03/04/2012, 14:53
03/04/2012, 15:09
03/04/2012, 18:16
iLGambero ha scritto:
Io noto che la Lega è rimasta intoccabile per molti anni, ora guardacaso esce dal governo e si oppone ufficialmente a Monti ed ecco che le inchieste spuntano come funghi, le rivelazioni riempono i giornali (soprattutto quelli di Berlusconi).
Un tempo non credevo a queste coincidenze, oggi non lo so... così come non credo al 100% a tutto quanto viene scritto sui giornali.
E lo dice uno che ha zero simpatia per la Lega.
Comunque ogni diversivo per il popolino va bene... tutto fa brodo... purché non si parli del massacro sociale ed economico in atto.
Ora i giornali hanno avuto la direttiva di aizzare il risentimento popolare contro i partiti (e non ci vuole molto)... è l'uso dicriminatorio dell'indignometro.
03/04/2012, 18:38
rmnd ha scritto:
nota di Folklore...
woodkock si occupa di parte delle indagini...allora quella faccia da c.. di belsito può dormire sonni tranquilli..
Woodcock, come l'ultima buffonata della P4, non ne imbrocca una.
Ma cacciarlo per incompetenza?
03/04/2012, 19:07
sezione 9 ha scritto:rmnd ha scritto:
nota di Folklore...
woodkock si occupa di parte delle indagini...allora quella faccia da c.. di belsito può dormire sonni tranquilli..
Woodcock, come l'ultima buffonata della P4, non ne imbrocca una.
Ma cacciarlo per incompetenza?
Non per toglierti le illusioni, ma le procure in azione sono 3, Napoli, Reggio Calabria e Milano. Woodcock uno e trino? Non credo.
Napoli si occupa di riciclaggio, togliamolo pure: restano truffa, appropriazione indebita, finanziamento illecito.
Davvero, quando capita in altri ambienti, le critiche sono ben altre, altro che parlare di complotti e di incapacità.
NOVITA' - E' la prima volta che una procura formula una costruzione giuridica che ritiene di contestare come truffa ai danni dello Stato l'indebita percezione dei rimborsi elettorali da parte di un partito politico. L'idea sottostante è che un partito possa certamente spendere come meglio ritiene i fondi che incassa dallo Stato come finanziamento pubblico, ma deve pur sempre darne un fedele resoconto ai revisori del Parlamento. E nel caso di specie, da quel che si intuisce, alla base della contestazione al tesoriere della Lega ci sarebbe proprio il fatto che il rendiconto delle spese, presentato dal partito ai revisori, del Parlamento sarebbe stato viziato da falsità o omissioni.
03/04/2012, 19:28
03/04/2012, 23:47
04/04/2012, 08:35
04/04/2012, 10:16
04/04/2012, 10:52
04/04/2012, 11:25
Thethirdeye ha scritto:
Quello che dici è giusto rmnd....
Cmq, per tornare in tema, tu non pensi che le velleità della Lega e le relative azioni nei confronti delle autonomie - in qualche modo controcorrente con gli attuali piani di Monti (e compagnia cantante) - siano state colpite anche in modo strumentale e con un tempismo perfetto rispetto al momento storico che stiamo attraversando?
Inoltre, non credi che, un partito che ha sempre "urlato" contro Roma ladrona e contro gli affari di palazzo, con questi fatti, rischia un crollo di credibilità e una perdita di consensi consistente?
04/04/2012, 11:56
Thethirdeye ha scritto:
Quello che dici è giusto rmnd....
Cmq, per tornare in tema, tu non pensi che le velleità della Lega e le relative azioni nei confronti delle autonomie - in qualche modo controcorrente con gli attuali piani di Monti (e compagnia cantante) - siano state colpite anche in modo strumentale e con un tempismo perfetto rispetto al momento storico che stiamo attraversando?
Inoltre, non credi che, un partito che ha sempre "urlato" contro Roma ladrona e contro gli affari di palazzo, con questi fatti, rischia un crollo di credibilità e una perdita di consensi consistente?
04/04/2012, 13:02
04/04/2012, 21:49
I pm come sempre agiscono con tempistiche sempre un po' sospette, ma a parte ciò è colpa dei dirigenti leghisti se il caso Belsito è scoppiato.
05/04/2012, 09:49
http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/449108/
[color=blue]Ecco i segreti nascosti a Bossi dai fedelissimi
L’amico Boso: ho provato ad avvertirlo, ma non è servito
Seduti accanto, in fondo alla tavolata della festa leghista a Pieve Tesino. Erminio Boso, il vecchio senatore, aveva ascoltato il comizio di un Umberto Bossi stanco e un poco confuso. Aveva sentito ripetere l’elogio del figlio Renzo, «che parla così bene l’inglese tanto d’aver fatto l’interprete nell’incontro tra Berlusconi e Hillary Clinton». Sapeva che non era vero, Boso. Ma sapeva che una balla grossa così non poteva averla inventata al momento. Non era di buon umore, Bossi. «Mia moglie vuole che torni a casa».
