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su questo non so se concordare.. nel senso che imho i media a priori non nascono per comunicare la verità, mai. I media nascono per fare notizia, clamore, audience. Specie i telegiornali nazionali. Se cerco notizie con toni più pacati di solito vado su internet..


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MessaggioInviato: 02/05/2012, 15:40 
Evadere le nuove tasse di Monti è un dovere civico. Pagarle è favoreggiare un crimine. di Paolo Barnard
Post n°127 pubblicato il 26 Aprile 2012 da ferraiolidomenico
Tag: mmt, Monti, Paolo barnard, tasse


Primo assunto: il governo di Mario Monti è illegittimo e criminoso, essendo frutto di un Golpe Finanziario che ha sospeso la democrazia parlamentare in Italia. Il prelievo fiscale di un governo golpista è illegittimo di per sé. (*)

Secondo assunto: il prelievo fiscale del governo Monti è uno STRUMENTO CRIMINOSO mirato a distruggere il tessuto economico dell’Italia secondo un piano ordito da elite tecnocratiche Neoclassiche, Neomercantili e Neoliberiste che su di esso profittano, e che fu imposto ai cittadini nel corso della creazione dell’Eurozona, anch’essa strumento di spoliazione illegittima dei popoli europei per il profitto esclusivo di quelle elite. (**)

Terzo assunto: acconsentire e piegarsi a un siffatto strumento criminoso è inaccettabile, significa favoreggiamento.

Quarto assunto: con l’entrata dell’Italia nell’Eurozona e con la ratifica nazionale del Trattato di Lisbona - entrambe le cose avvenute SENZA ALCUNA CONSULTAZIONE del popolo sovrano - lo Stato italiano ha perduto la sua moneta sovrana (Lira). Gli è quindi negata la possibilità di emettere senza limiti teorici una propria moneta per finanziare la spesa corrente, e ciò lo pone, al pari di tutti i Paesi della zona Euro, nella scandalosa condizione di doversi approvvigionare di moneta Euro indebitandosi coi mercati di capitali privati, che ricevono gli Euro dalla BCE direttamente all’emissione. Ne deriva che oggi con l’Euro lo Stato italiano TASSA i cittadini e aziende fino all’esasperazione PER RIPAGARE I DEBITI che contrae coi mercati di capitali privati per far fronte alle spese correnti, i quali mercati poi usurano lo Stato con tassi d’interesse impossibili, facendo PROFITTI favolosi. Questo drenaggio fiscale insostenibile sta distruggendo l’economia e i risparmi degli italiani, ma si ribadisce che esso NON è un accidente di percorso. E’ al contrario parte del piano di profitti criminosi di cui all’assunto 2, e sta causando letteralmente la rovina di almeno un’intera generazione di connazionali destinati a sofferenze inaccettabili nel presente e nel futuro.

Quinto assunto: il prelievo fiscale criminoso di cui sopra è stato criminosamente istituzionalizzato con la modifica dell’articolo 81 della Costituzione italiana – pareggio di bilancio in Costituzione - ottenuto nel corso del Golpe Finanziario sotto la MINACCIA ESTERNA dei mercati dei capitali che sono in grado di paralizzare l’intera Funzione Pubblica italiana negandogli arbitrariamente la moneta Euro di cui essa ha assoluto bisogno. Il parlamento italiano non ha avuto alcun potere di dissenso, pena appunto la distruzione dall’esterno della nostra economia, ed è di fatto esautorato (Golpe).

Sesto assunto: si ricorda, in quanto cruciale per quanto poi si va a proporre, che l’istituto del prelievo fiscale in REGIME DI SOVRANITA’ MONETARIA (la Lira) non è MAI servito a finanziare la spesa dello Stato. Va compreso che il prelievo fiscale è effettuato su denaro che lo Stato ha emesso PER PRIMO perché solo lo Stato può creare la moneta. Per cui risulta un contro senso pensare che lo Stato possa spendere solo dopo aver prelevato da cittadini e aziende il denaro che lui stesso emette in origine. Ne consegue che il pagamento delle tasse NON è nato come obbligo di cittadini e aziende per permettere allo Stato di funzionare, ed è assurdo quindi che lo Stato li tassi a sangue con quel pretesto. Infatti proprio la natura stessa delle tasse, in regime di sovranità monetaria, dovrebbe permettere allo Stato di ARRICCHIRE la cittadinanza perseverando in una spesa statale SUPERIORE alla tassazione, e non di impoverire la cittadinanza. Ne deriva inoltre che lo Stato italiano della Lira era teoricamente nella posizione di poter liberamente alleggerire la pressione fiscale nel caso in cui l’economia del Paese tendesse a una recessione. Ma a causa del criminoso disegno dell’Eurozona di cui sopra e all’assunto 4, oggi lo Stato deve proprio attingere da cittadini e aziende con ampi e crescenti prelievi fiscali (le Austerità) per far fronte al suo fabbisogno. Ciò inevitabilmente deprime l’economia in un circolo vizioso micidiale di deflazione dei redditi, quindi crolli aziendali, quindi disoccupazione, quindi ammortizzatori sociali alle stelle, quindi esborsi statali improduttivi e quindi ancor più tasse per farvi fronte, e sofferenze sociali inaccettabili. Tutto ciò aggravato da fatto di essere stato voluto a tavolino dalle elite Neoclassiche, Neomercantili e Neoliberiste per il fine di distruggere la sovranità democratica negli Stati del sud Europa imponendovi povertà di massa, su cui essi speculano immense fortune. Un crimine sociale di proporzioni storiche. Dunque, QUESTA tassazione del governo Monti è non solo distruttiva, ma è anche ILLEGITTIMA IN QUANTO CRIMINOSA, e ci è inflitta da una struttura monetaria e da Trattati europei che CI SONO STATI IMPOSTI CON L’INGANNO E SENZA ALCUNA CONSULTAZIONE DEL POPOLO SOVRANO. Si badi bene:



NON E’ COLPA DELLE FAMIGLIE DI QUESTO PAESE SE I GOVERNI TECNICI DEGLI ANNI ’90, DA AMATO A PRODI A D'ALEMA, E I PRESENTI TECNICI AL GOVERNO, IMPONENDOCI L’EURO CI HANNO MESSO CON L’INGANNO NELLE CONDIZIONI ASSURDE E SOCIALMENTE MICIDIALI DI DOVER NOI CITTADINI FINANZIARE LA SPESA DELLO STATO CON LE TASSE SUL NOSTRO RISPARMIO



Date per assodate, cioè frutto di indagini e di lavoro accademico autorevole (**), le nozioni di cui sopra, risulta che è dovere di cittadini e aziende italiani opporsi con ogni mezzo a questo crimine. Questo Golpe Finanziario, che usa quel prelievo fiscale illegittimo come arma di distruzione economica, viene condotto dal governo illegittimo in carica con la collusione persino della più alta carica dello Stato. Diventa così lecito per i cittadini e aziende organizzarsi in una resistenza civica che preveda disubbidienze a tutto campo, e che si fermi solo di fronte alla scelta della violenza.

