pochi dollari per loro è già un guadagno rispetto al morire di fame no? Ebbene questo meccanismo perverso è la ciliegina sulla torta del capitalismo globale, estremamente succolento poiché consente di avere enormi quantità di manovalanza disposta a tutto per pochissimo, difatti solo sopravvivere (almeno finché non gli prende qualche male dovuto al lavoro usurante, o un incidente), e questo è il modello che si cerca di importare anceh da noi, per renderci finalmente "competitivi" con le plebi più diseredate.



Sia scolpito nel granito. [;)]


Vorrei però sottolineare una cosa: appena un secolo fa, noi non eravamo affatto diversi da loro, anzi.


Le conquiste che abbiamo fatto nel corso del tempo in campo sociale, economico, educativo etc che sono il vero progresso.

di cui la parte tecnica, sia essa scientifica o economica o altro è solo il motore, il mezzo e non lo scopo

abbiamo faticato e lottato per averle, abbiamo sudato e sanguinato per averle, e così le abbiamo guadagnate e meritate.


Il vero scopo di tutta questa "manovra"


e non mi riferisco solo e tanto alla vergognosa oppressione economica a danno della povera gente da editto medievale,

proposta falsamente come unica "soluzione" possibile alla crisi quando invece serve solo a impoverire la gente,

che non avendo proprio più nulla da spendere non potrà comprare, diminuendo i consumi anzi facendoli crollare insieme ai profitti delle aziende e al tanto promesso "sviluppo economico", causando recessione e ulteriore impoverimento generale,


è proprio questo: farci tornare in un nuovo medioevo, con nuovi servi della gleba (noi) e nuovi monarchi assoluti per diritto divino (loro).


Questo è lo scopo di tutta questa manovra in senso ampio, di questo golpe globale eseguito usando l' economia distorta come un arma.

Cancellare secoli di conquiste per farci ripiombare tutti in una nuova era buia, l' età dell' oro della miseria, ignoranza e quindi, potere assoluto.

Ecco qual' è il Grande Piano di "sviluppo" mondiale.


La mia firma si è rivelata profetica... non la cambio certo ora. [8D]

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Aztlan ha scritto:

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Raziel ha scritto:

ovunque proprio no, i paesi cosiddetti "emergenti", vera causa, per la loro competizione sfrenata (facile vendere a due lire un prodotto che, stante la legislazione sul lavoro locale, ti costa mezza lira), di questo imponente trasferimento di risorse e conseguente indebitamente nel disperato tentativo di mantenere lo stesso standard di vita, non hanno affatto di questi problemi. Lì i servizi pubblici semplicemente non ci sono, o sono scarsissimi, e la gente siccome è abituata ancestralmente a non averne gli va bene così. Tanto anche se lavorano 14 ore al giorno per pochi dollari per loro è già un guadagno rispetto al morire di fame no? Ebbene questo meccanismo perverso è la ciliegina sulla torta del capitalismo globale, estremamente succolento poiché consente di avere enormi quantità di manovalanza disposta a tutto per pochissimo, difatti solo sopravvivere (almeno finché non gli prende qualche male dovuto al lavoro usurante, o un incidente), e questo è il modello che si cerca di importare anceh da noi, per renderci finalmente "competitivi" con le plebi più diseredate.



Sia scolpito nel granito. [;)]


Vorrei però sottolineare una cosa: appena un secolo fa, noi non eravamo affatto diversi da loro, anzi.


Le conquiste che abbiamo fatto nel corso del tempo in campo sociale, economico, educativo etc che sono il vero progresso.

di cui la parte tecnica, sia essa scientifica o economica o altro è solo il motore, il mezzo e non lo scopo

abbiamo faticato e lottato per averle, abbiamo sudato e sanguinato per averle, e così le abbiamo guadagnate e meritate.


Il vero scopo di tutta questa "manovra"


e non mi riferisco solo e tanto alla vergognosa oppressione economica a danno della povera gente da editto medievale,

proposta falsamente come unica "soluzione" possibile alla crisi quando invece serve solo a impoverire la gente,

che non avendo proprio più nulla da spendere non potrà comprare, diminuendo i consumi anzi facendoli crollare insieme ai profitti delle aziende e al tanto promesso "sviluppo economico", causando recessione e ulteriore impoverimento generale,


è proprio questo: farci tornare in un nuovo medioevo, con nuovi servi della gleba (noi) e nuovi monarchi assoluti per diritto divino (loro).


Questo è lo scopo di tutta questa manovra in senso ampio, di questo golpe globale eseguito usando l' economia distorta come un arma.

Cancellare secoli di conquiste per farci ripiombare tutti in una nuova era buia, l' età dell' oro della miseria, ignoranza e quindi, potere assoluto.

Ecco qual' è il Grande Piano di "sviluppo" mondiale.


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Aztlan




Ma vedi qual è il problema di tanta parte dell'opinione pubblica, di sinistra ma non solo, appunto che se è relativametne facile incolpare i grandi magnati, finanzieri, le banche, lo è molto meno accusare il vero motore, senza il quale tutta la manovra (che poi va a vantaggio di lor signori magnati, almeno nel medio periodo, nel lungo periodo anche loro saranno schiacciati dalle nuove forze), ossia i paesi emergenti. E' ancora troppo forte il senso di colpa anticolonialista, anche se molti di questi paesi in realtà non sono affatto stati colonizzati nel passato, oppure una colonizzazione molto lontana nel tempo e che di fatto perdura, pensiamo al brasile, che certamente non è stato restituito agli indio, ma il brasile è nient'altro che lo stato dei discendenti dei coloni. Ma anche la stessa cina, che ha subito sì una certa oppressione economica, ma mai politica, troppo vasta e difficile da controllare, a parte qualche zona costiera.

Fin tanto non si capirà che solo imponendo dazi fortissimi ai prodotti di questi paesi, rinunciando quindi ai loro mercati, si potrà riportare equilibrio nell'area economico occidentale in senso lato. E si potrà aprire a questi stati solamente quando avranno delle spese sociali e diritti garantiti paragonabili ai nostri, altrimenti sarà sempre una vana lotta dove la vittoria, o meglio, la semplice resistenza sarà una lontana chimera. E' molto difficile arrivarci, anzi ritengo ormai si sia superato il PNR, troppo forti sono gli interessi dei grandi magnati a non inimicarsi questi paesi, che peraltro tengono col debito in scacco moltissimi signorotti occidentali, e d'altra parte anche molti di noi ormai sono abituati ad avere merci di scarsa qualità ma funzionale, a poco prezzo. E' il solito discorso, nel breve, brevissimo periodo la cosa funziona, ha funzionato difatti, ma già nel medio termine si rivela disastroso questo processo. All'inizio, che hai le casse piene di denaro e non hai debiti, puoi permetterti sempre più beni a poco prezzo, non solo, hai mercati vastissimi che ti si aprono. Tutto bene quindi? Eh no, perché a mano a mano che tu compri là trasferisci risorse, ma la struttura si irrobustisce mano a mano, mentre il mercato che si apre là è valido solamente per pochissimi prodotti di lusso ad altissimo valore aggiunto ma che non compensano minimamente gli enormi esborsi. Inoltre, mentre le gli oggetti comrpati là costano poco, i nostri non si vendono, e chiudono le nostre aziende, e quindi cala la base imponibile dello stato, oltre ai salari dei lavoratori, in un processo perverso, e alla fine anche che non possiamo farne più a meno dei loro prodotti economici perché altrimenti non avremmo proprio il denaro per altri di qualità il cui prezzo aumenta a mano a mano che le aziende chiudono e si spingono verso produzioni sempre più costose, le uniche ormai dove possono competere sui mercati globali, accedendo agli incipienti capitalisti di ogni dove. Ecco perché negli States ci hanno pensato un po' sulla bancarotta. Oggi possono chiudere i loro debiti con la cina con un colpo di penna e uno scossone finanziario, ma certo la cina non ha le forze per intimiderli. Domani non si sa, la bancarotta potrebbe arrivare e contro la volontà dei capi, e per allora le forze nella bilancia militare potrebbe essere critica.



