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Wolframio ha scritto:

Bipensiero Orwelliano:
L'europa globalista vince il Premio Nobel


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Riporto tradotto con Google cosa ne pensano oltre oceano
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By Alex Thomas
theintelhub.com
10 DICEMBRE 2012

In quello che può essere descritto solo come bipensiero orwelliano, l'Unione europea è stato assegnato il Premio Nobel per la Pace, una vittoria che molti credono è ancora un altro esempio di come significato il premio è diventato.

"Salutando l' Unione Europea come "l'esempio più drammatico della storia che dimostra che la guerra e il conflitto può essere trasformato in pace e di cooperazione," Nobel presidente della commissione Thorborn Jagland ha presentato il Nobel per la Pace in alto funzionari dell'Unione europea durante una cerimonia Lunedi a Oslo, " riferito il Los Angeles Times.

I "top" funzionari dell'UE a portata di mano sono stati, oltre al presidente del Parlamento europeo, i burocrati non eletti Herman Van Rompuy , presidente del Consiglio europeo e José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, entrambi agenti globalisti notato.

L'idea che l'Unione europea, che ha letteralmente distrutto la sovranità di decine di nazioni e causato rovina finanziaria diffusa in tutta Europa, sarebbe un degno vincitore del Premio Nobel è assolutamente da capogiro e va contro la realtà a tutti i livelli.

Più vincitori delle passate edizioni si è espresso contro l'assegnazione del premio per l'UE tra cui il vincitore 1984 l'arcivescovo Desmond Tutu.

L'arcivescovo Desmond Tutu, che ha vinto il premio nel 1984 per la sua campagna contro l'apartheid in Sud Africa , ha detto che era sbagliato a riconoscere l'Unione europea perché era un'organizzazione basata sulla "forza militare", e altri hanno criticato la decisione, perché il blocco è impantanato in crisi economica e finanziaria.

Altri si sono chiesti come mai l'Unione europea potrebbe vincere il premio in cui il continente è stata colpita da rovina finanziaria.

Tutu è stato raggiunto nella sua opposizione da due altri destinatari, e la Domenica circa 1.000 membri di gruppi di sinistra e dei diritti umani hanno sfilato per Oslo in segno di protesta, dicendo che l'UE non è stato un beneficiario legittimo ai sensi Alfred Nobel di cui il suo 1895 volontà.

"Alfred Nobel ha detto che il premio dovrebbe essere dato a coloro che hanno lavorato per il disarmo", ha detto Elsa-Britt Enger, 70 anni, un rappresentante di nonne per la Pace. "L'Unione europea non lo fa. Si tratta di uno dei più grandi produttori di armi al mondo. "

Com'era prevedibile, i grandi media è andato in città nella loro scellino per l'Unione europea e la globalizzazione in generale, con affermazioni assurde che l'unione ha creato una pace duratura e la prosperità.

Per fortuna, i fatti sul terreno parlano da soli e attribuzione di oggi del Premio per la Pace Nobile al globalista Unione europea ha messo l'ultimo chiodo sulla bara per quello che una volta era un legittimo e ricercato premio per la pace.


http://theintelhub.com/2012/12/10/orwel ... ble-peace/

Dovrebbero internarli a vita per "crimini contro l'umanità"....
E invece gli danno il Nobel.......



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 13/12/2012, 10:44 
All’origine dell’impennata dello spread ci fu Deutsche Bank, che nel luglio 2011 vendette una quantità ingente di Btp, Si parla anche di 7 miliardi. Un rilascio sul mercato di queste dimensioni avrebbe fatto innalzare perfino la temperatura delle calotte polari. Ora sappiamo anche perché: il 20 ottobre 2011 Deutsche Bank presenta un lungo lavoro al Governo tedesco e alla Troika (Fmi, Bce e Ue), intitolato “Guadagni, concorrenza e crescita“, nel quale chiede esplicitamente che vengano privatizzati i sistemi welfare e i beni pubblici di Francia, Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda. Prima mettono nel mirino i Paesi da invadere, poi li mettono in crisi, aumentando artificialmente gli interessi sul debito pubblico, poi mandano la cura, presentandola coma la sola possibilità. La terza guerra mondiale è servita, senza spargimento di sangue: un bottino facile facile, ottenuto con la complicità dei servi schiocchi e mediante l’introduzione di un cavallo di Troia.

Il Governo dei nani e delle ballerine non fu certo un esempio nella storia di questa travagliata Repubblica, ma ciò non toglie che Berlusconi dica il vero quando indica nella Germania il braccio armato e l’utilizzatore finale di una crisi creata ad arte per rimpiazzare i vertici istituzionali con altri più compiacenti, chiamati a liquidare il nostro patrimonio. Di fronte a questi dati, chiunque difenda ancora la Germania come esempio di virtù e di buon governo (rileggersi anche Fabrizio Tringali su questo blog) non solo dice il falso, ma è contro gli interessi del suo Paese e deve assumersene la responsabilità.

Nell’era digitale, dove ogni cosa è ormai immateriale tranne la pagnotta a fine mese, le crisi le creano i tiranni dell’economia e della finanza. Le banche, soprattutto quelle centrali, sono una lobby che persegue unicamente il mantenimento dello status quo e congela ogni forma di progresso per il popolo. Parola di un ex banchiere centrale belga: Bernard A. Lietaer. I miliardi degli aiuti girano in tondo, facendo un lungo giro dell’Oca, vengono creati dal nulla e poi ritornano al punto di partenza, ma durante il percorso qualcuno si impoverisce e qualcun altro si arricchisce. E quelli che si arricchiscono non siamo noi.

Bisogna cambiare. Il voto è alle porte. Votate qualcuno che dica basta a questo scempio, che dica basta a questi signori, denunciati perfino all’Aia per crimini contro l’umanità, a partire da Christine Lagarde ad Angela Merkel, da Wolfgang Schäuble a José Barroso passando per Hermann Van Rompuy, nella lunghissima denuncia di una cittadina tedesca, Sarah Luzia Hassel-Reusing, che cita anche Mario Monti come persona informata sui fatti.

Votate qualcuno che abbia un’idea diversa del senso dell’economia, dei suoi obiettivi e delle sue ricadute sui cittadini. Qualcuno che non viva unicamente per spostare capitali finanziari di banca in banca, di fondo in fondo, con l’unico obiettivo di ingrossarli durante il loro movimento, come una slavina che rotola a valle e travolge tutto il paese. Qualcuno che sia ancora un essere umano, possibilmente.



http://www.byoblu.com/post/2012/12/11/L ... eschi.aspx


Tratto da: E’ provato: lo spread un imbroglio dei tedeschi. | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z2EvJOenNd

http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z2EvJ5AcNY

ma l'europa non deve essere un unione solidale?,e non un sistema egoistico da cui trarne profitto,come nel caso la gemania,che ha scatenato 2 guerre x dominare l'europa,e riesce nell'intento nel modo piu' semplice e senza nessun sacrificio...................