Per tutto quanto sopra, con particolare riferimento alla tassazione devastante del governo Monti, invito i cittadini consapevoli dei danni epocali e delle sofferenze per generazioni che questo sistema criminoso ci impone, a DELEGITTIMARE il prelievo fiscale criminoso di questo governo rifiutandosi apertamente di pagare il prelievo fiscale quando esso raggiunge e supera il livello complessivo del 40% del PIL italiano.

Ecco la spiegazione:

Il disegno devastante dell’Eurozona, come già detto, ci impone il pareggio di bilancio, che significa che lo Stato spenderà per noi 50 e ci toglierà 50. A noi rimane zero in tutti i settori, dei servizi essenziali ai mancati aumenti di reddito, impoverendoci in massa con le conseguenze che già sono drammatiche oggi. Noi ci ribelliamo a questa condizione di cui non abbiamo colpa, e che è a favore solo delle speculazioni di elite private. Noi rivendichiamo il diritto di pagare MENO TASSE di quanto il governo spenda per noi. E poiché il livello di spesa del governo oggi è del 49,8% del PIL, noi rivendichiamo il diritto di pagare in tasse non più del 40% del PIL. Ciò sulla base del fatto che la spesa/tassazione dello Stato deve esistere e ha un senso SOLO SE MIRATA AL BENESSERE E AL PROGRESSO DEI SUOI CITTADINI E AZIENDE, non al loro impoverimento criminoso, QUINDI CI DOVRA’ DI NORMA ESSERE PIU’ SPESA DELLO STATO CHE TASSE.

Come fa quindi il cittadino ad eseguire questa intenzione? Ecco come:

I cittadini e aziende infliggeranno al governo illegittimo e golpista di Mario Monti una autoriduzione del prelievo fiscale a random, con ogni mezzo disponibile non violento, come forma di RESISTENZA PASSIVA CIVICA al piano criminoso di cui sopra, fino a portare il Paese all’impossibilità di ottenere il pareggio di bilancio, il che costringerà finalmente la nazione all’uscita forzata dalla camicia di forza dell’Eurozona (default), che è l’unica strada per recuperare la SOVRANITA’ MONETARIA, che sottrarrà l’Italia al piano criminale delle elite e la salverà dalla catastrofe. La fattibilità e la VIRTUOSITA’ di tale default è supportata da ampia letteratura accademico/scientifica. (**)

Conclusione:

LE TASSE FACENTI PARTE DELLE AUSTERITA’ CHE MARIO MONTI, GIORGIO NAPOLITANO E MARIO DRAGHI CI INFLIGGONO PER FINI CRIMINOSI SONO ILLEGITTIMI STRUMENTI DI SPOLIAZIONE DELLA DEMOCRAZIA E DEL POPOLO SOVRANO, E NON VANNO PAGATE.



(*) Per la criminosità del presente governo si faccia riferimento a http://www.paolobarnard.info/intervento ... php?id=361



http://blog.libero.it/terrapagana/11260853.html


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MessaggioInviato: 02/05/2012, 15:47 
Euro: quattro modi per morire. Ue decida come

Gli scenari a breve per la moneta europea. Tutti falliranno. Anche l'adozione di politiche pro-crescita. Rischi di grandi shock nel sistema bancario internazionale, default, uscita dall'Eurozona di Italia, Portogallo e Spagna. Alla fine, la luce?

http://www.wallstreetitalia.com/article ... -come.aspx

New York - "L'euro non morirà nell'arco di una notte, ma ormai appare sempre più chiaro: è improbabile che la moneta unica riuscirà a sopravvivere così come la conosciamo". Parola dell'analista di Chartered Financial Michael Sivy - commentatore apparso in diversi canali televisivi come Abc, Cbs, Nbc, Fox - che ha elaborato un'analisi approfondita nell'articolo "4 Ways the Euro Could Fail", ovvero i quattro modi secondo cui l'euro potrebbe fallire. La conclusione a cui arriva l'analisi corrisponde alla realtà che molti temono: tutte le azioni che potranno essere intraprese da ora in avanti provocheranno alla fine una crisi finanziaria. Il minor danno possibile sarà garantito dall'adozione di politiche pro-crescita moderate. Ma alla fine, sempre che riesca a sopravvivere, l'euro non sarà più lo stesso.

Di seguito i quattro scenari, che vanno da quello più probabile a quello meno probabile, nel breve termine.

PRIMO SCENARIO ovvero "La Francia e altri paesi convincono la Germania ad adottare politiche pro-crescita".

Questa ipotesi è avallata dalle ultime evoluzioni - o involuzioni - dello scenario politico europeo. Tra queste, "il collasso del governo olandese, che ha reso difficile per il paese riuscire a centrare i target di deficit e, in Francia, il candidato socialista Francois Hollande, che molto probabilmente vincerà le elezioni presidenziali di domenica".

Hollande ha "chiesto l'adozione di politiche pro-crescita, fattore che ha provocato costernazione in Germania. Ma è fuor di dubbio che la forma mentis dell'Europa è cambiata e che a questo punto la "Germania potrebbe non avere altra scelta che intraprendere una strada diversa, accettando l'eventualità di maggiori spese - e maggiori richieste di ulteriore debito - dai governi nazionali. Nel breve termine, tale strategia aiuterà le economie europee a ridurre la disoccupazione e l'impatto della recessione. Ma nel lungo termine i debiti dei governi saliranno. Di conseguenza, l'adozione di queste politiche a favore della crescita posticiperanno, ma non risolveranno, la crisi dell'Eurozona. La crescita dei debiti che ne seguirà peggiorerà infatti ogni crisi finanziaria che potrebbe presentarsi. Detto ciò, questa opzione corrisponde al male minore".

SECONDO SCENARIO ovvero "Le politiche di austerity portano la maggior parte dell'Europa in recessione".

Questa seconda ipotesi è già una realtà, che si presenta ogni giorno sotto gli occhi di tutti. Il problema è che una dozzina di paesi europei è già in una fase di contrazione economica. "Nel lungo termine - ferme restando le politiche di austerity volute dalla Germania - i paesi in difficoltà finanziaria dovranno tagliare le proprie spese, aumentare le tasse, ridurre i propri costi del lavoro e limitare il ricorso ai prestiti. Tuttavia, tagli così veloci renderanno ancora più difficile abbassare il livello del debito inteso come percentuale del Pil - e questo perchè il Pil sta scendendo".

