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23/07/2012, 13:17

23/07/2012, 13:23

Angeldark ha scritto:

Lo spread Btp-Bund schizza oltre 520. L’euro va in picchiata nei cambi

Il differenziale tra titoli italiani e tedeschi su indici inediti da gennaio: raggiunge anche i 527 punti. Schizza anche l'indice per i Bonos spagnoli (ben oltre 600). Borse in negativo, tonfo di Piazza Affari (fino a -2,6) trascinata dai titoli bancari. Crollo della moneta unica europea: va sotto i 95 yen per la prima volta in 11 anni e sotto i 1,21 dollari
Fonte:http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/23/leuro-ai-minimi-con-yen-e-dollaro-borsa-di-tokyo-ai-minimi-da-maggio/302151/

E la giornata è appena iniziata... [8)]



chiamiamola "tempesta perfetta",prendendo spunto da un titolo da film [V] [V]

23/07/2012, 18:09

Mi sa che è ... l'inizio della tempesta perfetta! [xx(]

23/07/2012, 18:21

Queste sono le ultime dichiarazioni di Monti, fonte ANSA:

MONTI: SPREAD DIPENDE DA DUBBI SU SCUDO UE - Il "grande nervosismo" sui mercati e sullo spread "ha poco a che fare con i problemi specifici dell'Italia", ma piuttosto dipende dalle "notizie, dichiarazioni e indiscrezioni sull'applicazione" delle decisioni prese dal vertice Ue di fine giugno e dovrebbero "essere implementate senza rumore e in tempi brevi". Così il premier Mario Monti da Soci dopo aver chiarito di non ritenere necessario un vertice europeo straordinario perché nell'ultimo summit si sono fatti "rilevanti passi avanti".

23/07/2012, 18:51

Sirius ha scritto:

Queste sono le ultime dichiarazioni di Monti, fonte ANSA:

MONTI: SPREAD DIPENDE DA DUBBI SU SCUDO UE - Il "grande nervosismo" sui mercati e sullo spread "ha poco a che fare con i problemi specifici dell'Italia", ma piuttosto dipende dalle "notizie, dichiarazioni e indiscrezioni sull'applicazione" delle decisioni prese dal vertice Ue di fine giugno e dovrebbero "essere implementate senza rumore e in tempi brevi". Così il premier Mario Monti da Soci dopo aver chiarito di non ritenere necessario un vertice europeo straordinario perché nell'ultimo summit si sono fatti "rilevanti passi avanti".


...quanto mai strano,in precendenza andare da putin era una tragedia,ora che il nuovo,autoincensato statista,pietisce qualke contratto nessuno ha piu' nulla da obbiettare ....anzi [;)]

23/07/2012, 19:19

Infatti tutto va bene in Italia, basta che non ci sia il berlusca, (a fare i conti in tasca ai partiti!) [;)]

23/07/2012, 19:32

Allora non capite che la linea politica di Monti segue quella di Berlusconi??,ma come ve lo devo dire cantando?? e suonando???.[:D]
Comunque fa piacere questa mossa,alla faccia dell'Occidente che ci stà facendo la guerra economica lasciandoci sul lastrico.[;)]

23/07/2012, 20:07

ubatuba ha scritto:

Angeldark ha scritto:

Lo spread Btp-Bund schizza oltre 520. L’euro va in picchiata nei cambi

Il differenziale tra titoli italiani e tedeschi su indici inediti da gennaio: raggiunge anche i 527 punti. Schizza anche l'indice per i Bonos spagnoli (ben oltre 600). Borse in negativo, tonfo di Piazza Affari (fino a -2,6) trascinata dai titoli bancari. Crollo della moneta unica europea: va sotto i 95 yen per la prima volta in 11 anni e sotto i 1,21 dollari
Fonte:http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/23/leuro-ai-minimi-con-yen-e-dollaro-borsa-di-tokyo-ai-minimi-da-maggio/302151/

E la giornata è appena iniziata...[8)]


Buffo. Mi viene in mente una carta del famigerato gioco "Illuminati" dove si vede un pesce con il simbolo dell'euro mangiato da un pesce con il simbolo del dollaro a sua volta mangiato da un pesce con il simbolo dello yen. (si parla del 1990)

http://media.adamdodson.org/index.php/I ... ank-merger

24/07/2012, 01:14

ESM e Fiscal Compact: parlamentari votano
senza sapere di cosa si tratti


Si preannunciano 20 anni di rigore e 45 miliardi di aumento tasse e tagli alle spese ogni anno. Ma la maggior parte dei deputati dimostra di non sapere nulla a riguardo. GUARDA IL SERVIZIO di 'Ultima Parola' su Rai 2.

