01/06/2012, 13:54
Thethirdeye ha scritto:rmnd ha scritto:
scusa se non si è d'accordo sulla riforma del lavoro e non la si può modificare e/o discutere in parlamento allora un partito coerente con le sue idee non la vota, e fine discorsi.
Lo scenario prospettato da te rientra nella solita ottica di giochetti di palazzo che non giustifica il tuo PD ma lo rende partecipe e responsabile quanto e più del pdl. Almeno quest'ultimo si è mostrato coerente. La riforma del lavoro la voleva e l'ha votata. Al PD o parte di esso fa schifo ma l'ha votata lo stesso per non spaccarsi al suo interno o per evitare una saldatura tra centro-destra e centro. Insomma ci stai dicendo che l'ha votata solo per meschini calcoli, per mantenere stabili gli equilibri di forza interni.
Meglio di così, non potevi dirlo.
Questo è il PD... siori e siore... venghino...
venghino a votare alle prossime politiche....
01/06/2012, 15:17
01/06/2012, 18:02
sezione 9 ha scritto:
Comincio:
"Per aggredire il “problema esistenziale” della moneta unica, la ricetta dettata dai conservatori e larga parte delle tecnostrutture comunitarie prevede, per ciascun paese in deficit di bilancia commerciale, la “svalutazione interna”: contrazione della domanda, attraverso politiche di bilancio soffocanti, per ridurre l’import; riduzione del costo del lavoro, attraverso l’ulteriore indebolimento del potere contrattuale dei lavoratori e delle lavoratrici, per aumentare l’export. Qui sta, per l’Italia, la ragione dell’ossessione verso l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.
La linea della “svalutazione interna” è sbagliata. Non solo perché profondamente iniqua, ma perché non funziona. In Italia e nell’area euro, nel quadro attuale di politica economica, non vi può essere crescita, soltanto contenimento della recessione.
Per rianimare l’economia è necessario correggere gli squilibri macroeconomici nell’eurozona attraverso la spinta sostenibile alla domanda interna. Ma, a tal fine, politiche nazionali sono impossibili, dati gli obiettivi assurdi di finanza pubblica imposti dal “Fiscal compact” e l’indisponibilità, culturale prima che politica, ad affrontare le insostenibili sperequazioni nella distribuzione della ricchezza. In tale contesto, l’affidamento fideistico alle forze naturali di mercato slegate dalle liberalizzazioni è illusorio. Le catene da spezzare sono l’aumento della disoccupazione, la perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni, l’assottigliamento dei risparmi delle famiglie, l’enorme capacità produttiva inutilizzata delle imprese, causa ben più rilevante per la caduta degli investimenti delle difficoltà di accesso al credito."
Si accettano idee alternative. Se ci sono.
01/06/2012, 18:21
è evidente lo stato di delirio più totale,nemmeno vanna marchi è in grado di vendere roba del genereiLGambero ha scritto:sezione 9 ha scritto:
Comincio:
"Per aggredire il “problema esistenziale” della moneta unica, la ricetta dettata dai conservatori e larga parte delle tecnostrutture comunitarie prevede, per ciascun paese in deficit di bilancia commerciale, la “svalutazione interna”: contrazione della domanda, attraverso politiche di bilancio soffocanti, per ridurre l’import; riduzione del costo del lavoro, attraverso l’ulteriore indebolimento del potere contrattuale dei lavoratori e delle lavoratrici, per aumentare l’export. Qui sta, per l’Italia, la ragione dell’ossessione verso l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.
La linea della “svalutazione interna” è sbagliata. Non solo perché profondamente iniqua, ma perché non funziona. In Italia e nell’area euro, nel quadro attuale di politica economica, non vi può essere crescita, soltanto contenimento della recessione.