Di conseguenza, se la politica della Germania prevarrà, i paesi più deboli potranno arrivare al punto di non poter più vendere titoli di stato a tassi che possono permettersi e gli elettori potrebbero anche rifiutarsi di sostenere queste politiche di rigore. In questo caso, l'outlook è quello di una recessione diffusa, che contagerà gli Stati Uniti e che si tradurrà in un aumento dei rischi di default. Questo potrebbe essere lo scenario più distruttivo, che combinerebbe il rallentamento delle economie con grandi shock al sistema bancario internazionale.

TERZO SCENARIO ovvero "I paesi più deboli vengono cacciati uno dopo l'altro dall'Eurozona".

"Se la situazione andrà avanti come si presenta in questo momento, i paesi più deboli dovranno offrire tassi sempre più alti per riuscire a piazzare i loro bond, e alla fine non saranno più capaci di rimanere nell'Eurozona. La Grecia probabilmente sarà la prima ad andare via, fattore che scatenerebbe la speculazione su una uscita di scena di Portogallo, Spagna, e anche Italia. Tale situazione creerà un circolo vizioso, spingendo i tassi di interesse a crescere ulteriormente".

Outlook: nel breve termine, questo scenario è meno probabile; tuttavia, sarà difficile evitarlo nel caso in cui niente cambierà dal punto di vista dei fondamentali. Quanto potrà essere doloroso? Guardando ai "contro", nel lasciare l'Eurozona i paesi provocherebbero una serie di shock alle banche più importanti che detengono i loro debiti. Se vogliamo guardare a un aspetto "positivo", però, è anche vero che, una volta lasciata l'Eurozona, i paesi potrebbero rimettere in sesto le proprie economie intraprendendo un cammino per la ripresa. Indicativo il caso dell'Argentina, che, agganciando la sua valuta al dollaro agli inizi degli anni '90, ha sofferto una forte recessione dopo aver deprezzato la sua moneta nel 2001. Ma entro il 2003, l'economia stava di nuovo registrando un boom.

QUARTO SCENARIO ovvero "L'Eurozona si divide in due diverse aree valutarie".

E' l'ipotesi Euro di serie A ed Euro di serie B. "La soluzione più razionale - ma la meno probabile per motivi politici - è che la Germania e altri pochi alleati, come l'Olanda, lascino l'Eurozona e creino una loro propria moneta. L'euro rimarrebbe la valuta dei paesi del Sud e potrebbe essere deprezzato, al fine di allentare la pressione su questi paesi. Outlook: i paesi sudeuropei soffrirebbero una recessione per un anno circa. Le banche accuserebbero perdite sui loro bond, dovuti però più alla flessione dei prezzi che non a default diretti. Teoricamente, anche questo potrebbe essere lo scenario migliore e il meno distruttivo.

"Ma in definitiva, una soluzione ideale, probabilmente, non esiste. Tutti e quattro gli scenari contemplano una crisi finanziaria e differiscono solo per l'intensità della crisi e per il timing. Sicuramente, le politiche peggiori sono quelle estreme: non fare nulla, o essere troppo duri. La cosa migliroe sarebbe tentare di mantenere in atto alcune misure per la crescita economica, impedendo allo stesso tempo ai paesi già ultra-indebitati di indebitarsi ulteriormente. Il target più realistico a questo punto potrebbe essere semplicemente quello di evitare che le condizionidell'Eurozona peggiorino e minimizzare dunque il danno", conclude Michael Sivy.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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In Spagna e' corsa agli sportelli
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Sirius ha scritto:

In Spagna e' corsa agli sportelli
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Si dovranno preoccupare se i prelievi bancari superano la soglia del 35 %..
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Si dovranno preoccupare se i prelievi bancari superano la soglia del 35 %..
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MessaggioInviato: 04/05/2012, 14:35 
Arriva l'outlook dell'Associazione Unrae, che snocciola numeri da brivido sulle immatricolazioni. Pesano l'Iva, le imposte sulla RC Auto e il Superbollo. Titoli Fiat in forte calo a Piazza Affari.



Milano - Non c'è da stupirsi del peggioramento nellaBorsa di Milano dei titoli del Lingotto, che si confermano tra le maglie nere del Ftse Mib.

E' appena arrivato infatti un outlook da brivido per il mercato italiano dell'auto, esattamente dalla UNRAE, Associazione delle Case automobilistiche estere in Italia. Si parla, per l'intero 2012, di immatricolazioni pari a 1.434.000 unità, dunque di una domanda di auto nuove nel paese in flessione del 18% su base annua e del 27% rispetto a due anni fa.

"La previsione della domanda è condizionata dall´accresciuta imposizione diretta (IVA, IPT, imposte sulla RC Auto e Superbollo) e dall´aumento del prezzo dei carburanti con il conseguente aumento dei costi di gestione dell´auto", ha commentato Romano Valente, direttore generale dell´UNRAE.

"Inoltre - ha aggiunto - le annunciate disposizioni in materia fiscale e lo scenario economico di recessione per il 2012 continueranno a tenere depressa la propensione all´acquisto di auto nuove".


http://www.wallstreetitalia.com/article ... -2012.aspx


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MessaggioInviato: 05/05/2012, 02:36 
Ecco perchè il mantenimento della moneta unica che continua a perseguire ostinatamente l’eurocrazia (di cui Mario Monti e Mario Draghi sono augusti esponenti - insieme a chi li appoggia) non è solo un bagno di sangue per i popoli, ma un tentativo condannato comunque: l’euro si spaccherà, lo si voglia o no. Inutili sofferenze di massa, solo perchè gli eurocrati non vogliono ammettere di aver avuto torto (e non perdere il posto e gli emolumenti).

http://www.rischiocalcolato.it/2012/05/ ... t-2-2.html



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uscita dall’euro – Euro Break up Warning

4 maggio 2012 | Autore Nicoletta Forcheri | Stampa articolo


DI MARCO DELLA LUNA
marcodellaluna.info

Il FMI ha ultimamente pubblicato numeri che danno la certezza matematica che l’Italia non può essere risanata e portata nei parametri dell’Eurosistema: è vero che dal 2008 al 2017 sarà leader nell’avanzo primario, ma questo conta ben poco rispetto al fatto che il suo pil, in quel periodo, calerà dell’1,7%, mentre quello USA aumenterà del 20,3, quello francese del 10, quello tedesco dell’8,8, quello cinese del 116. Il rapporto debito/pil italiano peggiora del 13,2%.