Pubblicato il 23 luglio 2012

http://www.wallstreetitalia.com/article ... ratti.aspx

Roma - Meccanismo Europeo di Stabilita' e Fiscal Compact sono sulla bocca di tutti, ma nemmeno i parlamentari italiani, a cui e' affidato il destino del nostro paese, sanno di cosa si tratti (GUARDA VIDEO SOTTO).

La settimana scorsa la Camera ha dato il via libera alle leggi di ratifica definitiva in Italia che recepiscono i Trattati che contengono il Fiscal Compact e il Mes, fortissimamente voluti dal Governo. Si tratta della definitiva conversione in legge italiana, essendo stati gia' approvati dal Senato entrambi i disegni di legge.

L'accordo sul Fiscal Compact prevede che tutti gli stati europei vadano verso il pareggio di bilancio senza debiti. Ma la maggior parte dei deputati dimostra di non sapere nulla a riguardo. C'e' anche chi, come Elio Belcastro del Gruppo Misto, ha votato contro, pur senza sapere bene il perche'. L'ignoranza e' diffusa e non ha confini di appartenenza partitica.

Tra quelli che pensavano di caversela con un sorriso e una battuta figurano Renzo Lusetti (UDC), Paola Pelosi, Renzo Speciale e Paolo Rotondi del PdL, Scilipoti e Antonio Razzi di Popolo e Territorio e chi si giustifica dicendo che 'e' un documqnto che e' in Commissione e a me non e' ancora arrivato' come Antonio Boccuzzi del PD.

Oltre a prevedere l'obbligo di pareggio di bilancio per i Paesi aderenti al Trattato, cosa che l'Italia ha già inserito nell'ordinamento addirittura introducendo apposita norma costituzionale, il fiscal compact - come ha ricordato al Parlamento lo stesso Moavero- prevede fra le sue 'regole d'oro'- l'obbligo per i Paesi con un debito pubblico superiore al 60% del Pil di rientrare entro tale soglia nel giro di 20 anni, ad un ritmo pari ad un ventesimo dell'eccedenza ogni anno.

Il meccanismo entrera' in vigore dal primo gennaio 2013 se almeno 12 paesi sui 25 che hanno firmato l'accordo decideranno di ratificarlo. Monti ha chiesto di utilizzare i soldi del MES, il fondo salva stati dell'area euro, per limitare lo spread.

GUARDA IL SERVIZIO DI ULTIMA PAROLA SU RAI 2


24/07/2012, 09:18

Thethirdeye ha scritto:


ESM e Fiscal Compact: parlamentari votano
senza sapere di cosa si tratti


Si preannunciano 20 anni di rigore e 45 miliardi di aumento tasse e tagli alle spese ogni anno. Ma la maggior parte dei deputati dimostra di non sapere nulla a riguardo. GUARDA IL SERVIZIO di 'Ultima Parola' su Rai 2.

Pubblicato il 23 luglio 2012

http://www.wallstreetitalia.com/article ... ratti.aspx

Roma - Meccanismo Europeo di Stabilita' e Fiscal Compact sono sulla bocca di tutti, ma nemmeno i parlamentari italiani, a cui e' affidato il destino del nostro paese, sanno di cosa si tratti (GUARDA VIDEO SOTTO).

La settimana scorsa la Camera ha dato il via libera alle leggi di ratifica definitiva in Italia che recepiscono i Trattati che contengono il Fiscal Compact e il Mes, fortissimamente voluti dal Governo. Si tratta della definitiva conversione in legge italiana, essendo stati gia' approvati dal Senato entrambi i disegni di legge.

