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MessaggioInviato: 15/01/2012, 13:36 
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Thethirdeye ha scritto:

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mik.300 ha scritto:

così non si rischia una iperinflazione ?

che c'entra il signoraggio ?



Il rischio di inflazione è uno spauracchio creato ad arte
dai banchieri. Così facendo, nessuno abbandona lo status quo
e nessuno si permette di mettere in discussione il "sistema debito".




“È un bene che gli abitanti della nazione non capiscano abbastanza il
nostro sistema bancario e monetario, perché se lo facessero, credo che
ci sarebbe una rivoluzione prima di domattina.”
(Henry Ford)


quindi lo stato può stampare vagonate di soldi
e buttarle sul mercato
(opere pubbliche, sussidi diretti),
senza nessun bilanciamento,
e non creare crisi da iperinflazione..
quindi non servirebbe nemmeno
pagare le tasse..
i soldi che servono,
lo stato semplicemente se li stampa..

non so..
a weimar è successo un casino però..
un uovo costava trilioni di marchi..

detto questo,
le banche sono ladre,
speculano, ecc. ecc.



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 15/01/2012, 17:30 
I mercati contro l'Italia
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=12070



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 15/01/2012, 17:37 
COMUNICATO STAMPA

Agenzie di rating: il monopolio delle “tre sorelle” USA della finanza, in prevalenza controllate dalle banche, esposte e coinvolte pesantemente nella “finanza derivata”

Fonte:
http://www.movisol.org/znews218.htm

Le agenzie di rating, nate agli inizi del Novecento negli Stati Uniti, analizzano la solidità finanziaria di soggetti quali stati, enti, governi, imprese, banche, assicurazioni. Le principali agenzie sono tutte statunitensi: Moody's, Standard & Poor's e Fitch. Il rating, che valuta l'entità del rischio di credito, si divide in due principali categorie: il rischio commerciale ed il rischio paese, ma non misura altri tipi di rischi quale il rischio di tasso o di cambio, ecc. La valutazione della capacità del debitore di far fronte al rimborso del proprio debito finanziario viene fornita ricorrendo ad una scala alfabetica, che va da un valore massimo ad uno minimo.

Un monitoraggio effettato dall'Adusbef su oltre 1.000 “report” (consigli per gli acquisti o per le vendite su titoli e/o azioni) emessi a pagamento (quindi con un potenziale conflitto di interessi, a volte anche quando non è stato richiesto) dalle maggiori agenzie di rating, anche di origine bancaria, ha rappresentato la prova provata che tali rapporti sono risultati sballati al 91 per cento,efficaci al 9 per cento. Quando le agenzie diffondono su internet, tramite lettere finanziarie o stampa specializzata,i loro reports su società quotate, i consigli (ad acquistare: buy; vendere: sell; o tenere: hold ) 9 volte su 10 si sono rilevati vere e proprie bufale a danno dei risparmiatori i quali, seguendo quei non proprio disinteressati consigli,hanno messo a repentaglio il frutto del loro sudato risparmio, con perdite maggiori rispetto alla loro normale capacità di investimento.

Le società di rating,poiché sono pagate dai committenti e non dagli investitori,sono portatrici di un conflitto di interessi, che ha mostrato tutta la sua evidenza negli scandali finanziari mondiali: dalle Enron e Worldcom alla Parmalat.

