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Stellare
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MessaggioInviato: 08/07/2012, 19:02 
L' Antartide la vedo come punto di partenza da dove poi l' evoluta civiltà che l' abitava ha portato in più parti del mondo la civiltà.



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MessaggioInviato: 09/07/2012, 04:00 
Salve, non ho letto tutto il topic, lo farò in questi giorni quindi non so se quanto dico è stato già discusso, nel caso mi scuso. Io ho sempre pensato che Atlantide potrebbe essere nient'altro che l'artide.... HO detto un cavolata? :P guardando la sua forma si avvicina molto alla famosa immagine di Platone fatta da tanti centri concentrici... -.- bene mi ritiro nella mai grotta.



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MessaggioInviato: 13/07/2012, 15:46 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

Salve, non ho letto tutto il topic, lo farò in questi giorni quindi non so se quanto dico è stato già discusso, nel caso mi scuso. Io ho sempre pensato che Atlantide potrebbe essere nient'altro che l'artide.... HO detto un cavolata? :P guardando la sua forma si avvicina molto alla famosa immagine di Platone fatta da tanti centri concentrici... -.- bene mi ritiro nella mai grotta.

MaxpoweR,molti ricercatori,qualsiasi cosa vedono di forma tondeggiante,per loro è sicuro Atlantide,tu non fare lo stesso sbaglio.[:D]


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MessaggioInviato: 14/07/2012, 22:03 
hahaahahahahaha ok [8D] [:I]



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MessaggioInviato: 15/07/2012, 00:16 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

Salve, non ho letto tutto il topic, lo farò in questi giorni quindi non so se quanto dico è stato già discusso, nel caso mi scuso. Io ho sempre pensato che Atlantide potrebbe essere nient'altro che l'artide.... HO detto un cavolata? :P guardando la sua forma si avvicina molto alla famosa immagine di Platone fatta da tanti centri concentrici... -.- bene mi ritiro nella mai grotta.


Non hai detto una stupidaggine...uno dei "non mitici" continenti alterati nella loro collocazione o distrutti come Mu è proprio dove hai detto...nella terra dei pinguini.
Il terzo occhio che tutto vede e discerne lo sa da tempo ed ha spedito laggiù proprie missioni mimetizzate da missioni pseudo scientifiche.
Una cosa è certa...dimenticati che venga mai fatto un annuncio al mondo attuale ufficiale...perché Atlantide come Mu non è solo un mucchio di templi e rovine in stile pseudo greco o romano...è molto molto di più..
Ed in questi casi si applica un protocollo di confinamento pari se non superiore a quello che si applica "da sempre" nel settore U.F.O/U.S.O.

Marco71.



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MessaggioInviato: 15/07/2012, 05:11 
il problema è che se fossero i templi dell'iconografia classica penso che sotto i km di ghiacci sia rimasto ben poco anche perchè sicuramente le eventuali città sarebbero state dislocate sulle coste di questo continente e dopo decine di centinaia di migliaia di ani il movimento dei ghiacciai avrà frantumato tutto. nel caso fossero strutture più tecnologiche non credo che la permanenza sotto quei ghiacciai possa averle preservate meglio di come si sarebbero preservate le strutture megalitiche in pietra su citate... Io sono convinto che lì qualcosa c'è, è un continente tropo grande per pensare che non ci sia mai stato nulla a maggior ragione che la sua posizione non è sempre stata quella, il problema è come cercare qualcosa? dubito si possano trovare tracce di calore (classico cliché dei film in cui si trova qualcosa sotto i ghiacci) è impossibile. E non si può certo andare lì e scavare a casaccio, è un continente immenso. Dico questo a prescindere dal nome che gli si vuole dare, Atlantide o Mu che sia...

La soluzione per iniziare a trovare qualcosa è semplice, basta vedere qual'era la linea costiera, chessò, 20mila o 200mila anni fa e cercare lungo quelle linee... Sarebbe un buon inizio no?