L'accordo sul Fiscal Compact prevede che tutti gli stati europei vadano verso il pareggio di bilancio senza debiti. Ma la maggior parte dei deputati dimostra di non sapere nulla a riguardo. C'e' anche chi, come Elio Belcastro del Gruppo Misto, ha votato contro, pur senza sapere bene il perche'. L'ignoranza e' diffusa e non ha confini di appartenenza partitica.

Tra quelli che pensavano di caversela con un sorriso e una battuta figurano Renzo Lusetti (UDC), Paola Pelosi, Renzo Speciale e Paolo Rotondi del PdL, Scilipoti e Antonio Razzi di Popolo e Territorio e chi si giustifica dicendo che 'e' un documqnto che e' in Commissione e a me non e' ancora arrivato' come Antonio Boccuzzi del PD.

Oltre a prevedere l'obbligo di pareggio di bilancio per i Paesi aderenti al Trattato, cosa che l'Italia ha già inserito nell'ordinamento addirittura introducendo apposita norma costituzionale, il fiscal compact - come ha ricordato al Parlamento lo stesso Moavero- prevede fra le sue 'regole d'oro'- l'obbligo per i Paesi con un debito pubblico superiore al 60% del Pil di rientrare entro tale soglia nel giro di 20 anni, ad un ritmo pari ad un ventesimo dell'eccedenza ogni anno.

Il meccanismo entrera' in vigore dal primo gennaio 2013 se almeno 12 paesi sui 25 che hanno firmato l'accordo decideranno di ratificarlo. Monti ha chiesto di utilizzare i soldi del MES, il fondo salva stati dell'area euro, per limitare lo spread.

GUARDA IL SERVIZIO DI ULTIMA PAROLA SU RAI 2





sono tutti impiegati nominati dall`alto..
prendono un bello stipendio, benefits,
ecc.
l`ultima cosa a cui pensano
e` quella di rompere le scatole..

sull`euro
forse qualcuno l`ha gia` detto,
se la grecia va fuori VERAMENTE
debbono essere pagati miliardi di CDS
su questa eventualita`..
-> in pratica sono titoli non solvibili..
sono titoli speculativi fini a se` stessi..

e` come scommettere su una cosa
ritenuta improbabile se non im[possibile,
ma se poi quella succede veramente
succede il patatrac..

24/07/2012, 09:55

Crisi euro: la ricetta dei "poteri forti"

L'opinione degli economisti Giavazzi e Alesina, esponenti di punta del fronte pro-cessione di sovranità. Ma anche loro dicono: "È ormai chiaro che l’euro non si salverà con scorciatoie e tappabuchi come gli eurobonds o i fondi salva-Stati".

Immagine

di: Francesco Giavazzi e Alberto Alesina
Pubblicato il 23 luglio 2012

http://www.wallstreetitalia.com/article ... forti.aspx

Roma - Era il luglio di cinque anni fa quando si avvertirono i primi scricchiolii in alcune banche americane, francesi e tedesche. Da allora abbiamo vissuto la più forte recessione dagli anni Trenta, la crescita è rallentata, e trovare un lavoro è diventato difficile dovunque. Questa crisi ci ha insegnato alcune verità.

Primo: le crisi finanziarie, soprattutto quelle scatenate da aumenti ingiustificati nei prezzi delle abitazioni producono, quando la bolla poi scoppia, recessioni molto lunghe. Le banche, dopo aver concesso mutui con grande leggerezza, senza chiedersi se il cliente debitore sarebbe stato in grado di sostenere le rate, subiscono perdite ingenti e devono ricapitalizzarsi. Ma a quel punto trovare capitali privati non è facile, e se interviene lo Stato, il debito pubblico esplode, come è accaduto in Stati Uniti, Irlanda e Spagna.