Il 19 ottobre 2006, 2 delle 3 agenzie di rating internazionali che agiscono in regime di oligopolio, hanno deciso di declassare l'Italia, hanno dato voluto cioè dare un voto negativo alla capacità dell'Italia di gestire la sua economia. Non è la prima volta che questo accade, anche in presenza di governi di differente orientamento politico. E' un voto che solitamente ha drammatiche conseguenze economiche e sociali. Delle tre agenzie, la Standard & Poors, la Fitch e la Moody's, questa volta le prime due hanno ritoccato negativamente il loro voto, mentre per il momento la terza lo ha mantenuto invariato. Le motivazioni della “pagella” sono sempre di una ripetitività e di una banalità quasi disarmanti: i tagli nelle spese di bilancio non sono sufficienti e la “riforma delle pensioni” (leggi privatizzazione delle pensioni) va troppo a rilento. Sono giudizi, ripetuti in salse un po' diverse, che sono stati emessi per tutti, siano questi paesi industrializzati o nazioni in via di sviluppo. L'effetto immediato del voto negativo è un aumento dei tassi di interesse per “ricomprare” la fiducia dei sottoscrittori di obbligazioni e di altre forme di credito, per cui tutto il debito pubblico e privato di una nazione costa subito di più (la stima del declassamento italiano, calcolata da Adusbef,è pari a circa 3,3 miliardi di euro), con ricadute negative sul bilancio statale e con l'aggiunta di ulteriori tagli alla spesa sociale. Per le nazioni più deboli, queste decisioni provocano anche una caduta del valore di scambio della moneta, con effetti devastanti sulle importazioni (che costano di più), sulle esportazioni (che valgono di meno) del paese, sul suo bilancio statale e sui livelli di vita della popolazione.
Con la deregolamentazione dell'economia, soprattutto dall'inizio degli anni novanta, queste agenzie sono diventate il “grande fratello” finanziario e hanno progressivamente accumulato un potere immenso, superiore a quello degli stati e delle banche centrali, sia nella valutazione delle politiche dei governi che dell'andamento economico di qualsiasi entità privata, determinando le decisioni di tutti gli attori economici. All'inizio le agenzie offrivano, a pagamento, ai detentori di titoli di credito i loro giudizi sul comportamento dei debitori. Adesso persino i debitori pagano per avere un “voto” prima di emettere un'obbligazione o attingere a qualsiasi altra forma di credito. Senza il voto delle agenzie, economicamente non si esiste più. Per poter comprare o vendere, per prendere o dare a prestito, bisogna pagare il “pizzo” per ricevere la protezione o il semplice riconoscimento da parte di questi nuovi potentati.

Prima di tutto va sottolineato che le tre maggiori agenzie di rating (le 3 sorelle) sono delle entità private strutturate come società per azioni e quindi parte della logica di mercato e sottoposte al principio del massimo profitto possibile. Inoltre, e risulterà chiaro da una sintetica analisi delle loro strutture dirigenziali, le “tre sorelle” hanno partecipazioni dirette, anche attraverso i membri dei loro consigli direttivi, Board of Directors, delle più grandi corporations internazionali e delle più grandi banche internazionali, pesantemente coinvolte nelle operazioni di finanza derivata, cioè in quelle speculazioni finanziarie principalmente responsabili delle bolle speculative e dell'attuale crisi finanziaria sistemica globale.

1) La Standard & Poor's (S&P) è sussidiaria della multinazionale McGraw-Hill Companies, con sede centrale a New York, colosso delle comunicazioni, dell'editoria, delle costruzioni e presente in quasi tutti i settori economici. La multinazionale, proprietaria anche di Business Week, nel 2005 vantava un fatturato di 6 miliardi e un profitto di 844 milioni di dollari. Il presidente di McGraw-Hill è Harold McGraw III, che è, tra le altre cose, contemporaneamente membro del Board of Directors della United Technology (multinazionale degli armamenti) e della ConocoPhillips (petrolio ed energia). È stato anche membro del “Transition Advisory Committe on Trade” del presidente George W. Bush, padre dell'attuale capo della Casa Bianca.
Tra i membri del Board of Directors della McGraw-Hill, che decidono quindi anche dell'attività della S&P, troviamo:
Sir Winfried Bishoff, presidente della Citigroup Europa e uomo di punta della Henry Schroder Bank di Londra;
Dougals N. Daft, presidente della Coca Cola Co.;
Hilde Ochoa-Brillenmbourg, alto responsabile della Credit Union del FMI-World Bank;
James H. Ross, della British Petroleum;
Edward B. Rust Jr., presidente della'assicurazione State Farm Insurance Company (gigante del settore assicurativo, bancario e immobiliare, sotto scrutinio per le politiche troppo disinvolte dopo l'urgano Katrina), direttore della Helmyck & Payne, colosso del settore petrolifero e già membro del Transition Advisory Team Committee on Education della presidenza di George W. Bush (padre);
Sidney Taurel, presidente della farmaceutica Eli Lilly (che in passato ha vantato tra i suoi dirigenti anche Kenneth Lay, condannato per la bancarotta della Enron) e direttore dell'IBM, già membro nel 2002 dell'Homeland Security Advisory Council (l'apparato dell'antiterrorismo).

