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18/06/2012, 12:35

iLGambero ha scritto:

Sì il potere legislativo ora è pienamente nelle mani dei militari (= Clinton = USA = NATO etc...).

ho letto che i militari
intendono modificare la costituzione
a loro piacimento..

le nostre DEMOCRAZIE OCCIDENTALI
cosa ne pensano ??

v sembra una cosa normale ?

18/06/2012, 13:03

mik.300 ha scritto:

iLGambero ha scritto:

Sì il potere legislativo ora è pienamente nelle mani dei militari (= Clinton = USA = NATO etc...).

ho letto che i militari
intendono modificare la costituzione
a loro piacimento..
le nostre DEMOCRAZIE OCCIDENTALI
cosa ne pensano ??
v sembra una cosa normale ?

La destabilizzazione in Libia può andare bene, fa comodo, perché aiuta nei processi di corruzione delle elite, consente di fare i propri interessi rubando risorse naturali senza rendere conto alla popolazione, quindi lì si lascia fare.
L'Egitto invece è un paese strategico fondamentale, non solo confina con Israele, ma controlla lo stretto di Suez, quindi è fondamentale che l'occidente abbia il controllo reale del paese e non è nel suo interesse che permanga una situazione di instabilità... per questo si è lasciato ai militari il controllo della situazione (i vertici erano a Washington nel momento in cui Mubarak veniva deposto a prendere ordini dalla Segreteria di Stato, del resto il loro stipendio lo pagano in pratica gli americani oltre ad avere spolpato gli egiziani) una volta buttato giù Mubarak e ora sono i militari a fare il bello e cattivo tempo.

Ho l'impressione ora che si stia prendendo di mira anche la Nigeria (gli attuali dittatori non sembrano più così affidabili come un tempo)... io punterei un'occhio anche su questo paese.

Quanto alla lotta di informazione, consiglio questa lettura.

http://www.geopolitica-rivista.org/1804 ... a-allirib/
Ultima modifica di iLGambero il 18/06/2012, 13:39, modificato 1 volta in totale.

18/06/2012, 13:25

Volevo segnalare questo articolo, già proposto a suo tempo, è di più di un anno fa, ed è interessante rileggerlo ora a guerra di Libia conclusa... il tutto rispecchia molto bene che cosa sta accadendo in altri paesi.

http://www.eurasia-rivista.org/litalia- ... ibia/8778/

18/06/2012, 13:27

Sempre sull'Egitto segnalo questo articolo del 2011 dove vengono spiegati i retroscena e previsti gli sviluppi (che si sono in pratica poi concretizzati)

http://www.eurasia-rivista.org/rivoluzi ... itto/8290/
Ultima modifica di iLGambero il 18/06/2012, 13:37, modificato 1 volta in totale.

18/06/2012, 13:57

iLGambero ha scritto:

Sempre sull'Egitto segnalo questo articolo del 2011 dove vengono spiegati i retroscena e previsti gli sviluppi (che si sono in pratica poi concretizzati)

http://www.eurasia-rivista.org/rivoluzi ... itto/8290/


Nel frattempo, la Casa Bianca, le Forze Armate statunitensi e la CIA hanno coltivato i rapporti coi vertici militari del paese arabo, prestando loro armi e consulenza (pochi giorni prima del golpe, i più alti ufficiali egiziani erano riuniti a Washington per consultazioni col Pentagono). Infine, organizzazioni “non governative” e para-governative degli USA (come il NED) già da alcuni anni hanno infiltrato la società civile e i gruppi d’opposizione al regime (vedi anche recente articolo di V. Maddaloni in questo sito). Washington, insomma, si è premunita di modo da riuscire vincitrice in ogni caso: semplicemente puntando su tutti i cavalli in corsa. O quasi.

Quasi, perché ci sono delle incognite nell’equazione egiziana. Incognite che Washington ha senz’altro previsto, ma non è ancora riuscita a controllare. In Egitto ci sono solo due grandi movimenti di massa, autentici centri di potere potenzialmente alternativi alle Forze Armate: i Fratelli Musulmani e la Chiesa Copta. Se a separarli è la fede religiosa, ad unirli è la comune ostilità verso il regime militare. Non è forse un caso che, poche settimane prima del golpe, sanguinosi attentati abbiano scatenato l’ira dei copti contro il regime e gl’islamisti. Attentati dietro cui, secondo le autorità egiziane, ci sarebbe stata una non meglio precisata “mano straniera” desiderosa di destabilizzare l’Egitto – la stessa mano straniera di cui ha parlato Mubarak nel suo ultimo discorso da presidente?


