Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]




Apri un nuovo argomento Questo argomento è bloccato, non puoi modificare o inviare ulteriori messaggi.  [ 6696 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 291, 292, 293, 294, 295, 296, 297 ... 447  Prossimo
Autore Messaggio

Marziano
Marziano

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 1445
Iscritto il: 22/12/2008, 15:15
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 17/07/2012, 10:29 
Il conto delle manovre: 330 miliardi

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbjrTU8F

I «compiti a casa» fatti nell'ultima legislatura dall'Italia impegnata nella battaglia contro la crisi economica e del debito valgono 330 miliardi di euro: tanto è stato chiesto dalle manovre degli ultimi quattro anni a cittadini e imprese sotto forma di aumenti di entrate (quasi sempre, nuove tasse e imposte) o tagli di spesa per la macchina pubblica.
Una cifra, frutto della somma dei numeri scritti in ogni intervento anti-crisi, che non indica gli effetti complessivi sull'indebitamento netto del Paese, ma rappresenta il contributo effettivo accumulato anno per anno dal sistema Paese (naturalmente con un'appendice che arriva al 2014 come previsto dagli ultimi interventi).
Nello sforzo titanico verso il risanamento, un ruolo da protagonista è stato assegnato alle entrate, che rappresentano il 55% del conto complessivo e diventano predominanti quando la crisi si infittisce: nella manovra di Natale, per esempio, hanno coperto il 72% delle risorse messe in campo, alimentando un dibattito acceso sulle «troppe tasse» chieste agli italiani. Un'identica composizione, però, aveva caratterizzato la manovra-bis del Ferragosto 2011, varata dal Governo Berlusconi nel pieno della prima tempesta spread.
Trovati u pagina 3
La «somma» di entrate e risparmi
È il Dl 112/08 a farsi carico della correzione dei conti (le altre manovre, fino a tutto il 2009, sono a saldo zero): l'impatto è di 57,9 miliardi, di cui 42,8 di risparmi di spesa
Con il Dl 70/10 arriva il blocco di contratti e stipendi del pubblico impiego e sul fronte fiscale, la lotta alle società di comodo: la manovra "costa" 62,2 miliardi sul triennio
La scorsa estate la crisi
del debito si presenta in tutta la sua gravità: tre decreti
e la legge di stabilità
per garantire quasi
190 miliardi nel triennio
L'ultimo intervento sui conti pubblici è affidato al decreto sulla spending review. L'effetto, fino al 2014, sarà di quasi 20 miliardi di euro




Ultima modifica di Deckard il 17/07/2012, 10:31, modificato 1 volta in totale.


_________________
I want to believe... only what is believable!
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 41080
Iscritto il: 22/06/2006, 23:58
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 17/07/2012, 11:11 
Immagine

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 96383.html



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

UfoPlanet Informazione Ufologica - Ufoforum Channel Video
thethirdeye@ufoforum.it
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 12044
Iscritto il: 05/02/2012, 12:22
Località: Milano
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 17/07/2012, 11:23 
Cita:


E per risolvere il problema ecco la soluzione! [:o)]

Aumentare i giorni lavorativi e il Pil: ipotesi accorpamento delle festività
L'idea potrebbe essere esaminata già dal prossimo Cdm di venerdì sulla base del parere di quattro ministeri chiave

nel cui articolo si legge: "Spunta l'ipotesi di un accorpamento delle festività per aumentare i giorni lavorativi e dunque il prodotto interno lordo"Fonte: http://www.corriere.it/economia/12_lugl ... 386b.shtml

Quella in grassetto è una totale menzogna, che solo il Corriere della Sera e tutti gli altri mass-media servi del potere possono avere il coraggio di raccontare...

[:(!]



_________________
Nessuno è così schiavo come chi crede falsamente di essere libero. (Goethe)
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 14885
Iscritto il: 26/12/2009, 12:30
Località: ravenna
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 17/07/2012, 13:43 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Cita:
ubatuba ha scritto:
Il Fiscal Compact è l'estensione del Patto di Stabilità, che obbliga tutti gli stati a rispettare i vincoli di bilancio stabiliti a suo tempo dal Trattato di Maastricht. Nel caso italiano significherebbe ulteriori tagli o tasse per circa 40 miliardi di euro all'anno per i prossimi 20 anni. Quello che sta facendo oggi Monti è solo un piccolo assaggio.


Oggi sono venuto conoscenza, finalmente, della cifra che paga l'Italia SOLO DI INTERESSI, per il debito pubblico.

40 Miliardi l'anno.

Solo di interessi.

Quante ne dovremo vedere allora di cose tagliate, deturpate, smontate e distrutte nei prossimi anni?

E poi dicono che non si vede la luce in fondo al tunnel.....
E poi - altri benpensanti - dicono che è sbagliato pensare di andare in default o di non pagare il debito.

Ma ci rendiamo conto che non c'è via di uscita?


senza contare che nonostante tutti i sacrifici il debito pubblico italiano,e'schizzato ancora in avanti.....................................................................................................