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ubatuba ha scritto:
All’origine dell’impennata dello spread ci fu Deutsche Bank, che nel luglio 2011 vendette una quantità ingente di Btp, Si parla anche di 7 miliardi. Un rilascio sul mercato di queste dimensioni avrebbe fatto innalzare perfino la temperatura delle calotte polari. Ora sappiamo anche perché: il 20 ottobre 2011 Deutsche Bank presenta un lungo lavoro al Governo tedesco e alla Troika (Fmi, Bce e Ue), intitolato “Guadagni, concorrenza e crescita“, nel quale chiede esplicitamente che vengano privatizzati i sistemi welfare e i beni pubblici di Francia, Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda. Prima mettono nel mirino i Paesi da invadere, poi li mettono in crisi, aumentando artificialmente gli interessi sul debito pubblico, poi mandano la cura, presentandola coma la sola possibilità. La terza guerra mondiale è servita, senza spargimento di sangue: un bottino facile facile, ottenuto con la complicità dei servi schiocchi e mediante l’introduzione di un cavallo di Troia.

Il Governo dei nani e delle ballerine non fu certo un esempio nella storia di questa travagliata Repubblica, ma ciò non toglie che Berlusconi dica il vero quando indica nella Germania il braccio armato e l’utilizzatore finale di una crisi creata ad arte per rimpiazzare i vertici istituzionali con altri più compiacenti, chiamati a liquidare il nostro patrimonio. Di fronte a questi dati, chiunque difenda ancora la Germania come esempio di virtù e di buon governo (rileggersi anche Fabrizio Tringali su questo blog) non solo dice il falso, ma è contro gli interessi del suo Paese e deve assumersene la responsabilità.


Ottimo articolo......
meno male che qualcuno riesce a vedere in faccia alla realtà....

PS: per la cronaca.... Beppe Grillo è l'UNICO, tra quelli che siederanno
in Parlamento, ad ever avuto il coraggio di dire queste cose apertamente
agli italiani. Non ce ne sono altri....



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MessaggioInviato: 17/12/2012, 19:48 
di Valerio Valentini

Urla di giubilo si sono levate al lieto annuncio: l’Unione Bancaria Europea è finalmente cosa fatta. Dopo 17 ore di parto, lo strumento – l’ultimo di una lunga serie – miracoloso che contribuirà a scacciare la crisi è stato partorito a Bruxelles. “Si tratta di un passo fondamentale per bloccare la spirale dei debiti”, ha annunciato entusiasta Van Rompuy, seguito a ruota dalla Merkel, secondo la quale si tratta di “un accordo dal valore inestimabile”.

In realtà quello che è stato approvato dall’Ecofin è soltanto il primo, e più basilare, passo verso una reale unione bancaria. E a frenare gli entusiasmi non siamo solo noi, populisti e nazionalisti, ma addirittura Wolfgang Schauble, il ministro dell’economia tedesco. Il quale, evidentemente senza prima avvisare il capo del suo stesso governo, ha affermato al termine delle riunioni: “Ancora una volta abbiamo creato intorno a noi aspettative che non potremo soddisfare, e questo è pericolosissimo”.



L’accordo siglato prevede soltanto, infatti, che a partire dal marzo 2014 la BCE possa esercitare un’azione di controllo nei confronti di tutti gli istituti bancari considerati “rilevanti” per l’economia dell’UE, cioè quelli con asset del valore di almeno 30 miliardi di euro o pari al 20% del Pil del proprio Paese. Ma, innanzitutto. non si capisce in base a quale logica le piccole banche di credito siano state esentate da qualunque controllo esercitato dalla BCE. O forse lo si capisce bene, se si pensa che la Germania è il Paese europeo col maggior numero di istituti di credito che rispondono a quelle caratteristiche. In realtà la Merkel ha strappato anche un’altra concessione: nel testo approvato dall’Ecofin non è infatti indicata alcuna scadenza che obblighi la BCE a controllare direttamente le banche più grandi: perché quest’ansia di posticipare il controllo? Se c’è davvero urgenza di applicare un provvedimento per arginare la crisi, come mai non è stato inserito nessun termine entro il quale aprire archivi e forzieri delle banche alle ispezioni dell’Eurotower? Il commissario europeo Michel Barnier, uno dei principali sostenitori dell’accordo raggiunto, s’è lamentato proprio del fatto che, con queste regole, ci sarà tempo e modo, per i grandi istituti bancari, di effettuare una nuova ricapitalizzazione prima che la BCE possa entrare in azione per eseguire i controlli.

E dire che uno dei più importanti editorialisti del Financial Times, Wolfgang Munchau, già alla fine di ottobre osservava che il non stabilire nessun termine avrebbe finito col rendere l’Unione Bancaria del tutto inutile ai fini della risoluzione della crisi. “Ammesso che l’istituzione dell’unione bancaria, fiscale ed economica, se realizzata in maniera adeguata, possa creare un’organizzazione istituzionale minimamente sufficiente per un’unione monetaria sostenibile, c’è comunque un grosso problema: l’unione monetaria potrebbe esplodere molto prima che il nuovo meccanismo di controllo entri in vigore”. E si riferiva alla seconda metà del 2013, ritenendola comunque una data troppo lontana! Invece, tutto è rinviato al marzo 2014. “L’unione bancaria – diceva esplicitamente Munchau – così come è stata ideata, non ci sarà di alcun aiuto per la crisi attuale”.

Ancora una volta, dunque, la necessità di agire in fretta per evitare la catastrofe viene strumentalizzata per modificare l’assetto istituzionale dell’Unione Europea e dei suoi principali organismi. Infatti, come lo stesso Munchau metteva in luce, ci sono “importanti aspetti del progetto” dell’Unione Bancaria che “richiederanno delle modifiche ai trattati europei vigenti”. Prima si fanno i progetti, insomma, e poi si cambiano le regole preesistenti per permettere a quei progetti di poter essere approvati.

Ma quale sarebbe lo scopo dell’Unione Bancaria, allora, visto che sarà inutile per la risoluzione della crisi? Difficile dirlo, ma Munchau ha proposto un’analisi che ai lettori del blog non suonerà poi così originale.


“ Col passare del tempo l’unione monetaria usurperà l’Unione Europea. Essa avrà la sua propria unione bancaria, il suo proprio budget, la sua propria unione politica e, in ultimo, il suo proprio mercato unico: cioè qualcosa che non è legalmente possibile, ad oggi. L’unione bancaria e i suoi organismi di contorno costituiscono il più grande atto di integrazione politica in Europa dai tempi della creazione della Comunità Economica Europea, 55 anni fa. Io sono convinto che queste istituzioni saranno qualcosa di ancor più importante dell’euro stesso, poiché rappresentano una significativa violazione della sovranità nazionale a vari livelli ”.

Con la scusa della crisi, tanto per cambiare, si derubano progressivamente i Paesi europei di un po’ della loro indipendenza e del loro diritto di autodeterminazione, soprattutto in senso democratico. E’ mai possibile che nessuno, di fronte a una prospettiva di cambiamento così fondamentale per gli assetti futuri di un intero continente, abbia ritenuto op

portuno quantomeno chiedere il parere dei cittadini? Possibile che essere europeisti debba declinarsi solo in una delega in bianco a un’oligarchia di bancofili ebbri di capitalismo sfrenato e di finanza

http://www.byoblu.com/post/2012/12/14/L ... x#continue


ma di queste cose nessun mezzo della grande informazione ne parla,tutti lacche' dei poteri forti


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IL PREZZO DEL “TRAUMA COLLETTIVO”: LA GRECIA SULL’ORLO DELLA GUERRA CIVILE
DI WOLF RICHER
testosteronepit.com



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“Mi chiedo quanto ancora potrà sopportare questa società prima di esplodere” ha detto Georg Pieper, uno psicoterapista tedesco specializzato nella cura dei disordini post-traumatici a seguito di catastrofi, grandi incidenti (incluso quello tremendo verificatosi in Germania), atti di violenza, sequestri di persona; questa volta, però, parlava della Grecia.