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CI SARÀ DEL SANGUE. I COSTI
DELLA PARTITA DI POKER DELLA BCE


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dic 8th, 2011

DI MARSHALL AUERBACK
Counterpunch

http://www.altrainformazione.it/wp/2011 ... della-bce/

Manca ancora una settimana prima che l’Euro salti in aria, o almeno è così che ci hanno detto per la millesima volta. È più probabile che la BCE faccia il minimo sufficiente per tenere in piedi la baracca, che l’austerità fiscale prosegua, e che aumentino le rivolte nelle strade di Madrid, Atene, Roma e Parigi. Come nel film “Il petroliere” (“There will be blood”), “ci sarà sangue” prima che nell’area Euro avvenga un verosimile cambiamento verso un’apprezzabile politica orientata alla crescita.

Viste le traversie dell’eurozona, come mai l’Euro è rimasto relativamente solido? Certo, una moneta che si presume svanisca nel giro di qualche settimana dovrebbe essere scambiata vicino alla parità con il dollaro? Eppure si continua a essere colpiti dalla divergenza tra le supposizioni e l’effettivo movimento di mercato. Con tutti i discorsi sul come l’Euro possa evaporare a Natale, è impressionante il fatto che rimanga saldamente stabile intorno a 1,34 dollari, notevolmente al di sopra del minimo di 1,20 raggiunto nel maggio 2010 (quando imperversavano i pronostici sulla parità con il dollaro).
Per lo stesso motivo abbiamo d’altra parte anche un paradosso: ogni volta che una soluzione ai problemi presentati dall’Euro sembra avviarsi a una conclusione, l’Euro si rafforza. Forse non è così strano, se non che la soluzione per la quale ognuno è di fatto d’accordo possa funzionare, ovvero una prolungata operazione di acquisto di titoli avviata dalla BCE – si dica rappresentare un genere di “alleggerimento quantitativo”: e non ci hanno sempre raccontato che esso significa “stampare valuta”, il che dovrebbe provocare il suo deprezzamento? Non è quanto sostenevano lo scorso anno gli avversari del piano della Fed?

Naturalmente, nel caso dell’Unione Monetaria Europea, il presidente della BCE Mario Draghi ha ribadito che tali acquisti di titoli non avranno luogo in mancanza di opportune “progressi”, con i quali intende innanzitutto un’unanime austerità fiscale, seguita poi dall’acquisto dei titoli. L’effetto della prima neutralizzerà il potenziale impatto del secondo, dato che la “strada inflattiva” (proprio nella misura in cui l’inflazione si verifica) può derivare solo da politiche fiscali. E certamente, a dispetto di una grave recessione, tagli come quelli presentati dai governi degli stati-satellite di Italia e Grecia (insieme a un rinnovato attacco del presidente Sarkozy al welfare francese), quasi certamente inaspriranno le pressioni fortemente deflattive all’ opera adesso nell’eurozona. In definitiva, ciò avrà di sicuro la conseguenza di creare una maggiore instabilità sociale e spargimento di sangue, potendo tuttavia avere un modesto impatto sullo stesso Euro.

Allora, cosa sta succedendo in realtà all’Euro? Facciamo un passo indietro, oltre le chiacchiere da panico. I più recenti dati del COMEX (Commodity Exchange: borsa americana delle materie prime, Ndt) rivelano che gli speculatori hanno venduto allo scoperto in massa sull’Euro, eppure la valuta è calata meno del 10 percento dai suoi ultimi massimi. La domanda che ci si può legittimamente fare è: in quale fase l’attuale austerità fiscale provoca dei deficit maggiori, cosa che in teoria dovrebbe produrre un Euro più debole (dal momento che diventa più “facile da procurarsi”)?

Ho lottato con questo problema e continua a risultarmi la valuta forte, persino con un disavanzo fiscale più alto. Perché?

Per prima cosa, l’acquisto di titoli da parte della BCE nel mercato secondario è operativamente sostenibile e non inflazionistico. Quando la BCE si impegna in operazioni di acquisto di titoli, l’operazione sposta semplicemente gli utili netti conseguiti dall’‘economia’ dalle passività dei governi nazionali alle passività della BCE, sotto forma di saldo di compensazione presso la BCE. Allo stesso tempo le passività dei governi cosiddetti PIIGS si spostano dall’‘economia’ alla BCE. Nota: questo processo non altera i “flussi” o le “giacenze nette” di Euro nell’economia reale.

Fino a quando la BCE detterà termini e condizioni dell’austerità, l’acquisto dei titoli di stato non sarà inflazionistico. Da questa via l’inflazione è il risultato della spesa. Comunque, in questo caso il sostegno della BCE si accompagna soltanto alla riduzione della spesa dovuta all’imposizione dell’austerità fiscale. Draghi la ha ora resa esplicita, quasi certamente come tacita contropartita tedesca per il sostegno al Piano di Mercato Secondario (SMP). Inoltre, minore spesa significa minore domanda aggregata, che a sua volta vuole dire inflazione più bassa e una valuta più forte. Sappiamo anche da una fonte autorevole, nientemeno che dalla Banca dei Regolamenti Internazionali, per ironia della sorte le stesse iniziali di “blood in streets” (‘sangue nelle strade’, NdT), che le banche non possono dare in prestito le riserve, quindi l’aumento delle riserve nel sistema bancario NON È di per sé inflazionistico, come continuano ad ammonirci gli iper-insinuatori dell’iperinflazione di Weimar.

Consideriamo ora il lato commerciale: nonostante la brusca contrazione economica odierna (senza dubbio, oggi l’Europa è in recessione), nell’area euro non si assiste a un marcato peggioramento del deficit delle partite correnti. L’eurozona, anzi, sembra essere un’economia piuttosto autosufficiente e un po’ mercantilista, che mostra molta meno propensione a importare quando l’economia tracolla. Quindi, anche se le importazioni calano, lo fa anche il deficit commerciale a causa del calo nella domanda. Le esportazioni non crollano, anzi in questo tipo di ambiente possono salire.

Essenzialmente è questo l’Euro.

Parlando di cosa potrebbe avvenire se la BCE dovesse ampliare sensibilmente il suo piano di acquisto di titoli nel mercato secondario, l’idea che l’Euro possa cadere è simile al ragionamento sull’eventuale crollo del dollaro nel caso ci impegnassimo in una seconda fase dei cosiddetti “alleggerimenti quantitativi”. E se questi fossero inflazionistici, allora il Giappone sarebbe già da adesso in iperinflazione, con gli Stati Uniti a seguire di poco.

NON c’è alcun indizio che l’acquisto da parte della BCE di titoli di stato denominati in Euro abbia portato a una qualche inflazione monetaria, dato che sono proprio le pressioni deflazionistiche che continuano ad alimentare l’implosione del debito in corso. Il motivo per cui non c’è alcuna inflazione dall’acquisto di titoli da parte della BCE sta nel fatto si spostano solamente i titoli degli investitori dai debiti dei governi nazionali ai bilanci della BCE, il che non cambia niente nell’economia reale.