2) L'agenzia di rating Fitch di New York è sussidiaria della multinazionale dei servizi finanziari Fimalac, con sede centrale a Parigi. Nel 2005 la multinazionle americana delle comunicazioni Hearst Corporation ha rilevato il 20% del pacchetto azionario.
Il suo presidente è Marc Ladreit de Lacharriere, uomo della Renault e della Banque Suez.
Tra i membri del Board of Directors troviamo:
David Dautresme della banca Lazard Freres;
Philippe Lagayette della JPMorgan & Cie;
Bernard Mirat della Cholet-Dupont (finanza);
Bernard Pierre della Fremapi (metalli preziosi).
La Fimalac vanta anche un International Advisory Board per dare più lustro e potere alla multinazionale, che nel 2002 annoverava tra gli altri: Felix Rohatyn della Lazard Freres, l'uomo che ha recentemente smantellato l'industria americana dell'auto, Sholley della UBS Warburg, Reimnits della Kommerz Bank, Peberan della Parisbas, rappresentanti della Nestlè, della Bentelsmann e anche l'ex presidente della Federal Reserve americana Paul Volker e l'italiano Lamberto Dini.

3) L'agenzia di rating Moody's è sussidiaria della Moody's Corporation, con sede centrale a New York. Il presidente è Raymond W. McDaniel Jr.
Tra i membri del Board of Directors troviamo:
Basil L. Anderson della Stables Inc. e della Hasbro Inc (due giganti del settore vendite e servizi);
Robert Glauber della ING Group (settore bancario e assicurativo con base in Olanda), già sottosegretario del ministero delle finanze americano nel periodo 1989-92;
Henry Mc Kinnell, della multinazionale farmaceutica Pfizer e della Exxon Mobil (petrolio);
Nancy S. Newcomb della Citigroup e della Sysco Corporation (settore alimentare);
John K. Wulff, della multinazionale chimica Herculer, della KPMG (la multinazionale di consulenza finanziaria e di certificazione dei bilanci), della Sunoco (petrolio) e della Fannie Mae (che insieme alla Freddie Mac detiene quasi per intero il pacchetto ipotecario immobiliare americano la cui bolla è al punto di esplodere).
Le “tre sorelle” del rating quindi, non sono solamente l'espressione dell'intreccio dominante delle multinazionali, ma in particolar modo sono una struttura organizzata delle principali banche del pianeta che controllano il sistema finanziario e debitorio delle nazioni e di tutti i settori dell'economia sia privata che pubblica. Ma la cosa che si vuole con precisione sottolineare è l'influenza determinante esercitata sulle “tre sorelle” da quella finanza altamente speculativa che è responsabile della gigantesca bolla in derivati finanziari che ha precipitato il mondo intero in un processo di crisi sistemica.
Secondo i rapporti della Banca dei Regolamenti Internazionale (BRI) di Basilea, la banca di coordinamento di tutte le banche centrali, alla fine di dicembre 2005 solamente il totale del valore nozionale di tutti i derivati finanziari Over The Counter (OTC), cioè quelli che non appaiono sui bilanci delle banche e finanziarie che li sottoscrivono, aveva raggiunto i 284.819 miliardi di dollari, cioè sette volte il PIL mondiale ( alla fine del 2003 era di 197.167 miliardi, cioè quasi 100.000 miliardi in più solamente in 24 mesi!). Queste sono operazioni finanziarie altamente speculative, soprattutto scommesse sugli andamenti futuri dei tassi di interesse, che hanno già portato l'intero sistema in crisi con il fallimento del fondo LTCM nel 1998 e continuano a scuotere quotidianamente il sistema finanziario e monetario, ultimo il fallimento per 6,5 miliardi di dollari del fondo americano Amaranth (con ricadute negative anche sui fondi gestiti italiani,dal san Paolo Imi alle Generali). Si noti che alla vigilia della crisi del 1998 il totale dei derivati OTC era di 28.000 miliardi di dollari.
Secondo l'ente statale di controllo sul denaro circolante negli USA, il Comptroller of the Currency, a fine giugno 2006 la JPMorgan vantava da sola un valore nominale di derivati OTC pari a 57.300 miliardi di dollari (cinque volte il PIL americano) e la Citigroup vantava 25.327 miliardi di dollari in derivati OTC. Anche le altre banche sono pesantemente coinvolte in queste operazioni sebbene seguano a grande distanza questi due colossi della speculazione finanziaria.