Ciò basta a porre l’Italia fuori del circolo dei paesi del Primo Mondo (già nella precedente fase di crescita era rimasta indietro di molti punti dall’Eurozona e dall’America) e ad escludere che possa rispettare il Fiscal Compact (riduzione del 20% all’anno della quota di debito pubblico eccedente il 60% del pil).

Quindi, a breve termine, l’Italia sarà o fuori dall’Euro, oppure governata direttamente dai finanzieri del Meccanismo Europeo di Stabilità, cioè di Berlino, con costi, reazioni sociali, controreazioni repressive, potenzialmente estremi. Anche in Spagna e Grecia le ricette “europee” (cioè quelle dettate dalla Germania a tutela del suo c.d. “modello economico renano”), stanno portando l’economia al disastro. E continuano a venire imposte.

Le richieste di tasse e sacrifici da parte di un governo sono legittime se il governo dimostra che sono necessarie e idonee a un programma realistico e utile al paese. Quelle del governo Monti non sono necessarie, perché il governo dovrebbe prima tagliare spese pubbliche parassitarie e gonfiate, e non lo fa; non sono idonee, perché, conti alla mano, non risolvono la crisi ma paiono aggravarla con l’avvitamento fiscale; inoltre non rientrano in un programma di interesse nazionale, anzi non si capisce nemmeno che fine stia perseguendo il governo, date le grandezze sopra riportate.

I tagli previsti alla spesa pubblica indebita per beni e servizi sono di 4,2 miliardi su un totale di 147, quindi è chiaro che non si liberano risorse per investimenti produttivi né per alleggerimenti fiscali, ma rimane intatto il sistema di produzione di consenso e profitto partitico e mafioso mediante scialo e appalti gonfiati. Item per le opere pubbliche, sistematicamente gonfiate. E per la spesa per un personale elefantiaco e poco efficiente. Tagliare la spesa pubblica parassitaria significherebbe peraltro eliminare quel sistema e i suoi titolari, e ciò è impossibile per un governo che dipenda dai partiti.

Dato quanto sopra, ciò a cui sta lavorando il governo e chi lo appoggia, con tanti tagli e tante tasse, non è, non può essere, un piano di risanamento e rilancio del paese, che essi sanno benissimo essere irrealizzabile; dunque è un piano con un fine diverso.

Probabilmente è un piano di liquidazione del paese (ossia di raccolta e distribuzione tra potentati esterni ed esterni dei valori in esso presenti: risparmio, proprietà private e pubbliche) e al contempo di sua collocazione, in posizione subalterna, entro una nuova architettura “europea” di poteri reali e formali, con un ampio haircut dei diritti e delle garanzie civili, politici, fiscali, sindacali; e con forte compressione fiscale e bancaria delle piccole imprese italiana, onde far posto nel mercato italiano ad imprese straniere.

Remunerando l’appoggio parlamentare dei partiti politici con la conservazione dei loro privilegi e feudi, si tiene insieme il paese per il tempo necessario a liquidare i suoi assets e a completare il lavoro di ingegneria sociale. Poi, quando il paese salta, lo si fa cadere in una gabbia appositamente predisposta. Questo mi pare lo scenario più verosimile, anche se spero di sbagliarmi.

In tale scenario, è ovvio che i cittadini ritengano che le tasse siano non solo eccessive, ma anche contrarie agli interessi della nazione, perché esse vanno a sostenere un’operazione di quel tipo. Se uscire dall’Eurosistema è inevitabile, tanto vale uscire al più presto, prima che il processo di demolizione dell’economia nazionale produca ulteriori danni, e con ancora qualche soldo in tasca. Se ci lasciamo portar via le ultime risorse, dopo saremo in balia del capitale dominante sostanzialmente tedesco, mentre anticipando i tempi potremmo ripartire i danni con i paesi amici. Il popolo e le imprese hanno quindi interesse ad attivarsi per sventare il disegno di liquidazione del paese, rovesciando il tavolo. E a ricordare alla Germania che il Nazismo e la II GM sono conseguenza dell’austerità imposta ad essa stessa per il pagamento dei suoi debiti.

In ogni caso, conviene prepararsi a un cambiamento valutario, quindi alla probabilità che i depositi bancari e gli altri crediti denominati in Euro siano convertiti in Lire o altra valuta, con una forte svalutazione rispetto all’Euro e con una perdita di potere d’acquisto. Contromisure preventive, oltre all’emigrazione, sono a)spostare i depositi in un idoneo paese estero (Svizzera, per esempio); b)convertire i depositi da Euro a valute forti, con scarso debito pubblico; c)investire in valori sganciati dalla valuta italiana.



http://www.stampalibera.com/?p=44973


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Chi non Obbedisce Non Deve Mangiare

http://www.rischiocalcolato.it/2012/05/ ... giare.html

Friedrich von Hayek scrisse nel suo “La Via della Schiavitù”:

“By giving the government unlimited powers, the most arbitrary rule can be made legal; and in this way a democracy may set up the most complete despotism imaginable.”

Se ci fermiamo un attimo e guardiamo al grande quadro, alla situazione generale della nostra società, quelle parole sembrano evidenti, ovvie. In Europa e negli Stati Uniti in particolare ci sono governi insolventi che ricorrono a qualunque mezzo necessario al fine di mantenere lo status quo: a loro potere e privilegi, a noi le spese.

Ciò è possibile solo con una continua riduzione della libertà personale, con l’eliminazione della libertà economica, ignorando la privacy, svalutando la moneta, soffocando l’innovazione, in definitiva derubando i risparmi e distruggendo la vita di milioni di persone.

Niente di nuovo. Come ho scritto nel nostro Free Report, stiamo vivendo ciò che è già successo innumerevoli volte in passato: la cannibalizzazione della classe produttiva per riuscire a mandare avanti le cose così come sono.

Sembra un paradosso ma è la verità: si diventa un impero grazie alla ricchezza prodotta dal libero mercato, dall’individualità che premia lo spirito imprenditoriale, dalla protezione della proprietà privata e dall’aumento della divisione del lavoro. Lentamente poi si perdono di vista questi principi e si cade nel protezionismo, nel parassitismo, nell’interventismo di Stato.

Distruggendo le caratteristiche fondamentali che hanno creato la ricchezza e il benessere, si ritorna al caos e la barbarie.

Piano piano poi si riscoprono quei principi e il ciclo riparte.

E’ successo così all’impero romano e alla civiltà greca: allocazione del lavoro pianificata centralmente, controllo dei prezzi, svalutazione della moneta, controllo dei capitali, sequestro dei beni, tassazione insopportabile.