Aveva trascorso diversi giorni ad Atene, dando gratis dei corsi in terapie post-traumatiche a psicologi, psichiatri e medici, essendo questo un paese in profonda crisi. Era accompagnato da Melanie Mühl, giornalista del quotidiano Frankfurter Allgemeine. E nel suo rapporto (1), la Muhl denuncia il modo in cui la crisi greca è stata descritta ai “consumatori di notizie” in Germania.



Non era che “una lontana minaccia che si profilava all’orizzonte”, definita in termini poco comprensibili, come stretta bancaria, taglio di spese, buchi di miliardi di euro, cattiva gestione, Troike, rifinanziamento di debiti…"Invece di riuscire a comprendere qual è il contesto generale, non vediamo altro che la faccia scura di Angela Merkel che sbuca dalle limousine nere a Berlino, Bruxelles ed altre città, avanti e indietro tra un summit e l’altro, dove si sta elaborando, pezzo dopo pezzo, la grande “manovra di salvataggio” della Grecia e dell’Europa”". (Si legga anche: La Maledizione dell’Euro Irreversibile”). (2)

Ma quello che succede veramente in Grecia viene completamente taciuto dai media. Pieper definisce questo fenomeno “Una gigantesca opera di repressione”.
E quindi riportano le notizie che non possono essere rivelate camuffandole con acronimi e gerghi finanziario incomprensibili all’uomo comune.

Ci sono state donne in gravidanza che andavano da un ospedale all’altro, pregando di poter partorire lì, senza assistenza sanitaria e denaro, e nessuno che le aiutata. C’è stata gente, prima appartenuta alla classe media, che ora frugava tra i resti delle bancarelle della frutta e verdura a fine giornata. Ho visto queste attività persino a Parigi; se la Muhl ci facesse più caso, potrebbe vederle anche in Germania. Non succede solo in Grecia, dove la gente, distrutta per la disoccupazione e il taglio dei salari, tenta l’impossibile per sbarcare il lunario e mettere in tavola del cibo ogni giorno. E le maggiori aziende produttrici di beni di largo consumo stanno già reagendo: “L’impoverimento dell’Europa”. (3)

Spezza il cuore, la piaga della crisi in Grecia. C’era un anziano, che aveva lavorato per 40 anni, che si ritrovava con la pensione dimezzata e non poteva permettersi di comprare le medicine per il cuore. Per andare in ospedale doveva portarsi le proprie lenzuole e il proprio cibo. Poiché la società di pulizie se n’era andata perché non veniva più pagata da tempo, i bagni venivano puliti a turno dai medici e dagli infermieri. In ospedale scarseggiavano i medicinali e altri presidi come i guanti da chirurgo ed i cateteri. E la percentuale dei suicidi è raddoppiata nel corso degli ultimi tre anni – due terzi di questi sono uomini.

“Trauma Collettivo” è quello che Pieper vede in questa società a cui è stata strappata la terra da sotto i piedi. “I maschi in particolare sono i più colpiti dalla crisi” ha detto Pieper, poiché i loro salari sono stati decimati, o hanno perso completamente l’impiego.

Guardano con profondo odio al sistema politico ultra-corrotto e ad un governo clepto-cratico che ha fatto così tanti danni al paese; e sono furiosi per le politiche internazionali di “salvataggio” che beneficiano solo le banche che le mettono in atto, non certo la gente.

Questi uomini poi portano la loro rabbia nelle case, nelle loro famiglie, ed i loro figli portano poi questa rabbia in strada. Da qui il crescente numero di atti di violenza di gang di strada che attaccano le minoranze. “L’istinto di sopravvivenza negli umani è forte” – dice Pieper – “e quindi gli umani sono capaci di superare difficoltà anche gravissime. Ma per farlo, hanno bisogno di una società giusta che funzioni con reali strutture e “reti” di sicurezza. Ma in Grecia la società è stata per anni svuotata e depauperata fino al punto dell’attuale crollo definitivo”.

“In una situazione così drammatica come la vediamo in Grecia, l’essere umano diventa una sorta di predatore a cui interessa solo se stesso e la propria sopravvivenza” spiega Pieper. “Il puro bisogno lo spinge a gesti irrazionali e, nei casi più estremi, al crimine.” “In una società che ha raggiunto questo stadio, la solidarietà viene completamente sostituita dall’egoismo”.

Pieper si chiede, quindi: “Quanto ancora potrà resistere una società in queste condizioni prima di esplodere?” La Grecia è sull’orlo della guerra civile, sembra soltanto una questione di tempo prima che la disperazione generale della gente si trasformi in violenza collettiva e si propaghi in tutto il paese. Tutto questo è il prodotto finale delle politiche europee di “aiuto”.

Mentre l’Eurozona tenta ogni mezzo per rimanere in superficie mentre la valanga della crisi del debito travolge la Grecia ed gli altri paesi periferici, e mentre l’Europa cerca di restare in piedi legandosi con il nastro da pacchi, uno contro l’altro, continuando a sfornare norme emanate da eurocrati trans-nazionali non-eletti, la Svezia ci ripensa: non c’era mai stata prima così tanto avversione per l’Euro. Si legga: “ Record di ostilità della Svezia per l’Euro.” (4)

Wolf Richter
Fonte: http://www.zerohedge.com
Link: http://www.zerohedge.com/contributed/20 ... -brink-c...
15.12.2012

Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63

NOTE

1) http://www.faz.net/aktuell/feuilleton/d ... se-11992...
2) http://www.testosteronepit.com/home/201 ... rsible-e...
3) http://www.testosteronepit.com/home/201 ... n-of-eur...
4) http://www.testosteronepit.com/home/201 ... ts-a-rec...

http://www.tzetze.it/2012/12/il-prezzo- ... guerra-civ

(By Richard)



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
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Wolframio ha scritto:

Centralizzazione del potere e del controllo


Io lo chiamo NWO. Il risultato? 1, 10, 100 crisi come quella greca.

[:(]



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La moneta? Un bene comune, tranne che nell’Eurozona


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http://www.nocensura.com/2012/12/la-mon ... e-che.html

di Giorgio Cattaneo

È un particolare curioso del dibattito in Francia: mentre i Paesi anglosassoni, per combattere la crisi, discutono apertamente e serenamente di monetizzazione per lottare contro la crisi, in Francia questo resta un tabù, malgrado le quantità colossali di monetizzazione realizzate in favore delle banche. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, come riferisce un lungo e appassionato saggio dell’“Economist”, si può dibattere in merito alla monetizzazione con calma. È così che il settimanale inglese pone la questione del bisogno di una nuova ondata di “Quantitative Easing” (Qe) a sostegno di una crescita solida.
La Banca d’Inghilterra ha appena aumentato il suo programma da 50 miliardi a 375 miliardi di sterline – a partire dall’inizio della crisi – ossia circa il 5% del Pil per ogni anno.

