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26/09/2012, 15:54

Portogallo, un milione in piazza: governo medita dietrofront su rigore

In Portogallo, così come in Spagna ed in Grecia i cittadini hanno manifestato il proprio dissenso contro le misure di "austerity" assunte dai rispettivi governi, in Italia invece in uno scenario surreale dove i poteri forti hanno mandato in campo un loro rappresentante - nominato senatore a vita e premier nel giro di pochi giorni - il cui governo viene sorretto da tutto l'arco parlamentare, nessuno ha sentito l'esigenza di protestare. In pochi mesi il governo Monti ha mandato al macero l'economia e lo Stato Sociale, e NESSUNO ha mosso una foglia...





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20,18 KB

Il governo portoghese si è detto pronto, al termine di un Consiglio di stato, a trovare un'alternativa alle misure di austerità che hanno scatenato un'ondata di proteste negli ultimi giorni. "Il Consiglio di stato è stato informato della disponibilità del governo a studiare alternative alle modifiche delle tabelle dei contributi sociali", ha indicato un comunicato della presidenza, pubblicato dopo un Consiglio di Stato terminato nella notte tra venerdì e sabato dopo otto ore di discussioni. Le nuove misure di austerità, annunciate a inizio mese dal primo ministro Pedro Passos Coelho, prevedono per il prossimo anno un forte aumento dei contributi sociali per i dipendenti, che passarono dal 11 al 18 per cento, mentre i contributi per i datori di lavoro scenderanno dal 23,75 al 18 per cento. Misure che hanno sollevato un'ondata di contestazione in tutto il Paese. Dopo le manifestazioni sabato scorso a Lisbona e in una trentina di città del Paese, convocate attraverso i social network, migliaia di persone si sono inoltre radunate a Lisbona, dove si svolgeva la riunione del Consiglio di stato, al grido di 'ladri, ladri!'.

http://www.nocensura.com/

26/09/2012, 16:04

nemesis-gt ha scritto:

Portogallo, un milione in piazza: governo medita dietrofront su rigore

In Portogallo, così come in Spagna ed in Grecia i cittadini hanno manifestato il proprio dissenso contro le misure di "austerity" assunte dai rispettivi governi, in Italia invece in uno scenario surreale dove i poteri forti hanno mandato in campo un loro rappresentante - nominato senatore a vita e premier nel giro di pochi giorni - il cui governo viene sorretto da tutto l'arco parlamentare, nessuno ha sentito l'esigenza di protestare. In pochi mesi il governo Monti ha mandato al macero l'economia e lo Stato Sociale, e NESSUNO ha mosso una foglia...





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Il governo portoghese si è detto pronto, al termine di un Consiglio di stato, a trovare un'alternativa alle misure di austerità che hanno scatenato un'ondata di proteste negli ultimi giorni. "Il Consiglio di stato è stato informato della disponibilità del governo a studiare alternative alle modifiche delle tabelle dei contributi sociali", ha indicato un comunicato della presidenza, pubblicato dopo un Consiglio di Stato terminato nella notte tra venerdì e sabato dopo otto ore di discussioni. Le nuove misure di austerità, annunciate a inizio mese dal primo ministro Pedro Passos Coelho, prevedono per il prossimo anno un forte aumento dei contributi sociali per i dipendenti, che passarono dal 11 al 18 per cento, mentre i contributi per i datori di lavoro scenderanno dal 23,75 al 18 per cento. Misure che hanno sollevato un'ondata di contestazione in tutto il Paese. Dopo le manifestazioni sabato scorso a Lisbona e in una trentina di città del Paese, convocate attraverso i social network, migliaia di persone si sono inoltre radunate a Lisbona, dove si svolgeva la riunione del Consiglio di stato, al grido di 'ladri, ladri!'.

http://www.nocensura.com/


tolgono tasse alle imprese
e mettono sul lavoratore..
paro paro..
il totale è invariato,
ma i lavoratori pagano di più..
(qui è 9,49% e 30%)

senza vergogna..

l'austerità vale solo per il cittadino ?

26/09/2012, 16:12

mik.300 ha scritto:

senza vergogna..

l'austerità vale solo per il cittadino ?


Domandiamoci piuttosto perchè in Italia non si muova una paglia....

Grecia: decine di migliaia in piazza contro i tagli. Scontri ad Atene
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 31224.html

26/09/2012, 16:19

Thethirdeye ha scritto:

Domandiamoci piuttosto perchè in Italia non si muova una paglia....



99% dei media allineati?
99% degli opinion leader anch'essi allineati?
99% dei sindacati allineati?