Ma la domanda che ci si pone con insistenza quando si sostiene un ruolo istituzionale più ampio della BCE è se il bilancio di questa possa essere compromesso o no. E la tesi delle iniezioni di ‘mantenimento’ è stata per lungo tempo NO, perché se la BCE ha acquistato i titoli, allora per definizione i “dissoluti” non diventano inadempienti. In effetti, come fornitore monopolista la BCE potrebbe fissare con facilità il tasso a cui compra i titoli (ad esempio, 4% per l’Italia) e infine potrebbe reintegrare il suo capitale mediante gli utili che ricaverebbe dall’acquisto del debito dissestato (la BCE non necessita di capitale in senso operativo; come al solito, per l’area Euro, si tratta di un problema politico). Per certi versi, il professor Paul de Grauwe ha ragione: convinti che la BCE abbia preso sul serio la soluzione al problema della solvibilità del debito, i mercati inizierebbero a ricomprare i titoli di stato, e lo farebbe per loro in modo massiccio ed efficace la BCE. I titoli non sarebbero scambiati a questi livelli di criticità, se non ci fosse il problema della solvibilità, del quale la BCE si può occupare facilmente se sceglie di farlo. Ma la presente è una questione di volontà politica, non di “sostenibilità” operativa.

Così la grande ironia del giorno rimane questa: mentre non c’è nulla che la BCE possa fare per provocare un’inflazione monetaria – nemmeno se lo volesse – , temendo l’inflazione si trattiene dall’acquisto di titoli statali che eliminerebbe il rischio legato alla solvibilità dei governi nazionali, ma che non fermerebbe le forze di deflazione monetaria attualmente in azione.

Ok, a chi finiscono le perdite? Bene, supponendo che i titoli giungano a scadenza sotto il valore nominale, non c’è dubbio che se una banca privata li vendesse ai critici livelli odierni, potrebbe anche subire delle perdite, e se le perdite sono abbastanza grandi allora le banche in questa condizione potrebbero anche aver bisogno di un piano di ricapitalizzazione. In questo scenario, quindi, anche la Germania potrebbe subire un colpo, così come ogni altro governo nazionale, dato che questi utilizzano risorse fiscali statali per ricapitalizzare. E il colpo diventerà tanto più grande quanto più a lungo i tedeschi continueranno a spingere al limite questa crisi.

Ma questo è un problema diverso rispetto alla questione se il piano di acquisti in titoli rappresenta di per sé oppure no una minaccia al bilancio della BCE. Non lo sarà: bensì vi sarà un grande trasferimento di utili dai possessori privati dei titoli in vendita alla BCE, la quale può rafforzare il suo capitale di base attraverso i guadagni dovuti all’ acquisto di questi critici titoli. Ancora una volta, l’idea di una BCE con vincoli di capitale è folle.

Al contrario, nello status quo ci rimettono tutti, Germania compresa. Un ruolo più ampio della BCE come ultima fonte di credito [ovvero prestatore di ultima istanza, NdT], del genere al quale i tedeschi ancora si oppongono pubblicamente, anche con inutili discorsi su tagli di valore di mercato oppure su maggiori perdite nel settore privato, in realtà farebbe MOLTO DI PIÙ che mandare all’aria la posizione creditizia della Germania rispetto alle misure politiche che praticamente chiunque altro propone in Europa. Perché un possessore privato di titoli con un briciolo di responsabilità fiduciaria dovrebbe comprare un titolo europeo, sapendo che sono cambiate le regole del gioco e che l’acquirente privato potrebbe ritrovarsi perdite imposte unilateralmente? La buona notizia è che qui sembra siano stati definitivamente individuati i pericoli di questo ragionamento. Dal Wall Street Journal:



La signora Merkel ha annunciato venerdì che sta avendo ripensamenti sulla sensatezza del sottolineare le perdite dei possessori di titoli: “Abbiamo una bozza per l’ESM [European Stability Mechanism, fondo che sostituirà il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria, NdT], il quale dovrà essere modificato alla luce degli sviluppi” nei mercati finanziari dopo la decisione in luglio sulla ristrutturazione greca, ha detto a Berlino, dopo aver incontrato il Primo Ministro dell’Austria.[/f]


[wbf]Il Ministro delle Finanze austriaco Maria Fekter, parlando venerdì al convegno di Amburgo, è stata più diretta: “Il coinvolgimento di investitori del settore privato nell’alleggerimento del debito ha distrutto talmente a fondo la fiducia nei buoni del Tesoro, che ci si chiede perché mai tutti comprino ancora titoli di stato”, ha detto la signora Fekter.[/f]

Ci sono altre questioni che rendono la posizione della Germania sempre più insostenibile – specialmente sul fronte politico -, in particolare le crescenti tensioni tra Francia e Germania. Wolf Richter osserva che praticamente ogni candidato di punta nella campagna presidenziale francese auspica un ruolo molto più aggressivo nel futuro della BCE. Se la cancelliera Merkel crede di passare un momento difficile, aspettate quando avrà poi a che fare con Francois Hollande, il candidato presidenziale socialista – ora in testa a tutti i sondaggi – che sostiene un programma in cinque punti che è una vera maledizione per la coalizione di governo tedesca:

- Aumentare al massimo grado possibile il Fondo Europeo di Salvataggio (EFSF)

- Emettere eurobond e distribuire i debiti nazionali in tutti i paesi dell’eurozona

- Far sì che la BCE inizi ad avere un “ruolo attivo”, cioè inizi a comprare il debito sovrano dell’eurozona

- Istituire un’imposta sulle transazioni finanziarie

- Avviare iniziative per la crescita, piuttosto che misure di austerità

Come osserva Richter, i punti 1, 2, 3 e 5 sono tutti inutili per i vertici del potere esecutivo tedesco.

Ancor più estremista è il punto di vista del candidato socialista Arnaud Montebourg, che ha parlato apertamente di “annessione della destra francese a quella prussiana”.

A destra le cose non vanno molto meglio. Il presidente francese Nicolas Sarkozy rischia di avere la peggio contro la leader del Fronte Nazionale Marine Le Pen (figlia di Jean Marie Le Pen), che quale sta adottando una linea per la candidatura esplicitamente anti-euro, una tendenza che si sta facendo popolare dato che anche in Francia le nuove misure di austerità continuano a limitare la crescita economica. Sarkozy, con i suoi vani tentativi di conservare il rating AAA del debito francese con una maggiore austerità fiscale, rischia di cadere nella propria trappola, poiché il probabile effetto di tali misure sarà di riportare una disoccupazione francese a due cifre. Inchinarsi al santuario di Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s mediante l’austerità fiscale è l’equivalente economico del cercare di negoziare un trattato di pace con Al-Qaida.

È vero, la Germania potrebbe decidere bene di averne abbastanza, che l’attività della BCE consiste nello “stampare valuta” e perciò avvii un’operazione per uscire dall’area euro. Ma mettiamo in chiaro le conseguenze: se dovesse adottare questo sistema, la Germania probabilmente subirebbe un enorme crollo commerciale, in particolare per il fatto che la sua avversione alla “dissolutezza fiscale” la condannerebbe a livelli molto più alti di disoccupazione (a meno che il governo di colpo non subisca una conversione sulla via di Damasco al keynesianesimo, probabile quasi quanto la presenza di un membro del Ku Klux Klan alla corsa presidenziale di Obama), oppure dovrebbe ritornare alla sua precedente politica di acquisto di dollari. Potrebbe anche incidere sul tenore di vita del tedesco medio, perché in origine i grandi produttori tedeschi investivano nella moneta unica, siccome credevano con ciò di prevenire la tendenza degli accaniti svalutatori di moneta, come gli italiani, di utilizzare questo espediente per ottenere maggiori quote del commercio mondiale a scapito della Germania. Se dovessero far fronte alla perdita di quote di mercato, le multinazionali tedesche potrebbero semplicemente trasferire gli impianti di produzione nelle nuove regioni europee a basso costo per conservare le quote di mercato e avere l’ abbattimento dei costi, oppure come ultima spiaggia utilizzerebbero la minaccia del trasferimento per strappare ai lavoratori tedeschi tagli di salari e indennità, come ricompensa per essere rimaste in patria. A quel punto, può darsi che anche nelle strade di Berlino ci potrà essere sangue.