Negli Stati Uniti, gli economisti si chiedono se la Fed dovrà mettere in pratica un nuovo programma, dopo i due piani di Qe e l’operazione “Twist” di fine 2011 (vendita di titoli a breve termine per acquistare titoli a lungo termine). La conclusione dell’“Economist” è che ciò sia necessario a causa della debole crescita ma che dovrà accompagnarsi a un innalzamento temporaneo dell’inflazione programmata (fino al 3%, che resta moderata), per assicurare una migliore efficacia della misura di Qe. Le due principali banche anglosassoni hanno ricomprato titoli del debito sovrano dei rispettivi Paesi, facendo così fare un doppio risparmio al Tesoro, attraverso riduzione dei tassi e l’autofinanziamento. All’opposto, in Europa, la quasi totalità della monetizzazione creata dalla Bce è stata fatta a esclusivo profitto delle banche, che in questa maniera risultano rifinanziate.
Solo 200 miliardi di titoli del debito sovrano sono stati riscattati l’estate scorsa per calmare la crisi di allora. Per contro, mille miliardi sono stati prestati alle banche all’inizio dell’anno, in aggiunta ai grossi programmi di rifinanziamento che hanno fatto gonfiare il bilancio della Bce. In breve, la creazione di moneta da parte della Bce avviene a vantaggio quasi esclusivo delle banche, che la Bce rifinanzia quasi senza limiti, mentre la Banca d’Inghilterra e la Fed utilizzano la maggior parte dei fondi così creati per riscattare i debiti sovrani, avvantaggiando in tal modo la collettività, alla quale il debito costa di meno.

Laurent PinsolleRimettere la moneta al servizio del bene comune: è una lotta che combatte da tempo André-Jacques Holbecq, che ha scritto un libro appassionante, “La dette publique, une affaire rentable” (“Il debito pubblico, un affare redditizio”), un’opera che ho riassunto qualche tempo fa. Cura anche un blog di cui raccomando la lettura. A lui si è unito Joël Halpern – il cui blog raccomando parimenti – il quale afferma nei suoi ultimi scritti che occorre fare «l’opposto della politica riaffermata da Jean-Marc Ayrault» e denuncia le politiche di austerità in quanto sono «la causa della crisi del debito». Questo perché in un periodo come il nostro, nel quale non c’è crescita, mentre c’è una forte disoccupazione, e dove i consumatori hanno la tendenza a ridurre il proprio debito (le famiglie statunitensi hanno ridotto il proprio debito dal 133 al 114% delle proprie entrate in soli 4 anni), occorre creare moneta per evitare di rientrare nella depressione.

Meglio, in un simile contesto, la monetizzazione può non essere inflazionista poiché non fa che contrastare gli effetti deflazionisti che risultano dalla riduzione del debito degli attori privati. La monetizzazione è oggi necessaria in Europa per evitare che la depressione si estenda dalla Grecia alla Spagna e all’Italia, contaminando l’Europa nel suo insieme. E occorre riservarla essenzialmente agli Stati. Ma è difficilissimo organizzarla sulla scala di diversi Paesi.


(Laurent Pinsolle, “Il bisogno di monetizzare”, dal blog “Gaulliste Libre”, tradotto e ripreso da “Megachip)

Fonte: libreidee - tratto da http://pas-fermiamolebanche.blogspot.it ... delle.html



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Ultima modifica di ubatuba il 27/12/2012, 20:19, modificato 1 volta in totale.

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La UE sempre più NWO

UE: La Corte di Giustizia proibisce di parlare male dell’Europa

La Corte europea di giustizia ha stabilito che l’Unione europea può legalmente sopprimere critica politica alle sue istituzioni e alle figure di spicco dell’Unione, spazzando via in questo modo 50 anni di leggi precedenti europee in materia di libertà civili.

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha rilevato che la Commissione europea aveva il diritto di giudicare Bernard Connolly, un economista britannico licenziato nel 1995 per aver scritto una critica sull’integrazione monetaria europea dal titolo The Rotten Heart of Europe.

La sentenza ha affermato che la commissione potrebbe limitare il dissenso, al fine di “proteggere i diritti degli altri” e punire le persone che “danneggiano l’immagine e la reputazione dell’istituzione”. Il caso ha implicazioni più ampie per la libertà di parola, che potrebbe estendersi ai cittadini dell’UE che non lavorano per la burocrazia di Bruxelles.

Il giudice ha definito il libro di Connolly “aggressivo, denigratorio e offensivo”, soprattutto quando l’autore affermava che l’Unione economica e monetaria era una minaccia per la democrazia, la libertà e la “fine della pace”.

Il signor Connolly, che è stato condannato a pagare le spese legali della Commissione europea, ha detto che il procedimento non costituiva un processo equo. Ha detto: “Siamo di nuovo alla Star Chamber and Acts of Attainder: i diritti degli imputati non sono rispettati o garantiti in alcun modo, è risorto il reato di diffamazione sediziosa.”

Colomer ha scritto nel suo ultimo parere, a novembre, che una pietra miliare britannico sulla libertà di parola non aveva “alcun fondamento o rilevanza” nel diritto europeo, suggerendo che la Corte europea non ha voluto prendere in considerazione la tradizione giuridica britannica.

Connolly intende ora sottoporre il suo caso alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo.

http://www.imolaoggi.it/?p=37429
http://www.telegraph.co.uk/news/worldne ... of-EU.html


Inquietante sentenza Corte di Giustizia UE: i giornalisti non possono richiedere documenti sulla BCE

Nel più assoluto silenzio dei media e, naturalmente, della politica impegnata in una faticosa opera di autoreferenzialità, almeno in Italia, la Corte di Giustizia della Comunità Europea mette il lucchetto al diritto di informazione sulle scelte e sulle valutazioni finanziaria ed economiche della BCE. Con la sentenza resa nella causa T590/10 viene stabilità la legittimità del rifiuto, da parte della BCE, di fornire a due giornalisti britannici documenti relativi alla crisi economica in Grecia. Costituisce quindi facoltà della Banca Centrale negare l’accesso ai suoi documenti adducendo il “pregiudizio” alla politica economica europea che ne deriverebbe dalla pubblicazione.

La decisione resa dalla Corte di Giustizia è inquietante perché sicuramente lesiva del diritto di informazione e di conoscenza del cittadino. Quel cittadino che sta pagando, in Grecia come in Spagna ed in Italia, errori, incapacità, inadeguatezze e forse anche comportamenti criminali ascrivibili alle scelte finanziarie ed economiche di “poteri” autorizzati ad agire senza il controllo della Politica.

La sig.ra Gabi Thesing è giornalista presso la Bloomberg Finance LP, che esercita le proprie attività a Londra con il nome Bloomberg News. Il 20 agosto 2010, ha chiesto alla BCE l'accesso a due documenti intitolati «L’impatto su deficit e debito pubblici degli swap negoziati fuori borsa. Il caso della Grecia» e «L’operazione Titlos e la possibile esistenza di operazioni analoghe con impatto sui livelli di debito e deficit pubblici della zona euro». La BCE ha negato l'accesso a tali documenti adducendo a motivazione la tutela dell'interesse pubblico per quanto riguarda la politica economica dell'Unione europea e della Grecia. La sig.ra Thesing e la Bloomberg Finance LP hanno contestato tale decisione dinanzi al Tribunale.