Era rimasto fino al mattino dopo, Bossi. E quella notte il vecchio leghista aveva deciso che era il momento di dire tutto, di raccontare a Bossi quel che Bossi non sa, quello che negli otto anni di malattia gli hanno nascosto. «Tu sai che non ho nulla da chiederti, e sai che non ti tradirò mai». Lo sa, Bossi. Del figlio Renzo avevano già parlato qualche mese prima, a Roma, nei pochi minuti in cui li avevano lasciati soli. «Boso, guarda che io non ne sapevo niente. È stata la Manuela», la moglie. Nella notte d’agosto non era il caso di insistere. «Però, Umberto, tu lo sai cosa succede nella Lega? Lo sai che girano personaggi strani?».
Al telefono, adesso, Boso conferma. «Certo che gli ho parlato di Belsito. E non solo di Belsito. Gli ho detto di stare in guardia». Più o meno che era circondato, e male. «Io non lo conosco, questo Belsito - erano state le parole di Boso -, ma da quel che sento dire non sembra l’uomo adatto, non mi sembra un tesoriere affidabile. Non ti hanno detto niente?». Niente di niente. E si era preoccupato, Boso, per la risposta del suo malandato Capo: «Ma va, guarda che è uno bravo, è uno che ci capisce. Non dar retta a chi mette in giro certe voci, è tutta invidia». Boso, ieri: «Se invece avesse dato retta a me...».
Invidia, malattia infantile del leghismo, o meglio di quel che è diventata la Lega di Famiglia, altrimenti detta la Ditta Bossi. E sarebbe invidia quella di chi non ha mai gradito l’irresistibile ascesa di Rosi Mauro, da un anno residente a Gemonio, giusto per segnalare la distanza dalla Famiglia, prima pilotata nel listino bloccato in Regione Lombardia, ora nientemeno che vice presidente del Senato. «È brava, la Rosi. Ha messo su un bel sindacato», dice Bossi, ad esempio quando incontra qualche vecchio amico all’autogrill di Besnate, mentre torna a casa. Nessuno gli ha mai detto che il numero degli iscritti è sconosciuto, e l’unica manifestazione è la gita in battello del 1#730;maggio.
Ma non è bastata nemmeno quella notte con Boso. Forse, per Bossi, è meglio non sapere. Aggrapparsi all’invidia. Fingere di non sentire, come a gennaio, a Varese, al comizio di Bobo Maroni, con il teatro Apollonio che urla contro Rosi, slogan in rima greve che finisce con «l’hai fatto per la grana». Ecco, i carabinieri non erano ancora arrivati in via Bellerio e i leghisti già sapevano, non potevano non sapere. Ci sono i video su «Youtube», di quella notte. E alla Premiata Pizzeria della Motta, quella notte, presenti Maroni, l’eurodeputato Salvini, il sindaco Attilio Fontana, Bossi aveva risentito bene quei cori. Tutta invidia?
Con una telefonata all’Ansa, l’altra sera Bossi si è lasciato sfuggire una frase: «Io non so niente di queste cose». Poi ha tentato di rettificare, ma è la prima volta che lo ammette. Nel caso sa nulla dei lavori di ristrutturazione di casa, pagati con le palanche di Belsito, secondo i sospetti della magistratura. Ma il «non so niente» si potrebbe allargare, abbandonare le inchieste e finire nella politica. Anche delle vicende di Verona sapeva niente o quasi. Prima l’hanno spinto a maledire il sindaco leghista Flavio Tosi e le sue liste civiche, minacciare l’espulsione, sospettare complotti interni. Poi, quando ha saputo, quando ha capito, dietro front: evviva Tosi e le sue liste.
Quello che i leghisti, i militanti e gli elettori, ancora non sanno è che non c’è deputato, o senatore o sindaco che sappia come andrà a finire. Nessuno, come dice Boso, mette in discussione Bossi. Ma così avanti non si va. «Ci vuole un congresso al più presto», detta Boso all’Ansa di Milano. Che prenda atto di cosa è diventata la Lega, di cosa sappia Bossi dopo questi otto anni di malattia e di Cerchio Magico che gli gira intorno. Proprio a Varese, nella sua Varese, nella sede di Piazza del Garibaldino da mesi c’è chi vorrebbe proporre alla famiglia Bossi un patto. Garanzie sul futuro dei figli in cambio della libertà per il soldato Bossi, e della fine della Lega di Famiglia.
«È tempo che i boiardi e i traditori se ne vadano fuori dai ********», manda a dire Boso dalle sue montagne. Poi, dopo il congresso d’autunno, o almeno così spera, «la Lega potrà ripartire come ai bei tempi». Sempre che i colonnelli si mettano d’accordo tra loro, sempre che i Nessuno cresciuti all’ombra del Cerchio Magico si rendano conto che non è più il momento di giocare: avanti così e della Lega resterà solo quella Veneta, come negli anni ‘80. Un congresso - a dieci anni dall’ultimo, un record- per dire a Bossi tutto quel che non sa: a meno che il Capo proprio non voglia sapere. Ma in questo caso non c’è da aspettare il congresso d’autunno. L’autunno della Lega è già qui.
GIOVANNI CERRUTI[/color]