In effetti è doppiamente ironico che la Germania castighi i propri vicini per la loro “dissolutezza”, quando è il “vivere oltre i propri mezzi” che riesce a generare un attivo della bilancia commerciale che permette poi al suo governo di registrare un minore passivo di bilancio. In realtà, la crescita tedesca è strutturalmente e interamente dipendente dalla “dissolutezza” estera. Gli attuali deficit di bilancio in altre parti dell’eurozona sono necessari alla crescita della Germania. Per i tedeschi, è il colmo dell’ipocrisia rimproverare gli stati del sud per il loro eccesso di spesa, quando è grazie a questo che la Germania è potuta crescere. Per i tedeschi è ancora più stupido sollecitare una rigida austerità per gli stati del sud, intromettersi nel loro potenziale di spesa senza pensare che questo può ripercuotersi sulla stessa Germania.

Bene, naturalmente la cancelliera Angela Merkel può anche non essere consapevole di tutto questo. In effetti ha definito “stravaganti” le accuse alla Germania di cercare di dominare l’Europa. Ma è chiaro a ogni osservatore imparziale che la ricompensa politica per avere un maggiore intervento della BCE nell’affrontare la crisi di solvibilità delle nazioni europee è il controllo tedesco sulla gestione fiscale di paesi come Grecia, Italia, eccetera. Mario Draghi è italiano, ma il capo della BCE sta facendo il gioco al massacro della Germania. Sta adottando la stessa identica strategia che il direttore politico della Merkel, Klaus Schuler, ha spiegato diverse settimane fa: ottenere un impegno per l’unione fiscale da parte dei deboli paesi del “Club Med” in cambio della trasformazione della BCE in “prestatore di ultima istanza”. Quindi, mentre molti tedeschi potrebbero credere che vogliano un’area Euro più piccola, più coesa e senza i fastidiosi “dissoluti”, i vertici politici in realtà riconoscono che gli “Stati Uniti di Germania” – sotto la maschera degli Stati Uniti d’Europa – sono in effetti corrispondenti alle loro aspirazioni di dominio politico ed economico dell’Europa. È per questo che già nascendo i punti salienti di un accordo, sulla falsariga di un maggiore impegno della BCE come contropartita per un più forte controllo tedesco sulla politica fiscale in tutta l’area euro. È l’equivalente della regola aurea: “Chi ha l’oro, ha le regole.”

È un poker con forti rilanci, che alla fine porterà ancora più spargimento di sangue. Il fatto è che non esiste un piano di riserva. Si continua soltanto ad aumentare le tasse e a tagliare la spesa, proprio quando questi interventi operano aumentando il deficit piuttosto che farlo calare. Così, mentre il problema della solvibilità e del consolidamento del debito potrebbe risolversi, il rimbalzo nei mercati non durerà a lungo, perché il consolidamento continuerà a essere condizionato da una permanente austerità e dalla crescita negativa. E l’austerità potrebbe non solo continuare, ma anche intensificarsi, proprio come se l’eurozona fosse già scivolata in recessione. Quindi, sembra non esserci alcuna possibilità che la BCE consolidi il debito, mentre allo stesso tempo si intima la necessità di recupero per i deficit più alti. In tal caso, l’unica cosa che porrà fine all’austerità sarà sangue nelle strade in quantità sufficiente per scatenare il caos e cambi di governo.

A proposito, l’idea suggerita da qualcuno, secondo cui questa dinamica orribile potrebbe essere arrestata dalla Fed se si comportasse come una specie di banchiere centrale globale di “ultima istanza”, è un’idea stupida. Come ha osservato recentemente Bill Mitchell:



[wbf]A tutt’oggi, 1 Euro = 1,3294 dollari. Quindi, il solo acquisto del debito dei PIIGS per ripagare il loro deficit del 2010 avrebbe richiesto da parte della Federal Reserve la vendita di circa 347.024 milioni di dollari, ovvero circa il 5,8 percento del PIL degli Stati Uniti negli ultimi quattro trimestri. Cioè una enorme iniezione di dollari nei mercati mondiali internazionali dei cambi.[/f]


[wbf]Il volume di spesa che sarebbe necessario è anche più grande delle stime qui fornite. Questo perché per risolvere veramente la crisi dell’Euro, i deficit in (probabilmente) tutte le nazioni dell’Unione Economica e Monetaria devono salire considerevolmente.



Cosa pensate che accadrebbe al valore della valuta americana? La risposta è che ci sarebbe un calo molto sensibile. Il termine “crollo” potrebbe essere più adatto rispetto a “calo”. […] A questo punto della crisi non c’è nulla da guadagnare da un pesante deprezzamento del dollaro e dalle spinte inflattive che probabilmente diffonderebbe.


Prendersela con la Fed per non essere riusciti a sostenere i bond dell’eurozona è come biasimare un passante per non mettersi davanti a un proiettile mentre vede qualcuno estrarre una pistola e sparare a un’altra persona. Colui che preme il grilletto ha la responsabilità finale. Per la stessa ragione, la crisi europea è una crisi che affonda le sue radici nell’imperfetta struttura finanziaria dell’eurozona (nientemeno che l’autorevole Jacques Delors lo ha recentemente ammesso). E può essere risolta soltanto dagli europei, in particolare dalla BCE, l’unico organo dell’Unione Monetaria che può spendere senza ricorrere al finanziamento primario, a causa della difettosa ideazione del sistema monetario che è stato imposto agli stati membri agli inizi dell’Unione. Però Mario Draghi approva la contropartita politica tedesca: per agire, come condizione necessaria si ostinerà a una maggiore austerità fiscale, cosa che avrà l’effetto perverso di deflazionare ulteriormente queste economie fino allo sfiancamento e di produrre un MAGGIORE disavanzo pubblico. È questo evidentemente uno dei motivi per i quali i tedeschi si sono sentiti così a proprio agio nell’eleggere un italiano alla BCE. A quanto pare, di questi tempi, i cavalli di Troia non arrivano soltanto dalla sponda greca. Un’Europa in cui paesi come Italia e Grecia divengono satelliti della Germania fornisce alla stessa Germania un risultato molto più efficace, diciamo, del provare a ottenere la stessa cose con un’altra distruttiva Guerra Mondiale.

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Fonte: There Will Be Blood

Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di GABRIELE PICELLI



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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Rottura Euro si avvicina: aziende
spostano soldi in Germania


di: WSI Pubblicato il 09 dicembre 2011| Ora 09:38

Immagine

New York - Mentre va in scena il summitt dei principali leader dell'Unione Europea, dove si cerchera' di raggiungere un'intesa sul cambiamento dei trattati verso un'unione fiscale con l'obiettivo di evitare il contagio della crisi del debito sovrano, c'e' un fenomeno che dovrebbe far riflettere: il trasferimento di fondi delle imprese europee in Germania.

Grupo Gowex, un provider spagnolo di servizi di reti wireless, sta spostando un'ingente quantita' di denaro verso la Germania. Il motivo: semplice. Prevede che la Spagna esca dall'euro. Il produttore di macchinari tedesco GEA Group AG sta ammontare massimo possibile in una banca tedesca.

