06/04/2012, 11:04
Blissenobiarella ha scritto:
Il fatto che sia stata la "famigghia" a tradire il boss, è una tesi proposta in primis dai sostenitori leghisti, che vogliono mostrare il loro senatur come una vittima delle circostanze, un povero uomo malato nelle mani di parenti avidi e approfittatori....
06/04/2012, 15:28
Deckard ha scritto:Blissenobiarella ha scritto:
Il fatto che sia stata la "famigghia" a tradire il boss, è una tesi proposta in primis dai sostenitori leghisti, che vogliono mostrare il loro senatur come una vittima delle circostanze, un povero uomo malato nelle mani di parenti avidi e approfittatori....
Già! E siamo a Pasqua: dopo 3 giorni risorse...
C'è una asse trasversale che parte da Scajola con il suo appartamentino al Colosseo, passa per Rutelli che cade dalle nuvole per le spesucce private di Lusi, e ora trapassa Bossi che cade dai cirri (+ in alto rispetto le nuvolette tradizionali e meridionali) per i presunti prelevamenti dalla cassaLega per uso personale...
La domanda è: tutti GLI ALTRI sono così onesti? I mean: non sono leghista pur vivendo nel nordest degli alieni da 4 metri chiumenteschi.. ma, rileggendo il Bossi-affair ina latro modo... qui prodest tutto questo? Tra quanto ispezioni presso le sedi altri partiti? Può esserci una regia che mette in luce i panni sporchi dell'uno o dell'altro a momento opportuno?
06/04/2012, 15:40
DarthEnoch ha scritto:
non so perché e non so come, ma la mia idea è che li stiano tirando fuori ora uno ad uno piano piano. Non so per quale motivo, ma sono convinto che verranno fuori un po' tutti... anche PD, pdl e compagnia cantante..
06/04/2012, 15:49
rmnd ha scritto:aethiopicus ha scritto:
hai capito bossi come mangiava....fondi neri provenienti chissa' da dove sciacquati nella cassaforte del suo partito...[mod]
Dal tenore di alcuni commenti mi sa che vi sia percentualmente più gente [mod]meschina in questo forum che nella lega...
[}:)]
06/04/2012, 16:12
06/04/2012, 16:33
11/04/2012, 16:16
...Questa ostinazione -in particolare dal punto di vista dei valori- della difesa del principio unitario è in realtà qualcosa di parareligioso.
E' un qualcosa che viene insegnato come un principio che va obbedito e basta. E' un atto di fede. Ed è quello che risponde un po' alla vecchia definizione , a torto o a ragione, "è pur sempre la mia patria". E questo sta crollando perchè se si ragiona le patrie possono commettere delitti gravissimi come abbiamo visto nel '900...
...ma cos'è quest'unità politica. E' un'unità creata solo dallo stato perchè l'Italia non esiste come sappiamo. E' un'accozzaglia di popoli molto diversi...
11/04/2012, 17:13
11/04/2012, 18:05
11/04/2012, 22:18
[color=blue]La secessione come facoltà prepolitica e diritto naturale
...In una situazione costituzionale di questo tipo, l’atto che porterà alla separazione territoriale si configurerà come fatto giuridico extralegale e politicamente sovvertitore dell’ordine costituito. Se proviamo a immaginare una Padania che lascia lo Stato Italiano, è difficile credere che ciò possa avvenire in forza di una semplice modifica costituzionale.
Tale ipotesi è poco probabile per il fatto che il desiderio autonomista padano è fortemente avversato da più della metà dei cittadini italiani. E dato che la Costituzione può essere modificata, per ora, solo dal centro, non è difficile credere che poche solo concessioni verranno fatte alla nostra terra. Con questo non intendiamo dire che la Padania debba arrivare allo scontro militare, ma è chiaro che la strada separatista molto probabilmente dovrebbe fondarsi sulla autoproclamazione di un Parlamento padano con funzione costituente. Un organo di tale genere potrebbe essere il punto di arrivo di strade diverse.
In un primo caso le regioni della valle del Po potrebbero unirsi attraverso la facoltà concessa dall’articolo 132 della Costituzione e quindi autoassegnarsi un compito costituente (questo secondo momento rappresenterebbe l’atto giuridico fuori dall’ordinamento italiano).
In un secondo caso i rappresentanti politici (deputati e senatori) padani potrebbero direttamente convocarsi in una Assemblea costituente cisalpina che porterebbe all’autoproclamazione di una repubblica indipendente e sovrana.
In ogni caso, nell’ambito delle Costituzioni che non riconoscono il diritto di secessione, questo atto non può trovare fondamento giuridico nell’ordinamento statuale da cui il gruppo separatista intende affrancarsi. La secessione acquista dunque una valenza rivoluzionaria, fondata su due fattori: il diritto naturale a stare con chi si vuole e la umana tensione a modificare la propria condizione.
Nell’affrontare il secondo tipo di costituzioni, quello cioè in cui la separazione di una comunità è legalmente riconosciuta, dobbiamo ritornare alla scuola neofederalista. Come detto in precedenza il “nuovo federalismo” si pone come obiettivo la tutela della diversità. In passato la federazione era vista come passaggio per raggiungere la completa unità, non come assetto costituzionale utile a garantire le differenze e il diritto di ciascuno di mantenere la propria individualità. È in quest’ottica che i neofederalisti affrontano lo studio dei modelli federali. Essi fondano queste costruzioni teoriche su un principio fondamentale: il contratto, come negozio giuridico bilaterale e paritario, soggetto a negoziazione e a risoluzione.