Certamente l'italiano un po' ci mette del suo, tra una partita di calcio e un po' di f**a in tivù, a farsi letteralmente "comprare", ma comunque con le premesse di cui sopra diventa difficile organizzare una manifestazione di centinaia di migliaia di persone e bloccare Roma.

E anche se ci dovessi riusicre poi infiltrano 50 black bloc e tutto diventa sterile guerriglia, e giù botte dalla polizia, e giù notizie al telegiornale a criminalizzare la gente in piazza...

Triste, triste paese questo è diventato.

26/09/2012, 16:38

DI FUNNY KING
rischiocalcolato.it

Immaginate che un organo ufficiale delle forze armate italiane minacci pubblicamente la Sardegna di una azione militare e prometta la corte marziale a tutti i responsabili pubblici (politici compresi) che minaccino l’unità nazionale.

Ebbene è appena successo in Spagna, il casus belli è la secessione della Catalogna (Barça compreso).

Se in Grecia la miseria e la mancanza di speranza e di fiducia sta producendo il nazismo, in Spagna sta producendo il separatismo. I Catalani non ne vogliono più sapere di essere spagnoli, vogliono essere catalani e basta.


Vi prego di considerare il seguente articolo apparso Il Vostro Quotidiano che spiega la situazione

La Comunità Autonoma catalana potrebbe non mangiare il panettone. Infatti, dopo la bocciatura da parte di Madrid del patto fiscale di estrema autonomia fiscale, il Presidente della Generalitat,Artur Mas, ha deciso che è giunto il momento di dire “prou!”, ossia basta, alle dipendenze spagnole. La Catalogna, infatti, è pronta a proclamare la propria indipendenza dopo le prossime elezioni regionali.

TRE SECOLI DOPO – La scadenza naturale del mandato sarebbe tra due anni, a tre secoli esatti dalla conquista catalana da parte degli spagnoli, ma Mas pare intenzionato a indire le elezioni anticipate già in autunno puntando alla maggioranza assoluta di un fronte indipendentista e a un Governo regionale che sia una corte costituente per arrivare alla dichiarazione d’indipendenza anche senza passare da un referendum. Infatti, almeno per il momento, pare essere tramontata l’ipotesi della negoziazione, in perfetto stile Scozia-Inghilterra, per portare Barcellona perlomeno a un referendum sull’indipendenza. E questo a causa della strategia da parte della Moncloa della paura e delle minacce. Intimidazioni che sono addirittura anche militari, visto che alcuni colonnelli dell’esercito hanno espresso la volontà di reprimere con la forza e la violenza le iniziative separatiste della Catalogna.

UN CAMMINO SENZA FARE PASSI INDIETRO – L’immane manifestazione che nel giorno dellaDiada, lo scorso 11 settembre, ha visto scendere per le strade circa due milioni di catalani (su un totale di 7,5 milioni) al grido di “Catalogna nuovo Stato d’Europa” sembra aver convinto finalmente i politici del Principat a intraprendere la strada dell’indipendenza, un cammino che, per dirla con le parole del portavoce del governo catalano, Francesc Homs, è senza ritorno. «In Catalogna – spiega Homs – abbiamo visto che come stiamo adesso non stiamo bene e abbiamo deciso di intraprendere un nuovo cammino che è nuovo per tutti, ma che ha un’orientazione chiara», ossia la determinazione da parte della Catalogna di uno Stato indipendente, ma sempre all’interno dell’Unione europea.

MADRID NON STA A GUARDARE – Di contro, Madrid non sta a guardare e prosegue col proprio ostruzionismo. La vicepresidentessa del Governo a guida Partido Popular, Soraya Sáenz de Santamaria, ha chiesto a Mas di non creare altri «problemi», perché le elezioni anticipate e, di conseguenza, l’instabilità politica, «aggiungono crisi alla crisi». La leader del PP catalano, Alícia Sánchez-Camacho, invece, bolla come «al margine della legge» la presa di posizione di Mas, il quale, però, sembra davvero intenzionato a rendere realtà il sogno di libertà del popolo catalano.

Il punto è che sono finiti i soldi.

La Catolagna è solo la prima di una serie di regioni europee in rivolta, cittadini che per anni sono stati tenuti al guinzaglio degli stati nazionali con il danaro. E riguarda anche noi. Provate a chiedere agli altoatesini di trasferire a Roma tanti soldi quanti ne trasferiscono i Lombardi e produrrete bombe. Provate a togliere al Sud Italia una parte consistente dei trasferimenti pubblici e produrrete attentati e colpi di “lupara”.

