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20/01/2012, 13:38

lo avevo aperto prima io il post....ufff....[;)]

20/01/2012, 13:51

ciao, mi sono registrato ora ed è il primo messaggio che scrivo...

probabilmente non lo sapete, ma in italia la S.I.A.E., società che dovrebbe difendere gli autori di opere non difende praticamente niente e nessuno se non se stessa.
per una serata musicale devi pagare e ti danno il famoso borderò (o borderau) da compilare: se anche un solo dato risulta poco chiaro viene considerato NULLO ed i soldi se li intasca la siae.

es: suono Paranoid dei Black Sabbath, sul borderò sbaglio e scrivo Sabbath senza h finale... il foglio è nullo e si intascano loro i soldi.

qui sotto riporto un esempio concreto:

http://www.discograficamente.com/1/bordero_4865579.html

20/01/2012, 15:21

Ciao Massimo per me da nuovo iscritto hai già dato un buon contributo, dato che non l'aveva ancora scritto nessuno.

Anch'io, da musicista o presunto tale ai tempi della mia cover band dichiaravamo cover su cover, eravamo aggiornati però di questa furbizia e prestavamo molta attenzione a tutti i nomi e vocaboli inglesi presenti nella nostra scaletta per la serata.
Su internet in passato ho letto moltissimi casi di ragazzi provenienti da ogni angolo del Paese incappati in situazioni davvero strambe ed ingiuste ma da cui la S.I.A.E. non gli ha tutelati di un bel niente, però....pagavano [8)]!

20/01/2012, 16:05

La cosa vergognosa in questo caso non è la presunta tutela dei copyright (che è anche legittima nei confronti degli autori e degli editori), ma un'altra e secondo me ben più grave.
Megaupload e Megavideo erano fornitori del servizio e non dei contenuti e sono stati invece perseguiti per violazione dei copyright, mentre sarebbero dovuti essere i singoli utenti ad essere perseguiti (a rigor di logica) visto che gli upload dei contenuti illeciti vengono effettuati dagli utenti e non da megaupload.
Tutti i servizi di file storage infatti (compreso Youtube) permettono di segnalare violazioni dei copyright e di conseguenza rimuovere i file.
Attenzione perché è una differenza importante e che crea un precedente notevole. E' un po' come arrestare il titolare del supermercato perché con il coltello comprato li ho fatto una strage o arrestare il sindaco perché in un locale comunale adibito a centro sociale la gente si ammazza o (tanto per rimanere in tema) arrestare un fornitore di hosting e servizi web perché quello spazio o quel servizio viene utilizzato in modi illegali.
E' lo stesso principio che regola la moderazione di un forum non moderato (cioè senza moderazione PREVENTIVA come il nostro). A meno che non ci sia una segnalazione esplicita, i moderatori non possono essere ritenuti responsabili di eventuali violazioni (es. diffamazioni), perché se un folle alle 4 di notte arriva e insulta il mondo intero, di sicuro non ci sarà nessun moderatore on-line a quell'ora e in una situazione con milioni di utenti (come Megaupload) non è detto che il giorno successivo quel moderatore si accorga del topic infamante.
Ancora meno sarà responsabile il fornitore di servizi di hosting che ospita il suddetto forum.
In questo caso invece si sta creando un precedente molto pericoloso, che con la tutela dei diritti centra molto poco, perché si sposta la responsabilità dagli artefici reali, al fornitore di un servizio neutro.
Arrestiamo chi produce la carta perché i giornali diffamano qualcuno? Siamo arrivati al paradosso.

20/01/2012, 16:16

anche perche' la gente archivia propri video o documenti li, e con la chiusura si sono trovati a zero.
quindi chiediamo i risarcimenti all'fbi??? [;)]

20/01/2012, 17:05

E' chiaro. Questo vale per qualunque fornitore di servizi che non può essere incolpato e tanto meno chiuso se il servizio viene utilizzato per fini illeciti. Allora arrestiamo Fastweb perché gli utenti usano Adunanza? Arrestiamo Tiscali perchè con il loro server SMTP mando al mio compare via email le carte di credito che ho rubato su internet? O Libero perché con la Jumbomail mi passo giochi pirata con un amico? E tutti gli altri utenti che usano Fastweb, Libero o Tiscali per i fini per i quali sono stati concepiti si trovano a piedi? E i soldi che hanno pagato?
Ripeto è una cosa vergognosa quello che è successo e che crea un precedente paradossale per ogni azienda pubblica o privata fornitrice di servizi (e anche di prodotti).
Se volete davvero difendere i diritti d'autore allora rintracciate e perseguite ogni singolo utente responsabile dello sharing e dell'utilizzo illecito del servizio.

Questo poi lascia spazio ad altri discorsi riguardo alla inadeguatezza nell'era digitale delle vecchie catene produttive e distributive per tutti i contenuti multimediali, in primis musica e video.
Youtube ha aperto una strada interessante a riguardo, condividendo con gli editori eventuali proventi delle campagne di ad, nei video in cui vengono utilizzate musiche coperte da copyright, che vengono riconosciute in automatico. Questa è la direzione da battere.... ma come sempre si cerca di mungere fino all'osso piuttosto che rinnovarsi.