Per rianimare l’economia è necessario correggere gli squilibri macroeconomici nell’eurozona attraverso la spinta sostenibile alla domanda interna. Ma, a tal fine, politiche nazionali sono impossibili, dati gli obiettivi assurdi di finanza pubblica imposti dal “Fiscal compact” e l’indisponibilità, culturale prima che politica, ad affrontare le insostenibili sperequazioni nella distribuzione della ricchezza. In tale contesto, l’affidamento fideistico alle forze naturali di mercato slegate dalle liberalizzazioni è illusorio. Le catene da spezzare sono l’aumento della disoccupazione, la perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni, l’assottigliamento dei risparmi delle famiglie, l’enorme capacità produttiva inutilizzata delle imprese, causa ben più rilevante per la caduta degli investimenti delle difficoltà di accesso al credito."
Si accettano idee alternative. Se ci sono.
Ma cos'è una seduta psicoanalitica del paziente PD schizofrenico?
Spiegami perché non ho capito il senso di quello che hai inserito.
Fammi capire, per ottenere quello che dici (frutto di molti luoghi comuni, ma tu non leggi mai cosa inseriscono gli altri nella discussione, ma lasciamo perdere), il PD sta facendo l'esatto opposto di quello che afferma?
Ma cos'è... il reparto marketing scrive i "programmi" e quello politico fa l'opposto?
01/06/2012, 18:27
01/06/2012, 20:39
Ronin77 ha scritto:
Lavoro, insorge la base del Pd. "Se dite sì non vi votiamo più"
Se dite sì a questa riforma del lavoro non vi votiamo più. E' questo il senso delle centinaia di commenti che si leggono sulla pagina Facebook del leader Pd Pier Luigi Bersani, sotto al 'post' con il quale il segretario democratico ha ribadito che "a questo punto dovrà pronunciarsi seriamente il Parlamento".
Le repliche al segretario sono oltre duecento e praticamente tutte dicono la stessa cosa: la riforma 'Monti-Fornero' è inaccettabile e il Pd deve dire no. Vincenzo Angerano attacca: "A cosa altro pensate di metter mano dopo l'articolo 18, alla giustizia? Vergognatevi!"; Maurizio Marri, molto pragmaticamente, ricorda che tra un anno si vota: "Quando sarete in aula per votare questa indecenza, RICORDATEVI CHE NEL 2013 (se ci viene permesso) SI VOTA e allora sono c...i !!!!!". Lapidario Gianni Amati: "Io ho sempre votato PD ma questa volta se l'articolo 18 verrà modificato no". Stesso concetto di Anna Salvatori: "Se il PD voterà l'articolo 18,rinunci ad andare alle elezioni,noi lavoratori non ti voteremo!".
Qualcuno la decisione l'ha già presa, come per esempio Pierluigi Bignami: "vergognatevi siete gli artefici di questa macelleria sociale. Non dite piu che lo fate per i nostri figli non siete degni di dire questa parola avete massacrato anche i suoi padri". La maggior prte, però, ancora spera che il Pd possa fare qualcosa, come dice Bruno Monferrati: "Bersani ..... se ci sei batti un colpo ! E "stacca la spina". Di sicuro, sembra iMpossibile trovare un solo commento favorevole alla riforma.
Tra gli elettori del Pd ci sono pochi dubbi: il governo Monti è la continuazione di quello Berlusconi. Una sorta di "Montusconi" autore di una riforma del lavoro che "nemmeno Sacconi e Brunetta...". L'articolo 18 apre un solco tra gli umori del popolo democratico e il gabinetto Monti. Sui social network, l'appello al segretario Bersani e' unanime: "Mandatelo a casa". "Basta far pagare sempre gli stessi", è il refrain a qui dà voce tra gli altri Fabio Viti. I piu' allarmati, ovviamente, sono i lavoratori. In decine e decine di commenti, sul profilo Facebook di Bersani e del partito, vengono citati casi di crisi aziendali con il rischio di licenziamenti a breve. La riforma del governo sarebbe la stampella ideale. E i lavoratori, nonostante la posizione critica di Bersani, intestano le nuove norme al Pd stesso. Fabrizio Spinetti accusa i Democratici "di farsi mettere sotto da Alfano e Sacconi. Tirate fuori le p...", è il suo invito. E Andrea Del Bagno avverte che se passa la modifica dell'art.18 "con il vostro appoggio, non voteremo piu' Pd".
