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MessaggioInviato: 18/04/2012, 15:17 
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Thethirdeye ha scritto:
Sembra, da questo articolo, che anche l'Italia
in qualche verrebbe coinvolta...

L'Argentina nazionalizza l'industria petrolifera e butta fuori spagnoli e italiani.
http://sergiodicorimodiglianji.blogspot ... stria.html

Si, vengono coinvolte indirettamente molte aziende italiane, in questo link il dettaglio con la variazione borsistica in tempo reale:
http://www.borsaitaliana.it/borsa/notiz ... 71&lang=it

Comunque hai scovato un articolo incredibile, dice le cose come stanno...senza tanti giri di parole...

Due giorni fa, il ragionier ultra-liberista Mario Monti ha fatto sapere che non parteciperà alla riunione internazionale del Fondo Monetario.
In Argentina (e in tutto il Sudamerica) la notizia è stata abbondantemente commentata come una manifestazione di debolezza e vigliaccheria dell’Italia come nazione.
“Hanno paura di presentarsi a un dibattito internazionale. Sanno di essere esposti. E’ iniziata la rivolta degli schiavi. E’ la fine di un’epoca. Monti e i suoi amici possono esibire soltanto e unicamente le impietose cifre di un colossale fallimento economico, politico, culturale che sta mettendo in ginocchio il Mediterraneo uccidendone la grande civiltà. Ma soprattutto esistenziale. In Europa si suicidano. Da noi si va a ballare il tango esaltati dal senso ritrovato di una identità nazionale”. Così si legge nell’editoriale di Pagina ½, la più radicale pubblicazione argentina che per lunghi anni è stata la fiera opposizione intellettuale contro la Kirchner ma che ha cominciato ad appoggiarla da un anno a questa parte, da quando la presidente ha scelto e deciso di andare da sola all’attacco del Fondo Monetario Internazionale e della BCE: E’ proprio guerra dichiarata.
http://sergiodicorimodiglianji.blogspot ... stria.html
[8)]



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MessaggioInviato: 18/04/2012, 15:38 
Le ipocrisie e le menzogne non possono durare in eterno.
Pensate a interi paesi in mano a multinazionali in vari stati del terzo mondo... paesi che non vedono un soldo delle ricchezze che vengono sistematicamente saccheggiate.
E' chiaro che prima o poi la ruota gira, gli equilibri saltano... non si può pensare di sfruttare miliardi di persone in eterno.
E noi invece di specializzare le nostre intelligenze e potere offrire tecnologie in grado di salvarci da questa sacrosanta richiesta di giustizia che viene dal terzo mondo ... che facciamo... distruggiamo scuola, ricerca, economia, svendiamo il nostro patrimonio.
Quei criminali che si sono arricchiti in questo mezzo secolo pur di salvarsi il didietro sono pronti a farci tutti crepare. Questa è la realtà. Non cederanno un euro o un dollaro di quanto hanno più o meno legalmente rubato.
Non illudiamoci.


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MessaggioInviato: 18/04/2012, 15:50 
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iLGambero ha scritto:

Le ipocrisie e le menzogne non possono durare in eterno.
Pensate a interi paesi in mano a multinazionali in vari stati del terzo mondo... paesi che non vedono un soldo delle ricchezze che vengono sistematicamente saccheggiate.
E' chiaro che prima o poi la ruota gira, gli equilibri saltano... non si può pensare di sfruttare miliardi di persone in eterno.
E noi invece di specializzare le nostre intelligenze e potere offrire tecnologie in grado di salvarci da questa sacrosanta richiesta di giustizia che viene dal terzo mondo ... che facciamo... distruggiamo scuola, ricerca, economia, svendiamo il nostro patrimonio.
Quei criminali che si sono arricchiti in questo mezzo secolo pur di salvarsi il didietro sono pronti a farci tutti crepare. Questa è la realtà. Non cederanno un euro o un dollaro di quanto hanno più o meno legalmente rubato.
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Mah..... secondo me, per come si stanno mettendo le cose (in ItaGlia e nel mondo), sono "loro" che non devono illudersi troppo..... [:246]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 18/04/2012, 18:24 
Sembra una profezia ... articolo interessante:



Federico Caffè e i presagi della finanza spazzatura

- di Leonardo Martinelli per Il Fatto Quotidiano-

Nella notte fra il 14 e il 15 aprile 1987 scompariva misteriosamente l’economista Federico Caffè. Sono trascorsi 25 anni. Come ha raccontato a Camilla Carabini di Firstonline uno dei suoi allievi di allora, Daniele Archibugi, lui, un piccolo gruppo di compagni e i nipoti del professore lo cercarono in ogni angolo di Roma. Invano.

Mi è capitato di recente di leggere un brano scritto da Caffè. Ecco le sue parole, ancora sorprendentemente attuali.

«Da tempo sono convinto che la sovrastruttura finanziario-borsistica, con le caratteristiche che presenta nei paesi capitalisticamente avanzati, favorisca non già il vigore competitivo, ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di rispamiatori, in un quadro istituzionale che, di fatto, consente e legittima la ricorrente decurtazione o il pratico spossessamento dei loro peculi. Esiste una evidente incoerenza tra i condizionamenti di ogni genere – legislativi, sindacali, sociali – che vincolano l’attività produttiva «reale» nei vari settori agricolo, industriale, di intermediazione commerciale, e la concreta «licenza di espropriare l’altrui risparmio» che esiste nei mercati finanziari».

Il brano è tratto da «Un’economia in ritardo», del lontano 1976. E’ incredibile. C’è già l’attualità degli ultimi anni, della finanza che prevale su tutto, che non è più lo specchio dell’economia reale, dei derivati che autoalimentano la speculazione, dei piccoli investitori infinocchiati dai bond Parmalat o da quelli argentini, della Borsa che non finanzia più l’impresa ma si avvita nei suoi giochini, di un mondo (quello della finanza) senza regole, a differenza del mondo «reale»,della gente normale, dove le leggi esistono, eccome, e vanno rispettate.

Caffè se ne andò senza lasciare tracce. Suicida, forse. C’è chi dice che si nascose in un convento. In fuga, di sicuro. Forse per problemi personali. Ma forse anche per la sfiducia di chi credeva nel libero mercato, ma temperato dall’intervento dello Stato, degli Stati. Di un uomo che in anticipo scorgeva quello che sarebbe successo.

«Mi piace immaginarlo quando insegnava – lo ricorda Archibugi. Solo, dietro una cattedra si trasformava. I muscoli del viso si scioglievano in un leggero sorriso, segno della spiccata autoironia che lo caratterizzava; le spalle si aprivano nella ritrovata fiducia in se stesso. Piegava una gamba sulla sedia e vi si siedeva sopra, aggiungendo quei 3-4 cm in più alla sua piccola statura che gli davano la forza e lo facevano sentire a suo agio. Mi piace ricordarmelo così, con il sorriso che aveva quando interloquiva con gli studenti. Perché loro non lo sapevano, ma era più lui ad avere bisogno dei suoi allievi che il contrario».

Tratto da: Federico Caffè e i presagi della finanza spazzatura | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1sPSbwCTS
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MessaggioInviato: 20/04/2012, 11:02 
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http://affaritaliani.libero.it/economia ... refresh_ce


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MessaggioInviato: 20/04/2012, 16:55 
Mi chiedo cosa succederà quando lo spread sfonderà di nuovo i 500 punti base.. cosa ci tasserà Monti a quel punto: l'aria?


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MessaggioInviato: 20/04/2012, 17:03 
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Se ci pensiamo è pazzesco....ci stanno spogliando di ogni bene reale e in cambio ci stanno dando collanine di plastica e "acqua di fuoco". Vi rendete conto che tra 200 anni i nostri pro-pronipoti ci guarderanno con la commiserazione scuotendo la testa chiedendosi come abbiamo potuto essere così sciocchi da farci depredare in questo modo? ci stanno portando a non possedere più nulla e a non poterci permettere di possedere nulla, ne il suolo che calpestiamo, ne la casa in cui viviamo e nemmeno il denaro che guadagniamo...