A me incuriosisce anche la Groenlandia, terra danese, terra di vichinghi, che magari sotto i suoi ghiacci qualcosa nasconde; un vantaggio del surriscaldamento è che presto si discioglieranno quei ghiacci e se qualcosa ha resistito alla forza distruttrice dei ghiacciai salterà fuori... sono troppo ottimista?



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MessaggioInviato: 15/07/2012, 20:52 
RICORDANDO I MURI DI BIMINI

Rinfreschiamoci con un viaggio sottomarino alla scoperta dei "muri" di Bimini
Nel 1900 il medium statunitense Edgar Cayce (1877-1945), aveva predetto, che nel 1968 o 1969, al largo delle isole di Bimini (Bahamas), sarebbero stati trovati dei resti dell’antica Atlantide.
In effetti nel 1969 due scrittori statunitensi, Robert Ferro e Michael Grumley, che si erano già da tempo interessati ai fenomeni paranormali, iniziarono l’esplorazione subacquea dei fondali situati quasi un miglio dalla costa occidentale di North Bimini.
La loro guida li aveva informati che nella zona erano state avvistate delle strane rocce sommerse allineate, come fossero una specie di muro o addirittura come fossero parte di una arcaica strada.
In seguito a ripetute immersioni Ferro e Grumley riferirono di aver trovato, dai 5 ai 10 metri di profondità, una serie di rocce rettangolari allineate, lunghe fino a 6 metri e larghe fino a 3 metri.
I due esploratori subacquei riportarono inoltre che l’intera formazione era lunga circa 200 metri.
Ferro e Grumley scrissero un libro il cui titolo è Atlantide: autobiografia di una scoperta, nel quale narrarono la loro avventura. Secondo loro i muri di Bimini erano parte dei resti della cittadella di Atlantide, ed erano stati costruiti da una civiltà marittima progredita intorno a 15.000 anni fa.
Nel libro sono incluse anche alcune fotografie del conte Pino Turolla di Miami, un esploratore subacqueo.
Ciò che non si specificò nel libro fu però il metodo di datazione utilizzato dai tre esploratori. Inoltre sembra che non siano state trovate evidenze archeologiche in prossimità dei muri di Bimini, come per esempio ceramica o resti di carbon fossile (come invece si trovò nei fondali di Khambat).
In una delle sue immersioni, Turolla scoprì altri tratti di muri nei fondali situati nella punta estrema dell’isola di North Bimini, e ciò lo fece giungere alla conclusione che probabilmente nell’antichità il muro oggi sommerso circondasse tutta l’isola.
Lo scrittore Charles Berlitz (1914-2003), descrisse la scoperta dei muri di Bimini nel suo libro Misteries from forgotten worlds (1972), ma attribuì la scoperta agli archeologi Manson Valentine e Dimitri Rebikoff e al subacqueo e campione di apnea Jacques Mayol, nel settembre del 1968.
Secondo Berlitz la scoperta iniziale avvenne pochi mesi prima quando due piloti sorvolarono le Bahama Banks e si resero conto dall’alto di quelle strane formazioni. Secondo Berlitz il primo avvistamento subacqueo avvenne presso Pine Key, al largo dell’isola di Andros. Lo scrittore fu anche il primo a sostenere una strana somiglianza dei blocchi di Bimini con quelli ciclopici di Sacsayhuamán, situati a 3555 metri s.l.d.m., presso il Cusco, in Perú.
