Dedicato a coloro che sono interessati a questa ricerca, soprattutto a Barionu e agli Storici et Arpiolidi presenti nel forum.
Qualche giorno fa, qui sul forum, zio ot ha segnalato il meraviglioso sito di Emilio Salsi. Devo dire che mi sono appassionato molto alla ricerca del signor Salsi. Leggendo le pagine del sito, tenevo a mente l'opera di Leonardo Da Vinci (l'Ultima Cena) e, sono arrivato al punto di ritenere che Leonardo abbia realizzato due dipinti in uno;
- uno riguarda l'Ultima Cena così come l'abbiamo sempre vista, con Gesù e i dodici apostoli.
- l'altro riguarda la prole di Giuda il Galileo più Maria di Magdala.
Cliccare l'immagine per ingrandirla
Secondo me, Leonardo Da Vinci conosceva la vita/storia degli Zeloti e, con ciò che ha dipinto, per come lo ha dipinto, ..... ha fregato tutti.
Di seguito, una serie di immagini con i nomi dei personaggi nell'opera di Leonardo.
La mia specifica su quello che è in realtà MISTER X:
i miei studi recenti mi hanno ipotizzato a individuare 2 Gesù.
Per cui al centro , con la Maddalena ( o altra donna ) abbiamo il grande Rav Yeshùa , detto il bar abbà , e Mister X con il coltello è in vero Yeshùa detto il Mashìach , il grande guerriero capo dei beriomim che conquista Gerusalemme .
Il Cenacolo come fotografia di un preciso fatto storico che avviene in quel periodo, quando il Legatus Augusti pro praetore Lucio Vitellio arriva a Gerusalemme per riprenderne il possesso .
Il Graal è un simbolo multiforme che racchiude in sé svariati significati. È un tramite per la divinità e rappresenta la molteplicità della potenza di Dio. Fra i suoi vari attributi c’è quello di rappresentare il principio creatore e in genere tutto quello che è legato alla vita: guarigione, nascita e rigenerazione. I suoi cantori gli hanno fatto assumere varie forme, calice, pietra, vassoio, ma le sue proprietà di rigenerazione sono costanti. La forma principale con cui è conosciuto il Graal è quello di un calice o in genere un contenitore. Ci soffermeremo su questa forma.
Se esaminiamo il geroglifico egizio rappresentante la donna vedremo la presenza di un pozzo d’acqua. La donna, sorgente di vita, è legata all’acqua, sorgente di vita per eccellenza ma anche liquido amniotico. Il pozzo d’acqua come grembo materno. Nell’antico Egitto l’acqua assumeva un significato particolare. Le sue capacità agricole dipendevano dalla regolarità delle piene del Nilo. Tutto dipendeva dall’acqua. Non a caso tutte le grandi civiltà si sono sviluppate intorno a corsi d’acqua: il Nilo, il Tevere, il fiume Giallo, il Tigre e l’Eufrate, l’Indo. Nell’antica Mesopotamia una divinità dell’oltretomba chiamata Enki, riempiva di acqua le vasche dei primi templi. Poi semidei in forma di pesce la donavano agli uomini. I fedeli persiani la raccoglievano in anfore e versavano libagioni in coppe approntate dinanzi agli altari. In queste antiche cerimonie religiose, la vasca e il bacile, l’anfora e la coppa rappresentavano la creazione della vita.
Il Graal ha memoria di questi antichi miti. Forse un legame diretto non esiste, ma questi simboli sono universali e portano con sé memoria degli antichi significati. La potenza del simbolo è quella di rappresentare significati universali a tutti gli uomini e di passare indenne attraverso le generazioni umane assumendo nuovi significati ma conservando gli antichi.
Questa simbologia connessa all’origine della vita è indubbiamente legata alla donna e alla sua qualità di generatrice di vita. Il Graal contiene questa simbologia femminile, perché è un dispensatore di vita. In alcune leggende il Graal è legato alla Lancia sanguinante. Il sangue cola nel Calice e la lancia è simbolo maschile per eccellenza. Il Calice, la donna, la lancia, l’uomo, generano la vita e rappresentano l’atto creatore di Dio. Quale migliore rappresentazione della potenza creatrice divina del mistero della generazione di una vita dall’unione di un uomo e di una donna? E, di fatto, in passato quale altro simbolo si poteva utilizzare? Più tardi lo sviluppo della ceramica portò l’immagine di un Dio vasaio. Già nell’antico Egitto fu adottato il simbolo del vaso per significare il verbo creare.