20/01/2012, 17:12

Speriamo si risolva tutto... anche se credo che i proprietari di megaupload e megavideo avessero ampiamente anticipato e preventivato una mossa di questo tipo da parte del governo...indi per cui sono certo che a breve saranno fuori...e tra qualche mese nascerà un nuovo sito analogo...[^]

20/01/2012, 17:15

Sono già al lavoro per il nuovo sito.

Resta il fatto che come dice Solotecnico, la questione più importante è che qui si rischia di creare un precedente pericoloso. Occhio e stiamo in guardia.

20/01/2012, 17:18

Qui i diritti d' autore non c' entrano davvero un fico secco.

C' entra davvero molto invece il controllo dell' ultimo mezzo di espressione rimasto libero, la Rete.

Con la scusa del copyright vogliono chiudere ogni sito che possa essere scomodo per ciò che dice e fa sapere.


Invece di perdere tempo a filosofeggiare su quello che tanto già sappiamo fin troppo bene, facciamo qualcosa.

http://www.avaaz.org/it/save_the_internet_action_center_b/?cl=1523425684&v=12126

Firmare una petizione è gratuito, non vi costa nulla se non cinque minuti del vostro tempo, ma in cambio il risultato è inestimabile.


Siamo già oltre 2 MILIONI di firme, facciamoci sentire ancora più forte o nessuno li fermerà....

Aztlan

20/01/2012, 18:05

Fatto, siamo quasi a duemilioni e mezzo!

20/01/2012, 18:49

Megaupload, la vera battaglia inizia ora
http://punto-informatico.it/3406723/PI/ ... a-ora.aspx

L'avvocato del founder Kim Dotcom cita il caso Viacom vs YouTube. Mentre il Partito Pirata ricorda le rimozioni dei contenuti in violazione del copyright. Ma i federali non sono d'accordo. Il cyberlocker sarebbe pronto a tornare online
Roma - La difesa è schierata, pronta ad accogliere l'attacco sulle ali del Dipartimento di Giustizia statunitense in collaborazione con il Federal Bureau of Investigation (FBI). L'avvocato Ira Rothken è ben conosciuto nell'ambiente, in particolare per aver difeso i gestori di svariate piattaforme accusate di violazione del copyright. Il suo nuovo cliente sembra davvero un pezzo grosso, anche se nei guai fino al collo.

Sono dunque iniziate le procedure di rito per trasferire il founder di Megaupload Limited Kim Dotcom in terra statunitense. Nessuna cauzione da poter pagare, solo l'attesa prima di comparire davanti alle autorità a stelle e strisce. Come ormai noto, Dotcom è accusato di associazione a delinquere, riciclaggio di denaro e violazione di proprietà intellettuale.

"Il governo ha buttato giù una delle più grandi piattaforme di hosting nel mondo - ha spiegato Rothken alla stampa - e l'ha fatto senza offrire a Megaupload la possibilità di difendersi in aula". Secondo il legale, le accuse contro l'impero dei cyberlocker sarebbero decisamente simili a quelle mosse da Viacom nei confronti di YouTube. "Ed era una causa civile - ha aggiunto Rothken - e YouTube vinse".

Sulla delicata vicenda del founder e del suo megaimpero è intervenuto anche il Partito Pirata svedese, con un agguerrito comunicato stampa diramato nella notte italiana di oggi. Megaupload avrebbe sempre rimosso i contenuti caricati in violazione del diritto d'autore, dunque meriterebbe la protezione del safe harbor previsto dal DMCA. "Qualcuno dovrebbe spiegare all'industria del copyright e al governo che le leggi statunitensi non hanno valore nel resto del mondo".

Decisamente diversa la visione contenuta nella comunicazione ufficiale diramata dai federali a stelle e strisce. I vertici di Megaupload avrebbero pagato gli utenti per il caricamento sistematico di contenuti in violazione del copyright. Supportando in maniera attiva tutti quei siti terzi specializzati in attività di indexing ai contenuti in streaming su piattaforme come Megavideo.

"Sequestrando i server, le forze dell'ordine hanno l'intero database degli utenti con tanto di indirizzi email, numeri di carte di credito e probabilmente log ed indirizzi IP - ha sottolineato l'esperto Stefano Quintarelli - Ricordo che è reato mettere a disposizione materiale protetto da copyright per averne un profitto (che non vuol dire lucro, ovvero incassare quattrini; basta trarne una utilità)".

Mentre il presidente di FIMI Enzo Mazza ha consigliato a Google e Wikipedia di riflettere "sulle loro battaglie per le libertà digitali visto che cosi difendono aziende criminali come Megaupload". Secondo i dati diramati dalla stessa FIMI, quasi 2 milioni di utenti italiani hanno sfruttato regolarmente il cyberlocker con base ad Hong Kong.
"Con la chiusura da parte dell'FBI, in collaborazione con il Dipartimento di Giustizia Americano, di Megaupload.com e Megavideo.com, si segna un importante risultato nei confronti della lotta alla pirateria e soprattutto nello sviluppo dei contenuti digitali legali", si legge nel comunicato stampa diramato da FIMI.

