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Marziano
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MessaggioInviato: 22/03/2012, 23:53 
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MessaggioInviato: 23/03/2012, 00:03 
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iLGambero ha scritto:

A proposito di "svalutazione competitiva"

Consiglio questo articolo di oggi di Bagnai
http://goofynomics.blogspot.it/2012/03/ ... ealta.html


Bel sito...l'ho spulciato un po' ed è abbastanza illuminante.



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MessaggioInviato: 23/03/2012, 00:36 
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Thethirdeye ha scritto:


Tratto da: L’OBIETTIVO DI MONTI E NAPOLITANO E’ LICENZIARE GLI ITALIANI
http://www.altrainformazione.it/wp/2012 ... -italiani/

Cita:
Chi si ricorda la lettera della BCE, inviata da Trichet e Draghi all’allora esecutivo Berlusconi e contenente le misure richieste all’Italia per “salvare l’euro”, per “ridiventare competitiva”, per incamminarsi sulla strada impervia ed accidentata della crescita neocapitalistica?
La missiva, inizialmente “riservata” e datata 5 agosto 2011, è stata poi pubblicata, il 29 di settembre, dal Corsera, suscitando qualche clamore.
Perché il Corsera ha potuto pubblicare una missiva riservata, che conteneva i desiderata della classe globale e imponeva un futuro di lacrime e sangue a tutta la penisola?
Perché si stava già preparando il terreno per il dopo Berlusconi, per il governo fantoccio del grande capitale finanziario e per l’accelerazione della “ristrutturazione” del paese in senso ultraliberista.
Importante rilevare che in quella letterina era riassunto il programma dell’attuale governo Monti – Napolitano, e il primo gruppo di misure da imporre all’Italia, di cui al punto 1 della missiva, riguardava, appunto, la Crescita neocapitalistica, per innescare la quale si richiedeva, oltre alle famigerate liberalizzazioni, di “distruggere il contratto collettivo nazionale di lavoro (e con esso le garanzie residue per i lavoratori stabili) privilegiando i livelli di contrattazione in cui il lavoratore è più debole ed esposto ad ogni sorta di ricatto, e imporre la libertà di licenziamento indiscriminato per flessibilizzare definitivamente il fattore-lavoro.” [Eugenio Orso, La lettera globale, post pubblicato in Pauperclass e da ComeDonChisciotte]


Io l'ho sempre detto che è stato tutto orchestrato già da tempo per il loro vero fine,cioè di struggere le garanzie dei lavoratori e dei pensionati,questo è cominciato moltissimi anni fà quando PCI degli anni 70 era forte,allora non l'hanno potuto realizzare però hanno iniziato la strategia della tensione.
Ci sono riusciti quando la sinistra cominciò ad essere divisa al suo interno facendo vincere quelli che da tempo aspettavano di poterli soppiantare.[:(]
Ora siamo totalmente alla loro merce',a meno che non facessimo un grande sforzo,che sarebbe,di far cadere subito il Gov.Monti,il quale non è altro che un governo anomalo.
Se avremo la forza di fare questo,i mercati internazionali ci prenderebbero veramente sul serio,però dovremmo non far salire le Destre,in quanto questi sono i partiti dove vi è il terreno di coltura per le politiche di decimazione sociale che stanno attuando in Italia.


Ultima modifica di bleffort il 23/03/2012, 00:37, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 23/03/2012, 11:03 
scusate ma a questi signori cosa ne viene? ci stanno demolendo, e poi? è puro sadismo o c'è di più dietro?


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Rettiloide
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MessaggioInviato: 23/03/2012, 12:22 
Appunto, non ha senso la teoria del complotto "distruggi e comanda". L'idea del liberi tutti (in questo caso, libertà di licenziare per il padrone, che sarà ora di ricominciare a chiamare così, e libertà di morire di fame per l'ex-stipendiato) non è "complotto", è teoria politica. Ieri a Piazzapulita la Gelmini diceva "fosse per noi del PDL queste norme le applicheremmo anche agli statali". Alfano diceva appunto che per loro questa "riforma" è un compromesso al ribasso, perchè avrebbero voluto molta più libertà di licenziare. Ci sono due idee che si confrontano: il PDL che vorrebbe Reagan e Tatcher e il PD che vorrebbe una specie di capitalismo solidaristico alla nordica. Chiaro che mentre nel PDL sono tutti filo-padronali nel PD si è divisi (ma bisognerebbe anche valutare il peso della divisione).