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MessaggioInviato: 20/04/2012, 18:12 
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Blissenobiarella ha scritto:

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Se ci pensiamo è pazzesco....ci stanno spogliando di ogni bene reale e in cambio ci stanno dando collanine di plastica e "acqua di fuoco". Vi rendete conto che tra 200 anni i nostri pro-pronipoti ci guarderanno con la commiserazione scuotendo la testa chiedendosi come abbiamo potuto essere così sciocchi da farci depredare in questo modo? ci stanno portando a non possedere più nulla e a non poterci permettere di possedere nulla, ne il suolo che calpestiamo, ne la casa in cui viviamo e nemmeno il denaro che guadagniamo...


Cara Bliss.... questo è quello che succederà se,
con ogni mezzo consentito, non fermeremo il c.d.
"sistema debito".......




Grecia: A.A.A. vendesi isole a prezzi stracciati

Proprietari costretti dalle alte tasse. Forse in vendita anche Skorpios

20 aprile, 17:46

FONTE ANSA:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 50522.html

di Furio Morroni

ATENE - Alla fine di un periodo di tre anni durante i quali non sono stati registrati passaggi di proprietà, è da poco ricominciata in Grecia una frenetica attività di compravendita e di investimenti nell'esclusivo settore delle isole private. Secondo gli esperti che operano in questo singolare mercato - come di recente ha rilevato il quotidiano Kathimerini - un certo numero di proprietari, in particolare coloro che le hanno ereditate, stanno cercando di disfarsene a causa della tassazione più elevata di recente introdotta dal governo. In conseguenza di ciò, i prezzi richiesti sono scesi notevolmente mentre, in caso di offerte serie, i proprietari sono disposti anche a concedere sconti sostanziosi. E' questo il caso della presunta cessione di Oxia, un'isola di proprietà della famiglia greco-australiana Stamoulis, a un membro della famiglia reale del Qatar. L'isola, che ha una superficie di circa 500 ettari (la metà di Capri), era stata inizialmente messa in vendita a 6,9 milioni di euro. Il prezzo di vendita finale, però, si dice che non abbia superato i cinque milioni di euro.

L'isola si trova nel Mare Ionio, a 38 km da Itaca, l'isola dell'omerico Ulisse. Una parte di Oxia è sotto la protezione dell'organizzazione ecologica Natura 2000, ma il resto dell'isola può essere sviluppato turisticamente. Una vendita che, secondo fonti informate, starebbe per concludersi è quella dell'isola di Patroclo, ad appena tre km di distanza da Capo Sunio, il suggestivo promontorio 70 km a Sud-est di Atene. Patroclo ha una superficie di 260 ettari (la metà di Oxia) ma - a causa della sua estrema vicinanza alla capitale, all'aeroporto e alla costa (da cui riceve acqua potabile) - ha un potenziale di sviluppo turistico immenso ed il suo prezzo ufficiale è di 150 milioni di euro.

Sempre secondo le stesse fonti, i proprietari dell'isola (la famiglia Giatrakos) stanno attualmente lavorando in tandem con un investitore canadese in collaborazione con le autorità elleniche per chiarire quale parte di Patroclo può essere sviluppata commercialmente. Precedenti tentativi di vendere l'isola, però, sono falliti a causa di una serie di ostacoli costituiti per lo più dalla mancanza di una precisa pianificazione edilizia ed uso del territorio come pure dalla presenza sul posto di siti archeologici. La famiglia Giatrakos - dicono i soliti bene informati - starebbe facendo tutti gli sforzi possibili per risolvere questi problemi e finalizzare il trasferimento di proprietà dell'isola. Ma problemi di vendita ci sono pure per un'altra, più celebre isola, quella di Skorpios che appartiene attualmente a Athina Onassis, nipote del magnate Aristotele il quale la acquistò nel 1963 per 15 milioni di dollari.

