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Perché sto con i “Forconi”. Con qualche se e qualche ma...
Pubblicato il Thursday, 19 January @ 09:05:49 CST di admin


Che cosa sta succedendo in Sicilia in queste ore? È solo una manifestazione sindacale? È una rivolta? O è una vera Rivoluzione, come dicono i promotori?

Secondo me, anche al di là delle prime intenzioni degli organizzatori c’è un tappo che è saltato o che sta saltando o che, volendo essere proprio ottimisti, rischia di saltare da un momento all’altro: quello della apparente eterna pazienza dei Siciliani. I Siciliani in realtà non sono mai stati un popolo domo e paziente come l’abbiamo conosciuto in questi ultimi cinquant’anni. È stato soltanto drogato da qualche briciola di assistenzialismo e inondato da dosi massicce di disinformazione nazionale come arma di distrazione di massa.

Ma la Questione Siciliana, nei suoi tratti essenziali, è rimasta lí, irrisolta, secolare, come il carattere degli abitanti di questa bella e terribile Isola. Guai a prendersi gioco fino in fondo di questo Popolo quando è affamato, guai ad avvilirlo ancora di piú; diventa pericoloso. Si getta soltanto benzina sul fuoco, e la fiammata, prima o poi, è inevitabile.

Se anche andassero tutti a casa i dimostranti sabato mattina, prima o poi la Rivolta scoppierà ancora piú furiosa, indomabile, e forse, allora, sarà anche una Rivoluzione in senso stretto. Chi mai vorrebbe, anche se necessario, uno sconvolgimento simile?
Le rivendicazioni delle categorie produttive che hanno messo in ginocchio la Sicilia non solo sono sacrosante, dettate dall’esigenza di sopravvivere, ma sono anche nell’interesse di tutti i Siciliani, altro che corporative! E sono mature al punto da capire che la sepoltura dello Statuto da parte della classe politica siciliana non potrà che essere la loro sepoltura, come di una classe di inetti e di venduti. Ovvero sarà la sepoltura della Sicilia. La lotta per la sopravvivenza di ciò che resta dell’economia siciliana si salda con la lotta per la sopravvivenza politica e istituzionale della Sicilia. È questo il fatto nuovo. Se succederà – come sembra – che questo malcontento si salderà a sua volta con quello diffuso di lavoratori, ex lavoratori, giovani disoccupati e casalinghe, sarà un fiume in piena che nessuno potrà fermare.

Sanno i lavoratori che stanno per perdere il posto di lavoro per la politica terminator della Fornero che il nostro articolo 17 potrebbe arrestare l’invocata libertà di licenziamento indiscriminato sul bagnasciuga di Ganzirri? Sanno i disoccupati che con la fiscalità di vantaggio che la Sicilia può permettersi avremmo la fila per ottenere aree industriali da parte di imprese di ogni nazionalità?

Se lo sapessero veramente, e sempre di piú lo sanno, le piazze sarebbero inondate e la marea diventerebbe inarrestabile. E forse lo diventerà comunque. Per ora ci sono soprattutto gli imprenditori. Ma la vera lotta di classe non è piú tra imprenditori e lavoratori, bensí tra parassiti speculatori e “produttori”, con o senza partita IVA. E la Sicilia ha pochi parassiti e molta gente vera, che si alza la mattina per portare il pane ai propri figli. Chi può fermare un popolo fiero e armato dalla disperazione e, finalmente, dalla coscienza nazionale di fare parte di un’unica comunità storica, oggi avvilita, ma sempre presente sotto la cenere.

Infiltrazioni? Strumentalizzazioni? Chissà. Ci sono sempre. Ma io sono stato lunedì mattina a un posto di “blocco” e non ho visto né fascisti, né galoppini di chissà quali partiti nazionali, né picciotti mafiosi o chissà cosa. Ho visto padri e madri di famiglia, magari senza chissà quali studi, ma pieni di rabbia, di rabbia e di orgoglio di essere siciliani e di riscattare la propria terra.