Sono più che d'accordo con Bliss di qualche pagina fa: l'idea di fondo è di creare sviluppo di bassa qualità, di portare noi al livello dei Paesi in via di sviluppo e non di restare un passo avanti. Dimmi te se può essere intelligente... E non è solo un problema di stipendio, ma creare povertà significa creare rabbia, sfiducia, disillusione, pessimismo, isolamento, solitudine, divisione, individualismo...

Bleff, sempre a Piazzapulita hanno intervistato dei giovani. Roba da vergognarsi. Cose (è difficile, ma tanto, considerarle persone) che ti dicono che delle pensioni non si interessano perchè tanto ancora studiano, che della riforma del lavoro non sanno niente perchè si devono laureare, che i precari sono tali perchè sono incapaci. Ma la perla è stata una stupida cassiera del McDonald, che non sapeva cosa significasse "lavoro precario" e che tanto a lei non interessa nulla perchè se ne andrà da questo schifo di Paese. Come se con una qualifica da cassiera si possa all'estero fare molto di più del pranzo del cannibale in centrafrica.

Tu mi dici che la sinistra non è forte. Verissimo. Anzi, per me è pure (diciamo così) "ingenua", perchè quando si doveva decidere se fare o no il Governo Monti, bisognava dire pubblicamente che il PD avrebbe appoggiato il nuovo Governo solo su un programma condiviso e prestabilito. Ma i limiti della dirigenza (che ci sono pure, ma che almeno si pensi che dall'altra parte il meglio del meglio è Berlusconi) sono nulla di fronte ai limiti delle persone. L'ho già scritto che l'elettore del PD è quantomeno contraddittorio, e che non vuole la riforma ma vuole comunque il Governo Monti. Colpe delle divisioni interne? Sì. Ma soprattutto colpa del populismo e del qualunquismo. Perchè creano SFIDUCIA verso tutto e tutti. Prova te a fare uno sciopero della Cgil. Sai cosa ti dicono? 8 ore sono troppe, c'è crisi e non posso perdere un giorno di stipendio. E 4 ore sono poche, non servono a niente. Oppure: ancora a Roma? Meglio manifestazioni locali. Quando poi le fai localmente, ti dicono che tanto non servono a niente. Questa è la frase: TANTO NON SERVE A NIENTE. Non è cambiata "la sinistra", sono cambiate le persone. Ma caspita, una volta bastava un fischio per fermare tutto, ora quando uno finisce in cassa integrazione, è pure contento perchè guadagna senza lavorare (e magari fa pure un lavoro in nero). A quegli stupidi giovani intervistati su La7, che gli dici? Eppure ci devi parlare, ma come fai a spiegare che la riforma è dannosa se non hanno mai sentito parlare di art. 18? Ma caspita, gente che studia all'università che non legge mai un giornale?? Ho idea che il problema non sia la sinistra, ma il Paese, la gente, la mentalità. Secondo te, siamo un Paese maturo?

Quanto all'idea "Monti liquidatore" non sono d'accordo: è 10 anni che ci provano a cancellare l'art. 18. Nel 2002 non c'era la crisi, ma c'erano già Berlusconi, Tremonti, Maroni e Sacconi. Se liquidazione è, allora è cominciata molto prima di quanto non si dica. Per me, invece, è semplice conflitto di opposti interessi, e questa dura fin dalla secessione della plebe.

