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Paul Davies: "forse non c'è vita fuori la Terra"

Il titolo dell'articolo rispecchia - probabilmente - lo stato d'animo attuale di Paul Davies, uno dei più importanti astrobiologi e divulgatori scientifici al mondo, forse in Davies sta nascendo la rassegnazione di una "non scoperta" che lui auspica di annunciare in ogni modo, rassegnazione ampliata dalle sbagliate - secondo lo stesso Davies - strategie nella ricerca. Ma forse, Paul Davies, non la pensa effettivamente così. E infatti, nell'articolo che segue apparso su "Diario La Tercera" ci sono - anche - alcuni spunti interessanti. Buona lettura.
Se mai gli extraterrestri "telefonassero" alla Terra, l'astrobiologo Paul Davies sarebbe il primo a rispondere. Lo scienziato della Università dell'Arizona (USA) dirige un Gruppo di Risposta del progetto SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence), un organizzazione che da 51 anni ricerca la vita fuori la Terra attraverso varie iniziative internazionali.
Davies è uno dei ricercatori che ha partecipato al "Congresso Internazionale del Futuro: scienza, tecnologia, umanità e cittadinanza", organizzato dal Congresso del Cile nell'ambito delle attività per le celebrazioni del suo bicentenario.
Gran parte delle ricerche di Davies si riflettono nei suoi 27 libri, incluso il suo scetticismo sulla possibilità d'incontrare vita fuori dal pianeta Terra. "Non abbiamo nessuna prova. Forse non esiste vita fuori la Terra. Non abbiamo nemmeno idea su come apparve sul nostro pianeta", dice Davies.
Secondo l'astrobiologo, la distanza con potenziali mondi abitati e il tipo di segnale che invieranno sono le principiali difficoltà per trovare prove dell'esistenza di vita. "Tutti noi che lavoriamo in questo settore, riteniamo che le possibilità di captare un messaggio sono estremamente basse. E' molto più probabile trovare un segnale o una immagine che non possa essere spiegata".
Che cosa succede se andiamo alla ricerca di vita? "Se esiste, entra in gioco un altro problema: nessuno la sta cercando", ha affermato Davies, riferendosi alle ultime sonde che le agenzie spaziali inviati su pianeti, come ad esempio Marte. "Abbiamo bisogno di un cambiamento di strategia. Stiamo mandando sonde su Marte (Curiosity), però senza la capacità di effettuare esperimenti biologici", critica Davies.
Davies ha aggiunto che l'ultima volta che si cercarono evidenze biologiche fu negli anni 70 del secolo scorso, con la sonda Viking della NASA. Dopo di che, "il nulla".
Per l'esperto la nostra migliore possibilità sarebbe quella di "cercare pianeti molto simili alla Terra. In pochi decenni avremo strumenti che potranno misurare l'atmosfera di questi corpi", per determinare l'abitabilità del luogo.
Davies fu uno degli autori dello studio inerente la scoperta di un batterio nel lago Mono, in California, che può rimpiazzare il fosforo (fondamentale per la vita) in arsenico. "E' ancora un mistero", conclude Davies.
Fonte
http://centroufologicoionico.blogspot.c ... ri-la.htmlTraduzione a cura di Antonio De Comite