Studi sucessivi hanno compovato che in realtà vi sono due muri principali, che sono convergenti ma non si uniscono. Sono lunghi circa 800 metri e sono formati da blocchi di pietra rettangolari che hanno una dimensione media di 3x2 metri. I blocchi sono rocce sedimentarie calcaree.
Nel 1978 il dipartimento di geologia dell’Università di Miami ha proceduto a datare (con il metodo del carbonio 14), alcuni elementi organici presenti sui blocchi di Bimini, come resti di mollusci in conchiglie, giungendo alla conclusione che sono antichi di 3500 anni, risalendo pertanto al 1500 prima di Cristo. Questo metodo di datazione però non ha aiutato a capire se i blocchi di Bimini siano formazioni naturali o muri reali costruiti dall’uomo nel passato.
I due ricercatori John Gifford e Mahlon Ball, le cui analisi apparvero sul National Geografic Society Research Report, hanno proceduto ad una datazione ben più complessa di un blocco di biopelsparite, utilizzando il metodo dell’uranio-torio secondo il quale è possibile datare dei minuscoli fossili formatisi sulla roccia. Questa datazione ha dato un risultato ben diverso: i fossili microscopici formatisi sulle rocce sarebbero antichi 15.000 anni, ovvero risalirebbero al 13.000 prima di Cristo. Da ciò si evince che i muri di Bimini sono stati sommersi proprio 13.000 anni prima di Cristo, in seguito probabilmente al cataclisma mondiale chiamato diluvio universale, che comportò un’innalzamnto dei mari di circa 150/200 metri per cause ancora ignote. (La maggioranza degli studiosi indica però che il diluvio universale avvenne il 10.000 a.C.).
Alcuni scienziati che hanno confutato il dato di Gifford e Ball, sostengono appunto che essendo il livello dei mari più basso di circa 150 metri nel 13.000 a.C. non è possibile che quei particolari molluschi (ora fossili), si trovassero presso i muri di Bimini, completamente esposti al sole, e perciò indicano che la datazione è completamente errata.
Il mondo dell’archeologia tradizionale non avvalla l’ipotesi che i muri di Bimini siano stati costruiti dall’uomo in epoche arcaiche, ma sostiene che queste formazioni siano totalmente naturali.
Il più importante studioso che sostiene l’ipotesi naturale è Eugene Shinn (US Geological Survey). Secondo questa tesi i blocchi di Bimini non sarebbero altro che formazioni calcaree che costituirono nel corso dei millenni un pavimento tassellato, rara formazione generatasi nelle rocce sedimentarie, che si trova in alcune rive oceaniche (per esempio in Tasmania). In seguito a questo processo naturale, la roccia si è fratturata in blocchi rettangolari, che sembrano appunto tasselli.
A tutt’oggi rimane il mistero se i blocchi di Bimini siano stati costruiti dall’uomo o siano solo una strana formazione naturale. Quello che è certo è che non sono stati trovati resti di attività umane nella zona, come ceramiche o resti di carbon fossile, ma i sostenitori della teoria “artificiale” rispondono a questa obiezione adducendo che potrebbero essere stati portati via dalla forza del mare.
A tale proposito sarebbe opportuno procedere a dei lavori di scavo, con aspiratori ad aria e con il metodo stratigrafico, ma la complessità ed i costi di un lavoro così difficile non lo hanno per ora permesso.