E la questione più difficile (PD): che si fa? Il gioco è sempre lo stesso, la riforma è "tanta" e l'art. 18 non è significativo. Un paio di @#ò+]+# non è significativo. Di sicuro metteranno la fiducia (e QUESTO è il vero problema di democrazia negata) anche qui. La speranza è allora che si ottengano le modifiche direttamente dal governo. Ma ho idea che stavolta si sia deciso lo scontro: metteranno qualche piccola modifica qua e là (oppure, ancora peggio, ti assicureranno che per grazia divina i licenziamenti facili agli statali non li applicano) ma l'art. 18 resta così com'è. E allora toccherà decidere tra votare la fiducia oppure no. E non credo che PDL e TP abbiano da soli i voti per tenere in piedi il governo. Risultati? Art. 18 salvo (ma bocciate tutte le altre cose, tra cui anche tante idee del PD: glielo vai te a spiegare ai tuoi elettori che hai votato contro le tue idee?), Governo morto (e sappiamo che Monti piace molto più di qualunque partito, e che anzi queste dispute sono viste come "vecchia politica"), elettori in picchiata (ma qui ci andrei più cauto: la questione è simbolica) e, cosa gravissima, PDL che esce dall'isolamento. Perchè a quel punto il TP se ne torna con Berlusconi. E di sicuro alcuni del PD se ne andranno con Casini a rifare la DC. La cosa è molto complessa, e tutte le soluzioni sono in perdita, per il PD. Per questo dico che la scelta di rompere le trattative è stata deliberata: vogliono costringere il PD ad abbandonare la sinistra per fare il listone PDL-TP-PD. Ma questa è una scelta politica, e se è così allora questo governo non è più tecnico. Per parte mia, trovo il lavoro da fare difficilissimo, ben oltre le mie capacità di comprensione. Mi è piaciuto Bersani da Vespa. Ho odiato, letteralmente, Letta e Colaninno. Ma i tempi dei Gulag sono finiti (per fortuna): non basta dire "fuori dai ....." per risolvere tutti i problemi, occorre capacità e furbizia. Io purtroppo non ne ho a sufficienza, spero che chi ha la responsabilità sia meglio fornito di me... Ma la situazione è in perdita comunque. Il trappolone è stato preparato bene, e noi ci siamo finiti dentro, come al solito, "per il bene del Paese".

Pensiero del giorno: che Bertinotti sia maledetto ogni giorno della sua vita, per aver fatto cadere Prodi sulle 35 ore. E che sia maledetto Turigliatto per aver rifatto cadere Prodi e riportato Berlusconi e permesso a lui di fare tutti i casini che abbiamo ora. Che siano maledetti i grandi geni della politica come Ferrero, che da ministri facevano le manifestazioni contro il loro Governo. La politica attuale era morta nel 1995, è rinata nel 1998, è rimorta nel 2006, è rinata nel 2008, ri-rimorto nel 2011 e ri-rinato nel 2012.

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MessaggioInviato: 23/03/2012, 12:38 
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Sirius ha scritto:

scusate ma a questi signori cosa ne viene? ci stanno demolendo, e poi? è puro sadismo o c'è di più dietro?


LA parola chiave è "svalutazione competitiva". La teoria è esposta sul sito di Bagnai, un po' difficile da consultare, ma ne vale la pena.
http://goofynomics.blogspot.it/2012...slealta.html



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MessaggioInviato: 23/03/2012, 14:40 
Attenzione Bagnai in realtà critica chi parla di "svalutazione competitiva" e spiega bene il perché.


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MessaggioInviato: 23/03/2012, 14:48 
NAPOLITANO: NESSUNA VALANGA LICENZIAMENTI
La riforma del lavoro va fatta.E' quanto ha dichiarato il Presidente della Repubblica Napolitano, al termine della cerimonia alle Fosse Ardeatine.
Ora la discussione, ha detto, si sposta in Parlamento, dove, è convinto, si arriverà a un risultato valido.
Con il nuovo art. 18,ha poi precisato, "non ci sarà una valanga di licenziamenti". "Il problema più drammatico -ha aggiunto Napolitano- è quello delle aziende che chiudono e dei dipendenti che perdono il posto di lavoro, non per l'art. 18 ma per il crollo delle attività produttive", ha concluso il Capo dello Stato.
--------------
Eh già perché quello che sta facendo il governo invece le aziende le aiuta, soprattutto le medio-piccole.
Non ho parole...


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MessaggioInviato: 23/03/2012, 14:54 
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sezione 9 ha scritto:
Che siano maledetti i grandi geni della politica come Ferrero, che da ministri facevano le manifestazioni contro il loro Governo. La politica attuale era morta nel 1995, è rinata nel 1998, è rimorta nel 2006, è rinata nel 2008, ri-rimorto nel 2011 e ri-rinato nel 2012.

Forse perché Ferrero un po' di dignità l'aveva e di fronte a leggi di destra (Prodi è uguale a Monti, stesso scopo e stessa funzione), diceva quello che pensava, con il rischio anche di essere buttato fuori dal Parlamento da quegli altri geni, tipo Veltroni.