Tanti, tantissimi chiedono di togliere il sostegno a Monti. Luca Alfieri invita Bersani "se veramente vuole riconquistare la fiducia dei suoi elettori a staccare la spina al governo Monti!". "Via da questo governo", taglia netto Walter Giordana. I lavoratori si vedono alla merce' degli imprenditori.
Stefano Zovasio contesta le politiche sul lavoro di impronta liberista. "Per oltre un ventennio ci avete fatto credere che per rilanciare l'economia bisognava essere sottopagati. Risultato: siamo i meno pagati d'Europa e nonostante tutto siamo quelli che crescono di meno... Adesso cosa ci volete far credere? Che per crescere dobbiamo accettare i facili licenziamenti? Dopo cosa ci chiederete? Il C...? Ma fatemi il piacere!". Molti gli inviti diretti a Pier Luigi Bersani. Come quello di Giorgia Faetti che lo accusa di aver "tergiversato per tutta la durata di questo teatrino sulla modifica dell'articolo 18". L'unica cosa che abbiamo capito, osserva, "e' che noi lavoratori e le nostre famiglie siamo caduti in un baratro profondo e siamo diventati precari. La base e' contro questo appoggio incondizionato al governo e siamo pronti a darvi battaglia nei luoghi di lavoro. O fate fare delle modifiche. O votate contro. Non ci sono alternative".
http://affaritaliani.libero.it/politica/lavoro-insorge-la-base-del-pd210312.htmlPorco boia
01/06/2012, 20:51
mik.300 ha scritto:Ronin77 ha scritto:
Lavoro, insorge la base del Pd. "Se dite sì non vi votiamo più"
Se dite sì a questa riforma del lavoro non vi votiamo più. E' questo il senso delle centinaia di commenti che si leggono sulla pagina Facebook del leader Pd Pier Luigi Bersani, sotto al 'post' con il quale il segretario democratico ha ribadito che "a questo punto dovrà pronunciarsi seriamente il Parlamento".
Le repliche al segretario sono oltre duecento e praticamente tutte dicono la stessa cosa: la riforma 'Monti-Fornero' è inaccettabile e il Pd deve dire no. Vincenzo Angerano attacca: "A cosa altro pensate di metter mano dopo l'articolo 18, alla giustizia? Vergognatevi!"; Maurizio Marri, molto pragmaticamente, ricorda che tra un anno si vota: "Quando sarete in aula per votare questa indecenza, RICORDATEVI CHE NEL 2013 (se ci viene permesso) SI VOTA e allora sono c...i !!!!!". Lapidario Gianni Amati: "Io ho sempre votato PD ma questa volta se l'articolo 18 verrà modificato no". Stesso concetto di Anna Salvatori: "Se il PD voterà l'articolo 18,rinunci ad andare alle elezioni,noi lavoratori non ti voteremo!".
Qualcuno la decisione l'ha già presa, come per esempio Pierluigi Bignami: "vergognatevi siete gli artefici di questa macelleria sociale. Non dite piu che lo fate per i nostri figli non siete degni di dire questa parola avete massacrato anche i suoi padri". La maggior prte, però, ancora spera che il Pd possa fare qualcosa, come dice Bruno Monferrati: "Bersani ..... se ci sei batti un colpo ! E "stacca la spina". Di sicuro, sembra iMpossibile trovare un solo commento favorevole alla riforma.