Tutto questo ci porta a concludere che le “tre sorelle” non sono solamente squalificate nella pretesa di valutare la solidità economica e finanziaria degli stati e delle imprese, ma che sono parte integrante del problema che sta portando il mondo economico verso il crack e la crisi sistemica con conseguenze devastanti per l'intera vita economica, sociale e politica del pianeta.

Questa riflessione non si deve fermare al rifiuto delle ricette imposte dalle agenzie, ma deve sollecitare un'azione, coordinata internazionalmente, per ridefinire le regole e i progetti per un nuovo sistema monetario e finanziario internazionale, per una nuova Bretton Woods [vedi nota] capace di promuovere un nuovo ordine economico mondiale più giusto. Lo scorso 6 aprile 2005 la Camera dei Deputati ha approvato una mozione per una nuova Bretton Woods presentata dall'On. Mario Lettieri della Margherita,attuale sottosegretario all'Economia, sostenuta da cinquanta parlamentari di tutti i partiti. Bisogna continuare con queste iniziative fino ad arrivare ad un coordinamento internazionale e convocare una conferenza di capi di stato e di governo che rimetta l'economia sui binari dello sviluppo reale, che ridia al credito il suo ruolo produttivo, mettendo la speculazione e la deregolamentazione in una situazione di non nuocere.



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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Euro: parita' l'ultima chance per l'Italia

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Ricardo Caballero, docente di economia al Massachusetts
Institute of Technology (sinistra) in compagnia dell'investitore
George Soros (destra).


16 gennaio 2012| Ora 10:44

http://www.wallstreetitalia.com/article ... talia.aspx

New York - L'euro ha perso il 13% contro il dollaro da quando la crisi del debito si e' propagata anche in Italia, sette mesi fa. Il calo rispecchia la sempre piu' alta probabilita' che Roma faccia default, un evento che distruggerebbe la moneta unica.

Secondo Ricardo Caballero e Francesco Giavazzi, l'ultima speranza per la divisa potrebbe essere la parita' con il biglietto verde. Un deprezzamento aiuterebbe l'euro a sopravvivere, posto che sia accompagnato da un sostegno in ambito di politica monetaria adeguato e coerente.

Dall'estate dell'anno scorso, scrivono i due economisti in un articolo pubblicato da Bloomberg, l'Italia ha implementato le misure di consolidamento fiscale con un'intensita' mai vista negli ultimi 15 anni, che comportano un incremento del surplus di bilancio primario pari a oltre il 6% del Pil nell'arco di tre anni.

Ma proprio perche' una simile contrazione fiscale avverra' tramite un innalzamento delle tasse, a ragion veduta gli investitori temono che il paese entrera' in una recessione molto pesante. Se cosi' fosse, l'opera di consolidamento fiscale non verra' completata.

Un euro piu' debole contribuirebbe a evitare tale evento negativo, rendendo invece piu' facile il compito del governo Monti di raggiungimento del consolidamento sperato. Per l'area euro nel suo complesso, la svalutazione della moneta unicra non avra' un impatto diretto, dal momento che gli scambi commerciali principali avvengono all'interno della regione.

Tuttavia, questo non e' il caso dell'Italia, dove il 55% delle esportazioni sono dirette a paesi xtra comunitari come Svizzera, Russia e Stati Uniti. Un deprezzamento del 15% dell'euro darebbe una grossa mano alle attivita' di esportazione di beni, fondamentali per la ripresa italiana, compensando l'inevitabile contrazione della domanda interna.

Ricardo Caballero e' professore di economia al Massachusetts Institute of Technology ed e' consulente di QFR Capital Management LP a New York. Francesco Giavazzi e' un docente di economia alla Bocconi e al MIT.



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MessaggioInviato: 16/01/2012, 13:39 
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Thethirdeye ha scritto:
Secondo Ricardo Caballero e Francesco Giavazzi, l'ultima speranza per la divisa potrebbe essere la parita' con il biglietto verde. Un deprezzamento aiuterebbe l'euro a sopravvivere, posto che sia accompagnato da un sostegno in ambito di politica monetaria adeguato e coerente.

Questa è l'arma che ha affossato l'Argentina... è ovvio che ora gli USA cercano di fare i loro interessi e di approfittare dell'occasione per mettere sotto non solo militarmente come già fanno, ma anche economicamente e politicamente i paesi europei.
L'idea di agganciare l'euro al dollaro mi suona un po' come affidare uno zoppo ad un cieco... o pensando male... un agnello ad un lupo.