La cosa che non si è ancora capita dalle tue parti, è che dopo aver fatto fuori la sinistra parlamentare, ora tocca alla sinistra del PD. Come ampiamente previsto da me e da altri il PD imploderà e anche la parte di "sinistra" che c'è ora verrà messa all'angolo e pregata di accomodarsi.
Sta per nascere il Grande Inciucio, e quelli del PD che pensano che ci sia un futuro per politiche non di destra, verranno messi alla porta, con tanta sobrietà.
Si è sfasciato il centro-sinistra per creare una contraddizione in termini, il PD, ora i nodi vengono al pettine.
E tutto questo fa gioco agli eurocrati che gongolano di fronte ai licenziamenti facili (che ben si guardano dall'applicare in casa loro).


Ultima modifica di iLGambero il 23/03/2012, 15:08, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 23/03/2012, 15:12 
Bagnai: politiche sbagliate spacciate col "grembiule rosa"
di Alberto Bagnai http://www.ilmanifesto.it/archivi/comme ... colo/5225/

L’uscita dall’euro prossima ventura
Un anno fa, discorrendo con Aristide, chiedevo come mai la sinistra italiana rivendicasse con tanto orgoglio la paternità dell’euro: non vedeva quanto esso fosse opposto agli interessi del suo elettorato? Una domanda simile a quella di Rossanda. Aristide, economista di sinistra, mi raggelò: “caro Alberto, i costi dell’euro, come dici, sono noti, tutti i manuali li illustrano. Li vedevano anche i nostri politici, ma non potevano spiegarli ai loro elettori: se questi avessero potuto confrontare costi e benefici non avrebbero mai accettato l’euro.
Tenendo gli elettori all’oscuro abbiamo potuto agire, mettendoli in una impasse dalla quale non potranno uscire che decidendo di fare la cosa giusta, cioè di andare avanti verso la totale unione, fiscale e politica, dell’Europa.” Insomma: “il popolo non sa quale sia il suo interesse: per fortuna a sinistra lo sappiamo e lo faremo contro la sua volontà”. Ovvero: so che non sai nuotare e che se ti getto in piscina affogherai, a meno che tu non “decida liberamente” di fare la cosa giusta: imparare a nuotare. Decisione che prenderai dopo un leale dibattito, basato sul fatto che ti arrivo alle spalle e ti spingo in acqua. Bella democrazia in un intellettuale di sinistra! Questo agghiacciante paternalismo può sembrare più fisiologico in un democristiano, ma non dovrebbe esserlo. “Bello è di un regno come che sia l’acquisto”, dice re Desiderio. Il cattolico Prodi l’Adelchi l’ha letto solo fino a qui. Proseguendo, avrebbe visto che per il cattolico Manzoni la Realpolitik finisce in tragedia: il fine non giustifica i mezzi. La nemesi è nella convinzione che “più Europa” risolva i problemi: un argomento la cui futilità non può essere apprezzata se prima non si analizza la reale natura delle tensioni attuali.

Il debito pubblico non c’entra.
Sgomenta l’unanimità con la quale destra e sinistra continuano a concentrarsi sul debito pubblico. Che lo faccia la destra non è strano: il contrattacco ideologico all’intervento dello Stato nell’economia è il fulcro della “controriforma” seguita al crollo del muro. Questo a Rossanda è chiaro. Le ricordo che nessun economista ha mai asserito, primadel trattato di Maastricht, che la sostenibilità di un’unione monetaria richieda il rispetto di soglie sul debito pubblico (il 60% di cui parla lei). Il dibattito sulla “convergenza fiscale” è nato dopo Maastricht, ribadendo il fatto che queste soglie sono insensate. Maastricht è un manifesto ideologico: meno Stato (ergo più mercato). Ma perché qui (cioè a sinistra?) nessuno mette Maastricht in discussione? Questo Rossanda non lo nota e non se lo chiede. Se il problema fosse il debito pubblico, dal 2008 la crisi avrebbe colpito prima la Grecia (debito al 110% del Pil), e poi Italia (106%), Belgio (89%), Francia (67%) e Germania (66%). Gli altri paesi dell’eurozona avevano debiti pubblici inferiori. Ma la crisi è esplosa prima in Irlanda (debito pubblico al 44% del Pil), Spagna (40%), Portogallo (65%), e solo dopo Grecia e Italia. Cosa accomuna questi paesi? Non il debito pubblico (minimo nei primi paesi colpiti, altissimo negli ultimi), ma l’inflazione. Già nel 2006 la Bce indicava che in Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna l’inflazione non stava convergendo verso quella dei paesi “virtuosi”. I Pigs erano un club a parte, distinto dal club del marco (Germania, Francia, Belgio, ecc.), e questo sì che era un problema: gli economisti sanno da tempo che tassi di inflazione non uniformi in un’unione monetaria conducono a crisi didebito estero (prevalentemente privato).