Così il credito non riprende e l’economia ristagna a lungo. Lo abbiamo imparato dal libro di Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, Questa volta è diverso. Otto secoli di follia finanziaria (Il Saggiatore, 2010) lettura consigliata per l’estate. Il titolo è volutamente ironico: questa volta «non» è diverso, la storia è piena di crisi finanziarie seguite da lunghe recessioni. Il Giappone è solo l’esempio più recente: non si è mai davvero ripreso dagli effetti della bolla immobiliare scoppiata nel 1989, e il debito pubblico ha raggiunto il 200 per cento del reddito nazionale. I due grafici visibili qui illustrano in modo chiaro la durata di queste crisi e il ciclo del credito prima e dopo la crisi.

Secondo: occorre abbandonare l’illusione che per riprendere a crescere basti un po’ di spesa pubblica. Per vent’anni il Giappone le ha provate tutte: porti, metropolitane, alta velocità: il debito pubblico si è triplicato, ma la crescita non è mai arrivata. E anche il programma fiscale di Obama, se forse ha attenuato la recessione americana, certo non è riuscito a ridurre la disoccupazione e a far ripartire velocemente l’economia. E nel frattempo anche gli Stati Uniti hanno accumulato livelli di debito molto onerosi. Sono ancora Reinhart e Rogoff a mostrare che quando il debito pubblico sale oltre certi livelli diventa un macigno che rallenta a lungo la crescita.

Terzo: per risanare il sistema finanziario bisogna separare le banche dalla politica. In entrambe le direzioni: riducendo il potere dei politici sul sistema finanziario e l’influenza dei banchieri sui governi. Non è un caso che la prima banca che cinque anni fa entrò in difficoltà, fosse una cassa di risparmio pubblica tedesca: la IKB Deutsche Industriebank di Düsseldorf. Fallì perché concedeva prestiti a condizioni non di mercato alle imprese amiche dei politici suoi azionisti e per far tornare i conti acquistava mutui immobiliari, apparentemente molto redditizi, in Florida e Nevada, i due Stati in cui la bolla immobiliare americana fu più acuta.

Una vicenda analoga a quella delle Caixas spagnole: se il governo di Madrid non le avesse protette fino all’ultimo, negando che fossero tutte fallite, forse oggi la Spagna sarebbe in una situazione meno drammatica. Oggi le banche pubbliche tedesche si oppongono con forza al trasferimento dei poteri di vigilanza alla Banca centrale europea: temono occhi indipendenti con cui sarebbe difficile venire a patti. Se l’avessero vinta, l’unione bancaria non vedrebbe la luce e l’euro avrebbe i giorni contati. Ma l’indipendenza deve essere anche nel senso contrario.

Nella vicenda del Libor, il tasso interbancario londinese, i rapporti fra la Banca d’Inghilterra e i dirigenti di Barclays sono parsi a volte eccessivamente confidenziali. Esercitare moral suasion è il mestiere più difficile di un banchiere centrale, un’arte che richiede discrezione, ma che non deve mai lasciar dubbi sull’indipendenza dell’autorità preposta a vigilare sulle banche.

Negli Stati Uniti le riforme proposte dall’ex presidente della Federal Reserve, Paul Volcker, che vietano alle banche commerciali di intraprendere attività speculative, rimangono in gran parte inapplicate, per l’influenza che Wall Street continua a esercitare su Washington. La riforma Dodd-Frank è un complicatissimo pasticcio entro i cui meandri certe pratiche oscure potrebbero continuare.

Quarto: la crisi ha dimostrato la fragilità del progetto europeo. Finché tutto andava bene le fondamenta tenevano. Da quando è scoppiata la crisi, la costruzione traballa pericolosamente. Ma invece di trovare una soluzione, i politici europei non fanno che accusarsi tra loro ritardando gli interventi necessari.

È ormai chiaro che l’euro non si salverà con scorciatoie e tappabuchi come gli eurobonds o i fondi salva-Stato. Affidare il salvataggio dell’euro alla speranza che le «formiche del Nord» salvino «le cicale del Sud» socializzando i loro debiti è ingiusto, politicamente impossibile, ma soprattutto non servirebbe a nulla.

Un salvataggio senza una maggiore integrazione politico-economica dell’eurozona avrebbe solo l’effetto di dare alle cicale la possibilità di rimandare riforme già troppo a lungo procrastinate. Dopo di che le tensioni tra Sud e Nord riesploderebbero con più forza. L’euro si salva (se si vuol farlo) con un piano coerente di medio termine di integrazione bancaria, fiscale e politica dell’eurozona. Ciò non significa gli Stati Uniti d’Europa, ma un’architettura coerente che permetta all’unione monetaria di funzionare.