Nuovo record per il debito italiano. Secondo il Supplemento Finanza pubblica di bankitalia, il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 17,1 miliardi rispetto al mese precedente, raggiungendo un nuovo massimo storico pari a 1.966,3 miliardi di euro. Con il debito aumentano anche le entrate tributarie grazie, tra l’altro, alle tasse sulla benzina. IL DEBITO- Nel complesso nei primi 5 mesi il fabbisogno complessivo (53,1 miliardi) è stato superiore di 5 miliardi rispetto a quello registrato nel corrispondente periodo del 2011 (48,2 miliardi)] Nuovo record per il debito italiano. Secondo il Supplemento Finanza pubblica di bankitalia, il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 17,1 miliardi rispetto al mese precedente, raggiungendo un nuovo massimo storico pari a 1.966,3 miliardi di euro. Con il debito aumentano anche le entrate tributarie grazie, tra l'altro, alle tasse sulla benzina.

IL DEBITO- Nel complesso nei primi 5 mesi il fabbisogno complessivo (53,1 miliardi) è stato superiore di 5 miliardi rispetto a quello registrato nel corrispondente periodo del 2011 (48,2 miliardi)"

dati corriere economia-----


Ultima modifica di ubatuba il 17/07/2012, 14:08, modificato 1 volta in totale.

Top
 Profilo  
 

Marziano
Marziano

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 1445
Iscritto il: 22/12/2008, 15:15
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 17/07/2012, 13:47 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:
E per risolvere il problema ecco la soluzione! [:o)]

Aumentare i giorni lavorativi e il Pil: ipotesi accorpamento delle festività


Da cui taggo:

Cita:
..il sottosegretario Gianfranco Polillo, aveva sottolineato che riducendo il numero di giorni non lavorati di una settimana avrebbe portato ad un aumento del pil di circa un punto percentuale...


Memorizzate questo luminare:

Immagine

...e pensatelo intensamente quando lavorerete OGNI Sabato. Intanto LUI sarà da qualche parte a bruciarsi la sua pensioncina da lavoratore pubblico... [:(!] [:(!] [:(!]


Ultima modifica di Deckard il 17/07/2012, 13:48, modificato 1 volta in totale.


_________________
I want to believe... only what is believable!
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 14885
Iscritto il: 26/12/2009, 12:30
Località: ravenna
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 17/07/2012, 13:49 
da sottolineare che dopo tutti i favori concessi alle banche,ora con la privatizzazione/svendita voluta da grilli,saranno ankora le medesime a potere gongolare.
.................................................................................................................................



Italia FONTE: LIBREIDEE.ORG

Svenditalia! Il piano di privatizzazione di Grilli farò contente (guarda a caso) le banche, azioniste col 30% della cassa depositi e prestiti attraverso le fondazioni. In offerta speciale solo le aziende che producono utili (ma và ?): Fintecna, Save e Simesty passeranno alla CDP per sei miliardi. La corte dei conti avverte: “Rischio svendita patrimonio immobiliare dello Stato”. Giapponesi sceicchi, americani, affrettatevi per i saldi ...
Dagospia

Eutanasia dell’Italia, a colpi di 20 miliardi di euro all’anno. Il suicidio programmato del patrimonio pubblico della nazione che ha appena festeggiato i primi 150 anni di vita è «una strada praticabile», secondo il neo-ministro dell’economia Vittorio Grilli, per ridurre strutturalmente il debito pubblico. Regalando – di fatto – i beni pubblici degli italiani al grande capitale finanziario: lo stesso che ha provocato la crisi e sottratto agli Stati la leva della moneta sovrana, strategica per risalire la china senza dover ricorrere a tagli criminosi.

Intervistato dal “Corriere della Sera”, Grilli auspica un piano pluriennale per garantire «vendite di beni pubblici per 15-20 miliardi l’anno, pari all’1% del Pil». E’ la legge – folle – del “pareggio di bilancio” imposto dall’élite tecnocratica dell’Unione Europea mediante trattati-capestro come il Fiscal Compact: drenare a sangue le risorse pubbliche, costringendo lo Stato a comportarsi come un’azienda privata – neppure virtuosa, ma fallimentare: un’azienda che non è più in grado di fare investimenti vitali.

«Già abbiamo un avanzo primario del 5%», ammette Grilli, confermando che lo Stato spende per i propri cittadini meno di quanto riceva sotto forma di tasse. Calcolando «una crescita nominale del 3%», aggiunge Grilli, la svendita a rate del patrimonio pubblico italiano produrrebbe una riduzione del debito pari al 20% in soli cinque anni. Nel colloquio con Ferruccio De Bortoli, Grilli difende anche la famigerata spending review, che «consente risparmi al di là delle cifre di cui si parla in questi giorni», dal momento che «si possono ridurre ancora le agevolazioni fiscali e assistenziali, intervenire sui trasferimenti alle imprese». Il tecnocrate arruolato da Monti parla addirittura di tagli alla tassazione sul lavoro, mentre collabora alla demolizione del welfare su cui si sono basati cinquant’anni di benessere e di sicurezza sociale.