L’Italia ha vissuto questo processo e purtroppo ci troviamo nel punto peggiore. La parabola è stata crescente nel dopoguerra, si è appiattita negli ultimi decenni del secolo scorso e adesso siamo in fase discendente.

Il segnale del futuro disastro economico e sociale si ha quando i burocrati iniziano a vedere le persone come “sudditi” esistenti all’unico fine di mantenere la loro posizione di privilegio.. invece che vedere la propria posizione come supporto alle persone. Credo che sappiate bene di cosa sto parlando..

La storia mostra che la libertà è sempre e comunque il prezzo che le società pagano per mantenere lo status quo e mantenere i propri carnefici al potere.

Quando infine il sistema collassa sotto il suo stesso peso, però, le cose possono andare dal male al peggio. E’ quando le persone chiedono cambiamento a gran voce.

E’ accaduto in Francia, quando il potere assoluto di Luigi XVI fu sostituito dalla dittatura assoluta di Robespierre. Oppure in Russia, con lo zar sanguinario Nicola II sostituito dal terrore rosso della Russia sovietica.

Il rivoluzionario marxista Leon Trotsky disse nel 1937:

“The old principle of ‘who does not work shall not eat’ has been replaced by a new one– who does not obey shall not eat.”

Chi non obbedisce non deve mangiare.

da Riecho Blog Economia e Libertà



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Risposta coordinata al diktat del rigore: Irlanda sia da esempio

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Tratto da: Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1uToHlBnW


Otto nazioni dell’Eurozona sono in recessione. C’e’ un’alternativa alle misure che strozzano la crescita e che hanno perso credibilita’? A Dublino proposto un referendum per ripudiare il debito. Ne hanno parlato economisti ed opinionisti a un evento alla London School of Economist. Tra loro Gavan Titley.

Il fallimento delle economie occidentali e’ lo specchio di un fallimento intellettuale che coloro che attualmente detengono il potere non sanno riconoscere nel modo adeguato. Il trionfo della fede nel mercato e’ cosi’ completo che ormai non c’e’ quasi piu’ nessuno nella funzione pubblica che si puo’ permettere di dichiarare apertamente cio’ che e’ ovvio: ovvero che i promotori del vecchio senso comune, ormai esploso – compresi i suoi numerosi sedicenti esperti addomesticati – sono ridicoli. Cosi’ lo spettacolo continua, come se nulla fosse” (Dan Hind, autore di “The New Common Sense”)

New York – Come dimostrato dalle recenti elezioni in Europa e dagli ultimi dati macro, l’esperimento del rigore di Bce, Fmi e Commissione Europea ha fallito. La Troika tiene in mano il destino delle nazioni in difficolta’, nell’ambito di un processo di mutamento neoliberale che insiste nei tagli alle spese per “assicurarsi che la gente innocente e meno attrezzata paghera’ i costi del piano di salvataggio”, come denuncia David McNally nel libro “Global Slump: The Economics and Politics of Crisis and Resistance”.

Ma in seno ai movimenti Occupy e alle manifestazioni di protesta contro la crisi e le misure di austerita’ imposte nell’area euro per abbattere il debito mancano ancora delle serie proposte economiche coordinate.

I cittadini che esprimono il loro malessere scendono nelle strade dei paesi indebitati dell’area euro come Spagna e Irlanda ne hanno tutto il diritto, ma dovrebbero cercare di riunirsi e trovare punti comuni da canalizzare in un’unica strada da seguire. E’ lo stesso problema al cuore del populismo montante in Europa: lamentarsi senza offrire una proposta valida.

Alla gente di Dublino non bastera’ dire no in occasione del referendum sul Fiscal Compact, il 31 maggio. Anzi, un’eventuale bocciatura del nuovo patto di bilancio europeo rischia di recare effetti controproducenti nell’immediato, portando alla fuga degli investitori stranieri necessari per la ripresa economica. Delle due l’una: un’altra via percorribile esiste, quella di indire un referendum per ripudiare il debito.

Nonostante gli sforzi eccezionali fatti per rispettare gli obiettivi fissati dall’FMI, l’Irlanda si ritrova impelagata, con un deficit in crescita, livelli sostenuti di emigrazione e un tasso di disoccupazione del 15% circa (in Spagna e’ al 23,6% e al 50% tra i giovani). Le modifiche fiscali adottate sino a fine 2011, pari a 20 miliardi, equivalgono a 4.600 euro per cittadino, il maggiore esborso mai visto nel mondo industrializzato. L’austerita’ con uno scopo e’ un eufemismo che non potra’ camuffare a lungo quello che e’ a tutti gli effetti un assalto concertato al contratto sociale.

Un evento organizzato dalla London School of Economist nella capitale inglese, a cui hanno partecipato opinionisti, scrittori ed economisti, si e’ posto come obiettivo quello di colmare la mancanza di obiettivi materiali, per scoprire un modo con il quale interrompere la spirale austerita’-recessione che sta portando l’Europa verso il caos.

E rispondere alla domanda “Quale via politica da seguire come soluzione alternativa alle politiche di austerita’ che hanno completamente perso credibilita’?”. Otto nazioni dell’Eurozona sono in recessione, a dimostrazione del fallimento delle politiche di rigore, che non sono riuscite a infondere fiducia nell’economia della regione.

Le autorita’ politiche d’Europa impongono i tempi di rientro del deficit, da abbinare successivamente a programmi per alimentare la crescita. Ma la crescita, sottolinea Robin Murray, pioniere del movimento Fair Trade, dipende dagli investimenti. E perche’ si incomincino a vedere i primi effetti bisognera’ aspettare almeno due anni, se tutto andra’ come dovrebbe.

Un’altra domanda da porsi e’ quale tipo di investimento va fatto e in quale tipo di infrastrutture? E ad ogni modo una strategia di questo tipo non e’ sufficiente. I leader dei partiti e delle autorita’ di Bruxelles sostengono che non ci siano alternative alla riduzione delle spese e agli incrementi fiscali. I due universitari intervenuti all’evento londinese sono convinti esattamente del contrario, offrendo esempi di economia sociale “equa”, da un punto di vista di media indipendenti e alternativi.

“L’austerita’, sottolinea il docente e collaboratore del Guardian Gavan Titley, e’ di per se’ una risposta che elude la domanda”. E’ chiaro ormai che gli stati democratici del mondo capitalistico come lo conosciamo oggi non hanno un sovrano, bensi’ due: la loro gente e i mercati internazionali.

L’esempio del fatto che ci sono alternative lo offre l’Irlanda, paese di origine di Titley, e dove il popolo si e’ opposto alle misure di austerita’. A rendere ancora piu’ peculiare il caso di Dublino e’ il fatto che fino al momento della rivoluzione fiscale, il paese sia stato presentato come il modello esemplare da seguire nell’area euro.

