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Oppure una guerra globale! (La comincio a vedere veramente brutta) [8)]



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MessaggioInviato: 30/12/2012, 19:48 
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Ufologo 555 ha scritto:

Oppure una guerra globale! (La comincio a vedere veramente brutta) [8)]


Effettivamente le guerre hanno una valenza economica, per così dire, perché distruggono tutto e quindi danno la possibilità di ricostruire daccapo tutto, facendo ripartire l'economia. Per esempio gli sconfitti della seconda guerra mondiale, ossia Germania, Italia e Giappone, negli anni '50 e '60 conobbero una grande crescita, in misura diversa legata alle diverse realtà ma tutti e tre beneficiarono della ricostruzione; naturalmente bisogna creare le condizioni adeguate, se si vuole che accada ciò dopo una guerra, ma non è detto che non ci sia chi ci pensi.

E' chiaro che è repellente ragionare in termini puramente economici in relazione ad una guerra, ma non mi stupirei se qualcuno tra coloro che hanno un certo potere di influire sugli andamenti macroeconomici lo facesse.


Ultima modifica di quisquis il 30/12/2012, 19:50, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 30/12/2012, 20:05 
E purtroppo è sempre stata quella la ..."strada"! [8)]



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MessaggioInviato: 30/12/2012, 20:25 
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Questo che cosa è ? se tutti lo usassero per accendere il camino è già un passo avanti.



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MessaggioInviato: 30/12/2012, 23:02 
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Messaggio di mauro

cari amici,
forse da qualche parte... ma non dappertutto!!!

Cita:
Una Montecarlo sullo yacht


Immagine

per la modica cifra di 830 milioni di euro!! [8D] [xx(]

dahttp://viaggi.myblog.it/archive/2011/ ... yacht.html

comunque non mi fido della dditta, ne avevo ordinate tre copie e mene hanno fatta solo una! [:o)] [:o)] [:o)] [:o)]

ciao
mauro


Avrà il diametro di un chilometro, a 3 miglia dalla costa. un porto e un centro di ricerca
L'atollo pagato dagli sceicchi davanti a Riccione
Il piano del Comune: hotel e negozi per 3.000 persone Il progetto sarà presentato a febbraio. Spesa prevista, un miliardo

Immagine

RICCIONE (Rimini) - L'ultima (e unica) volta che ci provarono finì con un'esplosione che scosse l'intera costa del divertimentificio, da Rimini a Cesenatico.
Si chiamava Isola delle Rose (dal nome del suo creatore, l'ingegnere bolognese Giorgio Rosa), piattaforma di 400 metri quadrati piazzata nel mare Adriatico, a 11 chilometri e rotti dalle coste, fuori dalle acque territoriali italiane, ma dentro, saldamente ancorata, a quella stagione di contestazioni e utopie che fu il Sessantotto. Doveva essere una micro-nazione, con tanto di moneta, governo e lingua ufficiale: visse 55 giorni, finché Digos e guardia di Finanza, braccia armate di uno Stato che si sentiva schiaffeggiato, non ne presero possesso, facendola saltare in aria nel febbraio del '69 con 1000 chili di esplosivo.

L'ATOLLO - Ora ci riprovano, leggermente più a sud, davanti a Riccione. Non un'isola: addirittura un atollo. Non una micro-nazione, né un'avanguardia di chissà quale progetto secessionista, ma qualcosa di ambizioso in termini di progettazione e spirito d'impresa. Far sorgere dal nulla, in mezzo all'Adriatico, a 3 miglia in linea d'aria da viale Ceccarini, un atollo di 1 chilometro di diametro in grado di ospitare un porto (con terminal per le navi da crociera in viaggio tra Venezia, Grecia e Croazia) e poi hotel, residence, centri di ricerca in tema di green economy, parchi, negozi: il tutto, per una popolazione di circa 3 mila persone e con possibilità di balneazione assolutamente inedite, dato che la profondità del mare, a quella distanza dalla costa, è di 12 metri.