Finiti i soldi si vedrà davvero quanti sono i patrioti italiani e dove vivono.
FunnyKing
Fonte: http://www.rischiocalcolato.it
Link: http://www.rischiocalcolato.it/2012/09/ ... alana.html
25.09.2012

26/09/2012, 17:40

Gli scontri di ieri a Madrid. Se si procede di questo passo, prima o poi ci scappera' anche il morto.



29/09/2012, 21:24

«Gheddafi tradito da Assad»

Nuove rivelazioni: «Ucciso dagli 007 francesi: la Siria lo vendette a Sarkò in cambio di protezione».
.
Bashar al Assad avrebbe venduto la testa di Muhammar Gheddafi a Nicolas Sarkozy, in cambio di protezione. E alla fine sarebbe stato proprio uno 007 francese, e non le brigate libiche, a mettere fine all'esistenza dell'ex raìs, il 20 ottobre del 2011.
La tesi del complotto straniero è stata rilanciata dall'attuale primo ministro di Tripoli, Mahmoud Jibril, il 27 settembre: «Fu un agente straniero mischiato alle brigate rivoluzionarie a uccidere Gheddafi», ha dichiarato il premier a una televisione egiziana.
RIPARATO A SIRTE. Ma a sostegno di questa tesi ci sono anche le rivelazioni affidate all'inviato in Libia del Corriere della Sera da El Obeidi, già membro del Consiglio nazionale siriano, delegato ai rapporti coi servizi segreti stranieri fino alla metà del 2011.
Secondo il ribelle, infatti, dopo la liberazione di Tripoli a fine agosto, i ribelli cercavano il dittatore libico a Sud. Secono le loro informazioni infatti Gheddafi si era diretto nel deserto Fezzan per riorganizzare le forze.
IL TRADIMENTO DI ASSAD. Tutto sbagliato. In realtà, il Colonnello era riparato a Sirte e da qui manteneva i contatti tramite telefono satellitare con i popri fedelissimi rifugiati in Siria. Tra loro anche l'adetto alla propaganda, Yusuf Shakir, sopravvissuto al rovesciamento del regime e latiante all'estero. Secondo El Obeidi dunque è probabile che sia stato lui il tramite del tradimento consumato da Assad. Poi «fu il presidente siriano a passare il numero di Gheddafi agli 007 francesi». In cambio «avrebbe ottenuto da Parigi la promessa di limitare le pressioni internazionali sulla Siria per cessare la repressione contro la popolazione in rivolta».
L'INTERESSE DI SARKÒ. Stando alle indiscrezioni da sempre sussurrate a Tripoli, del resto, Sarkozy era interessato a mettere a tacere il Colonnello per nascondere il fiume di soldi arrivati dalla Libia a Parigi per sostenere la sua campagna dell'ex elettorale. Anche per questo il sostegno francese all'operazione Nato sarebbe stato così deciso.

http://www.lettera43.it/politica/ghedda ... 566165.htm

lentamente ma costantemente,la verita' sulla questione libica sta venendo fuori,riscrivendo la storia......................[:(!]

07/10/2012, 21:48

LE BASI USA IN AFRICA PER ALLEVARE IL CRIMINE ORGANIZZATO

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04 ottobre 2012

http://www.vocidallastrada.com/2012/10/ ... re-il.html

Nel giugno scorso, il "Washington Post" rivelava che gli Stati Uniti avevano creato una rete di piccole basi militari “segrete” in tutto il continente africano. L’articolo in sé non diceva niente di nuovo, visto che l’esistenza di queste basi “segrete” era nota da tempo. [1] Così come era nota la difficoltà degli USA di trovare aeroporti capaci di sostenere il carico dei C130. Per questo motivo la rete organizzata in Africa ha utilizzato spesso vecchie strutture del periodo coloniale francese in attesa del potenziamento delle piste d’atterraggio. Il pretesto addotto della “guerra ombra” che gli USA starebbero conducendo contro Al Qaeda, appare talmente fasullo da essere presentato senza molta convinzione dallo stesso "Washington Post". Il programma di “sorveglianza” dal significativo nome in codice "Sand Creek" (la località del massacro di Cheyenne ed Arapaho nel 1864 da parte di truppe statunitensi) coinvolge molti Paesi africani.