Il Graal essendo un contenitore possiede anche quest’immagine del vaso come simbolo della creazione divina.
Anche il Dio cristiano che crea l’uomo dal fango riprende quella di un dio vasaio. Più tardi nel Medioevo Dio prende il compasso per creare. Il riferimento è all’architettura che allora sviluppava imponenti opere.
Il Graal rappresenta il tutto, perciò racchiude in sé il principio maschile e femminile. A volte reso più esplicito dalla presenza della Sacra Lancia. Simbolo maschile e quindi della guerra. Crea insieme al Graal-donna la vita, ma distrugge i nemici.
Nella tradizione cristiana un collegamento fra la donna e un contenitore esiste nella Litania Lauretana, la Vergine Maria viene descritta come: “Vas sprirituale, vas onorabile, vas insigne devotionis”, ovvero “vaso spirituale, vaso dell’onore, vaso pregiato di devozione”. La Vergine è descritta come un contenitore, il “contenitore” per eccellenza perché ha custodito il Figlio di Dio.
Un esempio di connessione fra il simbolo del vaso e la donna si ritrova nelle decorazioni della chiesa di S. Vitale a Ravenna in cui la regina Teodora viene accomunato ad un vaso. La metafora è sempre quella della donna come contenitore della vita.
Nel racconto del Re magagnato è presente l’idea del re taumaturgo. Il suo benessere corrisponde al benessere delle sue terre e del suo popolo. Non a caso la ferita è alle gambe con ovvio riferimento alle capacità riproduttive impedite. In questo si ritrova la presenza di una simbologia femminile legata ai culti di fertilità e al culto della Grande Madre. La malattia del Re Magagnato isterilisce le terre. Solo la domanda di Perceval può risanare il Re e far rifiorire la terra.
Questa parte della leggenda graaliana ricorda il mito di Kore e Demetra. Facciamo una breve sintesi del mito. Ade, re degli Inferi, con il permesso di Zeus rapisce Kore per sposarla. Dopo il rapimento di Kore la madre, Demetra, va alla sua ricerca. Fintanto che Demetra non ritrova la figlia, la terra non germoglia più. Una volta ritrovata, la terra torna a rifiorire e la Dea felice fa dono agli uomini del grano.
Il dolore di Demetra per la perdita della figlia rende desolata la terra così come il dolore per l’impossibilità di muoversi a causa della ferita alla coscia rende desolata la terra del reame del Re Pescatore.
Kore è donna, il Graal ha una simbologia femminile. Le similitudini ci sono, ma sono molte anche le differenze. Da una parte c’è una donna che cerca, dall’altra un uomo. L’oggetto della ricerca è una donna, una figlia, dall’altra è un oggetto e c’è una domanda che permette di guarire il re e la terra. Nel mito del ratto di Kore la presenza femminile è preponderante e il fatto si spiega facilmente perché il mito di Kore è più antico e risale alle prime civiltà stanziali, e quindi agricole. In epoca antica si pensava che fosse la donna dispensatrice di vita e non veniva riconosciuta all’uomo il suo ruolo nell’atto della procreazione. Questo imponeva un ampio riconoscimento del ruolo della donna nella società. Dopo la scoperta del ruolo dell’uomo c’è stato un capovolgimento di tale prospettiva: è l’uomo che porta il principio vitale col proprio seme. La donna è più passiva. Nel Perceval non ha caso l’eroe è un uomo: è lui che feconda e fa rinascere la terra. Anche in ciò il riferimento all’attività agricola è evidente. L’uomo col suo lavoro rende feconda la terra, che da sola non produrrebbe niente, così come è necessario l’intervento maschile affinché la donna possa procreare.
Il Graal rappresenta il principio femminile che unito al principio maschile rappresentato da Perceval genera la vita.
Trattando di generazione, il ricordo di antichi culti legata alla Grande Madre, è evidente. La simbologia femminile del Graal è piuttosto forte a scapito di quella maschile, nonostante il tempo trascorso e l’avvento del cristianesimo e del Dio Padre. Nel corso del tempo sono stati fatti vari tentativi di riportare le leggende graaliane all’ortodossia cristiana, un esempio è dato dal Perlesvaus di autore anonimo, che si suppone legato ai cistercensi, ma il Graal continua a conservare legami con un passato non cristiano.