Vittorio Grilli ha un curriculum perfettamente adeguato alle sue attuali performance: è stato assistente professore alla Yale University e poi docente al Birkbeck College dell’università di Londra. Nel 1994 è entrato al Ministero del Tesoro come capo della direzione per le privatizzazioni: super-tecnocrate di scuola anglosassone, ha firmato il suo ingresso nell’amministrazione statale in qualità di liquidatore, secondo i dettami dell’élite neoliberista che prescrive la sparizione progressiva dello Stato come garante dei cittadini. Dirigente bancario del Crédit Suisse, è tornato al ministero nel 2002 come Ragioniere Generale dello Stato, per poi dirigere il Tesoro e sfiorare, nel 2011, la super-poltrona di governatore di Bankitalia poi andata ad Ignazio Visco. Un uomo con le carte in regola, dunque, per sforbiciare quel che resta dei beni comuni in via di sparizione.

E mentre il Parlamento dorme e lascia fare ai “tecnici”, i freddi esecutori dei diktat impartiti da Bruxelles e Francoforte per devastare il sistema socio-economico europeo mettendo in salvo soltanto le banche e il loro capolavoro speculativo, la moneta “privata” chiamata euro, l’economista Grilli se la prende con l’ultimo declassamento di “Moody’s”, come se le agenzie di rating non fossero parte integrante del piano mondiale per spodestare i cittadini europei, retrocessi a sudditi da “punire” con selvaggi “sacrifici”, senza una sola contropartita ragionevole né un’idea di sviluppo per uscire dalla crisi. Grilli attacca addirittura i mercati, cioè i “mandanti” del governo Monti, perché «non riconoscono ancora la bontà degli sforzi compiuti dal nostro Paese per mettere in ordine i conti». E’ il copione mediatico del “risanamento”: i becchini si presentano come salvatori. «Il pareggio di bilancio è a portata di mano, le riforme strutturali sono avviate», si vanta Grilli: «Nessun altro Paese ha fatto tanto in così poco tempo». Record forse sfuggito ai mercati “distratti” ma non certo agli italiani, tragicamente ingannati e finiti nella trappola mortale del “rigore”.

Fonte: http://www.libreidee.org
Link: http://www.libreidee.org/2012/07/italia ... rdi-lanno/
16.07.2012

CASERME, UFFICI, AREE DEMANIALI, ECCO LA LISTA DELLE PRIVATIZZAZIONI

Entro luglio 6 mld dal passaggio di Sace e Fintecna a Cassa depositi. Il patrimonio immobiliare vale circa 300 miliardi

Vendere beni pubblici per 15-20 miliardi all'anno, pari all'1% del Pil (prodotto interno lordo) per dare «un colpo secco al debito pubblico» e portarlo sotto quota 100 del Pil. E' questo l'obiettivo indicato dal ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, nell'intervista di ieri al Corriere. L'operazione è già in corso. Prima ancora che venga creata la Sgr (società gestione risparmio) che opererà come «fondo dei fondi» per la messa sul mercato dei migliori cespiti dello Stato e degli enti locali, immobili e società di servizi, il ministro si è già messo al lavoro per verificarne la concretezza.

Per questo Grilli avrebbe già incontrato banche d'affari, come i giapponesi di Nomura, e fondi potenzialmente interessati, cogliendo in particolare l'attenzione di quelli statunitensi, ma anche arabi, a partire da quell'emiro del Qatar che ha appena acquistato in Italia la casa di moda Valentino.

L'intenzione del governo è di procedere con pacchetti da offrire sul mercato in rapida successione. Solo il patrimonio dello Stato, secondo l'indagine conoscitiva della commissione Finanze della Camera, conta 222 milioni di metri quadri e vale 300 miliardi di euro. Altri 350 miliardi vale il patrimonio dei Comuni, secondo uno studio del Cresme.

IL RUOLO DELLA CDP

Ma il primo risultato tangibile, del valore di circa mezzo punto di Pil, è quello che verrà colto con il passaggio immediato delle quote di Fintecna, Sace e Simest dal Tesoro alla Cassa depositi e prestiti, operazione che dovrebbe fruttare circa 10 miliardi. Cifra cui bisogna sottrarre quella parte di risorse che il decreto sulle dismissioni ha destinato al pagamento dei crediti della pubblica amministrazione.

L'esborso della Cdp di una prima tranche sarà subitaneo: 6 miliardi già entro luglio. A giorni si conoscerà il nome dell'advisor (consulente) che realizzerà la due diligence (valutazione) delle tre società che porteranno alla Cassa depositi e prestiti, controllata dal Tesoro per il 70% e per il resto dalle fondazioni bancarie, una buona dote di liquidità e di utili: solo Sace ne ha fatti per 3,4 miliardi a partire dal 2004, quando è stata trasformata in società per azioni, e ha distribuito all'azionista 2,3 miliardi di dividendi.