COMIDAD
Solo alcune basi sarebbero dotate dei soliti droni, mentre la maggior parte utilizzerebbe invece dei piccoli aerei monomotore convenzionali: i Pilatus Pc-12 costruiti in Svizzera. Le basi attualmente attive sarebbero quella di Ouagadougou nel Burkina Faso per il controllo del Mali, della Mauritania e del deserto del Sahara; Arba Minch in Etiopia come base di partenza dei droni Reaper per la Somalia; Entebbe in Uganda per il decollo dei Pilatus; Camp Lemonnier a Gibuti per i raid in Somalia, nello Yemen e nella penisola araba; Manda Bay in Kenya; Victoria nelle Seychelles, ed anche questa è una base di decollo dei droni per tutta l’Africa Orientale. La Base di Nouakchott in Mauritania ha interrotto le sue attività a causa del colpo di Stato di quattro anni fa, mentre la base di Nzara, nel Sud Sudan, è ancora in costruzione.
La lotta contro Al Qaeda e altre sigle più o meno fiabesche (Aqmi, Al Shabaab, Lra, ecc.) è in grado di giustificare qualsiasi intervento criminale.


Il "Washington Post" rivela infatti che le operazioni in Africa sono affidate alle forze speciali statunitensi ed a contractor privati che hanno assunto un ruolo sempre più importante nella strategia di sicurezza nazionale dell’amministrazione Obama, e che agiscono in maniera clandestina in tutto il mondo, non solo nelle zone di guerra.
La compagnia di contractor maggiormente beneficiata da questi contratti governativi è sempre la Blackwater, che aveva cambiato il suo nome in Xeservices, ed oggi si chiama Academi. La Blackwater è stata per anni sotto inchiesta al Congresso USA per omicidi "inspiegabili" e per il coinvolgimento in innumerevoli traffici illegali. Ma il Segretario alla Difesa (ed ex direttore della CIA), Leon Panetta, ha difeso davanti al Congresso USA la scelta di corrispondere nuovi appalti alla Blackwater.[2]

Il "Washington Post" aggiunge che non vi sono dati ufficiali su queste missioni e che molte notizie sono state ricavate indirettamente dai documenti sugli appalti. La segretezza garantisce la possibilità di compiere le peggiori nefandezze nell'assoluta impunità. Ci si potrebbe chiedere, semmai, perché il "Washington Post" del giugno scorso abbia fatto una tale pubblicità ad un programma di colonizzazione e destabilizzazione così evidente. Ma spesso queste notizie rimangono innocue, poiché al massimo le si va a catalogare come ingerenza, o "imperialismo" inteso come generica volontà di dominio.
In realtà non solo l'antiterrorismo, ma neppure la nozione generica di imperialismo sono in grado di dar conto della effettiva funzione di queste basi militari. La mistificazione corrente si basa sull'illusione che l'imperialismo costituisca comunque un "ordine", mentre invece queste basi divengono veri e propri referenti per la criminalità locale, che può crescere e organizzarsi al coperto del segreto militare. Qualsiasi genere di traffico (armi, diamanti, droga, petrolio estratto illegalmente, immigrati, ecc.) può trovare nella basi USA in Africa il supporto logistico ed una sorta di diritto d'asilo; tanto, se trapelasse qualcosa, ci sarebbe sempre la famigerata Blackwater a fare da parafulmine.

Sul ruolo effettivo delle basi militari, può soccorrere anche qualche umile notizia nostrana. Nel maggio ultimo scorso il quotidiano "La Repubblica" riportava una notizia secondo cui la NATO sarebbe stata beffata dal Clan dei Casalesi, che avrebbe fatto il colpaccio di affittare i suoi villini ad ufficiali britannici. In realtà le prime notizie su casi analoghi risalgono al 2007/2008, quando vicende sulla presenza di ufficiali NATO in villini di camorra furono rese note da vari quotidiani, tra cui il "Corriere della Sera". Ciò vorrebbe dire che in cinque anni la NATO non avrebbe mai letto i giornali e non si sarebbe mai accorta di collaborare con il Clan dei Casalesi. Quando si dice la distrazione. [3]

L'illegalità di Stato è sempre esistita, ma l'esistenza di organizzazioni internazionali come il Patto Atlantico, il Fondo Monetario Internazionale e l'Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), che promuovono ed organizzano la malavita in tutto in mondo, costituisce un fatto storicamente nuovo. Il programma di una illegalità di massa serve a costruire una base di consenso sociale al colonialismo, che può avvalersi così anche del sostegno di formazioni armate in loco.