Una prima decisione, dopo aver affidato la vigilanza bancaria alla Bce, potrebbe essere un primo passo nel trasferimento della sovranità sui propri conti pubblici. Ad esempio si potrebbe decidere (seguendo una proposta che è stata avanzata in Germania) che se un Paese non rispetta gli obiettivi sui conti pubblici, la nuova legge finanziaria che si renderà necessaria (incluse le riforme indispensabili per renderla credibile) non sarà scritta dal governo di quel Paese, ma dalla Commissione di Bruxelles, e non sarà votata dal suo Parlamento, ma dal Parlamento europeo (una proposta che dovrebbe però essere accompagnata da un rafforzamento della credibilità dell’istituzione di Strasburgo).

A fronte di una simile decisione la Germania e gli altri Paesi del Nord potrebbero decidere che si è fatto un passo sufficientemente irreversibile verso l’unione politica da giustificare interventi atti a garantire che il sistema non esploda prima di raggiungere il traguardo finale. Per esempio concedere una licenza bancaria allo European stability mechanism (Esm), cioè consentire che la nuova istituzione europea abbia accesso alla liquidità della Bce, condizione necessaria affinché la quantità di eventuali acquisti di titoli pubblici sia sufficiente a renderli credibili.

Oppure creare, sempre attraverso l’Esm, una garanzia europea sui depositi bancari (analogamente a quanto avvenne negli Stati Uniti durante la Grande depressione) cioè l’impegno, qualunque cosa accada, a rimborsarli in euro. È ciò che Angela Merkel ripete da tempo: siamo pronti a correre dei rischi, ma solo a fronte di progressi concreti nel trasferimento di sovranità.

Quinto: i compiti a casa dobbiamo continuare a farli, non solo quando lo spread sale. Accusare i tedeschi per le mancanze della nostra storia recente è puerile. Gli italiani non si sono ancora ben resi conto di quanto complessi debbano essere questi compiti. Ci si illude se si pensa che basti «ridurre gli sprechi».

Serve ben altro: occorre ripensare a quello che il nostro Stato può e non può fare. Bisogna evitare che di servizi pubblici di fatto gratuiti beneficino anche i ricchi, e non solo le famiglie indigenti. Occorre ridurre le tasse che gravano su chi lavora e produce. È molto difficile crescere con un debito pubblico che supera il 100% del Pil e un peso fiscale che per i contribuenti onesti è tra i più alti al mondo. Serve una «rivoluzione » del nostro Stato sociale, non solo ritocchi. La Germania ha iniziato a farlo dieci anni fa, e ora ne trae i benefici.

Sesto: la giustizia sociale va garantita creando il più possibile pari opportunità per tutti. Una delle ragioni dell’incremento della disuguaglianza che ha preceduto la crisi è stata la crescita del premio retributivo per chi ha accumulato capitale umano, cioè ha studiato. L’investimento in formazione ha reso di più e favorito chi poteva permetterselo. Non demonizzare la ricchezza quindi, ma offrire a tutti la possibilità di acquisire gli strumenti necessari. Premiare il merito, punire le rendite di posizione, scardinare i privilegi, rendere il mercato più equo, colpire l’evasione. Seconda lettura per l’estate: Luigi Zingales, A capitalism for the people, New York, Basic Books 2012.

Il tempo sta per scadere. Come scrisse Rudi Dornbusch, uno degli economisti più lucidi del Novecento: «Le crisi spesso durano molto più a lungo di quanto si pensi. Ma poi svoltano e si avvitano in un baleno. Ci vogliono dei mesi, ma poi basta una notte».


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24/07/2012, 12:42

TTE, continuo a dirtelo, Soros, che più potere forte di così si muore, ha idee diverse dal cosiddetto mainstream economico. La divisione non è tra "poteri forti", che sa tanto di "squali demoplutocratici" di ben nota memoria, e "99%", ma tra idee, politiche, economiche e sociali, opposte.