"Non credo che la Spagna rimarra' nell'Eurozona", dice Jenaro Garcia, fondatore e amministratore delegato del gruppo di Madrid Grupo Gowex, che offre un accesso a Internet via Wi-Fi in 15 nazioni differenti. "Abbiamo trasferito i nostri soldi e depositi in Germania, perche' la Spagna tornera' alla peseta".

I gruppi europei hanno speso miliardi per prepararsi all'introduzione dell'euro, avvenuta nel 2000 in un primo momento in 11 paesi. I piani di contingenza per cercare di ridurre l'esposizione al rischio di una rottura dell'area euro prevede riduzione degli investimenti, spostare i soldi in Germania, trasferire la sede dal Sud al Nord Europa e persino uscire dagli affari, secondo il risultato delle interviste condotte da Bloomberg con oltre 20 dirigenti e manager d'azienda.

Nel complesso in settembre le imprese hanno trasferito 11,3 miliradi di Euro in Germania. La banca centrale tedesca, la Bundesbank, ha registrato tali flussi di capitale in entrata, da societa' non bancarie, secondo i dati resi noti il 9 novembre. Cosi' il deficit di 47,3 miliardi e' adesso un surplus di 700 milioni di euro.



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MessaggioInviato: 10/12/2011, 02:42 
Tratto da: http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=204600

Cita:
Aztlan ha scritto:

E sentiamo quest' altro grande uomo, Lew Rockwell: "Non vogliono salvare l' Europa, ma solo le banche"




Decisamente molto su cui riflettere....

Aztlan


E' proprio vero caro Aztlan.....
"Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario"



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MessaggioInviato: 11/12/2011, 01:35 
E allora io insisto nel dire la semplice verità:


Ricordate la Germania nazista che rubava l' oro di tutta Europa?

Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Rottura Euro si avvicina: aziende
spostano soldi in Germania



Ecco, lo hanno fatto di nuovo, ora con l' euro al posto dell' oro.


L' Italia ha una delle più grandi riserve auree del mondo, oltretutto.

La moneta unica - ma proprio unica, mondiale - si stamperà con le proprietà "con-fiscate" a tutto il Vecchio Continente.

E naturalmente, a capo di tutto ci sono gli stessi brillanti creatori dell' Eurozona...


Meditate gente, meditate....

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Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

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MessaggioInviato: 11/12/2011, 03:12 
I BANCHIERI MERITANO LA GALERA

Immagine

Fonte: Il Fatto Quotidiano – di Enzo Di Frenna

http://www.informarexresistere.fr/2011/ ... z1gBiiMxkM

In Islanda hanno già arrestato i banchieri ingordi. Anche la Banca centrale islandese è tra le istituzioni sotto inchiesta. Il procuratore speciale, Olafur Thor Hauksson, ha ordinato perquisizioni presso la Mp Bank, Almc Bank (ex Straumur) e altri manager potrebbero finire presto in galera. Gli islandesi esultano e sanno di aver fatto bene a votare un referendum che vieta alla Stato di accollarsi i debiti delle banche che hanno speculato e lucrato. «Che falliscano pure!», gridano.

E’ l’inizio di una grande retata di banchieri nel mondo? Sarebbe salutare, se così fosse, in nome di milioni di persone che stanno patendo la fame per colpa delle banche d’affari e d’investimento che hanno innescato la crisi nel 2008 in America, contagiando il mondo intero.

L’anziana Eileen oggi ha 73 anni. Dieci anni fa (2001) aveva accumulato 400 mila dollari sul suo conto di previdenza. Sognava una vecchiaia tranquilla nella sua casa in Florida. Con l’esplosione della crisi finanziaria nel 2008 quel conto si è dimezzato, poi non è più riuscita a pagare il mutuo di casa ed oggi è costretta a chiedere il cibo presso una “banca alimentare”. Piange: “E’ così umiliante per me, dopo una vita di lavoro”. Come lei, ce ne sono a migliaia in America, in Francia, in Spagna e ora anche in Italia.

Improvvisamente poveri. Di chi è la colpa?

Gli americani hanno scoperto che i principali responsabili sono i banchieri. Cioè speculatori senza scrupoli che spesso hanno come alleati le agenzie di rating. Un esempio? Il giorno prima di fallire, la banca Lehman Brothers aveva un rating alto. Tra il 2006 e 2007 migliaia di Cdo (Collateralized debt obligations) avevano la tripla A emessa dalle agenzie di rating. Invece era spazzatura. Robert Gnaidza, rappresentante del Greenlining Institute a difesa dei consumatori, rivela: «Goldman Sachs, Lehamn Brothers, Bear Sterns, Merrill Lynch: erano tutte coinvolte nella speculazione. I mutui subprime aumentarono da 30 miliardi a 600 miliardi in dieci anni. Sapevano che sarebbe successo…».

Qualcuno è andato in galera? Finora nessuno. Nel 2010 la Goldman Sachs è stata accusata di frode e costretta a pagare 550 milioni di dollari. Anche la Citygroup, protagonista della crisi finanziaria, due mesi fa è stata costretta a pagare una pesante multa, Scrive Finanza.com: «Il deal prevede il pagamento di una multa di 285 milioni di dollari per chiudere il contenzioso relativo la vendita di strumenti finanziari relativi a mutui ipotecari sui quali la banca stava contemporaneamente scommettendo contro. Per la SEC si tratta della terza multa più alta di sempre, dopo i 500 milioni pagati da Goldman Sachs per metter la parola fine ad un caso simile ed i 300 milioni comminati a State Street, accusata di aver tratto in inganno gli investitori con un fondo che investiva in mutui subprime.» Una pesante multa è stata inflitta in questi giorni anche alla banca inglese Hsbc: 11 milioni e mezzo di euro per risarcire investitori ottantenni che avevano acquistato bond e fondi d’investimento, che erano pessimi affari.

Nei giorni scorsi Bloomberg ha informato l’America che Henry Paulson, ex amministratore di Goldman Sachs, nel 2008 – in piena crisi finanziaria – nella sue veste di segretario al Tesoro incontrava i capi degli hedge fund in un grattacielo dell’alta finanza, cioè i peggiori speculatori dei tempi moderni.

Serve altro per capire che la crisi finanziaria globale ha una regia di banchieri occulti, che in molti casi meritano la galera? Il mondo respirerà aria di cambiamento se l’esempio dell’Islanda si dovesse estendere nel resto del mondo. Ci sono finanzieri ingordi che devono pagare per la povertà di molta gente. E devono pagare perché stanno trasformando le democrazie in bancocrazie.

Fonte: Il Fatto Quotidiano – di Enzo Di Frenna



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Cita:
Aztlan ha scritto:

E allora io insisto nel dire la semplice verità:


Ricordate la Germania nazista che rubava l' oro di tutta Europa?

Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Rottura Euro si avvicina: aziende
spostano soldi in Germania



Ecco, lo hanno fatto di nuovo, ora con l' euro al posto dell' oro.


L' Italia ha una delle più grandi riserve auree del mondo, oltretutto.

La moneta unica - ma proprio unica, mondiale - si stamperà con le proprietà "con-fiscate" a tutto il Vecchio Continente.

E naturalmente, a capo di tutto ci sono gli stessi brillanti creatori dell' Eurozona...


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Ecco perché tornare alla lira non solo sarebbe possibile, ma anche vantaggioso. Con la grande riserva aurea, unita alle proprietà pubbliche, per non parlare del risparmio privato e della ricchezza intrinseca alla nazione Italia, potremmo avere una moneta valida da piazzare sul mercato da svalutare a piacimento o rivalutare quando la crisi sarà passata.