A seguito alcune foto di questi resti:

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http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... LO_ID=9497


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MessaggioInviato: 15/07/2012, 20:56 
LE CIVILTA' ANTIDILUVIANE: MITI O REALTA'?

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Per l’archeologia ufficiale l’Homo Sapiens, evolutosi in Africa circa 130 millenni fa, si è diffuso in tutta l’Eurasia a partire da 100 millenni or sono. Quindi, circa 40 mila anni fa è giunto in Australia, mentre solo 14 millenni fa arrivò nel Nuovo Mondo, attraversando la prateria detta Beringia (attuale stretto di Bering). Secondo questa teoria, solo 10 mila anni fa l’uomo divenne stanziale sviluppando l’agricoltura e dando inizio alla fondazione dei primi centri abitati (Gerico, 8000 A.C.).
Vi sono però numerose critiche a questa ipotesi, che sostengono non solo l’inesattezza di questi dati, ma addirittura la possibiltà che l’uomo abbia sviluppato delle civiltà organizzate prima del 9500 A.C.
In effetti potenzialmente l’Homo Sapiens avrebbe potuto, nel corso dei 130 millenni da quando è apparso sulla Terra, sviluppare varie civiltà agresti o marittime, magari evolutesi su piani differenti all’attuale, più spirituali e meno legate al materialismo.
Nel corso degli ultimi anni alcuni archeologi hanno trovato in America dei resti umani, che mettono in discussione le teorie ufficiali e portano a riconsiderare l’intero passato dell’uomo, non solo per quanto riguarda le Americhe, ma per l’intero pianeta.
L’archeologa brasiliana Niede Guidon (supportata da vari altri studiosi di fama internazionale), ha trovato resti di Homines Sapientes arcaici nel Piauì (nord-est del Brasile a circa 700 chilometri dalla costa atlantica), che risalgono a 12.000 anni fa. Le datazioni con il metodo del carbonio 14 hanno provato però che alcuni focolari sono stati utilizzati nella zona oggetto di studio già 60 millenni fa. Questa prova mette in discussione la teoria ufficiale del popolamento delle Americhe secondo la quale i primi abitanti del Nuovo Mondo furono gli appartenenti alla cultura Clovis (deserto del Nuovo Messico), circa 13 millenni fa.
Nel Nuovo Mondo sono stati tanti i ritrovamenti che provano una presenza arcaica dell’uomo, per esempio quello di Monte Verde, in Cile, risalente a 33.000 anni fa.
La teoria riconosciuta del popolamento delle Americhe viene così a cadere, e deve essere completata da altre ipotesi, che considerano la colonizzazione del Nuovo Mondo direttamente dall’Africa, ma anche dalla Melanesia e Polinesia.
Tutto ciò pone sotto un’ottica nuova l’intero periodo durante il quale l’Homo Sapiens colonizzò la Terra, da 100 millenni fa fino ad oggi.
Ora, se si considera che durante questo lungo lasso di tempo, la glaciazione di Wisconsin-Wurm (che durò da 110 a 11,5 millenni fa) era al suo massimo, si può affermare che il livello dei mari era più basso di circa 120 metri rispetto all’attuale. Ciò verosimilmente permise all’uomo di spostarsi più facilmente attraverso gli oceani proprio perchè molte terre ora sommerse affioravano sulla superfice dei mari.
E’ possibile che alcuni gruppi di umani, appartenenti ad etnie a tutt’oggi sconosciute, abbiano fondato delle città costiere, che successivamente furono spazzate via da spaventose inondazioni?
In effetti molte culture hanno lasciato opere letterarie nelle quali si narra di un diluvio, o di un periodo di sconvolgimenti climatici di portata eccezionale: Atrahasis (mito sumero), l’epopea di Gilgamesh (leggende babilonesi), la Bibbia (la Storia degli Ebrei), Shujing (classico di Storia cinese), Matsya Purana e Shatapatha Brahmana (testi sacri indiani risalenti al primo millennio prima di Cristo), Timeo e Crizia di Platone (Grecia), il Popul Vuh della civiltà Maya, per citarne solo alcune. Secondo molti ricercatori di frontiera, ma ultimamente anche vari geologi e climatologi, il diluvio universale fu proprio la fine dell’era glaciale, e accadde circa 11,5 millenni or sono.
Alcuni ricercatori del XX secolo hanno ipotizzato che i sopravvissuti di alcune di queste civiltà antidiluviane si siano rifugiati nei luoghi interni dei continenti, in particolare del Sud America, dove avrebbero rifondato alcune città e gettato le basi per nuove colonizzazioni.