Ma la gente ha incominciato a ribellarsi a tale strategia, dedicandosi in massa a un atto di disobbedienza fiscale. Meta’ delle famiglie ha deciso di non pagare una tassa annuale che era stata imposta dal governo dopo mesi e mesi di austerita’.



In Europa la velocita’ della distruzione e la gravita’ delle cause ha aumentato il senso di “minaccia”, che ha galvanizzato le opposizioni all’austerita’. Le alternative all’austerita’ esistono ma dipendono dalle diagnosi. L’esempio lo offre l’Irlanda, entrata nel terzo anno di austerita’ e di piani di emergenza budgetaria. All’inizio e’ stata usata come metafora del buon comportamento e dell’accettazione passiva. Ma ora non e’ piu’ cosi’.

Dalla confusione del momento a Dublino sono emerse soluzioni politiche ed economiche. Il primo stadio dopo il piano di aiuti fornito al paese e’ stata la nascita di un’idea di “una gestione migliore”.

Le elezioni irlandesi nel 2011 hanno visto la nomina di tanti economisti e tecnocrati, perche’ la gente pensava che confidare le chiavi di casa ai conoscitori della materia fosse la risposta migliore.

Allo stesso tempo, pero’, sono nate attivita’ tra gruppi e comunita’ di cittadini volte a riflettere sui costi della crisi e le opzioni future. In Europa “le promesse di austerita’ non sono state mantenute, ma sono state sostituite da una minaccia, anziche’ da una soluzione”, come osservato da Titley.

Il paese ha indetto un referendum sul Patto Fiscale, il cosiddetto fiscal compact deciso dai capi di governo dei 25 membri dell’Unione europea a fine gennaio. Un’eventuale bocciatura sarebbe un segnale molto negativo per gli investitori e non risolverebbe tutti i problemi. Ma un “no” darebbe comunque la possibilita’ al governo di modificare la propria politica fiscale.


SUGLI AUTORI:
Robin Murray, confondatore di Twin Trading, pioniere del movimento di fair trade, e della partnership ambientale Ekologica.
Gavan Titley, docente di media e nuovi mezzi di comunicazione alla National University of Ireland, Maynooth, nonche’ opinionista del Guardian.
Hilary Wainwright e’ direttore e fondatore di “Red Pepper”, nonche’ direttrice della ricerca del programma “New Politics programme” al Transnational Institute (TNI).

Fonte: wallstreetitalia



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MessaggioInviato: 11/05/2012, 00:04 
http://www.wallstreetitalia.com/article ... iardi.aspx

JPMorgan Chase ha annunciato di aver perso circa $2 miliardi su un investimento legato a titoli di credito derivati, per posizioni prese dal suo chief investment office, piu' rischiose di quanto preventivato. E' l'ennesima riprova di quanto irresponsabili siano le grandi banche globali, nonostante la grave crisi finanziaria scoppiata nel 2007-2008, oggi al quarto anno. I derivati in questtione sono denominati "synthetic credit securities", una dizione mai sentita prima nel mondo finanziario.


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MessaggioInviato: 12/05/2012, 02:16 
Secondo Paolo Barnard il famigerato
“Group of 30” ricatta il mondo


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http://www.libreidee.org/2012/05/barnar ... -il-mondo/

11 maggio 2012

Attenti a quei Trenta: ricattano il mondo truccando le regole. E nessuno li può fermare, perché maneggiano 650.000 miliardi di dollari, cioè otto volte il Pil del pianeta. In dieci anni, hanno messo in ginocchio l’economia reale. E sono ancora lì, a dettar legge, a cominciare da uno dei loro specialisti, Mario Draghi.

Teoria del complotto? No: storia. Quella del famigerato “Group of 30”, creato alla fine degli anni ’70 da personaggi come David Rockefeller.

Obiettivo: piegare le nazioni ai diktat della speculazione finanziaria. Missione compiuta: oggi l’intera Europa è nelle loro mani, e un paese come l’Italia – membro del G8 – è agli ordini della super-lobby che ha commissariato il governo affidandolo al fido oligarca Mario Monti, tecnocrate targato Goldman Sachs, veterano del Bilderberg, della Trilaterale e della micidiale Commissione Europea, quella che oggi dispone il suicidio sociale degli Stati mediante il pareggio di bilancio.

Un capolavoro, in sole tre mosse. Primo: attraverso la “superstizione o isteria del debito pubblico”, si distrugge la capacità dello Stato di creare e Mario Draghi controllare qualsiasi ricchezza finanziaria significativa, che a quel punto resta unicamente nelle mani dei mercati di capitali, da cui gli Stati finiscono per dipendere in toto. Seconda mossa: i dominatori finanziari, che ora spadroneggiano, per ottimizzare la rapina globale incaricano la super-lobby dei tecnocrati di ridisegnare leggi e regole, con adeguata propaganda. Terzo: gli oligarchi impongono le loro condizioni-capestro ai governi, ormai privati della facoltà di creare ricchezza finanziaria e quindi dipendenti dal ricatto, pronti cioè a ingoiare qualsiasi aberrazione speculativa. Parola di Paolo Barnard, autore del saggio “Il più grande crimine” sul complotto mondiale della finanza. Promotore italiano della Modern Money Theory – sovranità monetaria per avere democrazia reale e benessere sociale – Barnard è reduce dalla caserma dei carabinieri nella quale ha sporto denuncia contro Monti e Napolitano per “golpismo finanziario”.

C’era un piano ben congegnato per mettere nel sacco l’Italia: occorreva creare una sofferenza finanziaria artificiosa per consentire alla super-lobby di prendere direttamente il timone. Peccato che i “salvatori”, dice Barnard, fossero gli architetti stessi del piano: «Non ci vuole un genio a capire che il poliziotto iscritto al club dei ladri che gli pagano laute prebende finisce col tradire il suo mandato». Mario Draghi, per esempio: «Poteva fermare la loro mano semplicemente ordinando alla Bce di acquistare in massa i titoli di Stato italiani». Acquisto che avrebbe abbassato drasticamente i tassi d’interesse di quei titoli, la cui impennata stava portando l’Italia alla caduta nelle mani degli “investitori-golpisti”. Se Draghi avesse mosso un dito, i mercati si sarebbero fermati, «resi inermi di fronte al fatto che la Bce poteva senza problemi mantenere a un livello basso e costante i tassi sui nostri titoli di Stato». Ma Draghi, che pure siede sul trono della Banca Centrale Europea, Carlo De Benedettisi guarda bene dall’intervenire. Motivo? Non è solo l’ex governatore di Bankitalia: è anche, e soprattutto, un uomo di punta dei “terribili Trenta”.