E’ legittimo domandarsi, in tale contesto, se il significato di quel diniego sia davvero espressione di una tutela dell’interesse generale o non piuttosto la strada obbligata per coprire irregolarità, scorrettezze se non illeciti sui quali i Governi e le autorità centrali (compresa la stessa BCE) hanno “chiuso gli occhi”. Una colpevole indifferenza durata per decenni di attività economica e finanziaria senza riguardo, nemmeno, per le poche regole di disciplina e comportamento esistenti. Una situazione creatasi perché nel tempo, i governi e le banche, hanno tollerato, se non avallato, ogni tipo di operazione finanziaria; anche al limite del sostenibile e del lecito. Con la conseguenza che il “tollerare” rinvia a precise responsabilità della politica e delle autorità nazionali, dimostratesi incapaci di disciplinare la delicata materia finanziaria e l’attività del mercato.

Non sorprenderebbe scoprire che una tale tolleranza sia stata a lungo alimentata da connivenze, da pratiche corruttive, da “scambi di favore” di ogni genere. Non si può infatti dubitare del “peso” enorme che i mercati hanno sulla politica e nemmeno si può dubitare della differente evoluzione dell’Unione Europea Economica rispetto a quella politica ( che fatica e non poco ad arrivare ). Una considerazione che richiama l’idea del “ricatto” e che non sarebbe necessario immaginare ed ipotizzare sul tavolo di chi oggi gestisce la “crisi”, se fin dell’inizio ciascuno avesse fatto il proprio dovere ed avesse assolto al proprio ruolo.

Dubbi che aumentano – con il rischio di diventare certezza – allorché documenti di interesse pubblico vengono secretati nel nome di una non bene definita tutela generale. Forse, che scoprire l’illecito possa destabilizzare? Ma occorrerebbe chiarire definitivamente chi risulterebbe danneggiato da quei documenti. Non certo quei milioni di cittadini europei che hanno pagato con la perdita della dignità e con la più assoluta povertà gli interessi di una finanza che ormai non tollera alcun controllo.

http://www.agoravox.it/Inquietante-sent ... te-di.html

Una domanda sorge spontanea... ma tutti quegli opinion leader che si riempivano la bocca di termini e concetti quali "libertà", "antifascismo" etc.etc. dove sono finiti tutti?!?!?!



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Atlanticus81 ha scritto:

La UE sempre più NWO

UE: La Corte di Giustizia proibisce di parlare male dell’Europa

La Corte europea di giustizia ha stabilito che l’Unione europea può legalmente sopprimere critica politica alle sue istituzioni e alle figure di spicco dell’Unione, spazzando via in questo modo 50 anni di leggi precedenti europee in materia di libertà civili.

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha rilevato che la Commissione europea aveva il diritto di giudicare Bernard Connolly, un economista britannico licenziato nel 1995 per aver scritto una critica sull’integrazione monetaria europea dal titolo The Rotten Heart of Europe.

La sentenza ha affermato che la commissione potrebbe limitare il dissenso, al fine di “proteggere i diritti degli altri” e punire le persone che “danneggiano l’immagine e la reputazione dell’istituzione”. Il caso ha implicazioni più ampie per la libertà di parola, che potrebbe estendersi ai cittadini dell’UE che non lavorano per la burocrazia di Bruxelles.



E poi siamo "noi" i cospirazionisti........ [8D]



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domenica 23 dicembre 2012

Altmark 2013 - Inizia l'operazione antisedizione rivoltosa

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In gran segreto avviata la costruzione di un Centro "Crowd Riot Control", ovvero l'insieme di operazioni volte a mantenere l'ordine e la pace civile. Sorgerà a fianco di una città fantasma di oltre 500 edifici, per un budget di oltre 100 milioni di euro.

L'area di Altmark, nel lander Sassionia-Anhalt, ospita già una base militare di Germania e Nato. Ora sorgerà un centro anti rivolte civili.

La Germania si prepara a combattere i suoi cittadini. Nel più grande segreto l'esercito del motore economico d'Europa sta costruendo su una superficie di 232 chilometri quadrati, che era già uno dei maggiori terreni per le esercitazioni militari del paese, il più importante centro di esercitazioni d'Europa per la lotta contro le rivolte.

I centri di Crowd Riot Control sono l'insieme delle operazioni volte a mantenere l'ordine e la pace civile. L'obiettivo nel caso del progetto di Altmark, località nel lander Sassionia-Anhalt, e' quello di farsi trovare pronti in caso di sollevazioni popolari.

A rivelarlo è la rivista internazionale Current Concerns, che cita una lettera confidenziale ottenuta dalla Svizzera. Il rischio di un'esplosione delle tensioni e rivolte civili e' aumentato con l'esacerbarsi della crisi del debito sovrano e l'ampliamento del divario tra paesi ricchi e poveri nell'area euro.

Per rendere realistico e vendibile il progetto, celando il vero scopo del Centro, già usato dai soldati di Germania e Nato, i tedeschi stanno costruendo intorno una città fantasma di oltre 500 edifici, che copre una superficie di circa 6 km quadrati per un budget di oltre 100 milioni di euro.

Il progetto comprenderà degli stabilimenti industriali, il collegamento a una autostrada fittizia e un aeroporto con 1.700 metri di piste su prato. La Bundeswehr, l'esercito tedesco, che si occuperà della costruzione dell'opera, si appresta a cominciare i lavori della città fantasma già a partire dal 2013.

Nell'hub di GUZ l'esercito tedesco e anche la maggior parte delle Forze Nato si addestrano da tempo per simulare potenziali operazioni di invasione e occupazione di un villaggio in Afghanistan e nel Kosovo o in qualsiasi città della Terra. Le esercitazioni si rifanno alle previsioni della Nato sulle eventuali guerre del futuro.

Source: Altra Calcata… altro mondo: ...azione antisedizione rivoltosa


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Germania si prepara a combattere il suo popolo

In gran segreto avviata la costruzione di un Centro "Crowd Riot Control", ovvero l'insieme di operazioni volte a mantenere l'ordine e la pace civile. Sorgera' a fianco di una citta' fantasma di oltre 500 edifici, per un budget di oltre 100 milioni di euro.

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L'area di Altmark, nel lander Sassionia-Anhalt, ospita gia' una base militare di Germania e Nato. Ora sorgera' un centro anti rivolte civili.

New York - La Germania si prepara a combattere i suoi cittadini. Nel piu' grande segreto l'esercito del motore economico d'Europa sta costruendo su una superficie di 232 chilometri quadrati, che era gia' uno dei maggiori terreni per le esercitazioni militardi del paese, il piu' importante centro di esercitazioni d'Europa per la lotta contro le rivolte.

I centri di Crowd Riot Control sono l'insieme delle operazioni volte a mantenere l'ordine e la pace civile. L'obiettivo nel caso del progetto di Altmark, localita' nel lander Sassionia-Anhalt, e' quello di farsi trovare pronti in caso di sollevazioni popolari.