Tutto ampiamente "immaginato" in questo topic... mi pare.... [:3]

18/06/2012, 15:03

Thethirdeye ha scritto:
Tutto ampiamente "immaginato" in questo topic... mi pare.... [:3]

Ora però non credere che queste manipolazioni avvengano solo in Egitto e non possano avvenire anche in paesi come l'Italia.

18/06/2012, 15:46

iLGambero ha scritto:

Thethirdeye ha scritto:
Tutto ampiamente "immaginato" in questo topic... mi pare.... [:3]

Ora però non credere che queste manipolazioni avvengano solo in Egitto e non possano avvenire anche in paesi come l'Italia.


Io credo che - dal punto di vista potenziale - queste manipolazioni possano avvenire più o meno ovunque. Certo... ci sono paesi in cui il terreno è decisamente più fertile (nei paesi citati infatti c'erano e ci sono tuttora dittature da spodestare, commerci vari di armi, risorse da depredare, democrazia fatiscente, etc etc). Non so... forse volevi farmi riflettere sul fatto che Grillo possa essere utilizzato come passepartout per fare lo stesso in Italia?

Mah... (grosso come una casa, per quanto mi riguarda).... L'Italia, con tutto rispetto per gli altri paesi citati in questo topic, è fatta da italiani. Cioè da persone con una determinata storia e una precisa filosofia di vita. Confido quindi nella non-violenza (del Movimento e di coloro che si aggregheranno eventualmente all'onda tzunami) e nella conoscenza di determinate strategie (oramai anche ampiamente sputtanate). Poi non saprei.... personalmente mi ritengo un possibilista di natura....

18/06/2012, 23:05

Afghanistan: il rientro impossibile
Pubblicato il Monday, 18 June @ 02:00:40 CDT di admin


Si parla sempre più spesso di ritiro delle truppe Nato dall'Afghanistan, ma la cosa è molto meno semplice di quel che possa sembrare.
Da circa sei mesi infatti le truppe occidentali sono letteralmente prigioniere all'interno di quella nazione, e non hanno la possibilità fisica di uscirne, anche se lo volessero.

E' dal novembre scorso che i pakistani hanno definitivamente chiuso i transiti delle loro frontiere con l'Afghanistan, tagliando così tutte le linee di rifornimento per le truppe d'invasione. Bene o male queste truppe possono anche sopravvivere all'interno dell'Afghanistan, ma nel momento in cui dovessero venir via non avrebbero la possibilità di farlo.

E siccome l'inizio del ritiro delle truppe Nato è previsto per la metà dell'anno prossimo, il nervosismo agli alti livelli della NATO comincia a farsi sentire. Nel recente summit di Chicago il gelo fra Obama e Zardari era evidente.

Ufficialmente, i pakistani hanno chiuso la frontiera per protestare contro l'uccisione di 24 civili da parte di un drone americano avvenuta nel novembre scorso. Per riaprirle richiedono prima di tutto le scuse ufficiali da parte degli Stati Uniti - che ovviamente non verranno mai - e poi chiedono di alzare il prezzo per il transito di ciascun TIR da 250 dollari a $ 5.000 l'uno.

Già 250 dollari per ogni TIR - che paghiamo tutti noi "cittadini" della NATO, non dimentichiamolo - sono una follia, ma è chiaro che la richiesta impossibile dei pakistani è soltanto una scusa per ricattare gli americani, nel tentativo di poter dire la loro al momento di stabilire i futuri equilibri nell'Afghanistan "liberato".

Il Pakistan infatti è ufficialmente alleato con gli Stati Uniti, ma in realtà appoggia i militanti del gruppo Haqqani, che combatte ferocemente gli americani, ed è alleato dei Talebani nella lotta per la spartizione del potere con Karzai.

Da una parte quindi abbiamo oltre 100.000 soldati della Nato intrappolati in una nazione dove nessuno più li vuole, mentre dall'altra abbiamo una situazione politica impossibile da riequilibrare senza fare dispiacere ad almeno una delle parti.

Mission accomplished.

Per quel che riguarda il ritiro delle truppe, finalmente sembra che sia stato raggiunto un accordo con Kazakhstan, Uzbekistan and Kyrgyzstan, ma c'è solo da immaginarsi che cosa avranno chiesto in cambio queste nazioni pur di concedere il transito alla NATO.