E anche qui c'è una destra e una sinistra. Non è detto che la destra faccia sempre "la destra" e la sinistra sempre "la sinistra", ma chi parla di superamento di questi concetti è sempre collegato ai "poteri forti", fattene una ragione.

Ho già espresso mille volte, poi, cosa farei io (che, più o meno, è l'idea della sinistra "sinistra": minoritaria? Non so, ma comunque, evvabbè, ci siamo abituati...). Devo ripetere ancora che il pareggio di bilancio è una demenza? Bene: il pareggio di bilancio "fa schifo". "Ci è stato imposto!" In parte sì, ma mi piacerebbe avere un "tecnico autorevole" (definizione da vocabolario di Monti) che faccia davvero il "tecnico autorevole" e si faccia sentire. Troppo comodo dire sempre "ce lo impongono", così posso andarci pure io a fare il presidente del consiglio. A onore suo va però ricordato che si è schierato con la Francia. Sarebbe stato stupido restare filotedeschi, ma almeno è sceso dal carro del più forte.

Sull'articolo del Corriere (il giornale a cui manda le letterine Casaleggio?) dico solo che dire che "un po' di spesa pubblica non basta" è... Bambinesco. Lo so anch'io che non basta, non basta la spesa pubblica da sola nè basta "un po'" di spesa. Ma caspita, dato che il debito è solo un'oggetto della speculazione (e non la fonte della crisi), prima di dire "riduciamo la spesa" bisognerebbe riflettere bene... Sarebbe come dire che, siccome c'è la crisi del grano (la speculazione dei biocarburanti, ricordi? Le rivolte del pane in Africa...), bisogna mangiare di meno! Assurdo!

Per uscire dalla crisi servono investimenti a sostegno del lavoro (lavoratori e imprenditori). Servono soldi PUBBLICI perchè non puoi obbligare le banche a regalare soldi, nè puoi, in verità, lasciarle fallire. Ma se, per dire, mettessimo una tassa sulla finanza, avremo tanti di quei miliardi da rifare tutte le infrastrutture europee.

E che nessuno mi venga più a parlare di "spreco di denaro pubblico", visto che il vero spreco è il cattivo funzionamento dell'economia imposto dalla finanza. Con la truffa del Libor, si sono fregati 800mila miliardi di dollari. Questo è spreco, non i dipendenti pubblici in esubero o le province sotto i 350mila abitanti...

24/07/2012, 15:49

Scandalo Libor nulla in confronto alla farsa del Pil cinese

Pechino avrebbe taroccato i numeri. Se dovessero emergere i valori reali, le conseguenze per i mercati sarebbe devastanti. La non trasparenza di governi e banche porta rischi sistemici enormi.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... inese.aspx

Pubblicato il 24 luglio 2012

Lo scandalo Libor, che ha coinvolto tra i più grandi istituti della city e continua, attraverso nuove rivelazioni, a minare la fiducia sulla trasparenza e sull’onestà del sistema bancario, non sarebbe nulla rispetto a quanto messo in atto dal governo cinese. I numeri sulla variazione del Pil sarebbero taroccati, e le conseguenze per i mercati sarebbero disastrose se dovessero emergere i valori reali. A dirlo è Larry McDonald, famoso per il libro: "A Colossal Failure of Common Sense: The Inside Story of the Collapse of Lehman Brothers".

Nel secondo trimestre 2012 la crescita economica cinese è scesa al +7,6%, stando ai dati ufficializzati dal governo il 13 luglio. In calo rispetto a +8,1% del primo trimestre e +8,9% degli ultimi tre mesi del 2011.

I numeri sul periodo aprile-giugno 2012 sono stati tuttavia superiori alle attese degli analisti, e hanno contribuito a placare i timori legati a un possibile "hard landing" (letteralmente "atterraggio duro") dell’economia cinese. Come conseguenza le categorie di asset considerate in genere più rischiose, tra cui azionario e materie prime, sono tornate in rally nei giorni successivi.