LE SINERGIE POSSIBILI

Oltre che a trovare risorse per abbattere il debito pubblico, l'operazione ha anche l'obiettivo di razionalizzare il portafoglio delle partecipazioni statali e valorizzare le collaborazioni possibili, e già esistenti, fra la Cassa depositi e prestiti e le tre società che adesso passeranno sotto il suo controllo. A partire da Fintecna, che probabilmente controllerà al 40%, insieme con l'Agenzia del Demanio, con il 60%, la Sgr che gestirà tutta l'operazione delle dismissioni. In realtà tale veicolo non sarà creato dal nulla: la ristrettezza dei tempi a disposizione renderà necessario l'utilizzo di una società già esistente.

Intanto entro la fine del mese l'Agenzia del Demanio, guidata da Stefano Scalera, avrà messo a punto la lista dei primi cento immobili dello Stato e degli enti locali da conferire alla Sgr sui potenziali 350 già individuati (valore complessivo di base 1,5 miliardi).

LA «WHITE LIST»

Di certo della lista faranno parte molte caserme, come la Sani, quella bolognese che si trova in pieno centro, o il vecchio carcere militare di Forte Boccea e l'ex caserma di via Guido Reni, entrambe a Roma. E poi due magazzini, quelli di via Papareschi e di via del Porto fluviale, sempre nella Capitale.

Nella maggior parte dei casi si pescherà dalla cosiddetta white list, l'elenco di 13 mila immobili che in base al decreto di due anni fa sul federalismo demaniale sarebbero dovuti passare dallo Stato agli enti locali. Per questi immobili il ricavato del conferimento al fondo che verrà istituito dalla Cassa depositi e prestiti sarà destinato per tre quarti all'abbattimento del debito del Comune e per un quarto alla riduzione del debito pubblico nazionale.

Ma nel piano potrebbero entrare anche altri immobili che non fanno parte di quella lista. Per quelli tuttora di proprietà dello Stato l'incasso servirà tutto a far scendere il debito nazionale, mentre per quelli interamente dei Comuni il valore dell'immobile assegnato sarà destinato tutto all'ente locale, ma diviso in due parti: un quarto come liquidità, tre quarti come partecipazione al fondo immobiliare che avrà il compito di valorizzare e mettere a reddito tutti i beni da dismettere.

La normativa esclude espressamente dalla procedura gli immobili utilizzati per finalità istituzionali. Questo perché la previsione di un eventuale trasferimento di detti beni ai fondi determinerebbe effetti pregiudizievoli in termini di finanza pubblica, generando costi ascrivibili a locazioni passive. Di conseguenza, dei 62 miliardi di beni statali collocabili subito sul mercato, ne potranno essere venduti per ora soltanto sette.

LE DIFFICOLTÀ

Fin qui tutto sembra filare liscio. Ma è stato lo stesso ministro Grilli a mettere in guardia circa l'esito del piano di dismissioni per l'abbattimento del debito pubblico. «Non ci sono più gli asset vendibili dello Stato e degli enti pubblici, come vent'anni fa» ha avvertito nell'intervista. C'è «un patrimonio immobiliare di difficile valorizzazione, come insegnano le esperienze non felici di Scip 1 e Scip 2 (società create per vendere o cartolarizzare le proprietà degli enti), molte attività sparse a livello locale». E a questo proposito, si avrebbe gioco facile a ricordare come, quando si mise mano alla privatizzazione dell'Ina, una delle difficoltà fu quella di ripercorrerne l'intero patrimonio immobiliare.

Quanto all'esito delle precedenti operazioni immobiliari, è stata la Corte dei Conti, di recente, in audizione, a avvertire che nelle attuali condizioni di mercato, che solo nel primo trimestre di quest'anno ha visto le quotazioni scendere del 20%, «c'è il rischio di una svendita». Come sta accadendo per gli immobili degli enti previdenziali: dopo il fallimento dell'operazione di cartolarizzazione Scip2, ad Inps, Inail ed Inpdap sono rimasti invenduti migliaia di appartamenti.

Per la precisione, all'Inps sono ritornati 542 immobili da Scip 1 e ben 10 mila dal pacchetto conferito a Scip2, mentre all'Inpdap, dalla seconda operazione di cartolarizzazione sono stati stornati 12 mila appartamenti. Ed in tre anni, dal 2009 al 2011, ne sono stati venduti solo 1.200, quindi appena il 10%, con un incasso di 93 milioni di euro (per una media di 77.500 euro ad immobile).

LE MUNICIPALIZZATE

L'altro punto difficile del piano riguarda il «capitalismo municipale»: le 6.800 società che fanno capo non solo ai Comuni ma anche alle Province e alle Regioni.
Il pacchetto più appetibile riguarda le 4.800 aziende comunali, con un fatturato complessivo di 43 miliardi di euro, e 16 mila manager tra presidenti, amministratori e componenti dei consigli d'amministrazione.

