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MessaggioInviato: 18/05/2012, 18:20 
L’Europa e’ fallita, ma prima dell’Europa è FALLITA la Germania.

La notizia avrebbe del surreale, se non fosse stata confermata da Eurostat, dalla Facoltà di Scienze Economiche di Friburgo e dalla fondazione berlinese «Marcktwirtschaft» (Economia di mercato): la Germania ha il debito pubblico in assoluto più voluminoso di tutta Europa. Già la Primavera scorsa Eurostat quantificò il debito pubblico esplicito della Germania in 2080 miliardi di euro: il primo debito dell’eurozona a sfondare la soglia dei 2000 miliardi.

Ma la situazione è ben più grave e pericolosa: se è vero, infatti, che il debito pubblico esplicito tedesco ammonta al 85,8% rispetto al Pil, il debito implicito arriva al 111,8%, portando il divario di sostenibilità ad un inaudito 197,6 %. Ne consegue che il fabbisogno di consolidamento tedesco arriva al 4% netto all’anno. Ma che cosa intendiamo per debito implicito e debito esplicito? Il primo rappresenta il bilancio dello Stato e degli enti periferici, il secondo la spesa per previdenza, sanità, assistenza sociale. Parlando di cifre reali ai 2080 miliardi di cui sopra se ne devono sommare almeno altri 5000 per avere una fotografia chiara dello stato effettivo del deficit tedesco: oltre 7000 miliardi di debito reale. Una cifra che pone la Germania sull’orlo del collasso nonostante la sua tanto decantata virtuosità.

Ma come è possibile che la spesa assistenziale e previdenziale raggiunga una tale spropositata entità? E’ necessario sfatare un mito (l’ennesimo, a dir la verità…): il welfare tedesco, tanto ammirato anche e soprattutto dai tecno-europeisti italiani, è tutt’altro che efficiente. Fa acqua da tutte le parti, anzi. Una distinzione preliminare innanzitutto: quella che noi in Italia chiamiamo «pensione» in Germania si divide in due ben distinte categorie, ovvero «Pensionen» e «Renen». La prima, più assimilabile alla nostra pensione, è destinata solo ed esclusivamente agli ex dipendenti pubblici e risulta particolarmente cospicua: 103.700 fruitori (circa il 15,82% dei beneficiati) percepisce oltre i 3500 Euro mensili, seguiti in percentuale dagli oltre 90.000 che percepiscono circa 2700 euro mensili e dai 77.000 (11,75%) che arrivano ai 2250 euro al mese. In coda abbiamo 9600 ex pubblici dipendenti (appena l’1,46%) che arrivano ai 1000 euro mensili. Complessivamente i fortunati «Pensionare» tedeschi sono circa 650.000. Discorso assai diverso per i «Rentner», ovvero i fruitori di trattamento previdenziale generico: il 46% di questi ultimi infatti non arriva a percepire 700 euro mensili. L’8,37% (1.139.178 individui per la precisione) prende meno di 150 euro al mese (!!!). I «Rentner» più fortunati, appena 26.545 (lo 0,20%) arrivano a circa 2100 euro al mese.

Ora, va da sé che non è immaginabile vivere in un Paese come la Germania, ove il costo medio della vita è molto alto, con cifre esigue al limite del ridicolo (o, meglio, del tragico…), quindi come fanno a campare i poveri (per davvero!) pensionati tedeschi? Semplice: subentra l’assistenzialismo di Stato che integra le magrissime entrate dei «Rentner» al fine di garantire loro la sussistenza e nulla di più. Questo consente al governo di mascherare una spesa corrente effettiva allucinante (circa 5000 miliardi, appunto) come uscita formalmente non incidente sul debito pubblico esplicito dello Stato: una vera e propria cosmesi di bilancio finalizzata a simulare l’adempimento pieno ai parametri di Maastricht. Parametri peraltro ideati e organizzati dalla Germania stessa e che a tutt’oggi non prevedono la valutazione del divario di sostenibilità complessivo (debito esplicito+debito implicito) al fine della valutazione di congruità del bilancio di un paese, ma prendono in esame, guarda caso, solo il debito implicito.