La mafia albanese, ad esempio, è una creatura di conio recentissimo, ovviamente una creazione del colonialismo della NATO e dell'ONU, le quali hanno trasformato il Kosovo in un proprio protettorato. Sino a due decenni fa in Albania esistevano solo bande di contrabbandieri e di rapinatori di tir, mentre oggi la mafia albanese/kosovara controlla gran parte del traffico di armi e droga, ed inoltre risulta al centro del nuovo business del traffico di organi umani. La NATO è caduta dalle nuvole, e per anni ha sostenuto di non essersi mai accorta che i suoi protetti dell'UCK trafficassero in organi umani. Solo di recente sono stati pubblicati rapporti da cui risulterebbe che sì, la NATO sapeva qualcosa dal 2004. Il quotidiano britannico "The Guardian" ha dato conto di queste parziali ammissioni di complicità con quel tono molto "british", che invece tende a smarrire quando si tratti di crimini, o presunti tali, attribuiti a nemici della NATO. Dato che l'Africa può costituire un illimitato serbatoio di organi umani, aspettiamoci altre parziali ammissioni nei prossimi anni.[4]


[1] http://translate.googleusercontent.com/ ... ton%2Bpost
http://translate.googleusercontent.com/ ... ton%2Bpost
[2] http://translate.google.it/translate?hl ... fghanistan
[3]http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/05/01/giugli
[4] http://translate.google.it/translate?hl ... organised-

09/10/2012, 10:05

Arrivato alla distribuzione dei pani e dei pesci, l'accorto Abushagur aveva nominato tre vicepremier, rispettivamente rappresentanti di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan. Ma non è bastato, perché il tessuto tribale libico è molto più frazionato che in queste tre macro-regioni.
MALCONTENTO E PESSIMISMO. «Non sono molto ottimista, gli entusiasmi iniziali erano eccessivi. Le milizie irregolari continuano a impugnare armi, marcando il territorio», ha commentato a Lettera43.it Gianmarco Volpe, responsabile del Nord Africa per il Centro di studi internazionali, «forse l'unica zona su cui le autorità statali esercitano un certo controllo è Tripoli. C'è molto malcontento. Ricostruire un esercito da zero è molto più difficile del previsto. A un anno dalla morte di Gheddafi, la priorità non è scrivere la Costituzione. Ma ristabilire la sicurezza. Emergenza che, finora, nessuno ha risolto».

Lunedì, 08 Ottobre 2012

http://www.lettera43.it/politica/libia- ... 567222.htm

ma non ci avevano propinato la storia che ora la democrazia regnava in libia?la situazione in realta'e' peggiorata,con bande armate che spadroneggiano nelle loro zone d'influenza,con un governo centrale inesistente, certamente le uniche che traggono vantaggio da tutto questo baillame sono le multinazionali che possono gestire i loro interessi senza problemi..............................[:(!]

20/10/2012, 13:01

La città libica nelle mani
dei fedelissimi dell’ex regime

GIOVANNI CERRUTI

INVIATO A MISURATA


Come un anno fa, proprio lo stesso giorno. Come se Bani Walid fosse ancora la penultima ridotta del Colonnello Gheddafi. «Abbiamo conquistato tutte le posizioni sulle colline, sono circondati, aspettiamo l’ordine da Tripoli», dice Mohammed Abdullah al Ganduz, 36 anni, la divisa mimetica addosso e le ciabatte ai piedi, l’ufficiale che a sera rientra dal fronte. È lontana 140 chilometri la Bani Walid dei «gheddafiani» che ancora esistono e resistono. «Abbiamo registrato le loro telefonate – racconta il militare con i capelli rasati e un filo di barba –. Quelli sono armati, organizzati, pronti a tutto.



Quelli vogliono approfittare della giornata di sabato...». È il 20 ottobre, sabato. Il primo anniversario della cattura e dell’uccisione di Muhammar Gheddafi: i «gheddafiani» cercano vendette, la Libia le teme. Non bastano due ore di macchina per avvicinarsi a Bani Walid, e dal check- point all’uscita di Misurata si passa solo con la scorta armata e il permesso ben in vista, appiccicato al parabrezza. È davvero come un anno fa, il 18 ottobre, quando Bani Walid è stata liberata dai «tuwar», i ribelli delle Brigate. Un via vai di urla, raffiche, pick up carichi di kalashnikov e casse di munizioni, mitragliatrici lucide di grasso, le ambulanze e i medici della Mezzaluna Rossa al seguito.



Un anno fa il Colonnello aveva appena lasciato Bani Walid. Era deserta, quella mattina: spariti i 70 mila abitanti della città dei «Warfalla», la tribù dei 52 clan, un milione di libici, tra i migliori alleati di Gheddafi. Solo «tuwar» arrivati da Misurata, da Bengasi, da Tripoli, i berberi di Jebel Nafusa. Ballavano davanti alla moschea, e di Bani Walid c’era appena Alì, 77 anni, il vecchietto sdentato, vestito solo con un cappottone di lana, che cantava canzoni napoletane imparate a scuola. Ora ne sono tornati 20 mila. Gheddafiani, nostalgici, disperati, mercenari neri rientrati in Libia con falsi permessi di lavoro.