Sull'isola - che si trova nel Mare Ionio di fronte alla costa di Lefkada e che ha una superficie di cinque ettari e due soli abitanti - sono sepolti Aristotele Onassis, il figlio Alexander e la figlia Christina (madre di Athina). In passato sono circolate voci circa una presunta vendita di Skorpios ad un prezzo di oltre 200 milioni di dollari e di un interesse di Bill Gates al suo acquisto, come pure nel settembre 2010 Giorgio Armani smentì di aver comprato l'isoletta per 150 milioni di euro. Sembra che Athina Onassis sostenga di voler disfarsi dell'isola per motivi finanziari. Secondo quanto riferito al giornale da fonti informate, però, la vendita sarebbe alquanto difficoltosa in seguito ad una clausola nel testamento di suo nonno che vieta l'alienazione dell'isola a meno che la sua manutenzione diventi irrealizzabile, come appunto sosterrebbe l'erede di Onassis. Considerata questa complicazione legale, i legali di Athina starebbero studiando seriamente di optare per un contratto di locazione di 99 anni ad un investitore.



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MessaggioInviato: 20/04/2012, 18:40 
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Blissenobiarella ha scritto:

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Bliss io confido ancora in un rapimento alieno: ovunque sarebbe meglio che qui.


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MessaggioInviato: 20/04/2012, 18:55 
Extraterrestre, portami via....voglio un pianeta su cui ricominciare [:I]




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Blissenobiarella ha scritto:

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Tra 200 anni ???????????
Tra qualche anno vorrai dire (certo no pronipoti).
poi la massa si lamenta perche` solo il 3 % della popolazione e ricca.....
Ci credo perche` la massa e` abbituata ad accettare tutto e se fossi al potere farei come Monti.
fino a quando ci sara` gente a farsi trattare come un pezzo di m.... perche` no.
Purtroppo la societa terrena e fata cosi.
Schiavi e padroni.
si tratta solo di essere intelligenti e` far crescere quel 3%.
Io ho scelto di stare con il 3% ed e` bastato andare via da quel paese di Mer... chiamato Italia dove se non hai un accozzo rimarrai per sempre uno pari a nulla.
Da Londra
Alex
Dimenticavo: W UK che ancora ad oggi da la possibilita` di diventare qualcuno (senza per forza essere un figlio di papa)



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MessaggioInviato: 20/04/2012, 22:22 
200 anni vip...occorre guardare a quello che stiamo combinando con una prospettiva storica per capire davvero la portata della nostra totale inettitudine...



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MessaggioInviato: 20/04/2012, 23:44 
New York - Il peggio deve ancora venire. E' l'allarme lanciato dagli analisti di Deutsche Bank, secondo cui l'effetto delle manovre della Banca Centrale che hanno mantenuto su livelli accettabli i tassi di interesse e il rischio di default sta per evaporare.

I prezzi dei Credit default swap, equivalenti al costo sborsato per assicurarsi contro l'eventualita' di un default del debito sovrano del paese di riferimento, implicano che quattro o piu' nazioni dell'Eurozona potrebbero subire un crack del credito o nella migliore delle ipotesi vedersi costrette a varare un piano di ristrutturazione dello stesso.

L'indice Markit iTraxx SovX dell'Europa Occidentale, che comprende i contratti su 15 governi del continente, tra cui Spagna e Italia, e' balzato del +26% nell'ultimo mese, con la crisi del debito sovrano dell'area euro che si e' infiammata nuovamente.

"Se si avvicina anche solo vagamente l'eventualita' che questi default si materializzino - avvisa il team di strategist londinesi guidato da Jim Reid e Nick Burns - allora i prossimi cinque anni di default aziendali e finanziari potrebbero essere peggiori degli ultimi cinque, che a quel punto diventerebbero con il senno di poi anni relativamente calmi". "Molto, conclude la nota, dipendera' da quanto denaro stampato da Draghi potra' essere tollerato, fiscalmente siamo al limite".

I tassi di probabilita' di un default sono rimasti in linea con gli standard storici tra il 2001 e il 2007, grazie all'"intervento senza precedenti" delle autorita' di politica monetaria in Europa e in Usa.