L'IDEA - Meglio sorvolare sui pensieri che devono avere attraversato le menti dei funzionari ministeriali romani quando Luca Emanueli, che dirige un centro di ricerca sui sistemi costieri presso il dipartimento di Architettura dell'Università di Ferrara, e Cristian Amatori, capo di gabinetto del sindaco di Riccione, il pd Massimo Pironi, misero per la prima volta sul tavolo l'idea. «Superato il primo attimo di sconcerto e viste le carte - racconta Amatori -, l'approccio è stato, non solo collaborativo, ma entusiastico». Da allora, con l'avvento del governo Monti, l'idea ha cominciato a marciare. Quattro sono i ministeri interessati: Infrastrutture, Ambiente, Sviluppo e Beni culturali (con l'aggiunta di quello per la Coesione sociale per eventuali contributi comunitari).

IL PROGETTO - Il progetto, come racconta il Carlino Rimini , non è ancora stato presentato. Lo sarà in febbraio con un convegno all'università di Ferrara. Ma è già in corso l'istruttoria per attivare la procedura di Valutazione di impatto ambientale. Il costo è di un miliardo di euro. Cifra pazzesca, di questi tempi. Da reperire sotto l'ombrello del project financing: «Abbiamo già ricevuto l'interessamento - afferma il sindaco Pironi - di imprenditori sauditi e di alcuni fondi d'investimento inglesi e olandesi».

MODELLO DUBAI? - Chi pensasse al modello Dubai è fuori strada. «Non sarà un'oasi ad esclusivo beneficio di vip - prosegue Amatori -. L'intento è integrare e ampliare l'offerta turistica di Riccione senza togliere nulla al patrimonio esistente sulla costa, che ha ormai raggiunto la saturazione». Di fatto, un'estensione del territorio: «Trattandosi di un progetto senza precedenti - dice Emanueli, che lavora con specialisti di varie discipline -, si sono dovute esplorare nuove strade sotto il profilo urbanistico e legislativo. Fondamentali inoltre gli studi sull'andamento del moto ondoso e dei fondali».
Per ora non c'è traccia di comitati anti-atollo. «Ma forse perché il progetto non è ancora ufficiale», ride Amatori. In compenso gli amanti della sabbia si mettano il cuore in pace: «Le spiagge non sono previste: il mare ne farebbe un sol boccone...».

http://www.corriere.it/cronache/12_nove ... 2bd0.shtml


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Wolframio ha scritto:

Ed intanto nessuno prende seriamente in considerazione che se non ci si ribella subito, poi si prenderanno solo randellate e scariche di Taser, in seguito la fame renderà tutti docili ed ubbidienti.


Più pragmatico di così, si muore..... [:o)]



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MessaggioInviato: 31/12/2012, 12:41 
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quisquis ha scritto:


...Effettivamente le guerre hanno una valenza economica, per così dire, perché distruggono tutto e quindi danno la possibilità di ricostruire daccapo tutto, facendo ripartire l'economia.

Per esempio gli sconfitti della seconda guerra mondiale, ossia Germania, Italia e Giappone, negli anni '50 e '60 conobbero una grande crescita, in misura diversa legata alle diverse realtà ma tutti e tre beneficiarono della ricostruzione...



Infatti, come penso da un po', temo che in caso di III Guerra Mondiale sarà programmato essere l'occidente indebitato a "perdere" la guerra a favore di chi i soldi li ha e quindi potrà finanziare la "ricostruzione".

Alcuni nomi: Russia, Cina, ...

[8)]



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MessaggioInviato: 31/12/2012, 13:40 
e India.



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MessaggioInviato: 01/01/2013, 11:58 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Cita:
Wolframio ha scritto:

Si delocalizzano a forza i vecchi, in Asia e all'est: spediti altrove perché
non ci sono soldi per mantenerli in Patria. L'Europa è un orrore senza fine.