La cosa divertente è che furono proprio i russi ad avvisare gli americani, 10 anni fa, quando invasero l'Afghanistan: "Diventerà il vostro secondo Vietnam - gli dissero - e ci rimarrete impantanati per almeno 10 anni."

Quello che si erano dimenticati di dirgli è che avrebbero pure dovuto mettersi in ginocchio davanti a loro per riuscire a tornare e casa.

Massimo Mazzucco - 5 giugno 2012 (luogocomune.net)

Fonte BBC: 1, 2.

19/06/2012, 11:26

(Ecco perché abbiamo comprato i "droni" ...) [8D]

19/06/2012, 11:43

Ufologo 555 ha scritto:

(Ecco perché abbiamo comprato i "droni" ...) [8D]


Bella risposta... non c'è che dire..... [V]

19/06/2012, 12:34

Era semplicemente una constatazione, TTE; perché non ci intendiamo mai da cinque anni a questa parte? [8]

19/06/2012, 12:46

Ufologo 555 ha scritto:

Era semplicemente una constatazione, TTE; perché non ci intendiamo mai da cinque anni a questa parte? [8]


Ma si che ci intendiamo..... [:)]

E' solo che... sono rimasto (in linea generale)
abbastanza scioccato dalle cose apprese su questo tema....

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=10317

19/06/2012, 12:54

Infatti ... come avevo già detto ... [;)] (Si acquista quello che fa ... rischiare meno) [8D]

24/06/2012, 11:02

Prove di guerra fra Ankara e Damasco?
Il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, ha riunito per la seconda volta in 24 ore i vertici delle forze armate e dell'intelligence per il cacciabombardiere di Ankara abbattuto venerdì dai siriani.


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Fonti governative turche non
hanno escluso che possa venir coinvolta la Nato, secondo il principio che un attacco a qualsiasi Stato membro equivale ad un'azione contro tutta l'Alleanza.
I turchi, però, avrebbero violato lo spazio aereo siriano. Il Phantom F4, che è stato abbattuto, viene utilizzato anche come velivolo di ricognizione. Le forze aeree turche hanno più volte sorvolato le zone di confine siriane. In passato per individuare le basi del Pkk, il partito armato curdo nemico di Ankara. E dall'inizio della rivolta i servizi siriani stanno cercando di convincere i curdi a schierarsi contro i ribelli interni in funzione anti turca.
Il governo di Ankara si è schierato fra i primi al fianco dell'opposizione siriana. Non solo con aiuti umanitari e garantendo retrovie ai ribelli sul suolo turco, ma pure lasciando passare armi attraverso il confine oltre allo spionaggio aereo ed elettronico dalla grande base Nato di Incirlik.
Il premier Erdogan non ha ancora deciso la rappresaglia per l'abbattimento del caccia, ma è stato chiaro: «Saranno compiuti tutti i passi necessari». Nella notte fra venerdì e sabato Damasco ha confermato l'abbattimento del Phantom «che aveva violato il nostro spazio aereo volando sulle acque territoriali siriane». Dopo la prova di forza i siriani smorzano i toni parlando di «azione non ostile». E collaborano alle ricerche dei due piloti del caccia, che sono dispersi. L'aereo volava velocemente e a bassa quota nella provincia meridionale turca di Hatay, che confina con quella siriana di Latakia. Il caccia sarebbe precipitato in mare a poche centinaia di metri da Om al Tuyour, un villaggio turistico siriano. Secondo i ribelli la contraerea avrebbe fatto fuoco pensando di fermare un proprio velivolo in fuga, dopo la diserzione di un pilota atterrato pochi giorni fa in Giordania. In ogni caso i turchi devono sapere bene cos'è successo perchè i Phantom, in una zona di «guerra» come quella siriana, volano in coppia.
Il problema è che la Turchia è in prima linea contro il presidente siriano Bashar al Assad. Ankara ha accolto 32mila profughi siriani fuggiti attraverso una frontiera lunga più di 800 chilometri. Oltre a curare i ribelli feriti negli ospedali turchi, il comando dell'Esercito siriano libero, il gruppo armato composto da disertori, si trova in un campo super sorvegliato vicino alla cittadina turca di Apaydin.
Squadre della Cia, dispiegate in Turchia fin da marzo, controllano l'invio di materiale bellico ai ribelli siriani. Le armi sono fornite da Arabia Saudita e Qatar, come in Libia, e vanno ai Fratelli musulmani, ai disertori, ma non ai gruppi estremisti salafiti. Ieri il quotidiano britannico Guardian rivelava che i sauditi sono pronti a stipendiare i ribelli siriani.
Il Dipartimento di Stato Usa ha già stanziato 15 milioni di dollari per forniture non letali agli insorti, attraverso Giordania e Turchia, come equipaggiamento medico e per comunicazioni satellitari. Ai ribelli arrivano anche visori notturni e immagini satellitari delle postazioni siriane.
La base Nato di Incirlik, nel sud della Turchia, viene utilizzata per lo spionaggio aereo ed elettronico della Siria. Il generale Martin E. Dempsey, capo degli stati maggiori congiunti, ha informato da mesi i senatori Usa sui piani in cantiere. Avio lanci di carichi umanitari sul territorio siriano, sorveglianza aerea anche con i velivoli radar Awacs e imposizione di no fly zones che avrebbero il loro fulcro operativo a Incirlik. Con i satelliti e l'intelligence gli americani e i loro alleati tengono sotto controllo i depositi di armi chimiche siriani. Contingenti di forze speciali turche, giordane, inglesi, americane, con l'appoggio informativo israeliano, sono pronti ad intervenire nel caso gli arsenali di distruzione di massa non rimangano sotto chiave o finiscano nelle mani sbagliate.