Inflazione e debito estero.
Se in X i prezzi crescono più in fretta che nei suoi partner, X esporta sempre meno, e importa sempre più, andando in deficit di bilancia dei pagamenti. La valuta di X, necessaria per acquistare i beni di X, è meno richiesta e il suo prezzo scende, cioè X svaluta: in questo modo i suoi beni ridiventano convenienti, e lo squilibrio si allevia. Effetti uguali e contrari si producono nei paesi in surplus, la cui valuta diventa scarsa e si apprezza. Ma se X è legato ai suoi partner da un’unione monetaria, il prezzo della valuta non può ristabilire l’equilibrio esterno, e quindi le soluzioni sono due: o X deflaziona, o i suoi partner in surplus inflazionano. Nella visione keynesiana i due meccanismi sono complementari: ci si deve venire incontro, perché surplus e deficit sono due facce della stessa medaglia (non puoi essere in surplus se nessuno è in deficit). Ai tagli nel paese in deficit deve accompagnarsi un’espansione della domanda nei paesi in surplus. Ma la visione prevalente è asimmetrica: l’unica inflazione buona è quella nulla, i paesi in surplus sono “buoni”, e sono i “cattivi” in deficit a dover deflazionare, convergendo verso i buoni. E se, come i Pigs, non ci riescono? Le entrate da esportazioni diminuiscono e ci si deve indebitare con l’estero per finanziare le proprie importazioni. I paesi a inflazione più alta sono anche quelli che hanno accumulato più debito estero dal 1999 al 2007: Grecia (+78 punti di Pil), Portogallo (+67), Irlanda (+65) e Spagna (+62). Con il debito crescono gli interessi, e si entra nella spirale: ci si indebita con l’estero per pagare gli interessi all’estero, aumenta lo spread e scatta la crisi.

Lo spettro del 1992.
E l’Italia? Dice Rossanda: “il nostro indebitamento è soprattutto all’interno”. Non è più vero. Pensate veramente che ai mercati interessi con chi va a letto Berlusconi? Pensate che si preoccupino perché il debito pubblico è “alto”? Ma il nostro debito pubblico è sopra il 100% da 20 anni, e i nostri governi, anche se meno folcloristici, sono stati spesso più instabili. Non è questo che preoccupa i mercati: quello che li preoccupa è che oggi, come nel 1992, il nostro indebitamento con l’estero sta aumentando, e che questo aumento, come nel 1992, è guidato dall’aumento dei pagamenti di interessi sul debito estero, che è in massima parte debito privato, contratto da famiglie e imprese (il 65% delle passività sull’estero dell’Italia sono di origine privata).

Cui Prodest?
Calata nell’asimmetria ideologica mercantilista (i “buoni” non devono cooperare) e monetarista (inflazione zero) la scelta politica di privarsi dello strumento del cambio diventa strumento di lotta di classe. Se il cambio è fisso, il peso dell’aggiustamento si scarica sui prezzi dei beni, che possono diminuire o riducendo i costi (quello del lavoro, visto che quello delle materie prime non dipende da noi) o aumentando la produttività. Precarietà e riduzioni dei salari sono dietro l’angolo. La sinistra che vuole l’euro ma non vuole Marchionne mi fa un po’ pena. Chi non deflaziona accumula debito estero, fino alla crisi, in seguito alla quale lo Stato, per evitare il collasso delle banche, si accolla i debiti dovuti agli squilibri esterni, trasformandoli in debiti pubblici. Alla privatizzazione dei profitti segue la socializzazione delle perdite, con il vantaggio di poter incolpare a posteriori i bilanci pubblici. La scelta non è se deflazionare o meno, ma se farlo subito o meno. Una scelta ristretta, ma solo perché l’ottusità ideologica impone di concentrarsi sul sintomo (lo squilibrio pubblico, che può essere corretto solo tagliando), anziché sulla causa (lo squilibrio esterno, che potrebbe essere corretto cooperando). Alla domanda di Rossanda “non c’è stato qualche errore?” la risposta è quella che dà lei stessa: no, non c’è stato nessun errore. Lo scopo che si voleva raggiungere, cioè la “disciplina” dei lavoratori, è stato raggiunto: non sarà “di sinistra”, ma se volete continuare a chiamare “sinistra” dei governi “tecnici” a guida democristiana accomodatevi. Lo dice il manuale di Acocella: il “cambio forte” serve a disciplinare i sindacati.