Di queste, circa 3 mila svolgono in realtà servizi un tempo interni alle amministrazioni e adesso esternalizzati, come la riscossione dei tributi. E quindi sono fuori dalle dismissioni. Ne restano però 1.800 che si occupano di sevizi pubblici locali: acqua, elettricità, gas, rifiuti e trasporti. Ed è proprio su queste che si concentra l'attenzione. Anche qui la Corte dei Conti avverte che oltre il 20% delle società risulta in perdita soprattutto nel Mezzogiorno.

Quanto alle società quotate, hanno perso in media il 30% del loro valore e quindi potrebbero essere non proprio un affare. L'operazione di dismissione lascia fuori alcuni cespiti importanti dello Stato: le partecipazioni nelle grandi aziende pubbliche, da Eni a Enel a Finmeccanica. Com'è noto, la Cassa depositi e prestiti ha appena acquisito una quota della Snam appena sotto il 30%. Grilli ha escluso per la Cdp un ruolo come quello giocato dall'Iri fino al 2002.

Antonella Baccaro
Fonte: http://www.corriere.it
Link: http://www.corriere.it/economia/12_lugl ... 386b.shtml
16.07.2012



http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... &sid=10575


Top
 Profilo  
 

Essere Interdimensionale
Essere Interdimensionale

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 7291
Iscritto il: 11/07/2009, 14:28
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 17/07/2012, 16:33 
Ma l'oro degli italiani che fine ha fatto [?]
Leggete questo articolo di aprile...

http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z20tECeYDR

E poi guardate questo video:

Ascoltate attentamente verso la fine, quando Benettazzo dice:
"Quando la Banca d'Italia era un Ente di Diritto Pubblico...ecc. ecc. [}:)]



_________________
"Sei quello che sei, anche se non lo sai..."
Angeldark
Top
 Profilo  
 

Essere Interdimensionale
Essere Interdimensionale

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 7009
Iscritto il: 10/01/2009, 13:06
Località: Barletta
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 17/07/2012, 20:31 
"Italia, serve la bancarotta"
di: Giovanna Faggionato Pubblicato il 17 luglio 201

Per l'economista Serge Latouche, guru della teoria della decrescita, il debito non sarà mai ripagato: meglio ripartire da zero. Una politica di 'buon protezionismo' e' possibile. Su Berlusconi: «È pazzo».



Serge Latouche, economista guru della teoria della decrescita.
Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Lettera 43 - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Parigi - A sinistra c'è il cafè Le metro, a destra il Ronsard. Uno di fronte all'altro, con la stessa veranda affacciata sul viale e lo spazio interno percorso dalla luce dei paralumi e dai riflessi degli specchi. In mezzo scorre Boulevard Saint Germain: 30 metri di asfalto antracite, bollente e polveroso, la colonna vertebrale della rive gauche parigina.

«Una volta, i giornalisti li ricevevo dall'altra parte: il proprietario del caffè abita al primo piano, proprio sotto il mio appartamento, peccato che mia moglie ci abbia litigato». Il teorico della decrescita, Serge Latouche, si presenta al tavolino del Ronsard con un affare di condominio e la fatica di attraversare la strada.

A dispetto delle lunghe gambe e dello sguardo da marinaio, l'economista 72enne sembra desideroso di restringere il mondo. Anche quello che lo circonda, fatto di caffé dove si dibatte di politica e flilosofia, da cui sono passati sia Adam Smith sia Karl Marx.

LA NECESSITÀ DI UNA DECRESCITA. Latouche ha cominciato a parlare di globalizzazione quando la parola non era nemmeno nei dizionari, ma da poco era stato pubblicato il rapporto dell'associazione non governativa Club di Roma sui limiti dello sviluppo e la fine del petrolio.

Ha riletto i liberali classici e il padre del comunismo e ne ha concluso che né il capitalismo concorrenziale teorizzato dai primi, né l'economicismo statalista di Marx sarebbero stati capaci di dar vita a una società in equilibrio con l'ecosistema.

Entrambi, anzi, avrebbero portato al collasso. Così ha messo in discussione il concetto di sviluppo come progresso, teorizzando la necessità di un dopo-sviluppo, della decrescita: l'uscita dal dominio dell'economia e una rifondazione culturale, fondata sulla limitazione dei bisogni.

CONTROCULTURA GLOBALE. Le sue idee si sono diffuse attraverso il mondo globalizzato, diventando la critica radicale del nostro tempo, la controcultura del mondialismo.

Oggi che è docente di Scienze economiche all'Università di Parigi Sud, i giornali aperti sul bancone del locale sembrano dargli ragione: parlano di rifiuti nucleari e licenziamenti, di nazioni indebitate e speculazione internazionale.

«Sappiamo già che l'attuale sistema crollerà tra il 2030 e il 2070», spiega a Lettera43.it, «il vero esercizio di fantascienza è prevedere che cosa succederà tra cinque anni».

DOMANDA. Lei ha un'idea?
RISPOSTA. L'Europa nata nel Dopoguerra farà la fine del Sacro romano impero di Carlo Magno che cercò di restaurare un regno crollato, durò per 50 anni e fu travolto dai barbari.