Città simbolo, come un anno fa. Dicevano «Se cade Bani Walid al Colonnello non resta che Sirte ed è in trappola», e così è andata. «Siamo divisi in quattro zone, 6 mila “tuwar” ognuna – spiega Mohammed al Ganduz –. Dobbiamo intervenire al più presto, è stata un’altra giornata di morti, almeno venti, anche una bambina di 4 anni. Bisogna entrare, evitare che da qui o a Sirte passino all’ azione nella giornata di sabato». Sarà per questo, o anche per questo, ma alle sei del pomeriggio arriva l’ordine da Yusuf Magush, il capo di stato maggiore dell’esercito: «Il controllo dello Stato non permette eccezioni, da questo momento può cominciare l’avanzata». E da Tripoli stanno arrivando rinforzi.



Sono almeno 400 i «gheddafiani» di Bani Walid. E tra loro ci sarebbe chi a luglio ha sequestrato e torturato Omran Shaban, il ribelle della brigata «Al Riran» di Misurata, uno dei ragazzi che hanno catturato Gheddafi, nascosto nella periferia di Sirte in un tunnel di cemento. È morto il 25 settembre a Parigi, Omran Shaban. E da quel giorno è cominciato l’assedio a Bani Walid, con tanto di ordini di cattura per «i sospettati della sua morte e di altri crimini di guerra». Ma sono ben armati, i 400 di Bani Walid. Chi è tornato in città è diventato ostaggio. E chi riesce a fuggire si ritrova con la casa bruciata e i parenti arrestati.



Era caduta dopo tre mesi, Bani Walid un anno fa. Allora, che Gheddafi si nascondesse qui, sembrava una leggenda: era vero. E adesso un’altra leggenda vorrebbe qui, protetto dai mercenari e dalle colline, Khamis Gheddafi, uno dei figli, il più temuto, il più violento, il comandante della terribile 32ª Brigata. Sarebbe morto il 29 agosto 2011, sulla strada che scende da Tarhuna, centrato da un bombardamento Nato. «Non abbiamo la prova che sia lì – dice Mohammed al Ganduz –, ma sospetti ne abbiamo. Nelle intercettazioni si parla di un personaggio importante, lo chiamano “07”. E potrebbe, dico potrebbe, essere lui: Khamis».



Da Bani Walid trasmette la tv satellitare «Dardari», che vuol dire Dardanelli. E da Misurata non si perdono un’immagine, una voce: «Mandano messaggi ai “gheddafiani” che stanno fuori, usano un loro codice». Oppure sequenze di bambini uccisi dai tuwar delle Brigate. «Ma abbiamo scoperto che erano video siriani, ripresi da internet». Propaganda, insomma. O dirette dalla piazza della Moschea, dove vecchi, bimbi e mogli, reclamano la libertà dei parenti arrestati e portati in carcere qui a Misurata. «Non hanno fatto niente, restituiteli alla famiglia». Alle otto di sera ecco l’allarme: «Questa notte vogliono occupare le nostre case! Ecco cosa è diventata la nostra Libia!».



Forse è stata davvero l’ultima notte di Bani Walid occupata dai «gheddafiani». Una mediazione l’aveva meditata Mohammed Magarief, il presidente dell’Assemblea Nazionale, il parlamento della Nuova Libia. Era in partenza per Bani Walid, ieri pomeriggio, il convoglio già pronto, le tv allertate «per un importante discorso in serata». E invece niente. Contrordine. A Est della città scontri tra tuwar e «gheddafiani» che volevano entrare a Bani Walid, con venti pick-up carichi di armi e viveri. Un anno fa i vecchi capi della tribù Warfalla li avevano convinti a lasciare la città. Almeno fino a ieri sera no. E allora: «Avanzate».



L’ufficiale con la mimetica addosso e le ciabatte ai piedi ascolta la comunicazione dalla radiolina. È arrivato l’ordine, sta scendendo il buio, deve tornare al fronte, è tornato a Misurata «come portavoce». Prima di andarsene si fa ancora più serio: «Stiamo sventando un colpo di Stato. Quelli si sono infiltrati dappertutto, anche nel governo. Controllano ancora gli investimenti del vecchio regime, mandano armi e soldi dall’Algeria e dall’Egitto. Vogliono dimostrare che la Libia non è sicura, destabilizzare, provocare. E possono ancora contare sui soldati che hanno combattuto contro di noi...».