A rivelarlo e' la rivista internazionale Current Concerns, che cita una lettera confindenziale ottenuta dalla Svizzera. Il rischio di un'esplosione delle tensioni e rivolte civili e' aumentato con l'esacerbarsi della crisi del debito sovrano e l'ampliamento del divario tra paesi ricchi e poveri nell'area euro.

Per rendere realistico e vendibile il progetto, celando il vero scopo del Centro, gia' usato dai soldati di Germania e Nato, i tedeschi stanno costruendo intorno una citta' fantasma di oltre 500 edifici, che copre una superficie di circa 6 km quadrati per un budget di oltre 100 milioni di euro.

Il progetto comprendera' degli stabilimenti industriali, il collegamento a una autostrada fittizia e un aeroporto con 1.700 metri di piste su prato. La Bundeswehr, l'esercito tedesco, che si occupera' della costruzione dell'opera, si appresta a cominciare i lavori della citta' fantasma gia' a partire da quest'anno.

Nell'hub di GUZ l'esercito tedesco e anche la maggior parte delle Forze Nato si addestrano da tempo per simulare potenziali operazioni di invasione e occupazione di un villaggio in Afghanistan e nel Kosovo o in qualsiasi citta' della Terra. Le esercitazioni si rifanno alle previsioni della Nato sulle eventuali guerre del futuro.

Source: Germania si prepara a combattere il suo popolo



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appello - la guerra comincia qui

Campo antimilitarista dal 12 al 17 settembre 2012 al «GÜZ Altmark»

Discussioni e azioni contro il centro di addestramento al combattimento della Bundeswher e della Nato.

[download PDF]

Nemico dietro la finestra. Copertura, orientamento, fuoco. Rapido come il lampo, il simulatore di duello a raggi laser informa i combattenti su chi ha fatto fuoco e chi è stato colpito, su chi continua l'addestramento e chi resta a terra nella steppa di Saxe-Anhait. L'esercito tedesco e, praticamente, i soldati di tutti gli eserciti della NATO si addestrano al GÜZ-Altmark; lì imparano come assediare e occupare un villaggio in Afghanistan, in Kosovo, o – dopo le analisi della NATO sulle guerre che verranno – in una qualsiasi città del globo. E' per questo infatti che nel 2012, sul terreno del GÜZ, comincerà la costruzione di una città di 500 edifici provvista di un aeroporto e di una metropolitana: per addestrarsi alla guerra nei quartieri residenziali, nelle strade di un centro storico, nelle bidonvilles, nelle zone industriali o nei centri commerciali.

« Questa città potrebbe essere ovunque sul pianeta. » - Capo operativo del GÜZ

La Bundeswehr (forze armate tedesche), la NATO e l'UE vogliono fare del GÜZ un luogo centrale per preparare i loro interventi nella guerra che conducono a livello globale, per noi quindi si tratta di fare del campo un luogo centrale delle lotte antimilitariste. Tutti coloro che vogliono opporsi alla militarizzazione della società sono dunque i benvenuti. Vogliamo cogliere questa occasione per discutere delle nostre differenti analisi e proposte, per elaborare una strategia contro la loro strategia e sperimentare qualche pratica di sabotaggio della guerra. Poiché è lì dove la guerra comincia che si può fermarla.

Attualmente facciamo invece l'esperienza del modo in cui, a tutti i livelli, si costruisce il processo di inclusione della guerra nel quotidiano. Si sono create delle situazioni di fatto – aumento degli interventi dell'esercito, aumento delle morti nel Mediterraneo, aumento die soldati in armi nelle strade – e sono stati fatti immensi sforzi per legittimare la gestione militare delle crisi. Le guerre che sono condotte in nostro nome dovrebbero apparire così altrettanto naturali e inevitabili di una tempesta. Dopo un terremoto si inviano, come fossero die salvatori, le polizie militari che una volta passata l'emergenza riacquistano il loro vero volto: impongono il divieto di incontrarsi e danno la caccia ai saccheggiatori. E poiché oggi gli eserciti sono gestiti come delle imprese, noi dobbiamo essere i clienti soddisfatti del servizio pubblico della violenza di Stato. Nel linguaggio specialistico la sicurezza è oramai venduta come una «prestazione di governance» per la quale noi dobbiamo saper sacrificare, da un momento all'altro, l'una o l'altra delle nostre libertà.

Oltrepassati i muri della metropoli questa messa in scena non dura più di un veloce colpo d'occhio, per altro gettato da lontano. E se ci si può appoggiare a questo tipo di sguardo è perché in Occidente esiste una sua tradizione. La dottrina delle Nazioni Unite « Responsibility to Protect » (R2P) serve infatti a giustificare gli «interventi umanitari». La versione Niebel2 della politica di sviluppo autorizza l'attribuzione di mezzi direttamente sottoposti agli interessi tedeschi e alla cooperazione con l'esercito. Tutto questo ricorda molto bene il vecchio sciovinismo coloniale. Ci si felicita di proteggere la nuda vita die popoli per poter ignorare più facilmente il loro diritto all'autodeterminazione. Il mantenimento di un ordine economico che non ha quasi nessuna prospettiva assicura così la permanenza della domanda per questo tipo di protezione. Nel frattempo l'UE si mette in formazione da battaglia e «armonizza» le sue leggi e le sue procedure.

Per il momento gli Stati non si mettono ancora d'accordo su tutto. Per il momento la militarizzazione non è ovunque altrettanto avanzata come nella Val di Susa in Italia, dove die parà appena ritornati dall'Afghanistan sono dispiegati contro i manifestanti; nello stesso tempo l'esercito in Spagna è già stato utilizzato per stroncare lo sciopero die controllori di volo. In Germania, in compenso, sono in molti a credere che la guerra non sia davvero presente sul loro territorio. Tuttavia i guerrafondai tedeschi non sono certo gli ultimi arrivati nello spingere verso la realizzazione internazionale della guerra integrata in versione 2.0. E' tempo che ci si organizzi al di là delle frontiere contro gli

attacchi tramite i quali l'ordine dominante tenta di salvarsi. La questione die « Failed States » si pone oggi fondamentalmente dappertutto e non solo in Africa – sta a noi ritorcerla contro l'establishment e riprendere le nostre vite in mano.

Normalità civile-militare

Più gli eventi sono determinati dalla guerra e più diviene chiaro che la lotta contro la guerra e la militarizzazione non concerne solo la pura sopravvivenza di qualcuno bensì la vita di tutti. Anche se vi sono molte differenze nella realtà sociale, quanto meno nelle forme e dimensioni della violenza che vi si esercita, c'è una cosa che tutte le sfaccettature della militarizzazione hanno in comune: ogni prospettiva di autodeterminazione e di emancipazione deve cedere il passo davanti alla gestione permanente della miseria. E siccome questo tipo di indurimento delle condizioni di vita può essere imposto e mantenuto solo con la forza, bisogna logicamente diffondere l'accettazione e la legalizzazione della violenza nei conflitti, un'accettazione che è ancora legata alla conformazione patriarcale della società.