Ecco come si spiegano la rigidità e il granitico immobilismo della Cancelliera Merkel riguardo a tutte quelle iniziative, ispirate a profonda ragionevolezza ed elementare buon senso economico, che bisognerebbe porre in essere per fare attivamente fronte alla crisi, dal rendere la Bce prestatore di ultima istanza (quindi garante dei debiti sovrani) all’emissione di Eurobond che garantiscano rendimenti se non da Lotteria Italia almeno moderatamente proficui.

L’apparente severità da parte di Angela Merkel nei confronti degli altri Stati dell’Eurozona, Italia in primis, non è determinata pertanto dal disdoro, tipicamente luterano, nei confronti di coloro che non hanno svolto il proprio dovere, quanto più da una situazione di oggettiva sofferenza economica in cui la (ex?) «locomotiva d’Europa» versa. Sofferenza che non trova certo giovamento nella serie di manovre economiche che, anziché contenere il debito pubblico, lo hanno ulteriormente espanso: ad esempio la manovra finanziaria tedesca per il 2012, approvata pochi giorni fa, aumenta il debito pubblico da 20 a 26 miliardi di euro, prevedendo tra le altre cose un cospicuo aumento di 600 Euro mensili per le ricche pensioni degli alti burocrati di Stato (fonte: Bild Zeitung). Una mossa certamente poco popolare che contribuisce ulteriormente a spiegare la serie infinita di debacle elettorali che il partito della Merkel ha sistematicamente subito durante gli ultimi anni.

Questo detto, sulla base della valutazione del debito reale, come sta l’Italia? Ebbene, non ci crederete, ma gli stessi organi che hanno evidenziato lo stato di sofferenza della Germania indicano nell’Italia il paese più virtuoso d’Europa! A fronte di un consistente debito pubblico esplicito del 120%, infatti, il nostro debito implicito ammonta solo al 28%, per un divario di sostenibilità complessivo del 148%, comportando così un fabbisogno di consolidamento al 2,4%, circa il 40% in meno rispetto a quello tedesco. Incredibile a dirsi, siamo il Paese in assoluto più stabile di tutta l’Eurozona. In conclusione, quindi, una domanda prettamente politica che tutti dovremmo porci: a fronte di dati oggettivi sostanzialmente contraddittori rispetto alla vulgata corrente che ci ha conculcato l’immagine di un’Italia destinata al «collasso greco», chi ha realmente tratto giovamento da una rappresentazione del nostro Paese così falsa e distorta?

Fonte: http://www.ragionpolitica.it/cms/in...t-reale.html


Ultima modifica di greenwarrior il 18/05/2012, 18:21, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 18/05/2012, 22:56 
Monti figlio di Topolino

I partiti per defilarsi e lasciare la patata incandescente in mano a Rigor Montis si sono ispirati a Topolino. E' tutto vero! Guardate le vignette!

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http://www.beppegrillo.it/2012/05/monti ... index.html

[:17]
Magari se qualcuno ha quel numero di Topolino sapremo come andrà a finire


Ultima modifica di Wolframio il 18/05/2012, 22:59, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 19/05/2012, 00:01 
si sta vignetta gira da giorni su facebook ma in pochi hanno capito che non cè nulla di profetico, dato che uscì nell'anno in cui c'era appunto un governo tecnico e quindi si ispirò a quello. nulla di strano.


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MessaggioInviato: 19/05/2012, 00:21 
Cita:
xfabiox ha scritto:

si sta vignetta gira da giorni su facebook ma in pochi hanno capito che non cè nulla di profetico, dato che uscì nell'anno in cui c'era appunto un governo tecnico e quindi si ispirò a quello. nulla di strano.


Caso mai è strano che non abbiamo ancora imparato la lezione sui governi tecnici...

... comunque io ce l'avevo quella copia di Topolino! Ah, beata gioventù... [:)]



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MessaggioInviato: 19/05/2012, 00:28 
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Wolframio ha scritto:

Monti figlio di Topolino

I partiti per defilarsi e lasciare la patata incandescente in mano a Rigor Montis si sono ispirati a Topolino. E' tutto vero! Guardate le vignette!