Più Europa?
Secondo la teoria economica un’unione monetaria può reggere senza tensioni sui salari se i paesi sono fiscalmente integrati, poiché ciò facilita il trasferimento di risorse da quelli in espansione a quelli in recessione. Una “soluzione” che interviene a valle, cioè allevia i sintomi, senza curare la causa (gli squilibri esterni). È il famoso “più Europa”. Un esempio: festeggiamo quest’anno il 150° anniversario dell’unione monetaria, fiscale e politica del nostro paese. “Più Italia” l’abbiamo avuta, non vi pare? Ma 150 anni dopo la convergenza dei prezzi fra le varie regioni non è completa, e il Sud ha un indebitamento estero strutturale superiore al 15% del proprio Pil, cioè sopravvive importando capitali dal resto del mondo (ma in effetti dal resto d’Italia). Dopo cinquanta anni di integrazione fiscale nell’Italia (monetariamente) unita abbiamo le camicie verdi in Padania: basterebbero dieci anni di integrazione fiscale nell’area euro, magari a colpi di Eurobond, per riavere le camicie brune in Germania. L’integrazione fiscale non è politicamente sostenibile perché nessuno vuole pagare per gli altri, soprattutto quando i media, schiavi dell’asimmetria ideologica, bombardano con il messaggio che gli altri sono pigri, poco produttivi, che “è colpa loro”. Siano greci, turchi, o ebrei, sappiamo come va a finire quando la colpa è degli altri.

Deutschland über alles.
Le soluzioni “a valle” dello squilibrio esterno sono politicamente insostenibili, ma lo sono anche quelle “a monte”. La convivenza con l’euro richiederebbe l’uscita dall’asimmetria ideologica mercantilista. Bisognerebbe prevedere simmetrici incentivi al rientro per chi si scostasse in alto o in basso da un obiettivo di inflazione. Il coordinamento del quale Rossanda parla andrebbe costruito attorno a questo obiettivo. Ma il peso dei paesi “virtuosi” lo impedirà. Perché l’euro è l’esito di due processi storici. Rossanda vede il primo (il contrattacco del capitale per recuperare l’arretramento determinato dal new deal post-bellico), ma non il secondo: la lotta secolare della Germania per dotarsi di un mercato di sbocco. Ci si estasia (a destra e a sinistra) per il successo della Germania, la “locomotiva” d’Europa, che cresce intercettando la domanda dei paesi emergenti. Ma i dati che dicono? Dal 1999 al 2007 il surplus tedesco è aumentato di 239 miliardi di dollari, di cui 156 realizzati in Europa, mentre il saldo commerciale verso la Cina èpeggiorato di 20 miliardi (da un deficit di -4 a uno di -24). I giornali dicono che la Germania esporta in Oriente e così facendo ci sostiene con la sua crescita. I dati dicono il contrario. La domanda dei paesi europei, drogata dal cambio fisso, sostiene la crescita tedesca. E la Germania non rinuncerà a un’asimmetria sulla quale si sta ingrassando. Ma perché i governi “periferici” si sono fatti abbindolare dalla Germania? Lo dice il manuale di Gandolfo: la moneta unica favorisce una “illusione della politica economica” che permette ai governi di perseguire obiettivi politicamente improponibili, cavandosela col dire che sono imposti da istanze sopraordinate (quante volte ci siamo sentiti dire “l’Europa ci chiede...”?). Il fine (della lotta di classe al contrario) giustificava il mezzo (l’ancoraggio alla Germania).