Tra gli elettori del Pd ci sono pochi dubbi: il governo Monti è la continuazione di quello Berlusconi. Una sorta di "Montusconi" autore di una riforma del lavoro che "nemmeno Sacconi e Brunetta...". L'articolo 18 apre un solco tra gli umori del popolo democratico e il gabinetto Monti. Sui social network, l'appello al segretario Bersani e' unanime: "Mandatelo a casa". "Basta far pagare sempre gli stessi", è il refrain a qui dà voce tra gli altri Fabio Viti. I piu' allarmati, ovviamente, sono i lavoratori. In decine e decine di commenti, sul profilo Facebook di Bersani e del partito, vengono citati casi di crisi aziendali con il rischio di licenziamenti a breve. La riforma del governo sarebbe la stampella ideale. E i lavoratori, nonostante la posizione critica di Bersani, intestano le nuove norme al Pd stesso. Fabrizio Spinetti accusa i Democratici "di farsi mettere sotto da Alfano e Sacconi. Tirate fuori le p...", è il suo invito. E Andrea Del Bagno avverte che se passa la modifica dell'art.18 "con il vostro appoggio, non voteremo piu' Pd".
Tanti, tantissimi chiedono di togliere il sostegno a Monti. Luca Alfieri invita Bersani "se veramente vuole riconquistare la fiducia dei suoi elettori a staccare la spina al governo Monti!". "Via da questo governo", taglia netto Walter Giordana. I lavoratori si vedono alla merce' degli imprenditori.
Stefano Zovasio contesta le politiche sul lavoro di impronta liberista. "Per oltre un ventennio ci avete fatto credere che per rilanciare l'economia bisognava essere sottopagati. Risultato: siamo i meno pagati d'Europa e nonostante tutto siamo quelli che crescono di meno... Adesso cosa ci volete far credere? Che per crescere dobbiamo accettare i facili licenziamenti? Dopo cosa ci chiederete? Il C...? Ma fatemi il piacere!". Molti gli inviti diretti a Pier Luigi Bersani. Come quello di Giorgia Faetti che lo accusa di aver "tergiversato per tutta la durata di questo teatrino sulla modifica dell'articolo 18". L'unica cosa che abbiamo capito, osserva, "e' che noi lavoratori e le nostre famiglie siamo caduti in un baratro profondo e siamo diventati precari. La base e' contro questo appoggio incondizionato al governo e siamo pronti a darvi battaglia nei luoghi di lavoro. O fate fare delle modifiche. O votate contro. Non ci sono alternative".
http://affaritaliani.libero.it/politica/lavoro-insorge-la-base-del-pd210312.htmlPorco boia
perfettamente d'accordo..
io giudico i fatti..
e i fatti fanno schifo..
punto..
il resto è fuffa..
se è arrivato in aula con la fiducia
è perchè il ddl aveva il c..o parato..
se il pd puntava i piedi preventivamente
col cavolo che monti metteva la fiducia..
non c prendano per fessi..
la fiducia è una scusante..
hanno pure aspettato il terremoto
per effettuare il blitz..
INDECENTI..
CANAGLIE..
02/06/2012, 18:13
02/06/2012, 19:51
Ronin77 ha scritto:
[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=ToJLDY--ujY[/BBvideo]
Ma porco boia bersani come mai hai cambiato idea in pochi mesi??
[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=HbsCGSTrogs[/BBvideo]
Buuuuuuuuuuuuuuuuu....
02/06/2012, 20:30
sezione 9 ha scritto:
A me, sinceramente, non preme di rivolgermi "agli operai", ma "al mondo del lavoro", perchè se è vero che ci sono grandi speculatori, è anche vero che la stragrande maggioranza delle piccole e medie imprese (cioè, la stragrande maggioranza del tessuto imprenditoriale italiano) sono con la cioccolata al naso. A me, che a far la fame sia un operaio o un artigiano, interessa poco, perchè la differenza non la vedo: per me sono entrambi "in crisi" e ad entrambi devo trovare soluzioni. Il che significa che io non posso (se sono davvero "di sinistra") pensare alla crisi solo rivolgendomi agli operai, ma devo sentire e dare risposte a tutte le parti.