Ora i mercati del credito hanno bruciato i guadagni accumulati dopo le misure straordinarie della Bce, contestualmente operazioni di rifinanziamento per mille miliardi di euro, e dopo il cosiddetto "Operation Twist" della Fed, manovra di allentamento monetario che ha spinto in rialzo i prezzi dei bond governativi.

La ripresa non riesce perche' la spesa pubblica ha impedito ai paesi di crescere, secondo gli analisti di Deutsche Bank. Ora che l'effetto delle droghe iniettate nel sistema da Fed e Bce sta svanendo, servirebbe un po' di sana rivalsa dell'economica reale.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... enire.aspx


ma il buon mariolino non aveva affermato,nel periodo vacanziero in oriente,che il peggio era passato? [;)]


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MessaggioInviato: 20/04/2012, 23:58 
Poco piu’ di dieci anni fa, tra il 19 e il 20 dicembre 2001, l’Argentina esplodeva. Fernando de la Rúa, ultimo presidente di una notte neoliberale durata 46 anni, appoggiato da una maggioranza nominalmente di centro-sinistra, sparava sulla folla (i morti furono una quarantina) ma era costretto a fuggire dalla mobilitazione di un paese intero. Le banche e il Fondo Monetario Internazionale gli avevano imposto di violare il patto con le classi medie sul quale si basa il sistema capitalista: i bancomat non restituivano più i risparmi e all’impiegato Juan Pérez, alla commerciante María Gómez, all’avvocato Mario Rodríguez era impedito di usare i propri risparmi per pagare la bolletta della luce, la spesa al supermercato, il pieno di benzina.

Il cosiddetto “corralito”, il blocco dei conti correnti bancari dei cittadini, era stato l’ultimo passo di una vera guerra economica contro l’Argentina durata quasi cinquant’anni. L’FMI era stato il vero dominus del paese dal golpe contro Juan Domingo Perón nel 1955 fino a quel 19 dicembre 2001. Attraverso tre dittature militari, 30.000 desaparecidos e governi teoricamente democratici ma completamente sottomessi al “Washington consensus”, l’Argentina era passata dall’essere una delle prime dieci economie al mondo all’avere province con il 71% di denutrizione infantile, dalla piena occupazione al 42% di disoccupazione reale, da un’economia florida al debito pubblico pro-capite più alto al mondo. Con la parità col dollaro, e con la popolazione addormentata dalla continua orgia di televisione spazzatura dell’era Menem (1989-1999), il paese aveva dissipato un’invidiabile base manifatturiera e tecnologica. Nulla più si produceva e si spacciava che oramai fosse conveniente importare tutto in un paese che aveva accolto, realizzato e poi infranto il sogno di generazioni di migranti e da dove figli e nipoti di questi fuggivano.

In quei giorni, in quello che per decenni il FMI aveva considerato come il proprio “allievo prediletto”, salvo misconoscerlo all’evidenza del fallimento, non fu solo il sottoproletariato del Gran Buenos Aires ridotto alla miseria più nera a esplodere ma anche le classi medie urbane. Queste, che per decenni si erano fatte impaurire da timori rivoluzionari e d’instabilità, blandire da promesse di soldi facili e convincere che il sol dell’avvenire fosse la privatizzazione totale dello Stato e della democrazia, si univano in un solo grido contro la casta politica e finanziaria responsabile del disastro: “que se vayan todos”, che vadano via tutti. Era un movimento forte quello argentino, antesignano di quelli attuali, e solo parzialmente rifluito perché soddisfatto in molte delle richieste più importanti.