Ma andando ad analizzare più in dettaglio la reale situazione della Cina, altri valori indicano una condizione economica differente. Importazioni in diminuzione, produzione industriale in calo, così come l’utilizzo della corrente elettrica. Tutti indicatori che fanno presagire un rallentamento della crescita, precisa McDonald, rimarcando quanto già messo in evidenza da altri analisti ed esperti. A titolo di esempio, le stime degli economisti di Barclays erano per +7,15%.

A preoccupare McDonald il fatto che la non trasparenza da parte di governi e banche (caso Libor e numeri sul Pil) corre il rischio di portare a rischi sistemici peggiori rispetto a problemi puramente economici. "Per quanto siano difficili i periodi di sell nei mercati guidati da fattori economici, non sono nulla in confronto agli eventi del 2011, 2008, 1929 e 1907", scrive McDonald, specificando come per i primi la variazione è all’incirca -5% / -15%, contro -25% / -50% per i secondi.

E a preoccupare deve essere il fatto che i governi al momento non sono trasparenti: "basta vedere quanto succede ora in Europa".





Il commento di un utente di WSI:
Che la Cina gonfiasse i dati del Pil da anni lo sapevano anche i sassi. Viene da chiedersi: basta tacere una notizia e una verità per far finta che non sia successo niente? Cioè, ora che si sa questa cosa l'importante è non parlarne? Ma che mondo è diventato?

Comunque, più si va avanti e più le cose sono chiare: il mondo è stato distrutto da un'orda di barbari avidi e senza scrupoli attraverso la "globalizzazione" che poi è una "neoschiavizzazione" per cui invece di deportare gli schiavi si va a sfruttarli a casa loro; attraverso immani truffe e malversazioni finanziarie; in Europa, attraverso la truffa monetaria dell'Euro.

24/07/2012, 17:07

Probabilmente dirò una sciocchezza... ma se gli italiani comprassero il proprio debito pubblico, concordando un tasso di interesse fisso del 1% (o meno)... in questo modo potrebbero acquisire il "debito estero" e una volta con il debito pubblico tutto in mano nostre, potremmo tenere interessi bassissimi, e così risolvere tutti i nostri problemi, arrivando a tagliare tranquillamente 50-60 miliardi di interessi tutti gli anni.
Questo significherebbe uno spostamento di capitali dalla spazzatura distribuita dalle banche a titoli di stato, quindi un interesse collettivo sopra un interesse individuale... così questi "speCulatori" potrebbero speculare sul loro Xulo e non sulla vita di milioni di persone. E gli imPrenditori italiani a debito (i soliti noti, quelli che fanno i giochini con la finanza, non la "normale" impresa a debito) farebbero la fine che meritano, dando ossigeno all'economia di chi produce.

Che poi tanto sciocchezza non è dato che è esattamente quello che fanno i giapponesi.
Ultima modifica di iLGambero il 24/07/2012, 17:11, modificato 1 volta in totale.

24/07/2012, 19:22

iLGambero ha scritto:

Probabilmente dirò una sciocchezza... ma se gli italiani comprassero il proprio debito pubblico, concordando un tasso di interesse fisso del 1% (o meno)... in questo modo potrebbero acquisire il "debito estero" e una volta con il debito pubblico tutto in mano nostre, potremmo tenere interessi bassissimi, e così risolvere tutti i nostri problemi, arrivando a tagliare tranquillamente 50-60 miliardi di interessi tutti gli anni.
Questo significherebbe uno spostamento di capitali dalla spazzatura distribuita dalle banche a titoli di stato, quindi un interesse collettivo sopra un interesse individuale... così questi "speCulatori" potrebbero speculare sul loro Xulo e non sulla vita di milioni di persone. E gli imPrenditori italiani a debito (i soliti noti, quelli che fanno i giochini con la finanza, non la "normale" impresa a debito) farebbero la fine che meritano, dando ossigeno all'economia di chi produce.

Che poi tanto sciocchezza non è dato che è esattamente quello che fanno i giapponesi.


Questa è l'idea proposta dall'imprenditore di Pistoia Giuliano Melani...
http://www.nanopress.it/economia/giuliano-melani/

E' stato invitato anche in tv varie volte per spiegare l'iniziativa...
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