02/06/2012, 20:33
Atlanticus81 ha scritto:sezione 9 ha scritto:
A me, sinceramente, non preme di rivolgermi "agli operai", ma "al mondo del lavoro", perchè se è vero che ci sono grandi speculatori, è anche vero che la stragrande maggioranza delle piccole e medie imprese (cioè, la stragrande maggioranza del tessuto imprenditoriale italiano) sono con la cioccolata al naso. A me, che a far la fame sia un operaio o un artigiano, interessa poco, perchè la differenza non la vedo: per me sono entrambi "in crisi" e ad entrambi devo trovare soluzioni. Il che significa che io non posso (se sono davvero "di sinistra") pensare alla crisi solo rivolgendomi agli operai, ma devo sentire e dare risposte a tutte le parti.
03/06/2012, 18:11
Bersani sull'articolo 18: «No al decreto legge
in Parlamento per correggere la riforma»
Poi cita Pavlov: «Attenzione al riflesso condizionato
per cui il "tirar dritto" convinca i mercati»
MILANO - «Il decreto legge non sarà la strada da percorrere per l'approvazione della riforma del mercato del lavoro perché «non può esistere in natura». È questa l'idea del segretario del Pd Pier Luigi Bersani espressa durante la trasmissione di Rai1 «Porta a porta». Quindi legge delega? «Potrebbe essere, ma lascio decidere al governo dopo i colloqui con il presidente della Repubblica». E ancora - difendendo il presunto immobilismo sindacale - dice: «Escludo che i sindacati abbiano avuto con il governo una posizione immobile. Ma dico: attenzione perché temo il riflesso condizionato per cui il "tirar dritto" convinca i mercati».
IL CITTADINO E LE DIFFICOLTÀ - «I prossimi giorni chiariranno meglio la situazione. Noi conosciamo questi temi, li frequentiamo, altri li frequentano meno, ma più passano i giorni e più si vede meglio cosa vogliono dire nella coscienza collettiva». Bersani ha poi aggiunto che «il cittadino lavoratore non può essere messo in difficoltà, quindi deve essere corretta la norma sull'art.18. Si va in Parlamento e si corregge e il Pd si prenderà l'impegno di correggere questo punto».
L'ACCORDO COLLETTIVO - «Per fare un accordo ci vuole la disponibilità di tutti. Escludo che ci fosse una posizione immobile da parte dei sindacati. Temo che qualcuno, per riflesso incondizionato, pensi che se facciamo vedere che si tira dritto convinceremo i mercati. Dobbiamo migliorare i modelli coesivi ma non dobbiamo snaturarci».
IL RISCHIO DELLA RIFORMA - «Nessuno ti dirà che ti licenzio perché sei gay o nero. Inventeranno un motivo economico». «All'Italia - ha aggiunto Bersani - per avere il lavoro servono quelli che investono in fabbriche e che sanno come gira il lavoro».
http://www.corriere.it/politica/12_marz ... f870.shtml
Pd voterà fiducia a governo su riforma lavoro
PRATO, 28 maggio (Reuters) - Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha detto oggi che il suo partito voterà la fiducia in Parlamento sulla riforma del mercato del lavoro.
"Quando il governo mette la fiducia noi naturalmente discutiamo fino all'ultimo dopodichè lo sosteniamo, questo è stato il nostro impegno", ha detto Bersani a margine dell'assemblea degli industriali a Prato.
Ci si attende che l'esecutivo ponga la questione di fiducia sulla riforma del lavoro, attualmente all'esame del Senato, martedì sera e mercoledì mattina.