È chiaro che ci saranno molti padri che cercheranno di cavalcare la tigre. È chiaro che ci saranno molti depistaggi che cercheranno di delegittimare la rivolta. Ma questo non ne farà cambiare la natura di rivolta di Popolo, né la potrà fermare. Soltanto, al piú, trattenere dubbiosi a casa molti amici e fratelli che “non ci vedono chiaro”, “sono perplessi” e amenità varie.

Quando c’è una rivoluzione non si fa in salotto. Si fa e basta. Magari, se teniamo come dobbiamo i nervi saldissimi, con il massimo del rispetto e del pacifismo. Lo slogan “morte ai (nuovi) francesi”, o “nuovo Vespro”, va bene se evoca fermezza e desiderio di svolta. In senso letterale, preferirei se possibile evitare…

Ho sentito che una frangia importante del movimento addita anche il Governo regionale fra i traditori. Sul punto la questione mi pare assai opinabile e comunque è secondaria. Credo che, in questo momento, attaccare (non tanto in sé, ma in questo modo radicale), un governo oggettivamente debole, assediato dai poteri forti nazionali, azzoppato da continue sentenze illegittime della Consulta che vanificano il dettato letterale dello Statuto, magari per consegnare la Regione agli ascari di sempre, non mi sembra una scelta molto indicata. Qualunque cosa si pensi del Governo Lombardo; qualunque cosa si pensi di questo Giano Bifronte, in continuità (ma come potrebbe diversamente?) con l’antica Regione, ma anche punto evidente di svolta rispetto al piú nero e recente passato… Colpa? Merito direi. E non dimentichiamo l’eroismo dell’assessore Armao che, per difendere lo Statuto, è arrivato ad impugnare il bilancio dello Stato, sapendo che la Corte Costituzionale, giudice mal costituito, darà senz’altro torto alla Sicilia. Ma che doveva fare? Dichiarare guerra all’Italia? Comunque rispetto le opinioni diverse e gli schieramenti avversi. Ci mancherebbe.

Questo obiettivo assolutamente secondario e certamente non presente negli slogan dei manifestanti, attenti a ben altri problemi, non può essere il pretesto per restare “neutrali” (!?). Io credo che tutti abbiano il dovere di alzare la posta, scendendo in piazza, senza bandiere di partito, sí, ma con i propri obiettivi. Le rivendicazioni economiche dei manifestanti, le uniche veramente sentite, sono di tutti. E allora? Scendiamo tutti in piazza, fisicamente o moralmente.

Scendano in piazza i Comitati per l’Attuazione dello Statuto Siciliano. Non certo per chiedere insignificanti e controproducenti dimissioni dell’attuale Governo regionale, e al limite neanche di quello statale ci importa in quanto tale, ma per associarsi alla richiesta di abbassamento delle accise petrolifere e la loro devoluzione alla Sicilia come è richiesto peraltro dalla stessa Assemblea. Chiedano anche l’istituzione di un tavolo VERO per l’attuazione dello Statuto Speciale della Regione Siciliana.

Se non chiediamo ora l’attuazione dello Statuto quando mai dovremmo farlo? Non vedete che il Presidente della Repubblica ha snobbato il nostro appello? Che ci resta da fare? Causa allo Stato? Sí, vabbè…

Scendano in piazza i partiti che si dicono indipendentisti. Non sarà l’indipendenza, ma si sta lottando per la Sicilia, magari dissociandosi con un comunicato ufficiale da attacchi al Presidente della Regione che – ripeto legittimi in sé – possono altrettanto legittimamente essere distinti dalle altre rivendicazioni in quanto qualcosa che oggettivamente e inutilmente divide.

Piú saranno i Siciliani, piú l’Italia non potrà ignorarli e dovrà dare una risposta. Se posso esprimere un’utopia vorrei che anche il Presidente e gli Assessori uscissero dal “politicamente corretto” e si unissero a questa protesta. O se loro, istituzionalmente, non possono farlo, scendano in piazza tutte le seconde file e le terze file di coloro che si definiscono “autonomisti”, dentro e fuori i partiti italiani. Siete siciliani o no? Siete per l’autonomia o no? Qui ci vuole il moderno e semplice “Dici Cìciru” che fa da cartina da tornasole.

