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22/01/2012, 20:59

Si...come accade nella maggioranza delle carceri private esistenti. Altri servizi offerti sono attività di gestione dell’istituto, direzione, sorveglianza, rieducazione dei detenuti, formazione del personale carcerario, beni e servizi strumentali etc etc etc.

Ragazzi, quello che deve essere chiaro è che il carcere privato è un business. Punto. Dove ci stanno i soldi il profitto diventa l'unico fine a scapito di tutto il resto.

22/01/2012, 22:26

Messaggio di iLGambero

No, non nel senso di liberare i carcerati, ma di aprire il business del detenuto.

http://crisis.blogosfere.it/2012/01/lib ... ivate.html

Ve lo immaginate chi gestirà le carceri in Sicilia o in Calabria?

Credo che sia necessario leggere con molta attenzione il decreto, non ho dubbi che ci siano altre chicche per ora sfuggite alle redazioni (che si saranno limitate a pubblicare il comunicato stampa della presidenza del consiglio).




MA STIAMO SCHERZANDO [?] ! [?]


No, non scherzano purtroppo, fanno sul serio...


E tu credi che i rischi enormi siano "ignorati" da questi "super" "tecnici" [?]

23/01/2012, 07:03

E questo non è l'ennesimo prodotto del "Nuovo Ordine Mondiale" [?]

Non so, fate un pò voi..... [xx(]

23/01/2012, 11:06

Blissenobiarella ha scritto:

Si...come accade nella maggioranza delle carceri private esistenti. Altri servizi offerti sono attività di gestione dell’istituto, direzione, sorveglianza, rieducazione dei detenuti, formazione del personale carcerario, beni e servizi strumentali etc etc etc.

Ragazzi, quello che deve essere chiaro è che il carcere privato è un business. Punto. Dove ci stanno i soldi il profitto diventa l'unico fine a scapito di tutto il resto.


quindi
più carcerati=più soldi..

però i giudici dovrebbero "collaborare"
e schiaffare dentro a più non posso..
a fronte di bustarelle..
non so se sia possibile per gli italiani
(garantismo, legislazione penale permissiva,
ecc. ecc.)

ma per gli immigrati forse si..
inrtrducendo magari leggi ad hoc
(vedi reato di immigrazione clandestina)
anche se poi sarebbero sempre
i cittadini italiani (e lavoratori stranieri regolari)
a pagare il conto..
quindi poi urgerebbero lavori forzati
per l'auto-sostentamento
,
ecc. ecc.

-> effettivamente x questa tipologia
c può essere qualche rischio..

bliss, ho amici e parenti nel gargano..
(magari qualche estate c vediamo...)
ciavarella mi sembra un cognome diffuso/presente
nella capitanata,
ma forse mi sbaglio..

26/01/2012, 09:01

APPROVATO IL DECRETO "SVUOTACARCERI":
PIÙ DOMICILIARI, ADDIO MANICOMI CRIMINALI


ROMA - Il Senato approva con 226 sì 40 no e otto astenuti il decreto del ministro Fornero sul sovraffollamento delle carceri che passa ora all'esame della Camera. A favore Pdl, Pd e Terzo Polo, contro Lega Nord e l'Idv. Tra i punti salienti il ricorso agli arresti domiciliari in diversi casi e la chiusura nel 2013 degli Opg.

CHIUDONO I MANICOMI CRIMINALI L'Aula del Senato ha approvato con 175 sì, 66 voti contrari e 27 astenuti, un emendamento al decreto sul sovraffollamento delle carceri che impone la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, gli ex manicomi criminali, entro il 31 marzo 2013. Il decreto sulle carceri indica le caratteristiche e sancisce tempi certi per l'individuazione delle nuove strutture, interamente a carattere ospedaliero con una rete di vigilanza esclusivamente esterna, che permetteranno di superare gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. In passato, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano definì «un orrore» gli ex manicomi criminali che riguardano al momento circa 1.500 persone internate, nella maggior parte dei casi senza garanzia delle cure.


http://www.leggo.it/news/politica/appro ... 1357.shtml

26/01/2012, 11:09

nemesis-gt ha scritto:

APPROVATO IL DECRETO "SVUOTACARCERI":
PIÙ DOMICILIARI, ADDIO MANICOMI CRIMINALI


ROMA - Il Senato approva con 226 sì 40 no e otto astenuti il decreto del ministro Fornero sul sovraffollamento delle carceri che passa ora all'esame della Camera. A favore Pdl, Pd e Terzo Polo, contro Lega Nord e l'Idv. Tra i punti salienti il ricorso agli arresti domiciliari in diversi casi e la chiusura nel 2013 degli Opg.