D. Che cosa c'entra l'impero romano?
R. Crollò alla fine del V secolo, ma non morì: continuò a sopravvivere per centinaia di anni con Carlo Magno, l'impero d'Oriente e poi quello germanico. Un declino proseguito nel tempo, con disastri in successione. Come succederà a noi.

D. È la fine della globalizzazione?
R. Io la considero una crisi di civiltà, della civiltà occidentale. Solo che, visto che l'Occidente è mondializzato, si tratta di crisi globale. Ecologica, culturale e sociale insieme.

D. Più di un crollo finanziario...
R. Se vogliamo andare oltre è la crisi dell'Antropocene: l'era in cui l'uomo ha cominciato a modificare e perturbare l'ecosistema.

D. E il sogno degli Stati Uniti europei?
R. È un'illusione. Perché è solo un prodotto della globalizzazione: non hanno costruito un'Unione, ma un mercato liberista.

D. Che fine farà il Vecchio continente?
R. L'Europa è schiacciata tra due movimenti. Uno politico e centrifugo che si è sviluppato anche in Italia con la stessa Padania. E uno economico e centripeto, la globalizzazione.

D. Per ora l'economia batte la politica...
R. Sì, il movimento centripeto ha il sopravvento. Ma è anche quello che nel lungo periodo andrà a crollare. Non può funzionare senza il petrolio e il blocco delle risorse materiali. Alla fine, con tutta probabilità l'Europa si dividerà in macro regioni autonome.

D. Come ci arriveremo?
R. La barca affonda e andremo giù tutti insieme. Ma non è detto che questo avverrà senza violenza e dolore.

D. Parla del conflitto sociale in Grecia e Spagna?
R. Ecco, putroppo siamo già dentro il capitalismo catastrofico. È solo l'inizio del processo, ma vediamo già gli effetti del mix di austerità e crescita voluto dai leader europei.

D. È comunque meglio della sola austerità...
R. Crede che l'imperativo della crescita funzioni? Basta guardare alla Francia: questo governo socialista vuole allo stesso tempo la prosperità e l'austerità. Ma non riuscirà a ottenere la crescita. O, se avverrà, sarà per pochi. Mentre l'austerità è sicura per molti.

D. Perché?
R. Perché non hanno scelta.

D. In che senso?
R. Sono chiusi dentro questo paradigma del produttivismo, del Prodotto interno lordo (Pil). È per questo che la decrescita è una rivoluzione. Perché prima di tutto è un cambiamento di paradigma.

D. Facile dirlo. Ma lei che cosa farebbe se fosse il premier italiano?
R. L'Italia dovrebbe andare in bancarotta.

"Il debito italiano non sara' mai ripagato"

D. Che cosa intende?
R. Pensi al debito.

D. Secondo l'Fmi quello italiano è quasi al 140% del Pil.
R. Appunto: non sarà ripagato, lo sanno tutti. Ne è consapevole anche Mario Monti. Il problema, per l'attuale classe dirigente, non è ripagare il debito. Ma è fingere di poter continuare il gioco: cioè ottenere prestiti e rilanciare un'economia che è solo speculativa.

D. Quali sono le prime cinque misure che adotterebbe al posto di Monti?
R. Innanzitutto, cancellerei il debito. Parlo come teorico, so che ci sono cose che Monti non potrebbe fare comunque, neppure se fosse di sinistra o un decrescente. Ma sto parlando di bancarotta dello Stato.

D. La bancarotta è la soluzione?
R. È più che altro la condizione per trovare le soluzioni.

D. In che senso?
R. Non porta necessariamente alla soluzione, anzi in un primo momento le cose possono peggiorare. Ma non c'è altro modo, perché non esiste via d'uscita dentro la gabbia di ferro del sistema attuale.
L'Italia non sarebbe la prima né l'ultima. Tutti quelli che l'hanno fatto si sono sentiti meglio, da Carlo V all'Argentina.

D. Ma l'Argentina non era dentro una moneta unica.
R. Questo significherebbe uscire dall'euro, ovviamente, dentro non si può fare niente. Per questo dico che parlo come teorico: nemmeno i greci hanno avuto il coraggio di abbandonare l'Unione.

D. Siamo al terzo punto allora: uscire dall'euro, cancellare il debito e poi?
R. Rilocalizzare l'attività. C'è tutto un sistema di piccole imprese, di saper fare diffuso, che è stato distrutto dalla concorrenza globale.

D. Sì, ma come si fa?
R. Devo usare una parola che in Italia fa sempre paura: serve una politica risolutamente protezionista.

D. Su questo, il dibattito è annoso...
R. Esiste un cattivo protezionismo, è vero. Ma c'è anche un cattivissimo libero scambio. Mentre esiste un buon protezionismo, ma non un buon libero scambio.

D. Perché no?
R. Perché la concorrenza leale sempre invocata non esiste. E non esisterà mai. Semplicemente perché tutti i Paesi sono diversi. Come si può competere con la Cina? È una barzelletta.