"Su quella legge la priorità è riuscire, come abbiamo cercato di convincere a fare, a dare un pochino più di spazio al sistema degli ammortizzatori per i giovani e a trattare un po' meglio il lavoro parasubordinato. Queste sono le cose su cui non siamo ancora soddisfatti", ha detto Bersani.
"Dopodiché nell'insieme adesso è ora di occuparsi anche di altre cose: gli esodati, la politica industriale, non possiamo stare tutta la vita sulle regole del lavoro".
- Sul sito http://www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su http://www.twitter.com/reuters_italia
04/06/2012, 11:27
Riforma del Lavoro: testo peggiorato, piu' flessibilita' in uscita
Disoccupazionale giovanile alle stelle: 35,9%. Ma la riforma e' stata modificata in peggio col passaggio al Senato. Perdera' l'indennità il lavoratore che rifiuta un impiego con retribuzione non inferiore del 20% rispetto all’importo lordo del sussidio di cui ha diritto.
Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Reset Italia - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
Roma - Per i giovani italiani il tasso di disoccupazione e' salito al 35,9%: record dal '93. Il livello generale e' al 10,9%, massimo dal gennaio del 2004. In Europa persi altri 110mila posti, all'11%. Bisogna fare qualcosa.
Ci ha provato il governo e il ministro Elsa Fornero, con la riforma del Lavoro, che ieri, spacchettata in quattro emendamenti differenti, ha passato lo scoglio del Senato.
Cinquantadue pagine, vari emendamenti del governo come approvati il 31 maggio 2012 al Senato della Repubblica impopolare italiana; 52 pagine nel complesso difficili da leggere e comprendere da persone non addette ai lavori, ed infatti i primi commenti che ho intravisto sulla stampa classica, riportano errori grossolani e non hanno ben compreso il vero spirito di questa riforma.
Una riforma che è sostenuta dalla politica istituzionale, destra e sinistra non sfiduciando il governo, hanno voluto questa riforma.
Ogni critica successiva sarà solo sterile retorica, ipocrita demagogia.
Evidenzierò contrariamente dagli altri solo alcuni aspetti particolari di questa riforma, diciamo delle chicche che devono essere lette e colte con attenzione,
Già il titolo del primo emendamento lascia trapelare in cosa consisterà questa riforma, poiché si sottolinea il termine flessibilità in uscita, anche se nel contenuto del testo si parlerà pure di flessibilità in entrata.
Ma il titolo rappresenta bene l’essenza di queste 52 pagine che riscrivono anni di diritto del lavoro e gettano letteralmente nel cesso - fatemi passare questo termine - battaglie sindacali, operaie, che hanno sempre creato malore e dispiacere a chi ora si vendica.
Perché questa è una vendetta del sistema. Una vendetta bestiale.
Nella premessa si legge che le disposizioni della presente legge costituiscono principi e criteri per la regolazione dei rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, quindi i dipendenti pubblici sono avvisati. A breve si perfezionerà la totale privatizzazione del pubblico impiego, con la realizzazione di quei licenziamenti che vengono da settimane invocati e che solo gli illusi ancora non vedono e non vogliono vedere.
Essere consapevoli è necessario per resistere, per difendersi. Negare l’esistenza altro non farà che rafforzare proprio chi ti vuole licenziare.
Già nel mio precedente scritto, Appunti sulla nuova riforma del Lavoro, evidenziavo alcune criticità della sempre più vicina riforma del non diritto del lavoro.
Ora hanno modificato, con il passaggio al Senato, in peggio, alcuni aspetti del testo originario.
Per esempio in tema di contratto a tempo determinato, l’apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato potrà fare a meno delle motivazioni volte a giustificare le ragioni di di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo, anche se riferibili alla ordinaria attività del datore di lavoro per il primo contratto non superiore ai 12 mesi. Nel testo originario i mesi erano 6. Gran passo, complimenti.