Certo, sui modi della protesta, mi permetto di dare un piccolo consiglio ai manifestanti. Non rendete insopportabili i sacrifici dei Siciliani. Non fate la guerra ai Siciliani, scambiandoli per i vostri nemici. Lasciate passare, magari a singhiozzo, i rifornimenti annonari alla popolazione. Concentrate invece, con mezzi quanto piú possibile pacifici, la vostra attenzione sui disagi per il Continente. Se scarseggiassero gli idrocarburi in Italia, forse anche Monti verrebbe a piú miti consigli e Mentana non direbbe che la giornata è stata segnata dallo sciopero dei tassisti di Roma. Anche simbolicamente è lo Stretto che dovrebbe essere presidiato, oltre che i porti in generale. Le immagini dello stretto presidiato dalle bandiere gialle e rosse con la Trinacria deve fare il giro del mondo. Se così accadrà avremo già vinto.

E se in Italia troviamo solidarietà? Tanto meglio. Molte battaglie sono comuni e la Sicilia, come nel 1848, può infiammare l’Italia e, a seguire, l’Europa. Non cacciamoli in nome di un gretto separatismo. Certo, non prendiamo ordini da nessuno, non facciamoci intruppare o strumentalizzare da nessuno, e soprattutto non ammainiamo le nostre bandiere giallo-rosse, vero e inconfondibile simbolo di questa Rivoluzione.
Se non ora quando?

Massimo Costa


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MessaggioInviato: 20/01/2012, 13:50 
La replica dei forconi attaccati dagli ascari
Pubblicato il Thursday, 19 January @ 09:04:41 CST di admin


Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Movimento dei Forconi contro la campagna denigratoria messa in atto dai sepolcri imbiancati delle associazioni di categoria.

Al presidente della repubblica
al presidente del consiglio
al presidente del senato
al presidente della camera
al ministro di grazia e giustizia
… alla commisione parlamentare antimafia
a tutti gli organi di stampa nazioanle e internazionale

Con sdegno il Movimento dei Forconi denuncia una campagna denigratoria del Presidente industriale siciliano Ivan Lo Bello e di tutti i rappresentanti di categoria per le gravi dichiarazioni diffamatorie rese alla stampa dove parlano di infiltrazioni di mafia dietro il Movimento dei Forconi. Ivan Lo Bello e i rappresentanti dei sindacati che si sono macchiati di questa infame accusa facciano i nomi e dimostrino quanto da loro dichiarato e di assumersi la grave responsabilità di simili infamanti accuse e di non essere omertosi di fronte alla popolazione siciliana che è stata ridotta alla fame dalla classe politica, dalla burocrazia con la complicità dei sindacati e della grande industria. Inizierò da stamattina lo sciopero della fame per sensibilizzare e portare a conoscenza a miglioni di italiani che hanno dimostrato solidarietà condividendo le scelte del Movimento dei Forconi.

Firmato da Martino Morsello resp. Movimento dei Forconi che in diretta su Rainews alle 10.30 rincara la dose: “Lo Bello è un vigliacco, faccia i nomi. Doveva essere lui a fare questa protesta e invece sta dall’altra parte. E poi, parla di mafia? Perché non parla delle inchieste sui rapporti tra mafia e grandi appalti per cui probabilmente è stato uscciso Paolo Borsellino? Il riferimento è ad una famosa e ingente inchiesta dei Ros archiviata dopo la morte del magistrato nel 1992.

LinkSicilia ha messo in luce le contraddizioni di questi attacchi in questo articolo

I timori ‘pelosi’ di Confindustria Sicilia

La protesta si fa dura. E comincia a fare sentire i propri effetti su tutta la società siciliana. Anche perché a scendere i n piazza non sono solo gli autotrasportatori, ma gli agricoltori siciliani (forse i più colpiti dalla crisi, anche per l’incapacità del governo regionale di dare risposte concrete al settore), le Marinerie dell’Isola, studenti e tanti cittadini stanchi di una politica truffaldina e autoreferenziale. Le ‘Cinque giornate della Sicilia’ (che, proprio perché stanno dando grandi risultati in termini di rivolta sociale, potrebbero essere ripetute a breve) spaventano anche le associazioni degli imprenditori siciliani, che hanno dato vita a un comunicato congiunto.