Forse in maniera prevedibile, Megaupload sembra ora pronto a tornare online. Attraverso un dominio registrato in Belize, precedentemente assegnato a misteriosi scammer. Dai servizi di Whois, il dominio è intestato a tale John Smith di Hong Kong. La sensazione è che la battaglia per lo streaming sia appena iniziata.

Mauro Vecchio

20/01/2012, 18:50

SOPA, senatori in ritirata
http://punto-informatico.it/3403083/PI/ ... irata.aspx


I promotori del disegno di legge anti-pirateria fuggono dopo la rivolta del web. Il senatore Wyden scrive alla Rete, mentre Zuckerberg cinguetta in pubblico. Wikipedia ringrazia tutti: ma non è finita qui
Roma - Hanno ripiegato, scesi dal carro legislativo del famigerato Stop Online Piracy Act (SOPA). Poco meno di 20 senatori statunitensi sono dunque tornati sul sentiero delle libertà della Rete, ritirando il proprio supporto al disegno di legge che vorrebbe inasprire lo scontro con le varie piattaforme votate alla condivisione illecita dei contenuti made in USA.

Da Mark Kirk a Scott Brown, per finire con la nuova star repubblicana Marco Rubio. I principali promotori di SOPA hanno dunque riflettuto dopo la grande serrata del web, il rumoroso silenzio deciso da grandi protagonisti come Reddit, Google, Mozilla, Wikipedia. Lo stesso Rubio ha ora parlato di rischi eccessivi per la libertà di Internet, con un potere smisurato che verrebbe assegnato al governo federale per il controllo del web.

Ed è arrivata anche una "lettera alla Rete" firmata dal senatore democratico Ron Wyden, indirizzata a tutti coloro che hanno contribuito alla crescita del web. Una terra aperta a tutti, dove "imprenditori, pensatori e innovatori sono liberi di provare, fallire e poi provare ancora". I disegni di legge noti come SOPA e PIPA andrebbero dunque a consegnare un vistoso potere a chi ha tanto denaro e tanti avvocati.

Denaro raccolto anche dagli attivisti per i diritti digitali, già alle prese con una petizione per fermare l'iter di SOPA al Congresso statunitense. Sono finora stati raccolti circa 1300 dollari, più del 10 per cento di quanto servirà per intraprendere attività di lobbying a Washington. Per contrastare con le stesse armi le intenzioni bellicose di associazioni come MPAA.

L'enciclopedia libera Wikipedia si gode intanto il successo ottenuto con il blackout di 24 ore nella giornata di ieri. Un nuovo messaggio di ringraziamento ha parlato di 162 milioni di utenti ora consapevoli della battaglia in corso. "Per noi non è una questione di soldi, ma di conoscenza", si legge nel comunicato diramato. I wikipediani hanno comunque lasciato intendere che la cosa non si è certo risolta qui.

E sul campo di battaglia è finalmente sceso in prima persona anche il founder di Facebook Mark Zuckerberg, che ha sottolineato come "il mondo abbia oggi bisogno di leader politici a favore di Internet". I vertici del sito in blu continueranno ad opporsi all'attuale testo legislativo, considerato una minaccia per la natura di Internet.

Mauro Vecchio

20/01/2012, 20:03

anche io sono un presunto musicista, e proprio per questo informandomi un pò sono giunto alla conclusione che per quanto riguarda la nostra siae non esiste davvero una tutela del diritto d'autore. per non essere accusati di plagio basta cambiare una nota ogni 7 su un brano musicale. se la tutela è uguale anche anche nel resto del mondo e per altre forme d'arte siamo a posto.

però ad esempio se uno oggi volesse vedere "4 mosche di velluto grigio" di Dario Argento non potrebbe farlo se non in streaming su internet, dato che i diritti di quel'opera non si sa bene chi li possied e non ne esistono copie in dvd...

20/01/2012, 20:08

comunque badate bene, sono anche io contro la pirateria, ma vista la qualità dei programmi tv qualunque alternativa la accolgo con gioia, soprattutto ora che con il digitale terrestre riesco a vedere un solo canale interessante dove trasmettono i vecchi episodi dei Robinson e di Arnold, e mi sono finalmente liberato da rai e mediaset!

solo che quella che spacciano per tutela protegge solo opere che portano grandi profitti, tutti gli altri sono obbligati a pagare per non ricevere nessuna tutela della propria opera.

20/01/2012, 20:27

Certamente caro Massimo, la SIAE è una colossale presa in giro per non dire altro.

Un' associazione che esiste al solo scopo di vampirizzare guadagni senza alcuna contropartita reale.

E non ti credere, anche nel resto del mondo non sarà troppo diverso.


Ma questo non c' entra nulla con la SOPA/PIPA come queste non c' entrano nulla con il diritto d' autore.

Il copyright è solo la scusa di turno per giustificare provvedimenti volti a ottenere il potere di censura.

Qui c' è in gioco la libertà di informazione ed espressione, nell' ultimo mezzo che ne ha ancora, la Rete.
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