Il primo ricercatore che sostenne questa tesi fu il più grande avventuriero del XX secolo, il colonello inglese Percy Harrison Fawcett. Alla base dei suoi convincimenti vi fu il ritrovamento di un manoscritto (il n.512), conservato alla Biblioteca Nazionale di Rio de Janeiro, nel quale vi era descritto il ritrovamento da parte del bandeirante Francisco Raposo, nel 1743, di una fantomatica città di pietra nascosta nella selva del Mato Grosso, non lontano dal fiume Xingù.
Fawcett partì varie volte dopo il 1920, esplorando la selva compresa tra i fiumi Xingú e Araguaia, all’altezza della Serra do Roncador.
La sua scomparsa proprio nell’area forestale della Serra do Roncador, alla fine di maggio del 1925, non fece altro che ravvivare la leggenda di una misteriosa città antidiluviana, che inghiottì l’esploratore, suo figlio Jack e un amico che partecipava alla spedizione.
Un altro sostenitore della tesi che i superstiti del diluvio si rifugiarono in Sud America fu l’austriaco Arthur Posnansky, che, nel suo libro Tiwanaku, la culla dell’uomo americano, indica per il sito archeologico vicino al lago Titicaca una data di fondazione che risalirebbe al 10.000 A.C.
Anche le piramidi di Pantiacolla (o Paratoari), strane formazioni simmetriche che si ergono, coperte dalla vegetazione, non lontano dal fiume Alto Madre de Dios (Perù), sono indicate da alcuni come centri di energia utilizzate da popoli antidiluviani che si rifugiarono nella foresta amazzonica molti millenni or sono.
L’ipotesi di civiltà antidiluviane sono state supportate ultimamente anche da alcuni ritrovamenti eccezionali, tutti effettuati sotto il livello dei mari fino a ben 900 metri di profondità.
La prima affascinante scoperta avvenne nel settembre del 1968 quando il Dott.Valentine, mentre stava nuotando al largo dell’isola di Bimini, nelle Bahamas, osservò una strada pavimentata con enormi blocchi di pietra rettangolari e poligonali. Secondo alcuni, queste pietre ciclopiche, perfettamente squadrate e lunghe fino a cinque metri, ricordano molto i massi di Sacsayhuamán, l’imponente struttura situata a pochi chilometri dal Cusco, a ben 3555 metri d’altitudine sul livello dei mari.
Alcuni scettici ritengono che i famosi muri di Bimini non sia altro che un fenomeno naturale chiamato “pavimento a tasselli”, che si origina quando la crosta terrestre viene soggetta a tensione e quindi si frattura in blocchi regolari. Per altri invece, come lo stesso Valentine, ma anche il linguista e scrittore Charles Berlitz, e l’archeologo subacqueo Robert Marx, l’origine della strada di Bimini è artificiale e risale all’era glaciale.
Il secondo interessante ritrovamento, ebbe luogo nel 1969. L’equipaggio del sottomarino statunitense Aluminaut, scoprì per caso, nel fondale della Florida, a 900 metri di profondità, un’altra strada lunga più di 20 chilometri costituita di alluminio, silicio e ossido di magnesio. Ancora oggi non si sa se la misteriosa via sottomarina sia opera di una civiltà evoluta o semplicemente uno stranissimo scherzo della natura.
Nel 1987 sono state individuate al largo dell’isola Yonaguni, la più a sud delle isole Ryukyu, in Giappone, delle strane formazioni megalitiche, a partire dalla profondità di 40 metri.
Lo scienziato Masaaki Kimura visitò le strutture subacquee e dopo attenti studi giunse alla conclusione che l’artefice di quell’opera ciclopica non può essere che l’uomo. Il cosiddetto monumento di Yonaguni, detto anche la “tartaruga” è una grande struttura di roccia rettangolare di 150 x 40 metri, alta 27 metri. La cima del monumento si trova a cinque metri sotto il livello dell’acqua. Secondo l’archeologo subacqueo Sean Kingsley, queste mura, i cui lati sono perpendicolari tra loro, sono opera dell’uomo. Per Kimura invece queste strani monumenti possono essere stati modificati dall’uomo in un epoca pre-diluviana, quando i ghiacci coprivano gran parte dell’emisfero boreale e il livello dei mari era più basso dell’attuale.
Nel 2000 l’Istituto nazionale di Tecnologia Marina dell’India annunciò di aver trovato, nel fondale prospiciente la costa dello stato del Gujarat, a 40 metri di profondità, delle strutture megalitiche simili ad una città. Alcuni archeologi indiani confutarono questa notizia, dicendo che era stata diffusa non seguendo stretti canoni archeologici, ma soprattutto per motivi politici, ovvero per dare all’India il primato di avere dato i natali alla prima civiltà del mondo.