“Le manifestazioni di protesta che stanno mettendo in ginocchio l’economia siciliana – si legge nel comunicato – sono il frutto delle responsabilità del governo nazionale e regionale, che purtroppo continuano ad ignorare le drammatiche condizioni in cui versano tutti i settori produttivi dell’Isola. Le Associazioni di rappresentanza delle imprese siciliane hanno piena consapevolezza del collasso a cui è giunta l’economia siciliana e da tempo la rappresentano all’opinione pubblica e al governo Lombardo. Proprio per questo considerano inaccettabili le forme di protesta adottate in queste ore poiché arrecano ulteriore danno ai cittadini e a tutte le attività produttive peggiorando le condizioni economiche delle imprese”.

Il documento congiunto porta in calce la firma dei vertici regionali di Confindustria, Confartigianato, Confagricoltura, Confederazione Italiana Agricoltori, Cna, Casartigiani, Confapi Sicilia, Confcommercio, LegaCoop, Confesercenti Sicilia, Confcooperative.

“Le associazioni – si legge ancora nel comunicato – esprimono poi preoccupazione per gli episodi di intimidazione messi in atto nei confronti di imprenditori in numerosi centri e denunciano i tentativi di infiltrazioni criminali e di strumentalizzazioni politiche che nulla hanno a che vedere con le ragioni delle imprese”.

Le intimidazioni vanno sempre respinte. E la presenza di “infiltrazioni criminali” vanno sempre verificate con grande attenzione e sanzionate. Giusto imporre a tutti – manifestanti in testa – il rispetto della legalità. Ciò posto, però, non vorremmo trovarci davanti al solito tentativo di sollevare polveroni non sostanziati da accuse precise e circostanziate.

Forse, i rappresentanti di queste associazioni imprenditoriali – che, per inciso, dovrebbero associare anche i tanti imprenditori siciliani che in questi giorni sono scesi nelle strade dell’Isola – si dovrebbero chiedere se, fino ad oggi, è stato fatto abbastanza per combattere l’attuale crisi che attanaglia la Sicilia. I big di queste associazioni dicono di aver rappresentato “all’opinione pubblica e al governo Lombardo” il collasso a cui è giunta l’economia siciliana.

Ebbene, se oggi tanti altri imprenditori – autotrasportatori, agricoltori, pescatori e via continuando – sono scesi in piazza è proprio perché l’azione di queste associazioni è stata insufficiente. Forse i rappresentanti di queste associazioni imprenditoriali - a partire dai ‘Sepolcri imbiancati’ di Confindustria Sicilia – farebbero bene a passarsi una mano sulla propria coscienza.
Dalle pagine del nostro giornale, nelle scorse settimane – sempre per restare alle contraddizioni di Confindustria Sicilia – abbiamo denunciato la gestione dissennata e truffaldina del servizio idrico in provincia di Agrigento. Dove una decina di Comuni rischiano il dissesto finanziario grazie a una gestione privata che ha svuotato le tasche dei cittadini, sotto gli occhi ‘dstratti’ delle tante autorità. Confindustria Sicilia, con in testa il suo presidente Ivan Lo Bello, farebbe bene a chiedersi e a chiedere come mai le tante ‘autorità’ non hanno ancora fatto piena luce sulla gestione del servizio idrico ad Agrigento e provincia.

Confindustria Sicilia farebbe bene, inoltre, a fare sempre piena luce sulla gestione della discarica di Siculiana – altra vicenda inquietante della provincia di Agrigento – che, da pubblica, è diventata privata. Anche in questo caso, con il solito appesantimento delle ‘casse’ pubbliche. E pazienza se il presidente Ivano Lo Bello, per fare chiarezza sulla discarica di Siculiana, dovrà chiedere ‘lumi’ al suo vice presidente, Giuseppe Catanzaro.