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http://www.beppegrillo.it/2012/05/monti ... index.html

[:17]
Magari se qualcuno ha quel numero di Topolino sapremo come andrà a finire


Una pagina di Topolino del 23 maggio del 1993, nell'Italia che sta passando da Tangentopoli alla Seconda Repubblica, ha iniziato a circolare fra i collezionisti milanesi e ora sta facendo il giro della Rete con migliaia di condivisioni per quella che i social network hanno definito la 'Profezia di Topolino'. Il sindaco di Paperopoli ha un'idea: "Rivolgiamoci ai tecnici. Esperti fiscali indipendenti assunti allo scopo! Loro incasseranno soldi e impopolarità... Mentre il Comune incasserà senza colpo ferire!". Impossibile non pensare al nostro governo tecnico. E il finale della storia non è da meno: i Bassotti sequestrano i tecnici e iniziano a incassare i soldi dalle tasse, ma vengono smascherati da Paperinik. I tecnici liberati dal supereroe capiscono che tassare la popolazione è pericoloso perché può portare all'insurrezione: meglio fare cassa senza far arrabbiare i cittadini

http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... 5355919/1/


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MessaggioInviato: 19/05/2012, 13:06 
Soldi al Pd non fanno notizia Doppiopesismo sui tesorieri
Contro Bossi e figli assedio mediatico da settimane. Nascoste invece le rivelazioni di Lusi su Bindi & Co.

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C’è qualcosa che non torna quando l’orologio dell’attualità, o meglio ancora, l’orologio delle notizie di attualità, quelle che meritano la giusta attenzione e il puntuale rilievo, non segna la stessa ora sui giornali d’Ital


C’è qualcosa che non torna quando le due corazzate dell’informazione sempre bene informata, e cioè, ancora una volta, perché quando sono bravi sono bravi, il Corriere della Sera e la Repubblica, si distraggono. E non si accorgono di nuove interessanti rivelazioni di un tesoriere mentre puntano, con l’enfasi di ben due-pagine-due, sulle rivelazioni vecchiotte di un altro tesoriere.

I fatti sono presto riassunti. Ieri, sfogliando in particolare i due autorevoli giornali di cui sopra ma anche La Stampa, il Fatto Quotidiano, l’Unità, abbiamo faticato non poco a trovare la notizia, decisamente interessante, delle nuove confessioni del signor Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita che hanno gettato panico e sconforto tra le fila del centrosinistra. Che aveva fatto Luigi Lusi di tanto importante da poter meritare l’attenzione dei giornali? Semplicemente aveva snocciolato i nomi, uno per uno, dei più rappresentativi esponenti del centrosinistra che passavano da lui a riscuotere paghe e paghette, presentando regolare fattura. Per la prima volta, da quando lo scandalo è scoppiato, accadeva quindi, che il signor Lusi rendeva di pubblico dominio, accanto ai già noti e da lui citati Rutelli per via della sua Fondazione, Enzo Bianco con i bonifici alla società legata al marito della segretaria, il sindaco di Firenze Matteo Renzi, giustamente a caccia di spiccioli per le sue campagne elettorali, altri nomi, protagonisti eccellenti di questa complicata e oscura vicenda di prebende.

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I nomi di Rosy Bindi, Franceschini, Bianco, Fioroni ed Enrico Letta. Big del partito, che, peraltro, hanno sempre negato d’aver percepito un euro ma che secondo Lusi «erano legittimati a chiedere contributi attraverso loro fiduciari». Roba da prima pagina, se permettete. E puntualmente sulla prima pagina del nostro giornale, ieri come tutti avrete potuto notare, la vicenda c’è finita.