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«All’Italia è mancata una riforma protestante e una sana borghesia calvinista»
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Marziano
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MessaggioInviato: 11/12/2011, 13:42 
Là dove i nazisti hanno fallito.


La necessaria parte tecnica (semplificata per tutti) più sotto, ma ora una premessa che non posso trattenere. Non c’è stato un summit della UE giovedì notte, o meglio, quella farsa era solo farsa. Giovedì notte abbiamo visto la Germania finalizzare, con la piena complicità del criminale internazionale Mario Draghi, il suo terzo tentativo di distruggere l’Europa in un secolo. Ci provò due volte con le armi, e fu sconfitta. Al terzo tentativo ha usato l’economia, la Banca Centrale Europea, i Trattati sovranazionali capestro, e questa volta ce la sta facendo. Là dove i nazisti fallirono, i tedeschi democratici sono riusciti. Ce l’hanno nel DNA l’egemonia. E come nel 1939, l’Inghilterra si tira fuori, per poi combattere più tardi.

Nella gravità di quanto sta accadendo, è da registrare la giurassica stupidità di Sarkozy, che non ha capito che la Merkel si sta portando la Francia a braccetto come un cagnolino solo per affondarla. Il rapporto fra Berlino e Parigi assomiglia in tutto al rapporto fra gli Evangelisti fanatici americani e gli Israeliani. I primi sostengono a spada tratta le ambizioni espansioniste d’Israele in Palestina solo perché, secondo la profezia biblica evangelica, una volta realizzate tali ambizioni il Cristo tornerà sulla terra e incenerirà ogni singolo ebreo che non si sarà prima convertito al cristianesimo. Il crollo dell’Europa voluto scientemente dalla Germania getterà la Francia nel baratro assieme a noi ‘untermenschen’ del sud. Questa per i francesi è una nemesi ben meritata: furono loro che ricattarono la Germania dicendole “o ci fai fare la BCE e l’unione monetaria come vogliamo noi, oppure ti scordi i prestiti per l’unificazione con la Germania dell’Est”. Berlino accettò, ma i tedeschi sono micidiali e ora Parigi la pagherà cara. Fine premessa.

Ecco una guida al testo fuoriuscito dal summit europeo dell’8 Dicembre scorso. Il testo UE in corsivo, i miei commenti per la comprensione semplificata a seguire. Ecco come la Germania ci fa a pezzi.

Nota: ricordate che la necessità predicata fino all'isterismo di eliminare ogni deficit di bilancio degli Stati (che sono la ricchezza dei cittadini se fatti con moneta sovrana) deriva INTERAMENTE dal fatto che un deficit contratto con l'Euro non sovrano è veramente un peso insostemibile per lo Stato. Basterebbe eliminare l'Euro, tornare a monete sovrane e i deficit cesserebbero di essere un problema. Ma l'Euro è mantenuto SOLO per costringerci a impoverirci e divenire servi di Germania e mercati - si legga Il Più Grande Crimine per tutte le prove documentali.

La stabilità e l'integrità dell'unione economica e monetaria dell'Unione europea (…) Per conseguire tale obiettivo, ci baseremo sui risultati conseguiti negli ultimi 18 mesi, potenziandoli: il patto di stabilità e crescita rafforzato, l'attuazione del Semestre europeo che comincia questo mese, la nuova procedura per gli squilibri macroeconomici e il Patto euro plus (…) Se la Commissione individua un'inosservanza particolarmente grave del Patto di stabilità e crescita, richiederà un documento programmatico di bilancio riveduto.

-- l'attuazione del Semestre europeo Il Semestre Europeo significa che i parlamenti nazionali potranno esaminare le rispettive finanziarie solo dopo che esse saranno state esaminate e approvate dalla Commissione Europea di tecnocrati neoliberisti non eletti, e che rispondono direttamente alle lobby finanziarie internazionali. Infatti il Semestre Europeo fu chiesto alla Commissione nel 2002 dalla lobby European Roundtable of Industrialists nel seguente memorandum: ERT, EU Governance, ERT Discussion Paper, May 30, 2002. Cioè: quelle che a voi dicono essere state decisioni prese da Monti, Zapatero, Sarkozy e soci oggi, sono invece ordini impartiti da lobby private neoliberiste tempo fa. I politici eseguono, la Merkel al timone.

-- Se la Commissione individua un'inosservanza particolarmente grave del Patto di stabilità e crescita, richiederà un documento programmatico di bilancio riveduto. Se, dopo aver esaminato le nostre finanziarie prima che lo possano fare i nostri parlamenti, la Commissione decide che non sono sufficientemente di suo gradimento (cioè sufficientemente neoliberiste o di gradimento alle lobby sopraccitate), i nostri governi saranno costretti a rivederle e correggerle. Alla faccia delle sovranità del governo eletto, che è letteralmente cancellata.

-- la nuova procedura per gli squilibri macroeconomici La nuova procedura per gli squilibri macroeconomici contiene le sanzioni pecuniarie per gli Stati disobbedienti, è cioè il bastone della UE dei tecnocrati non eletti contro di noi. Tale bastone fu preteso dalla lobby finanziaria Business Europe nel 2010 in questo memorandum: Business Europe, The Madrid Declaration, June 11, 2010. Un anno e mezzo dopo, ci ritroviamo quel diktat sul tavolo dei capi di governo della UE, e di nuovo abbiamo i desiderata di pochi speculatori miliardari che condizioneranno le vite e sopravvivenze di milioni di famiglie e aziende europee, ovviamente nel senso di strangolare ancor più la già strangolata capacità dei governi di spendere a deficit per arricchire le proprie economie.

-- il Patto euro plus Il Patto Euro plus, che contiene le misure neoliberiste anti lavoratori, le misure di allungamento dell’età pensionabile, i tagli agli stipendi pubblici e ai servizi essenziali, e l’obbligo di trasposizione del divieto di spesa a deficit nelle Costituzioni nazionali, è il risultato di una serie di richieste specifiche sempre di Business Europe datate dal giugno 2010 al 4 marzo 2011, consegnate alla Commissione UE, e consultabili in: Corporate Europe Observatory, Business against Europe: Business Europe Celebrates social onslaught in Europe. March 23, 2011. Idem come sopra.

I bilanci generali delle amministrazioni pubbliche devono essere in pareggio o in avanzo (…) Questa regola verrà inserita anche negli ordinamenti giuridici nazionali degli Stati membri a livello costituzionale o equivalente (…) Riconosciamo la competenza della Corte di giustizia a verificare il recepimento di questa regola a livello nazionale.

-- Viene stabilito l’obbligo degli Stati aderenti di avere pareggio di bilancio - cioè lo Stato ci deve tassare tanto quanto spende per noi, e così ci lascia in tasca zero soldi; o ancor meglio di avere il surplus (avanzo) di bilancio – cioè lo Stato ci tassa di più di quanto spende per noi e così ci impoverisce. Questi impoverimenti automatici dei cittadini devono essere resi obbligatori per legge costituzionale, come scritto nel paragrafo sopra, secondo le pretese della lobby Business Europe. La Corte Europea di Giustizia, che secondo il Trattato di Lisbona ha già supremazia sulle nostre Costituzioni (di fatto esautorate), ha il potere di vigilare che tutto ciò accada, anche se non è eletta da nessun europeo.

Gli Stati membri sottoposti alla procedura per i disavanzi eccessivi presentano alla Commissione e al Consiglio, per approvazione, un programma di partenariato economico che indica in dettaglio le riforme strutturali necessarie per assicurare una correzione realmente duratura dei disavanzi eccessivi. L'attuazione del programma, e dei documenti programmatici di bilancio annuali coerenti con esso, sarà monitorata dalla Commissione e dal Consiglio. Sarà istituito un meccanismo per la relazione ex ante degli Stati membri sui rispettivi piani annuali di emissione di debito.