Una società sul piede di guerra deve essere messa nelle condizioni di pensare che la violenza non solo è inevitabile ma desiderabile o perfino eroica – a condizione che sia esercitata dalle forze dell'ordine. Per giustificarla è necessario mascherare le divergenze tra i punti di vista negli approcci o nella definizione die problemi. Delle strutture complesse devono essere percepite come delle opposizioni binarie, per cui alla fine non resti che una soluzione: la guerra. Attraverso la costruzione di queste opposizioni la violenza di Stato si mostra come il solo mezzo effettivo di risolvere i conflitti sociali o internazionali. Esiste solo la Democrazia o la Dittatura islamica, la donna o l'uomo, i selvaggi o l'Occidente, la civiltà o la barbarie, l'ordine o il caos. Certo, il mondo reale, con tutte le sue connessioni, accavallamenti, interdipendenze, serve a meraviglia i militari per giustificare le loro spese sempre crescenti; ma durante la guerra disturba. Qui c'è bisogno di veri uomini.

La violenza sessualizzata e la guerra vanno sempre mano nella mano. La contro-insurrezione militarizzata non fa eccezione. Delle orde di uomini armati che si battono per demolire i titoli di proprietà o la sovranità di altri uomini. Ma questi titoli sono sempre anche die titoli per disporre delle „nostre donne“ e, allo stesso tempo in cui si pretende di proteggerle, le umiliazioni, lo stupro delle donne e la violenza sessualizzata contro i prigionieri maschi si riproducono tutti i giorni, in ogni zona di guerra del globo. I rapporti di dominio sono mescolati con l'ordine binario die generi così come con il militarismo. Tiriamo la sola conclusione possibile: i ruoli di genere e l'esercito, bisogna attaccarli, indebolirli e dissolverli!

L'asimmetria? Non è una cattiva idea!

Per costruire una resistenza efficace, bisogna innanzitutto comprendere con che cosa abbiamo a che fare in relazione alle nuove guerre. Non per produrre die rapporti di esperti che nessuno legge, ma die saperi condivisi. Cosa è cambiato dalla guerra fredda? In cosa le nostre analisi si differenziano da quelle die militari? C'è veramente un pericolo nascosto dietro le „minaccie asimmetriche“ con le quali si legittima la guerra contro le popolazioni? C'è davvero un'insurrezione nascosta dietro tutte queste strategie di contro-insurrezione? Come ci posizioniamo noi nella guerra in corso? Cosa opponiamo alla logica amico/nemico, noi che vediamo bene, malgrado il nostro profondo disprezzo per la guerra, la necessità di combattere? Come si manifesta la strategia NATO della guerra in rete e della sicurezza globale a livello planetario? Le tattiche sono differenti a seconda die gruppi presi di mira?

Per molti in seno all'UE l'abolizione die limiti concernenti il campo d'intervento delle forze armate ha l'effetto di una novità, le popolazioni ormai non vengono più risparmiate dall'esercizio della violenza militare. La guerra ci rende tutti uguali? O è solo al momento di morire che la guerra rende tutti uguali, restando in vigore il vecchio principio „dividere per regnare meglio“? Qual'è il ruolo della contro-insurrezione in tutto questo? E' una tattica di combattimento o un leitmotiv della governance? Per evitare delle false analisi bisogna stare attenti, cercando di capire la loro strategia, a non perdersi in un pensiero militarizzato. I militari non sono capaci di mettere in opera tutto quello che sognano. Su cosa si appoggia la loro prospettiva cibernetica di mobilitazione di tutte le sfere della società ai fini della guerra? Le questioni etiche, che questa prospettiva nega in blocco, non hanno la vocazione a risorgere in quanto opportunità tattiche? Fino a quale punto i militari stessi sono oltrepassati dalle loro esigenze e restano prigionieri della vecchia ideologia della loro superiorità di nascita? O tutto questo non è che uno show, come le donne in uniforme e la cooperazione con l'Unione Africana? Sicuramente ci muoviamo su di un terreno minato da contraddizioni: da un lato, siamo tutti globalmente sottomessi allo stesso principio di guerra, dall'altro c'è sempre, da qualche parte, una „vera guerra“; in certi posti si muore, in altri no – e questo costituisce una differenza radicale. Neanche noi possiamo sfuggire a questa contraddizione. E' vero infatti che „noi Occidentali“ siamo die privilegiati, che abbiamo maggiori possibilità di quelli che sono nati altrove. Ma è precisamente nel momento in cui la guerra fa la sua entrata tra di noi che ci accorgiamo fino a qual punto siamo seri quando parliamo di abolizione die privilegi. Perché allora la questione non è più quella di proclamare verbalmente quanto ne abbiamo vergogna ma di metterli in gioco utilizzandoli come parte di un altro Noi – un Noi che lotta su scala mondiale per la liberazione.

Anche questo per noi fa una differenza e non da poco rispetto all'altra.

Bandiere al vento sulla collina del generale

E quindi, cosa ci lasciano sapere? Prima di tutto, questo testo strategico della NATO „Urban Operations in the Year 2020“. Siccome ovunque nel mondo sempre più esseri umani vivono in città nelle quali si impoveriscono sarà quindi necessario rimediare ai deficit nella capacità di intervento in ambiente urbano.

E siccome i militari non riflettono sulle cause e le maniere di impedire questo impoverimento, le rivolte sono concepite semplicemente in quanto sfide da affrontare. Oltre alle loro particolarità architettoniche, è specialmente il dispiegamento nelle zone abitate che costituisce un problema per l'esercito: siccome i combattenti sono difficili da distinguere dalla popolazione, rapidamente vi sono delle vittime civili (abbreviazione della NATO: CDs), che provocano a loro volta delle manifestazioni di protesta; in breve: sono missioni inefficaci oppure fallimentari! Perciò il militare vuole avvicinarsi e penetrare nella società, utilizzando die professori universitari in servizio comandato insieme a delle unità „robuste“ equipaggiate con „armi a letalità ridotta“ per „controllare le folle“.

In „Towards a Grand Strategy for an Uncertain World“ la NATO conclude, fin dal 2008, che l'unica via per evitare questi pericoli si trova in un „approccio globale e congiunto che include risorse sia militari che non-militari“. Nel 2010, la „NATO Research Commission“ giudica i risultati poco incoraggianti, in quanto la sovranità degli Stati e le difficoltà di cooperazione impediscono una realizzazione davvero efficace. Il loro consiglio: trovare delle „nuove strade di collaborazione pragmatica al di sotto del livello strategico“. Si tratta di una nuova strategia o di un ripiego? Il termine „sicurezza in rete“ dovrebbe rassicurarci, procurandoci il sentimento di essere informati mentre in realtà non ci si dà nessuna informazione? C'è da preoccuparsi del fatto che ci si dice che delle cose vengono messe in rete tra commissioni ad hoc, strutture interservizi, basi di dati, congressi polizieschi e altri esercizi congiunti, senza mai dirci CHE COSA viene messo in rete? E la collaborazione delle università, delle Poste e delle ONG o la privatizzazione die compiti militari cambiano qualcosa nel processo di decisione? O la collaborazione civile-militare non è altro che una nuova veste per il vecchio fantasma dello Stato poliziesco totalitario?