Si specifica però che questo contratto, quello senza causale, non potrà essere soggetto a proroga e che dovrà essere computato nel canonico 36 mesi oltre il quale l’apposizione del termine non sarebbe possibile. Dico sarebbe perché in Italia anche se non si può in realtà si può. Dunque 12 mesi di contratto franco.
Sorvolo tutte le questioni che riguardano gli altri contratti atipici ma in realtà tipici, rilevando solo che molto si punta sull’apprendistato ed in particolar modo tale forma contrattuale di sfruttamento per i lavoratori è incentivata nelle imprese sotto i 10 dipendenti.
Veniamo alla materia che se da un lato ha avuto effetto distrazione, perché si è parlato solo di questo e non del corpus integrale della riforma del lavoro, dall’altro in queste 52 pagine si pone fine al principio che ha salvaguardato lo Statuto dei Lavoratori, si attacca e si colpisce con efficacia il simbolo della lotta operaia, l’articolo 18.
In caso di licenziamento cosa accade?
Allora il padrone, anzi il datore di lavoro, anzi l’imprenditore, come oggi deve essere chiamato, se decide di licenziarti, deve inviare una comunicazione alla Direzione Territoriale del luogo e solo per conoscenza al lavoratore.
Così è scritto nella riforma.
La Direzione Territoriale entro 7 giorni trasmette la convocazione alle parti, si avvia il tentativo di conciliazione che si conclude entro 20 giorni dalla convocazione fatta salva l’ipotesi di richiesta congiunta di rinvio per trattative.
Il Giudice, qualora non si raggiunga l’accordo, dovrà valutare, quasi come una minaccia, il comportamento delle parti in sede di conciliazione sia per risarcimento danno che per l’adozione delle spese processuali.
In sede di conciliazione, si specifica sempre nel testo della riforma, è possibile un solo impedimento giustificato del lavoratore che può determinare la sospensione della procedura non oltre i 15 giorni dalla comunicazione dell’evento.
Nel caso di licenziamento disciplinare, leggete con attenzione, emerge che questo produce effetto dal giorno in cui ha avuto luogo l’inizio del procedimento disciplinare e non più dalla data della ricezione del licenziamento.
Altra chicca in negativo ovviamente è che si specifica la nullità del licenziamento intimato in caso di matrimonio tra uomo e donna, e si specifica tra uomo e donna, giusto per non lasciare trapelare dubbi, le coppie di fatto o quelle omosessuali in Italia non devono avere diritti.
Dunque tale licenziamento sarebbe nullo per tutte le aziende a prescindere dal criterio dimensionale e produrrebbe gli stesse effetti del licenziamento inefficace perché intimato in forma orale ovvero la reintegra che non dovrà essere inferiore alle 5 mensilità della retribuzione globale di fatto ivi incluse ovviamente pagamenti previdenziali dedotto il percepito in itinere.
Però il lavoratore entro 30 giorni dal deposito della Sentenza o invito del datore a rientrare al lavoro, potrà optare per una indennità pari a 15 mensilità ma che non sarà soggetta a contribuzione previdenziale. Altro elemento dunque peggiorativo rispetto al passato.
Nel caso invece di annullabilità del licenziamento, quando non sussistono le ragioni, quando si può adottare una sanzione conservativa del posto di lavoro anziché l’espulsione dal lavoro, si applica la reintegra con risarcimento che prevede una retribuzione globale di fatto dalla data del licenziamento al momento della reintegra dedotto ovviamente il reddito percepito in itinere con altra attività, ma follia normativa vuole che dovrà essere dedotto anche quanto il lavoratore avrebbe percepito se avesse cercato con diligenza altro lavoro.
Ma con quale criterio un Giudice potrà mai definire questo ultimo parametro? Follia pura, eppure è stata normata.