http://www.faustobiloslavo.eu

http://www.ilgiornale.it/esteri/la_guer ... comments=1

03/08/2012, 11:21

Nella crisi del Caucaso ci sono già tutti gli elementi della prossima guerra mondiale, che sarà nucleare solo un pochino e che forse sarà evitata grazie a Cina e India.
E' questa l'analisi di Nikolai Sokolov, esperto di geopolitica nel mondo post-sovietico. Secondo lo studioso, la posta in palio in Georgia è poco più che simbolica, ma Russia e Usa non possono mollare l'osso per diversi motivi: promesse e alleanze con player locali, reputazione e ruolo nel contesto globale. La situazione assomiglia molto a quella europea alla vigilia della prima guerra mondiale, quando l'assassinio dell'arciduca austriaco Francesco Ferdinando scatenò una reazione a catena inevitabile. Come potrebbe scoppiare il conflitto? Semplice: la Georgia starebbe per entrare nella Nato. Ma se negli Stati Uniti questa ipotesi è molto popolare - perché entrambi i candidati alle presidenziali giocano la carta georgiana per acquisire consensi - altri membri dell'Alleanza (definiti "vecchia Europa" da Rumsfeld) non ne sono così entusiasti. Inoltre si tratta di un processo lungo. A questo punto, il presidente georgiano Saakashvili potrebbe semplicemente stringere un'alleanza bilaterale con gli Usa, facendo dispiegare sul suo territorio due o tre battaglioni di soldati americani. Di fatto, se Tbilisi decidesse di soffiare sul fuoco, si tratterebbe di "ostaggi" in un gioco più grande di loro. Infatti, un'ulteriore provocazione di Saakashvili nei confronti della Russia, come quella di agosto, non potrebbe che scatenare la stessa reazione di Mosca. Ma a quel punto gli americani, implicati direttamente, non potrebbero starsene a guardare e, tra l'altro, non avrebbero i lacci e lacciuoli dell'Alleanza Atlantica a limitarne la libertà d'azione. La Russia schiaccerebbe la Georgia ma non avrebbe chances contro la superiorità tecnologica statunitense. Dovrebbe perciò ricorrere a un limitato uso della sua forza nucleare contro i centri di comando e le basi Usa, soprattutto in Europa, da cui partono gli attacchi contro il proprio territorio." Benvenuti alla terza guerra mondiale - scherza Sokolov - in gran parte convenzionale e resa qua e là più piccante da qualche fungo nucleare".
Ma l'aspetto più affascinante - aggiunge - è il fatto che le due potenze emergenti sullo scacchiere globale, Cina e India, sarebbero totalmente disinteressate all'intera faccenda, non avendo mire particolari sul Caucaso. Vera o falsa che sia, questa constatazione è per lo studioso russo fonte di speranza: "Se superiamo in sicurezza questo periodo di transizione - in cui il potere economico e quindi politico si sta trasferendo dai vecchi centri all'Asia - potremmo evitare un scontro diretto tra grandi potenze e l'uso di armi nucleari. In base alle attuali tendenze economiche, necessitiamo di un po' di fortuna ancora per qualche anno". In preparazione? (fonte internet Virgilio e Alice)
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