E domani è sabato, il 20 ottobre. Nessuna celebrazione è prevista. E nemmeno per il martedì 23, primo anniversario della nascita della Nuova Libia. I ribelli di Al Riran non torneranno al tunnel di Sirte, non festeggeranno la cattura, gli insulti, l’uccisione, gli oltraggi al raìs. «Sono tutti al fronte, a cercare gli assassini di Omran». Mohammed al Ganduz dice che è meglio star lontani da Sirte. «Non possiamo garantire nulla, e lo diremo anche in tv. Sappiamo che i “gheddafiani” vogliono mandare dei cecchini attorno a quel tunnel. Per dare la colpa a noi, alla Nuova Libia». Che un anno dopo non ha ancora un governo. E non riesce a liberarsi del fantasma di Gheddafi.

http://www.lastampa.it/2012/10/19/ester ... agina.html


ma non dicevamo che la pace e la democrazia regnava sovrana in quel della libia?purtroppo non ea vero,e sempre purtroppo ora nulla trapela su questa situazione come il fatto che nonostante sia trascorso un anno,la libia non abbia ancora un governo e ogni fazione abbia un proprio territorio cui badare..................................[;)]

20/10/2012, 13:37

Il mondo sta letteralmente rotolando via ...[8)]

20/10/2012, 14:50

Tribute in Memory Of Martyr Gaddafi - Tributo in Memoria del Martire Gheddafi (ENG-ITA)

[BBvideo]fKB1CEiVF-4#![/BBvideo]

20/10/2012, 15:16

Vietare le foto della polizia violenta, è l’ultima trovata di Madrid

Roberto Pellegrino

La diffusione delle fotografie degli scontri tra studenti e polizia è stata devastante per l'immagine della Spagna. Ora, il governo vuole approvare una legge che proibirà di acquisire e riprodurre immagini delle forze di sicurezza nell'esercizio delle loro funzioni. E la popolarità di Rajoy continua a diminuire.


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20 ottobre 2012 - 11:00
MADRID – Mentre la Spagna annaspa nella peggiore confusione economica e sociale della sua storia e non si sono ancora placate le proteste dei giorni scorsi che hanno riversato nelle strade migliaia di studenti, mobilitati contro i recortes, i tagli all’istruzione, il Governo conservatore di Mariano Rajoy si appresta ad approvare una legge destinata a riaccendere gli animi.

Il direttore generale della Polizia, Ignacio Cosidó, ha annunciato l’imminente riforma della Legge di Sicurezza Cittadina che, tra le varie norme, proibirà «di acquisire, riprodurre e trattare immagini, suoni o dati di membri delle forze di sicurezza nell'esercizio delle loro funzioni, quando possono mettere in pericolo le loro vite o in rischio operazioni che stanno sviluppando». In tal modo, secondo i vertici della Policia, si vuole assicurare «un equilibrio tra la protezione dei diritti dei cittadini e quelli delle forze di sicurezza».

Con buona pace del diritto di cronaca e d’informazione, Cosidó vuole proteggere la sicurezza e l'intimità personale e familiare degli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico o contro la criminalità.

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Una legge che, secondo il direttore generale, è indispensabile contro mafia e terrorismo, ma che potrebbe assumere una finalità ambigua, dopo i violenti scontri tra forze dell’ordine e manifestanti, documentati non solo dai fotoreporter, ma anche da centinaia di immagini e filmati realizzati con i telefonini da indignados e studenti. Immagini che hanno denunciato l’eccessiva aggressività e violenza usata dalla polizia contro manifestanti per lo più inermi e disarmati, oltre ad aver mostrato le infiltrazioni di gruppi sospetti di provocatori.

Pochi giorni fa, nel caldo delle ultime violenza tra chi protestava in nome della democrazia e chi era chiamato a vigilare sull’ordine pubblico, un numeroso gruppo di deputati del Partido Popular (che compone l’attuale maggioranza dell’esecutivo), aveva chiesto di rivedere il diritto a manifestare introducendo misure più restrittive. «Un modo – questo - per delegittimare gli spagnoli che scendono in piazza per protestare contro i tagli alla spesa pubblica», ha commentato il quotidiano El País.

Le intenzioni dei popolari di dare un giro di vite al sacrosanto diritto di manifestare pubblicamente, assieme alle misure restrittive di Cosidó, gettano un’ombra sinistra sulle reali ragioni del provvedimento.

«E’ facile sostenere che le proteste, culminate in scontri tra forze dell’ordine e cittadini, mettono in pericolo la vita dei poliziotti - ha scritto il quotidiano Publicó - ma a noi riesce solo di pensare, davanti a tale legge, che il Governo stia solo tentando maldestramente di impedire la circolazione di fotografia troppo imbarazzanti per i vertici di Polizia che potrebbero essere chiamati dall’opinione pubblica a dover spiegare simili eccessi di violenza usati nel garantire l’ordine».