Nel 2001 però il Ministro per la Scienza e Tecnologia Murli Manohar Joshi annunciò ufficialmente la scoperta: le strutture sommerse trovate nel golfo di Khambat (Cambay) sono i resti di un’antica città che fu cancellata da inondazioni improvvise. Si affermò anche che le rovine dimostrano una notevole somiglianza con i resti delle civiltà della valle dell’Indo, che si svilupparono ad Harappa e a Mohenjo-Daro, intorno al 2700 A.C.
Verso la fine del 2001 furono trovati dei pezzi di legno carbonizzato nelle vicinanze della città sommersa, che vennero datati, con il metodo del carbonio 14, 9500 anni prima di Cristo. Nel 2003 e 2004 l’Instituto Nazionale di Tecnologia Marina dell’India fece altre esplorazioni subaquee, durante le quali furono recuperati dei pezzi di ceramica, indizi di attività artistica e artigianale di un popolo antico. I reperti furono inviati in alcuni laboratori indiani ed europei e, per mezzo del metodo della termoluminescenza, furono datati da 13 a 31 millenni fa. Il geologo indiano Batrinarayan confermò l’autenticità dei ritrovamenti, sostenendo che le reliquie sono state sottoposte ad analisi con la tecnica della diffrazione dei raggi X. In base a questi ritrovamenti la città sommersa di Khambhat sarebbe stata la più antica del mondo risalendo a 9,5 millenni or sono.
Nel maggio del 2001 la oceanografa canadese Paulina Zelitsky, responsabile della Advanced Digital Communications Company decsrisse i risultati di una esplorazione marina nel Mar dei Caraibi, detta Exploramar. Utilizzando un sofisticato robot, dotato di sonar, magnetometro e videocamera, che fu calato nelle profondità del mare e comandato a distanza con un cavo a fibra ottica, fu possibile mappare una zona di fondale immensa, e i risultati furono stupefacenti.
Delle enormi strutture megalitiche situate a ben 600 metri di profondità sono state trovate al largo del Cabo San Antonio, o penisola Guanahacabibes, nell’estremo ovest dell’isola di Cuba. Le strane formazioni sommerse, cubi, parallelepipedi e piramidi, si estendono per ben venti chilometri quadrati. Per la loro grandezza e complessità, sono state battezzate Mega. Per molti è semplicemente una città impossibile, che non si può spiegare con le tecniche scientifiche attuali. Per altri invece le enormi pietre squadrate sono i resti di antiche mura ciclopiche, in quanto dopo un’attenta analisi si giunge alla conclusione che un tempo dette pareti furono esposte agli agenti atmosferici, poiché vi si trovano i resti di un’antica ossidazione. Inoltre in base alle fotografie e ai video divulgati, si nota che esistono delle strutture ripetute come fossero muri utilizzati per abitazioni. Il geologo Manuel Iturralde, che partecipò alle ricerche, sostiene che è possibile che le rovine sommerse siano attribuibili a una civiltà anti-diluviana, che risalirebbe al decimo millennio prima di Cristo.
In seguito a tutti questi ritrovamenti si può giungere alla conclusione che le possibilità che siano esistite delle etnie antidiluviane sono numerose. In effetti lo studio del lunghissimo periodo di tempo durante il quale l’Homo Sapiens ha dominato il pianeta (130 millenni), è solo agli inizi: sembra abbastanza riduttivo pensare che solo a partire dal 8.000 A.C. sia nata la civiltà.
La nostra visione, che definisce la civiltà come una società di persone che praticano l’agricoltura e vivono in villaggi, dandosi delle regole comuni di comportamento, potrebbe essere limitata. Probabilmente alcuni gruppi di umani, pur non raggiungendo livelli tecnologici più avanzati, avevano sviluppato una rete di collegamenti marittimi e praticavano il commercio, basato sul baratto. Non avevano previsto però che la natura può essere a volte brutale, e molti di loro perirono durante gli sconvolgimenti climatici della fine della glaciazione. E’ verosimile pensare che i sopravvissuti si addentrarono all’interno dei continenti, dove poi si mischiarono con altri loro simili.
La prova definitiva di queste ipotesi tuttavia non è stata ancora dimostrata. Probabilmente è il Sud America che, con le sue foreste ancora oggi impenetrabili, racchiude il mistero delle civiltà antidiluviane che prosperarono durante la lunghissima era glaciale. Siamo solo agli inizi di questa avvincente sfida. Il nostro lontano passato, potrebbe fornirci preziose informazioni non solo sulle nostre origini, ma anche su come affrontare il futuro, migliorando così la nostra vita, soprattutto sul piano della serenità.