Lo Stato non è più ente supremo e indissolubile, ma patto fra libere comunità, quindi fra liberi uomini. In una Costituzione basata sul principio contrattualistico non può che essere accettato e tutelato il diritto di secedere. Un assetto statuale così strutturato è una federazione. “Una Costituzione che escluda (in modo esplicito o implicito) il diritto di secessione, non è mai una Costituzione federale” (4), “Oggi corriamo un serio rischio. Quello che il federalismo dimezzato e depotenziato dei partiti italiani faccia passare l’idea che ci possa essere un federalismo che avversa il localismo e nega il diritto di autodeterminazione dei popoli, tanto da mettere in discussione lo stesso diritto di secessione” (5).
A conclusione del nostro excursus diamo quindi una definizione più completa del diritto di secessione. Esso costituisce un diritto naturale e una facoltà prepolitica. Negli ordinamenti fondati sul potere assoluto dello Stato esso non gode di un riconoscimento e di una tutela giuridica, e in quanto tale si configura, in relazione alla Costituzione vigente, come fatto extralegale e rivoluzionario.
Al contrario, negli ordinamenti federali di stampo contrattualistico, il diritto di secedere è riconosciuto e si pone come atto legale riconducibile alla sfera dell’autonomia dei singoli gruppi politici che compongono l’unione.
(di Alessandro Storti, estratto da 'Quaderni Padani', Anno 2 - N. 3 - Gennaio-Febbraio 1996)
(4) Dalla prefazione di Gianfranco Miglio al volume di Gianfranco
Morra, Breve storia del pensiero federalista, Milano,
Mondadori, 1993, pp. 5-6
(5) Giulio Arrighini, deputato della Lega Nord, “L’Italia esiste
solo per chi ci crede”, su L’Indipendente, 11 dicembre 1995...[/color]
11/04/2012, 22:31
Blissenobiarella ha scritto:
Io mi chiedo se chi propone la l'indipendenza la secessione o misure simili sia consapevole che in questo particolare frangente storico e con i problemi in cui versano i mercati e l'economia, sarebbe il capitale del nord a risentire in maniera drastica di queste misure... Stiamo parlando tanto di economia in questo periodo, possibile che almeno un po' non si capisca qual'e il funzionamento di questi meccanismi?
E questo lo dico nella convinzione che oggi puntare sulle politiche territoriali sarebbe un vantaggio per il "popolo" o "i popoli".
11/04/2012, 23:00
rmnd ha scritto:Blissenobiarella ha scritto:
Io mi chiedo se chi propone la l'indipendenza la secessione o misure simili sia consapevole che in questo particolare frangente storico e con i problemi in cui versano i mercati e l'economia, sarebbe il capitale del nord a risentire in maniera drastica di queste misure... Stiamo parlando tanto di economia in questo periodo, possibile che almeno un po' non si capisca qual'e il funzionamento di questi meccanismi?
E questo lo dico nella convinzione che oggi puntare sulle politiche territoriali sarebbe un vantaggio per il "popolo" o "i popoli".
ma tu sei almeno d'accordo che qualsiasi costituzione che non implichi in sè il diritto naturale a secedere per via referendaria è una costituzione di fatto illiberale e liberticida (per usare un linguaggio alla Pannella)? Tanto più se applicata in una realtà storica e territoriale come la nostra?
11/04/2012, 23:15
12/04/2012, 00:52
Blissenobiarella ha scritto:
Rmnd, nessun partito chiederà mai la secessione di alcuna regione del nord. Questo lo devi capire. Al di la delle favolette demagoghe della lega, la secessione comporterebbe delle ripercussioni economiche più onerose per il nord che per il sud per cui paradossalmente la separazione sarebbe più conveniente. Secessione è solo una parolina arraffavoti. Ora come ora più che mai.
12/04/2012, 01:31
http://www.thefederalist.eu/
[color=blue]IL FEDERALISTA
rivista di politica
Direttore: Giulia Rossolillo
Il Federalista è stato fondato a Milano nel 1959 da Mario Albertini con un gruppo di militanti del Movimento federalista europeo e viene attualmente pubblicato in inglese ed italiano. La base teorica della rivista sta nei principi del federalismo, nel rifiuto della concezione esclusiva della nazione e nella ipotesi che abbia avuto inizio l'era sovranazionale della storia umana. Sul piano dei valori Il Federalista intende servire in primo luogo la causa della pace.[/color]
http://www.laliberacompagnia.org
La Libera Compagnia Padana
La Libera Compagnia Padana è una Associazione culturale fondata nel 1995 da un gruppo di persone attente alla conservazione e alla promozione della cultura padanista in tutte le sue espressioni.
Si tratta di una organizzazione politica solo nella misura in cui fare cultura significa anche e necessariamente fare politica. Ma al di là di queste inevitabili implicazioni la nostra è una Associazione scrupolosamente apartitica: i soci fondatori e tutti quelli che si sono aggiunti nel tempo hanno opinioni e comportamenti elettorali diversi, militano o hanno militato in formazioni varie. Tutti sono uniti da una comune aspirazione alla promozione della cultura identitaria padana e—attraverso di essa—al conseguimento delle libertà della nostra terra.