E sugli altri giornali? Notizia da cercare con il lanternino, quasi che fosse un storia trita e ritrita oppure una velina ben poco affidabile. Valutazione giornalistica sbagliata? Dubitiamo, data la solida esperienza e professionalità che aleggia in certe culle del giornalismo nazionale. Scelta imparziale e asettica? Non proprio, altrimenti perché puntare, con esagerata evidenza, ripetiamo: due-pagine-due, come hanno fatto, sostanzialmente all’unisono Corriere e Repubblica sui guai per la verità un po’ già stantii della Lega e sulle rivelazioni, altrettanto ammuffite o quasi, di un altro tesoriere, l’oramai arcinoto Francesco Belsito riguardo a Bossi, al Trota e a tutti i familiari e i commilitoni in camicia verde? Valeva la pena di montare ancora in questo modo una notizia senza alcuna novità del giorno e, al contrario, relegare nella semi-invisibilità una nuova notizia dai possibili effetti sconvolgenti su una vasta fascia di quella sinistra importante che ha sempre il diritto di dire l’ultima parola nel nostro Paese? Oppure è proprio il fatto che quella nuova notizia, quelle nuove sconvolgenti rivelazioni di Lusi avrebbero procurato più di un imbarazzo a quella fascia di sinistra importante, che la notizia stessa è stata ignorata?

Chissà. Fatto sta che anche sull’Unità la faccenduola di Lusi è stata relegata nella penombra di poche righe e al Giornale è toccato l’ingrato compito di indispettire Rosy Bindi, che si è premurata di querelarci. Concludendo questa nostra riflessione ad alta voce ci preme sottolineare che nessuno pretende di dare lezioni, per carità.

Ci piace pensare che il Corriere, pubblicando la notizia vintage sulla Lega abbia solo preso alla lettera l’ironia di un suo storico direttore, Mario Missiroli che amava ripetere: «Non c’è nulla di più inedito dell’edito».

E che ignorando l’imbarazzante notizia delle rivelazioni di Lusi abbia fatto finta di non ricordarsi dello stesso Mario Missiroli che un giorno ebbe anche a dire: «Per scrivere certe cose (e intendeva scrivere articoli coraggiosi, ndr) mi ci vorrebbe un giornale...». Già, un giornale.

http://www.ilgiornale.it/interni/i_sold ... comments=1



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MessaggioInviato: 19/05/2012, 13:18 
Sicilia assume 30 camminatori.

Che cos’è un “camminatore”? Un tempo venivano chiamati così gli addetti allo spostamento di faldoni e pratiche da un piano all’altro, da un ufficio all’altro. E non solo un tempo, a quanto pare. La regione Sicilia, infatti, ha aperto 30 posizioni tra portierato e commessi di piano, alla faccia del digitale, di internet e della posta elettronica.

Questi signori verranno pagati per trasferire da una stanza all’altra di Palazzo d’Orleans (la sede della Regione) documenti, cartellette e incartamenti da mittente a destinatario, poiché essi hanno già il loro bel daffare. Una mansione certamente di responsabilità, ma anche piuttosto suggestiva in tempi di crisi e di internet.

Stando all’ultimo censimento nell’amministrazione siciliana lavorano oltre 16.000 dipendenti e 1.200 dirigenti, quando la Lombardia ne ha in tutto poco più di 3.000. Quota destinata a essere superata, considerato che il dirigente generale, Vincenzo Falgares è alla ricerca di 110 persone: 60 funzionari direttivi (58 con titolo di studio tecnico e 2 amministrativi-contabili), 20 collaboratori preferibilmente con esperienza acquisita nei servizi di protocollo e archivio e, appunto, i 30 camminatori di cui sopra.

In Sicilia sono in otto a occuparsi di “relazioni diplomatiche internazionali” e in ventuno di “promozione dell’identità siciliana”, mentre la signora Alessandra Russo, che è a capo dipartimento del Lavoro, lo elargisce a trentadue collaboratori. L’ufficio di presidenza, poi, annovera un plotoncino di 157 chauffeur.

A voi le conclusioni.

http://tuttosullavoro.libero.it/gallery ... mminatori/


Se non ci sono i falsi invalidi ...



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Nessun commento sul mio post di pagina 272 ?



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MessaggioInviato: 19/05/2012, 14:26 
Cita:
greenwarrior ha scritto:

Nessun commento sul mio post di pagina 272 ?


Ciao Green... nessuno ha commentato, forse, perchè l'articolo era stato già postato in uno dei topic aperti sull'Europa..... [;)]



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MessaggioInviato: 19/05/2012, 14:43 
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Thethirdeye ha scritto:

Cita:
greenwarrior ha scritto:

Nessun commento sul mio post di pagina 272 ?