http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... LO_ID=9499


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MessaggioInviato: 12/08/2012, 21:12 
Città sommersa al largo delle coste dello Yucatan?

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Belize – (Express-news.it) L’archeologa e ricercatrice Angela Micol di Maiden, Carolina del Nord. ha condotto ricerche archeologiche da satellite per oltre dieci anni, alla ricerca di antichi siti visibili dallo spazio con Google Earth. Angela è un’alunna dell’UNC Charlotte e ha studiato archeologia fin dall’infanzia.

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Google Earth ha permesso di documentare numerosi possibili siti archeologici, tra cui una potenziale città sottomarina al largo della costa della penisola dello Yucatan, nel Belize.

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Caratteristiche linee, a quanto pare di antiche strade possono essere viste al largo della costa della penisola dello Yucatan.

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Le caratteristiche lineari misurano circa 6 metri di larghezza e esistevano da prima che la zona finisse sotto il livello del mare, migliaia di anni fa.

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Questa scoperta è al vaglio dell’archeologia ufficiale ed a breve verrà organizzata una spedizione sul luogo per verificare l’esistenza o meno di queste strutture e la loro natura.

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http://www.express-news.it/scienza/mist ... o-yucatan/


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MessaggioInviato: 01/10/2012, 00:14 
Asteroide colpì la Terra 12.900 anni fa?

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Una nuova ricerca pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences sembra aver restituito risultati consistenti con una controversa teoria sulla nostra storia recente, teoria che ha come protagonista un asteroide che si schiantò sul nostro pianeta circa 12.900 anni fa.

L'origine di questa teoria ha radici nel 2007, quando un team di scienziati riportò di aver osservato diverse tracce di impatto con un ipotetico bolide celeste in alcuni siti di importanza geologica.

Il sospetto che un asteroide possa essersi scontrato con la Terra in periodi relativamente recenti nasce dal fatto che in tutti i siti sono state scoperte milioni di microsfere magnetiche. Queste microsfere, del diametro di 10-50 micrometri (meno dello spessore di un capello umano) si trovano in quantità di centinaia di migliaia per un solo chilogrammo di terreno prelevato da ogni sito di scavo.

Il prelievo dei campioni di roccia è avvenuto nello strato definito Younger Dryas Boundary ("Limite Dryas recente"), risalente ad un periodo in cui il clima terrestre sembra essere nuovamente precipitato in una sorta di era glaciale, e la fauna preistorica rimanente si è improvvisamente ridotta di numero.