-- Se uno Stato membro viene considerato negligente, dovrà fare i compiti a casa, dove s’impegna in penitenze di spesa pubblica, coi tagli a pensioni e servizi, le ulteriori tasse, la deflazione degli stipendi, ecc. (riforme strutturali), e che dovranno essere applicati sotto sorveglianza di tecnocrati europei o capi di governo esteri che nessun italiano ha eletto, fra cui svetta Monti che è parte del Consiglio UE, e che infatti nessuno qui ha eletto. Ma peggio: da ora in poi, persino le emissioni dei nostri titoli di Stato saranno prima giudicate da questi tecnocrati, e solo dopo permesse. Cioè: neppure più la basilare operazione di spesa sovrana ci sarà permessa, in una perdita di sovranità inaudita dal 1948 a oggi.

Non appena alla Commissione risulti che uno Stato membro ha superato la soglia del 3%, scatteranno conseguenze automatiche a meno la maggioranza qualificata di Stati membri della zona euro sia contraria.Verranno adottate le misure e sanzioni proposte o raccomandate dalla Commissione a meno che la maggioranza qualificata degli Stati membri della zona euro sia contraria.

-- Se uno Stato aderente osa tentare di spendere a deficit per i suoi cittadini – cioè dargli più soldi di quanto gliene tolga in tasse – oltre il limite già asfittico del 3% del PIL, scatteranno automaticamente sanzioni anche economiche decise dalla Commissione UE, che potranno essere bloccate solo se gli Stati aderenti riusciranno a trovarsi d’accordo in maggioranza qualificata. Questo è il paradosso anti-democratico dove per bloccare le bastonate di impoverimento anti-sociali sancite da tecnocrati non eletti della Commissione, interi Stati dovranno faticare per mettersi d’accordo. Interi Stati sovrani (!) per bloccare pochi burocrati nelle mani di lobby finanziarie.

Per quanto riguarda le risorse finanziarie, conveniamo sui seguenti punti: (…) riesamineremo l'adeguatezza del massimale globale del FESF/MES di 500 miliardi di EURO nel marzo 2012 (…) Attendiamo con interesse contributi paralleli da parte della comunità internazionale.

Qui si arriva al disastro dell’Euro come moneta insostenibile che i mercati stanno rifiutando al punto da far fallire interi Stati. Occorre una spiegazione per i meno ferrati. Cosa sono queste sigle FESF/MES? In sostanza questo: sono fondi di denaro che l’Eurozona sta disperatamente mettendo assieme per salvare dalla bancarotta gli Stati più in crisi, come Grecia, Portogallo, Italia e altri. Perché vanno salvati quegli Stati? Perché hanno adottato l’Euro, che nessuno Stato può emettere e che tutti gli Stati dell’Eurozona devono prendere in prestito da gruppi di privati investitori. Ma questi investitori non si fidano a finanziare gli Stati dell’Euro, specialmente quelli meno forti, precisamente perché un investitore presta a uno Stato badando a una sola cosa: che quello Stato possa pagare puntuale le scadenze del debito. E siccome nessuno Stato dell’Eurozona può emettere Euro liberamente e devono trovarseli facendo prestiti a destra e a manca, gli investitori hanno paura di non essere più puntualmente rimborsati, e allora per prestarci Euro ci chiedono tassi d’interesse altissimi, insostenibili. Grecia, Italia, Portogallo e altri di conseguenza non possono finanziarsi a quei tassi usurai, e scivolano verso il fallimento (default). Allora la stupidissima UE (ma la criminale Germania che invece questo vuole) cosa fa? Fa altri debiti, persino elemosinando i “contributi paralleli da parte della comunità internazionale”, e mette assieme quei fondi di salvataggio FESF/MES credendo di infinocchiare gli investitori. A parte il fatto che un gruzzolo di 500 o anche 1000 miliardi di Euro sono un salvagente pari a un sughero da pesca se pensiamo che le cifre richieste per salvare gli Stati in crisi sarebbero quattro o cinque volte superiori, il problema è ben altro e in ordine: 1) Ma perché diavolo dobbiamo stare in questa situazione orrenda (moneta Euro) dove per vivere uno Stato deve elemosinare ogni singolo Euro da banche, assicurazioni, fondi sovrani arabi, speculatori squali ecc.? 2) Ma perché sti politici non ascoltano ciò che i mercati gli stanno gridando da mesi, su tutte le pagine dei quotidiani finanziari più autorevoli del mondo? E cioè, solo per fare un esempio “L’accordo su regole di bilancio più severe del summit di giovedì, che è stato definito come un ultimo disperato tentativo di salvare l’Euro, si concentra su tutti i temi sbagliati, come appunto l’austerità. E’ stato sbandierato come un successo dalla Merkel, ma viene ignorato dagli investitori che rimangono convinti the solo la BCE può salvare la moneta unica” (Financial Times.com Markets, 9 Dicembre 2011). Cioè: serve (come minimo, anche se non è la soluzione migliore) una banca centrale che si comporti come tutte le banche centrali che hanno un senso, e che monetizzi le spese dei nostri Stati senza limiti, soprattutto in queste emergenze. Leggete qui di seguito e badate bene a queste parole, perché introducono al golpe di Merkel/Draghi:

“Affinché i mercati si calmino dal panico, devono potersi fidare del fatto che non subiranno fallimenti statali o perdite enormi, e solo la BCE, che ha il potere di emettere Euro illimitatamente, può fornire quella rassicurazione. Ma i mercati sanno che non lo farà” (sempre FT). Capito? La BCE può e deve salvare gli Stati come noi dal disastro di collasso economico e di impoverimento di milioni di famiglie, ma NON lo fa, per cui i mercati continueranno a infierire. Draghi sta facendo mosse di una oculatezza diabolica, perché lavora in tandem con la Germania che cerca ostinatamente il collasso dell’Europa, e sfrutta il panico dei mercati che alla fine causeranno precisamente quel collasso. Leggete qui: “E’ improbabile che Draghi cambierà le sue politiche, e questo rende molto probabile che le agenzie di rating declasseranno alcuni Stati membri dell’Euro” (Jens Larsen, chief European strategist at RBC Capital Markets). Il balletto è coordinato, tutto deve funzionare verso il collasso europeo. Ora il riassunto facilitato:

- Il summit è stato una farsa inutile che i mercati, i veri padroni del nostro destino, ignorano come una buffonata.

- La parte stupida dei leader UE soffia sul fondo salva Stati che fa ugualmente ridere i mercati, che continueranno a sfiduciarci e a mandarci verso il fallimento. La parte consapevole della UE (Merkel/Draghi) sa questo benissimo.

- E’ chiaro al mondo e alla Luna che è la BCE che deve intervenire per fermare il collasso dell’Europa dell’Euro (ma anche del resto), ma Draghi si rifiuta categoricamente. Il suo rifiuto scatena la bocciature delle agenzie di rating, che scatenano altro panico dei mercati che ci affosseranno sempre più velocemente. Il rifiuto di Draghi è voluto e oculatamente servito proprio nei momenti cruciali.