Giulio Ambrosetti


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MessaggioInviato: 20/01/2012, 13:51 
Chiedono l'appoggio di QUESTI assessori e politici...? sentivo che anche Miccicché è dei loro... ancora... AUGURI
Questo è gattopardismo, prima se ne renderanno conto e meglio è.
Capisco la rabbia, le frustrazioni, ma non puoi fare finta che il passato (e il presente) non esista... e non parlo del passato dei Borboni o della Magna Grecia (perché tra un po' si rispolvererà anche quella).
Se si vuole un rinnovamento, questo deve essere REALE.
Chi è che soffiava sul separatismo in Sicilia prima di appoggiare chi sappiamo?
E' possibile che non si riesca a capire-vedere che la Mafia, caduto il precedente governo e probabilmente venuti meno i tradizionali punti di riferimento (i partiti, cdx o csx che sia) ora alza la testa e cerca di risposizionarsi?
Non dico che siano mafiosi questo o quello, ma che c'è una preoccupante, per me, convergenza di interessi.

Ripeto... AUGURI


Ultima modifica di iLGambero il 20/01/2012, 13:53, modificato 1 volta in totale.

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Vorrei che guardaste i video in cui parlano queste persone, se avete tempo...
Ascoltatele, secondo me sono molto chiare.



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MessaggioInviato: 20/01/2012, 13:54 
Cita:
iLGambero ha scritto:

Chiedono l'appoggio di QUESTI assessori e politici...? sentivo che anche Miccicché è dei loro... ancora... AUGURI
Questo è gattopardismo, prima se ne renderanno conto è meglio è.
Capisco la rabbia, le frustrazioni, ma non puoi fare finta che il passato (e il presente) non esista... e non parlo del passato dei Borboni o della Magna Grecia (perché tra un po' si rispolvererà anche quella).
Se si vuole un rinnovamento, questo deve essere REALE.
Chi è che soffiava sul separatismo in Sicilia prima di appoggiare chi sappiamo?
E' possibile che non si riesca a capire-vedere che la Mafia, caduto il precedente governo e probabilmente venuti meno i tradizionali punti di riferimento (i partiti, cdx o csx che sia) ora alza la testa e cerca di risposizionarsi?

Ripeto... AUGURI

Staremo a vedere,la novità è che i Siciliani hanno preso coscienza e sanno finalmente distinguere.


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Lo spero per voi.


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MessaggioInviato: 20/01/2012, 14:00 
La mafia esiste e si fa gli affari propri in Sicilia e a Milano. Se può trarre vantaggio ne approfitterà ovunque potrà. Da qui a dire che 'intera Sicilia è mobilitata dalla mafia è che questa rivoluzione nasce perchè i criminali hanno bisogno di riposizionarsi è l'equivalante del dire che questa sommossa è una idea delle politiche di destra...Inutuile riduzionismo.

C'è la politica marcia e c'è la mafia. Io preferisco ascoltare le persone perbene che in questo momento hanno la priorità su tutto e vanno appoggiate sostenute nella loro lotta per sopravvivere.



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I Forconi di Sicilia
Pubblicato il Wednesday, 18 January @ 09:46:14 CST di admin


Nessuno saprebbe, leggendo dai testi scolastici, che i moti del 1848 partirono dalla Sicilia, da Palermo. All'epoca, i rivoltosi provenivano dalla borghesia colta e cosmopolita siciliana. La rivolta alla fine fu spenta, fallendo in gran parte i suoi obiettivi.
Oggi, invece, a scendere in piazza, o meglio, nei caselli stradali e negli snodi viari delle città più importanti della Sicilia, sono le categorie maggiormente colpite da un crisi economico-sociale prolungata, esplosa negli anni '90, e non nel 2008 come si tenderebbe a pensare. Contadini, allevatori, pescatori, piccoli imprenditori, commercianti, autotrasportatori, ecc.