Cosa ci fa un personaggio pubblico come Draghi dentro il club di coloro che hanno impedito al mondo di fermare la finanza criminale planetaria? Purtroppo, aggiunge Barnard, il presidente della Bce «dovrebbe vigilare proprio su coloro che condividono il suo club con intenti criminosi». Del resto, chi era il funzionario italiano che – da direttore generale del Tesoro – lungo tutti gli anni ’90 «supervisionò la svendita del nostro Paese alle privatizzazioni selvagge che non hanno sanato di nulla il debito pubblico ma che hanno sanato di certo imprenditori falliti come De Benedetti e fatto incassare miliardi in parcelle alle investment banks?» E chi era il funzionario italiano che «non ha detto una parola contro la micidiale separazione fra Banca d’Italia e Tesoro», divorzio «che ingrassò le medesime banche?». Sempre lui, l’ineffabile Draghi, «uomo “Group of 30”, uomo Bilderberg, uomo Goldman Sachs, e anche “bugiardo-Sachs”», visto che «ha sempre negato di essere stato in forza alla Goldman quando la banca di Wall Street organizzò la truffa per truccare i libri contabili greci in collusione col governo di Atene». E invece, dice Barnard, alla Goldman lui c’era, eccome: e ne dirigeva proprio gli affari europei.

È stato lui, Mario Draghi, a “inventarsi” un trilione di euro, in piena agonia dell’Eurozona, per regalarlo alle banche, praticamente senza condizioni. E tutto questo, dopo aver chiuso i rubinetti della Bce per far collassare il governo Berlusconi e consegnare l’Italia all’uomo del super-potere, Mario Monti. Manovra orchestrata dai maxi-speculatori, gli inventori della più spaventosa truffa planetaria, quella dei “derivati”, «astrusi prodotti finanziari del tutto comprensibili a non più di 200 individui nel mondo». Ma il “derivato dei derivati”, aggiunge Barnard, è proprio la crisi finanziaria 2007-2012, innescata dal virus dei titoli fasulli spacciati da Joseph Cassano, boss finanziario della City londinese. Il flagello dei “derivati” si è abbattuto su una situazione già catastrofica, provocata dalla bolla speculativa immobiliare americana dei mutui subprime, infettando quasi tutte le maggiori banche del mondo. Fino all’attuale “spirale della deflazione Joseph Cassanoeconomica imposta”, la famigerata austerity, che ora i “golpisti” – sempre loro – usano per depredare a sangue interi Stati europei.


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I “derivati”, dice Barnard, sono vere e proprie armi di distruzione di massa, visto che questi “Frankenstein-assets” vagano per il pianeta senza più controllo né regolamentazione, per una cifra di circa 650.000 miliardi di dollari. Il primo allarme nel lontano 1994, coi miliardi-fantasma della banca d’affari Merrill Lynch. Un pozzo senza fondo, che ha travolto anche i Comuni italiani, invitati a “privatizzare” il debito. Ancora oggi, i contratti Otc (“over the counter”) sono «liberamente usati per distruggere, e lo stanno facendo gli hedge funds come quello del criminale John Paulson, che scommettono in queste ore contro l’euro». Usando i “derivati”, continua Barnard, un pugno di speculatori può affondare persino uno Stato sovrano. Può ricattarlo e sospingerlo oltre il baratro del default. Con conseguenze agghiaccianti: disoccupazione e sotto-occupazione, suicidi, morti anzitempo, abbrutimento sociale, svendita-truffa del patrimonio pubblico, usura sullo Stato. E soprattutto: perdita di democrazia, a favore dei super-profitti dei soliti speculatori, grazie anche al “fascismo finanziario” dell’Unione Europea, che oggi fa gridare allo scandalo persino il “Financial Times”, di fronte ai trattati-capestro imposti senza mai un referendum.

«Domanda: come si è arrivati a questo? Perché non lo si è evitato? Risposta: “Group of 30”». Proprio i Trenta, secondo Barnard, sono la punta di lancia dell’operazione “golpista”. Una lobby di tecnocrati eccezionali, varata nel 1978 con l’aiuto dei Rockefeller: 30 membri, a rotazione, accuratamente designati. «Sono quasi tutti uomini che hanno lavorato con la mano destra nella speculazione finanziaria, e poi con la sinistra nella regolamentazione statale». Missione: piegare le leggi ai propri voleri, naturalmente all’insaputa dei cittadini. Il “Group of 30”, scrive Eleni Tsingou nel più devastante lavoro accademico sulla super-lobby planetaria, «non solo ha legittimato il coinvolgimento del settore privato nelle politiche di Stato, ma ha anche permesso all’interesse privato di divenire il cuore delle decisioni di politica finanziaria». Un trust di cervelli, potentissimo e imbottito di miliardi. E’ proprio il “Gruppo dei 30” a intuire le immense potenzialità dei “derivati”: Eleni Tsingousono stati loro, gli adepti della super-setta egemone, a inquinare il mondo con la peste dei titoli tossici, per riuscire infine a mettere in ginocchio interi Stati.

Nel 1993, racconta Barnard, il gruppo pubblicò il primo manuale d’uso sui “derivati”, destinato ai controllori statali, europei e americani, delle transazioni finanziarie: non sapevano come maneggiare quei titoli, quindi accolsero con favore lo studio del gruppo e l’ignoranza tolse loro ogni potere di contrastarne le pericolose conclusioni. Primo: i “derivati” sono indispensabili perché “rappresentano nuovi modi di capire, misurare e gestire il rischio finanziario”. Ovvero: «Gli strumenti più “rischiogeni” della storia della finanza avrebbero, secondo loro, ridotto il rischio». Poi: si sottolineava che “la chiave per l’uso dei “derivati” è l’autoregolamentazione”, visto che “le regole statali intrusive e basate sulla legge ne rovinerebbero l’elasticità e impedirebbero l’innovazione in finanza”. Ergo: si prega di non disturbare il manovratore. E i controllori? «Per evitare di apparire ignoranti che brancolavano nel buio si aggrapparono alle raccomandazioni del Gruppo, sia in Usa che in Europa, sospinti in modo decisivo proprio dai loro colleghi senior che erano membri di spicco di questa lobby».