D. Parla come se facesse parte della Lega Nord.
R. Lo so, lo so. E anche come uno del Front National. Sa perché ha successo l'estrema destra?

D. Me lo dica lei...
R. Perché non tutto quel che dicono è stupido. C'è una parte insopportabile, ma se sono popolari - e lo saranno sempre di più - è perché hanno capito alcune cose, hanno ragione. È questo che fa paura.

D. Quindi qual è la ricetta della decrescita?
R. Il protezionismo ci permette di non essere competitivi per forza. Se lo siamo in alcuni settori, bene. Ma possiamo anche sviluppare produzioni non concorrenziali. Stimoliamo la concorrenza all'interno, ma con Paesi che hanno altri sistemi sociali, altre norme ambientali, altri livelli salariali, questo non è possibile. D'altra parte, è stata l'eccessiva specializzazione a renderci così fragili.

D. Siamo alla quarta misura, quindi.
R. La tragedia attuale, per me, è soprattutto la disoccupazione.

D. E come pensa di risolverla?
R. Lavorando meno, ma lavorando tutti.

D. Una formula già sentita...
R. Sì, ma ci dicevano anche che la concorrenza attuale ci avrebbe fatto lavorare di più per guadagnare di più, come ha dichiarato quello sciagurato di Nicolas Sarkozy. E invece ci fa lavorare di più e guadagnare sempre meno: questo è sotto gli occhi di tutti.

D. Ma è una questione di denaro?
R. No, si tratta di vivere. Dobbiamo ritrovare il tempo per dedicarci al resto, alla vita. Questa è un'utopia, ma l'utopia concreta della decrescita: superare il lavoro.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... rotta.aspx


Top
 Profilo  
 

Essere Interdimensionale
Essere Interdimensionale

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 5021
Iscritto il: 05/12/2008, 20:52
Località: Regno di Raziel
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 17/07/2012, 20:38 
La mia opinione non è certo quella di un esperto,ma con un debito che credo anche io sia impagabile,un pil in negativo e strani fantocci che vorrebbero privarci del tempo libero per farci lavorare come schiavi per ripianare debiti che noi non abbimo fatto ripartire da capo non sarebbe il male peggiore,anzi forse potrebbe essere l'unica via per dare un degno futuro ai nostri figli.

Io lavoro gia otto,nove e a volte dieci ore al giorno,quando hanno bisogno faccio il sabato mattina ma da onesto ed incolpevole cittadino voglio anche il tempo per vivere e stare con la mia famiglia.


Ultima modifica di Ronin77 il 17/07/2012, 20:41, modificato 1 volta in totale.

Top
 Profilo  
 

Marziano
Marziano

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 1445
Iscritto il: 22/12/2008, 15:15
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 18/07/2012, 09:26 
Il seguente articolo, citazione dell'originale del FT, per quanto mi riguarda, non dimostra come Bossi fosse un illuminato, ma come la nostra possibilità di recupero e sviluppo sia percepita all'estero, e non solo. Merita di essere letto, perchè potrebbe segnare un punto di svolta nella considerazione (non + unitaria) del nostro paese presso gli altri popoli.

Il Financial Times dà ragione a Bossi: Europa unita più piccola e solo con il Nord Italia

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbUUjEsF

Immagine

Un'Europa più piccola e compatta, come l'impero di Carlomagno, con il Nord Italia insieme a Francia, Germania e i Paesi del Benelux: per qualcuno - all'interno degli Stati fondatori dell'Ue - è il modello ideale di unità europea. E' quanto scrive sul Financial Times Tony Barber, in un'ampia analisi che nota come l'Europa sembri gravitare verso il suo nucleo centrale. Se Francia e Germania riescono a tenere in vita una qualche forma di unità europea, scrive l'opinionista, sarà una federazione politica o un'unione fiscale di ampiezza limitata. («L'Europa su un canovaccio più piccolo»).

Accanto al sogno, «appannato», di un'Europa unita – osserva Barber - c'è l'incubo di un continente lacerato da una «crescente crisi del debito sovrano e del sistema bancario». La crisi finanziaria «sta mettendo alla prova come mai prima d'ora la capacità di resistenza delle democrazie europee basare sul welfare state e la durabilità del processo d'integrazione post-1945». Se i leader europei non superassero questo test, avverte, «le potenziali ripercussioni per il mondo» e per il posto dell'Europa nel mondo andrebbero oltre i tristi presagi che circolano nei circoli imprenditoriali e finanziari sui sistemi bancari devastati e sul disordine economico mondiale.