CHIUDONO I MANICOMI CRIMINALI L'Aula del Senato ha approvato con 175 sì, 66 voti contrari e 27 astenuti, un emendamento al decreto sul sovraffollamento delle carceri che impone la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, gli ex manicomi criminali, entro il 31 marzo 2013. Il decreto sulle carceri indica le caratteristiche e sancisce tempi certi per l'individuazione delle nuove strutture, interamente a carattere ospedaliero con una rete di vigilanza esclusivamente esterna, che permetteranno di superare gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. In passato, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano definì «un orrore» gli ex manicomi criminali che riguardano al momento circa 1.500 persone internate, nella maggior parte dei casi senza garanzia delle cure.


http://www.leggo.it/news/politica/appro ... 1357.shtml


mi hai preceduto..

ok i privati no,
allora costruisse lo stato le carceri,
almeno chi ha sbagliato può essere detenuto
in condizioni accettabili..

26/01/2012, 13:05

[red]mik.300 ha scritto:

bliss, ho amici e parenti nel gargano..
(magari qualche estate c vediamo...)
ciavarella mi sembra un cognome diffuso/presente
nella capitanata,
ma forse mi sbaglio..




MA certo ^_^. Trascorro tutta l'estate a Lecce...se ti capita di fare un salto...

11/11/2014, 01:35

Chiudere le carceri femminili, parliamone
di Patricia O'Brien – Washington Post
Se ne parla negli Stati Uniti e anche nel Regno Unito: “dovremmo smetterla di vedere le prigioni come una parte inevitabile della vita”, scrive il Washington Post


Patricia O’Brien è una professoressa associata al Jane Addams College of Social Work all’Università dell’Illinois a Chicago.

Suona come un’idea radicale: smettere di incarcerare le donne, e chiudere tutte le carceri femminili. Ma nel Regno Unito c’è un crescente movimento, sostenuto dalla Camera dei Lord, che vuole ottenere proprio questo. L’argomento in realtà è abbastanza semplice: tanto per cominciare, ci sono molte meno donne in carcere rispetto agli uomini – le donne rappresentano solo il 7 per cento della popolazione carceraria. Significa che queste donne sono sproporzionatamente svantaggiate da un sistema progettato per gli uomini. Ma potrebbero essere eliminate le carceri femminili negli Stati Uniti, dove il tasso di incarcerazione femminile è cresciuto del 646 per cento negli ultimi 30 anni?

Il contesto è differente ma molti di quegli argomenti sono gli stessi. Essenzialmente, il motivo per chiudere le carceri femminili è lo stesso di quello per imprigionare meno uomini. È l’argomento contro il complesso carcerario in sé, in favore di trattamenti dove le cose funzionano meglio dell’incarcerazione. Ma ci sono prove che il carcere danneggi le donne più degli uomini, quindi perché non cominciare da lì? Qualsiasi studio sulle donne che si trovano in carceri statunitensi mostra che per la maggior parte di loro si tratta di delinquenti non violente con scarsi livelli di istruzione, poche esperienze di lavoro e molteplici storie di abusi, dall’infanzia fino all’età adulta. È anche probabile che le donne, più degli uomini, abbiano dei figli che dipendono dal loro sostegno – 147 mila bambini americani hanno la loro madre in carcere.

Gli Stati Uniti sono un paese di carceri. Più di un milione e mezzo di persone sono in carcere. E questa fissazione con le punizioni è costosa. Cumulativamente, gli stati americani spendono più di 52 miliardi di dollari all’anno per i loro sistemi carcerari. Il governo federale spende inoltre decine di miliardi di dollari per sorvegliare, perseguire e catturare persone, sebbene alcune ricerche mostrino che la carcerazione danneggi il benessere individuale e non migliori la sicurezza pubblica. Quale scopo si cerca di perseguire sottoponendo le donne più maltrattate e impotenti, e non violente, all’ambiente costantemente negativo del carcere? I tentativi di far funzionare il carcere per le donne hanno solo perpetuato la crescita dei complessi industriali carcerari, e anche il numero di persone incarcerate continua a crescere.