„Sicurezza in rete“ ovvero la contro-insurrezione in abiti civili

Ordinariamente utilizzato come sinonimo di anti-sommossa nelle discussioni in Germania, la contro-insurrezione potrebbe invece essere compresa in quanto concetto generale di governo, nel quale non si tratta più di regolare i conflitti ma di far perdurare lo stato d'eccezione a perdita d'occhio, dal momento in cui sarà stato messo in funzione. Poiché la destabilizzazione di una società produce la legittimazione del suo continuo controllo militar-poliziesco – fino all'istallazione di protettorati – nello stesso momento in cui dispensa dal presentare nel dibattito pubblico delle alternative. Quella che sembra, in Iraq, in Afghanistan, una mancanza di piani di un ordine per il dopoguerra o una incapacità a imporli, potrebbe invece essere il cuore stesso dell'operazione: la contro-insurrezione come una gestione permanente della crisi che si iscrive nella durata. Perché fin quando la crisi persiste non c'è tempo per i cambiamenti sociali; è più facile far accettare le restrizioni imposte alla libertà di circolazione, il paternalismo e l'oppressione.

La contro-insurrezione mira a sedare la società. All'opposto di quello che suggerisce la parola, la repressione aperta non è affatto il primo mezzo preso in considerazione. Per essa la cosa più importante non è quella di far tacere coloro che intraprendono una lotta bensì che tutti gli altri non vedano nessun senso in quello che i ribelli dicono. Siccome la percezione è il suo primo terreno di combattimento, alcune questioni non devono nemmeno venir fuori. E la diffusione di „armi a letalità ridotta“ mostra che non si tratta di „risolvere“ i conflitti ma piuttosto di controllare la loro emersione, e, lì dove è possibile, evitarli. Analisi costi-vantaggi, calcolo die rischi, come nelle assicurazioni. La contro-insurrezione deriva dalla creatività delle insurrezioni e, trovandosi sempre al traino, tenta di compensare questo deficit con studi meticolosi, violenza, enormi apparati e prevenzione. Ristrutturare die quartieri, intimidire die simpatizzanti, isolare i nemici, creare delle immagini del nemico, così da far prendere le distanze alla popolazione che in questo modo, in sostanza, si disarma da sola. La „COIN“ (Contre-Insurrection in linguaggio NATO) vuole imprimersi su di un pubblico depoliticizzato e passivo ed è in questo senso che essa è costruttiva. Nello stesso tempo, in quanto strategia di puro mantenimento del potere, rimane altrettanto mortale e reazionaria delle guerre coloniali, dentro le quali è stata sviluppata. Come modello di governance rappresenta l'estinzione del politico: la chiusura di ogni dibattito pubblico sulle cause della situazione attuale, la fine della ricerca di prospettive, che siano molto o poco differenti. L'oblio organizzato.

Tuttavia la contro-insurrezione resta una spada a doppia lama. Un sistema che ha bisogno di prepararsi a combattere delle insurrezioni ammette implicitamente che non si tratta più di apportare delle correzioni a una macchina che, altrimenti, funzionerebbe senza problemi. Il fatto che delle insurrezioni sopravvengano effettivamente è secondario. Ma il fatto che possano aver luogo, che siano considerate dal potere come possibili, è sufficiente ad attirare l'attenzione sulle ragioni per ribellarsi. Sul punto cieco, sull'imperatore nudo. Forse si parla tanto di sicurezza per non parlare della contro-insurrezione? Poiché le carte potrebbero cambiare di mano a ogni momento. Quello che appare, nella lotta contro l'insurrezione, è il risuonare del fatto che la questione è se è giusto liberarsi da un certo regime – e che, nel futuro, a riprendere la lotta sarà molto più che l'affare di un pugno di radicali.

Condividiamo le nostre esperienze di lotta

Nel momento in cui tutto appare diventare un fronte, non possiamo più considerare l'opposizione alla militarizzazione e alla guerra come un dominio riservato al movimento pacifista e agli antimilitaristi. Proprio perché la militarizzazione indurisce le condizioni di ogni lotta d'emancipazione, pensiamo che dovreste venire tutti a discutere delle questioni che solleva questo campo! Pensiamo sia necessario avere scambi più vasti possibili se si vuole costruire una resistenza efficace. Di fronte all'accelerazione globale della militarizzazione delle società consideriamo che l'invito deve essere, logicamente, il più internazionale possibile. Tradurremo questo appello in tutte le lingue possibili e contatteremo le persone potenzialmente interessate. Organizzeremo insieme la traduzione sul posto; in una maniera o nell'altra ha sempre funzionato.

Per mettere fine alla configurazione del mondo da parte della guerra

Per noi si tratta, con il campo al GÜZ, di discutere insieme delle strategie militarizzate di mantenimento del dominio e di trovare il loro tallone d'Achille. Nel principio come nella pratica. E' proprio perché come sempre ci prendiamo la libertà di porre la questione „Quale vita vogliamo vivere?“, perché rifiutiamo l'idea di un'umanità che domanda il controllo o il sangue e perché non ci ritroviamo nella parola d'ordine „Non c'è alternativa“, crediamo sia possibile prosciugare il mare dal principio della guerra in tutte le sue forme, non cadere nella trappola paternalista (“Che cosa è meglio per l'Afghanistan?“) e impedire ai militari di sequestrare per i loro fini la minima particella del nostro mondo e delle nostre vite. E questo praticamente, ben inteso. Ciò ci conduce al secondo orientamento del nostro campo.

Chi può pensare deve agire!

Il GÜZ è uno die principali luoghi in Germania dove si prepara la guerra. Con i suoi trasporti d'armi regolari, i prevedibili cantieri per costruire il nuovo sito d'addestramento al combattimento urbano, le sue istallazioni laser high-tech e molte altre occasioni, il GÜZ ci offre l'opportunità di mettere praticamente die bastoni negli ingranaggi di una macchina da guerra e di imparare a farlo. Unità di tutto l'esercito tedesco si addestrano al GÜZ per 14 giorni prima di essere inviati in Afghanistan o altrove. Viaggiano con i propri mezzi pesanti, il proprio equipaggiamento, le proprie armi. Il GÜZ è immenso e quasi senza nessuna chiusura. La pianificazione degli addestramenti militari è completa, non c'è posto per i ritardi. Noi vogliamo dimostrare nella pratica che è lì dove la guerra comincia che possiamo fermarla. In questo senso, tutte le forme di azione che perturbano, sabotano o bloccano lo svolgimento delle esercitazioni in corso, saranno per noi le benvenute!

Per tutti questi motivi, vi invitiamo a venire e partecipare al campo antimilitarista al GÜZ-Altmark dal 12 al 17 settembre 2012 e a combattere con noi per un mondo migliore!

Source: appello - la guerra comincia qui | War Starts Here Camp


Ultima modifica di Wolframio il 29/12/2012, 17:02, modificato 1 volta in totale.


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Cita:
ubatuba ha scritto:

Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

La UE sempre più NWO

UE: La Corte di Giustizia proibisce di parlare male dell’Europa



Una domanda sorge spontanea... ma tutti quegli opinion leader che si riempivano la bocca di termini e concetti quali "libertà", "antifascismo" etc.etc. dove sono finiti tutti?!?!?!


..siamo ritornati al terrore della triade robespierre marat danton,altro che liberta'solo degli ingenui e sprovveduti possono credere alla democrazia......



L'inno dell'italia che verrà !




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Non puoi chiedere all'universo di togliersi la maschera se tu non lascerai cadere la tua. (Philip Kindred Dick)
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