Ciao Green... nessuno ha commentato, forse, perchè l'articolo era stato già postato in uno dei topic aperti sull'Europa..... [;)]


Infatti l' avevo postato io, ma vista l' assenaza di commenti l' ho riproposto qui. [:D]



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MessaggioInviato: 19/05/2012, 18:28 
Ti va bene questo, Green? [:D]




Berlino pagherà cara la guerra alla Grecia

Nemesi: lo "strangolamento" di Atene peserà su banche e industrie tedesche. Merkel incerta sulla linea dura del ministro Schauble.

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Com'è già accaduto più volte nella storia, il delirio di potenza della Germania rischia di tornare come un boomerang sui tedeschi stessi.

All'inizio del ventesimo secolo l'economia teutonica era la più ricca e tecnologicamente evoluta d'Europa. Più dell'Inghilterra, che aveva l'impero, e della Francia, che aveva le colonie. Poi arrivo il Kaiser Guglielmo II, ed il cancelliere Bismark cedette ai suoi diktat di espansione coloniale in Africa, Asia e Oceania: il risultato fu la sconfitta nella prima guerra mondiale, l'umiliazione della perdita dei territori d'oltremare e dei danni di guerra, l'inflazione di Weimar e infine il nazismo. Ancora peggio due decenni dopo. Quando Hitler ordinò ai suoi generali, militarmente i migliori di tutti, di occupare l'Europa intera «dall'Atlantico agli Urali», alcuni come Rommel eseguirono, ma si suicidarono. Gli altri finirono a Norimberga. Ora che le guerre si combattono con il fiscal compact e lo spread, Berlino rischia la nemesi per la terza volta. Il falco Wolfgang Schauble, spalleggiato dalla Bundesbank, ha ordinato lo strangolamento della Grecia, e poco importa se questo porterà a un'ordalia nibelungica dell'intera economia europea, forse mondiale. E a lasciarci le penne saranno proprio le banche e le industrie tedesche: le prime tuttora esposte con Atene per 760 milioni di dollari (sei volte quelle italiane), le seconde che rischiano in caso di breakup dell'euro di trovarsi con un supermarco rivalutato del 20 per cento, e non tanto verso l'Europa ma verso il mondo, con buona pace dell'export verso la Cina, la Russia e le altre nuove potenze. Neppure Angela Merkel sembra più molto sicura del suo ministro delle Finanze. Lui incita a mollare Atene al suo destino, la Cancelliera dice il contrario. Frau Merkel è però sempre più isolata. Martedì sera George Osborne, cancelliere dello scacchiere britannico, e quindi collega di Schauble, ha detto chiaramente: «È in atto una aperta speculazione di alcuni Paesi dell'eurozona sul futuro degli altri, che pure hanno preso decisioni difficili per le loro finanze pubbliche. Che altro gli si può chiedere?». Non c'è bisogno di spiegazione. Ieri è sceso in campo Mario Draghi, rompendo il vincolo della Bce di tenersi a distanza dalla politica: «Noi vogliamo che la Grecia resti nell'euro» ha detto Draghi contraddicendo Schauble ed il presidente della Buba, Jens Weidmann, altro superfalco nonché numero due di fatto del board della Banca centrale europea. «Dal momento che nel trattato non è previsto niente riguardo ad un'uscita dall'euro - ha rincarato Draghi - ritengo che non sia un argomento su cui la Bce debba decidere». Risultato: il fronte dei contrari all'assolutismo tedesco incarnato