Tornando all'Ultima Cena di Leonardo Da Vinci, ho già caricato una mia elaborazione riguardo la Vesica piscis...
...forse sono stato troppo ottimista ritenendo che in quella immagine si notasse il Graal (ma va bene anche così).
iN questa elaborazione si vede meglio:
Come sempre, tutto IMHO.
_________________ नमस्ते
•Skywatchate più che potete•
____________________________ Time to eat all your words Swallow your pride Open your eyes. (Tears for Fears) ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Tutto l'acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino.
Vorrei farvi vedere alcune cose riguardo la mano con pugnale (o coltello che sia) presente nel Cenacolo di Leonardo Da Vinci.
Premetto che NON sono un medico-ortopedico, e che tutto ciò che posterò qui, fa riferimento alle mie personalissime osservazioni (per la competenza ortopedica, vi invito a leggere, o rileggere, il meraviglioso Studio di Iron Iko -qui-).
Altra premessa: non sono concorde con la ricostruzione fatta dal pittore Alberto Cottignoli che attribuisce la mano in questione, all'apostolo Giuda Iscariota (ritengo che quella mano appartenga a una figura -mister Y- che sta dietro a Giuda). Con Cottignoli però, sono pienamente d'accordo su un punto (fondamentale, secondo me) di cui parlerò più avanti in questo post.
Cominciamo:
questi sono i movimenti che possiamo fare con le nostre mani...
Alberto Cottignoli nel suo blog -qui- fa notare come la posizione della mano (nell'affresco di Leonardo) sia, anatomicamente parlando, copletamente errata. E di questo che sono perfettamente concorde con lui (l'ho accennato a inizio post). iN base a ciò, vi faccio vedere una cosa:
Nell'immagine qui sopra, ho evidenziato in rosso una parte della mano che riguarda i muscoli dell'eminenza tenar. Quella parte, è non poco frontale rispetto a chi osserva. Com'è possibile? Una cosa del genere potrebbe essere solo nel caso in cui l'articolazione della mano permettesse una particolare torsione. O, nel caso in cui la mano non fosse di Simon Pietro ma appartenesse a qualcun'altro (la seconda che ho detto ).
Beh, c'è chi sostiene sia possibile impugnare un coltello ed assumere la posizione abnorme che vediamo nell'opera di Leonardo. iL signor Cuoghi , -in questo forum-, ha provato a dimostrarlo, e per me, non è stato molto convincente. Guardate qui:
_________________ ...the earth is an enclosed plane, centered at the North Pole and bounded along its outward edge by a wall of ice, with the sun, moon, planets, and stars only a few hundred miles above the surface of the earth.
Attenzione a non darti la zappa sui piedi, zio Ot. "Caderci addosso" può significare un gesto di abbraccio e di protezione istinitivo quando viene a sapere del tradimento.
Sono state scritte milioni di pagine per commentare i passi dei Vangeli, interpretandoli in modo letterale e per costruire impalcature teologiche o catechistiche; altri autori li hanno interpretati col fine di confutarli perché avevano individuato discrepanze e incongruenze nella narrazione: tutti sono caduti nell'errore di considerarli una testimonianza di fatti veramente accaduti. da KRST
Attenzione a non darti la zappa sui piedi, zio Ot. "Caderci addosso" può significare un gesto di abbraccio e di protezione istinitivo quando viene a sapere del tradimento.
Potrebbe anche essere ... ma è interessante vedete come il verbo è usato nel N T,
Ad es in Luca XV , 20
kai dramon , epepesen , epi ton trachelon autou kai katephilesen autou
gli corse in contro , gli si getto al collo e lo baciò
Dal testo greco si ricava che il discepolo amato era CONTIDUAMENTE reclinato ,disteso sopra;cioè non si reclinò per domandare a Gesu’ chi lo tradiva, era già in quella posizione,prima ancora di ricevere la richiesta da Pietro e poi rivolgerla a Gesù. Quindi nessuna paura,nessuno si darà vangate sui piedi.
Dal testo greco si ricava che il discepolo amato era CONTIDUAMENTE reclinato ,disteso sopra;cioè non si reclinò per domandare a Gesu’ chi lo tradiva, era già in quella posizione,prima ancora di ricevere la richiesta da Pietro e poi rivolgerla a Gesù. Quindi nessuna paura,nessuno si darà vangate sui piedi.