Ma il “Group of 30” osò anche di più, continua Barnard: la super-lobby scrisse che i controllori avrebbero dovuto “aiutare a rimuovere le incertezze legali dei regolamenti in vigore”, e fornire un trattamento fiscale favorevole ai “derivati”. «L’intero lavoro era stato abbondantemente oliato con i fondi della mega-banca speculativa JP Morgan». Eppure, «nonostante la sfacciataggine di quelle righe – osserva Barnard – tre fra i maggiori organi di controllo del mondo, il Comitato di Basilea, il Congresso degli Stati Uniti e la Federal Reserve Usa, trovarono l’idea dell’autoregolamentazione accettabile». Di più: «Gettarono il loro peso contro i pochi controllori ed economisti che già allora suonavano le campane d’allarme», tra questi un prestigioso portavoce della Modern Money Theory come William Black. Al che, si mossero due delle più potenti lobby finanziarie anglosassoni: l’Iif di Washington (Institute for International Finance) e la Liba di Londra David Rockefeller(Investment Banking Association): i due colossi «buttarono sul tavolo della trattativa le loro proposte per l’autoregolamentazione della trasparenza sui “derivati”, a pieno sostegno del “Group of 30”».

Per dare un’idea agli scettici del complotto, aggiunge Barnard, basta ricordare che proprio la Iif è la lobby che, poche settimane fa, ha dato gli ordini nella trattativa suicida della povera Grecia verso la trappola del secondo “bailout”. E dire che l’occasione per capire e controllare la distruttività dei “derivati” Otc si era presentata già all’inizio degli anni ’90: ma il “Group of 30” fu il primario attore nell’annullamento di ogni tentativo di portare questi killer sotto il controllo pubblico, con le conseguenze che sappiamo: crimini globali. Utile riflettere, dice Barnard, su «cosa questi mostri hanno fatto alla vita di centinaia di milioni di famiglie, a milioni di aziende e alle democrazie dei maggiori paesi occidentali, per non parlare degli orrori nel Terzo Mondo e sull’ambiente». Oggi, in pratica, «viviamo tutti su un ordigno termonucleare finanziario fuori controllo che si chiama 650.000 miliardi di “Frankenstein-Derivatives” in grado di far fallire il pianeta». Apriamo gli occhi: «Nessuna Tommaso Padoa-Schioppademocrazia ha un senso, quando tutta la ricchezza è nelle mani di queste lobby senza pietà, a cui tutti i politici devono rispondere a bacchetta, invece che ai propri elettori».

E tanto per non far nomi, Paolo Barnard avverte che il “Gruppo dei 30” è fatto di persone in carne e ossa, ovviamente potentissime. Come gli americani Paul Volcker e Gerald Corrigan, passati dalla Fed a gruppi come Chase Manhattan Bank, Goldman Sachs, Morgan Stanley. Ci sono gli inglesi come lord Richardson of Duntisbourne (Banca Centrale d’Inghilterra, Lloyds Bank), l’ex ministro Geoffrey Bell, dirigente anche di Schroders, e lo stesso Mervyn King, governatore della Banca Centrale d’Inghilterra. Se dominano gli esponenti della finanza anglosassone come gli statunitensi William McDonough (Dipartimento di Stato e First National Bank of Chicago) e Lawrence Summers (Segretario del Tesoro Usa, fedele del Bilderberg) non manca il resto del mondo: l’israeliano Jacob Frenkel (Banca Centrale d’Israele e Merrill Lynch), il giapponese Toyoo Gyohten (Ministero delle Finanze del Giappone, dirigente della Banca di Tokyo), il brasiliano Arminio Fraga Neto (Banca Centrale del Brasile, Solomon Brothers Ny, Soros Management Fund), l’iberico Guillermo de la Dehesa (Banca Centrale di Axel WeberSpagna e ministro delle finanze, nonché banchiere del Banco Santander Central Hispanico e di Goldman Sachs).

Alcuni membri del “Group of 30” hanno legato il proprio nome a famosissimi disastri: è il caso dell’ex ministro argentino dell’economia, Domingo Cavallo, padre della catastrofe che travolse il paese latinoamericano e “diligente allievo” del super-clan, i cui esponenti sono specializzati nel doppio incarico: Bundesbank e Dresdner Bank per il tedesco Gerd Hausler, Banca Centrale di Francia e Bnp Paribas per il transalpino Jacques de Larosière. Oltre a quello di Draghi, fra gli italiani spicca il nome dell’ex ministro prodiano Tommaso Padoa-Schioppa, quello dei “bamboccioni”, membro del Bilderberg come il francese Jean-Claude Trichet, già ministro delle finanze a Parigi e poi a capo della Bce. Conflitti d’interesse permanenti: chi lavora per la speculazione è chiamato a anche a presiedere le autorità europee di controllo sulla finanza. E’ il caso del tedesco Axel Weber: Bundesbank, poi Ubs, quindi “European Systemic Risk Board” e “Financial Stability Board”.

Grottesco, annota Barnard: uno che lavora per il profitto speculativo con la super-lobby che ha scatenato il peggior rischio sistemico della storia della finanza mondiale, poi siede anche fra i funzionari che valutano il rischio sistemico in Europa, dichiarando di vigilare sulle crisi. Altro controllore, l’inglese Adair Turner, presidente della Financial Services Authority della Gran Bretagna, l’istituto nazionale deputato a controllare l’industria dei servizi finanziari. Eppure: «Eccolo a busta paga della super-banca speculativa Merrill Lynch Europe come vice-presidente, e in bella mostra al “Group of 30”», dopo aver anche fatto parte, a Londra, delle commissioni per le pensioni e per i salari minimi. Un altro controllore, il tedesco Gerd Häusler (Global Financial Stability Report e Financial Stability Forum) ce lo ritroviamo come direttore dell’Institute of International Finance di Paolo Barnard Washington, altro deregolamentatore dei “derivati”. Membro del “Group of 30”, Häusler compare anche a New York nell’agguerrita agenzia Lazard, che nel caso-Grecia «faceva il doppio gioco», come consulente sia degli “investitori-strangolatori”, sia del governo di Papademos.

Questi, dice Barnard, sono gli uomini che hanno creato le leggi-capestro che oggi dissanguano la nostra economia e confiscano la nostra sovranità: «Stiamo parlando del sistema che ha messo in ginocchio l’economia del mondo in meno di un decennio». È il super-potere che, anche in Italia, ha minato il futuro dei nostri bambini, regalandoci le immense sofferenze di cui ormai sono piene ogni giorno i titoli del giornali, con buona pace di qualsiasi residua democrazia reale. «Questo è il “Group of 30”, la lobby che ha aiutato in modo decisivo a causare questo allucinante scenario, questo livello di crimine internazionale», conclude Barnard: «Trenta individui a rotazione, ma solo trenta, col nostro Draghi in prima fila. Roba da far apparire Goldfinger un patetico principiante».


Fonte: libreidee.org



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