La svalutazione rende ciechi.
È un film già visto. Ricordate lo Sme “credibile”? Dal 1987 al 1991 i cambi europei rimasero fissi. In Italia l’inflazione salì dal 4.7% al 6.2%, con il prezzo del petrolio in calo (ma i cambi fissi non domavano l’inflazione?). La Germania viaggiava su una media del 2%. La competitività italiana diminuiva, l’indebitamento estero aumentava, e dopo la recessione Usa del 1991 l’Italia dovette svalutare. Svalutazione! Provate a dire questa parola a un intellettuale di sinistra. Arrossirà di sdegnato pudore virginale. Non è colpa sua. Da decenni lo bombardano con il messaggio che la svalutazione è una di quelle cosacce che provocano uno sterile sollievo temporaneo e orrendi danni di lungo periodo. Non è strano che un sistema a guida tedesca sia retto dal principio di Goebbels: basta ripetere abbastanza una bugia perché diventi una verità. Ma cosa accadde dopo il 1992? L’inflazione scese di mezzo punto nel ’93 e di un altro mezzo nel ’94. Il rapporto debito estero/Pil si dimezzò in cinque anni (da -12 a -6 punti di Pil). La bolletta energetica migliorò (da -1.1 a -1.0 punti). Dopo uno shock iniziale, l’Italia crebbe a una media del 2% dal 1994 al 2001. La lezioncina sui danni della svalutazione (genera inflazione, procura un sollievo solo temporaneo, non ce la possiamo permettere perché importiamo il petrolio) è falsa.

Irreversibile?
Si dice che la svalutazione non sarebbe risolutiva, e che le procedure di uscita non sono previste, quindi... Quindi cosa? Chi è così ingenuo da non vedere che la mancanza di procedure di uscita è solo un espediente retorico, il cui scopo è quello di radicare nel pubblico l’idea di una “naturale” o “tecnica” irreversibilità di quella che in fondo è una scelta umana e politica (e come tale reversibile)? Certo, la svalutazione renderebbe più oneroso il debito definito in valuta estera. Ma porterebbe da una situazione di indebitamento estero a una di accreditamento estero, producendo risorse sufficienti a ripagare i debiti, come nel 1992. Se non lo fossero, rimarrebbe la possibilità del default. Prodi vuol far sostenere una parte del conto ai “grossi investitori istituzionali”? Bene: il modo più diretto per farlo non è emettere Eurobond “socializzando” le perdite a beneficio della Germania (col rischio camicie brune), ma dichiarare, se sarà necessario, il default, come hanno già fatto tanti paesi che non sono stati cancellati dalla geografia economica per questo. È già successo e succederà. “I mercati ci puniranno, finiremo stritolati!”. Altra idiozia. Per decenni l’Italia è cresciuta senza ricorrere al risparmio estero. È l’euro che, stritolando i redditi e quindi i risparmi delle famiglie, ha costretto il paese a indebitarsi con l’estero. Il risparmio nazionale lordo, stabile attorno al 21% dal 1980 al 1999, è sceso costantemente da allora fino a toccare il 16% del reddito. Nello stesso periodo le passività finanziarie delle famiglie sono raddoppiate, dal 40% all’80%. Rimuoviamo l’euro, e l’Italia avrà meno bisogno dei mercati, mentre i mercati continueranno ad avere bisogno dei 60 milioni di consumatori italiani.

Non faccia la sinistra ciò che fa la destra.
Dall’euro usciremo, perché alla fine la Germania segherà il ramo su cui è seduta. Sta alla sinistra rendersene conto e gestire questo processo, anziché finire sbriciolata. Non sto parlando delle prossime elezioni. Berlusconi se ne andrà: dieci anni di euro hanno creato tensioni tali per cui la macelleria sociale deve ora lavorare a pieno regime. E gli schizzi di sangue stonano meno sul grembiule rosso. Sarà ancora una volta concesso alla sinistra della Realpolitik di gestire la situazione, perché esiste un’altra illusione della politica economica, quella che rende più accettabili politiche di destra se chi le attua dice di essere di sinistra. Ma gli elettori cominciano a intuire che la macelleria sociale si può chiudere uscendo dall’euro. Cara Rossanda, gli operai non sono “scombussolati”, come dice lei: stanno solo capendo. “Peccato e vergogna non restano nascosti”, dice lo spirito maligno a Gretchen. Così, dopo vent’anni di Realpolitik, ad annaspare dove non si tocca si ritrovano i politici di sinistra, stretti fra la necessità di ossequiare la finanza, e quella di giustificare al loro elettorato una scelta fascista non tanto per le sue conseguenze di classe, quanto per il paternalismo con il quale è stata imposta. Si espongono così alle incursioni delle varie Marine Le Pen che si stanno affacciando in paesi di democrazia più compiuta, e presto anche da noi. Perché le politiche di destra, nel lungo periodo, avvantaggiano solo la destra. Ma mi rendo conto che in un paese nel quale basta una legislatura per meritarsi una pensione d’oro, il lungo periodo possa non essere un problema dei politici di destra e di sinistra. Questo spiega tanta unanimità di vedute.