Non mi riferivo alle correnti traduzioni. Zio Ot sta testando la seguente
Cita:
"in importanti Codici , tra cui il Sinaiticus appare epipeson : caderci addosso ,"
Sono state scritte milioni di pagine per commentare i passi dei Vangeli, interpretandoli in modo letterale e per costruire impalcature teologiche o catechistiche; altri autori li hanno interpretati col fine di confutarli perché avevano individuato discrepanze e incongruenze nella narrazione: tutti sono caduti nell'errore di considerarli una testimonianza di fatti veramente accaduti. da KRST
a proposito della mano di Pietro è citata la restauratrice Brambilla Barcilon :
cit da wiki nota n 17
Il corpo presenta un avanzamento accentuato e inoltre una ulteriore complessità della posizione è dovuta alla torsione del braccio destro che impugna il coltello", Pinin Brambilla Barcilon, Leonardo, l'Ultima cena, Electa, Milano, 1999, pag. 318.
Allora, ho la fortuna di avere una copia di questo straordinario libro :
pag 318 è occupata interamente da una foto dei piedi di Giuda Taddeo.
La Barcilon affronta la figura di Pietro alle pagine 398/401.
A pag 401 parla della mano sinistra , cit :
La mano sinistra si è rivelata molto compromessa sia nell' incarnato sia nel polso blu' dell' abito : con l' approfondimento della pulitura in quest' area si è osservato un deciso riposizionamento del pollice che, dalla posizione distesa in cui è stato inizialmente dipinto , è stato successivamente spostato in posizione arcuata verso il basso.
Tale pentimento è stato riportato in luce proprio dal nostro intervento.
Quindi, su wiki, viene riportata una fonte che io non ho saputo rintracciare nel libro ,
che non è un opuscolo illustrativo, ma la sede cartacea in assoluto più importante che sia stata dedicata al restauro.
La Barcilon , in questa sede, non fa il minimo accenno alla postura del braccio di Pietro e all' eventuale presenza di un braccio fantasma.
Ed essendo lei un' Artista che ha proceduto a un vero e proprio miracolo la individuo come fonte archetipa e di masssima competenza.
Il suo silenzio, di fronte a un fattaccio così eclatante, apre interessanti interrogativi.
Alle pagine 230/231 la mano di Pietro e il braccio fantasma risultano evidentissimi : la mano in realtà naturale proseguo del braccio fantasma,
e la vera mano di Pietro nell' incarnato scuro che stringe il braccio come per bloccarlo.
Ultima modifica di barionu il 25/09/2012, 18:13, modificato 1 volta in totale.
alle pag 128/9 Giacobbo parla del " braccio fantasma " ipotizzandolo appartenente a un Apostolo nascosto tra Pietro e Giuda ( un Apostolo sandwich, per intenderci ). In questo caso la conta dei piedi sotto la tavola non ci può aiutare, in quanto i mantelli e i " sottanoni " di Giuda e di Giov/Madd/Mister X coprono tutto.
Anche questa proposta dell' Apostolo sandwich la vedo di difficile concezione, ma sicuramente più fattibile del freak polso di Pietro. Giacobbo, in uno dei suoi Voyager, ( CHISSA' SE SAN MAURO ... ) ha presentato uno studio prospettico sulla possibile posizione dell' Apostolo segreto seminascosto tra Giuda e Pietro, e trovo giusta anche l' indicazione che Giacobbo propone sulla presenza della mano.
Si tratta del Vangelo di Luca XXII , 21 versione CEI; cit :
" Ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla mensa "
La citazione di Luca potrebbe essere un escamotage per presentare un elemento tale da giustificare, agli occhi dell' attento e pedante Priore ( e solo ai suoi, non certo a quelli dei posteri )che lo tallonava durante la composizione, l' introduzione di un " elemento simbolico "
In realtà permettendo a Leonardo di continuare il suo gioco di allusioni. Sicuramente i Grecisti che conoscevano Leonardo erano in grado di comunicargli ( segretamente ) qualche dubbio riguardo il testo greco.
Da qui la sua visione del Ulima Cena; : beffarda, geniale, impenetrabile come il sorriso della Gioconda.