Le immagini del 25-S, quando la piattaforma che riunisce gli indignados di Spagna chiamò lo scorso settembre tutti a circondare il Parlamento di Madrid, sono state riprese sulle copertine e le prime pagine dei maggiori giornali stranieri, testimoniando la violenta e inedita reazione delle forze dell’ordine. Alcuni hanno paragonato la violenza degli scontri con la mattanza del G8 di Genova del 2001, puntando il dito sulla Polizia spagnola che aveva trasformato una semplice operazione di contenimento, in una vera e propria operazione militare offensiva.

Le fotografie crude di studenti, giovani e pensionati pestati a sangue dagli agenti sono state devastanti per l'immagine della Spagna, già umiliata da un servizio fotografico del New York Times che mostrava senza pietà l'impoverimento della società, calcando la mano su una situazione che sembrava appartenente a un povero paese africano, più che alla settima potenza economica mondiale.

Nelle ore successive alle manifestazioni, numerosi giornalisti, assieme ai movimenti degli indignados avevano lamentato la rimozione delle targhette di riconoscimento dalle divise degli agenti impegnati: un modo per impedire l’identificazione e un’eventuale denuncia per abuso.

La legge spagnola è chiara in proposito: i poliziotti devono essere sempre identificabili, in ogni circostanza, tranne quando impegnati in operazioni contro mafia e terrorismo. Tuttavia si moltiplicano le testimonianze che vedono poliziotti sbeffeggiare e minacciare i manifestanti che esigono di vedere i loro dati identificativi sulla divisa.

Un vero autogol per il governo di Rajoy, sempre più in calo di credibilità: i cittadini gli avevano chiesto di fare in modo che i poliziotti rispettassero la legge durante le manifestazioni, ma, come risposta, hanno avuto il divieto di fotografare i poliziotti in azione nelle manifestazioni.

Source: Vietare le foto della polizia ...ovata di Madrid | Linkiesta.it

20/10/2012, 15:35

Wolframio ha scritto:

Il direttore generale della Polizia, Ignacio Cosidó, ha annunciato l’imminente riforma della Legge di Sicurezza Cittadina che, tra le varie norme, proibirà «di acquisire, riprodurre e trattare immagini, suoni o dati di membri delle forze di sicurezza nell'esercizio delle loro funzioni, quando possono mettere in pericolo le loro vite o in rischio operazioni che stanno sviluppando». In tal modo, secondo i vertici della Policia, si vuole assicurare «un equilibrio tra la protezione dei diritti dei cittadini e quelli delle forze di sicurezza».

Con buona pace del diritto di cronaca e d’informazione, Cosidó vuole proteggere la sicurezza e l'intimità personale e familiare degli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico o contro la criminalità.



Ahahahah.... e chi glielo ha chiesto? L'Europa?

Ah già... ha preso ora il Nobel per la pace e... è meglio non far vedere
cosa si è disposti a fare pur di proteggere progetti, azioni e finalità dei
suoi promotori criminali e senza scrupoli.... [:246]

20/10/2012, 18:39

Thethirdeye ha scritto:

Wolframio ha scritto:

Il direttore generale della Polizia, Ignacio Cosidó, ha annunciato l’imminente riforma della Legge di Sicurezza Cittadina che, tra le varie norme, proibirà «di acquisire, riprodurre e trattare immagini, suoni o dati di membri delle forze di sicurezza nell'esercizio delle loro funzioni, quando possono mettere in pericolo le loro vite o in rischio operazioni che stanno sviluppando». In tal modo, secondo i vertici della Policia, si vuole assicurare «un equilibrio tra la protezione dei diritti dei cittadini e quelli delle forze di sicurezza».

Con buona pace del diritto di cronaca e d’informazione, Cosidó vuole proteggere la sicurezza e l'intimità personale e familiare degli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico o contro la criminalità.



Ahahahah.... e chi glielo ha chiesto? L'Europa?

Ah già... ha preso ora il Nobel per la pace e... è meglio non far vedere
cosa si è disposti a fare pur di proteggere progetti, azioni e finalità dei
suoi promotori criminali e senza scrupoli.... [:246]


....ma forse intendeva la pace celeste......eterna..... [:(!]

forse riusciranno x quel ke riguarda i giornali.....ma via web la cosa e' molto piu' complicata........
Ultima modifica di ubatuba il 20/10/2012, 18:41, modificato 1 volta in totale.
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