La Sicilia, dopo le grandi purghe avviate con Tangentopoli, ha subito una involuzione economico-sociale sempre più marcata e accelerata. Tutti i settori economici sono stati gravemente colpiti e pesantemente danneggiati, ovviamente tranne quelli più strettamente collegati al processo di ascarizzazione socio-politica dettata dall'asse Torino-Firenze-Roma e Milano, vigente fin dal 1861, come insegna un dei massimi storici del meridione italiano, Nicola Zitara.
Evento scatenante è la pressione fiscale sempre più soffocante, e sempre più inefficiente, che colpisce le varie categorie dei lavoratori siciliani. Il tessuto produttivo-commerciale in Sicilia è oramai sfilacciato, ridotto a strame: decenni di corruzione ed incultura sistematica (e anche se in parte imposta dall'alto) delle varie amministrazioni regionali e locali, ma anche statali, sono la ragione più importante di questo disastro; vi si aggiunga anche una serie di interventi punitivi, come la sistematica distruzione del patrimonio ferroviario siciliano, che a fronte di una moltiplicazione per 3,4,5 volte del costo dei trasporti, negli ultimi venti anni, si è visto un costante declino dei servizi, del numero delle tratte e la decurtazione degli orari di servizio. E in omaggio a una politica industriale improntata agli interessi della FIAT, l'adozione integrale del trasporto su gomma; quindi abbandono pressoché totale delle vie marittime, il patrimonio più importate lasciato alla Sicilia dal regno di Napoli, alla paventata violenza territoriale tramite l'edificazione di un aborto tecnologico-progettuale rappresentato dal ponte di Messina, una operazione voluta, quasi bramata, da logge, cosche e camarille che pullulano negli anfratti di quella che il succitato Zitara definiva 'mafia bianca', il ceto parassitario locale allevato dal centro a scopo di controllo.
In mezzo a questa baraonda del fango, si arriva perfino all'imposizione di accise sui carburanti maggiori che nel resto dell'Italia. Un 'non sense', essendo la stragrande maggioranza dei carburanti raffinati in Italia, essere prodotta nelle raffinerie di Augusta-Priolo-Siracusa, Gela e Milazzo. Insomma, la beffa oltre il danno, cornuti e mazziati. Non solo i siciliani si sorbiscono il cancro, le patologie e l'inquinamento emanati dalle raffinerie, ma pure devono pagarne il prodotto a un prezzo maggiorato rispetto al resto d'Italia, verso cui è destinata la produzione. Una realtà che assomiglia notevolmente allo status delle colonie del XIX-XX.mo secolo, cioè soggette al saccheggio delle proprie risorse e contemporaneamente obbligate ad acquistare quelle stesse risorse che produce, e le merci estere, al prezzo stabilito dal centro coloniale.
Chiaramente, tutto ciò non sarebbe stato possibile senza i volenterosi esecutori locali dei desiderata dei centri di potere esterni, italiani o anche anglo-statunitensi (questi ultimi controllano anche la produzione 'culturale-accademica' siciliana). L'ultimo governo, dopo un periodo iniziale di tentativi di affrancamento economico-amministrativi, ha deciso, tra piroette e capriole, di allinearsi infine allo status quo. Ma avendo la testa rivolta verso il 'glorioso' passato democristiano, i maggiori responsabili del governo della Sicilia non si sono accorti che intanto il Mondo si è capovolto. Non hanno mai avuto gli strumenti per comprenderlo. Di questa miseria ideologica, di questa subalternità culturale, anzi antropologica, Franz Fanon ne avrebbe fatto un caso da manuale. Una subalternità che impedisce loro di ricorrere o di salvaguardare i poteri di intervento economico-amministrativi presenti nello statuto della regione siciliana, e quindi tutelati dalla stessa costituzione della repubblica italiana, come la possibilità del governo regionale di battere moneta per un valore pari a un miliardo di euro all'anno o di ricavare dalla produzione e vendita della benzina raffinata in Sicilia, qualcosa come 3 miliardi di euro. E invece nulla; le amministrazioni regionali hanno sempre barattato tali capacità con prebende e privilegi, pensioni d'oro massiccio e libertà di spesa degli spiccioli fatti piovere sullo strato politico-burocratico locale.
In soldoni, il Movimento dei Forconi e Forza d'Urto chiedono:
- misure per la salvaguardia del comparto agrario; le colture, gli allevamenti e i patrimoni naturistici sono stati letteralmente abbandonati a se stessi, con interi agrumeti, che vengono trasformati in cosiddette 'Città Mercato', ipermercati quasi sempre di origine straniera (francesi e tedeschi), che dopo aver frantumato l'economica della zona localizzata, restano semivuoti o addirittura chiudono i battenti;
- l'abbassamento di una pressione fiscale che colpisce il ceto produttivo di una economia residuale, strozzata da un apparato fiscale, tanto elefantiaco quanto ottuso, incapace di promuovere le attività, ma solo di soffocarle, ucciderle con un carico fiscale abnorme, gestito con modalità bizzarre e astruse per perseguire delle finalità, quando ci sono, semplicemente esiziali e deleterie (le pensioni d'oro massiccio per gli esponenti più privilegiati dell'ascarismo politico-amministrativo in Sicilia);
- il recuperò di quella fiscalità che spetta al governo siciliano, non quella micragnosa delle tasse sull'urbanizzazione del territorio o della tassazione dei reddito di lavoratori precari, se non addirittura degli studenti dei corsi professionali regionali ed europei. Una visione 'piemontese', e non borbonica (magari!), della raccolta delle risorse pubbliche.
- piani di investimenti infrastrutturali e strutturali, e di integrazione dei redditi di vasti ceti sociali oramai oltre l'orlo del precipizio economico, individuale, o peggio sociale.
L'azione rivendicativa viene condotta come atto dimostrativo, bloccando le oramai uniche arterie di traffico rimaste alla Sicilia, ovvero le autostradale, le strade e quindi gli autotrasporti, i settori più inefficienti e dannosi per il territorio, ma gli unici superstiti che garantiscono collegamenti e traffico di merci, avendo il centro romano deciso di smantellare le ferrovie, di disinvestire sul traffico aeroportuale e di lasciare vuoti i porti.
Ovviamente, come qualsiasi azione, dimostrazione e sciopero che dia davvero fastidio agli organi responsabili, sulla manifestazione indetta dai Forconi è calata la cappa del silenzio dei mass media istituzionali, privati e pubblici che siano; in compenso si sono attivati i centri 'paralleli' a quelli 'istituzionali', comprese le varie realtà cosiddette 'alternative', che su imput dei centri politici decisionali, hanno avuto l'ordine di attaccare tale iniziativa, ricorrendo come al solito a strumenti quali le diffamazioni, le distorsioni di fatti e discorsi, la pura menzogna e perfino a meschine insinuazioni dal carattere realmente identitario-tribale.
Questa è un prova, da cui gli organizzatori usciranno di sicuro confortati nei loro propositi, mentre i tanti avversari, aperti e occulti, istituzionali o 'alternativi', saranno costretti, finalmente, a smascherarsi davanti all'opinione pubblica e ai cittadini.