Forse dall' attenta disamina dellle Vite del Vasari e dai libri del Bossi si possono ricavare altri spunti sul Cenacolo.
zio ot
Ultima modifica di barionu il 25/09/2012, 18:19, modificato 1 volta in totale.
“Non essere così ottusa!” disse Nélida con impazienza. “Sognare da sveglia avrebbe dovuto farti realizzare che hai, come tutte le donne una capacità unica di ricevere la conoscenza direttamente.” Esperanza fece un gesto con la mano per impormi il silenzio e disse: “Non sapevi che una delle differenze fondamentali fra gli uomini e le donne è nel modo in cui si avvicinano alla conoscenza?” Non avevo idea di cosa intendesse. Lentamente e deliberatamente, strappò un foglio bianco dal mio blocco e disegnò due figure umane. Coronò una delle due con un cono e disse che era un uomo. Sull’altra testa disegnò lo stesso cono, ma rovesciato e disse che era una donna. “Gli uomini costruiscono la conoscenza passo dopo passo”, spiegò, con la matita appoggiata sulla figura coronata da un CONO. “Gli uomini si arrampicano; si arrampicano verso la conoscenza. Gli stregoni dicono che gli uomini vanno verso lo spirito come formando un cono; vanno verso la conoscenza come formando un cono. Questo processo limita gli uomini su quanto lontano possono arrivare.”
Tracciò di nuovo il cono sulla prima figura. Come puoi vedere, gli uomini possono arrivare solo ad una certa altezza. Il loro sentiero verso la conoscenza termina in un punto stretto: la punta del cono.”
Mi guardò tagliente.“Fai attenzione”, mi ordinò e puntò la matita sulla seconda figura, quella col cono invertito sul capo. “Come puoi vedere, il cono è al contrario, aperto come un imbuto. Le donne sono in grado di aprirsi direttamente alla sorgente, o piuttosto, la sorgente le raggiunge direttamente, alla base più larga del cono. Gli stregoni dicono che il modo d’approccio delle donne alla conoscenza è espansivo. Quello degli uomini è molto ristretto.
“Gli uomini sono più vicini al concreto”, continuò, “e mirano all’astratto. Le donne sono vicine all’astratto e tuttavia cercano di indulgere con il concreto.” “Perché le donne, essendo così aperte alla conoscenza o all’astratto, sono considerate inferiori?” la interruppi. Esperanza mi fissò rapita. Si alzò velocemente, si stirò come un gatto fino a che tutte le sue giunture scricchiolarono, poi si risedette. “Il fatto che le donne siano considerate inferiori o, al massimo che i tratti femminili vengano considerati complementari a quelli
maschili, ha a che fare con la maniera in cui i maschi e le femmine si avvicinano alla conoscenza”, spiegò. “Parlando in generale, le donne sono più interessate al potere su loro stesse che sugli altri, un potere che è chiaramente ciò che gli uomini vogliono.” “Persino tra gli stregoni”, interruppe Nélida e tutte le donne risero. Esperanza continuò affermando di credere che in origine le donne non vedessero alcuna necessità di sfruttare la loro facilità di collegarsi ampiamente e direttamente allo spirito. Non vedevano la necessità di parlare o di intellettualizzare con gli altri questa loro naturale capacità, poiché per loro era sufficiente metterla in azione e sapere che l’avevano. “L’incapacità degli uomini di collegarsi direttamente allo spirito fu ciò che li spinse a parlare del processo del raggiungere la conoscenza”, enfatizzò. “Non hanno ancora smesso di parlarne. Ed è precisamente questa insistenza sul voler conoscere come tendono verso lo spirito, questa insistenza ad analizzare il processo, che ha dato loro la certezza che essere razionali sia un’abilità tipicamente maschile.” Esperanza spiegò che la concettualizzazione della ragione è stata messa in atto esclusivamente dagli uomini e che ciò ha permesso loro di sminuire le doti e le realizzazioni delle donne. E, peggio ancora, ha permesso agli uomini di escludere i tratti femminili dalla formulazione degli ideali della ragione. “A questo punto, naturalmente, le donne credono a ciò che è stato definito per loro”, enfatizzò. “Le donne sono state educate a credere che soltanto gli uomini possano essere razionali e coerenti. Ai giorni nostri, gli uomini hanno un tale patrimonio, immeritato, che li rende automaticamente superiori, indipendentemente dalla loro preparazione o dalle loro capacità.” “Come hanno fatto le donne a perdere il loro diretto collegamento con la conoscenza?” chiesi. “Le donne non hanno perso la loro connessione”, mi corresse Esperanza. “Le donne hanno ancora un diretto legame con lo spirito. Hanno solo dimenticato come usarlo o, piuttosto, hanno copiato la condizione degli uomini del non averlo affatto. Per migliaia d’anni, gli