dai panzer alla Schauble non è più formato solo dal solito Club Med, i paesi latini dalle mani bucate. Ci sono la Francia di Hollande ed il Fondo monetario; le preoccupazioni crescenti di Barack Obama per una recessione globale che potrebbe travolgere le aspettative di rielezione; perfino banche come la Goldman Sachs che ha sfornato un report che invita la Germania a farsi carico, oltre che dei vantaggi dell'euro, anche delle responsabilità. Un memorandum in quattro punti, che al primo recita così: «La Germania deve essere pronta a sottoscrivere una mutualizzazione del debito a livello di eurozona, quindi gli Eurobond». Nelle sue conferenze e negli incontri privati, Paul Volcker, ex presidente della Federal reserve e messo da Obama a capo del comitato di riforma della finanza post-Lehman Brothers, non si stanca di ripetere: «All'Europa servirebbe un Hamilton». Chi era costui? Alexander Hamilton, uno dei padri fondatori americani, fu colui che impose gli US Bond, il cardine finora invincibile dell'economia statunitense, e quindi forza stessa degli Usa. E naturalmente il miglior piazzista del dollaro nel mondo, mentre all'interno è garante della tranquillità di piccoli e grandi investitori americani, dalle famiglie middle class alla Norman Rockwell fino alle corporation quotate a Wall Street. Ovviamente il dollaro è basato sul buono del tesoro americano, l'US Bond appunto, e quindi sulla mutualizzazione dei debiti di stati in perenne conflitto tra loro, dai costumi sociali agli interessi economici. Ma mai sul biglietto verde. La California è già andata due volte in bancarotta, New York una volta, il che determina il disgusto dei Tea Party e del Mid-West verso i liberal dissipatori di denaro pubblico della East Coast o di San Francisco, con annessi e connessi religiosi. Ma per difendere il dollaro gli americani imbracciano le armi, esattamente come per la loro libertà. Al tempo stesso gli Usa, pur avendo un debito pubblico tra i più alti del mondo, riescono a piazzare comunque i loro Treasury Bond, e senza svenarsi per gli interessi. Per questo motivo, pur tra scandali e crac finanziari, l'economia americana riesce sempre ad uscire dall'angolo: data per spacciata nel 2008, oggi cresce quanto la Germania, senza però flagellare né i suoi cittadini né gli altri. Tutto ciò spiega come mai il furore eurofobico dei tedeschi non è mai stato capito oltre Altantico (e oltre Manica). Gli americani non amano l'euro, ma dal momento che c'è non capiscono proprio perché mai i suoi principali custodi, i tedeschi, se ne siano serviti per complicare la vita agli europei, al mondo ed a se stessi. Forse proprio dalla pressione congiunta di americani, inglesi, francesi e paesi deboli dell'Europa verrà la sconfitta dei panzer germanici. Anche in questo caso, non sarebbe la prima volta. Altrimenti c'è solo il breakup, la fine dell'euro o la sua spaccatura tra Nord e Sud. Tutte le banche centrali, tutte quelle private e tutti i fondy ed i money maker hanno già fatto i conti in caso di ritorno alla dracma, alla lira, al franco e al marco. Noi italiani ci troveremmo svalutati di quasi il 30 per cento, ma gli unici a svegliarsi con una moneta più forte sarebbero i tedeschi. E non sappiamo se alla lunga il danno maggiore sarebbe per noi o per loro.