Alessandro Lattanzio
Fonte: statopotenza.eu


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MessaggioInviato: 20/01/2012, 14:04 
Vi invito a leggere (e cercare, provo anch'io) le carte delle procure siciliane che indagavano-indagano sulla questione mafia-PDL ... non tanto perché sia interessante valutare quel collegamento (che può esserci effettivamente o no), ma per tutta la documentazione che era stata raccolta su quel preciso momento storico.
Ora vado a memoria, e ricordo molto bene la mafia in quel periodo (la caduta del sistema per mano di tangentopoli) si schierò apertamente contro la politica che stava cadendo sotto i colpi della procura di Milano e il primo progetto era proprio quello di un grande partito indipendentista o comunque sul modello della Lega Nord... se non ricordo male nelle carte pubblicate si parlava proprio di fatti concreti, con tanto di nome di partito, iniziative per creare sezioni locali etc... Poi il progetto, a dire delle procure, si interruppe con l'appoggio (da dimostrare, non lo dico io) temporaneo al PDL.

Ora riflettiamo su quanto accade oggi.
I partiti sono stati buttati fuori dalla nave da questo sciagurato governo del presidente, e chi non è stupido sa bene che chi comanda oggi non sono più i VECCHI partiti e se vuole continuare a difendere i propri interessi deve agire di conseguenza.

Il caro carburanti è quindi il pretesto perfetto per aizzare la gente e per costruire un progetto - CI SCOMMETTO QUELLO CHE VOLETE - di un nuovo partito-forza-movimento che sarà indipendente dai parti e di stampo locale indipendentista.