Quindi qual è l’alternativa, considerando i livelli americani di incarcerazione femminile? Nel Regno Unito i sostenitori dell’abolizione del carcere femminile propongono la comunità per le delinquenti non violente, e per quelle violente la custodia in piccoli centri vicino alle loro famiglie. Ci sono prove che simili approcci negli Stati Uniti possono funzionare. Le opportunità di testare alternative al carcere stanno aumentando in tutto il paese, e in alcuni posti ci sono stati risultati positivi per le donne che hanno preso parte a queste soluzioni alternative. Per esempio Project Redeply, un progetto finanziato con fondi di stato in Illinois, basandosi sulle prove che le delinquenti non violente vengono trattate in modo più efficace in comunità, ha ottenuto che dal 2011 – anno di fondazione del progetto – al 2013 ben 1376 persone non violente non finissero in carcere.

L’Oklahoma è attualmente al primo posto negli Stati Uniti per incarcerazione femminile pro capite. Quasi l’80 per cento delle donne incarcerate in Oklahoma sono delinquenti non violente: sono in carcere prevalentemente per reati legati all’abuso di droga, allo spaccio di sostanze vietate, alla prostituzione, e per reati contro la proprietà. Women in Recovery, un programma avviato cinque anni fa, fornisce un’alternativa per le donne condannate per crimini legati all’alcolismo o alla tossicodipendenza. Questo programma include trattamenti e servizi completi come l’impiego e l’assistenza familiare. Le donne con bambini piccoli sono ammesse al programma con priorità. Quelle che completano il programma, che dura mediamente 18 mesi, presentano un alto livello di recupero dopo essere state rilasciate. Il coordinatore del programma mi ha detto che il 68 per cento delle donne che completano il programma poi non restano più coinvolte in casi con la giustizia.

Nonostante questi promettenti risultati ottenuti dai programmi alternativi alla detenzione, siamo proprio sicuri di esser pronti alla chiusura delle carceri femminili? Se consideriamo l’abolizione come una conquista dei cittadini e crediamo che alle donne debba essere permesso di saltare la coda lungo il percorso di recupero e di guarigione, ci sono dei passaggi che vanno considerati da una prospettiva femminista. È necessario comprendere il danno “incorporato” nell’attuale sistema carcerario ed esplorare le alternative che già esistono. Per esempio, Susan Burton – fondatrice di A New Way of Life, un gruppo che fornisce abitazioni provvisorie per le donne che escono di prigione a Los Angeles – indica che la prospettiva abolizionista trasforma le vite degli ex detenuti. L’assistenza diretta offerta da questi programmi ricongiunge le donne alle loro famiglie, comunità e città. I circoli in uso in alcune comunità locali negli Stati Uniti, in Canada e in Nuova Zelanda forniscono dei modelli per questo genere di pratiche.

L’incarcerazione sistematica di massa non può essere risolta semplicemente fornendo assistenza a singole donne in difficoltà. Un altro passo verso l’abolizione richiede che la discussione sia spostata dal piano degli individui e delle comunità maggiormente danneggiati, controllati e cancellati dal sistema carcerario, al piano della sfera pubblica che accetta passivamente tutto questo. In parole semplici, dobbiamo smetterla di vedere le prigioni come una parte inevitabile della vita.

Se non possiamo chiudere le carceri femminili, possiamo almeno rallentare la loro espansione. Qualsiasi impegno per isolare le donne dalle loro comunità deve essere identificato e contrastato. A Denver, per esempio, la campagna Fail the Jail ha contribuito a impedire l’aumento dei posti letto. Il direttore del progetto statale di reinserimento nella comunità mi ha detto che le alternative al carcere hanno dimostrato di aiutare le donne individualmente e hanno cambiato l’atteggiamento della comunità. La causa in favore della chiusura delle carceri femminili si basa sull’esperienza di ex detenute e attiviste secondo le quali le donne, madri e figure centrali per la comunità, possono trovare la loro strada quando sono rispettate e sostenute. È possibile immaginare un futuro senza prigioni femminili; la realizzabilità richiede un cambiamento ancora più grande nel modo di pensare.


http://www.ilpost.it/2014/11/09/chiusur ... femminili/
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