Ultima modifica di iLGambero il 16/01/2012, 13:40, modificato 1 volta in totale.

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iLGambero ha scritto:
Cita:
Thethirdeye ha scritto: Secondo Ricardo Caballero e Francesco Giavazzi, l'ultima speranza per la divisa potrebbe essere la parita' con il biglietto verde. Un deprezzamento aiuterebbe l'euro a sopravvivere, posto che sia accompagnato da un sostegno in ambito di politica monetaria adeguato e coerente.


Questa è l'arma che ha affossato l'Argentina... è ovvio che ora gli USA cercano di fare i loro interessi e di approfittare dell'occasione per mettere sotto non solo militarmente come già fanno, ma anche economicamente e politicamente i paesi europei. L'idea di agganciare l'euro al dollaro mi suona un po' come affidare uno zoppo ad un cieco... o pensando male... un agnello ad un lupo.


Assolutamente d'accordo.... infatti l'articolo serve probabilmente a calmierare coloro i quali si preoccupano della svalutazione dell'Euro. In verità, dove c'è Soros, ci sono guai... oppure, grossissimi affari. E poichè le Agenzie di rating sono controllate, sempre e comunque, da signori che sappiamo, viene da pensare che l'equiparazione con il dollaro sia un modo per livellare le due valute (dollaro e euro) in vista della Moneta Unica Mondiale.
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=10858



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MessaggioInviato: 17/01/2012, 12:52 
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... 0825.shtml

"Le agenzie di rating «non sono istituti di ricerca imparziali» ma hanno dei loro interessi» e svolgono un ruolo che é in definitiva «é molto in linea con il capitalismo finanziario americano». È' quanto ha detto il vicepresidente della Commissione europea Olli Rehn in un'intervista a una tv finlandese commentando la decisione di S&P di ridurre il rating di numerosi paesi europei"

Che bello che quando fa comodo il complottismo viene sdoganato e istituzionalizzato (vedi i Soloni di Repubblica e Corriere)

Quando colpivano il governo Zapatero o quello Berlusconi, invece non c'erano questi dubbi complottisti, ma anzi erano lo specchio della verità: gli ipocriti sono come la gramigna.


Ultima modifica di iLGambero il 17/01/2012, 12:56, modificato 1 volta in totale.

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Intanto il complottismo si affina
"
Il presidente Consob, Giuseppe Vegas, attacca Standard&Poor's e rivela che è stato chiesto all'Esma di indagare sulle agenzie di rating e sul loro conflitto di interessi: "Molte di queste società sono possedute da signori che hanno dei fondi, come Buffet o Vanguard"
"
Se ne saranno accorti solo adesso? [;)]


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Thethirdeye ha scritto:

Euro: parita' l'ultima chance per l'Italia

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Ricardo Caballero, docente di economia al Massachusetts
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George Soros (destra).


16 gennaio 2012| Ora 10:44

http://www.wallstreetitalia.com/article ... talia.aspx

[i]New York - L'euro ha perso il 13% contro il dollaro da quando la crisi del debito si e' propagata anche in Italia, sette mesi fa. Il calo rispecchia la sempre piu' alta probabilita' che Roma faccia default, un evento che distruggerebbe la moneta unica.

Secondo Ricardo Caballero e Francesco Giavazzi, l'ultima speranza per la divisa potrebbe essere la parita' con il biglietto verde. Un deprezzamento aiuterebbe l'euro a sopravvivere, posto che sia accompagnato da un sostegno in ambito di politica monetaria adeguato e coerente.



leggevo tempo fa
che e` proprio quello che vogliono gli americani,
per restare a galla (loro..)
ma guarda un po`..!

e` in atto una guerra fimanziaria contro l`euro
per salvare il dollaro..
se si cancellano le alternative
si e` poi costretti a usare quello che c`e`
(il dollaro..)

colpisocno gl ianelli deboli, grecia, italia, ecc. ecc.
per colpire tuta la baracca..

soros, le agenzia di rating,
sono solo gli esecutori..

mi sembra che questo e` chiaro..