E’ interessante leggere anche, sempre in tema di licenziamento, che se il datore di lavoro lo revoca entro 15 giorni, il lavoratore avrà diritto solo alla retribuzione e nessuna sanzione verrà comminata al datore. E certo, prima ti licenzio, ti cagiono stress e preoccupazioni senza inizio e senza fine, e poi per convenienza pura decido di revocare il licenziamento e per questo vile atto di natura intimidatoria non pagherò nulla? In base alla riforma, no!
Si deve ricordare che si introdurranno dei riti speciali per i casi di licenziamento ma anche per la qualificazione del rapporto di lavoro e si specifica che le parti devono produrre una duplice copia dei documenti.
Di norma in Tribunale si produce solo una copia, il fatto di produrne due è per risparmiare i costi al Ministero, ma ovviamente questi costi si rifletteranno sul lavoratore che dovrà ovviamente pagare la duplice copia documentale, e poi un semplice interrogativo, visto che anche i procedimenti di qualificazione del rapporto di lavoro saranno soggetti al procedimento speciale, visto che gli organici dei Giudici sono carenti, quanto dureranno gli altri processi?
Veniamo brevemente all’ASPI che dovrebbe sostituire il sistema degli ammortizzatori sociali come oggi esistente.
Si specifica che i dipendenti pubblici che perderanno il lavoro non avranno alcun ASPI, così come non lo avranno i lavoratori che producono le dimissioni.
Oggi giorno chi si dimette per giusta causa, mobbing, perché non percepisce lo stipendio da tre mesi, ha diritto alla disoccupazione, all’ASPI però no.
Infine si evidenzia, quella che è stata lanciata come una grande conquista, l’obbligo di astenersi dal lavoro per un giorno nei primi cinque mesi del proprio figlio per il padre il quale può per due giorni sempre nell’arco dei cinque mesi assentarsi però ad una sola condizione, ovvero essere in sostituzione della madre… Ogni commento è superfluo.
In tema di mobilità voglio sottolineare che perde la detta indennità il lavoratore che rifiuta lavoro con retribuzione non inferiore del 20% rispetto all’importo lordo dell’indennità di cui ha diritto, ed infine che entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge si devono riformare gli enti, le realtà che possono offrire formazione formale ed informale, la certificazione delle competenze e le modalità di rilascio dei crediti formativi; quali saranno gli enti che potranno organizzare corsi di formazione per il personale dipendente? Quali saranno i criteri? Lo decideranno i Ministeri tutti interessati sentite le solite parti sociali, probabilmente da un lato incrementeranno il business delle certificazioni delle competenze e dall’altro colpiranno chi forma i lavoratori in modo libero ed anti-sistemico, chi forma i lavoratori solo con l’unico scopo di tutelare, oltre ogni logica corporativa, i diritti dei lavoratori.
E la chicca delle chicche è che l’Inps e l’Inail sono chiamate ad effettuare misure di razionalizzazione organizzativa pari ad una spesa di 18 milioni annui per Inail e 72 milioni per Inps. Altri licenziamenti?
Ecco perché questa riforma si apriva con un titolo chiaro, ove si evidenziava, appunto, la flessibilità in uscita.
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Fonte: http://www.wallstreetitalia.com/article ... scita.aspx
04/06/2012, 12:37
04/06/2012, 12:51
sezione 9 ha scritto:
E comunque, questi discorsi sono già passato: ora comincia la campagna elettorale, e sarà qui che il PD dovrà dimostrare di avere un'idea alternativa di Paese. E' su questo che si giocano (o si dovrebbero giocare) le elezioni dell'anno prossimo, e non (solo) su una continua polemica su cosa ha fatto e non fatto Monti. Monti è morto, il Governo è finito, non riuscirà a fare nessuna vera riforma, probabilmente manco quella elettorale (con buona pace di chi diceva, come me, che Monti almeno sarebbe servito a non votare col Porcellum...). E dire "la colpa è di Monti" porterà come unica risposta a dire che "la colpa è di Berlusconi che c'era prima". Volete una campagna elettorale fondata su un morto che dice su a chi è morto prima di lui?