http://www.iltempo.it/politica/2012/05/ ... ecia.shtml


Ultima modifica di Ufologo 555 il 19/05/2012, 18:29, modificato 1 volta in totale.


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Calamità, lo Stato non paga più i danni

Riforma: confermata la 'tassa sulla disgrazia'.



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In caso di terremoto, alluvione, o catastrofe naturale, lo Stato non pagherà più i danni ai cittadini. Che, dunque, per vedere la casa o l'azienda ricostruita, avranno una sola strada: ricorrere all'assicurazione 'volontaria'. Il provvedimento è inserito nel decreto che riforma la Protezione civile e nel quale, tra l'altro, viene confermata la 'tassa sulla disgrazia', con un'unica differenza rispetto alle versioni precedenti: le Regioni non avranno più l'obbligo di alzare fino a un massimo di cinque centesimi l'accise sulla benzina, ma avranno la facoltà di farlo.
BEFFA PER I CITTADINI. Quella che doveva essere una norma per riordinare l'intero sistema di Protezione civile e restituirgli l'efficienza in caso di emergenza che il commissariamento voluto da Giulio Tremonti gli aveva tolto, rischia dunque di rivelarsi una beffa per i cittadini.
È vero che il provvedimento prevede già un «regime transitorio anche a fini sperimentali» e dunque non diventerà immediatamente operativo - entro 90 giorni dovrà essere emanato un regolamento che stabilisce «modalità e termini» per l'avvio del regime assicurativo - né lo sarà, probabilmente, passati i tre mesi.
Ma è evidente che si tratta del primo passo per mettere la politica di fronte a un problema di cui si dibatte da anni: quello dell'assicurazione in caso di calamità, perché lo Stato non è più in grado di fare fronte alle spese.
Il provvedimento, dunque, stabilisce che «al fine di consentire l'avvio di un regime assicurativo per la copertura dei rischi derivanti da calamità naturali sui fabbricati a qualunque uso destinati» per garantire «adeguati, tempestivi e uniformi livelli di soddisfacimento delle esigenze di riparazione e ricostruzione» dei beni immobili privati, «possono essere estese ai rischi derivanti da calamità naturali tutte le polizze assicurative contro qualsiasi tipo di danno a fabbricati di proprietà di privati».
UN REGOLAMENTO ENTRO 90 GIORNI. Entro 90 giorni a partire dal 17 maggio, palazzo Chigi, di concerto con i ministeri dell'Economia e dello Sviluppo economico e sentita la Conferenza Stato-Regioni e l'Isvap, dovrà emanare un regolamento, sulla base di alcuni criteri.
Quali? Agevolazioni fiscali per chi si assicura e, appunto, «l'esclusione, anche parziale, dell'intervento statale per i danni subiti da fabbricati». Certo è che non sarà un percorso di facile realizzazione.
Innanzitutto, perché l'assicurazione su base 'volontaria' sancisce, di fatto, la disparità tra cittadini che vivono in zone non a rischio e quelli che, invece, si trovano in aree sismiche o a rischio idrogeologico. Senza contare che le compagnie assicurative non stipuleranno polizze - o se le faranno i cittadini dovranno pagare cifre astronomiche - in quelle zone dove i rischi sono molto alti.
La conseguenza è una sola: si dovrà arrivare all'assicurazione obbligatoria per tutti con un costo che, secondo le stime dei tecnici delle varie amministrazioni dello Stato e delle stesse assicurazioni, dovrebbe essere attorno ai 100 euro ad abitazione. Ci si arriverà? È probabile, visto che il decreto stabilisce anche un altro elemento che va in questa direzione.
La durata dello stato d'emergenza, cioè il periodo in cui è lo Stato a farsi carico di tutte le spese, può essere di 60 giorni con un'unica proroga di altri 40. Una decisione presa per evitare che, come è accaduto decine di volte nel passato, gli stati d'emergenza durino anni. Ma non è chiaro che cosa succede al 101esimo giorno e chi pagherà la ricostruzione quando lo Stato si chiama fuori.

Venerdì, 18 Maggio 2012

http://www.lettera43.it/economia/macro/ ... 551208.htm



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MessaggioInviato: 19/05/2012, 20:59 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Cita:
rmnd ha scritto:

Cita:
Thethirdeye ha scritto:

[quote]Ufologo 555 ha scritto:

Ci sono anche Rosi Bindi, Enzo Bianco, Fioroni ed Enrico Letta




Che spettacolo ragazzi...... [:255]


Non sono certo io a voler difendere il PD. Il PD ha ben altre responsabilità. Lusi o no Lusi.
Ma prima di dar credito alle parole di un ladro aspetterei ulteriori sviluppi.



Giusto... ma in tutta serenità.. e viste pure le cose successe alla Lega... non pensi che sia quanto meno verosimile ciò che ha affermato Lusi?

In linea generale, tutti i partiti spendono 5 e pretendono 25 (e sono soldi pubblici).
Bene... che ci fanno di quei 4 quinti rimanenti?
[/quote]Verissimo,infatti l'abc è tenuta per il cravattino...


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MessaggioInviato: 20/05/2012, 18:40 
Ms povera itaGlia...puff...

http://www.corriere.it/cronache/12_magg ... 244b.shtml


Ultima modifica di Ronin77 il 20/05/2012, 18:40, modificato 1 volta in totale.

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Tra economisti che dicono "ve l'avevamo detto" e professori che chiedono di uscire immediatamente da ogni accordo,
ecco il dibattito italiano nudo e crudo su "euro sì / euro no".



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