- L’Europa collassata, l’esplosione del sistema Euro, il crollo di tutte le economie più deboli come Italia, Portogallo, Spagna, Irlanda, Grecia, Francia, Belgio, riporteranno il Vecchio Continente alla situazione precedente il 1999, ma a condizioni da sogno per la Germania. Essa, con un Euro a due velocità o anche col suo ritorno al Marco, sarà vista dai mercati come l’unica scialuppa di salvezza su cui saltare con tutti i suoi soldi, mentre noi rimarremo a secco e agonizzanti. In più, i veri manovratori della Merkel, e cioè le mega industrie dell’export Neomercantile della Germania, si troveranno con decine di milioni di lavoratori europei a due passi da casa disposti a lavorare a ritmi da lager e a stipendi da Cina per loro. E l’impero germanico dell’export si presenterà al mondo dei grandi mercati del domani, Brasile, Cina, India, Est asiatico, con prodotti a prezzi competitivi. Egemonia teutonica in trionfo. Là dove Hitler fallì.

Ma c’è una mina che può essere inserita nei cingoli del Panzer tedesco, e che lo farebbe saltare in pezzi, sfasciando orribilmente la progressione criminale delle politiche dei golpisti sopraccitati. Si chiama MMT, Modern Money Theory, cioè l’impianto di economia che prescrive il ritorno dell’Italia alla sua sovranità monetaria, la decisione del futuro governo di spendere la nuova Lira sovrana a deficit (più soldi per i cittadini che tasse prelevate dai cittadini) per creare piena occupazione, pieno Stato Sociale, piena istruzione, pieni alloggi, piena produzione delle aziende e piene infrastrutture. La MMT ha permesso all’Argentina fallita di inserire quella mina nei cingoli di una macchina da guerra ben più micidiale della Germania, gli Stati Uniti del Washington Consensus Neoliberista. E gli americani sono saltati. L’Argentina oggi sta bene, informatevi. Modern Money Theory, su http://neweconomicperspectives.blogspot.com/ oppure http://www.economonitor.com/lrwray/ - Email umkc.economists@gmail.com. Gli economisti accademici di riferimento sono: i Prof. L. Randall Wray, Stephanie Kelton, Warren Mosler, Marshall Auerback, William Black, Michael Hudson.

Datevi da fare, salvatevi la pelle. Piantatela di scrivermi. Muovetevi!

http://www.paolobarnard.info/intervento ... php?id=282



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MessaggioInviato: 11/12/2011, 15:01 
Debito pubblico? La Banca del North Dakota è differente
http://rapportoaureo.wordpress.com/2011 ... ifferente/

Ebbene sì, mentre la crisi planetaria mette in ginocchio l’economia degli stati sovrani ‘rei’ di aver contratto nel corso degli anni debiti pubblici da capogiro (se si sommassero i debiti pubblici delle sole nazioni occidentali dell’emisfero boreale del globo potremmo utilizzare a pieno titolo la parola “fantastigliardi”) con le rispettive banche centrali (delle società anonime a proprietà privata che hanno usurpato la sovranità monetaria dei popoli arrogandosi la facoltà di emettere moneta semplicemente stampandola come fessoero una tipografia), c’è uno Stato che non ha debito pubblico, anzi ha un attivo di oltre 300 milioni di dollari e ha una disoccupazione a livelli strutturali: il 3,3%.

Qual’è il segreto del North Dakota? Semplicemente l’aver mandato a quel paese la Federal Reserve, la banca americana che emette e presta il dollaro a tutti gli Stati Uniti con eccezione del virtuoso stato di cui sopra. Nella prima parte del secolo scorso infatti, i lungimiranti contadini del North Dakota si rifiutarono di aderire al Federal Reserve System decidendo di non prendere un centesimo in prestito dalla FED e di non corrispondere quindi nessun tasso d’interesse alla banca emittente. Decisero di creare una loro Banca, la Bank of North Dakota http://banknd.nd.gov/ , una banca pubblica che opera il sistema della riserva frazionaria a fin di bene: attraverso i depositi (in dollari) dei cittadini la BND garantisce l’accesso al credito alle imprese e alle famiglie con tassi d’interesse e di sconto a condizioni agevolate (per i finanziamenti nell’economia agricola si arriva all’1% dell’ammontare del capitale preso in prestito!), gli interessi corrisposti non vanno a finire nelle tasche di pochi privati speculatori, ma tornano ai cittadini in quanto la BND è una Banca Pubblica e come tale può accreditare i dividendi allo Stato finanziando opere e servizi pubblici.

Un miracolo? Assolutamente no, una cosa talmente semplice e logica che ogni Stato Sovrano potrebbe fare da un giorno all’altro.

Facciamo un esempio. Immaginiamo di vivere in un Paese governato da politici eletti direttamente dal popolo. facciamo finta - per assurdo, s’intende! – che questi abbiano deciso di far politica non per difendere i propri interessi o quelli delle lobbies che li sostengono e li finanziano, ma per far progredire, crescere e sviluppare la propria terra e il proprio popolo. Continuiamo nel nostro immenso sforzo di fantasia e arriviamo a ipotizzare che la cultura dominante di un popolo non sia quella del favoritismo, del consociativismo, dell’interesse collettivo piegato all’interesse del singolo attraverso manovre tatticistiche fine a se stesse, ma solo e soltanto quella del merito e dell’interesse nazionale. Arriviamo a rasentare la bestemmia immaginando che questi governanti che vogliono fare l’interesse del popolo decidano di creare una Banca Nazionale, che i cittadini decidano di spostare le loro ricchezze presso questa Banca, consapevoli del fatto che le spese che pagano (frutto del loro sudore) ritornano nelle loro tasche. Cosa succederebbe? Succederebbe che le banche commerciali fallirebbero e i loro proprietari (conosciamo i nomi degli amministratori delegati, dei consiglieri d’amminisatrazionem dei direttori generali ma NON CONOSCIAMO I VERI PROPRIETARI, ovvero coloro che ogni anno incassano i dividendi) sarebbero costretti a guadagnarsi da vivere non sulla produzione di lavoro altrui come fanno i pidocchi, ma con il proprio sudore. Ma nel nostro Paese l’unico sudore che ci e’ rimasto (comincia anche a mancare il lavoro) è quello che ci ritroviamo al risveglio dopo aver fatto certi bei sogni…

Per approfondimenti sulla BND:

http://www.circolovegetarianocalcata.it ... %E2%80%9D/

http://www.ilgiornale.it/esteri/north_d ... comments=1

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... fromSearch



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MessaggioInviato: 11/12/2011, 16:59 
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650mila abitanti


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...la produzione del North Dakota al quarto posto negli Usa dopo Texas, Alaska e California...

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...le tasse sull'attività petrolifera, per ora circa 500 milioni l'anno, hanno permesso al governatore John Hoeven di ridurre le altre imposte sulla proprietà di 580 milioni nel budget 2009, aumentando al tempo stesso gli investimenti nell'istruzione - un miracolo agli occhi di qualsiasi altro americano alle prese con i tagli alla spesa pubblica...


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Poiché i ricavi petroliferi aumentano a vista d'occhio, si è posta al governo del North Dakota la necessità di decidere cosa farne. Le tasse sono già a livelli minimi e la costituzione del North Dakota, a differenza di quella dell'Alaska, impedisce di restituire direttamente i fondi ai cittadini. Così è stato costituito un fondo, alimentato con il 30% dei proventi del petrolio, per far fronte in futuro agli anni delle vacche magre che - come i primi pionieri appresero rapidamente - seguono inevitabilmente quelli di prosperità.


Cita:
Oggi il tasso di disoccupazione è del solo 3,3%, il più basso di tutti gli Stati Uniti, e tra giugno 2009 e giugno 2010 in North Dakota i posti di lavoro sono cresciuti del 2%, una delle migliori performance di tutto il paese


vabbè facile ..così sono capaci tutti



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[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
© Anonymous/The Irish Rovers
http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/
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