uomini si sono sforzati di assicurarsi che le donne lo dimenticassero. Prendi per esempio la Santa Inquisizione. Quella fu una sistematica epurazione per sradicare la credenza che le donne avessero un diretto legame con lo spirito. Tutta la religione organizzata non è altro che una manovra di grande successo finalizzata a porre le donne in una condizione di inferiorità. Le religioni invocano una legge divina che afferma che le donne sono inferiori.” La fissai stupita, chiedendomi come potesse essere così erudita. “Il bisogno degli uomini di dominare gli altri, unito alla mancanza di interesse delle donne ad esprimere o formulare ciò che conoscono e come lo conoscono, è stata una scellerata alleanza”, continuò Esperanza. “Ha reso possibile il fatto che le donne vengano forzate, dal momento in cui nascono, ad accettare che la realizzazione consiste nell’occuparsi della casa, nell’amore, nel matrimonio, nell’aver figli e nell’abnegazione. Le donne sono state escluse dalle forme dominanti di pensiero astratto e sono state educate alla dipendenza. Sono state così profondamente addestrate a credere che gli uomini debbano pensare per loro che, alla fine, hanno abbandonato il pensare.” “Le donne sono del tutto capaci di pensare”, la interruppi. “Le donne sono capaci di formulare ciò che hanno appreso”, mi corresse Esperanza, “e ciò che hanno appreso è stato limitato dagli uomini. Gli uomini definiscono la natura della conoscenza e da essa hanno escluso ciò che appartiene al femminino. O, se è incluso, è sempre in una luce negativa. E le donne l’hanno accettato.” “Sei indietro di anni rispetto ai tempi”, interruppi. “Oggigiomo le donne possono fare tutto ciò che desiderano. Hanno accesso a lutti i centri di erudizione e quasi a qualunque tipo d’impiego che gli uomini possono ottenere.” “Ma tutto questo sarà privo di significato finché non avranno mio sistema di supporto, una base di sostegno”, contraddisse Espernnza. “Quale beneficio c’è nel fatto di avere accesso a ciò che hanno gli uomini, quando sono ancora considerate esseri inferiori e devono adottare attitudini e comportamenti maschili al fine di avere successo? Quelle che hanno veramente successo sono le perfette convertite. Anch’esse considerano le donne inferiori.
“Secondo gli uomini, l’utero limita le donne sia mentalmente che fisicamente. Questa è la ragione per cui alle donne, sebbene abbiano accesso alla conoscenza, non è stato permesso d’essere d’aiuto nel determinare che cosa sia questa conoscenza. ‘Prendi i filosofi, per esempio”, propose Esperanza. “I puri pensatori. Alcuni di loro sono apertamente contro le donne. Altri sono più sottili, in quanto sono propensi ad ammettere che le donne potrebbero essere capaci quanto gli uomini, se non fosse per il fatto che non sono interessate a perseguimenti razionali. E anche se lo fossero, non dovrebbero esserlo. Poiché ad una donna si addice di più seguire la sua vera natura: compagna del maschio, che nutre e dal quale dipende.” Esperanza espresse tutto questo con incontestabile autorità. Nel giro di pochi attimi, comunque, fui assalita dal dubbio. “Se In conoscenza è soltanto un costrutto maschile, allora perché insistete che io vada a scuola?” chiesi. “Perché sei una strega e come tale hai bisogno di conoscere ciò che influisce su dite e come influisce su dite”, rispose. “Prima di rifiutare qualcosa devi comprendere perché la rifiuti. “Vedi, il problema è che la conoscenza, ai giorni nostri, deriva puramente dal ragionare sulle cose. Ma le donne hanno un binario differente, mai preso nemmeno in considerazione. Quel binario può contribuire alla conoscenza, ma sarebbe un contributo che non ha nulla a che fare col ragionare sulle cose. “Con che cosa ha a che fare allora?” chiesi. “Questo sta a te deciderlo, dopo aver padroneggiato gli strumenti del ragionare e del comprendere.” Ero molto confusa. “Ciò che gli stregoni propongono”, spiegò, “è che gli uomini non possono avere il diritto esclusivo alla ragione. Sembrano averlo ora perché il terreno dove applicano la ragione è un terreno dove prevale la mascolinità. Applichiamo allora la ragione ad un terreno dove prevale la femminilità. E questo terreno è, naturalmente, i cono invertito che ti ho descritto. La connessione delle donne con lo spirito stesso.”