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iLGambero ha scritto:

Intanto il complottismo si affina
"
Il presidente Consob, Giuseppe Vegas, attacca Standard&Poor's e rivela che è stato chiesto all'Esma di indagare sulle agenzie di rating e sul loro conflitto di interessi: "Molte di queste società sono possedute da signori che hanno dei fondi, come Buffet o Vanguard"
"
Se ne saranno accorti solo adesso? [;)]



No... lo sapevano anche prima... solo che ora la cosa
è troppo evidente ed è sostenuta da una serie di soggetti
riconosciuti a livello internazionale [;)]

La Consob, in effetti andrebbe premiata per l'impegno
(ne parla già da tempo). Il fatto è che solo ora ne parlano
schiettamente anche i media....



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Roma, 17 gen. (TMNews) - "La Grecia andrà in default. Non si discute su questo". L'importante è che venga gestito in maniera giusta e ordinata. Intervenuto a Ballarò, David Tiley analista capo del rating sul debito sovrano dell'agenzia Fitch rispondendo a una domanda di Giovanni Floris se ci sarà default per la Grecia ha spiegato: "La Grecia andrà in default. Non si discute su questo. Ci sarà una ristrutturazione del debito. Si parla di ridurre in modo notevolissimo quanto deve ai suoi creditori privati". "Importante per la Grecia - ha aggiunto - è che il default venga gestito nel modo giusto e ordinato, nel contesto del Fondo monetario internazionale e dell'Unione Europea, al fine di rimettere in piedi il Paese. Ci sono rischi elevati anche per il Portogallo. Anche qui però il governo portoghese, come quello italiano e spagnolo, sta prendendo decisioni importanti per ridurre il deficit di bilancio e il debito pubblico e sta cercando di riformare la propria economia. Al momento la sfida più importante è quella di cercare di ripristinare la fiducia, servono grandi leadership a livello europeo non soltanto a livello nazion

da wallstreet


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MessaggioInviato: 17/01/2012, 20:36 
ahi ahi ahi
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01 ... ni/184492/

Si mette male... altro che spread... questi sono gli scricchiolii più preoccupanti.

"
I giapponesi abbandonano i titoli in euro
E lo yen minaccia le esportazioni
Secondo le statistiche del ministero delle finanze giapponese, da gennaio a novembre del 2011, gli investitori privati hanno venduto titoli dell'Eurozona per oltre 20 miliardi di euro: 10,14 miliardi di titoli italiani e quasi 9 miliardi di bond francesi

Via dai BTP, dai Bonos spagnoli e dagli OAT francesi. Ma anche dai sicurissimi Bund tedeschi, uno dei rifugi più amati dagli investitori disorientati di mezzo mondo. Le banche, le assicurazioni e i fondi giapponesi fanno marcia indietro e cercano di abbandonare la nave dell’Eurodebito prima che sia troppo tardi.
A darne notizia è il quotidiano finanziario di Tokio “Nikkei“. Secondo le statistiche del ministero delle finanze giapponese, da gennaio a novembre del 2011, gli investitori privati hanno venduto titoli dell’Eurozona per oltre 20 miliardi di euro: 10,14 miliardi di titoli italiani e quasi 9 miliardi di bond francesi. “Probabilmente i volumi di vendita di bond esteri sull’intero anno 2011 saranno ancora più elevati. Sarà un anno record per quanto riguarda la vendita di titoli di stato stranieri”, commenta il quotidiano giapponese. E ulteriori vendite, che “potrebbero essere stimolate dai declassamenti nei rating della scorsa settimana”, porterebbero a una “rivalutazione ancora maggiore dello yen rispetto alla moneta unica”.
"

Non sono ancora grandi cifre, ma indicano una tendenza preoccupante.

E pensare che fino agli inizi degli anni '90 eravamo in una situazione molto simile a quella giapponese, con una quota di debito pubblico acquistato dall'estero pressoché irrisoria.


Ultima modifica di iLGambero il 17/01/2012, 20:39, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 17/01/2012, 20:47 
E mentre i tecnocrati sono al lavoro, si rafforzano i nazionalismi in Europa

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01 ... ia/184482/

Si accorgono dell'Ungheria solo ora e solo perché nella nuova Costituzione si mette in discussione l'indipendenza della banca centrale ungherese... non certo per questioni relative ai diritti umani, che già ben si conoscevano da almeno 1-2 anni.


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MessaggioInviato: 18/01/2012, 13:26 
DAL FINANZ-CAPITALISMO AL FINANZ-MILITARISMO [8)]

Da leggere....

http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1jdKRfmqQ



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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