I passi successivi al disastro furono decisi e in direzione ostinata e contraria rispetto a quelli intrapresi nei 46 anni anteriori. Quegli argentini che a milioni si erano sentiti liberi di scegliere scuole e sanità private adesso erano costretti a tornare al pubblico trovandolo in macerie. Al default, che penalizzava chi speculava -anche in Italia- sulla miseria degli argentini, seguì la fine dell’irreale parità col dollaro. Le redini del paese furono prese dai superstiti di quella gioventù peronista degli anni ’70 che era stata sterminata dalla dittatura del 1976. Prima Néstor Kirchner e poi sua moglie Cristina Fernández, appoggiati in maniera crescente dagli imponenti movimenti sociali, con una politica economica prudente ma marcatamente redistributiva, hanno fatto scendere gli indici di povertà e indigenza a un quarto di quelli degli anni ‘90. Al dunque l’Argentina ha dimostrato che perfino un’altra economia di mercato è possibile e dal 2003 in avanti il paese cresce con ritmi tra il 7 e il 10% l’anno.

La crescita economica è stata favorita da una serie di fattori propri del nostro tempo, dall’aumento dei prezzi dell’export agricolo all’arrivo della Cina come partner economico. Soprattutto però i governi kirchneristi sono stati, con Brasile e Venezuela, i grandi motori dell’integrazione latinoamericana, una delle principali novità geopolitiche mondiali del decennio. Le date chiave di tale processo sono due: Nel 2005 a Mar del Plata, soprattutto la sinergia Kirchner-Lula stoppò il progetto dell’ALCA di George Bush, il mercato unico continentale che voleva trasformare l’intera America latina in una fabbrica a basso costo per le multinazionali statunitensi mettendo un continente intero a disposizione degli Stati Uniti per sostenere la competizione con la Cina. Nel 2006 l’Argentina e il Brasile, con l’aiuto di Hugo Chávez, chiusero i loro conti col FMI: “non abbiamo più bisogno dei vostri consigli interessati” dissero mettendo fine a mezzo secolo di sovranità limitata. Per anni i media mainstream mondiali hanno cercato di ridicolizzare il tentativo del popolo argentino di rialzare la testa, l’integrazione latinoamericana e la capacità del Sudamerica di affrancarsi dallo strapotere degli Stati Uniti e dell’FMI. A dieci anni di distanza, tirando le somme, ci si può levare qualche sassolino dalla scarpa su chi disinformasse su cosa. Ancora un anno fa, nel momento della morte di Néstor Kirchner i grandi media internazionali –quelli autodesignati come i più autorevoli al mondo- avevano di nuovo offeso la presidente, con un maschilismo vomitevole, descrivendola come una marionetta incapace di arrivare a fine mandato. Il popolo argentino la pensa diversamente e il 23 ottobre 2011 l’ha confermata alla presidenza al primo turno con il 54% dei voti.

Cristina, e prima di lei Néstor, ad una politica economica che ha permesso all’Argentina di riprendere in mano il proprio destino, affianca una politica sociale marcatamente progressista dai processi contro i violatori di diritti umani alle nozze omosessuali. Perfino nei media l’Argentina è oggi all’avanguardia nel mondo nella battaglia contro i monopoli dell’informazione: non più di un terzo può essere lasciato al mercato, il resto deve avere finalità sociali e culturali perché non di solo mercato è fatta la società.

A dieci anni dal crollo l’Argentina sta vincendo la scommessa della sua rinascita. I paradigmi neoliberali sono sbaragliati e dall’acqua alle poste alle aerolinee molti beni sono stati rinazionalizzati per il bene comune dopo essere stati privatizzati durante la notte neoliberale a beneficio di pochi corrotti. I soldi investiti in educazione sono passati dal 2 al 6.5% del PIL e… la lista potrebbe continuare. Basta un dato per concludere: dei 200.000 argentini che nei primi mesi del 2002 sbarcarono in Italia (tutti o quasi con passaporto italiano) alla ricerca di un futuro, oltre il 90% sono tornati indietro: “meglio, molto meglio, là”.


http://www.stampalibera.com/?p=43925

basterebbe un po di coraggio coniugato a politici capaci e non sotto vassallaggio [;)]


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E si è anche ripresa il petrolio che era stata costretta a svendere alla Spagna durante la crisi [:D]
http://www.risvegliati.it/blog/19-04-20 ... anico.html



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