Veramente incredibile.......
E c'è gente che è ancora favorevole...
Al progetto europeista intendo...... [8)]


Non vedo cosa c'entrino le nefandezze del governo tedesco con l'ideale dell'Europa Unita....


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MessaggioInviato: 12/01/2013, 17:39 
ora la francia dopo la libia apre un nuovo fronte il mali,con la scusa delle milizie di al qaida,invia truppe ed aviazione nel territorio africano,che guarda caso ha pure grandi risorse minerarie,fosfati, oro, uranio, ferro, bauxite, manganese,.............guarda caso...................[;)]

quando la grandeur batte pure la crisi.................[:(!]


Ultima modifica di ubatuba il 12/01/2013, 17:40, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: periodo di crisi mondiale?
MessaggioInviato: 27/03/2015, 01:32 
Non è un isola ma una nuova città

Cita:
Egitto, “nuova metropoli da 5 milioni di abitanti”. Bufera su annuncio di Al Sisi

"The Capital Cairo" è un progetto da 300 miliardi di dollari e prevede, in una superficie di 700 km quadrati a 45 km a est del Cairo, la costruzione di diverse infrastrutture tra cui un aeroporto, un nuovo palazzo presidenziale, un parco divertimenti 4 volte più grande di Disneyland e un'area verde con una superficie doppia rispetto a quella del Central Park di New York

Nasser, Sadat e Mubarak. Ogni presidente egiziano ha tentato di realizzare nuovi quartieri e aree satellite del Cairo che nella maggior parte dei casi non hanno soddisfatto le aspettative annunciate. Sisi non sembra essere da meno e due settimane fa al forum economico di Sharm el Sheikh ha presentato il progetto di una nuova capitale che sorgerà nel deserto a 45 km a est del Cairo. Altri paesi hanno costruito nuove capitali nell’ultimo secolo, ne sono un esempio il Brasile con Brasilia o Canberra in Australia ma le ambizioni di Sisi, al momento, sembrano essere molto più alte.

The Capital Cairo è un progetto da 300 miliardi di dollari e prevede, in una superficie di 700 km quadrati, la costruzione di diverse infrastrutture tra cui un aeroporto, un nuovo palazzo presidenziale e abitazioni per 5 milioni di abitanti. A questo si aggiungono la realizzazione di un parco divertimenti 4 volte più grande di Disneyland e un’area verde con una superficie doppia rispetto a quella del Central Park di New York. A supportare il governo nella realizzazione della nuova città c’è un fondo di investitori con sede negli Emirati Arabi e di cui fanno parte diverse società di costruzioni famose specializzate in grandi opere nei paesi del Golfo. Le critiche all’ambizioso piano del governo, che comunque resta privo di diversi dettagli tra cui anche la disponibilità degli investitori a coprire la costruzione di tutte le infrastrutture, non mancano.

“Nonostante la portata sia maestosa e abbagliante, al momento tutto questo processo mi lascia molto perplesso” dice al IlFattoQuotidiano.it Omar Nagati, urbanista dello studio Cluster del Cairo. “Una decisione del genere non si può prendere in questo momento storico perché non c’è un parlamento e non c’è un vero dibattito pubblico”. L’Economist ha definito Sisi l’ennesimo leader egiziano che cade nella trappola dei grandi progetti. “Sembra che il presidente non abbia imparato dai suoi predecessori“, scrive il magazine economico britannico sottolineando come il deserto egiziano sia già “costellato da città ideali create a suon di decreti presidenziali“.

Ma c’è anche chi sostiene la necessità di una nuova capitale. Khaled Tarabieh, professore di design all’American University del Cairo spiega a IlFattoQuotidiano.it che il mega progetto è necessario anche per diminuire la densità di popolazione della “vecchia capitale” che con 20 milioni di abitanti, circa un terzo della popolazione egiziana, mostra da decenni ingenti problemi di servizi e mobilità. “Il centro della nostra città dovrebbe essere solo il posto della memoria della rivoluzione, un luogo per i turisti e per gli egiziani nei momenti di svago – spiega Tarabieh – le aree vicino a piazza Tahrir non possono continuare a essere il polo amministrativo della capitale”.