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sezione 9 ha scritto:



Pensiero del giorno: che Bertinotti sia maledetto ogni giorno della sua vita, per aver fatto cadere Prodi sulle 35 ore. E che sia maledetto Turigliatto per aver rifatto cadere Prodi e riportato Berlusconi e permesso a lui di fare tutti i casini che abbiamo ora. Che siano maledetti i grandi geni della politica come Ferrero, che da ministri facevano le manifestazioni contro il loro Governo. La politica attuale era morta nel 1995, è rinata nel 1998, è rimorta nel 2006, è rinata nel 2008, ri-rimorto nel 2011 e ri-rinato nel 2012.



Questo ha causato il problema della Sinistra "maledire Bertinotti" io invece la penso al contrario,Bertinotti sugli accordi preventivi di Governo aveva messo sul tavolo anche la riduzione di lavoro a 35 ore settimanali,poi nel corso della Legislatura gli alleati hanno cambiato idea e carte in tavola.
Così Bertinotti si è trovato al punto per (essere coerente con il suo programma) di dimettersi causando il crollo del Governo.
Se si fosse attuato il suo programma,non si generava la crisi economica e nemmeno sarebbe salito al Potere Berlusconi,in quanto (almeno da questo lato) dando lavoro a più giovani,avrebbe fatto girare meglio l'economia. e non si sarebbe stravolta la Costituzione a favore dei ricchi.


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Eh, già, è stato molto bello vedere alle elezioni del 2001 Bertinotti esultare per Berlusconi presidente e Rifondazione con un + 0,qualcosa in più.

Ce ne sono stati mille di personaggi che hanno solo creato problemi e che hanno permesso alla destra di rovinare il Paese, da Rifondazione (e di Ferrero che faceva da ministro le manifestazioni contro il Governo, niente da dire?) fino a Rutelli, Dini e le liti Mastella-Di Pietro per il posto da ministro.

La vera sinistra si è sempre dovuta barcamenare in mezzo a un gruppo di bambini irresponsabili e viziati.


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sezione 9 ha scritto:

Eh, già, è stato molto bello vedere alle elezioni del 2001 Bertinotti esultare per Berlusconi presidente e Rifondazione con un + 0,qualcosa in più.

Ce ne sono stati mille di personaggi che hanno solo creato problemi e che hanno permesso alla destra di rovinare il Paese, da Rifondazione (e di Ferrero che faceva da ministro le manifestazioni contro il Governo, niente da dire?) fino a Rutelli, Dini e le liti Mastella-Di Pietro per il posto da ministro.

La vera sinistra si è sempre dovuta barcamenare in mezzo a un gruppo di bambini irresponsabili e viziati.

Tutti quelli che hai nominato sono d'accordo con te che hanno rovinato la sinistra,maggiormente Dini che si è rimangiato il suo accordo preventivo,ma...Bertinotti no!.[;)]
Che poi in fondo tutti possono fare un piccolo errore basta non essere perseverante,somma tutti gli errori che hanno fatto altri in confronto a Bertinotti!,vedrai che sproporzione!.[:D]


Ultima modifica di bleffort il 23/03/2012, 15:39, modificato 1 volta in totale.

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Sono passati 10 anni

http://www.tzetze.it/tzetze_news.php?ur ... bdb73a4e93

In 10 anni quei 3,5 milioni di persone che fine hanno fatto?!



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una e' qui,io c'ero...oggi no.


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