La crisi – sottolinea il Ft - «minaccia di scucire il tessuto dell'integrazione focalizzando le frustrazioni degli elettori del Nord e del'Ovest – francesi, tedeschi e olandesi – sui Paesi più poveri del Sud e dell'Est - greci, polacchi e rumeni».
In termini economici, alcuni Paesi sono meno padroni del loro destino. Grecia, Irlanda e Portogallo sono sotto stretta sorveglianza estera. Spagna e Italia perseguono programmi d'austerità, «redatti in parte sotto pressione esterna», che schiacciano la crescita economica e aumentano la disoccupazione, ma «fanno poco per attenuare i costi punitivi di indebitamento sui mercati finanziari».
Il timore di una spaccatura dell'eurozona sta rinazionalizzando i mercati, avverte il Ft: gli investitori ritirano fondi dai Paesi «partner» e li parcheggiano in patria. Acquisti su larga scala di titoli pubblici italiani e spagnoli da parte delle istituzioni finanziarie italiane e spagnole «hanno creato una connessione allarmante» tra debito sovrano e banche che deve essere spezzata per sventare il rischio che si distruggano a vicenda.

Un'uscita della Grecia, a parte il pericolo di contagio finanziario su altri Paesi, «rischia di avere profonde conseguenze politiche», sottolinea Barber. Sarebbe la prima volta che un Paese che vi ha aderito abbandona il processo di integrazione europea. E non è un Paese qualsiasi, ma un Paese considerato come «fonte e origine» della civiltà europea. Se ciò accadesse, sarebbe impossibile presentare l'integrazione «come un processo irreversibile che coinvolge tutta l'Europa».


Ultima modifica di Deckard il 18/07/2012, 09:30, modificato 1 volta in totale.


_________________
I want to believe... only what is believable!
Top
 Profilo  
 

Bannato
Bannato

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 5539
Iscritto il: 11/09/2009, 10:39
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 18/07/2012, 10:01 
Cita:
Deckard ha scritto:

Il seguente articolo, citazione dell'originale del FT, per quanto mi riguarda, non dimostra come Bossi fosse un illuminato...



ho ripreso il tuo post riportandolo nell'altro topic

http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichpage=-1&TOPIC_ID=7645&REPLY_ID=237208



_________________
[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
© Anonymous/The Irish Rovers
http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 14885
Iscritto il: 26/12/2009, 12:30
Località: ravenna
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 18/07/2012, 13:24 
la sicilia sara' pure la punta dell'iceberg dello spreco,ma altre regioni,magari considerate virtuose,non demordono,una di queste la valle d'aosta,e quasi tutto a spese ns.


costo della valle d'aosta

burocrazia spese pro capite in euro
regioni ordinarie 2.169
regioni statuto speciale 3.647
valle d'aosta 10.960

sanita'
regione ordinarie 1.876
statuto speciale 2.047
valle d'aosta 2.321

assunzione settore pubblico ogni 1.000 abitanti

regioni ordinarie 55.9
valle d'aosta 76.2

personale sanitario ogni mille abitanti

media italiana 10.7
valle d'aosta 15.2


fonte libero
----------------------------------------------------------------------------------------------------
se consideriamo che pure il presidente della provincia autonoma di bolzano
percepisce uno stipendio superiore a quello di obama,e' facile intuire come razionalizzando una serie di spese,magari il popolo italiano non sarebbe stato appesantito da tutto il tassame dei tecnici di turno,vassalli della grande finanza

c'e' pure da aggiungere che le regioni ha statuto speciale sono una stortura nazionale,si crea il presupposto dei due pesi e due misure,che in una nazione non sono il massimo,e quindi andrebbero abolite,istituendo un sano federalismo(pure se il modello che apprezzo e' il confederalismo alla svizzera)


Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Nonno sapienteNonno sapiente

Non connesso


Messaggi: 49592
Iscritto il: 27/12/2007, 11:23
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 18/07/2012, 14:12 
Facciamo bei discorsi ma siamo sempre lì: "magna tu che magno anch'io ..."!Immagine

Strano, ma tutti quelli che vanno al potere (Senato o Parlamento) finiscono così ... [8)] Sarà perché siamo italiani? [^]



_________________
Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
Top
 Profilo  
 

Essere Interdimensionale
Essere Interdimensionale

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 5021
Iscritto il: 05/12/2008, 20:52
Località: Regno di Raziel
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 18/07/2012, 18:59 
Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Facciamo bei discorsi ma siamo sempre lì: "magna tu che magno anch'io ..."!Immagine

Strano, ma tutti quelli che vanno al potere (Senato o Parlamento) finiscono così ... [8)] Sarà perché siamo italiani? [^]
No,perchè sono uomini che percepiscono troppi soldi soltanto mettendo piede in parlamento.

Con stipendi più umili avremmo politici più umili e più sensibili alle problematiche del paese.


Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Nonno sapienteNonno sapiente

Non connesso


Messaggi: 49592
Iscritto il: 27/12/2007, 11:23
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 18/07/2012, 19:35 
E'h, questo è vero ... Fanno le prime donne come i calciatori (e non giocano!) [8)]



_________________
Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
Top
 Profilo  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Questo argomento è bloccato, non puoi modificare o inviare ulteriori messaggi.  [ 6696 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 291, 292, 293, 294, 295, 296, 297 ... 447  Prossimo

Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
Oggi è 27/06/2025, 22:32
© 2015 UfoPlanet di Ufoforum.it, © RMcGirr83.org