Ma “migliorare le condizioni del Cairo” è stato il leit motiv con cui anche i precedenti presidenti egiziani hanno lanciato i loro progetti. Come scrive l’esperto di urbanistica Mohamed Elshahed sul suo blog Cairo Observer, il primo a voler costruire una “nuova città” fu il presidente Nasser. Nel 1958, – sei anni dopo la deposizione di Re Farouq da parte dell’esercito – fu lanciata la costruzione di Madinat Nasr (Nasser City). Il piano originale, che aspirava a rappresentare il progresso del nuovo regime, prevedeva la realizzazione di una serie di edifici amministrativi per dislocare alcuni ministeri dal centro città. Inoltre, vennero costruiti dei grandi palazzi residenziali – i cosiddetti super blocchi – a cui si sarebbero dovuti aggiungere spazi verdi e servizi.

Ma le cose non sono andate come dovevano andare. Madinat Nasr, scrive Elshahed, dopo anni di lavori incompleti e posticipati è ora un quartiere fagocitato dalla sfrenata attività di costruzione, legale e abusiva, della capitale. Secondo molti analisti, la costruzione di “The Capital” rispecchia anche la linea economica del governo già messa in evidenza nei tre giorni del forum economico sul Mar Rosso. “Il governo crede nel sistema economico ‘dello sgocciolamento‘ – continua Nagati – punta sui grandi investitori e sulle grande opere per mettere in moto l’economia, un approccio completamente opposto al sistema di welfare state“. Un approccio che rischia anche di spostare l’attenzione pubblica sulle riforme strutturali necessarie per risanare un’economia che al momento vede il 45% della popolazione vivere con meno di 2 dollari al giorno e un tasso di disoccupazione tra i giovani che si attesta attorno al 70%.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03 ... i/1535774/


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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 27/03/2015, 10:16 
quisquis ha scritto:
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Ufologo 555 ha scritto:

Oppure una guerra globale! (La comincio a vedere veramente brutta) [8)]


Effettivamente le guerre hanno una valenza economica, per così dire, perché distruggono tutto e quindi danno la possibilità di ricostruire daccapo tutto, facendo ripartire l'economia. Per esempio gli sconfitti della seconda guerra mondiale, ossia Germania, Italia e Giappone, negli anni '50 e '60 conobbero una grande crescita, in misura diversa legata alle diverse realtà ma tutti e tre beneficiarono della ricostruzione; naturalmente bisogna creare le condizioni adeguate, se si vuole che accada ciò dopo una guerra, ma non è detto che non ci sia chi ci pensi.

E' chiaro che è repellente ragionare in termini puramente economici in relazione ad una guerra, ma non mi stupirei se qualcuno tra coloro che hanno un certo potere di influire sugli andamenti macroeconomici lo facesse.


Ma allora se la soluzione ai problemi economici è "demolire per ricostruire" non sarebbe meglio organizzare una demolizione pilotata centrando solo le strutture e le infrastrutture?
Perchè aggiungerci dei morti e andare a rompere le palle al prossimo invadendo territori di non appartenenza? [:294]

La guerra è davvero 'na cosa strana.. [:295]



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MessaggioInviato: 27/03/2015, 10:45 
E chi é che ha bisogno, dal punto di vista macro e dei potentati economici, di "perdere" la guerra?

USA e UE... la cosa si fa dannatamente preoccupante.



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 Oggetto del messaggio: Re: Re:
MessaggioInviato: 27/03/2015, 12:47 
shighella ha scritto:
Ma allora se la soluzione ai problemi economici è "demolire per ricostruire" non sarebbe meglio organizzare una demolizione pilotata centrando solo le strutture e le infrastrutture?
[:295]


Ma dai shi, non ti ricordi? è già stato fatto....anche se per errore si sono dimenticati di avvisare le persone

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