Piegò leggermente il capo da una parte, considerando che cosa dire. “Quella connessione dev’essere affrontata con un aspetto diverso del ragionare. Un aspetto mai usato nemmeno in precedenza: il lato femminile del ragionare”, disse. “Qual è il lato femminile della ragione, Esperanza?” “È molte cose. Una di loro è decisamente il sognare.” Mi guardò interrogativamente, ma non avevo nulla da dire. Il suo profondo sogghigno mi colse di sorpresa. “So che cosa ti aspetti dagli stregoni. Vuoi rituali, incantesimi. Strani e misteriosi culti. Vuoi cantare. Vuoi essere una cosa sola con la natura. Vuoi comunicare con gli spiriti dell’acqua. Vuoi il paganesimo. Qualche romantica opinione di ciò che fanno gli stregoni. Molto germanico “Per balzare nell’ignoto”, continuò, “hai bisogno di coraggio e testa. Soltanto con questi potrai essere in grado di spiegare a te stessa e agli altri i tesori che potresti trovare.” Si piegò verso di m ansiosa, sembrava, di confidare qualcosa. Si grattò la testa e starnuti ripetutamente, cinque volte, come aveva fatto il custode. “Hai bisogno di agire sul tuo lato magico”, disse. “E che cos’è?” “L’utero.” Lo disse in modo così distaccato e calmo, come se non fosse interessata alla mia reazione, che quasi non l’udii. Poi, improvvisamente, realizzando l’assurdità del suo commento, mi raddrizzai e guardai gli altri. “L’utero!” Esperanza ripeté. “L’utero è l’organo femminile fondamentale. È l’utero che dà alle donne quel vantaggio in più, quella forza in più per canalizzare la loro energia.” Spiegò che gli uomini, nella loro ricerca di supremazia, hanno avuto successo nel ridurre il misterioso potere della donna, il suo utero, a un organo strettamente biologico, la cui sola funzione riprodurre, ricevere il seme dell’uomo. Come obbedendo a un segnale, Nélida si alzò, girò attorno al Involo e venne dietro di me. “Conosci la storia dell’Annunciazione?” mi sussurrò all’orecchio. Mi girai a guardarla con una risatina. “No.” Con quello stesso confidenziale sussurro, si accinse a narrarmi che nella tradizione giudeo-cristiana gli uomini erano gli unici a udirela Voce di Dio.
LE DONNE ERANO STATE ESCLUSE DA QUEL PRIVILEGIO, ad eccezione della Vergine Maria. Nélida disse che un angelo che sussurrava a Maria era naturale, ovviamente. Quello che non era naturale era il fatto che tutto ciò che l’angelo aveva da dire a Maria fosse che avrebbe dato alla luce il figlio di Dio. L’utero non riceveva conoscenza, ma piuttosto la promessa del seme di Dio. Un Dio maschio, che a sua volta dava origine a un altro Dio maschio. Volevo pensare, riflettere, su tutto ciò che avevo udito, ma la mia mente turbinava confusa. “E che dire allora degli stregoni maschi?” chiesi. “Non hanno l’utero, tuttavia sono chiaramente connessi con lo spirito.” Esperanza mi guardò con evidente piacere, poi si sbirciò dietro alle spalle, come se temesse di essere udita, e sussurrò: “Gli stregoni sono in grado di allinearsi con l’intento, con lo spirito, poiché hanno abbandonato ciò che definisce specificamente la loro mascolinità. E non sono più maschi.”
...E' TUTTO PIU' CHIARO E LIMPIDO ADESSO ???...SPERIAMO BENE!
(Dal minuto 6:27 in poi...fino al min.7:07 circa.)
Ultima modifica di catwalk il 27/09/2012, 17:23, modificato 1 volta in totale.
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" La Giustizia del Padre è lenta ed Inesorabile. " Eugenio Siragusa
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