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Lo yoga della potenza: via per la salvezza

05/05/2012, 15:16

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05/05/2012, 15:45

cari amici,
http://www.edizionimediterranee.net/ind ... &Itemid=60
ciao
mauro

05/05/2012, 19:23

Lessi quel libro a 21 anni, in uno stato d'animo che definire acceso è dir poco. Evola raccolse moltissimo materiale di origine tantrica indù, ma lo rielaborò secondo la sua personalissima filosofia che egli stesso definì "idealismo magico"; infatti se si va a vedere il precedente e giovanile "l'uomo come potenza" vi si ritrova in nuce tutta la concezione dell'uomo che poi troverà espressione più matura in "lo yoga della potenza". A mio parere si tratta di vie che, intese in senso evoliano, sono lontanissime dal poter essere praticabili per l'uomo medio di oggi; Evola stesso diceva apertamente di riferirsi ad un tipo d'uomo particolare, in questo genere di opere.

05/05/2012, 21:58

vedere anche
http://it.scribd.com/doc/61432879/Panca ... lius-Evola

ciao
mauro

05/05/2012, 22:07

Evola stimava molto il mondo del tantrismo indù, la cosiddetta "via della mano sinistra". Ma pochi sanno che aveva un forte debito verso il buddhismo, che lo salvò dal suicidio in gioventù. Fu per questo e non solo per questo che scrisse un libro estremamente suggestivo dedicato al buddhismo non tantrico, al buddhismo hinayana delle origini; "La dottrina del risveglio", che è stato considerato anche da esponenti di quel mondo religioso come un buon testo su quella tradizione. Di libri sul buddhismo io ne ho letti molti, ma nessuno più di quello mi ha saputo trasmettere il senso profondo ed originario di quella tradizione ascetica.

12/05/2012, 22:13

La frase "via della salvezza" presente nell'articolo è molto lontana dallo spirito con cui Evola approcciava queste pratiche. Evola non si interessò di vie di salvezza, ma di vie che secondo lui (e non solo secondo lui) potevano portare alla libertà; in questo campo lo yoga "della mano sinistra" fu solo uno dei suoi ambiti di interesse, non fu l'unico; ad Evola non interessavano idee come salvezza e salvazione tipiche delle religioni di salvezza (come per esempio il Cristianesimo) o di Salvazione (come certo buddhismo religioso popolare) ,non interessava nemmeno la liberazione, idea tipica dell'ascesi indù classica e vedantina, che Evola rispettava ma alle quali non era interessato (a differenza di Guénon); Evola era interessato alla libertà (in senso spirituale ovviamente); una volta in un'intervista usò questo paragone: il liberato è nel sole, il libero è nel raggio; nel linguaggio evoliano il Sole è un simbolo ben preciso. Stare nel raggio voleva dire non rinunciare a vivere pienamente la vita del mondo esperito con lo stato di coscienza ordinario e con tutti i suoi vincoli ordinari, senza però per questo perdere l'aggancio esistenziale (non intellettuale) interiore con un mondo più alto e più libero; aggiungeva poi che la miglior prova di essere nel raggio era quella di non provare alcuna angoscia esistenziale; diceva che l'angoscia esistenziale era come un mal di denti, qualcosa che non tocca veramente nell'intimo e che se compare dura poco, per chi è nel raggio.
L'idea di libertà in Evola è comunque molto complessa, ha una sua logica ma non è per niente condensabile in poche righe, la si ritrova tutta nei suoi saggi sull'idealismo magico, che rappresenta la parte "teorica" di cui le pratiche yogiche secondo lui doveva rappresentare la parte pratica.

Quanto alle sue esperienze amatorie giovanili, famosa fu la sua breve avventura con la nota scrittrice e poetessa Sibilla Aleramo; il personaggio di Bruno Tellegra nel romanzo "amo dunque sono" della Aleramo rappresenta in realtà Evola. Questa storia di Evola fu anche motivo di scontro (anche fisico) con un caro amico di Reghini.
Ultima modifica di quisquis il 12/05/2012, 22:27, modificato 1 volta in totale.

13/05/2012, 09:07

Interessante...
Grazie quisquis [;)]

14/05/2012, 22:24

Sheenky ha scritto:

Interessante...
Grazie quisquis [;)]


Di niente, è un piacere. Grazie a te per aver ricordato questo tema.

L'idea di una forza che "dorme" alla base della colonna vertebrale e che se opportunamente risvegliata possa condurre alla beatitudine ed alla libertà si ritrova in molte tradizioni anche diverse tra di loro.
Si riconosce a questa possibilità un suo potere fortemente liberatorio, ma anche una grande pericolosità se non si è adeguatamente preparati a riceverla. Di qui opportune pratiche psicofisiche, che possono durare anche decenni, anche tutta una vita, anche più vite se non si riesce in una sola vita. Non a caso si tratta di tradizioni ascetiche, dove per ascesi si deve intendere la concentrazione di forze per uno scopo, non ascesi nel senso mortificatorio che è venuto a prevalere in occidente. In questo campo non esistono scorciatoie ed il fatto che Evola ritenesse che per quest'epoca il tantrismo fosse particolarmente adeguato (a mio modo di vedere a ragione) non deve far dimenticare che sempre Evola riteneva queste pratiche adatte a pochi e molto pericolose.

Secondo altre tradizioni non indù tale forza, chiamata in modo diverso, partendo dalla base della colonna vertebrale e risalendo lungo di essa, dovrebbe presentarsi (opportunamente risvegliata e guidata) sotto forma di ondate di calore e piccoli shock elettrici alla base del cranio e via fin dentro cervelletto ed oltre, secondo una sequenza precisa di ghiandole e parti del corpo coinvolte. Si avverte che, se non ci si è adeguatamente preparati (non solo fisicamente), ci si può sentir mancare, con il che occorre interrompere il flusso, non si deve svenire, andare in trance o cadere in stati ridotti di coscienza; in questi casi occorre prendere precauzioni particolari; problema opposto è quello di coloro che si inebriano troppo della propria ritrovata energia; questo viene considerato un altro rischio di deviazione dall'obiettivo prefisso.

Tutta la questione non è semplice, ma rimanda ad una conoscenza della psico-biofisica dell'uomo che viene da molto lontano, cronologicamente parlando.

15/05/2012, 14:11

cari amici, vedere anche
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__yoga_del_tao.php

ciao
mauro
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