E' anche il periodo in cui appaiono le prime tracce della crisi della "cultura di Clovis", importanti cambiamenti sociali e ambientali nelle popolazioni primitive del Nord America.

Lo stadiale del Dryas recente è stato un periodo corto in termini geologici, soltanto tra i 12.900 e 11.500 anni fa; è quindi possibile datare con una certa precisione la formazione delle sfere microscopiche, e metterle a confronto con quelle prelevate da strati geologici precedenti o successivi.

I risultati della ricerca del 2007 vennero messi in dubbio da uno studio pubblicato due anni dopo, studio che citava, in almeno due siti coinvolti nella precedente ricerca, un'assenza di prove circa la grande quantità di microsfere magnetiche nello strato del Dryas recente.La nuova pubblicazione, invece, sembra smentire i risultati del 2009, apparentemente basati sul un difetto di metodo. "Il nostro studio replica in piccola parte la ricerca del 2007 usando gli stessi limiti restrittivi, e i nostri risultati sono consistenti con quelli. Rimane ancora molta ricerca per confermare o smentire l'ipotesi [del meteorite]" spiega Malcolm LeCompte della Elizabeth City State University, a capo del team di ricerca.

"Abbiamo analizzato le microsfere con un SEM (microscopio elettronico a scansione), ottenendo immagini ad alta risoluzione. Abbiamo anche utilizzato i raggi-X per scoprire da quali elementi erano composte" ha dichiarato Charles Mooney, manager del laboratorio di analisi tramite SEM.

Le microsfere sono composte principalmente da ferro, alluminio, silicio, e occasionalmente titanio o cerio. La proporzione degli elementi suggerirebbe, per alcune microsfere, una certa parentela con la crosta terrestre; per altre, invece, la composizione è più simile alla tipica struttura di materiale meteorico.

Il dato certo è che la loro superficie è stata creata dalla presenza di enormi temperature e pressioni, e a seguito di un rapido raffreddamento.

Se si fosse trattato di un asteroide esploso al contatto con la nostra atmosfera, i frammenti del bolide, colpendo la superficie della Terra, avrebbero creato temperature superiori ai 2.000°C, più che sufficienti per far fondere gli elementi che compongono le microsfere magnetiche. "E' consistente con la teoria dell'impatto, ma non regge per via delle poche prove positive" sostiene LeCompte.

http://www.antikitera.net/news.asp?id=11956&T=5


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Una fra le tante conseguenze della caduta di grandi asteroidi,vi sarebbe anche il progressivo rallentamento della rotazione terrestre.


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Volevo porre una domanda,senza distaccarmi troppo dall'argomento.Supponiamo Atlantide,realmente esistita,all'apice del proprio sviluppo socio tecnico culturale.Come ve la immaginate?In cosa sarebbe stata all'avanguardia?



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AleBon ha scritto:

Volevo porre una domanda,senza distaccarmi troppo dall'argomento.Supponiamo Atlantide,realmente esistita,all'apice del proprio sviluppo socio tecnico culturale.Come ve la immaginate?In cosa sarebbe stata all'avanguardia?

Vi sono molti modi di intendere lo sviluppo di una specie di esseri intelligenti,noi ne conosciamo solo uno,quello tecnico,poco avverso a una società in armonia.


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ragazzi volevo farvi sapere che LA PROSSIMA (5 ottobre ) puntata di Voyager toccherà proprio il tema della collocazione di Atlantide, e credo si concentrino sulla teoria del Mar Baltico


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Cita:
AleBon ha scritto:

Volevo porre una domanda,senza distaccarmi troppo dall'argomento.Supponiamo Atlantide,realmente esistita,all'apice del proprio sviluppo socio tecnico culturale.Come ve la immaginate?In cosa sarebbe stata all'avanguardia?


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