Non è un caso secondo me che del caro carburante ormai non si parli nemmeno più.

Bliss... io capisco la frustrazione e la rabbia dei siciliani per bene, ma non è questo il punto.

Comunque vedremo... se ho ragione stasera non finisce un bel nulla... sempre che da Roma non arrivi il segnale giusto a chi deve capire.


Ultima modifica di iLGambero il 20/01/2012, 14:28, modificato 1 volta in totale.

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allora mettiamola in un altro modo:

Cosa si può fare per impedire alla mafia di trarre vantaggio da questi movimenti?



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Blissenobiarella ha scritto:

La mafia esiste e si fa gli affari propri in Sicilia e a Milano. Se può trarre vantaggio ne approfitterà ovunque potrà. Da qui a dire che 'intera Sicilia è mobilitata dalla mafia è che questa rivoluzione nasce perchè i criminali hanno bisogno di riposizionarsi è l'equivalante del dire che questa sommossa è una idea delle politiche di destra...Inutuile riduzionismo.

Io non ho detto che l'intera Sicilia è mobilitata dalla mafia, ho detto che c'è il rischio che la protesta si incanali verso altre strade.
Come ti spieghi allora il fatto che del caro carburante ormai non si parli più minimamente o quasi? Come spieghi il fatto che rispunta fuori l'indipendentismo e rispuntano fuori i Borboni, mentre non ci sono slogan contro la mafia?

Attenzione... che non vivono male solo in Sicilia... ci sono molte aree del Nord che soffrono e soffrono sul serio (tra l'altro il costo della vita è molto più alto al nord)... questo giustificherebbe manifestazioni del tipo... Roma ladrona, i Veneti si riprendono il potere etc... ?
Io da abitante del nord se sentissi un discorso del genere li manderei subito a farsi ... [:p]

Comunque vedremo, spero di sbagliarmi.


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Blissenobiarella ha scritto:

allora mettiamola in un altro modo:
Cosa si può fare per impedire alla mafia di trarre vantaggio da questi movimenti?

Innanzitutto fare in modo che quesi movimenti "sputino" sui nomi dei mafiosi, chiedano non solo la cacciata di Monti ma di tutti e di quei tanti mafiosi che la gente conosce bene e bene sa dove e come vivono.
Deve esserci una chiara e decisa e netta condanna della mafia, che NON PUO' essere considerata meno responsabile del Nord.
Se il Nord era l'aguzzino, la mafia era quella che faceva il lavoro sporco per il Nord.

Chiedere e cercare poi l'appoggio di quei politici che hanno mal governato la Sicilia lo trovo poi RIDICOLO, scusami.
L'idea del imbarchiamo chi vuole venire è assurda.


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MessaggioInviato: 20/01/2012, 14:13 
Infatti non mi stupirei se i prossimi ad afferrare il forcone fossero gli agricoltori padani.

Gambero secondo me non ti sbagli se pensi che la mafia speri o possa guadagnarci qualcosa da questa situazione....però non vorrei che tutto il problema si esaurisse su questo punto, mettendo in secondo piano le motivazioni legittime di questa protesta



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MessaggioInviato: 20/01/2012, 14:23 
Vedi Bliss, qui ne usciamo soltanto se rimaniamo UNITI tutti.
Se c'è un disegno ben più chiaro che io non vedo (probabilmente perché non mi sono informato bene), ok, però è importante che si marginalizzino SUBITO tutti quelli che cercano di infiltrarsi con argomenti di stampo indipendentistico, perché è roba pericolosa da maneggiare.
Tutte le sciocchezze sui borboni e compagnia cantante non devono entrare nei "temi" della discussione e da questo punto di vista mi pare che diversi li stiano usando (non sto parlando della discussione nel forum ovviamente [:I]) ... che senso ha poi bruciare la bandiera italiana?
Perché io non sono italiano come loro? Non posso solidarizzare con loro?
L'Italia è questo o quel governo o siamo invece tutti noi?
Alla fine la bandiera è un simbolo che ci unisce tutti, non è il simbolo del "potere" o di non so che cosa.


Ultima modifica di iLGambero il 20/01/2012, 14:25, modificato 1 volta in totale.

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